Esteri
Il freddo estremo blocca le Tesla, decine di auto...
Il freddo estremo blocca le Tesla, decine di auto abbandonate per le strade di Chicago
Con le temperature crollate a -18°C, le stazioni di ricarica facevano fatica a dare il pieno di energia alle macchine elettriche
Tesla abbandonate a Chicago perché le batterie non si ricaricano a causa del freddo estremo. I proprietari hanno dovuto lasciare le loro auto perché le stazioni di ricarica facevano fatica a dare il pieno di energia alle macchine elettriche. La ricarica di una Tesla - scrive il Telegraph -dovrebbe richiedere circa 45 minuti, ma secondo gli automobilisti le auto elettriche hanno dovuto rimanere collegate per almeno due ore.
Il problema ha portato alcuni proprietari di Chicago ad abbandonare le loro auto sul ciglio della strada dopo che le temperature in città sono crollate a -18°C, segnando l'ondata di freddo più fredda dal 1996. Sono stati inviati carri attrezzi per spostare i veicoli, mentre lunghe code si sono create alle stazioni di ricarica. "Sono qui da più di cinque ore e non sono ancora riuscito a caricare la mia macchina", ha detto l'autista della Tesla Brandon Welbourne a Cbs News Chicago, aggiungendo di aver visto almeno 10 veicoli, che costano più di 38.990 dollari l'uno, essere rimorchiati via dopo a causa delle batterie scariche.
La stagione fredda può consumare una maggiore quantità di energia della batteria perché è necessaria per riscaldare l'auto e alimentare il motore. I conducenti ricevono un avviso tramite un'icona blu con un fiocco di neve sul quadro strumenti del loro veicolo. Le Tesla dominano il mercato statunitense delle auto elettriche, con l’azienda di Elon Musk che rappresenta il 55% degli 1,2 milioni venduti lo scorso anno. In tutto, ci sono più di tre milioni di veicoli elettrici sulle strade americane e 135.000 stazioni di ricarica pubbliche in tutto il Paese. L’amministrazione di Joe Biden vuole che la metà di tutti i nuovi veicoli siano elettrici entro il 2030 .
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Biden e la gaffe sullo zio mangiato dai cannibali
Il presidente e l'omaggio allo zio morto nella Seconda guerra mondiale
"Mio zio forse è stato mangiato dai cannibali". Parola di Joe Biden. Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti somigliano ad una nuova gaffe e non passano inosservate. Biden si è espresso durante una visita a Scranton, Pennsylvania, la città che - come sanno gli appassionati di serie tv - è diventata celebre anche perché è la sede di The Office, lo show Nbc che dal 2005 al 2013 ha avuto un enorme successo.
Biden ha reso omaggio allo zio, Ambrose Finnegan, pilota morto durante la Seconda guerra mondiale. "E' stato abbattuto in Nuova Guinea e non hanno mai trovato il corpo. In quella parte della Nuova Guinea c'erano molti cannibali", le parole del presidente. Secondo i registri militari, in realtà, l'aereo su cui volava Finnegan precipitò davanti alle coste della Nuova Guinea: l'apparecchio e il corpo non vennero mai trovati.
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G7, Tajani: “Convergenza su tutte le questioni...
A Capri il vertice dei ministri degli Esteri
"Grande unità d'intenti e convergenza su tutte le questioni internazionali". Così Antonio Tajani nella conferenza finale del vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi del G7 a Capri. Ribadito il no all'operazione militare israeliana a Rafah, per il Medio Oriente va perseguita la de-escalation. Ok alle sanzioni all'Iran ma la porta del dialogo resta aperta.
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Israele-Iran, l’esperto Litvak: “Da Tel Aviv...
Se ci sarà la rappresaglia di Teheran? La Repubblica islamica "non è uno Stato monolitico, le opzioni sono diverse"
Con l'attacco 'limitato' della scorsa notte contro l'Iran, Israele ha mandato il messaggio di "non essere interessato all'escalation", quanto ad una possibile rappresaglia di Teheran, le opzioni "sono diverse", perché diverse sono le voci nella Repubblica islamica, che "non è uno stato monolitico". E' l'interpretazione che Meir Litvak, professore di storia del Medio Oriente all'Università di Tel Aviv, dà dell'operazione della scorsa notte, scattata in risposta all'attacco iraniano del 13 aprile contro Israele.
"Credo che Israele abbia voluto inviare a Teheran il messaggio che non è scoraggiato dal recente attacco iraniano, che l'Iran è vulnerabile e che Israele dispone di una buona intelligence, e che quindi continuerà a impegnarsi per cercare di interrompere le forniture di armi avanzate a Hezbollah", spiega Litvak all'Adnkronos. Per il quale poi è "altrettanto importante la portata e il modo con cui è stato condotto l'attacco", perché così Israele "ha anche inviato il messaggio di non essere interessato a un'escalation, dando all'Iran il modo di minimizzare l'attacco e il suo significato, in modo che Teheran non debba rispondere di nuovo", sostiene l'esperto.
Litvak dice poi di "non avere idea se ci sarà o meno un'escalation: molto dipende da quale sarà la reazione iraniana". "L'Iran non è uno Stato monolitico - sottolinea il professore dell'Università di Tel Aviv - Una fonte potrebbe negare la necessità di rispondere, mentre i Pasdaran potrebbero cercare di spingere la Guida Suprema Khamenei a vendicarsi in qualche modo".
"Non so come reagirà l'Iran se Israele dovesse attaccare in Siria un altro convoglio di armi consegnate a Hezbollah", l'affermazione di una fonte anonima di Teheran secondo cui "non ci saranno ritorsioni potrebbe essere autentica, ma potrebbe anche essere una disinformazione deliberata - conclude Litvak - Non lo so davvero, e ci sono molte opzioni diverse".