

Economia
New York, arrivano le nuove linee guida per le cripto
Con le rocambolesche vicende di FTX che lo hanno toccato da vicino, lo Stato di New York, come era prevedibile, ha annunciato un giro di vite sulle attività del settore fintech. Lo ha fatto attraverso l’agenzia preposta alla regolamentazione dei mercati finanziari, l’NYSDF, che ha diffuso le nuove linee guida cui gli exchange dovranno adeguarsi. Tra i provvedimenti di rilievo, il divieto di fusione tra capitali dei clienti e delle piattaforme, che, soprattutto in occasione dell’affaire FTX, aveva creato delle pericolose interdipendenze.
Coronavirus
Conte: “A Milano 211.000 studenti su 1.400.000 abitanti, sono il nostro tesoro”

L'assessore al Bilancio e Patrimonio Immobiliare del comune meneghino al Young Innovators Business Forum
In occasione della seconda edizione dello Young Innovators Business Forum tenutosi presso la sede della Borsa di Milano a Palazzo Mezzanotte e organizzato da Angi, è intervenuto Emmanuel Conte, assessore al Bilancio e Patrimonio Immobiliare del comune di Milano, tra gli enti patrocinatori dell’evento. “Milano è una città che oggi conta 211.000 studenti rispetto a 1.400.000 abitanti, quindi il rapporto studenti/abitanti è simile a quello di Boston, una città universitaria molto nota. Quindi, questo è il nostro tesoro, e per questo motivo il patrocinio non mancherà, proprio per gli scopi fondativi della vostra associazione. Si guarda molto alla storia della città, per trovare percorsi da seguire per il futuro. Negli anni ’50, ad esempio, è stata progettata la prima metropolitana milanese, la linea rossa (M1), che aveva due fattori di innovazione: il metodo, che fu innovato ed esportato nel mondo, cioè con gli scavi a cielo aperto. L’altro fattore di innovazione fu quello che risolse il problema della scarsità di fondi. Il sindaco di allora inventò una sorta di bond, un primo bond obbligazionario dedicato ai milanesi per 30 miliardi di lire, ventennale, che fu più che sovrascritto. Con questa soluzione semplice e geniale, è stata creata dalla linea rossa. E questo è un esempio dell’incredibile creatività di questa città”.
“Oggi, nel nostro PNR che per Milano vale un miliardo, ci sono i prolungamenti delle metropolitane, un’elettrificazione totale del nostro trasporto su gomma. Quindi, nei prossimi anni non ci saranno più autobus a gasolio, ma solo elettrici. Questa è una richiesta forte che i giovani fanno, anche in termini di attenzione all’ambiente. Stiamo realizzando la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, a proposito di connessione, che è un progetto di unità e di visione europea. Quindi, ritengo che la necessità è continuare a creare questo ecosistema, rendendo la città sempre più accessibile, correggendo delle distorsioni che purtroppo oggi abbiamo. Perché è vero che è un momento felice, ma anche il mondo di crisi, inflazione, la guerra in Ucraina, il Covid e conseguenti impatti economici e sociali. Quindi, c’è bisogno di reagire e, per esempio, pensando ai giovani, correggere gli effetti negativi dell’inflazione. Penso al tema dell’abitare e della casa, che è molto discusso sulla cronaca e su cui come amministrazione ci stiamo impegnando”, ha concluso l’assessore.
Economia
Fisco, domani il Tax Freedom Day 2023: cosa cambia

Solo Francia e Belgio tasse più pesanti dell'Italia

“Oggi terminiamo di lavorare per il fisco e domani festeggiamo il Tax Freedom Day, ovvero la giornata in cui i contribuenti italiani dovrebbero finire di pagare le tasse, nel caso in cui decidessero di anticipare al fisco i soldi che lo stesso ci chiede nel corso di questo 2023”. A rilevarlo in una nota la Cgia di Mestre secondo cui “dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno, nei quali in linea teorica abbiamo lavorato per adempiere alle scadenze di pagamento previste dal fisco, i restanti 207 giorni che ci separano dal 31 dicembre lavoreremo per noi stessi”.
Come si è giunti a stabilire che l’8 giugno è il “giorno di liberazione fiscale” del 2023? La stima del Pil nazionale prevista quest’anno (2.018.045 milioni di euro) è stata suddivisa per 365 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero (5.528,9 milioni di euro). Di seguito sono state ‘recuperate’ le previsioni di gettito delle imposte, delle tasse e dei contributi sociali1 che i percettori di reddito verseranno quest’anno (874.132 milioni di euro) e sono state rapportate al Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha consentito all’Ufficio studi della Cgia di calcolare il tax freedom day del 2023 dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno, ovvero l’8 giugno.
Il ‘giorno di liberazione fiscale’ non costituisce un principio assoluto, ma un esercizio teorico che dimostra empiricamente, osserva la Cgia, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto sia eccessivo il carico fiscale che grava sugli italiani. Una specificità che emerge in misura altrettanto evidente anche quando confrontiamo la nostra pressione fiscale con quella dei Paesi Ue. Nel 2022, infatti, solo la Francia e il Belgio hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro. Se a Parigi la pressione fiscale era al 47,7 per cento del Pil, a Bruxelles si è attestata al 45,1 per cento. Da noi, invece, ha toccato la soglia record del 43,5 per cento. Tra i 27 dell’UE, l’Italia si è “piazzata” al terzo posto. La Germania, invece, si è posizionata al 9° posto con una pressione fiscale del 41,9 per cento, mentre la Spagna la scorgiamo al 12° posto con il 38,5 per cento. La media dei Paesi dell’Area dell’Euro è stata del 41,9 per cento.
“Quello messo a punto dall’Ufficio studi della Cgia – precisa la nota – altro non è che un puro caso di scuola, tuttavia il risultato che emerge da questa analisi ci permette di confermare, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto il nostro fisco sia eccessivo, ingiusto e farraginoso”. Dal 1995, la data del “giorno di liberazione fiscale” meno in là nel calendario si è verificata nel 2005. In quell’occasione, la pressione fiscale si attestò al 39 per cento e ai contribuenti italiani “bastò” raggiungere il 23 maggio (142 giorni lavorativi) per lasciarsi alle spalle l’impegno economico richiesto dal fisco.
Osservando sempre il calendario, quello più in “ritardo“, invece, si è registrato nel 2022, allorché la pressione fiscale ha raggiunto il record storico del 43,5 per cento e, di conseguenza, il “giorno di liberazione fiscale” è “scoccato” il 9 giugno.
E’ corretto segnalare che il picco record di pressione fiscale toccato l’anno scorso non è ascrivibile ad un aumento del prelievo imposto a famiglie e imprese, ma da una serie di altri fattori che si sono concentrati nel 2022. In particolar modo: dall’impennata del costo dei prodotti energetici importati e dal deciso aumento dell’inflazione che hanno spinto all’insù il gettito dell’Iva; dall’incremento dell’occupazione che ha contribuito ad aumentare le imposte dirette e i contributi previdenziali. Contemporaneamente – nel rispetto dei dettami europei relativi alla contabilità pubblica – le risorse per finanziare i bonus edilizi e i crediti di imposta, questi ultimi introdotti per mitigare il caro bollette, sono state classificate come maggiore spesa pubblica e non come minori entrate.
Coronavirus
Pnrr, monito Ocse: “Cruciale per pil Italia, ridurre debito”

L'organizzazione internazionale stima per il 2023 un aumento del Pil dell’1,2%, ma avverte: "I ritardi nell'attuazione del Piano di ripresa e resilienza potrebbero ridurre la crescita"

“I ritardi nell’attuazione del Pnrr potrebbero ridurre la crescita del pil”. Così l’Ocse nel capitolo sull’Italia del nuovo Outlook, rilevando che a causa dell’inasprimento della politica monetaria e del ridimensionamento del sostegno fiscale alle famiglie e alle imprese nel settore dell’energia “la crescita del pil potrebbe essere ridotta”.
L’Ocse sottolinea quindi che “sebbene la politica fiscale nel 2023-24 trovi un giusto equilibrio tra prudenza fiscale e sostegno alla crescita, nei prossimi anni sarà necessario un continuo consolidamento per portare il rapporto debito/pil su un percorso più sostenibile”, sottolineando che “la rapida implementazione delle riforme strutturali e dei piani di investimento pubblico del Pnrr sarà fondamentale per sostenere l’attività nel breve termine e per gettare le basi di una crescita sostenibile nel medio termine”.
“I piani di consolidamento dovrebbero includere misure ambiziose per contrastare l’evasione fiscale e la revisione completa della spesa per aumentare l’efficienza della spesa pubblica. La piena attuazione degli degli ambiziosi piani di investimento pubblico e di riforma strutturale del Pnrr potrebbe far crescere il pil italiano in modo duraturo e avrebbe l’ulteriore vantaggio di ridurre ulteriormente il rapporto debito/pil”, scrive l’Ocse.
Le riforme in corso della pubblica amministrazione, del sistema giudiziario e della concorrenza restano fondamentali per aumentare il pil nel medio termine, aggiunge l’organizzazione con sede a Parigi. Tuttavia, aggiunge, “la spesa dei fondi Ngeu è molto in ritardo rispetto al calendario, e alla fine del 2022 è inferiore di circa il 50% rispetto ai piani di spesa iniziali, il che riflette principalmente i ritardi nell’attuazione degli investimenti pubblici. Le priorità dovrebbero essere quelle di sostituire rapidamente progetti non redditizi con altri redditizi e rafforzare la capacità della pubblica amministrazione di gestire e attuare in modo efficiente i progetti previsti. Questi progetti includono la spesa per le infrastrutture per facilitare la transizione digitale e verde, nonché l’espansione dei servizi pubblici di assistenza all’infanzia per promuovere la partecipazione femminile al mercato del lavoro nel contesto di una rapida diminuzione della popolazione in età lavorativa”, conclude l’Ocse.
Dopo +3,8% nel 2022, il pil dell’Italia nel 2023 dovrebbe registrare una crescita dell’1,2% per poi rallentare a +1% nel 2024. Secondo le stime, scrive l’Ocse, il pil reale “crescerà in modo modesto nel 2023-24, nonostante il recente calo dei prezzi dell’energia e il previsto rafforzamento della spesa per i servizi pubblici nazionali”. L’erosione dei redditi reali, l’inflazione, il ritiro del sostegno fiscale eccezionale legato alla crisi energetica e l’inasprimento delle condizioni finanziarie “stanno pesando sui consumi e sugli investimenti privati. Questi venti contrari sono solo in parte compensati dal calo dell’inflazione”, scrive l’Ocse.
Inoltre l’aumento dei costi di finanziamento ridurrà gli investimenti privati, in particolare nel settore residenziale, che sarà anche colpito dalla stretta al Superbonus. Le esportazioni nette contribuiscono positivamente alla crescita nel 2023-24 ma il recente apprezzamento dell’euro limiterà gli ulteriori guadagni, rileva ancora l’Ocse.
“I rischi per la crescita sono ampiamente bilanciati. I risparmi accumulati dalle famiglie restano consistenti, il che potrebbe favorire un un rimbalzo della domanda interna più rapido di quello attualmente previsto, in quanto le famiglie risparmi in eccesso. Per contro, le ricadute negative delle recenti turbolenze del settore bancario internazionale o gli ulteriori ritardi nell’attuazione dei progetti di investimento pubblico previsti dal Pnrr”, conclude l’Ocse.
Dopo 144,3% nel 2022, il rapporto debito/pil dell’Italia dovrebbe scendere al 140,7% nel 2023 e al 139,4% nel 2024. E’ quanto emerge dai dati dell’Ocse contenuti nell’Economic outlook che è stato presentato oggi. Il rapporto deficit/pil in Italia dovrebbe scendere al 4,1% nel 2023 e al 3,2% nel 2024, dopo l’8% nel 2022.
Dopo il 9,5% del 2021 e l’8,1% del 2022, il tasso di disoccupazione in Italia dovrebbe restare stabile sia nel 2023 che nel 2024 all’8,1%. “Il tasso di disoccupazione è storicamente basso, i posti vacanti sono elevati e l’occupazione continua a crescere in modo robusto, nonostante il calo del tasso di disoccupazione”, si legge nell’Outlook.
L’inflazione elevata sta erodendo i redditi reali a fronte di una crescita salariale contenuta” inoltre la stretta monetaria e il graduale ritiro del sostegno fiscale straordinario legato alla crisi energetica sta “pesando sui consumi privati e sugli investimenti”, scrive l’Ocse. Ma “i rischi interni sono ampiamente equilibrati. I risparmi accumulati dalle famiglie restano consistenti, il che potrebbe sostenere una ripresa della domanda interna più rapida di quanto attualmente previsto”.
“I responsabili politici devono agire con decisione sulla politica macroeconomica e strutturale per ottenere risultati più forti e più efficaci per raggiungere una crescita sostenibile. Questo è difficile. L’inflazione core rimane troppo persistente. I livelli del debito sono troppo alti. E il rendimento potenziale è troppo basso. I responsabili delle politiche monetarie devono percorrere una strada difficile”. “Sebbene l’inflazione complessiva stia diminuendo grazie a prezzi dell’energia più bassi, l’inflazione core rimane ostinatamente elevata, più di quanto previsto in precedenza. Le banche centrali devono mantenere politiche monetarie restrittive fino a quando non ci saranno chiari segnali” che l’inflazione si stia attenuando. Alcune economie alle prese con un’inflazione di fondo ostinatamente elevata, sottolinea, “potrebbero richiedere ulteriori aumenti dei tassi di interesse. Tuttavia, i responsabili politici devono tenere d’occhio la situazione, a causa delle incertezze legate all’esatto impatto del rapido e sincronizzato inasprimento della politica monetaria a livello globale dopo un lungo periodo di bassi tassi di interesse. L’inasprimento ha già rivelato alcune vulnerabilità nei mercati finanziari”. In caso di ulteriore stress del mercato finanziario, “le banche centrali dovrebbero impiegare strumenti finanziari e di policy per aumentare la liquidità e minimizzare i rischi di contagio. Una comunicazione chiara sarà fondamentale per evitare confusione sul potenziale conflitto tra il perseguimento dell’obiettivo di stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria”.
Le scelte per i responsabili delle politiche di bilancio “sono più chiare ma non più facili da attuare”. Le politiche di bilancio, osserva, “hanno svolto un ruolo fondamentale nel sostenere l’economia globale per contrastare gli shock legati alla pandemia di Covid-19 e l’invasione della Russia in Ucraina”. Tuttavia, rileva la Chief economist dell’Ocse, “la maggior parte dei paesi attualmente è alle prese con deficit di bilancio più elevati e un debito pubblico più elevato”. Man mano che la ripresa prende piede, sottolinea, “il sostegno di bilancio dovrebbe essere ridotto e mirato in modo più preciso. Il sostegno per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia dovrebbe essere ritirato in quanto i prezzi dell’energia scendono. Famiglie vulnerabili non adeguatamente coperte dai servizi sociali esistenti continueranno ad aver bisogno di sostegno, in quanto i prezzi ancora elevati dei prodotti alimentari e dell’energia gravano particolarmente sui più svantaggiati. Le risorse limitate dovrebbero essere indirizzate solo a coloro che ne hanno veramente bisogno e a investimenti ad alta priorità per il miglioramento della produttività, compresi quelli che guidano la transizione verde e migliorano l’offerta di lavoro e competenze”. Il graduale allentamento del sostegno dil bilancio “contribuirà a ridurre l’onere sulla politica monetaria, a rafforzare le riserve contro le crisi future e prepararsi per le sfide a lungo termine”.
“L’inasprimento della politica monetaria dell’area dell’euro ha portato a un aumento significativo dei costi di finanziamento per le famiglie e le imprese con un aumento dei tassi di prestito bancari di oltre 2 punti percentuali nell’ultimo anno”. La stretta della Bce “sta inoltre aumentando il costo del governo per il rifinanziamento dell’ingente stock di debito pubblico, con il costo del servizio del debito dovrebbe raggiungere circa il 4% del pil nel 2024”, si legge. “I risparmi di bilancio derivanti dalla graduale eliminazione del sostegno alla crisi e da altre misure come lo stop ai bonus edilizi ammontano a circa il 2% nel 2023. Questo dato è in parte compensato dal previsto aumento della spesa relativa alla Next Generation EU (NGEU) di circa l’1,5 per cento del pil”, aggiunge l’Ocse.
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Economia
Carburante, prezzi gasolio e benzina in rialzo in Italia oggi

Q8 ha aumentato di un centesimo al litro i prezzi consigliati della verde

Prezzi di benzina e diesel in rialzo oggi in Italia. Continua invece discesa dei prezzi dei carburanti gassosi, con il Gpl sotto i 74 centesimi al litro, il metano a 1,49 euro/kg e il Gnl poco sopra 1,3 euro/kg. Stando alla consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana, Q8 ha aumentato di un centesimo al litro i prezzi consigliati della benzina.
Queste sono le medie dei prezzi praticati comunicati dai gestori all’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico ed elaborati dalla Staffetta, rilevati alle 8 di ieri mattina su circa 18mila impianti: benzina self service a 1,826 euro/litro (+2 millesimi, compagnie 1,830, pompe bianche 1,818), diesel a 1,665 euro/litro (+1, compagnie 1,671, pompe bianche 1,653). Benzina servito a 1,962 euro/litro (+1, compagnie 2,005, pompe bianche 1,880), diesel a 1,805 euro/litro (+1, compagnie 1,849, pompe bianche 1,718). Gpl servito a 0,738 euro/litro (-2, compagnie 0,749, pompe bianche 0,725), metano servito a 1,490 euro/kg (-6, compagnie 1,499, pompe bianche 1,482), Gnl 1,316 euro/kg (-41, compagnie 1,318 euro/kg, pompe bianche 1,315 euro/kg).
Questi sono i prezzi sulle autostrade: benzina self service 1,897 euro/litro (servito 2,150), gasolio self service 1,750 euro/litro (servito 2,016), Gpl 0,852 euro/litro, metano 1,581 euro/kg, Gnl 1,281 euro/kg.
Economia
Integratori alimentari usati da 30 milioni di italiani, un mercato da 4 miliardi di euro

Italiani sempre più attenti alla propria salute

In Italia 30 milioni di persone utilizzano integratori alimentari, in leggera prevalenza donne e adulti nella fascia d’età 35-54 anni. E si tratta di un consumo consapevole: 8 su 10 hanno una conoscenza corretta dei prodotti che scelgono. Sono alcuni dati di un’indagine realizzata dal Future Concept Lab, per Integratori & Salute, l’associazione che rappresenta il comparto in Italia e che è parte di Unione Italiana Food. Un comparto in ascesa, che nel 2022 ha superato i 4 miliardi di euro di fatturato e punta forte su digitalizzazione e sostenibilità.
Dall’indagine emerge che gli italiani sono sempre più attenti alla propria salute: per il 64% è infatti il primo valore che indirizza le proprie scelte, presenti e future. Per preservare il proprio benessere, tra le ‘buone regole’ acquisite da una parte significativa della popolazione italiana, al primo posto c’è un equilibrato regime alimentare (29,8%), seguito dal ritagliarsi pause di relax (21,7%) e da un’attività fisica costante (20,8%). La strada per il benessere passa, dunque, per l’adozione di modelli alimentari corretti e sani: oggi quasi 6 italiani su 10 (58,3%) prestano attenzione a ciò che mangiano più che in passato; il 22,6% segue precise regole alimentari e solo 2 italiani su 10 (19,6%) mangiano ciò che capita.
Dallo studio condotto emerge che, nell’ultimo anno, il 73,3% degli italiani (soprattutto fra i 35 e i 54 anni e con una leggera prevalenza delle donne) li ha utilizzati almeno una volta e più di 8 italiani su 10 (82,8%) li hanno usati nel corso della propria vita. In generale, i nostri connazionali vedono gli integratori come un ‘buon aiuto per tutti’ (71,3%), ma anche come ‘un supporto per mangiare sano e fare movimento’ (71,3%) e per ‘sostenere il benessere psicofisico’ (64,5%). L’importanza degli integratori viene rimarcata dagli italiani in particolare per alcune funzioni. In primo luogo, per sostenere le difese immunitarie (30,1%), come complemento energetico (26,3%) e come aiuto per le ossa e le articolazioni (24,4%). Ma anche per integrare diete vegane e vegetariane (22%), per normalizzare l’intestino (22%), per aiutare la digestione (20,8%) e migliorare i problemi d’insonnia (20,2%).
Economia
Lollobrigida: “Per la sicurezza alimentare aiutare i sistemi produttivi dei Paesi in via sviluppo”

"L'Africa, oggi, ha il 60% dei terreni arabili del pianeta, eppure registra una enorme insicurezza alimentare" ha detto il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste

“Il problema della sicurezza alimentare si fa sempre più forte, anche a causa di pandemie o di conflitti, come quello russo-ucraino. Per risolvere questo problema dobbiamo valorizzare sistemi produttivi in aree che, pur avendo grandi potenzialità, vedono poco utilizzato il loro patrimonio. L’Africa, oggi, ha il 60% dei terreni arabili del pianeta, eppure registra una enorme insicurezza alimentare. Dobbiamo aiutare queste popolazioni a sviluppare un sistema di produzione che metta in connessione le proprie potenzialità garantendo un sistema di qualità in termini di alimentazione”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, intervenendo al convegno sulla sicurezza alimentare al Campus universitario di Cesena.
Dopo quella di Napoli, lo scorso 27 maggio, questa rientra nelle tre giornate che il ministro ha deciso di coordinare per approfondire il tema della sicurezza alimentare in termini non solo quantitativi ma qualitativi. “Lavoriamo su un piano di internazionalizzazione dei nostri prodotti, che veda la possibilità di promuoverli attraverso un’adeguata organizzazione della distribuzione. Con le Nazioni in via di sviluppo, vogliamo creare delle partnership che permettano alle nostre aziende di lavorare con le imprese locali, portando conoscenze, formazione e tecnologia italiana. In questo processo, il mondo universitario non può che essere protagonista” ha sottolineato Lollobrigida.
“L’Occidente può essere il docente principale e tornare a svolgere un ruolo nel sistema educativo in quelle aree, apportando quel valore aggiunto che può aiutare a risolvere il problema dell’alimentazione, far crescere il Prodotto Interno Lordo e l’economia sul piano più generale”, conclude il ministro Lollobrigida.
Economia
Italia-Tunisia: aumentano lavoratori tunisini +12,7% nel 2021 ma in calo nei campi

Un andamento in controtendenza quello dei braccianti rispetto agli opera impiegati nell'industria
Nel 2021 oltre 53 mila lavoratori tunisini sono stati impiegati in Italia per un totale di rapporti di lavoro attivati di 53.208, +12,7% sul 2020. Sulla base dei più recenti dati del ministero del Lavoro (XII Rapporto ‘Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia’), il numero di lavoratori tunisini in agricoltura è calato dell’1% su base annua, ma è sensibilmente aumentato negli altri settori produttivi. Nel settore delle costruzioni c’è stato un balzo in avanti del 69,5% e nel settore dell’industria del 30,5%. Inoltre +14,5% nel commercio e riparazioni, +13,7% nei servizi.
Economia
Milano, Pavone: “Non può esistere smart city senza cittadini smart”

La coordinatrice board Innovazione tecnologica e Trasformazione digitale è intervenuta allo 'Young Innovators Business Forum' organizzato da Angi

“Non può esistere una smart city senza che esistano cittadini smart: è nostro dovere coinvolgere e fare innovazione anche per le fasce più fragili della popolazione”. Così Layla Pavone, coordinatrice del board Innovazione tecnologica e Trasformazione digitale del Comune di Milano, intervenendo allo Young Innovators Business Forum, tenutosi oggi a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano.
L’evento, organizzato da Angi e giunto alla sua seconda edizione, ha fornito l’occasione per fare il punto sulla situazione della città in termini di innovazione: “Come saprete, io rappresento una figura totalmente innovativa a Milano, una città che cerca sempre di innovare e di sperimentare anche attraverso la creazione di un board dell’innovazione, che lavora nei paradigmi dell’open innovation”, ha spiegato Pavone. Si tratta di “un tavolo di stakeholder esterni che collaborano con tutta l’amministrazione, a totale disposizione degli assessori, per portare tutto ciò che il mondo dell’ecosistema dell’innovazione può proporre, sempre mettendo al centro della nostra attività l’ascolto e il rispetto delle esigenze dei nostri cittadini”.
“L’idea -ha sottolineato- è quella di considerare la città come un’azienda e come tale cercare di gestirla, con il fine ultimo di portare risultati e poter misurare l’impatto delle attività che vengono poste in essere. Milano è naturalmente il centro nevralgico dell’innovazione e i tanti progetti che stiamo sviluppando vogliono sottolineare anche come esista ancora, anche a livello nazionale, un digital divide culturale da ridurre”.
Economia
Cos’è l’Einstein Telescope che il governo vuole in Italia

Intitolato al genio di Albert Eistein che per primo ipotizzò l'esistenza delle onde gravitazionali, 'ascolterà' l'universo, indietro di 13 miliardi di anni

Studierà l’universo con le onde gravitazionali portandoci indietro nel tempo, fino a 13 miliardi di anni fa. Anzi l’Einstein Telescope – dedicato al genio di Albert Eistein che per primo ipotizzò l’esistenza delle onde gravitazionali scoperte nel 2015 – ‘ascolterà’ l’universo attraverso le onde gravitazionali che è come se fossero la voce, l’eco dei più estremi eventi astrofisici nel cosmo. E l’Italia – che con la Premier Giorgia Meloni che ha presentato ufficialmente la candidatura del nostro Paese – è bene intenzionata ad assicurarsi lo sviluppo e la sede di questa eccezionale infrastruttura della scienza sul proprio territorio. Il sito italiano proposto è nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos, in Sardegna, fra i comuni di Lula, Bitti e Onanì. L’Et – come lo hanno ribattezzato gli scienziati – è un interferometro di terza generazione rispetto agli attuali perché la sua sensibilità sarà almeno dieci volte migliore, andando a investigare un volume d’Universo almeno mille volte superiore a quello attuale.
Imponente l’effetto totale potenziale in termini di occupazione generato da Et che, considerando effetti diretti e indotti, è stimato in 36.085 unità di forza lavoro e che corrispondono a circa 4.000 persone che lavorano, full time ogni anno, per i 9 anni di costruzione ipotizzati. Poiché la costruzione richiede l’avvicendarsi di diverse professionalità nelle varie fasi di costruzione, ci saranno degli specialisti che potranno lavorare per frazioni di anno e quindi il numero di persone che saranno coinvolte sarà maggiore di 4.000 l’anno. Questa forza lavoro sarà distribuita in tutta Europa, con una previsione indicativa di un 70% circa nella nazione ospitante. La mission prioritaria di Et è scientifica ed il suo obiettivo è la conoscenza, è studiare l’universo con le onde gravitazionali, attraverso la sua storia, ripercorrendola indietro nel tempo fino all’epoca in cui è comparsa la luce, per capirne l’origine, come si è formato ed evoluto e quale sarà il suo futuro.
Gli scienziati ci ricordano che del nostro universo ad oggi conosciamo poco meno del 5%, ossia la materia ordinaria di cui siamo fatti noi e tutto ciò che possiamo osservare nel cosmo. Del restante 95% circa “non sappiamo praticamente nulla”, possiamo solo concludere, sulla base delle nostre osservazioni, che – scrivono gli scienziati dell’Infn sul sito dedicato a Et – esistono un altro tipo di materia, chiamata materia oscura, e un’energia, chiamata energia oscura, entrambe di natura sconosciuta. Einstein Telescope potrà contribuire a comprendere l’universo oscuro, verificando alcune ipotesi, ad esempio i buchi neri primordiali o gli assioni come ipotetici componenti candidati a costituire la materia oscura, che rappresenta circa il 25% del nostro universo “ma la cui natura oggi è, appunto, una delle maggiori questioni ancora irrisolte”.
Un altro importante risultato scientifico che Et potrà realizzare, e che aprirebbe la strada verso la comprensione del big bang, e dunque dell’origine dell’universo, è la misura di parametri cosmologici legati alla sua espansione e quindi al problema dell’energia oscura, di cui sappiamo solamente che costituisce oltre il 70% dell’universo e che ne condiziona fortemente l’evoluzione. Come tutti i progetti di Big Science, anche l’Einstein Telescope ha bisogno di un ampio supporto e il progetto Esfri di Et – spiega l’Infn su einstein-telescope.it – è organizzato in forma di consorzio, è guidato da Italia e Paesi Bassi e gode del sostegno politico di Belgio, Polonia e Spagna. La comunità di Et è attiva da oltre 15 anni e dal 2022 è organizzata in una collaborazione scientifica internazionale, composta da oltre 1.400 persone, tra cui ricercatori, ingegneri, tecnici e scienziati dei dati, appartenenti a più di 220 istituzioni distribuite su 23 nazioni, sia in Europa, con Francia, Germania, Grecia, Repubblica Ceca, Svizzera, Regno Unito e Ungheria, sia nel mondo. Et – nato nel 2006 e il cui sviluppo si snoderà fino al 2038 – richiede ingenti risorse, il totale dell’investimento previsto è di 1,91 miliardi di euro, di cui 50 milioni di euro per il progetto (2008-2017); 171 milioni di euro per la preparazione (2018-2027); 1,7 miliardi per l’implementazione (2025-2035); 37 milioni di euro l’anno per le attività (2034-2038).
Et, spiega l’Infn, presenta un potenziale scientifico eccezionale e le sfide scientifiche da affrontare porteranno a sviluppi tecnologici in vari settori, tra cui la meccanica di precisione, la metallurgia, la sensoristica sismica, l’ottica, le tecnologie quantistiche e la gestione di imponenti moli di dati con l’intelligenza artificiale, nonché un enorme impatto sul territorio in cui sarà costruito. L’Italia ha un ruolo preminente a livello mondiale del settore, essendo uno dei soli due paesi al mondo dotati di uno strumento idoneo a questa scienza, Et rappresenta quindi un’opportunità straordinaria per la scienza, per l’industria nazionale e per la Sardegna. Il Ministero dell’Università e Ricerca ha recentemente approvato il progetto Pnrr IR0000004-Etic che è dedicato allo sviluppo delle tecnologie abilitanti in Italia e alla realizzazione di uno studio di fattibilità per un disegno di Et in Sardegna sostenibile e ecologico. La straordinaria sensibilità di Et impone che l’ambiente in cui sarà costruito sia il più possibile protetto da vibrazioni del terreno.
Per questa ragione si è indicata la Sardegna, una delle regioni meno sismiche in Europa e a bassa densità di popolazione. Inoltre l’Einstein Telescope, i cui bracci dovrebbero essere costruiti fra i 100 ed i 300 metri sotto terra per allontanare dalla sua capacità di ‘ascolto’ qualsiasi rumore naturale e artificiale, è una infrastruttura di ricerca innovativa ma è anche una grande infrastruttura civile, basti pensare alla realizzazione degli scavi, dei tunnel sotterranei, delle sale sperimentali sotterranee e dei laboratori di superficie. Tutte queste infrastrutture saranno realizzate in un ambiente naturale unico e da tutelare, e al quale dovranno perciò adeguarsi. Gli aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed energetica sono prioritari e, assicurano gli esperti, rappresentano un elemento di valore intrinseco per tutto il progetto Et, che offrirà spunti di sviluppo e di replicazione in altri territori. Einstein Telescope moltiplicherà le necessità di componentistica meccanica rispetto a Virgo con un costo aspettato, per le sole sospensioni, di circa 52 milioni di euro. Inoltre, l’uso della robotica si sta da poco affacciando all’interno del mondo dei rivelatori di onde gravitazionali ed Et rappresenta un’opportunità di sviluppo in questa nuova relazione.
L’elaborazione dei dati raccolti da Et richiederà sistemi di calcolo d’avanguardia. È prevista la trasmissione in tempo reale di un flusso sostenuto di dati verso centri di calcolo dislocati in Italia, Europa e anche in altri luoghi del mondo. Il sito che ospiterà l’infrastruttura di Et sarà il punto di partenza e di prima gestione di questa grande mole di dati. Nel caso della Sardegna, ciò potrà essere realizzato grazie anche al potenziamento della rete della ricerca Garr, previsto nell’ambio del progetto Pnrr TeRabit, in cui l’Italia sarà il primo punto di approdo in Europa, e contribuirà all’elaborazione, oltre che alla trasmissione dei dati.
Istituti di ricerca e Università nazionali lavorano allo sviluppo di soluzioni innovative dedicate al calcolo scientifico di alta prestazione: è il proseguimento di una lunga tradizione che ha contribuito a realizzare in Italia grandi centri di ricerca sul calcolo, ne sono esempio il supercomputer Leonardo del Cineca e il neonato Centro di Ricerca in High Performance Computing, big data e quantum computing Icsc a Bologna, finanziato nell’ambito del Pnrr.
La presenza di una cultura dell’innovazione nel calcolo alimentata dalle necessità di Et secondo gli esperti costituisce “un vantaggio per le imprese che potranno disporre delle soluzioni più avanzate collaudate dagli utenti più esigenti”. Queste necessità, assicurano, potranno anche creare un indotto con contenuti di alta tecnologia, che potrà contribuire all’innovazione anche nelle industrie di settori più tradizionali, dimostrando la realizzabilità di quel grande balzo che va dalla ricerca di nuova conoscenza alle sue potenti ricadute nello sviluppo economico dei Paesi. (di Andreana d’Aquino)
Economia
Einstein Telescope, Meloni candida l’Italia: sfida da 1,9 miliardi a Olanda

Il sito scelto per la futura grande infrastruttura europea di ricerca delle onde gravitazionali è in Sardegna: "Italia capace di grandi imprese, sfida a nostra portata"

Il Governo ci crede e per portare in Italia l’Einstein Telescope scende in campo la stessa premier Giorgia Meloni che presenta ufficialmente la candidatura del sito italiano nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos, in Sardegna. Il sito è il luogo prescelto per la futura grande infrastruttura europea di ricerca per la rivelazione delle onde gravitazionali ipotizziate dal genio di Albert Einstein e scoperte solo nel 2015. Realizzare l’Einstein Telescope richiede un investimento europeo colossale da 1,9 miliardi di euro in 9 anni e che – considerando effetti diretti e indotti – si stima occuperà 36.085 unità di forza lavoro corrispondenti a circa 4.000 persone che lavorano full time, ogni anno, per i 9 anni di costruzione ipotizzati.
“Sono appena rientrata dalla Tunisia ma volevo offrire con la mia presenza l’attenzione, la volontà, la dedizione che il governo italiano intende mettere sulla candidatura dell’Italia a ospitare l’Einstein Telescope. Volevo che fosse chiara questa volontà”, ha detto Meloni. “Il simbolo di questa candidatura è il simbolo di una Italia che vuole guardare verso l’alto, e dire ‘noi siamo capaci di grandi imprese’ perché noi lo abbiamo già fatto”, rimarca il presidente del Consiglio. Per Meloni, “questa sfida è assolutamente alla nostra portata se torniamo ad essere un’Italia capace di pensarsi in grande, di pensare in grande, e’ l’Italia che forse di recente abbiamo perso e che vogliamo recuperare”. Quello di Einstein Telescope “è un obiettivo straordinario e ci vorrà la collaborazione di tutti: del mondo della ricerca della politica, della società e anche dei giornalisti”.
L’investimento pari a 1,9 miliardi di euro – stimato dagli economisti dell’Università di Sassari – è suddiviso in 1,7 miliardi per l’infrastruttura di ET mentre il rimanente (0,2 miliardi) sarà investito in tecnologia. Gli economisti stimano inoltre che per ogni euro investito ci sarà un incremento di Pil di 1,6 euro. Inoltre ogni euro investito in ET genererà un volume di affari di 3,2 euro. Secondo l’architettura finanziaria , in discussione a livello europeo internazionale, l’investimento di 1,9 miliardi sarà per metà a carico della nazione ospitante e per metà a carico degli altri governi europei. Il progetto Einstein Telescope è appoggiato dalla Commissione Europea.
Al fianco di Giorgia Meloni all’Osservatorio di Monte Mario a Roma – sede centrale dell’Inaf – siedono anche il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Al tavolo all’Inaf sono presenti anche il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone; il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano. Dunque l’esecutivo getta il guanto di sfida all’Olanda, l’altro Paese in europeo in gara, che ha proposto come sede per l’Eistein Telescope il sito Limburg, al confine fra Belgio e Germania, non lontano da Maastricht. L’Italia insomma vuole proprio vedere sorgere in casa il grande rilevatore di onde gravitazionali e propone l’area della miniera dismessa di Sos Enattos come sito per l’infrastruttura di ricerca che sarà in grado di osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore rispetto agli attuali strumenti di seconda generazione.
Ad osservare per la prima volta nel 2015 le onde gravitazionali, previste cento anni prima da Albert Einstein, sono stati gli interferometri Ligo – negli Stati Uniti – e Virgo in Italia, le cui collaborazioni scientifiche hanno conquistato il Nobel per la Fisica nel 2017. In questa candidatura Meloni può contare sul pieno sostegno del fisico italiano Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica e presidente del Comitato tecnico scientifico per la candidatura italiana dell’Einstein Telescope.
Ad accendere un faro sulla colossale impresa scientifica sono anche Ettore Sequi, Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Antonio Zoccoli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Interviene inoltre il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian Solinas. Eistein Telescope è “un fiore all’occhiello per la ricerca scientifica italiana”, ha più volte sottolineato la titolare del Mur Anna Maria Bernini. E ora sta per partire la sfida. (di Andreana D’Aquino)
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