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Economia

Nasce Qvc Beyond, non solo shopping ora anche format informazione

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Al via un nuovo progetto firmato Qvc: dal 1° luglio va in onda Qvc Beyond, un innovativo format multicanale di informazione che raccoglie una ricca serie di contenuti audio e video sviluppati per coinvolgere i clienti e il pubblico di Qvc Italia nel celebrare storie di empowerment e resilienza.

Da una ricerca condotta da Qvc sui propri clienti, il 68% ritiene importante che un brand si impegni rispetto ai temi dell’empowerment e l’80% percepisce Qvc come attenta a questo argomento. Con una vasta e affezionata community di clienti che da sempre rappresenta il punto di riferimento per ogni iniziativa del brand, Qvc ha scelto dunque di dedicare ogni giorno una parte del proprio palinsesto televisivo alla condivisione di esperienze e testimonianze di persone che, nella loro vita e professione, hanno superato con successo i limiti che la società impone e che talvolta le persone si auto-infliggono inconsapevolmente.

La prima stagione di contenuti parte dal mondo dello sport e si evolverà in altre aree, tra cui una vasta gamma di argomenti e personaggi. Per raggiungere questo obiettivo è stata creata una collaborazione con l’agenzia “We Are Female Athletes” per condividere storie di inclusione ed emancipazione femminile, di successo e/o fallimento raccontate da un’intervistatrice d’eccezione: Regina Baresi, ex capitano dell’Inter femminile, oltre che figlia e nipote d’arte: Beppe Baresi è suo padre e Franco Baresi è suo zio.

In studio, come ospiti, ci saranno personalità esperte legate al mondo dello sport come Valentina Marchei, Michela Cerruti, Chiara Penco, Maria Beatrice Benvenuti. Il contenuto sarà sviluppato secondo un calendario stagionale. Ogni stagione è composta da 12 temi mensili con l’obiettivo di sensibilizzare i clienti e il pubblico, celebrare storie di empowerment e incoraggiarli verso nuovi obiettivi personali.

Come format video/audio multipiattaforma di informazione, il nuovo Qvc Beyond sarà sviluppato sul canale televisivo, su una landing page dedicata sul sito qvc.it, sui profili social di QVC e quelli degli ospiti coinvolti, oltre che in versione Podcast, della durata di 15/20 min., disponibile sui principali canali come Spotify e Spreaker, con un nuovo appuntamento ogni mese.

Paolo Penati, Ceo di Qvc Italia, afferma: “Qvc Beyond conferma la nostra volontà di rafforzare l’impegno di Qvc. Il nostro scopo va oltre lo shopping, connettiamo le persone. Ma queste relazioni hanno una responsabilità che significa fare in modo che i momenti di gioia che creiamo aiutino anche a ispirare e costruire un mondo migliore. Sfide come la disuguaglianza, il cambiamento climatico e il benessere della comunità richiedono obiettivi audaci, pensiero nuovo, impegno rinnovato e azione collettiva. Mentre continuiamo a investire nella nostra cultura aziendale e a impegnarci con i clienti in modi nuovi, la diversità, l’equità e l’inclusione sono un obiettivo primario in ogni fase del percorso, come, tra le tante iniziative, le recenti campagne fashion “Must Have” di questo e dello scorso anno, che hanno visto protagoniste modelle di tutte le età, etnie, conformazioni fisiche e inclinazioni di genere”.

Qvc Italia fa parte di Qvc Inc., retailer che interagisce quotidianamente con milioni di clienti in tutto il mondo e conta un team di 22.200 persone globalmente. Qvc, Inc. cerca di sostenere l’empowerment e l’appartenenza promuovendo la diversità, l’equità e l’inclusione (DE&I) all’interno della propria organizzazione e con i propri collaboratori.

Una delle iniziative recenti più importanti lanciate a livello globale è stata quella di introdurre i “team member resource group”, gruppi di volontari sponsorizzati dall’azienda, nati per supportare la diversità, l’equità e l’inclusione nel team, nel luogo di lavoro, nei mercati in cui opera e nelle comunità nelle quali è inserita, riconoscendo la responsabilità di Qvc nel dare voce al cambiamento.

Qvc è la piattaforma multimediale che unisce TV, digital, mobile e social media per un’esperienza di shopping unica e coinvolgente. Qvc raggiunge 218 milioni di abitazioni nel mondo, con 16.5 milioni di clienti tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Italia e Cina attraverso una joint venture. Qvc costruisce relazioni autentiche con le proprie clienti e, attraverso lo storytelling, le accompagna alla scoperta di prodotti esclusivi delle categorie bellezza, casa, gioielli, moda ed elettronica. La sede italiana, guidata da Paolo Penati, è situata a Brugherio (MB) in un edificio all’avanguardia dal punto di vista della sostenibilità ambientale, che ospita al suo interno anche il contact center e studi di registrazione all’avanguardia.

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Milano, Pavone: “Non può esistere smart city senza cittadini smart”

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La coordinatrice board Innovazione tecnologica e Trasformazione digitale è intervenuta allo 'Young Innovators Business Forum' organizzato da Angi

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“Non può esistere una smart city senza che esistano cittadini smart: è nostro dovere coinvolgere e fare innovazione anche per le fasce più fragili della popolazione”. Così Layla Pavone, coordinatrice del board Innovazione tecnologica e Trasformazione digitale del Comune di Milano, intervenendo allo Young Innovators Business Forum, tenutosi oggi a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano.

L’evento, organizzato da Angi e giunto alla sua seconda edizione, ha fornito l’occasione per fare il punto sulla situazione della città in termini di innovazione: “Come saprete, io rappresento una figura totalmente innovativa a Milano, una città che cerca sempre di innovare e di sperimentare anche attraverso la creazione di un board dell’innovazione, che lavora nei paradigmi dell’open innovation”, ha spiegato Pavone. Si tratta di “un tavolo di stakeholder esterni che collaborano con tutta l’amministrazione, a totale disposizione degli assessori, per portare tutto ciò che il mondo dell’ecosistema dell’innovazione può proporre, sempre mettendo al centro della nostra attività l’ascolto e il rispetto delle esigenze dei nostri cittadini”.

“L’idea -ha sottolineato- è quella di considerare la città come un’azienda e come tale cercare di gestirla, con il fine ultimo di portare risultati e poter misurare l’impatto delle attività che vengono poste in essere. Milano è naturalmente il centro nevralgico dell’innovazione e i tanti progetti che stiamo sviluppando vogliono sottolineare anche come esista ancora, anche a livello nazionale, un digital divide culturale da ridurre”.

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Cos’è l’Einstein Telescope che il governo vuole in Italia

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Intitolato al genio di Albert Eistein che per primo ipotizzò l'esistenza delle onde gravitazionali, 'ascolterà' l'universo, indietro di 13 miliardi di anni

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Studierà l’universo con le onde gravitazionali portandoci indietro nel tempo, fino a 13 miliardi di anni fa. Anzi l’Einstein Telescope – dedicato al genio di Albert Eistein che per primo ipotizzò l’esistenza delle onde gravitazionali scoperte nel 2015 – ‘ascolterà’ l’universo attraverso le onde gravitazionali che è come se fossero la voce, l’eco dei più estremi eventi astrofisici nel cosmo. E l’Italia – che con la Premier Giorgia Meloni che ha presentato ufficialmente la candidatura del nostro Paese – è bene intenzionata ad assicurarsi lo sviluppo e la sede di questa eccezionale infrastruttura della scienza sul proprio territorio. Il sito italiano proposto è nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos, in Sardegna, fra i comuni di Lula, Bitti e Onanì. L’Et – come lo hanno ribattezzato gli scienziati – è un interferometro di terza generazione rispetto agli attuali perché la sua sensibilità sarà almeno dieci volte migliore, andando a investigare un volume d’Universo almeno mille volte superiore a quello attuale.

Imponente l’effetto totale potenziale in termini di occupazione generato da Et che, considerando effetti diretti e indotti, è stimato in 36.085 unità di forza lavoro e che corrispondono a circa 4.000 persone che lavorano, full time ogni anno, per i 9 anni di costruzione ipotizzati. Poiché la costruzione richiede l’avvicendarsi di diverse professionalità nelle varie fasi di costruzione, ci saranno degli specialisti che potranno lavorare per frazioni di anno e quindi il numero di persone che saranno coinvolte sarà maggiore di 4.000 l’anno. Questa forza lavoro sarà distribuita in tutta Europa, con una previsione indicativa di un 70% circa nella nazione ospitante. La mission prioritaria di Et è scientifica ed il suo obiettivo è la conoscenza, è studiare l’universo con le onde gravitazionali, attraverso la sua storia, ripercorrendola indietro nel tempo fino all’epoca in cui è comparsa la luce, per capirne l’origine, come si è formato ed evoluto e quale sarà il suo futuro.

Gli scienziati ci ricordano che del nostro universo ad oggi conosciamo poco meno del 5%, ossia la materia ordinaria di cui siamo fatti noi e tutto ciò che possiamo osservare nel cosmo. Del restante 95% circa “non sappiamo praticamente nulla”, possiamo solo concludere, sulla base delle nostre osservazioni, che – scrivono gli scienziati dell’Infn sul sito dedicato a Et – esistono un altro tipo di materia, chiamata materia oscura, e un’energia, chiamata energia oscura, entrambe di natura sconosciuta. Einstein Telescope potrà contribuire a comprendere l’universo oscuro, verificando alcune ipotesi, ad esempio i buchi neri primordiali o gli assioni come ipotetici componenti candidati a costituire la materia oscura, che rappresenta circa il 25% del nostro universo “ma la cui natura oggi è, appunto, una delle maggiori questioni ancora irrisolte”.

Un altro importante risultato scientifico che Et potrà realizzare, e che aprirebbe la strada verso la comprensione del big bang, e dunque dell’origine dell’universo, è la misura di parametri cosmologici legati alla sua espansione e quindi al problema dell’energia oscura, di cui sappiamo solamente che costituisce oltre il 70% dell’universo e che ne condiziona fortemente l’evoluzione. Come tutti i progetti di Big Science, anche l’Einstein Telescope ha bisogno di un ampio supporto e il progetto Esfri di Et – spiega l’Infn su einstein-telescope.it – è organizzato in forma di consorzio, è guidato da Italia e Paesi Bassi e gode del sostegno politico di Belgio, Polonia e Spagna. La comunità di Et è attiva da oltre 15 anni e dal 2022 è organizzata in una collaborazione scientifica internazionale, composta da oltre 1.400 persone, tra cui ricercatori, ingegneri, tecnici e scienziati dei dati, appartenenti a più di 220 istituzioni distribuite su 23 nazioni, sia in Europa, con Francia, Germania, Grecia, Repubblica Ceca, Svizzera, Regno Unito e Ungheria, sia nel mondo. Et – nato nel 2006 e il cui sviluppo si snoderà fino al 2038 – richiede ingenti risorse, il totale dell’investimento previsto è di 1,91 miliardi di euro, di cui 50 milioni di euro per il progetto (2008-2017); 171 milioni di euro per la preparazione (2018-2027); 1,7 miliardi per l’implementazione (2025-2035); 37 milioni di euro l’anno per le attività (2034-2038).

Et, spiega l’Infn, presenta un potenziale scientifico eccezionale e le sfide scientifiche da affrontare porteranno a sviluppi tecnologici in vari settori, tra cui la meccanica di precisione, la metallurgia, la sensoristica sismica, l’ottica, le tecnologie quantistiche e la gestione di imponenti moli di dati con l’intelligenza artificiale, nonché un enorme impatto sul territorio in cui sarà costruito. L’Italia ha un ruolo preminente a livello mondiale del settore, essendo uno dei soli due paesi al mondo dotati di uno strumento idoneo a questa scienza, Et rappresenta quindi un’opportunità straordinaria per la scienza, per l’industria nazionale e per la Sardegna. Il Ministero dell’Università e Ricerca ha recentemente approvato il progetto Pnrr IR0000004-Etic che è dedicato allo sviluppo delle tecnologie abilitanti in Italia e alla realizzazione di uno studio di fattibilità per un disegno di Et in Sardegna sostenibile e ecologico. La straordinaria sensibilità di Et impone che l’ambiente in cui sarà costruito sia il più possibile protetto da vibrazioni del terreno.

Per questa ragione si è indicata la Sardegna, una delle regioni meno sismiche in Europa e a bassa densità di popolazione. Inoltre l’Einstein Telescope, i cui bracci dovrebbero essere costruiti fra i 100 ed i 300 metri sotto terra per allontanare dalla sua capacità di ‘ascolto’ qualsiasi rumore naturale e artificiale, è una infrastruttura di ricerca innovativa ma è anche una grande infrastruttura civile, basti pensare alla realizzazione degli scavi, dei tunnel sotterranei, delle sale sperimentali sotterranee e dei laboratori di superficie. Tutte queste infrastrutture saranno realizzate in un ambiente naturale unico e da tutelare, e al quale dovranno perciò adeguarsi. Gli aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed energetica sono prioritari e, assicurano gli esperti, rappresentano un elemento di valore intrinseco per tutto il progetto Et, che offrirà spunti di sviluppo e di replicazione in altri territori. Einstein Telescope moltiplicherà le necessità di componentistica meccanica rispetto a Virgo con un costo aspettato, per le sole sospensioni, di circa 52 milioni di euro. Inoltre, l’uso della robotica si sta da poco affacciando all’interno del mondo dei rivelatori di onde gravitazionali ed Et rappresenta un’opportunità di sviluppo in questa nuova relazione.

L’elaborazione dei dati raccolti da Et richiederà sistemi di calcolo d’avanguardia. È prevista la trasmissione in tempo reale di un flusso sostenuto di dati verso centri di calcolo dislocati in Italia, Europa e anche in altri luoghi del mondo. Il sito che ospiterà l’infrastruttura di Et sarà il punto di partenza e di prima gestione di questa grande mole di dati. Nel caso della Sardegna, ciò potrà essere realizzato grazie anche al potenziamento della rete della ricerca Garr, previsto nell’ambio del progetto Pnrr TeRabit, in cui l’Italia sarà il primo punto di approdo in Europa, e contribuirà all’elaborazione, oltre che alla trasmissione dei dati.

Istituti di ricerca e Università nazionali lavorano allo sviluppo di soluzioni innovative dedicate al calcolo scientifico di alta prestazione: è il proseguimento di una lunga tradizione che ha contribuito a realizzare in Italia grandi centri di ricerca sul calcolo, ne sono esempio il supercomputer Leonardo del Cineca e il neonato Centro di Ricerca in High Performance Computing, big data e quantum computing Icsc a Bologna, finanziato nell’ambito del Pnrr.

La presenza di una cultura dell’innovazione nel calcolo alimentata dalle necessità di Et secondo gli esperti costituisce “un vantaggio per le imprese che potranno disporre delle soluzioni più avanzate collaudate dagli utenti più esigenti”. Queste necessità, assicurano, potranno anche creare un indotto con contenuti di alta tecnologia, che potrà contribuire all’innovazione anche nelle industrie di settori più tradizionali, dimostrando la realizzabilità di quel grande balzo che va dalla ricerca di nuova conoscenza alle sue potenti ricadute nello sviluppo economico dei Paesi. (di Andreana d’Aquino)

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Einstein Telescope, Meloni candida l’Italia: sfida da 1,9 miliardi a Olanda

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Il sito scelto per la futura grande infrastruttura europea di ricerca delle onde gravitazionali è in Sardegna: "Italia capace di grandi imprese, sfida a nostra portata"

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Il Governo ci crede e per portare in Italia l’Einstein Telescope scende in campo la stessa premier Giorgia Meloni che presenta ufficialmente la candidatura del sito italiano nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos, in Sardegna. Il sito è il luogo prescelto per la futura grande infrastruttura europea di ricerca per la rivelazione delle onde gravitazionali ipotizziate dal genio di Albert Einstein e scoperte solo nel 2015. Realizzare l’Einstein Telescope richiede un investimento europeo colossale da 1,9 miliardi di euro in 9 anni e che – considerando effetti diretti e indotti – si stima occuperà 36.085 unità di forza lavoro corrispondenti a circa 4.000 persone che lavorano full time, ogni anno, per i 9 anni di costruzione ipotizzati.

“Sono appena rientrata dalla Tunisia ma volevo offrire con la mia presenza l’attenzione, la volontà, la dedizione che il governo italiano intende mettere sulla candidatura dell’Italia a ospitare l’Einstein Telescope. Volevo che fosse chiara questa volontà”, ha detto Meloni. “Il simbolo di questa candidatura è il simbolo di una Italia che vuole guardare verso l’alto, e dire ‘noi siamo capaci di grandi imprese’ perché noi lo abbiamo già fatto”, rimarca il presidente del Consiglio. Per Meloni, “questa sfida è assolutamente alla nostra portata se torniamo ad essere un’Italia capace di pensarsi in grande, di pensare in grande, e’ l’Italia che forse di recente abbiamo perso e che vogliamo recuperare”. Quello di Einstein Telescope “è un obiettivo straordinario e ci vorrà la collaborazione di tutti: del mondo della ricerca della politica, della società e anche dei giornalisti”.

L’investimento pari a 1,9 miliardi di euro – stimato dagli economisti dell’Università di Sassari – è suddiviso in 1,7 miliardi per l’infrastruttura di ET mentre il rimanente (0,2 miliardi) sarà investito in tecnologia. Gli economisti stimano inoltre che per ogni euro investito ci sarà un incremento di Pil di 1,6 euro. Inoltre ogni euro investito in ET genererà un volume di affari di 3,2 euro. Secondo l’architettura finanziaria , in discussione a livello europeo internazionale, l’investimento di 1,9 miliardi sarà per metà a carico della nazione ospitante e per metà a carico degli altri governi europei. Il progetto Einstein Telescope è appoggiato dalla Commissione Europea.

Al fianco di Giorgia Meloni all’Osservatorio di Monte Mario a Roma – sede centrale dell’Inaf – siedono anche il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Al tavolo all’Inaf sono presenti anche il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone; il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano. Dunque l’esecutivo getta il guanto di sfida all’Olanda, l’altro Paese in europeo in gara, che ha proposto come sede per l’Eistein Telescope il sito Limburg, al confine fra Belgio e Germania, non lontano da Maastricht. L’Italia insomma vuole proprio vedere sorgere in casa il grande rilevatore di onde gravitazionali e propone l’area della miniera dismessa di Sos Enattos come sito per l’infrastruttura di ricerca che sarà in grado di osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore rispetto agli attuali strumenti di seconda generazione.

Ad osservare per la prima volta nel 2015 le onde gravitazionali, previste cento anni prima da Albert Einstein, sono stati gli interferometri Ligo – negli Stati Uniti – e Virgo in Italia, le cui collaborazioni scientifiche hanno conquistato il Nobel per la Fisica nel 2017. In questa candidatura Meloni può contare sul pieno sostegno del fisico italiano Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica e presidente del Comitato tecnico scientifico per la candidatura italiana dell’Einstein Telescope.

Ad accendere un faro sulla colossale impresa scientifica sono anche Ettore Sequi, Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Antonio Zoccoli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Interviene inoltre il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian Solinas. Eistein Telescope è “un fiore all’occhiello per la ricerca scientifica italiana”, ha più volte sottolineato la titolare del Mur Anna Maria Bernini. E ora sta per partire la sfida. (di Andreana D’Aquino)

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L’intelligenza artificiale per la trasformazione digitale delle imprese

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L'impatto stimato da EY dell'uso di IA sul prodotto interno globale è di 15 trilioni di dollari entro il 2030

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Tra le tecnologie digitali di ultima generazione l’Intelligenza Artificiale è una delle più complesse e discusse grazie alla sua capacità di acquisire rapidamente enormi quantità di dati e informazioni che le permettono di imparare e interagire con l’ambiente. Oltre a intervenire in diversi ambiti delle nostre vite quotidiane, l’IA, se opportunamente utilizzata, può imprimere un’accelerazione nella transizione digitale delle imprese.

Paolo Lobetti Bodoni, consulting leader di EY Italia commenta “Ignorare la nascente rivoluzione fornita dall’IA significa condannare le proprie imprese ad una minor competitività nel mercato globale e, per l’Italia, perdere l’opportunità di accelerare la propria trasformazione digitale. Oggi il 65% delle aziende in Italia ha già adottato sistemi di IA, anche se in fase embrionale, e il Paese è al terzo posto per capacità di produrre innovazione. Dati positivi e in linea con il resto dei Paesi europei, ma se consideriamo che nell’ultimo anno sono stati investiti 457 milioni di euro in Italia contro i 15 miliardi a livello europeo ci rendiamo conto quanto ci sia ancora margine di crescita in questo settore”.

“L’adozione dell’IA – osserva – richiede, però, un cambio di mindset da parte delle aziende e delle organizzazioni: non si tratta solo di acquisire tecnologie avanzate, ma di implementare un approccio olistico all’interno dell’organizzazione. Questo significa comprendere i bisogni degli utenti finali, sviluppare competenze specifiche, costruire una cultura della sperimentazione e dell’innovazione all’interno della propria impresa e definire processi di lavoro che possano integrare l’IA in modo efficace. Questa modalità di implementazione a 360° è la chiave per generare vero valore a lungo termine”.

L’impatto stimato da EY dell’uso di IA sul prodotto interno globale è di 15 trilioni di dollari entro il 2030. Attualmente però secondo l’Osservatorio EY solo l’8% delle aziende è impegnato nell’adozione diffusa di tale tecnologia e quindi il suo pieno potenziale è ancora lontano dall’essere sfruttato. Per un’applicazione su larga scala dell’IA servirebbe una spinta decisa, ma non senza un’adeguata governance che garantisca una corretta adozione della tecnologia, con particolare riferimento alla sicurezza e alla protezione dei dati.

In questa direzione va vista l’approvazione a dicembre 2022 da parte del Consiglio europeo dell’AI Act, un approccio di regolamentazione basato sulla classificazione dei sistemi di AI in base al livello di rischio che possono comportare per i diritti fondamentali dei cittadini. Governance dunque, ma anche investimenti che, per quanto riguarda il nostro Paese, pur essendo aumentati del 30% nell’ultimo anno, ci vedono ancora piuttosto indietro rispetto a Usa, Cina, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna.

Per le aziende le possibili applicazioni di IA sono diverse: automazione di interi processi come la gestione dei dati e del personale; ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e servizi con riduzione dei costi, tempi e aumento della qualità degli stessi; personalizzazione della relazione con i clienti attraverso modelli di interazione diretti e su misura; miglioramento dell’efficienza dei dipendenti e collaboratori aziendali.

Ma per fare in modo che l’IA rappresenti un valore aggiunto le imprese dovrebbero allineare la cultura, la struttura e le modalità di lavoro adottando una strategia integrata tra conoscenza del processo, etica e sicurezza. Il che si tradurrebbe in un cambio di atteggiamento complessivo, a cominciare dallo sviluppo di conoscenze specifiche, la definizione di processi di lavoro che integrino l’IA in modo efficace anche tramite regole chiare e un’infrastruttura adeguata.

Un modello di business ‘AI driven’ in cui l’organizzazione è interamente progettata attorno all’Intelligenza Artificiale e basata su di essa, dove ogni funzione deve essere pensata per migliorare l’efficienza e l’efficacia della strategia.

Ad esempio, tramite un accesso facile e veloce ai dati per permettere operazioni e feedback rapidi e interattivi tra funzioni e team diversi. Sinora le aziende che hanno accolto l’AI in tutta l’azienda hanno ottenuto un valore significativo dei loro investimenti e in genere dedicano il 70% di tali investimenti all’integrazione dell’IA nei processi aziendali, il 20% alle tecnologie e il 10% negli algoritmi di IA.

https://www.ey.com/it_it/beyond-la-nuova-serie-tv-di-ey/intelligenza-artificiale-una-rivoluzione-tra-opportunita-e-rischi

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Made in Italy, Valentini: “Dobbiamo proteggere i brevetti italiani”

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Intervento del viceministro al ministero delle Imprese e del Made in Italy allo Young Innovators Business Forum di Angi

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“In Italia, fortunatamente, abbiamo un ecosistema dell’innovazione popolato da numerosi giovani innovatori. Il nostro paese si è dotato di una disciplina organica diretta alla crescita e allo sviluppo delle imprese innovative. Abbiamo oltre 14.000 startup in Italia, il 7% delle quali è stato creato da giovani innovatori. Tuttavia, l’innovazione richiede risorse di investimento, ed è compito delle istituzioni avviare percorsi di costante rinnovamento e promuovere l’innovazione tecnologica come leva fondamentale per la crescita”. A dirlo Valentino Valentini, viceministro al ministero delle Imprese e del Made in Italy, in un messaggio di ringraziamento all’Associazione nazionale giovani innovatori, in occasione dello Young Innovators Business Forum presso la sede della Borsa di Milano a Palazzo Mezzanotte.

“Il governo – ha assicurato – ha operato e continuerà ad operare interventi a favore dei giovani innovatori. Citiamo ad esempio gli esoneri di pagamento delle imposte nei confronti delle camere di commercio per le startup innovative, l’accesso gratuito e semplificato al fondo di garanzia per le pmi, l’introduzione del Fondo nazionale innovazione e le deroghe alla disciplina societaria ordinaria per le startup”.

“Il Ministero delle Imprese del Made in Italy – ha sottolineato – considera l’innovazione come la massima espressione del Made in Italy 4.0 e 5.0. Tra le nostre misure, vorrei mettere in evidenza Smart & Start, un incentivo che sostiene la nascita e la crescita delle startup innovative di piccole dimensioni ad alto contenuto tecnologico. Questo stimola una cultura imprenditoriale legata all’economia digitale, valorizzando i risultati della ricerca e incoraggiando il rientro dei cervelli dall’estero. Desidero citare anche il Decreto Legge Made in Italy, che punta a rafforzare tutte le nostre filiere promuovendo le eccellenze del nostro territorio in coerenza con i principi della sostenibilità e della transizione digitale. Inoltre, non basta solo saper innovare, è importante anche proteggere l’innovazione e trasformare idee innovative in nuove realtà di business attraverso la registrazione dei brevetti. Nel 2022, le aziende e gli inventori italiani hanno depositato presso l’Ufficio europeo dei brevetti 4.864 domande, quasi un record rispetto alle 4.920 domande del 2021. Questo è un buon punto di partenza, ma il mio auspicio è che supereremo le 5.000 domande e lavoreremo insieme per tradurre l’eccellenza scientifica e l’ingegnosità italiana in valore economico, riuscendo a eguagliare, se non superare, i nostri colleghi europei”.

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WhatsApp web down, problemi per Facebook e Instagram

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L'app non funziona nella versione web per circa un'ora, problemi anche per i social

Problemi per WhatsApp, in particolare per la versione web che risulta down, con la difficoltà ad inviare e ricevere messaggi attraverso pc. Problemi anche per Facebook e Instagram, in un pomeriggio complicato apparentemente per tutta la galassia Meta. Il sito downdetector.it, che segnala anomalie e guasti in rete, evidenzia un’impennata di segnalazioni in Italia a partire dalle 16.30 circa per le varie piattaforme. WhatsApp e i social hanno ripreso a funzionare correttamente dopo circa un’ora, attorno alle 17.20.

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Scontro ai vertici Fimer: vecchio Cda accusa “con noi azienda salva”

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E’ scontro aperto ai vertici del gruppo Fimer sul destino dell’azienda di Terranuova Bracciolini, nel Valdarno aretino, quarto al mondo per inverter fotovoltaici la cui crisi sarà al centro domani di un tavolo convocato dal Mimit. Al j’accuse di sabato scorso, da parte degli azionisti Fimer, risponde oggi il vecchio Cda criticato per l’incapacità nel “traghettare la società fuori dalla crisi”, e revocato per questo il 17 aprile scorso. Una lunga e dettagliata nota che rovescia di fatto contestazioni e responsabilità in una vicenda complicata che vede ora, tra diretti e indotto non meno di 570 lavoratori a rischio.

“Non corrisponde al vero quanto riferito dagli azionisti: se non avessero revocato il nostro Cda, Fimer oggi sarebbe stata salva, il concordato sarebbe andato a buon fine e il futuro dell’azienda sarebbe stato ben diverso da quello che oggi si prospetta a causa, esclusivamente, di quanto accaduto a partire dal 3 aprile in poi, e ciò anche in considerazione del decreto del Tribunale di Arezzo del 5 giungo scorso”, scrivono Claudio Roberto Calabi, Francesco Di Giovanni e Alvise Deganello che puntano il dito anche e soprattutto contro la decisione presa dagli azionisti della società, nei giorni scorsi, di rompere le trattative con Greybull che aveva formalizzato una offerta per il rilancio del sito.

“Offerte che sarebbero state sommate all’ingente importo già necessario per soddisfare i creditori concordatari, 50 mln, e a quelle che saranno necessarie per riportare un equilibrio produttivo e finanziario alla torturata Fimer”, si legge nella nota. “In altre parole, agli azionisti non sembra interessare la favorevole soluzione del concordato se questa non passa soprattutto per la soddisfazione degli azionisti stessi (ovvero coloro che hanno provocato le condizioni che hanno imposto il ricorso alla procedura di concordato nel dicembre 2021”, dice ancora il vecchio Cda.

Oltre a quella di Mc Laren/Greybull, tra le altre offerte sul tavolo che il vecchio board si trovò a vagliare, riassume ancora la nota, c’erano quella cosidetta M
attarelli, che prevedeva l’acquisto di un ramo di azienda ma che gli stessi azionisti “non ritenevano nè affidabile nè di interesse”; e l’offerta Fintechno supportata da Clementy che però “non furono in grado di dimostrare di avere alcuna risorse finanziaria nonostante fosse stata richiesta a più riprese”.

L’offerta Greybull invece, dettaglia la nota, oltre ad una “due diligence accurata”, una chiara “comprensione delle sfide commerciali e industriali da affrontare”, una “solida e inconfutabile dimostrazione da parte di una primaria banca internazionale di risorse finanziarie a disposizione degli investitori associati all’operazione associò anche una “dichiarata disponibilità a trovare un accordo con gli azionisti” e “un rilevante importo finanziario diretto e indiretto di qualche decina di mln di euro”. Ma l’esito, ribadiscono, “non fu favorevole”.

Da qui dunque le affermazioni “davvero scorrette e lesive” da parte degli azionisti che, accusa ancora il vecchio Cda, “volevano ancora ritenersi liberi di continuare a negoziare i termini di un accordo con i potenziali investitoti all’epoca di loro interesse e nonostante il Tribunale di Arezzo avesse imposto di prendere una decisione entro il 31 marzo scorso (data oltre la quale sarebbero decadute sia l’offerta di McLaren/Greybull che quella di Mattarelli ma non quella di Clementy che rimandava i suoi impegni a date successiva a a quella imposta dal Tribunale).

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Sciopero tlc, adesione fino all’80%. Sindacati, governo ci convochi

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“L’immagine del disastro: aziende che trascorrono le giornate a ridurre i perimetri occupazionali e a far scempio di diritti e salari”. Lo dice Riccardo Saccone, segretario nazionale Slc Cgil, riassumendo così lo scenario odierno delle telecomunicazioni in Italia nella giornata dello sciopero indetto dai sindacati che ha riscosso punte di adesione all’80%. In occasione del primo sciopero nazionale dell’intero settore – dunque trasversale ai comparti rete, telco e customer – migliaia di lavoratrici e lavoratori di tutta la penisola sono scesi in piazza Santi Apostoli a Roma, allo slogan di “Riprendiamoci il futuro”. “Una volta le telecomunicazioni erano sinonimo di modernità, invece oggi il settore è stato sfruttato dalla finanza che – continua il segretario Slc Cgil – ha trattato le nostre aziende come dei bancomat, ossia luoghi da depredare”.

“Oggi c’è stata una grande partecipazione alla manifestazione indetta nella giornata della sciopero nazionale, la piazza S. Apostoli era piena: di qui rinnoviamo l’invito al governo ad aprire un tavolo di confronto con le parti sociali per entrare nel merito dei problemi strutturali del settore delle telecomunicazioni” spiega il segretario generale della Uilcom Salvo Ugliarolo conversando con l’Adnkronos. Un settore che, spiega, “pensiamo sia strategico per il paese e l’auspicio è che anche in Italia si possa difendere e valorizzare anche per la spinta che puo’ imprimere nell’ambito della digitalizzazione”.

Purtroppo, secondo il sindacalista, dal governo “fin qui sono arrivate enunciazioni ma fatti inesistenti. Le tlc – sottolinea – meritano la giusta attenzione e speriamo che dopo questa importante mobilitazione si possa apire un sano confronto per affrontare i problemi di un settore che è molto frammentato e dove la rincorsa al prezzo più basso ha depauperato la marginalità”.

“Alla fine – prosegue Ugliarolo – le aziende sono tutte in perdita e tutte in un modo o in un altro dimostrano di essere in sofferenza anche perché in questo settore gli investimenti sono onerosi: da Vodafone che annuncia esuberi a Windtre che cede una parte dell’infrastruttura a un fondo svedese e poi c’è il problema di Tim che si trascina da tempo con la volontà di separare l’infrastruttura dai servizi con tutte le incognite sull’occupazione che cio’ comporta”.

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Biodiesel per aerei, fino a 8.800 maiali (morti) per volo da Parigi a New York

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L'uso crescente di grassi animali per biocarburanti sempre più insostenibile, l’alert di Transport & Environment

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Per un volo da Parigi a New York potrebbero servire in futuro fino a 8.800 maiali morti. Questa sarebbe la quantità di suini necessaria a ricavare i grassi animali con cui produrre il carburante utile per far volare su quella tratta un aereo alimentato al 100% da biodiesel. Se gli animal fats dovessero diventare la principale materia prima per produrre Sustainable Aviation Fuels (SAF), i cosiddetti “carburanti sostenibili per l’aviazione”, il crescente uso di grassi animali per alimentare il trasporto aereo e su strada, in Europa, diverrà insostenibile: a dimostrarlo è un nuovo studio pubblicato da Transport & Environment (T&E).

Secondo il gruppo ecologista serve maggiore trasparenza affinché i consumatori sappiano cosa finisce (e cosa potrebbe finire nei prossimi anni) nei loro serbatoi, nonché cosa alimenta i loro voli.

L’uso di biodiesel a base di grassi animali è raddoppiato negli ultimi dieci anni ed è 40 volte superiore rispetto al 2006. I legislatori europei hanno promosso questo sottoprodotto della zootecnia intensiva come una soluzione per ridurre la carbon footprint dei carburanti per il trasporto: si è partiti dalle automobili fino a estendere l’impiego di questi prodotti anche agli aerei e, in misura minore, alle navi. Tuttavia, il primo limite da affrontare è la scarsità di questi residui dell’industria della carne. I grassi animali sono necessari (e difficilmente sostituibili) per l’industria del pet food, dei saponi e della cosmesi; ma quasi la metà di tutti i grassi animali europei, attualmente, è destinata alla produzione di biodiesel, e da qui al 2030 il consumo di biocarburanti prodotti con questa materia prima potrebbe triplicare, innescando una forte competizione tra diversi settori.

Inoltre, va ricordato che si tratta dello scarto di un’industria, quella della zootecnia intensiva, a sua volta insostenibile in termini di emissioni di gas serra e le cui dimensioni e la cui produzione necessitano di essere radicalmente ripensati, se si vuole proteggere il clima. In prospettiva, i biocarburanti prodotti dai grassi animali si rivelano quindi una soluzione non scalabile e insostenibile per la decarbonizzazione dei trasporti.

Carlo Tritto, policy officer di T&E Italia, osserva: “Così come gli oli esausti da cucina, anche i grassi animali risultano essere potenzialmente fraudolenti. Queste materie prime sono scarse e necessarie in altre industrie a maggior valore aggiunto, come quella del pet food o della cosmesi. Impiegarle per la produzione di biocarburanti non è una soluzione scalabile né tanto meno sostenibile, in quanto spinge i settori concorrenti all’uso di feedstock alternativi e assolutamente negativi da un punto di vista ambientale e climatico, come ad esempio l’olio di palma. In tal senso la strategia italiana di puntare sui biocarburanti come soluzione per la decarbonizzazione dei trasporti appare fallace. Ci auguriamo che il Governo, specialmente nel contesto della revisione del PNIEC, non voglia avallare quelle che appaiono, a tutti gli effetti, frodi deliberate”.

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Economia

Si avvicina la scadenza per l’adesione alla rottamazione quater, ma non per tutti

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Si avvicina la scadenza del 30 giugno per presentare la domanda di adesione alla rottamazione quater prevista dalla Legge di Bilancio 2023, ma il termine ultimo slitta al 30 settembre per le cittadine e i cittadini colpiti dall’alluvione in Emilia Romagna, nelle Marche e in Toscana

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Chi ha intenzione di mettersi in regola con il Fisco beneficiando della rottamazione quater ha tempo fino alla scadenza del 30 giugno 2023, inizialmente fissata al 30 aprile, per presentare la domanda di adesione all’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Fanno eccezione i contribuenti che hanno la residenza, la sede legale o la sede operativa nelle zone dell’Emilia Romagna, delle Marche e della Toscana colpite dall’alluvione: in questo caso il termine per aderire alla definizione agevolata delle cartelle è il 30 settembre 2023.

A stabilire questo calendario “differenziato” e a definire nel dettaglio i territori interessati è il Decreto Alluvione, DL n. 61/2023.

La data del 30 giugno, o del 30 settembre, segna il termine ultimo per accedere ai benefici della rottamazione delle cartelle introdotta dall’ultima Legge di Bilancio 2023.

Presentando l’apposita richiesta, è possibile definire in maniera agevolata i carichi affidati alla Riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 versando solo l’importo residuo del debito senza sanzioni, interessi di mora, interessi iscritti a ruolo e aggio. Per quanto riguarda le multe stradali e le altre sanzioni amministrative vengono eliminati gli interessi e l’aggio.

Le cittadine e i cittadini interessati a beneficiare di questa misura inserita nella tregua fiscale prevista dall’ultima Manovra devono inoltrare la loro istanza tramite il servizio online disponibile sul portale dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Ci sono due strade per procedere:

In fase di domanda, tra le altre informazioni, è necessario indicare anche le modalità di pagamento prescelte: il versamento delle somme dovute può essere effettuato in un’unica soluzione o in un massimo di 18 rate consecutive.

I contribuenti che richiedono di aderire alla rottamazione quater entro le date di scadenza previste riceveranno dall’Agenzia delle Entrate Riscossione la comunicazione delle somme dovute insieme ai moduli di pagamento e al dettaglio della tabella di marcia dei versamenti da effettuare.

Le indicazioni per procedere arriveranno entro il 30 settembre, mentre per coloro che si trovano nelle zone di Emilia Romagna, Marche e Toscana interessate dagli eventi climatici i tempi si allungheranno fino al 31 dicembre 2023.

Oltre alla scadenza della domanda, da segnare in calendario è anche la data ultima da rispettare per il primo o unico pagamento legato alla rottamazione quater che è fissato al 31 ottobre 2023 e per cui è previsto il canonico termine di tolleranza di 5 giorni.

Anche in questo caso chi ha la residenza, la sede legale o la sede operativa nei territori indicati dal DL n. 61 del 2023 ha tre mesi di tempo in più per procedere.

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