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E’ morto Gigi Riva, la leggenda del calcio aveva 79...

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E’ morto Gigi Riva, la leggenda del calcio aveva 79 anni

Mattarella: "Autentico dolore per scomparsa, uomo di grande serietà e dignità". Malagò: "Un mito, ci ha resi orgogliosi di essere italiani". Gravina: "Ci ha lasciati un monumento nazionale"

Gigi Riva (Afp)

Gigi Riva è morto. Si è fermato il cuore del giocatore simbolo del Cagliari. Rombo di Tuono, il più prolifico attaccante della storia della nazionale italiana, aveva 79 anni. Da ieri era ricoverato in cardiologia all'ospedale Brotzu di Cagliari per un malore.

In sua memoria la Figc ha deciso che verrà osservato un minuto di raccoglimento prima delle gare di tutti i campionati in programma da domani a tutto il fine settimana, così come un minuto di silenzio all'inizio del secondo tempo stasera della Supercoppa. Il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, ha disposto il lutto regionale fino al giorno delle esequie.

"Tanti italiani, e io tra questi, apprendono l’improvvisa notizia della morte di Gigi Riva con autentico dolore. I suoi successi sportivi, il suo carattere di grande serietà, la dignità del suo comportamento in ogni circostanza gli hanno procurato l’affetto di milioni di italiani anche tra coloro che non seguivano il calcio. Esprimo ai familiari il mio cordoglio e un sentimento di sincera vicinanza", ha scritto in una nota il capo dello Stato, Sergio Mattarella.

"Ci lascia un grande sportivo che ha segnato la storia del calcio e della nostra Nazionale. Che la terra ti sia lieve, campione", ha scritto su Fb la premier Giorgia Meloni postando una foto del bomber del Cagliari e della Nazionale italiana di calcio.

"Cosa rappresenta una figura come quella di Gigi Riva? Molto di più di 'Rombo di Tuono' che era una cifra tecnica che ha lasciato il segno anche nei numeri dei gol segnati e anche delle vittorie tutto sommato, ma piangiamo l'uomo, piangiamo comunque il professionista fedele a un calcio che sembra essere il calcio di altri tempi, in parte lo è - ha detto il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, al Tg1 - Io penso che il compito nostro è quello di tenere invece in vita la speranza che il calcio possa mantenere quella dimensione umana, quella dimensione di attaccamento ai colori ai quali teniamo tutti come appassionati di calcio, come tifosi del calcio e l'auspicio penso che si possa concretizzare anche con l'inizio dei lavori per lo stadio di Cagliari che sarà dedicato a Gigi Riva, cercare di coniugare il ricordo con il luogo dove il calcio continua e dove mi auguro continuino anche i sogni di un calcio come quello di Gigi Riva".

"Siamo profondamente addolorati per la scomparsa di un uomo straordinario, incredibile campione in campo e fuoriclasse di eccezionale carisma nelle vesti di dirigente, un esempio di classe e capacità che ha dato voce al senso di appartenenza per il suo Paese. Gigi Riva è stato il simbolo del Cagliari, di una Regione, della Nazionale e di tutto il calcio azzurro", il ricordo del presidente del Coni, Giovanni Malagò. "Ricordo con emozione il momento della consegna del Collare d'oro, la massima onorificenza del nostro movimento, in campo, tra gli applausi infiniti della sua gente, di quel popolo che ha sempre onorato. Rimaniamo orfani di un Mito che ci ha reso orgogliosi di essere italiani", ha aggiunto Malagò. Il presidente del Coni ha invitato "le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate e gli Enti di Promozione Sportiva a far osservare un minuto di silenzio in occasione di tutte le manifestazioni sportive che si svolgeranno in Italia nel fine settimana, per onorare la memoria di Gigi Riva".

“Sono scosso e profondamente addolorato, il calcio italiano è in lutto perché ci ha lasciati un vero e proprio monumento nazionale - le parole del presidente della Figc, Gabriele Gravina - Gigi Riva ha incarnato il mito dell’uomo libero e del calciatore straordinario: il suo orgoglio, la sua classe e il suo senso di giustizia hanno unito generazioni e appassionato milioni di persone. ‘Rombo di Tuono’ ha legato all’Azzurro la sua straordinaria carriera da atleta e da dirigente, grazie a lui abbiamo vinto l’Europeo del 1968 e il Mondiale del 2006. Chi ha avuto, come me, la fortuna di conoscerlo oggi perde un amico e un punto di riferimento importante”. "Faremo di tutto per ricordare Gigi Riva, un grandissimo uomo. A Coverciano ci saranno le bandiere a mezz'asta", ha poi detto Gravina a Tg2Post.

"Perdo un grandissimo amico, abbiamo fatto un lungo percorso di vita insieme. Dal militare a tanti ricordi in nazionale. Una tristezza infinita, sono profondamente addolorato, non riesco a parlare", il ricordo all'Adnkronos di Dino Zoff.

"Da giocatore è stato il più grande attaccante italiano della storia e uno dei migliori al mondo. Io ero un suo grande tifoso, poi ho lavorato con lui in Nazionale, io ct e lui capo-delegazione e ho conosciuto un uomo ancora più grande del calciatore, una persona straordinaria. Se n'è andato via troppo presto, è un grandissimo dispiacere. Ha dato la vita per il calcio, dobbiamo essere tutti grati", le parole all'Adnkronos dell'ex ct della Nazionale Arrigo Sacchi.

"E' una giornata davvero triste, perdiamo uno dei simboli del calcio italiano, un giocatore fantastico e soprattutto un uomo vero, di una rettitudine unica, con la Sardegna nel cuore. E' stata una fortuna averlo conosciuto", ha detto all'Adnkronos Fabio Capello, compagno di squadra di Gigi Riva in Nazionale, ricordando 'Rombo di Tuono'.

La storia di Gigi Riva

Luigi Riva, detto Gigi, era nato a Leggiuno il 7 novembre 1944, da una famiglia dalle origini modeste. Subito si fa notare per le sue spiccate doti da goleador, segnando 66 gol in 2 anni di permanenza con il Laveno Mombello, squadra locale. Era un tipo di attaccante feroce, che appena vedeva la porta avversaria non lasciava scampo. Viene notato dai dirigenti del Legnano, squadra militante in Serie C, che non si lasciano sfuggire l’occasione. I 5 gol in 22 partite complessive sembrano passare sotto traccia, ma c'è poi il controverso passaggio al Cagliari dove fa la storia del club sardo e del calcio italiano. La carriera di Riva è un elogio alla meritocrazia e alla perseveranza, e il suo soprannome 'Rombo di Tuono' lo ha acquisito soltanto nel tempo grazie a Gianni Brera.

E' giudicato uno dei migliori calciatori italiani di tutti i tempi e con la maglia del Cagliari, dal 1963 al 1977, ha giocato 14 stagioni e detiene tuttora il record assoluto di marcature, contribuendo nella stagione 1969-70 alla vittoria del primo e unico scudetto nella storia rossoblù, peraltro laureandosi nell'occasione anche capocannoniere del torneo.

Il 1970 rappresenta l’anno d’oro che consacra definitivamente Rombo di Tuono. Oltre allo scudetto a Cagliari che non si era mai visto, con la sua squadra, forgiata dall’allenatore Manlio Scopigno, e guidata in campo da quell’attaccante letale, con una squadra con calciatori come Albertosi, Niccolai, Nenè, Domenghini, Cera. Calciatori titolari anche in Nazionale, e protagonisti poi anche al Mondiale di Messico ’70. Le successive stagioni allo scudetto storico, Riva sembra un po’ accusare il colpo dovuto ad un grave infortunio che lo tenne fuori per tanto tempo.

Ma ritrova subito la via realizzativa col tempo, contribuendo al quarto posto cagliaritano nella stagione 1971/72 grazie ai suoi 21 gol in 30 partite. La parabola discendente del Cagliari è però ormai compiuta, ma nonostante la corte serrata di altre squadre, Gigi Riva decide di chiudere la carriera al Cagliari e di giurare amore eterno a quell’isola che lo aveva accolto.

Al Cagliari è rimasto sempre legato anche dopo il ritiro, assumendone brevemente la massima carica nella stagione 1986-87 e dal 2019 ne ha ricoperto il ruolo di presidente onorario. Con la Nazionale italiana, di cui è tutt'oggi il miglior marcatore di tutti i tempi in virtù dei 35 gol segnati in 42 presenze totali, si è laureato campione d'Europa nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970. Dal 1990 al 2013 è stato inoltre team manager e capo delegazione.

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Coppa Italia, oggi semifinale ritorno Lazio-Juve: orario e...

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Il match alle 21 allo Stadio Olimpico

Massimiliano Allegri - (Fotogramma)

Si gioca oggi, martedì 23 aprile 2024, la semifinale di ritorno di Coppa Italia tra Juventus e Lazio. Il match, in programma allo Stadio Olimpico di Roma dalle 21, sarà visibile in esclusiva in chiaro su Canale 5, oltre che in streaming su Mediaset Infinity e su SportMediaset.it.

L’andata è terminata 2-0 per i bianconeri. Da una parte c’è chi vede, a portata di mano, la finale numero 22 della sua storia in Coppa Italia. Dall'altra chi, al contrario, sogna una rimonta che sarebbe epica per poi giocarsi il titolo nel proprio stadio. Ciro Immobile, non al meglio, vuole fare un regalo ai suoi tifosi magari stappando la partita come primo marcatore. Al suo fianco agirà nuovamente Luis Alberto, match winner con il Genoa venerdì scorso. Massimiliano Allegri si affida ancora una volta alla coppia delle meraviglie, Dusan Vlahovic e Federico Chiesa, già decisivi allo Stadium.

"Troveremo una Lazio che vorrà fare la partita con grande aggressività. Sta cambiando rispetto alla Lazio di Sarri. Bisogna fare una grande partita, ma non bisogna avere paura. Tutto questo va vissuto con grande voglia e il desiderio di arrivare in finale. Bisogna dare il massimo, poi se saranno più bravi gli altri li applaudiremo", ha affermato il tecnico della Juventus Allegri, alla vigilia del match. "Siamo partiti con l'obiettivo della Champions e la Coppa Italia. Domani (oggi, ndr) capiremo se saremo stati bravi a centrare la finale. Poi in campionato è ancora lunga perché abbiamo tanti scontri diretti", ha aggiunto.

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Milan, Pioli non molla la panchina dopo k.o. derby

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"Ciclo finito? Non lo so, Simone Inzaghi 12 mesi fa sembrava in difficoltà e poi ha fatto tutto questo"

Stefano Pioli

"Ciclo finito? Non lo so, Simone Inzaghi 12 mesi fa sembrava in difficoltà e poi ha fatto tutto questo". Stefano Pioli non molla. L'allenatore del Milan si aggrappa alla panchina rossonera dopo la sconfitta nel derby che ha regalato lo scudetto all'Inter. "E' una sconfitta pesante, ho provato per quanto possibile possibile a rinfrancare i miei giocatori perché dobbiamo finire bene il campionato. Purtroppo ancora una volta non siamo riusciti nemmeno a pareggiare nel derby", dice a Dazn.

"Nel primo tempo loro ci hanno fatto male sul calcio d'angolo del gol, abbiamo creato qualcosa con Rafa poi il raddoppio ci ha complicato ancora di più la partita -prosegue Pioli a Dazn-. La squadra ha lottato ma è mancata anche un pizzico di fortuna perché le situazioni le abbiamo create. L'Inter ha fatto un campionato eccezionale, sono 3-4 anno che ha la rosa più forte mentre noi siamo mancati nella continuità di prestazioni ad alto livello. Questa è la realtà, sia noi che le altre dobbiamo fare dei passi in avanti se questa Inter è così forte".

"Ciclo finito? Non lo so, Simone Inzaghi 12 mesi fa sembrava in difficoltà e poi ha fatto tutto questo. Io sto bene, la squadra ha dei margini di miglioramento. Ora dobbiamo finire bene il campionato e poi a bocce ferme faremo tutte le valutazioni", conclude il tecnico rossonero.

Dalla società, parla l'ad Giorgio Furlani. "Innanzitutto facciamo i complimenti all'Inter. Avremo voluto essere noi e siamo già al lavoro per la prossima stagione. Mancano 5 partite, vogliamo rimanere secondi e abbiamo la testa a questa gare", dice. "Noi facciamo la squadra per vincere, questo era l'obiettivo l'estate scorsa. Abbiamo fatto una grande rivoluzione la scorsa estate, quest'anno sarà un lavoro più leggero e ci riproveremo. L'obiettivo è sempre vincere", aggiunge Furlani che chiude parlando del futuro di Pioli. "L'allenatore del Milan è lui, siamo concentrati nel finire bene la stagione. Le persone che riportano a Jerry Cardinale sono Jeff, Moncada, Zlatan e io. Ne parleremo a fine stagione".

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Djokovic: “Voglio giocare a Roma e punto...

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Il campione serbo: "Spero di poter giocare almeno un'altra partita con Rafa Nadal"

Novak Djokovic

Roland Garros, Wimbledon, le Olimpiadi. Prima, anche gli Internazionali d'Italia. Novak Djokovic fissa gli obiettivi della sua stagione, che ha appena subito uno stop con il forfait a Madrid. 'Nole' si è detto dispiaciuto poi di essersi ritirato dal Mutua Madrid Open, anche se spera di continuare "con capacità" a giocare anche nel 2025 perché sembra "giovane" e con "tanta voglia". "Sto preparando il mio corpo soprattutto per il Roland Garros, Wimbledon, i Giochi Olimpici e gli Us Open, che per me è il blocco più importante di tornei", ha detto il campione serbo ai Laureus Awards, nella capitale spagnola, dove è stato premiato come migliore sportivo. "Ho intenzione di giocare il Masters 1000 di Roma. Quest'anno l'inizio è stato un po' diverso e sto ancora cercando di trovare il livello di tennis perfetto e spero che arrivi al Roland Garros", ha aggiunto il vincitore di 24 tornei del Grande Slam.

Djokovic vede "possibile" vincere l'oro olimpico a Parigi, l'unico titolo che manca al suo palmares da record. "Devi sempre credere che tutto è possibile. I Giochi sono l'evento sportivo più antico e prestigioso e spero di essere lì in forma e in grado di giocare il mio miglior tennis, perché chissà se avrò un'altra possibilità di essere alle Olimpiadi. Ho detto che volevo giocare almeno fino a Los Angeles 2028, ma non si sa mai", ha spiegato Nole. Dopo la rottura con Goran Ivanisevic, Djokovic sta "considerando" l'ipotesi di non avere un nuovo allenatore. "Non ho fretta di prendere una decisione, dopo aver giocato per più di 20 anni e aver avuto squadre e allenatori diversi, sono in una fase in cui mi permetto di considerare questa opzione", ha ammesso.

Djokovic ha segnato un'epoca con altri big assoluti della racchetta. Ora, nel circuito, è rimasto solo lui a difendere la vecchia generazione. Rafa Nadal è alle prese con un complicato rientro dopo un lungo stop per problemi fisici. "Provo molto rispetto per una leggenda come lui, con il quale spero di poter giocare almeno un'altra volta prima che si ritiri. Ho molto rispetto per Rafa, è una brava persona e una leggenda del nostro sport, è il mio rivale più importante. In Australia ho detto che speravo di poterlo vedere in uno o due tornei e spero di riuscirci", ha detto Djokovic. "Potrò giocare con lui almeno una volta", ha dichiarato Djokovic. Il numero uno del mondo ha riconosciuto che "al momento" non è possibile fare "un pronostico" sullo spagnolo, ma ha sottolineato che "è incredibile tutto quello che è riuscito a fare come atleta. Senza dimenticare la sua fondazione, con cui ha ispirato molti giovani in Spagna e nel mondo", ha affermato Nole.

Djokovic ha ricevuto a Madrid il suo quinto Laureus. "È un onore vincere questo prestigioso premio. Quando è stata fondata Laureus, la sua premessa e missione era che lo sport avesse il potere di cambiare il mondo e questo premio è totalmente diverso da tutti gli altri che ho ricevuto nella mia carriera. È scelto da campioni che capiscono cosa devi fare per padroneggiare la tua arte e raggiungere alti livelli in questo sport", ha confessato.

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