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Salute e Benessere

Salute, ‘Il mio biglietto di auguri’ per i 10...

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Salute, ‘Il mio biglietto di auguri’ per i 10 anni della community ‘Io non sclero’

Fino al 3 giugno si può partecipare all'iniziativa online dedicata a chi vive con la sclerosi multipla

Salute, 'Il mio biglietto di auguri' per i 10 anni della community 'Io non sclero'

E' 'Il mio biglietto di auguri' il nome dell'iniziativa al centro della decima edizione del progetto di informazione e sensibilizzazione 'Io non sclero', sviluppato da Biogen e da Fondazione Onda, l'Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, in collaborazione con l'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e con il patrocinio della Società italiana di neurologia (Sin). Fino al 3 giugno sarà possibile partecipare all'iniziativa e seguirla sia sul sito iononsclero.it sia sulla pagina Facebook @IoNonSclero, dove una community di oltre 79mila persone condivide ogni giorno esperienze di vita con la sclerosi multipla, dando ulteriore luce al vero volto di questa malattia neurologica che colpisce circa 137mila italiani, con numeri in crescita - in particolare tra la popolazione femminile - e con un elevato impatto sociale. L'iniziativa porterà alla selezione dei 3 'biglietti di auguri' più rappresentativi, i cui autori saranno nominati Ambassador della numerosa community online e ne diventeranno i portavoce in una serie di attività divulgative.

La grande rete digitale di supporto e condivisione dedicata alla sclerosi multipla (Sm) in 10 anni è cresciuta e si è evoluta, di pari passo con i cambiamenti nella gestione della malattia. "Il decimo compleanno di Io non sclero - afferma Francesco Vacca, presidente nazionale di Aism - ci offre l'occasione di volgere lo sguardo al percorso che è stato fatto e comprenderne l'impatto sulla vita delle persone con Sm. Oggi, grazie ai progressi della ricerca scientifica, è possibile in molti casi tenere sotto controllo la malattia e le persone con sclerosi multipla possono mantenere, nella maggior parte dei casi, una buona qualità di vita, con un'aspettativa non distante da chi non riceve questa diagnosi. Non solo. In questi 10 anni sono stati compiuti importanti progressi anche sul fronte dei diritti delle persone con Sm e nell'approccio alla gestione della malattia, in un'ottica di sempre maggiore personalizzazione. Penso ad esempio al desiderio di maternità e alla gravidanza, che oggi vengono generalmente incoraggiati e supportati tra le donne con Sm. Guardando al futuro, sappiamo che ancora tanto deve essere fatto per migliorare la vita di chi affronta la Sm, con conseguenze positive per tutta la società".

I passi avanti e le sfide future si riflettono nelle tante testimonianze condivise negli spazi digitali di Io non sclero, che restituiscono una fotografia autentica della realtà attuale della Sm: una malattia giovane e sempre più al femminile. Gli ultimi riscontri evidenziati nel Barometro della sclerosi multipla 2023 di Aism confermano che, tra i nuovi casi, si registra in media un rapporto di 2 donne ogni uomo colpito dalla malattia. Uno scenario che ritroviamo anche nella community, composta prevalentemente da donne (86%), con un'attenzione in continua crescita.

"Il percorso personale e professionale delle donne è costellato da progetti e obiettivi che una diagnosi di sclerosi multipla rischia di far crollare, ma che oggi sempre più donne con sclerosi multipla continuano a realizzare, andando oltre gli ostacoli posti dalla malattia - commenta Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda - Le tante storie che abbiamo raccolto in questi 10 anni di Io non sclero lo dimostrano e offrono un racconto a 360 gradi di questa malattia così complessa, mettendo in primo piano la vita. Il nostro impegno è quello di continuare a supportare questa straordinaria community di donne e uomini, dando spazio alla loro voglia di raccontarsi e sottolineando l'importanza della condivisione e del supporto reciproco. Al contempo, siamo convinti della necessità di generare informazione e sensibilizzazione a livello sociale, affinché da un racconto autentico della malattia possa nascere maggiore consapevolezza e inclusione".

Da 10 anni Io non sclero è "al fianco delle persone con sclerosi multipla - sottolinea Giuseppe Banfi, amministratore delegato di Biogen Italia - Siamo partiti da zero, con la convinzione di poter creare uno spazio libero, a disposizione di chi affronta questa malattia neurologica complessa, per condividere esperienze e raccontarsi in modo autentico. La community ci dimostra ogni giorno l'importanza di questo progetto e ci rende sempre più orgogliosi e grati di farne parte. Da anni siamo impegnati nella ricerca di terapie per il trattamento della sclerosi multipla e abbiamo contribuito attivamente a molti dei passi significativi che sono stati compiuti nella gestione di questa malattia. Siamo pienamente convinti che il nostro impegno debba andare oltre l'ambito terapeutico per rispondere a 360 gradi ai bisogni delle persone che affrontano la Sm ogni giorno. Io non sclero è uno straordinario esempio dell'importanza di questo impegno".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Malattie del cuore, in Italia provocano una morte su 3

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Sono la prima causa di mortalità in Italia con oltre 216.000 morti nel 2021 pari al 31% dei decessi complessivi

Una visita dal cardiologo

"Le malattie cardio, cerebro e vascolari, che rappresentano ancora oggi la prima causa di mortalità in Italia con oltre 216.000 decessi nel 2021 pari al 31% dei decessi complessivi avvenuti nel nostro Paese, sono al centro, nelle ultime settimane di un vivace dibattito parlamentare con diverse risoluzioni che evidenziano la necessità di un Piano nazionale dedicato a queste patologie, come sta avvenendo in altri Paesi europei". E' quanto hanno evidenziato gli esperti intervenuti all'evento 'Cardiovascular Health for All - Quali prospettive per l’Italia', realizzata da Meridiano Cardio, la piattaforma di discussione e dialogo sulle patologie cardio, cerebro e vascolari di The European House – Ambrosetti (Teha), in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare per le malattie cardio, cerebro e vascolari.

"Oggi queste patologie hanno impatti importanti in termini di elevate mortalità, incidenza, prevalenza, su cui incidono fattori di rischio e sindromi concomitanti – il rischio di contrarre malattie cardiovascolari, ad esempio si manifesta con una probabilità più elevata nella popolazione con malattie metaboliche (fino a 4 volte maggiore nella popolazione diabetica) – e hanno un significativo 'burden' economico (42 miliardi di euro l’anno tra costi sanitari diretti e costi indiretti)", hanno ricordato gli esperti.

La richiesta di un Piano, "che assicura una visione unitaria e condivisa tra i vari stakeholder", va nella direzione di "migliorare la gestione di questi pazienti e conseguentemente i loro risultati di salute, attraverso una serie di interventi in alcuni ambiti prioritari di intervento". Meridiano Cardio ha individuato 6 ambiti prioritari, tra cui: le attività di prevenzione primaria e secondaria e di diagnosi precoce, l’accesso all’innovazione tecnologica e farmacologica, l’aderenza terapeutica, la telemedicina e gli altri strumenti di sanità digitale, la continuità di cura tra i diversi setting assistenziali e il coinvolgimento ed empowerment del paziente.

“Gli indicatori sono non solo uno strumento di monitoraggio ma anche uno strumento di indirizzo e programmazione. Se non definiamo per ciascun ambito di intervento degli indicatori di monitoraggio, non sapremo mai se le azioni implementate a livello locale e regionale abbiano consentito un miglioramento dello stato di salute della popolazione e di migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema. – ha affermato la Senatrice Elena Murelli, Promotrice dell’Intergruppo Parlamentare per le malattie cardio, cerebro e vascolari. Gli indicatori, infatti, misurando i cambiamenti che si verificano nei fenomeni che osserviamo, permettono di orientare i processi decisionali".

Negli anni sono stati sviluppati numerosi indicatori riferiti alle patologie cardio, cerebro e vascolari da parte di Agenas con il Piano Nazionale Esiti e il monitoraggio della Rete cardiologica, e del Ministero della Salute, attraverso il Nuovo sistema di garanzia (Nsg) per il monitoraggio dell'assistenza sanitaria. Il Gruppo di lavoro di Meridiano Cardio ha censito un totale di 75 indicatori, ben 46 riguardano l’ambito cardiologico, 20 l’ambito vascolare e 9 l’ambito cerebrovascolare. Focalizzando l’attenzione sull’ambito cardiologico, che è stato oggetto dell’incontro, 32 indicatori si riferiscono all’ambito ospedaliero, vale a dire alle procedure cardio-chirurgiche e alla gestione dell’Ima in fase acuta, e 14 al territorio, alla gestione della fase post-infarto e dello scompenso cardiaco.

"La rete dell’infarto miocardico acuto in Italia funziona garantendo circa 600 interventi di angioplastica per milione di abitanti in modo abbastanza omogeneo sul territorio nazionale e questo anche grazie al Piano nazionale esiti di Agenas che ha stimolato l’implementazione della rete e delle procedure in urgenza - ha aggiunto Giuseppe Musumeci, coordinatore Scientifico del Gruppo Tecnico per l’elaborazione di proposte per l’attuazione e l’evoluzione della rete cardiologica per l’emergenza di Agenas - Gli attuali indicatori che riguardano gli interventi sulle valvole cardiache non tengono però conto della recente introduzione delle tecniche mini-invasive (Tavi e clip mitraliche) operate dai cardiologi interventisti alternative alle tecniche tradizionali di cardiochirurgia. È fondamentale quindi implementare degli indicatori di volume ed esiti di queste tecniche mini-invasive in modo da poter distinguere le due tipologie di interventi e monitorare gli outcome di questi interventi (che attualmente sono circa un terzo delle procedure totali) per garantire volumi ed esiti eccellenti ed omogenei sul territorio nazionale”.

"Recentemente il gruppo tecnico di Agenas, partendo dai risultati positivi ottenuti dalla rete dell’urgenza cardiologica, ha individuato 4 nuovi indicatori per migliorare i risultati oggi meno incoraggianti nella gestione del paziente dopo l’evento acuto. Sono infatti rilevanti: l’individuazione dei pazienti ad alto rischio ischemico residuo, in particolare quelli con ridotta funzione cardiaca, l’avvio a un programma di riabilitazione cardiaca e il raggiungimento del target lipidico - ha affermato Fabrizio Oliva, presidente di Anmco - Nell’ambito dello scompenso cardiaco oltre al mantenimento dell’indicatore di processo riguardante l’ospedalizzazione sarebbe importante monitorare l’utilizzo dei trattamenti farmacologici raccomandati che hanno dimostrato di modificare positivamente la prognosi di questi pazienti".

Dalla mappatura realizzata da Meridiano Cardio, "si rileva nuovamente come l’assistenza territoriale sia sottodimensionata in termini di indicatori monitorati. Dopo la recente introduzione di indicatori di prevenzione secondaria, continuano a mancare indicatori relativi alla diagnosi precoce, all’aderenza terapeutica e alla telemedicina – ha sottolineato Pasquale Perrone Filardi, presidente di Società italiana Cardiologia - L’individuazione anche per questi ambiti di indicatori misurabili che guardino a screening cardiologici, semplificazione delle terapie – anche attraverso il ricorso alle associazioni fisse - e utilizzo della telemedicina, è fondamentale per migliorare la gestione dei pazienti e contribuire alla sostenibilità del Ssn".

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Diete vegetariana e vegana più sostenibili di mediterranea:...

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Minori effetti su ambiente e spesa per l’esclusione della carne e del pesce

Diete vegetariana e vegana più sostenibili di mediterranea: indagine Altroconsumo

La dieta vegetariana e quella vegana generano un impatto minore sull’ambiente rispetto alla dieta mediterranea e sono anche maggiormente sostenibili sul piano economico, data l’esclusione di carne e pesce. Sono i principali risultati di un’indagine condotta da Altroconsumo sulla sostenibilità di tre diverse diete: mediterranea, vegetariana e vegana. La dieta giusta - spiega una nota - può quindi prevenire malattie anziché curarle, ma anche ridurre il proprio impatto ambientale proprio consumando alimenti più sostenibili, valorizzando al massimo i prodotti vegetali e stagionali e riducendo il consumo di carne e di latticini, visto che la loro produzione genera una ingente quantità di gas serra. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite di dicembre 2023, la filiera alimentate è infatti responsabile del 30% delle emissioni di gas serra e queste sono causate al 60% circa dai prodotti animali.

Altroconsumo ha quindi chiesto a un nutrizionista di costituire tre diete equilibrate dal punto di vista nutrizionale per un individuo medio con un apporto calorico giornaliero di 2 mila kcal. Sulla base degli alimenti e delle quantità fornite per ciascuna dieta, è stato calcolato il costo e l’impatto ambientale delle diete per poi metterle a confronto. Secondo le analisi condotte da Altroconsumo una persona adulta che segue la dieta mediterranea ogni settimana produce 15 kg di CO₂ equivalente, e consuma 19 mq di suolo e 1.880 litri di acqua. La dieta vegana, invece, è quella che complessivamente ha il minor impatto ambientale. Infatti, pesa il 32% in meno di quella mediterranea e il 18% in meno di quella vegetariana. Questo perché non prevede alimenti di origine animale e si basa sul consumo di cereali, legumi, verdura e frutta (fresca e secca), oli e bevande vegetali e semi. Infatti, una persona adulta che segue la dieta vegana ogni settimana produce 8 kg di CO₂ equivalente, consuma 15 mq di suolo e 1.810 litri di acqua.

La dieta vegetariana, rispetto a quella vegana, che prevede anche uova e latticini, consuma però più acqua, anche rispetto alla dieta mediterranea, per la presenza di formaggi. Infatti, un adulto che segue la dieta vegetariana ogni settimana produce 11 kg di CO₂ equivalente, 17 mq di suolo e 1.980 litri di acqua. Il regime alimentare più economico è quindi quello vegetariano. Infatti, il costo settimanale della spesa vegetariana è di 53 euro circa. Meno di quanto spende chi segue la mediterranea che deve mettere in conto 63 euro circa a settimana, il 17% in più. Per i vegani, il costo della spesa settimanale è simile a quella dei vegetariani, 54 euro, mentre quella mediterranea costa il 15,5% in più. I vegani spendono di più per le alternative vegetali alle proteine, prodotti che incidono per il 16% sulla spesa settimanale, oltre a frutta e verdura che rappresentano il 45% della spesa.

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Il sondaggio, salute importante per 1 italiano su 2 anche...

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Costabile (Luiss): "Indicazioni su come affrontare le diverse sensibilità generazionali"

Il sondaggio, salute importante per 1 italiano su 2 anche tra le nuove generazioni

Per la metà della popolazione italiana è importante occuparsi della salute, ma c’è un inedito picco anche tra le giovani generazioni che, forse per la prima volta nella storia, se ne preoccupano tanto quanto i loro genitori. Un’eredità del Covid, probabilmente che, di certo, ha cambiato il concetto stesso di salute: fisica, mentale e relazionale (affettiva e sociale). Un concetto a più dimensioni il cui peso cambia in ragione delle generazioni. È quanto emerge da una ricerca realizzata dalla Luiss (Centro di Ricerca Luiss – X.Ite su tecnologie e comportamenti di mercato) in collaborazione con Merck Italia e presentata a Roma nella sede dell’Università, in occasione del convegno ‘Emerging healthcare trends. A closer look across generations’.

“Il concetto di salute è cambiato in ragione dell'età – sottolinea Michele Costabile, direttore Centro di ricerca Luiss – X.Ite su tecnologie e comportamenti di mercato - Si sono moltiplicati i tipi di salute che ricevono attenzioni e generano ansie, con intensità diverse per le differenti generazioni. Abbiamo quindi esaminato a fondo queste differenze per suggerire a imprese attente, come Merck, ma anche a decisori istituzionali, come affrontare le diverse sensibilità generazionali verso le differenti forme di salute. Siamo di fronte a un cambiamento esponenziale nelle tecnologie che la filiera dell’healthcare rende disponibili, anche e soprattutto sui mercati di consumo. Comprendere attese, resistenze, timori e speranze di consumatori sempre più differenziati per età (e generazioni) è quindi un passaggio obbligato per fare in modo che il potenziale di innovazione tecnologica si traduca in valore sociale e in maggiore salute e benessere".

L’analisi sistematica degli studi esistenti è stata integrata da una raccolta dati, condotta tra gennaio e febbraio 2024 su 3 mila intervistati, che affronta un’ampia gamma di argomenti e tendenze dei consumatori sul tema salute - per esempio, stato di salute, apertura verso le nuove tecnologie, fonti di informazioni - evidenziando come le diverse generazioni adattino i propri comportamenti di salute in base ai propri valori e bisogni. “Il nostro impegno per un futuro sostenibile - osserva Ramon Palou de Comasema, presidente e amministratore delegato Healthcare di Merck Italia - va oltre il semplice ascolto dei bisogni delle diverse generazioni: rappresenta un invito a dar vita tutti insieme a una società più sana, inclusiva e felice. Per fare ciò, è importante favorire il dialogo e lo scambio di esperienze tra i diversi gruppi generazionali: in questo modo si può colmare ogni distanza e generare un mix virtuoso di conoscenze e visioni in grado di creare un valore inestimabile. Attraverso la comprensione, il confronto e la collaborazione, vogliamo favorire un approccio alla salute che risponda alle esigenze di ogni generazione”.

La salute è intesa soprattutto come salute fisica (30%) e mentale (24%) - si legge in una nota - Una parte importante riveste il benessere familiare (21%) mentre più contenuto è il ruolo di benessere sociale e professionale (13% e 12%). Una differenza tra le generazioni più anziane e quelle più giovani riguarda l’importanza che viene attribuita alle diverse componenti di salute: se per i boomer (60-70 anni) e la generazione X (44-59 anni) salute fisica e familiare vengono messe al primo posto, quando si passa alla generazione Y (28-43 anni) e Z (18-27 anni) il benessere mentale, sociale e professionale sono sicuramente annoverati tra gli aspetti più considerati per sentirsi in buona salute.

Differenze generazionali importanti si ritrovano anche nella valutazione del proprio stato di salute. Se per le generazioni più anziane lo stato di salute mentale e sociale è considerato buono, stessa cosa non può dirsi per i più giovani, che invece riportano una migliore salute fisica, a eccezione delle conseguenze del Covid. La pandemia ha infatti colpito maggiormente la salute dei giovani: il 35% della generazione Z ha dichiarato che il covid ha influenzato moltissimo la percezione dello stato di salute contro il 22% dei Boomers. In assoluto gli italiani nel post pandemia si dimostrano sempre più attenti alla propria salute che. Per la maggioranza, indirizza è capace di indirizzare le proprie scelte, presenti e future, in un’alleanza tra alimentazione equilibrata, sonno e cura di sé, in maggior misura dalle generazioni più anziane rispetto alle più giovani.

Terapia psicologica e pausa dalla tecnologia sono esigenze di salute più frequentemente sentite dalle generazioni più giovani. La pausa dalla tecnologia è una necessità più frequente nella Gen Y (59,5%) con proporzioni analoghe per Gen X e Gen Z, rispettivamente 56,5% e 50%. L’atteggiamento verso la tecnologia varia nelle diverse generazioni e per i diversi tipi di tecnologia. Più della metà degli intervistati esprime un giudizio favorevole sull’utilizzo di cartella clinica elettronica (61%) e dispositivi indossabili (51%), meno frequenti sono invece le opinioni favorevoli sull’uso di telemedicina (45%) e intelligenza artificiale (39%). In genere, le generazioni più anziane tendono ad essere meno pronte all’impiego di nuove tecnologie nella cura della salute. Il gradiente generazionale è più marcato per l’uso dell’intelligenza artificiale (accettato dal 45% dei Gens Z e dal 30% dei Boomers) e dei dispositivi indossabili (58% e 42%), rispetto a telemedicina (45% e 40% d) e cartella clinica elettronica (65% dei Gens Z e 55% dei Boomers).

Punto in comune per tutti - riporta la nota - è la fonte di informazione per la salute. Circa il 75% degli intervistati dichiara di rivolgersi in prima battuta al proprio medico di base o specialista per informazioni riguardo la propria salute. Percentuale che sale fino all’88.3% per i rispondenti più senior (Boomer) e si riduce a circa il 70,8% per le Generazioni Y e Z. La seconda fonte più utilizzata in Italia è Internet, nonostante sia ritenuta molto o estremamente affidabile solo dal 16,7% del campione. Solo la generazione dei Boomer sembra favorire il farmacista alla ricerca di informazioni online.

Rispetto alle valutazioni di affidabilità delle fonti le generazioni sono concordi nel ritenere il farmacista molto o estremamente affidabile, secondo solo al medico di base o specialista. Al contrario, Internet è ritenuto poco o per niente affidabile dal 40,3% degli intervistati. Questa percentuale aumenta per la generazione di boomer (49,1%), e si riduce progressivamente fino alla Gen Z (35.7%). Solo Gen Z, invece, dichiara di utilizzare Chat Gpt (5.7%) più dei mezzi tradizionali come radio e televisione (4.6%). A fidarsi di più delle risposte da parte dell’AI Generativa la Gen Y (15.8%), la Gen Z (14%), la Gen X (11.4%) e infine i Boomer (5.4%).

I social media, infine, sono la fonte di informazione ritenuta meno affidabile da tutti i rispondenti (65%). Un punto di forza della ricerca è stata l’analisi della generazione Alpha, quella dei nati a partire dal 2010, la cui percezione sul tema salute non era stata precedentemente approfondita dalle analisi condotte sul territorio nazionale. Secondo i genitori della generazione Alpha (6% Gen Z, 45,2% Gen Y, 45,7% Gen X, 3,1% Boomer), la loro salute comprende innanzi tutto la componente fisica, seguita dalla salute mentale, il benessere familiare e sociale, ed infine dal successo scolastico. Gen X e Boomers attribuiscono un peso molto più simile a salute fisica e mentale quando fanno riferimento ai propri figli che non quando rispondono per sé stessi. Il 33,6% dei genitori della Gen Alpha ritiene che la pandemia abbia influenzato molto la percezione di salute del figlio e l'integrazione di intelligenza artificiale, telemedicina, dispositivi indossabili e cartella clinica elettronica per i propri figli è vista più favorevolmente che per sé stessi.

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