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Gaza, strage di civili in coda per cibo. Pressing su...

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Gaza, strage di civili in coda per cibo. Pressing su Israele per cessate il fuoco

Oltre 100 morti tra la folla in attesa degli aiuti, le forze armate israeliane respingono le accuse: "Un incidente. Civili travolti dalla calca". Biden sente Qatar e Egitto

Feriti in ospedale

Oltre 100 morti, centinaia di feriti. La strage di civili Gaza, stavolta durante la distribuzione di aiuti, è l'ennesima pagina nera della crisi in Medioriente in un quadro in cui l'accordo tra Israele e Hamas diventa sempre più complesso. Israele respinge le accuse mentre scorrono le immagini del caos alla rotonda di Nabulsi in Al-Rashid Street. Migliaia di persone stremate attorno ai camion che distribuiscono aiuti all'alba. I soldati israeliani aprono il fuoco, i camion si mettono in marcia. Nel marasma, oltre 100 morti, con molte persone travolte dai mezzi pesanti.

La versione di Israele

Le forze di difesa israeliane hanno sparato colpi di avvertimento nel tentativo di disperdere la folla che si era avventata contro un convoglio di aiuti nel nord della Striscia di Gaza, "non c'è stato alcun raid", dice il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, in una conferenza stampa a Tel Aviv, durante la quale propone la ricostruzione dei fatti.

"L'Idf ha coordinato un convoglio di 38 camion per fornire ulteriore assistenza umanitaria ai residenti del nord di Gaza", dice Hagari, secondo cui mentre gli aiuti si avvicinavano ai gazawi, "a migliaia si sono precipitati sui camion, alcuni hanno iniziato a spingere violentemente e a calpestare altri gazawi fino alla morte, saccheggiando le forniture umanitarie".

Ammesso che "lo sfortunato incidente ha provocato decine di morti e feriti", il portavoce precisa: "I nostri carri armati erano lì per proteggere il corridoio umanitario per il convoglio di aiuti. I nostri droni erano presenti per fornire alle nostre forze un'immagine chiara dall'alto. Alle 4.45 del mattino, una folla ha teso un'imboscata ai camion degli aiuti, fermando il convoglio". Hagari mostra un video con le immagini dei carri armati dai quali i soldati "cercano cautamente di disperdere la folla con colpi di avvertimento... quando le centinaia di gazawi sono diventate migliaia e la situazione è sfuggita di mano, il comandante ha deciso di ritirarsi per evitare di colpire le migliaia di gazawi che si trovavano lì".

"Si può vedere quanto fossero cauti quando facevano marcia indietro. Stavano indietreggiando in modo sicuro, rischiando la propria vita, senza sparare alla folla", dice ancora il portavoce, assicurando: "Le Idf operano secondo le regole di ingaggio e il diritto internazionale. Nessun raid è stato condotto contro il convoglio". E ricorda che operazioni del genere sono state condotte "nelle ultime quattro notti, senza alcun problema", ribadendo infine che "la nostra guerra è contro Hamas, non contro il popolo di Gaza".

La condanna di Guterres

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres "condanna l'incidente avvenuto oggi nel nord di Gaza, in cui più di cento persone sono rimaste uccise o ferite mentre cercavano aiuti salvavita" e ribadisce la necessità di un cessate il fuoco immediato, come dice un portavoce. Secondo Guterres "i civili disperati di Gaza hanno bisogno di aiuto urgente, compresi quelli del nord assediato, dove le Nazioni Unite non sono state in grado di fornire aiuti per più di una settimana".

Il segretario generale "ribadisce il suo appello per un immediato cessate il fuoco umanitario e per il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e chiede ancora una volta misure urgenti affinché gli aiuti umanitari" arrivino a Gaza. possano arrivare a Gaza e attraversarla per tutti coloro che ne hanno bisogno". Guterres infine si dice "sconvolto dal tragico bilancio umano del conflitto a Gaza, in cui sono state uccise più di 30.000 persone e ferite oltre 70mila".

Biden: "Urgente la conclusione dei negoziati"

Joe Biden ammette che la strage di palestinesi a Gaza complicherà i negoziati, anche se afferma di "non avere ancora una risposta" su cosa sia effettivamente successo. A chi gli chiede se si aspetta ancora il cessate il fuoco entro lunedì, il presidente risponde: "La speranza è l'ultima a morire, sono stato al telefono con persone nella regione, probabilmente non lunedì, ma ho speranza". Ed alla domanda se teme che quello che è successo a Gaza possa complicare il quadro dei negoziati ha poi risposto: "Lo so che lo farà".

Riguardo alla dinamica dell'incidente, Biden dice che "stiamo controllando in questo momento, ci sono due versioni contrastanti di quello che è successo, non ho ancora una risposta".

Il riferimento è al fatto che mentre le autorità di Gaza hanno detto che gli israeliani hanno aperto il fuoco contro i palestinesi in attesa degli aiuti alimentari, uccidendo 104 persone e ferendone 280. Gli israeliani, pur ammettendo di aver aperto il fuoco colpendo 10 palestinesi, sostengono che la maggioranza delle vittime è stata provocata dalla calca e dai camion presi d'assalto che hanno perso il controllo.

Biden, intanto, scavalca il premier israeliano Benjamin Netanyahu e si muove autonomamente sul fronte diplomatico con un colloquio con l'emiro del Qatar, Tamim Bin Hamad Al-Thani. I due leader sottolineano che "il tragico e allarmante incidente" di Gaza" evidenzia l'urgenza di arrivare a una conclusione dei negoziati al più presto possibile e di ampliare il flusso dell'assistenza umanitaria a Gaza".

Biden parla anche con il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, con il quale concorda che "il rilascio degli ostaggi risulterebbe in cessate il fuoco immediato e sostenibile a Gaza per un periodo di almeno sei settimane", come riferisce la casa Bianca in una nota, nella quale si sottolinea che il presidente ringrazia la leadership di al Sisi "per la consegna di aiuti umanitari a Gaza". I due presidenti evidenziano come "un periodo di calma prolungata possa essere reso più duraturo, l'aumento dell'assistenza umanitaria e di come il cessate il fuoco potrebbe assicurare che questa arrivi ai civili in difficoltà in tutta la Striscia".

"Troppi palestinesi sono morti" nella strage di Gaza e gli Stati Uniti "stanno facendo pressione per avere risposte" da Israele, aggiungeo il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller, secondo cui "due cose sono chiare: basta guardare le riprese aeree per concludere subito che la situazione è incredibilmente disperata. La gente si accalca su questi camion perché ha fame, perché ha bisogno di cibo, perché ha bisogno di medicine e di altra assistenza. E questo ci dice che dobbiamo fare di più per far arrivare l'assistenza umanitaria".

Meloni: "Sgomento per spari su civili a Gaza, accertare responsabilità"

Anche l'Italia prende posizione. "Ho appreso con profondo sgomento e preoccupazione la drammatica notizia di quanto accaduto a Gaza", dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. "È urgente che Israele accerti la dinamica dei fatti e le relative responsabilità. Le nuove e numerose vittime civili impongono di intensificare immediatamente gli sforzi sui negoziati in atto per creare le condizioni per un cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi".

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Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...

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"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"

Guido Crosetto

"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.

"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.

"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.

"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".

A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".

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India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...

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L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"

(AFP)

L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.

Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.

Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".

L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".

Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".

Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.

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G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...

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Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri

"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.

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