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Cronaca

Migranti, Geo Barents verso La Spezia salva altre 61 persone

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Altro salvataggio in mare della Geo Barents che stava facendo rotta verso La Spezia, porto di sbarco assegnato ieri dopo il soccorso 69 persone in acque internazionali a largo della Libia. Sessantuno i migranti soccorsi oggi, tra cui 13 donne e 24 minori, con un bimbo di meno di un anno. A bordo della nave di Medici senza Frontiere sono adesso in 130. 

“Mentre andavamo verso nord – raccontano dall’equipaggio – abbiamo ricevuto un’allerta da Alarm Phone. Geo Barents si è diretta verso il punto segnalato ma durante la navigazione abbiamo incontrato un’altra imbarcazione in difficoltà in zona Sar Libia. Abbiamo così effettuato il salvataggio. Le autorità italiane sono state avvertite ma al momento non abbiamo ricevuto nessuna risposta”.  

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Cronaca

Terrorismo, Perruggini (Oss. Anni Piombo): “Francia ci rispetti, ex Br tornino in Italia”

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(Adnkronos) – “Il mio auspicio è che la Francia dimostri di rispettare l’Italia anche quale culla del diritto. Sarebbe altrimenti un ulteriore sgarbo intollerabile specialmente dopo la firma in pompa magna di un trattato bilaterale ‘del Quirinale’ che prevede addirittura la partecipazione reciproca dei ministri alle riunioni altrui. È importante che i terroristi pluriomicidi ancora in Francia vengano riportati in Italia altrimenti ci avranno ucciso due volte e in questo caso con l’appoggio esplicito di una nazione che dovrebbe essere nostra alleata. Lo Stato deve continuare a non cedere ai compromessi. Deve continuare a chiedere a chi ancora sopravvive di parlare e rendere onore al paese e alle sue vittime rivelando le verità ancora nascoste”. Così all’AdnKronos Potito Perruggini Ciotta, presidente dell’Osservatorio ‘Anni di piombo’ per la Verità storica e nipote del Brigadiere Giuseppe Ciotta, ucciso da Prima Linea il 12 marzo 1977 a Torino, in vista della decisione della Corte di Cassazione francese, attesa per il prossimo 28 marzo, sull’estradizione di dieci ex terroristi italiani.  

“Purtroppo – osserva – ho il fondato sospetto che ci siano ancora da proteggere dettagli e soggetti importanti che hanno collaborato e simpatizzato con il sistema funzionale all’eversione. Attendiamo di capire i veri mandanti dietro le loro azioni violente e sovversive. Si è perso troppo tempo prezioso. Il parlamento italiano potrebbe promuovere un’azione operosa di garanzia ulteriore per i detenuti che dovessero collaborare alla ricostruzione della Verità storica. In altri termini, promuovere un percorso che arrivi alla pacificazione e riconciliazione nazionale. Già diversi anni fa dei sedicenti giornalisti francesi vennero a chiedermi quando ci sarebbe stata l’amnistia”.  

“Dopo tanti anni – prosegue Potito Perruggini – l’accanimento carcerario non serve a nulla. Ci vorrebbe una commissione di esperti multidisciplinare con la partecipazione di tutti i protagonisti sopravvissuti, per la verità storica e la riconciliazione nazionale. Come hanno fatto in Sudafrica dopo l’apartheid. Non ci servono degli ulteriori Cospito, agitatori di piazze, o Messina Denaro, moribondi da curare a spese della collettività”.  

Nel caso in cui l’estradizione non dovesse essere concessa, osserva, infine, Potito Perruggini, “il governo italiano dovrebbe anzitutto valutare il richiamo immediato dell’ambasciatore a Parigi. Ricordo che per molto meno la Francia richiamò il suo da Roma poco tempo fa. Alla fine, comunque, il governo potrà fare ben poco visto il patto ‘leonino’ che da sempre l’Italia ha con l’Europa e, in particolare, con la Francia. Salvo diversi equilibri che dovessero verificarsi con le prossime elezioni europee”.  

 

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Cronaca

L’ex Br Persichetti: “L’estradizione non ha più senso, e l”esilio’ non è una passeggiata”

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(Adnkronos) – “La Procura si era già espressa rigettando la richiesta di estradizione, e lo ha fatto sulla base di una serie di argomentazioni fondate giuridicamente. Non ha senso a un certo punto, quando c’è una distanza abnorme rispetto ai fatti, la punizione, tenendo conto oltretutto del fatto che l’esilio non è una passeggiata. E’ una vita precaria, con mille problematiche, per cui poi l’inserimento ha richiesto decenni”. Paolo Persichetti, negli anni ’80 nelle Brigate Rosse-Unione dei Comunisti, primo (e unico) ex terrorista estradato in Italia dalla Francia, commenta così all’Adnkronos la possibile pronuncia in senso favorevole della Corte di Cassazione francese all’estradizione di dieci terroristi.  

“Quella degli anni Settanta nel suo complesso la generazione più sanzionata in assoluto – continua – Non sono mai stati emessi tanti secoli di carcere ed ergastoli, sappiamo che sono state fatte leggi speciali per le quali a parità di reato chi li faceva con l’aggravante del terrorismo prendeva da un terzo alla metà in più per non parlare della precedenza penale per cui si andava a scadenza su un fatto perché non trovavano le prove e per lo stesso fatto venivano riemessi sempre elementi nuovi, un nuovo mandato di cattura riqualificando il fatto. Di abusi, di pratiche d’eccezione ce ne sono state un’infinità. Qui ci troviamo di fronte a un eccesso di punizione, ci si accanisce anche a distanza di tempo. Il problema vero è che quelle persone sono lì perché ci si attendeva che, passato un certo numero di anni, sopraggiungesse una soluzione politica, come sempre è stato. Questo non è avvenuto e sono rimaste delle soluzioni appese”.  

E sottolinea: “Ci sono degli ossessionati che continuano a pensare che gli anni Settanta siano il problema dell’Italia, sono persone che hanno gravi disturbi della personalità. Dove sta l’ingiustizia? Per via Fani ci sono state 27 condanne, ma solo 16 hanno fatto l’azione, quella è una ingiustizia: qualcuno se ne preoccupa? Ora vedremo come si pronuncerà la Cassazione, anche il contesto politico non è più favorevole. Vediamo quello che succede, ma soprattutto come argomenteranno in un caso o in un altro”. 

(di Silvia Mancinelli) 

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Cronaca

Comandante Frecce Tricolori: ”Per i 100 anni sorvoleremo Capitale con altri reparti”

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“Solitamente siamo gli unici privilegiati a volare sulla Capitale perché il nostro ruolo di rappresentanza ci porta a farlo nei momenti istituzionali quali il 2 giugno, il 4 novembre, il 17 marzo. La cosa bella che succederà martedì 28 marzo è che, in occasione dei 100 anni dell’Aeronautica Militare, condivideremo questo importante sorvolo con tutti i nostri colleghi della Forza Armata che ogni giorno operano nei reparti dietro le quinte, lontano dai riflettori”. Lo dice all’Adnkronos il tenente colonnello Stefano Vit, comandante delle Frecce Tricolori. “Domani ci schiereremo con tutti i nostri aeroplani a Pratica di Mare e nel pomeriggio saremo in piazza del Popolo dove incontreremo curiosi e appassionati che vorranno festeggiare il nostro compleanno nello spazio espositivo allestito per l’occasione – racconta – Lunedì faremo attività di volo, di fatto saranno le prove per il sorvolo di martedì: saranno impiegate due Frecce, un volo congiunto con altri assetti dell’Aeronautica Militare. Il sorvolo sarà dalle 11,20 alle 12,15 in piazza del Popolo, le Frecce poi, chiudendo la cerimonia, faranno un ultimo passaggio per rendere gli onori al Presidente della Repubblica quando lascerà il luogo della cerimonia”.  

Quarantadue anni, comandante delle Frecce Tricolori da novembre 2021, il tenente colonnello Vit racconta: “sono cresciuto in una famiglia normalissima, figlio di un operaio e di una casalinga, e mai avrei immaginato di diventare pilota delle Frecce tricolori. Era una cosa per me molto difficile, me lo avevano spiegato anche i miei genitori. Mi sono impegnato e passo dopo passo sono arrivato a costruirmi le capacità per fare un concorso, entrare nella forza armata e diventare un pilota, trovandomi ad occupare questo prestigioso incarico, orgoglioso della responsabilità che la forza armata mi ha affidato. La prima cosa che dico a tutti è che bisogna seguire la propria passione, l’Aeronautica Militare rappresenta un qualcosa di unico , dove innovazione e tecnologia sono le cose che spingono il nostro agire quotidiano. E’ una forza armata che offre un ventaglio di opportunità incredibili. Io nelle forze armate sono cresciuto tantissimo, non solo professionalmente ma anche come persona”. 

“Squadra, tradizione, impegno. Se dovessi usare tre parole per descrivere l’aeronautica userei queste – dice ancora all’Adnkronos il comandante delle Frecce Tricolori – Squadra perché sono 40mila le persone che lavorano quotidianamente unite per portare avanti dei valori e garantire un servizio al cittadino; tradizione perché è stato costruito un sistema che funziona e continua a migliorare; impegno per offrire un servizio ai cittadini”. Il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, il generale Luca Goretti, ha ricordato più volte l’importanza dell’addestramento, quello che permette di farsi trovare pronti sempre, anche in questo attuale scenario bellico. “Tutti noi ci addestriamo per affrontare anche situazioni di questo tipo- spiega il comandante Vit – certo nessuno di noi si augurava una situazione così complessa a livello europeo. Ma bisogna essere sempre pronti a rispondere nel momento del bisogno”. 

(di Silvia Mancinelli) 

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SuperEnalotto, centrato il ‘6’: come riscuotere la vincita

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Centrato il 6 al Superenalotto con il jackpot da 73,8 milioni di euro. Come si riscuote la vincita? Il regolamento del SuperEnalotto prevede che il vincitore del Jackpot – se ha giocato in una ricevitoria – può presentare entro 90 giorni il tagliando vincente ad uno degli Uffici Premi di Sisal S.p.A (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13) in Via A. Tocqueville 13 a Milano o in Viale Sacco e Vanzetti 89 a Roma. Come riporta Agipronews, se la giocata è stata effettuata online, si dovrà presentare la stampa della giocata vincente, un documento di identità valido ed il codice fiscale. 

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Suicida in carcere, denuncia della sorella: “Lividi sul corpo ma negano autopsia”

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“Mio fratello è morto nel carcere di Oristano, dove si trovava per un processo. E’ morto impiccato, mi hanno detto al telefono. Eppure lui non aveva alcun motivo di togliersi la vita, mai aveva manifestato l’intenzione di farlo e anzi aveva preso accordi per un lavoro in un ristorante appena sarebbe uscito, da lì a poco. Mi hanno mandato solo delle foto, poche e in cui tra l’altro era vestito, dalle quali si vedono segni come di presa su un braccio, uno alla testa e sugli occhi. Per ben due volte ci è stata negata la possibilità di fare l’esame autoptico, ma io chiedo che venga fatta chiarezza. Voglio capire come è morto Stefano”. A parlare all’Adnkronos è Marisa Dal Corso, sorella di Stefano, il 43enne morto nell’istituto penitenziario sardo il 12 ottobre dello scorso anno. 

I fatti. “Stefano stava scontando una pena di due anni in casa mia, al Tufello – racconta la donna – Sorpreso per due volte in strada, dove era sceso per portare a spasso i cani, è stato arrestato per evasione e portato a Rebibbia, dove avrebbe finito di scontare la sua pena a dicembre 2023. Dovendo assistere al processo, che si sarebbe tenuto a Oristano dove aveva abitato con la ex compagna e la figlia di 7 anni, ha fatto domanda per essere presente in aula e vedere così la bimba. Glielo hanno concesso, e il 4 ottobre è stato portato a Oristano. Da dove però non ha mai più fatto rientro. Mi venne detto che non c’era modo di riportarlo a Roma, che non ci sarebbe stato un volo prima del 13. Il 12 pomeriggio, intorno alle 16, ho ricevuto la telefonata del parroco del carcere, che senza mezzi termini mi ha detto ‘suo fratello ci ha lasciati'”. 

“Inizialmente ho pensato che fosse scappato, gli ho chiesto come fosse possibile, e il sacerdote a quel punto è stato più chiaro, specificando che Stefano era morto, che si era impiccato. Per un attimo ho pensato di morire – dice ancora Marisa – Noi siamo dieci figli, ma lui l’ho cresciuto io perché i miei genitori lavoravano e mamma mi lasciava la poppata da dargli. Arrivavano tantissime telefonate dal carcere, mi dicevano che avremmo dovuto sbrigarci a portare la salma via dal carcere, che non avevano modo e mezzi per trasportarlo all’obitorio, ma noi da Roma come potevamo fare? Non capivo, non sapevo come comportarmi. Abbiamo dovuto pagare le onoranze funebri per portarlo fuori dal carcere. Lo abbiamo fatto mettere in una cassa di zinco e trasferito a Roma per il funerale”.  

“Da subito la situazione è stata poco chiara, in una relazione della psicologa del carcere veniva sottolineata la serenità di Stefano, la sua mancata propensione a possibili atti di autolesionismo. Quei segni che si vedevano in foto hanno avvalorato il sentore prima e diverse voci poi che qualcosa di brutto fosse accaduto in quel carcere. Ci siamo rivolti al garante dei detenuti di Roma che ci ha messo a disposizione un medico legale, Cristina Cattaneo, per valutare dalle foto cosa sarebbe potuto esser successo. In una relazione la stessa dottoressa riferisce con la poca valutazione arrivata tutto lascia presupporre tranne l’impiccamento, oltretutto il segno sul collo sembrerebbe più riconducibile allo strangolamento, in considerazione del punto e della profondità della ferita. Tuttavia, per togliere ogni dubbio e approfondire, è necessario fare una autopsia – ribadisce la sorella di Stefano all’Adnkronos – di cui però ci è stata negata l’autorizzazione per ben due volte dal pm di Oristano, convinto del suicidio. Tutto lascia presupporre che sia successo altro. Mi hanno chiesto 6mila euro per fare l’esame autoptico privatamente, ma io non li ho perché ne ho spesi 8 mila per riportarlo qui a Roma. Chiedo solo di conoscere la verità, non voglio altro”.  

(di Silvia Mancinelli) 

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Pedofilia, Papa aggiorna le procedure anti abusi: tutte le novità

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Il Papa aggiorna le procedure per contrastare la pedofilia nella Chiesa. Dopo quasi quattro anni di sperimentazione, consultati gli episcopati e i dicasteri della Curia romana, il Pontefice ha promulgato in via definitiva le procedure per prevenire e contrastare il fenomeno degli abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica. E’ stata pubblicata oggi la nuova versione del motu proprio “Vos estis lux mundi”, che entrerà in vigore il prossimo 30 aprile, abrogando la precedente del maggio 2019. 

La novità più significativa introdotta nella nuova versione della normativa riguarda le disposizioni relative alle responsabilità dei vescovi, superiori religiosi e chierici preposti alla guida di una Chiesa particolare o di una prelatura. Sono stati, infatti, aggiunti i “fedeli laici che sono o sono stati moderatori di associazioni internazionali di fedeli riconosciute o erette dalla Sede Apostolica, per i fatti commessi” mentre erano in carica.  

Mentre nella versione del 2019 si parlava di “atti sessuali con un minore o con una persona vulnerabile”, nella nuova si parla di “delitto contro il VI comandamento del decalogo commesso con un minore o con persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o con un adulto vulnerabile”. Altra modifica riguarda la tutela di chi presenta la segnalazione di un presunto abuso: mentre prima si affermava che a colui che segnala non può essere imposto alcun vincolo di silenzio, ora si aggiunge che questa tutela va estesa, oltre a chi effettua una segnalazione, anche “alla persona che afferma di essere offesa e ai testimoni”. Rafforzata anche la parte dove si chiede di salvaguardare “la legittima tutela della buona fama e la sfera privata di tutte le persone coinvolte”, nonché la presunzione di innocenza per chi è indagato in attesa che vengano accertate le sue responsabilità. 

Nella nuova versione di “Vos estis lux mundi” viene specificato che le diocesi e le eparchie devono dotarsi di “organismi e uffici” – nel vecchio testo si parlava genericamente di “sistemi stabili” – facilmente accessibili al pubblico per ricevere le segnalazioni di abusi. Il compito di procedere con l’indagine è compito del vescovo del luogo dove sarebbero avvenuti i fatti denunciati. 

“Le procedure introdotte nel 2019 – ricorda Vatican news – stabiliscono in modo preciso come comportarsi di fronte alle segnalazioni di casi di abuso e assicurano che vescovi e superiori religiosi – ora anche i laici a capo di associazioni internazionali – rendano conto del loro operato e siano obbligati – con un precetto legale stabilito universalmente – a segnalare abusi dei quali sono venuti a conoscenza. Il documento comprendeva e continua a comprendere non soltanto le molestie e le violenze sui minori e sugli adulti vulnerabili, ma riguarda anche la violenza sessuale e le molestie conseguenti all’abuso di autorità. Questo obbligo include dunque anche qualsiasi caso di violenza sulle religiose da parte di chierici, come pure il caso delle molestie a seminaristi o novizi maggiorenni”. 

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Cronaca

Roma, per il Giubileo in arrivo nuovi autobus e 435 pensiline smart

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in collaborazione con Bazoom 

Manca poco al prossimo Giubileo del 2025 e la città di Roma intende fronteggiare l’ingente afflusso di turisti e visitatori da tutto il mondo con una serie di investimenti ed interventi finalizzati al miglioramento dei servizi pubblici. Per conoscere gli sviluppi legati all’implementazione delle nuove infrastrutture leggi di più su ilcorrieredellacitta.com, il quotidiano online focalizzato sulle notizie della provincia di Roma. Il piano dei lavori, in particolare, pone grande attenzione sulla mobilità urbana, per la quale si è scelto di stanziare ben 61 milioni di euro destinati all’acquisto di nuovi autobus e all’installazione di moderne pensiline elettroniche. Un investimento notevole, dunque, pensato per ammodernare i punti critici della città e per preparare la Capitale all’arrivo di milioni di pellegrini in occasione dell’Anno Santo. 

Di questi interventi, tuttavia, ne gioveranno senz’altro anche i cittadini romani. Vediamo, quindi, quali modifiche verranno apportate ai servizi pubblici di Roma entro il prossimo Giubileo. 

L’ultimo Giubileo fu indetto in via straordinaria dal Papa Francesco nell’anno 2015 e si stima che in quell’occasione la Capitale abbia ospitato oltre 30 milioni di turisti e pellegrini. Per il prossimo Anno Santo, proclamato nel 2025, la Capitale verrà nuovamente presa d’assalto da visitatori provenienti da tutto il mondo e la presidenza del consiglio dei ministri, come di consueto, ha stilato un programma degli interventi essenziali in preparazione dell’evento. 

Oltre ai numerosi interventi mirati alla riqualificazione e valorizzazione della città, si è pensato di incrementare in maniera massiccia il numero di veicoli per il trasporto pubblico. Secondo quanto previsto dalla presidenza del consiglio dei ministri, Roma avrà a disposizione ben 12 autobus in più al giorno, garantendo una nuova corsa ogni 9 minuti. I nuovi mezzi saranno rigorosamente elettrici, ibridi o a metano, in modo da rispettare le disposizioni legate alla sostenibilità ambientale pur garantendo una solida efficienza. Verranno realizzate, inoltre, ulteriori fermate per il trasporto pubblico, in modo da migliorare il collegamento tra le diverse aree della città. 

In occasione del Giubileo è prevista l’installazione di ben 435 pensiline smart con schermi lcd, colonnine per la ricarica dei cellulari e ripetitori per il wi-fi, le quali saranno collocate nelle aree di maggiore concentrazione. 20 tra queste saranno addirittura dotate di funzionalità touch screen. Le nuove pensiline smart verranno integrate con paline elettroniche che mostreranno ai viaggiatori gli orari delle linee bus in tempo reale e i tempi di attesa previsti per le corse successive. 

In prossimità della Citta del Vaticano, delle basiliche e dei centri di interesse storico verranno aggiunte, inoltre, 840 fermate. Questa disposizione ha, chiaramente, lo scopo di evitare sovraffollamenti e disagi all’interno dei veicoli preposti al trasporto urbano pubblico. Trattandosi di un piano di interventi poderoso e piuttosto impegnativo, i lavori hanno già preso il via. 

Tra gli altri interventi inseriti nel programma trova spazio anche il rinnovo dell’armamento della metropolitana linea A, e il potenziamento delle corse grazie alla fornitura di nuovi treni. Si vedrà una manutenzione generale di tutte le linee metropolitane, in particolar modo per quel che riguarda le componenti legate all’alimentazione elettrica. Oltre a ciò, è stato previsto un collegamento ciclabile tra il Parco di Monte Ciocci e San Pietro. 

 

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Cambio dell’ora, cambio del tempo: meteo da lunedì 27 marzo

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Cambio dell’ora, cambio del tempo: ecco le previsioni meteo da lunedì 27 marzo dopo un weekend di sole. Stanotte tornerà l’ora legale e le giornate si allungheranno: la luce del tramonto ci accompagnerà fino alle 20. Mattia Gussoni, meteorologo de iLMeteo.it, avvisa però che, con l’arrivo dell’ora legale cambierà il tempo. Una perturbazione in arrivo dal Nord Atlantico richiamerà infatti aria polare dalla Scandinavia verso l’Italia, facendo calare le temperature da lunedì, ma portando qualche pioggia già da domani pomeriggio.  

Si tratta di un ritorno dell’inverno, in quanto i venti diventeranno molto forti e freddi dai quadranti settentrionali, e tra lunedì e martedì il crollo delle temperature sarà anche di 10 gradi, sia nei valori massimi che minimi. Addirittura tornerà la neve a quote di alta collina, dapprima sulle Alpi e poi sugli Appennini.  

Nel dettaglio, le prossime ore saranno ancora calde per il periodo e soleggiate con un po’ di ventilazione al settentrione ed in Toscana. Le massime toccheranno punte di 20-22°C al Nord, fino a 25°C al Sud, come avvenuto anche nei giorni scorsi. Da segnalare però che le correnti umide e miti da Ovest porteranno qualche addensamento con locale pioviggine su Liguria di Levante, Alta Toscana e Friuli Venezia Giulia.  

Il ribaltone meteo arriverà insieme all’ora Legale: domenica 26 marzo il tempo diventerà via via più nuvoloso, anche se al mattino splenderà il sole quasi ovunque. Nella seconda parte della giornata venti di Libeccio Freddo porteranno qualche rovescio dapprima in Lombardia, Liguria e Toscana, poi verso il Triveneto ed il resto delle regioni tirreniche: sulle Alpi ritroveremo un po’ di neve fresca oltre i 1200 metri. 

L’inizio della nuova settimana vedrà l’arrivo di correnti più fredde ed instabili con temporali sparsi, possibile grandinate e neve sugli Appennini, dapprima a quote di alta montagna poi in calo fino ai 500-700 metri. Lunedì infatti un vortice carico di aria più fredda inizierà a scendere verso le regioni centro-meridionali, portando dapprima condizioni autunnali, poi invernali.  

La giornata più fredda sarà martedì quando deboli imbiancate di neve potrebbero raggiungere anche le colline abruzzesi e molisane fino ai 500 metri, mentre il resto del Centro ed il Nord verranno baciati da ampie schiarite: il cielo limpido favorirà però delle gelate tardive in Pianura Padana, seppur deboli ed isolate. Insomma un ritorno all’inverno per un paio di giorni, senza considerare il capitolo più importante: il vento. A causa della veloce discesa di un minimo di bassa pressione di 1004 hPa lungo il Mar Adriatico, il vento soffierà fino a burrasca forte tra lunedì e martedì. Le regioni più colpite saranno dapprima le Isole Maggiori e la Calabria, quando si attiverà probabilmente anche il Foehn al Nord-Ovest, poi nella giornata di martedì anche la Puglia subirà residue violente raffiche di burrasca di Maestrale. Insomma una fine di marzo con il botto, ventoso e freddo, una lunga coda dell’inverno quando meno te l’aspetti.  

Oggi, sabato 25 marzo – Al Nord: soleggiato con clima primaverile, a tratti ventoso; locale nuvolosità tra Liguria di Levante e Friuli Venezia Giulia. Al Centro: cielo a tratti nuvoloso sull’Alta Toscana e un po’ ventoso, sole e mite altrove. Al Sud: sole e caldo per il periodo.  

Domenica 26 marzo – Al Nord: peggiora con piogge dal pomeriggio, neve veloce sopra i 1200 metri. Al Centro: peggiora su Toscana, Umbria e Lazio. Al Sud: soleggiato e caldo.  

Lunedì 27 marzo – Al Nord: residui acquazzoni in Romagna, migliora altrove. Al Centro: maltempo con rovesci sparsi, vento forte ed isolate nevicate sugli Appennini, a quote collinari in serata notte. Al Sud: maltempo con piogge, vento forte o a tratti di burrasca.  

Tendenza – martedì condizioni invernali con gelate tardive al Nord, qualche nevicata in collina al Centro e tanto vento al Sud; in seguito deciso miglioramento.  

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Alimenti, chef Colonna: “su farina insetti attenti a etichettature”

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“Attenti alle etichettature, impariamo a leggere e documentarci sull’immissione nel mercato delle farine di insetti, nuove sostanze, nuovi ingressi alimentari. Non so, a mio avviso, se il Paese, i cittadini ne sentissero realmente il bisogno”. E’ quanto ha dichiarato all’Adnkronos, dal suo buen retiro di Labico, lo chef Antonello Colonna commentando le regole per la vendita delle farine derivate da insetti, con scaffali separati ed etichette a caratteri cubitali.  

“Non me la sento di condannare quanto deciso in sede europea, non vorrei sembrare provinciale e passatista – ha proseguito Colonna- Una decisione quasi in controtendenza con la scelta del governo di dare l’ok alla candidatura della cucina italiana come bene immateriale dell’Unesco. Grilli, vermi, larve, locuste per contrastare la carenza di cibo? – si domanda il grande chef- Una stupidità. Stanno facendo terrorismo psicologico. Ognuno vive di tradizioni, abitudini, cultura culinaria, soprattutto noi italiani. In fondo anche in questo settore il popolo è sovrano”.  

“Ma aspettiamo qualche mese. Mi piacerebbe sapere quante persone hanno acquistato farina di insetti. Per farci cosa, quali piatti? Una stranezza, una curiosità, ma non per i turisti stranieri che affollano le nostre città d’arte, che chiedono nei ristoranti, per esempio, i nostri primi piatti tipici, dal riso allo zafferano alla carbonara, alle orecchiette con le cime di rapa. C’è un film che rappresenta, al meglio quello che oggi stiamo vivendo, ‘Un americano a Roma’ con un indimenticabile Alberto Sordi – ha concluso lo chef Colonna- L’estremizzazione della cucina, per un Paese come il nostro, ricco, variegato, diversificato, è sempre un rischio, più che una sfida”.  

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Cospito, il legale: “Smette sciopero con domiciliari o se liberano altri al 41 bis”

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Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso per protestare contro il regime del 41 bis, è pronto a terminare la sua protesta se gli venisse concesso “di tornare a casa” oppure se il tribunale di Sorveglianza “liberasse altri detenuti dal 41 bis” in particolare “persone anziane e malate che vogliono tornare a riabbracciare la propria moglie dopo 30 anni” di duro regime carcerario. Lo sostiene il difensore, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, al termine dell’udienza milanese sulla richiesta di differimento pena ai domiciliari a casa della sorella.
 

In sostanza Alfredo Cospito ha posto due condizioni parlando ai giudici della Sorveglianza, in modo più complesso a quelli di Milano ma poi anche ai giudici di Sassari (ai quali ha parlato in videoconferenza), smetterà lo sciopero se gli diranno sì ai domiciliari o è pronto a restare in carcere purché detenuti malati e anziani al 41 bis possano tornare alla vita.  

“L’elemento di novità – spiega il difensore – è che ha subordinato il proseguo della sua protesta alla liberazione” di queste persone “che vi ostinate a tenere in carcere”. In cambio della loro liberazione sarebbe pronto dunque a interrompere il digiuno e a continuare a restare in carcere: sarebbe “un morire ugualmente, ma di spirito e di cuore” viste le privazioni dietro le sbarre.  

L’ipotesi che il suo ‘scambio’ possa essere accettato sembra impossibile e l’avvocato sembra concordare che si tratta di una strada in salita ma ricorda che quella di Cospito “è una battaglia politica: è evidente, è una battaglia di avanzamento dell’umanità in questa fase storica”.  

“Ha ribadito le sue ragioni, la sua battaglia per la vita, argomenti che ha sempre espresso nei mesi, è molto, molto, molto stanco e provato. Andando a casa interromperebbe lo sciopero della fame perché, a suo giudizio, potrebbe ricominciare quelle attività che lo hanno condotto a dire che questa non è vita, quindi potrebbe leggere, studiare, ricominciare, ragionare, scrivere, partecipare a progetti editoriali” spiega il legale. “La sua battaglia è quella: essere in salute non vuol dire mangiare, non sono un somaro per cui se mangio tanta erba sto bene, l’essere umano deve poter crescere intellettualmente e lo fa solo attraverso lo studio e la lettura, altrimenti non è vita” conclude il difensore.  

“Questa situazione deve essere risolta, dopo gli articoli su Al Jazeera che mettono alla berlina l’Italia” per le condizioni a cui sottopone Alfredo Cospito, “è possibile che debba intervenire un’autorità internazionale per dire che l’Italia sta violando i diritti umani? È questa l’assurdità della vicenda”, afferma Rossi Albertini.  

Il legale se la prende anche con la direzione sanitaria del reparto dell’ospedale San Paolo di Milano che avrebbe minimizzato l’ultimo episodio “dicendo che era un errore del tracciato della macchina, salvo che l’errore è avvenuto quando Cospito ha avuto la sintomatologia riconducibile a un infarto, un dolore al petto e al braccio, un episodio che mostra effettivamente il pericolo” che corre l’anarchico.  

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