

Politica
Michetti: “Ho parlato con Berlusconi, verrà a Roma per sostenerci”
Il candidato sindaco di centrodestra a colloquio telefonico con il leader di Forza Italia: “Conosce bene le priorità della Capitale”.
“Sono rimasto colpito dall’amore del Presidente Berlusconi per la città e per la completa conoscenza delle priorità da affrontare. Lo ringrazio di cuore per tutto quello che sta facendo. Mi ha promesso che verrà di persona a Roma per sostenerci appena gli sarà possibile e non vedo l’ora di conoscerlo di persona”. Lo dichiara il candidato sindaco di Roma, Enrico Michetti che, a margine di un evento di Forza Italia a Roma, insieme a Simonetta Matone ha sentito telefonicamente Silvio Berlusconi.
Con Simonetta Matone, in particolare, “Berlusconi si è soffermato sul tema della sicurezza urbana e del necessario rafforzamento dei servizi sociali per i cittadini. Il Cavaliere ha terminato la telefonata con il magistrato romano dando un grandissimo incoraggiamento per l’inizio della campagna elettorale”.
Politica
Pd, vicecapogruppo Ciani: “Non mi iscrivo. Su Ucraina dem possono cambiare idea”

Il neo eletto: "Io indipendente, mie scelte non impegnano gruppo e Pd"

Sciogliere Demos? “No, è un partito a tutti gli effetti, chiederemo il 2xMille. E non mi iscrivo al Pd, a differenza dei colleghi di Articolo 1”. Così Paolo Ciani di Demos, neo eletto vicecapogruppo Pd alla Camera, a ‘Repubblica’. “Sicuramente è stato un segno di attenzione da parte della segretaria ai cattolici in generale, ma io non sono del Pd, quindi non posso dire: ora i cattolici si sentono a casa nel Pd”.
Della gestazione per altri cosa pensa? “Sono contrario” ma “non amo fare battaglie ideologiche, quindi sono favorevole alla registrazione dei figli di coppie Lgbt+. E il reato universale per la Gpa proposto dalla destra mi sembra proprio questo, una battaglia ideologica. Sbagliata”.
In Parlamento è noto perché è l’unico del Pd che ha votato contro le armi all’Ucraina. “Sì, ho votato contro”. Nel gruppo del Pd altri si stanno avvicinando alla sua posizione? “Nel nostro popolo questa discussione c’è, è un fronte molto più ampio di come è rappresentato in Parlamento, nei numeri del gruppo. Il Pd la scorsa legislatura ha fatto una scelta legittima, dopo una novità sconvolgente e mentre sosteneva un governo di unità nazionale, ma ora dopo un anno e mezzo di guerra il partito può evolvere in nuove posizioni. Si può anche cambiare parere. Il no alle risorse del Pnrr per le munizioni è stato un salto di qualità, non sbagliato”.
Numerose le reazioni alle sue dichiarazioni e Ciani commenta: “Vedo che le mie dichiarazioni rilasciate a Repubblica suscitano attenzione soprattutto perché sottolineano la mia indipendenza. E’ vero, non sono iscritto al Pd. Ma se mi sono convintamente candidato con la lista Pd-Idp è perché credo che sia possibile in questo Gruppo portare avanti molte delle mie convinzioni per la giustizia sociale e la pace”.
“Le mie parole, quindi, non volevano essere una presa di distanza, ma miravano a sottolineare come alcune miei posizioni non impegnano certo né il Gruppo né il partito. Come è sempre stato per gli eletti indipendenti della sinistra, possono coesistere su alcune specifiche questioni punti di vista diversi senza che questi costituiscano profonde fratture”.
Politica
Gilda Sportiello, prima mamma deputata ad allattare il figlio in Aula alla Camera

La deputata M5S: "Diritto ad allattare non sia negato a nessuna donna"

Gilda Sportiello è stata la prima mamma deputata ad allattare il figlio in Aula alla Camera. “Da questa seduta fa il suo esordio in Aula il piccolo Federico, figlio della nostra collega Sportiello. E’ la prima volta, con l’unità dei Gruppi, in Aula con noi. Auguri di una lunga, libera e serena vita a Federico. Ora parleremo a voce bassa…”, ha annunciato in Aula il presidente di turno Giorgio Mulè, tra gli applausi scroscianti di tutto l’emiciclo.
“Oggi è sicuramente una giornata importante per le Istituzioni, non solo per Montecitorio – ha detto la deputata pentastellata all’Adnkronos – Il vero messaggio, che spero arrivi anche fuori dall’Aula, è che da oggi non deve essere negato a nessuna donna, che rientra al lavoro dopo la gravidanza, il diritto all’allattamento. Un diritto che non deve essere negato né alle donne né ai bambini, perché è un diritto che va garantito ad entrambi. Troppe sono, infatti, le donne che interrompono precocemente l’allattamento non per scelta, ma perché sono obbligate al rientro sul luogo di lavoro”.
Giusto un anno fa, a novembre, è arrivato l’ok della Giunta per il regolamento della Camera all’ingresso delle deputate mamme durante le sedute in Aula per partecipare ai lavori parlamentari con i loro figli e allattarli nell’Emiciclo fino al compimento di un anno.
Politica
Poliziotti arrestati a Verona, Ilaria Cucchi: “Body cam e numeri per agenti”

"Ho intenzione di mettermi a tavolino con il nuovo Capo della Polizia"

“Ho chiesto l’introduzione delle Body Cam e dei numeri identificativi” per le forze dell’ordine. Sono le parole di Ilaria Cucchi, senatrice di Sinistra Italiana, dopo il caso dei poliziotti arrestati a Verona per tortura. “Ho chiesto l’introduzione delle Body Cam e dei numeri identificativi. Ho intenzione di mettermi a tavolino con il nuovo Capo della Polizia e di ragionare assieme sulle strade da intraprendere”, dice Cucchi a L’aria che tira su La7.
Posizioni simili vengono espresse da Aboubakar Soumahoro, deputato e attivista per i diritti umani e civili. “Le presunte violenze e vessazioni da parte di alcuni agenti nei confronti di persone fermate per normali controlli, per lo più fragili – migranti, tossici e senza tetto – se confermate, sarebbero estremamente gravi, soprattutto perché evidenziano il rischio di una deriva d’odio razziale”.
“Quello che emerge dall’inchiesta di Verona – continua Soumahoro – la crudeltà e la ferocia degli abusi, delle violenze e delle torture richiedono l’adozione immediata di misure preventive, come l’introduzione di bodycam e numeri identificativi individuali su divise e caschi durante gli interventi. Questo aiuterebbe ad individuare chi sbaglia e a tutelare i tanti che operano nella legalità. In un clima di crescente odio verso il cosiddetto ‘diverso’ – rispetto al quale anche le forze dell’ordine non sono immuni – è davvero molto grave l’intenzione del Governo di eliminare il reato di tortura”, conclude il deputato.
Politica
Emilia Romagna, Meloni: “Tavolo permanente su alluvione in attesa commissario”

Premier durante incontro con presidenti Regioni, Province e sindaci comuni alluvionati: "Continuiamo a collaborare, sta funzionando"

Un tavolo operativo permanente “che serve per stabilire gli interventi necessari per fronteggiare i danni” provocati dall’alluvione dell’Emilia Romagna e per quelle zone più colpite dal maltempo “per discutere su cosa fare e su come agire al meglio. Sarà un tavolo permanente che, in attesa della definizione della struttura commissariale, sarà coordinato all’interno del governo dal ministro Musumeci”. Così il premier Giorgia Meloni durante l’incontro a Palazzo Chigi tra il governo con i presidenti delle Regioni, delle Province e i sindaci dei comuni alluvionati.
“Credo che questo momento di confronto sia molto importante, dico subito che non considero questo contesto occasionale, intendo rendere questo tavolo permanente, finché sarà necessario – ha sottolineato Meloni – Sappiamo tutti che abbiamo a che fare con un evento particolarmente complesso, non che le Regioni coinvolte non siano già state teatro di altre situazioni emergenziali. In questo caso specifico ci rendiamo conto che l’evento è non solo particolarmente vasto per l’estensione ma particolarmente vasto nei fenomeni che produce, e quindi ha bisogno di molti piani di intervento diversi fra loro”.
“Dovremo far ricorso a delle vere e proprie bonifiche – ha rimarcato il presidente del Consiglio – i terreni sono completamente ricoperti di fango, chiaramente questo sta anche asfissiando le colture. Ancora oggi continuiamo a scoprire nuove conseguenze, nuovi eventi, è una specie di domino quello che sta accadendo sul territorio che rende tutto molto complesso, piove di nuovo e abbiamo nuovi smottamenti, nuove frane”. “Insomma ci confrontiamo tutti con una cosa abbastanza nuova e complessa, per questo per noi è fondamentale il contatto con il territorio, la quotidianità nel contatto che deve essere per forza di cose costante – ha proseguito – Però a me piace soprattutto immaginare questo confronto come tavolo operativo: noi dobbiamo parlare soprattutto di che cosa bisogna fare e come bisogna farlo. E’ importante secondo me la collaborazione, come è stato finora, perché finora mi pare che la collaborazione abbia funzionato. Sarà un tavolo permanete e, in attesa della definizione della struttura commissariale, il riferimento all’interno del governo sarà il ministro Musumeci”.
“Credo che questo appuntamento possa servire per un lavoro di miglioramento, di affinamento del decreto legge del Governo che ha voluto dare il segnale di uno sforzo importante – ha detto ancora Meloni – Un decreto stilato in 72 ore e quindi sicuramente nella sua conversione parlamentare può essere oggetto di miglioramento e affinamento. Su questo ovviamente attendo il vostro contributo: penso ad esempio alle zone e ai comuni che potrebbero essere state escluse in prima battuta sulla base delle indicazioni che arrivavano dai territori perché anche i territori non avevano contezza di quanto avvenuto”.
“Su questo si può lavorare in sede di conversione” del decreto, “chiaramente il lavoro deve essere un lavoro certosino, e questa serietà io la chiedo a me stessa per chiederla a tutti, perché più noi siamo precisi più facciamo interventi giusti, più siamo precisi nella ricognizione dei territori per dare a chi ha bisogno e non disperdere quelle risorse, più quelle risorse andranno dove devono andare. Così come più si sarà capaci di distinguere quello che è il frutto dell’evento alluvionale dai problemi che erano preesistenti, più si avranno risorse per avvicinarsi a indennizzi che siano il più possibile alti con obiettivo 100%. Però siccome le risorse – e lo sappiamo tutti – non sono infinite, anzi, tutti siamo chiamati a un lavoro di grande accuratezza e responsabilità”, le parole del presidente del Consiglio.
Politica
Migranti, Imam Catania: “Bene cooperazione Italia-Tunisia”


“Il nostro augurio è che le parti tunisine e italiane continuino a cooperare nel campo della lotta alla migrazione irregolare, con misure efficaci e politiche mirate per poter porre fine a questa tragedia. Io sono convinto che l’immigrazione è un fenomeno antico e complesso, impossibile da impedire, nonostante alcuni politici cerchino di ridurlo a un mero slogan elettorale”. Lo afferma in una intervista all’AdnKronos il Presidente della Comunità islamica in Sicilia e Imam di Catania, Abdelhafid Kheit. “Vorrei sottolineare l’importanza – aggiunge- di costruire un approccio globale alla cooperazione nel campo della migrazione andando oltre il solo approccio della sicurezza, quest’ultimo infatti rimane limitato in termini di efficacia come abbiamo già potuto vedere”.
“Il nostro governo – evidenzia Abdelhafid Kheit- sta premendo, nell’UE, per fornire aiuti urgenti alla Tunisia e prevenire un possibile collasso economico, oltre a cercare di raggiungere un accordo con il FMI per accelerare il prestito in sospeso”. Per l’Imam di Catania, “riguardo all’impegno della Tunisia nel contrasto al fenomeno dell’immigrazione clandestina, è importante la volontà politica, basta ricordare la visita del Presidente della Repubblica della Tunisia a Sfax e Mahdia, la quale ha contribuito a un calo degli imbarchi, sottolineando il successo dei servizi tunisini specializzati nel contrastare numerose operazioni di migrazione e nell’arrestare un numero significativo di scafisti”.
“Ritengo un passo in avanti – osserva ancora il Presidente della comunità islamica in Sicilia- il fatto che i due Paesi stiano attualmente negoziando una bozza di accordo quadro per la cooperazione nel settore del comportamento consensuale in materia di migrazione e sviluppo solidale, con l’obiettivo di garantire l’apertura di canali di migrazione organizzata e di migrazione circolare”. “Sarebbe giusto – evidenzia infine Abdelhafid Kheit- organizzare congressi internazionali in cui possano confrontarsi e intervenire i vari governi europei, nord-africani e subsahariani, per riuscire a costruire una coordinazione concreta delle risorse e fronteggiare al meglio la problematica”. (di Francesco Bianco)
Politica
Berlusconi, sabato primo vertice Forza Italia dopo ricovero

I ministri azzurri attesi ad Arcore
Da Arcore confermano le voci di un pranzo, sabato a Villa San Martino, tra Silvio Berlusconi e i ministri azzurri guidati dal vicepremier Antonio Tajani, nonchè responsabile degli Affari esteri e coordinatore nazionale azzurro. L’incontro, raccontano, sarà l’occasione per fare il punto della situazione politica sugli impegni di governo in vista delle prossime scadenze parlamentari. Nel menu, assicurano, nessuna ‘rivoluzione azzurra’, ovvero stravolgimento di Forza Italia. ll lungo ricovero al San Raffaele ha impedito al Cav di incontrare la sua squadra di governo. Sono venti giorni che il leader azzurro non vede di persona i ministri, spiegano fonti azzurre.
Al summit non parteciperanno i capigruppo di Camera e Senato, Paolo Barelli e Licia Ronzulli. Ci saranno solo Tajani, Casellati, Zangrillo, Pichetto Fratin e Bernini. In questi giorni, complice la notizia del vertice con i ministri, sono tornate a circolare rumors su nuove nomine in casa Fi. Raccontano che qualche novità a breve ci sarà ma nulla di ‘rivoluzionario’ e riguarderà sempre la ‘macchina organizzativa’ del partito.
Politica
Sondaggio politico: FdI cresce, Pd giù di un punto

L'ultima rilevazione di Noto per Porta a Porta
Fratelli d’Italia oggi si conferma primo partito italiano con il 28,5% (percentuale in aumento dello 0,5 rispetto all’ultima rilevazione dello scorso 25 maggio). Il Pd perde un punto, fermandosi al 20,5%. E’ quanto emerge dal sondaggio Noto per Porta a Porta.
In terza posizione si colloca il M5S con una percentuale del 15%, guadagnando un punto. Segue la Lega stabile al 9,5%, così come Forza Italia che rimane al 7%. Resta stabile anche Azione-Italia Viva al 6,5%, mentre Verdi-Sinistra sale al 3,5% (+0,5). Stabili anche Più Europa al 2% e Noi Moderati all’1,5%.
Politica
Femminicidio, manifestazione di soli uomini: sì bipartisan a proposta La Russa

Lanciata dagli studi di La7, la proposta raccoglie il favore di maggioranza e opposizione (con qualche distinguo)

Contro i femminicidi in Italia, “credo che serva indire una manifestazione di soli uomini per dare un segnale, siamo noi uomini che dobbiamo prendere coscienza. Un segnale deve partire da noi e dalla famiglie”. Questa la proposta del presidente del Senato
Ignazio La Russa, lanciata oggi dagli studi de L’Aria Che Tira su La7 e accolta con favore bipartisan dal mondo politico, dalla Lega al M5S, passando per Pd, +Europa e Verdi e Sinistra (con qualche distinguo).
Quella di La Russa “è una buona idea, queste battaglie si fanno con gli uomini, non contro gli uomini”, dice all’AdnKronos Laura Ravetto, deputata e responsabile del Dipartimento pari opportunità della Lega. “Sarebbe giusto che gli uomini si mobilitassero”, dice. Anche il capogruppo della Lega a Palazzo Madama, Massimiliano Romeo si dice d’accordo: “E’ una buona idea”, spiega all’AdnKronos. “Io – aggiunge – parteciperei e sarei in piazza”.
“Condivido lo spirito e lo sostengo da sempre: la violenza sulle donne la subiscono le donne ma è un problema degli uomini. Sono gli uomini che devono mettersi in discussione, tutti, non solo quelli violenti, ma tutti quando assecondano o lasciano andare su comportamenti e linguaggi che denigrano, sviliscono o oggettificano le donne”. Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo M5s al Senato e coordinatrice del comitato politiche di genere e diritti civili del Movimento 5 Stelle commenta così con l’AdnKronos la proposta. “Rilancio a La Russa un’altra proposta – dice la pentastellata -, introduciamo l’educazione emotiva e sessuale nelle scuole. È l’investimento da fare per un futuro senza violenza contro le donne”. La Russa ha poi benedetto un schiaffone in famiglia contro un figlio che non porta rispetto a una donna: “Oddio, magari un ceffone no”, si smarca Maiorino.
Una manifestazione di soli uomini? “Bene, io da una vita che dico che sul tema del femminicidio dico che bisogna coinvolgere gli uomini, d’altra parte non siamo mica noi donne ad andare in giro con la sega elettrica per ammazzare qualcuno”, risponde interpellata dall’AdnKronos Emma Bonino, figura storica del femminismo e da sempre in campo per la rivendicazione dei diritti. “Si convincessero i padri a parlare con i figli, a scendere assieme in piazza, questo sarebbe davvero un bel segnale”, conclude la leader di +Europa.
“Ben venga una manifestazione di uomini contro la violenza sulle donne nella consapevolezza che bisogna sradicare la mentalità patriarcale che è alla base di questi comportamenti violenti”. Laura Boldrini del Pd risponde così all’Adnkronos. Però, sottolinea, “un paio di cose a La Russa vanno dette…”. Quali onorevole Boldrini? “Primo che se è contro la misoginia deve essere coerente. Lo ricordiamo esultare in aula al Senato quando venne affondato il ddl Zan che era anche contro la misoginia oltre che contro la omotransfobia. E poi leggo che dice di dare ceffoni ai ragazzi che mancano di rispetto alle donne. No La Russa, non si educano i ragazzi attraverso i ceffoni ma facendo capire che deve esserci rispetto alla base delle relazioni”. “E quindi se La Russa è coerente mi aspetto che sia d’accordo con ‘l’educazioni sentimentale’ nelle scuole, cosa che invece la sua parte politica ha sempre osteggiato perché introdurrebbe alla teoria gender che ancora devo capire cosa sia… L’educazione non si fa a ceffoni ma parlando di queste tematiche nelle scuole e in famiglia. Se vogliamo uscire da questa degenerazione occorre che cambi la mentalità patriarcale degli uomini per la donna è mia e ne faccio ciò che voglio fino a maltrattarla e ucciderla se lei si oppone alla volontà”, conclude Boldrini.
“Nulla in contrario alla proposta del presidente La Russa. Una manifestazione di soli uomini, se promossa con lo scopo di chiedere una piena assunzione di responsabilità e consapevolezza da parte maschile, può dare un segnale positivo”, la risposta della senatrice del Pd, Valeria Valente, già presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio. “Il tema della violenza maschile sulle donne – sottolinea – è infatti un tema culturale e attiene alla sperequazione di potere e ai rapporti asimmetrici tra uomini e donne in una società maschilista”. “Non si educa però con i ceffoni ma con il dialogo, il confronto e l’esempio del rispetto e del riconoscimento della differenza e dei percorsi di autonomia e libertà. Nelle famiglie, nelle relazioni, nella scuola”, ricorda Valente.
“Il presidente del Senato La Russa dice che servirebbe una manifestazione di soli uomini contro la violenza degli uomini alle donne. Bene, ma adesso la deve fare davvero”, replica la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella all’AdnKronos.
Politica
Decreto Pa, da Camera ok a voto di fiducia

A favore sono stati 203 deputati, contrari 134, astenuti 3

L’Aula della Camera ha votato la fiducia posta ieri dal governo sull’articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche, il cosiddetto decreto Pa. A favore sono stati 203 deputati, contrari 134, astenuti 3. Il testo prevede anche nuove norme sulla Corte dei Conti.
Le opposizioni parlano “del decreto Pa come di una legge che mette il bavaglio alla Corte dei Conti”, ricorda la vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli. “Invece, la prima risposta l’ha già data il presidente della Corte dei Conti negando che si tratti di una legge bavaglio. Una risposta ulteriore la daremo noi, come sempre con i fatti, trasformando la Pa in una macchina più efficiente, attrattiva e amica dei cittadini”.
“Oggi le opposizioni gridano allo scandalo, ma la norma sulla Corte dei Conti è stata voluta da Draghi e Conte – dichiara la deputata della Lega Tiziana Nisini, esprimendo voto favorevole del gruppo alla fiducia sul decreto legge Pa – In quei governi, Pd e 5 Stelle erano presenti. La coerenza parla e ci dice che le loro critiche sono deboli, strumentali e fanno male al Paese. Bene, dunque, la strada indicata da questo governo. L’Italia ha bisogno di una riforma dei controlli: se ne fanno troppi e molti sono inefficaci. Questo non lo diciamo noi ma Sabino Cassese, presidente emerito della Corte Costituzionale”.
Annunciando il voto contrario del Pd alla fiducia sul decreto, Simona Bonafè scandisce: “Avete preferito alimentare lo spettro del nemico solo per distrarre l’attenzione sui ritardi sull’attuazione del Pnrr. Avete usato questo decreto come cavallo di Troia per mettere il bavaglio a chi vi richiama alla responsabilità. Agitate il capro espiatorio per nascondere la vostra incapacità. Non vi permetteremo di giocare a nascondino con il Pnrr. E’ un bene comune del nostro Paese”.
Voto contrario anche del M5S. Sottolinea Dario Carotenuto, componente della Commissione lavoro della Camera: “Questo decreto vi è servito per eliminare il controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr. Cioè quello più utile. Quello che permette di individuare i problemi e aiuta a garantire trasparenza. La realtà è che costruite nemici per la vostra propaganda. E lo fate solo perché vi serve distrarre l’opinione pubblica dai problemi che non riuscite a risolvere. Meloni e il nemico immaginario è il titolo di una serie tv in cui avete deciso di catapultare il Paese”.
Politica
Meloni a Tunisi, lungo incontro con il presidente Saied

Fonti: "Segnale buon feeling". Saied a Meloni: "Dice a voce alta ciò che gli altri pensano in silenzio".

Il colloquio bilaterale ufficiale tra il presidente tunisino Kais Saied e la premier Giorgia Meloni “è stato molto lungo ed è un segnale di un buon feeling tra i due leader”. A sottolinearlo fonti della delegazione italiana mentre è in corso la missione a Tunisi della presidente del Consiglio. Ulteriore segnale della sintonia, rimarcano le stesse fonti, è il fatto che al termine dell’incontro Meloni e Saied con le delegazioni si siano intrattenuti informalmente nella terrazza per ulteriori scambi di vedute davanti a un caffè. Una coda di incontro che ancora si sta prolungando.
“Sono molto felice di parlare con lei dei nostri problemi. Lo dico a voce alta: lei è una donna che dice a voce alta ciò che gli altri pensano in silenzio”, ha Saïed accogliendo la premier al suo arrivo al Palazzo presidenziale di Tunisi.
Meloni è arrivata a Tunisi in mattinata. Ad accoglierla il primo ministro della Tunisia Najla Bouden Ramadan.
Una visita ”di amicizia e di lavoro” quella di oggi a Tunisi: così la presidenza tunisina in una nota ha definito la visita di Meloni, ricordando che la presidente del Consiglio è stata invitata dal presidente Saied. Venerdì i due hanno avuto un colloquio telefonico durante il quale, sottolinea la presidenza di Tunisi, sono state sottolineate le ”relazioni speciali tra i due Paesi e i legami strategici tra la Tunisia e l’Unione Europea”.
L’agenzia di stampa Tap afferma che la telefonata è stata anche l’occasione per discutere dell’iniziativa, lanciata da Saied, di organizzare una conferenza ad alto livello tra i Paesi interessati dalle migrazioni, in particolare i Paesi del Nord Africa, del Sahel e del Sahara, e i Paesi del Mediterraneo settentrionale. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di affrontare le cause della migrazione irregolare e individuare le strategie adeguate da mettere in atto per porre fine alla crisi umanitaria che essa provoca, sottolinea la presidenza di Tunisi in una nota.
La premier Meloni è stata contestata sui social da alcune organizzazioni non governative (ong) locali che l’hanno definita “persona non grata”. Nella nota diffusa tramite Facebook dal Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes) si legge che ”il sostegno offerto dall’Italia è finalizzato a frenare le partenze della Tunisia, che si tratti di cittadini tunisini o stranieri, e per facilitare e accelerare i rimpatri forzati dall’Italia. Le politiche migratorie del governo italiano hanno un impatto diretto sui tunisini in Italia. Nel 2020 e nel 2021, i cittadini tunisini sono stati la prima nazionalità a essere detenuti nei Centri italiani di Permanenza di Rimpatrio e la prima nazionalità ad essere rimpatriata”.
Le ong, tra cui anche la Lega tunisina dei diritti umani e l’Associazione delle donne democratiche tunisine, citando una recente indagine che ha anche ”messo in luce le cure disumane che soffrono in questi centri i migranti, tra cui molti tunisini. La cooperazione tra i due paesi non riguarda né le procedure di identificazione dei corpi dei defunti in mare né il rimpatrio dei corpi”.
Nel comunicato, firmato tra l’altro dagli Avvocati senza frontiere e dall’Associazione di intersezione per i diritti e le libertà, si parla di ”considerevoli finanziamenti concessi dall’Italia, circa 47 milioni dal 2014, che sono stati utilizzati esclusivamente per rafforzare l’apparato di sicurezza tunisino, di cui il ministero dell’Interno e della Difesa sono i principali destinatari”. Inoltre, prosegue la nota, ”la cooperazione tecnica e commerciale che l’Italia vuole mantenere con la Tunisia non giova in nulla al popolo tunisino, dato che per beneficiarne bisogna ottenere un visto e che rimane per molti tunisini una chimera”.
Il testo, firmato anche dal Comitato per il rispetto dei diritti umani e delle libertà in Tunisia e dall’Organizzazione contro la tortura in Tunisia, ricorda che l’Italia ha rinnovato la classificazione della Tunisia nell’elenco dei paesi d’origine sicuri”, ma allo stesso tempo ”il paese affronta una grave crisi economica, sociale e politica e il governo tunisino ha una sola priorità: perseguire e carcere attivisti, sindacati, giornalisti e oppositori politici”. Dato il contesto attuale, sostengono le ong, ”la Tunisia non può essere considerata un paese sicuro per le persone con mobilità”.
Si afferma poi che ”l’obiettivo del governo italiano è fare della Tunisia una guardiana dei suoi confini, soprattutto nelle operazioni di intercettazione delle imbarcazioni nelle acque territoriali e del loro trasferimento in Tunisia, e favorire una stabilizzazione superficiale del paese per evitare che sempre più tunisini la lascino. Dal promo gennaio al 31 maggio la Tunisia ha intercettato 23.110 migranti (10 volte più dello stesso periodo del 2020)”. Le associazioni firmatarie ricordano quindi che ”la mobilità è un diritto umano e che proprio a causa di queste politiche di esternalizzazione e di sicurezza adottate dai due Stati migliaia di persone, tunisini e stranieri, stanno perdendo la vita, costrette a prendere strade sempre più pericolose”. E che ”la cooperazione e le politiche di vicinato devono favorire gli interessi del popolo tunisino ed esorta il governo tunisino ad astenersi dal svolgere il ruolo di gendarme del Mediterraneo”.
Inoltre viene ”ricordato che le discussioni in corso con le autorità italiane sulla cooperazione in materia di controllo delle frontiere e lotta al traffico portano le acque territoriali e il territorio tunisino all’ingerenza delle forze di sicurezza europee”. Va anche chiesto che ”venga presa in considerazione la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo del 30 marzo, che ha condannato il governo italiano per aver violato i capitoli 3, 5 e 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo contro 4 migranti tunisini e chiede la cessazione delle espulsioni di massa dei migranti tunisini provenienti dall’Italia”. Inoltre si ”denuncia il rapporto ideologico tra governi tunisino e italiano, segnato da discorsi xenofobi e razzisti”. E, concludono le ong, ”esortiamo i governi a stabilire la verità e a rendere giustizia per la sospetta morte di Wissem Ben Abdellatif, deceduto il 28 novembre 2021 attaccato ad un letto dell’ospedale San Camillo di Roma, a seguito del suo trasferimento dalla rianimazione cardiopolmonare da Ponte Galeria”.
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