

Spettacolo
Michele Placido nella ‘Bottega del Caffè’ all’Ambra Jovinelli di Roma
Michele Placido napoletano a Venezia, per la ‘Bottega del Caffè’ di Carlo Goldoni, in scena fino a domenica al teatro Ambra Jovinelli di Roma. Con l’attore pugliese, la compagnia di dieci artisti vede anche il figlio Michelangelo, diretti dal regista Paolo Valerio. La vicenda ruota attorno alle bugie, alle smargiassate, alle rivelazioni vere o verosimili ma anche palesemente false e diffamatorie, di don Marzio che innescano una serie di conseguenze che guastano i rapporti fra gli altri personaggi non pregiudicando però un lieto fine per tutti, tranne che per l’ingombrante e invadente protagonista.
“In un campiello veneziano, non particolarmente aristocratico, fra una casa da gioco e una bottega di caffè, si muove una moltitudine di personaggi. Ma ognuno di loro possiede, nel disegno di Goldoni, una qualità straordinaria e questa è la grandezza della commedia: l’autore riesce a tratteggiare ogni figura attraverso sfumature e intrecci che alla fine le rivelano”, si spiega nelle note di regia.
“Le vicende di ciascun personaggio conducono tutte a don Marzio, che si rivelerà la chiave della commedia, un personaggio ambiguo e alla fine catartico – prosegue il regista Paolo Valerio – E Michele Placido nelle fasi di lavoro è stato un maestro e un capocomico generoso, ha rivelato grande creatività, intensità e intelligenza rispetto a un personaggio che se da un lato può essergli affine, dall’altro ogni sera ci riserva sorprese nuove. In don Marzio è racchiuso il misterioso fascino di questo testo, spesso riletto in chiave contemporanea, che in questa nostra edizione aggancia senza fatica e senza necessità di sottolineature l’attualità delle ‘fake news’, quando le chiacchiere del campiello si trasformano in accuse feroci o in un certo gusto per il voyeurismo”.
(di Enzo Bonaiuto)
Spettacolo
Manoscritti dei Queen all’asta, Freddie Mercury scrisse ‘Mongolian Rhaposy’

In vendita la raccolta inedita di bozze di lavoro scritte a mano dal cantante per gli immortali successi della band

“Bohemian Rhapsody” dei Queen originariamente si intitolava “Mongolian Rhapsody”. Una delle prime bozze della celebre canzone di Freddie Mercury (1946-1991) mostra che la rockstar cancellò “Mongolian” e sostituì il titolo ormai famoso. La curiosità emerge da una serie di manoscritti inediti di Mercury che Sotheby’s offrirà all’asta a Londra all’inizio del prossimo mese di settembre. Il testo di lavoro autografo di “Bohemian Rhapsody” del 1974 è stimato 800.000-1.200.000 sterline (932.000 – 1.400.000 euro).
La raccolta inedita di bozze di lavoro scritte a mano dal cantante per gli immortali successi dei Queen sarà presentata per la prima volta in questo fine settimana nella sede di Sotheby’s a New York, prima di essere esposta a Los Angeles e Hong Kong. I manoscritti torneranno poi a Londra nell’ambito di una mostra che durerà un mese, in agosto, prima di sei aste dal titolo “Freddie Mercury: A World of His Own” che si terranno dal 6 all’8 settembre.
Queste pagine autografe rivelano la genesi di un elenco di canzoni dei Queen – la maggior parte create durante un’esplosione di grande creatività a metà degli anni Settanta – che, a quasi cinquant’anni di distanza, continuano a risuonare nella cultura contemporanea: tra queste “Don’t Stop Me Now”, “Somebody to Love”, “We Are the Champions” e la star di tutte, quel fenomeno duraturo che è “Bohemian Rhapsody”, che svela i suoi segreti in quindici straordinarie pagine di testi e melodie, rivelando persino un possibile titolo alternativo della canzone. “Per portata, qualità e provenienza eccezionale, l’insieme dei testi offre uno sguardo senza precedenti nella mente creativa di uno dei più influenti autori di canzoni del XX secolo”, spiega Sotheby’s in un comunicato.
Tutte gli autografi emergono direttamente dalla collezione personale di Mercury, conservata e custodita nella sua amata casa londinese, Garden Lodge, da quando vi abitava. Insieme i manoscritti, evidenzia un portavoce di Sotheby’s, “accompagnano in un viaggio alla scoperta del cuore di Mercury come artista creativo, fornendo scorci delle forme alternative che queste canzoni più celebri avrebbero potuto assumere e persino, nel caso di un primo taccuino inedito che precede il primo contratto discografico dei Queen, rivelando idee per canzoni che non sono mai state pubblicate”.
Tra i cimeli che andranno all’asta ci saranno anche la corona e il mantello indossati da Mercury per l’esecuzione finale di “God Save The Queen” durante l’ultimo tour dei Queen nel 1986; il testo scritto a mano di “We Are The Champions”; il testo autografo di “Killer Queen”; una sontuosa giacca da cerimonia in stile militare creata per il leggendario Drag Ball del 39° compleanno a Monaco di Baviera il 5 settembre 1985; un piccolo pettine per baffi in argento di Tiffany; gli occhiali rosa a forma di stella. Sono alcuni degli oggetti finora conservati nella casa della rockstar, Garden Lodge a Kensington, nella zona ovest di Londra Ovest. La casa d’aste Sotheby’s ha ricevuto poche settimane fa da Mary Austin, amica di Mercury, l’incarico di mettere in vendita la collezione personale del frontman dei Queen, che sarà suddivisa in 1.500 lotti.
Per circa 30 anni, Garden Lodge è rimasta quasi interamente come Mercury l’aveva lasciata, affidata alle cure di Austin: dai dipinti vittoriani e dalle suggestive opere su carta dei più grandi artisti del XX secolo ai più raffinati esempi dell’arte vetraria e ad altri splendidi oggetti; dai tessuti eccezionali e dalle opere di pregio che cercava durante i viaggi in Giappone, agli oggetti più piccoli e personali che erano una parte così importante della sua vita quotidiana.
Quest’estate gli oggetti di Garden Lodge saranno svelati al pubblico per la prima volta nella mostra “Freddie Mercury: A World of His Own” che sarà inaugurata a Londra il 4 agosto e si concluderà il 5 settembre, giorno del 77° compleanno di Mercury.
Le sei aste dedicate che seguiranno saranno guidate da una vendita in presenza il 6 settembre, in cui verrà offerta una sezione rappresentativa degli oggetti più significativi della collezione. Il 7 e l’8 settembre seguiranno altre due aste in presenza: la prima dedicata a Mercury “On Stage”, la seconda alla sua vita “At Home” e agli oggetti che amava e con cui viveva a Garden Lodge. Parallelamente si svolgeranno tre aste online, una che mette in luce il suo profondo amore per il Giappone e le altre due, “Crazy Little Things”, in due parti, che presentano una serie eclettica di oggetti curiosi che facevano parte della quotidianità di Mercury.
L’asta sarà accompagnata dall’uscita di un Collection Book in edizione limitata, un volume commemorativo che riporta in vita la storia di Freddie Mercury e degli oggetti che lo circondavano.
Tra i top lot delle sei aste figura un ritratto del pittore francese Jacques Tissot, che fu l’ultima opera d’arte acquistata da Mercury, un mese prima di morire: si stima che possa essere venduto tra le 400.000 e le 600.000 sterline. Un altro pezzo forte della vendita sarà il testo di lavoro scritto a mano da Freddie Mercury di uno dei più grandi inni dei Queen, “We Are The Champions”, con tanto di armonie e accordi, scritto su nove pagine (stima 200.000-300.000 sterline). Il testo di “Killer Queen”, scritto su un singolo foglio di carta con una biro nera nel 1974, dovrebbe essere venduto tra 50.000-70.000 sterline.
La diciannovenne Mary Austin era uscita con Brian May, chitarrista dei Queen, quando incontrò Mercury per la prima volta nel 1970. Andarono a vivere insieme e rimasero vicini anche dopo che lui le disse di essere gay. Lei si prese cura di lui quando divenne più debole dopo aver contratto la malattia legata all’Aids. Mercury disse una volta di Austin: “Non ho molte persone a cui rivolgermi. E l’unica, se vogliamo parlarne, è Mary”. Naturalmente timida e schiva, Austin ha parlato raramente in pubblico da quando Mercury è morto.
Mary Austin, che negli ultimi trent’anni ha custodito e curato la casa di Londra della rockstar e tutto ciò che conteneva, ha dichiarato tramite un comunicato diffuso da Sotheby’s: “Per molti anni ho avuto la gioia e il privilegio di vivere circondata da tutte le cose meravigliose che Freddie ricercava e amava. Ma gli anni sono passati e per me è arrivato il momento di prendere la difficile decisione di chiudere questo capitolo molto speciale della mia vita. Per me era importante farlo in un modo che ritenevo sarebbe piaciuto a Freddie, e non c’era nulla che lui amasse di più di un’asta. Freddie era un collezionista incredibile e intelligente che ci ha mostrato che c’è bellezza, divertimento e conversazione da trovare in ogni cosa; spero che questa sia un’opportunità per condividere tutte le molte sfaccettature di Freddie, sia pubbliche che private, e per far sì che il mondo capisca di più e celebri il suo spirito unico e bellissimo”.
(di Paolo Martini)
Spettacolo
Danny Masterson, attore di ‘That 70’s Show’ condannato per stupro

Ad accusarlo tre donne, tutte ex membri della Chiesa di Scientology

Una giuria di Los Angeles ha dichiarato colpevole di stupro Danny Masterson. L’attore, noto al grande pubblico per il ruolo di Steven nella sit-com ‘That 70’s Show’ con Topher Grace, Ashton Kutcher e Mila Kunis, rischia una pena di 30 anni. Tre donne, tutte ex membri della Chiesa di Scientology, hanno accusato Masterson di violenza sessuale nella sua casa di Hollywood tra il 2001 e il 2003.
L’accusa, inoltre, ha sostenuto che l’attore abbia usato il suo status all’interno di Scientology per evitare le proprie responsabilità, e che l’organizzazione stessa avesse tentato di insabbiare le violenze. Le donne hanno affermato di essersi decise a farsi avanti dopo anni perché la Chiesa di Scientology aveva sconsigliato loro di rivolgersi alla polizia, costringendole invece a rivolgersi al ‘sistema giudiziario’ della Chiesa. Qui membri di Scientology le avevano minacciate di cacciarle dall’organizzazione a meno che non avessero firmato un accordo di non divulgazione e accettato un pagamento di 400mila dollari (accusa negata categoricamente dalle alte sfere di Scientology).
“Sto vivendo un insieme complesso di emozioni – ha dichiarato una delle vittime – nel sapere che il mio stupratore, Danny Masterson, pagherà per i suoi crimini: sollievo, stanchezza, forza e tristezza”. Masterson era già stato condotto in tribunale nel dicembre del 2022, ma in quel caso la giuria non era riuscita ad arrivare a un giudizio unanime. Gli avvocati dell’accusa avevano però deciso di processare di nuovo l’attore, con prove precedentemente escluse nel primo processo.
La giuria ha ascoltato testimonianze in cui le tre donne raccontavano di essere state sedate prima di essere violentate, ma Masterson non è stato accusato di aver drogato le sue vittime. L’attore era stato accusato di stupro una prima volta nel 2017, all’apice della popolarità del movimento #MeToo: al tempo, Masterson aveva risposto di non essere stato né portato a giudizio né di essere condannato per il crimine e aveva affermato che “di questi tempi sei considerato colpevole nel momento stesso in cui vieni accusato”.
Durante il processo, la difesa ha provato a sminuire la credibilità delle vittime, facendo leva sulle contraddizioni presenti nelle loro testimonianze e la loro volontà di vendicarsi contro Scientology.
Gli avvocati di Masterson, inoltre, hanno sostenuto che l’accusa si sia soffermata sull’aspetto della droga nelle testimonianze delle vittime perché mancavano prove chiare di uso di violenza da parte di Masterson. Dopo il verdetto, i legali dell’attore hanno tentato, senza successo, di dichiarare il processo nullo.
Spettacolo
La stagione del Manzoni di Roma fra gialli comici e tragicommedie

Il direttore artistico Pietro Longhi proporrà 'Il cappotto di Janis' con Edy Angelillo

Come da tradizione oramai conclamata, anche la nuova stagione del teatro Manzoni di Roma si dipanerà fra divertimento e sentimento, attraverso gialli comici e tragicommedie, con la presenza di diversi attori che anche il prossimo anno calcheranno quello che è di fatto divenuto il ‘loro’ palcoscenico. A iniziare, ovviamente, da Pietro Longhi – che del Manzoni è il direttore artistico – con la proposta della pièce ‘Il cappotto di Janis’ che a febbraio lo vedrà al fianco di Edy Angelillo per la regia di Enrico Maria Lamanna: l’opera di Alain Teulié, che promette di tenere il pubblico con il fiato sospeso fino all’epilogo della storia, è stata rappresentata nella stagione appena conclusa per tre mesi al teatro Piccolo Montparnasse di Parigi.
Il sipario si aprirà il 5 ottobre con la prima rappresentazione in Italia della commedia brillante di Norm Foster, ‘C’è un cadavere in giardino’, protagonisti Sergio Muniz e Miriam Mesturino diretti da Silvio Giordani. A seguire Ottavia Bianchi, Patrizia Ciabatta, Beatrice Gattai e Giulia Santilli, ovvero le protagoniste la scorsa stagione di ‘Le sorellastre’, che ora portano ‘Moira, casa, famiglia e spiriti’. Si prosegue con ‘Fino alle Stelle’, commedia musicale scritta e interpretata da Agnese Fallongo e Tiziano Caputo. Quindi, sarà la volta della trasposizione teatrale di un cult degli anni Ottanta: ‘Tre uomini e una culla’, adattamento firmato dalla stessa autrice del film francese Coline Serreau, per la regia di Gabriele Pignotta, che sarà anche lo spettacolo di Capodanno.
In cartellone figurano nella seconda parte della stagione Max Pisu, Nino Formicola e Giancarlo Ratti per ‘Forbici & Follia’ che si annuncia come uno spettacolo interattivo in cui il pubblico sarà il vero protagonista; il giallo comico ‘Chi l’ha vista?’ interpretata da Enzo Casertano e Paola Tiziana Cruciani anche autrice e regista; Fioretta Mari, Patrizia Pellegrino e Blas Roca Rey per ‘Donnacce’ di Gianni Clementi. A chiudere la stagione, con ultima replica il 2 giugno, saranno Paola Gassman e Mirella Mazzeranghi con la commedia tragicomica ‘Tutto per Lola’ per la regia di Silvio Giordani.
(di Enzo Bonaiuto)
Spettacolo
Ascolti tv, per Siviglia-Roma oltre 6,5 milioni di spettatori su Rai1

Al secondo posto, 'Chi l’ha Visto?', terzo sul podio 'Una Famiglia all’Improvviso'. Fiorello si supera, nuovo record di share

La finale di Europa League
Siviglia-Roma è stata vista su Rai1 da 6.507.000 spettatori con il 34.1% di share, risultando di gran lunga il programma tv più visto della prima serata di mercoledì. Al secondo posto, ‘Chi l’ha Visto?’ su Rai3 con 2.120.000 spettatori e l’11.3% di share. Al terzo posto, ‘Una Famiglia all’Improvviso’ su Canale 5 con 1.612.000 spettatori e l’8.5% di share.
A seguire, tra gli altri ascolti di prime time: ‘Pirati dei Caraibi – La Vendetta di Salazar’ su Italia 1 (963.000 spettatori, share 5%), ‘The Good Doctor 6’ su Rai2 (960.000 spettatori, share 4.7%), ‘Zona Bianca’ su Rete4 (572.000 spettatori, share 3.6%), ‘Atlantide Album’ su La7 (311.000 spettatori, share 2%), ‘La Memoria del Cuore’ su Tv8 (283.000 spettatori, share 1.4%), ‘Un Paese Quasi Perfetto’ sul Nove (240.000 spettatori, share 1.2%).
Fiorello supera se stesso. ‘Viva Rai2!’ registra un nuovo record di share, avvicinandosi al 20%. Ieri il morning show ideato e condotto da Fiorello ha registrato 930.000 spettatori con il 19.4% di share, superando il precedente record di share registrato il giorno prima, martedì, pari al 19%.
Spettacolo
Marco Bellocchio da Fiorello: “Il pensiero del Papa è il più di sinistra”

Il regista di 'Rapito' in diretta su Viva Rai2!: "Ho scritto al Pontefice, mi piacerebbe che vedesse il mio film"

“Mi piacerebbe che Papa Francesco vedesse il mio film perché è un Papa progressista, molto aperto”. Marco Bellocchio, reduce dal successo ottenuto a Cannes dal suo ultimo film ‘Rapito’, chiamato in diretta da Fiorello nel suo morning show ‘Viva Rai2!’, spiega le motivazioni del suo appello al Pontefice.
“È un film in cui la Chiesa in quei tempi lontani fece una scelta piuttosto azzardata, per non dire violenta: rapire un bambino di famiglia ebrea”, afferma il regista da Fiorello. “Mi piacerebbe anche avere un dialogo con il Papa che è così aperto, parla sempre di ponti e non di muri, di carità, di amare il prossimo, di misericordia. È più progressista dei progressisti stessi che si rivolgono a lui. Quando si parla di sinistra, il pensiero del Papa è il pensiero più di sinistra”. Il film “Rapito” racconta la storia vera di Edgardo Mortara, bambino ebreo di sei anni strappato alla famiglia per ordine dell’inquisizione vaticana per farne un Cristiano.
“Gli ho scritto una lettera molto semplice, – prosegue Bellocchio – ‘Caro Papa Francesco mi farebbe tanto piacere che lei vedesse il mio film’, finora non ho avuto risposta”. “Ma vedrai che ti risponderà!”, aggiunge Fiorello, chiudendo una battuta “Spero non vada a Discovery anche lui”.
Spettacolo
Beatrice Stella protagonista del cortometraggio “La bambola che andò sulla luna”

L’attrice Beatrice Stella, 9 anni, è stata scelta per il ruolo principale nel nuovo cortometraggio “La Bambola Che Andò Sulla Luna“, diretto da Riccardo Marendino. L’annuncio rafforza il crescente percorso artistico della giovane attrice, sotto la guida dell’agente Patrizia De Santis.
Beatrice Stella ha iniziato la sua carriera nel mondo dello spettacolo come modella infantile, collaborando con fotografi di Milano e Roma. Il suo interesse per la recitazione si è manifestato precocemente, dopo una partecipazione al set del film “Il Salumificio Santoro“, diretto da Fabrizio Pastore. Da allora, Beatrice ha seguito un percorso formativo di teatro e recitazione cinematografica con figure di rilievo del settore come Pupi Avati, Cinzia Th Torrini e altri.
Nel 2023, Beatrice ha fatto il suo debutto cinematografico nel film “Tre Troppo“, diretto da Fabio de Luigi. Inoltre, ha partecipato al videoclip “Alba” di Ultimo, e allo spot televisivo Lelli Kelly. Il cortometraggio “La Bambola Che Andò Sulla Luna” segna una nuova tappa significativa nel suo percorso artistico.
“La Bambola Che Andò Sulla Luna”, presentato dall’attore Franco Nero, vede nel cast anche Daniel De Rossi e Steff Dall. Il regista Riccardo Marendino ha rivelato che il film è ispirato alla vita di Franz Kafka e si svolge negli anni ’50. La trama segue le vicende di uno scrittore in crisi la cui vita viene trasformata dall’incontro con una bambina.
Il film è stato girato interamente a Roma con un budget limitato, con la partecipazione di giovani professionisti emergenti. La colonna sonora è stata curata da Alessio Parea, un talento emergente nel campo delle colonne sonore. Altri membri della troupe includono Federico Mastroprimiano alla fotografia, Martin Marini come assistente alla regia e Arianna Magno ed Elena Giovanrosa in produzione.
Marendino ha espresso apprezzamento per le prestazioni di Beatrice Stella, sottolineando la sua competenza e professionalità non comuni per la sua età. Dopo la conclusione delle riprese a Roma, il film ora è pronto per essere presentato in vari festival cinematografici, sia in Italia che all’estero.
I piani futuri di Beatrice Stella non sono stati ancora rivelati. Tuttavia, è evidente che la sua presenza nel mondo del cinema è destinata a crescere ulteriormente.
Spettacolo
X Factor 2023: Morgan in giuria con Fedez, Ambra e Dargen D’Amico

Alla conduzione Francesca Michielin

Sarà un nuovo e sorprendente X Factor, tra conferme e attesi ritorni. Primo fra tutti quello di Morgan che ha confermato le voci degli ultimi giorni che lo vedevano di nuovo al tavolo dello show Sky Original prodotto da Fremantle, in arrivo a settembre su Sky e in streaming su Now. A X Factor 2023 Morgan sarà in giuria insieme a Fedez, Ambra e Dargen D’Amico. Alla conduzione Francesca Michielin.
“Diamo il via a X Factor 2023 con un’energia e una convinzione più forti che mai – dichiara Antonella d’Errico, Executive Vice President Content di Sky Italia – Uno show che è la spina dorsale dell’intrattenimento Sky, paradigma per un nuovo modo di fare e intendere lo spettacolo, capace di vivere non solo in tv ma diffusamente su tutti i media, grazie al lavoro e al talento di artisti e professionisti straordinari, on e off the screen. Siamo felici di riavere con noi quell’esplosione di talento che è Francesca Michelin, che lo scorso anno ha superato con freschezza e personalità un esame tra i più complessi e intriganti della sua carriera. E siamo pronti a dare il via a uno show che è una macchina gigantesca, contemporanea e in continua evoluzione, ma sempre con i piedi ben saldi nella propria storia: diamo il bentornato a Morgan, che di X Factor è un pezzo di storia, ad affiancare il talento di Fedez – al suo settimo X Factor – e di Ambra e Dargen. Noi e Fremantle siamo pronti per dare al pubblico uno show spettacolare e appassionante”.
“Siamo molto felici di riaccendere, insieme con Sky, questa nuova stagione di X Factor – afferma Marco Tombolini, Ceo Fremantle – realizzare questo programma è una sfida che ogni anno ci spinge ad alzare l’asticella. L’obiettivo è intercettare i futuri talenti, i gusti musicali e raccontare una generazione bellissima. Lo faremo con Ambra Angiolini, Dargen D’Amico e Fedez, garanzia di una giuria di grandissima qualità, competenza ma, soprattutto, mentori appassionati dei nostri ragazzi. Accanto a questo meraviglioso terzetto, un giudice storico come Morgan, che al tavolo di X Factor ha lasciato sempre il segno. Un cast importante impreziosito dalla presenza di Francesca Michielin, che su questo palco è nata come cantante e si è affermata come brava conduttrice”.
Anche quest’anno Rtl 102.5 è la radio ufficiale di X Factor. Stories Partner di X Factor è Vanity Fair Italia, brand di Condé Nast diretto da Simone Marchetti.
Spettacolo
Il primo Sky Up Digital Hub italiano apre oggi a Milano


Apre oggi a Milano il primo Sky Up Digital Hub italiano, nato dalla collaborazione con l’Associazione Csf – Centro di Aiuto ai Minori e alla Famiglia in crisi: lo spazio è pensato per favorire l’inclusione digitale tra i più giovani in un’area periferica della città ed è parte del progetto di Gruppo Sky Up, nato con l’obiettivo di supportare le persone a maggior rischio di esclusione digitale, residenti in zone a basso reddito e che non si sentono abbastanza sicuri nell’utilizzo delle nuove tecnologie.
Il primo Digital Hub di Sky Italia è stato inaugurato in zona Bisceglie, presso la sede del Centro Educativo Diurno Teen Lab dell’Associazione Caf: questa segue bambini e ragazzi allontanati dal proprio nucleo familiare perché vittime di abusi e gravi maltrattamenti, che vengono accolti e curati per offrire loro nuove prospettive di crescita, e ragazzi adolescenti del territorio.
All’interno dello spazio, i giovani seguiti dall’Associazione Czv possono beneficiare di una connessione a banda-larga Sky Wifi e numerosi device forniti da Sky. Tra questi, strumenti di montaggio video come computer di ultima generazione, applicazioni per lo sviluppo di contenuti creativi digitali, software di montaggio e attrezzatura per riprese audiovisive, tra cui microfoni e ring light. Nel Digital Hub, i ragazzi potranno potenziare le proprie capacità digitali grazie a workshop tenuti da dipendenti Sky volontari: e tematiche dei laboratori spaziano dal mondo dei social network a quello della protezione dei dati personali online, per rendere i partecipanti autonomi e consapevoli nell’utilizzo delle nuove tecnologie.
“Quando si parla di digitalizzazione l’Italia è ancora in ritardo rispetto all’Europa, con meno della metà delle persone che ha competenze digitali di base – ha dichiarato Sarah Varetto, Executive Vice President Communications, Inclusion & Bigger Picture di Sky Italia – Per questo, siamo particolarmente orgogliosi di aver dato il via a Sky Up in Italia: spazi come quello inaugurato oggi possono dare un piccolo ma importante contributo per combattere il digital divide tra le fasce della popolazione più svantaggiate. Ringrazio l’Associazione Caf per aver creduto nel nostro progetto e per aver lavorato con noi per realizzarlo”.
“Per la nostra Associazione il lavoro con gli adolescenti in difficoltà ha assunto nell’ultimo decennio un ruolo sempre più rilevante – afferma Giovanni Bassetti, AD dell’Associazione Caf – Ciò anche in risposta ad una pressante richiesta del territorio che ha bisogno di servizi competenti e dedicati a questo specifico target di età, esposto ad un disagio generazionale, sociale e familiare in forte crescita. Per questi ragazzi, che non possono contare su reti famigliari che proteggano, medino o forniscano stimoli, poter accedere ad un contenitore nel quale apprendere e sperimentare un utilizzo più evoluto e consapevole delle nuove tecnologie, è un’opportunità straordinaria che il nuovo Sky Up Digital Hub ha reso finalmente possibile.”
In Italia, Sky Up Digital Hub ha aderito al Manifesto per la Repubblica Digitale, iniziativa nazionale promossa dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri nel quadro della strategia “Italia 2025”, con l’obiettivo di combattere il divario digitale di carattere culturale presente nella popolazione italiana, per sostenere la massima inclusione digitale e favorire l’educazione sulle tecnologie del futuro, accompagnando il processo di trasformazione digitale del Paese.
Spettacolo
Diventa un film la vita di Milingo

L’esorcista africano, ex arcivescovo di Lusaka, sposò con rito Moon l’agopunturista coreana Maria Sung, decisione che gli costò la sospensione ‘a divinis'. Il regista Raffaele Brunetti presenterà il progetto al Biografilm Festival International Celebration of Lives di Bologna

Diventerà un film la vita di Milingo, l’esorcista africano, ex arcivescovo di Lusaka, che sposò con rito Moon l’agopunturista coreana Maria Sung. Decisione che gli costò la sospensione ‘a divinis’. Il progetto del ciak sull’esorcista, che incorse nella scomunica del Papa per avere consacrato dei Vescovi, si deve al regista Raffaele Brunetti che ha in mente di recarsi nello Zambia per incontrare Milingo e che, apprende l’Adnkronos, presenterà il progetto al Biografilm Festival International Celebration of Lives di Bologna, il Festival cinematografico dedicato alle storie di vita e al cinema di qualità di fiction e documentario.
L’ex arcivescovo, che il prossimo 13 giugno compirà 93 anni, pare interessato al progetto dopo essere stato contattato dall’amico don Sergio Mercanzin, ‘padre’ di Russia Ecumenica, che spiega che “Milingo tiene a che il film documenti in maniera corretta la sua vicenda”.
Mercanzin ha fornito documenti, immagini, lettere dell’ex arcivescovo di Lusaka. In cuor suo, l’esorcista africano spera anche di potere riallacciare un dialogo con il Vaticano. Un primo tentativo di riappacificazione, Milingo lo tentò con il cardinale Camillo Ruini, al quale scrisse lo stesso Mercanzin. Che oggi dice: “Non ci fu mai alcuna risposta”.
Spettacolo
Zucchero: “In tour in tutto il mondo ma senza casa discografica”

Ieri sera la prima tappa italiana del suo World Wild Tour' alle Terme di Caracalla

Zucchero, un giramondo senza casa… L’artista emiliano – che ieri sera ha iniziato a Roma, alle Terme di Caracalla, il suo Giro d’Italia all’interno del ‘World Wild Tour’ che lo ha portato dalla Scandinavia all’Australia, dagli Usa alla prossima tappa in Spagna, ovunque facendo registrare sold out – è al momento privo di una casa discografica, “essendo il contratto scaduto, come lo yogurt… – riferisce con il sorriso – e senza casa discografica non si fanno dischi. Spero di non faticare a trovarla, anche se pare stia facendo fatica persino Santana!”.
Il concerto, forse in maniera evocativa, inizia con il brano ‘Spirito nel buio’ e Zucchero – nella conferenza post-concerto in un hotel romano – sottolinea: “Ci sono in giro troppe cose brutte e sono poche quelle belle, si spera sempre in un raggio di luce ma ci sono forze oscure che aleggiano: guerre, conflitti interni… si avverte la pesantezza dei disaccordi e delle disarmonie nel mondo; ora, questo disastro in Romagna che lascia pensare e riflettere. Come si fa a dire che andrà tutto bene? Non vedo ancora la primavera, speriamo arrivi presto”.
E l’artista emiliano, nel cantare ‘Let it shine’ composta in occasione dell’uragano a New Orleans, ha inteso lanciare un messaggio di solidarietà cambiando nel testo la parola Mississipi con ‘La mia Terra’. Solidarietà che si concreterà nella sua partecipazione già annunciata fra gli artisti che saliranno sul palco di Campovolo il 24 giugno per aiutare una raccolta fondi con l’obiettivo dichiarato dagli organizzatori di raggiungere i 4 milioni di euro.
Il concerto sfiora quasi le tre ore, senza interruzione, per una trentina di brani con tutte le canzoni più iconiche di Zucchero: da ‘Partigiano Reggiano’ a ‘Vedo nero’, da ‘Baila’ a ‘Dune mosse’, da ‘Miserere’ – con l’immagine proiettata di Pavarotti e attorno al collo una sciarpa di Big Luciano – a ‘Overdose d’amore’ con il coro gospel, da ‘Diamante’ a ‘Per colpa di chi’, da ‘Un diavolo in me’ a ‘con le mani’ per chiudere con ‘Libidine’.
Sulla attuale situazione politica, Zucchero preferisce glissare, “a costo di passare per qualunquista”. Ma prende posizione contro le imposizioni del ‘correct’: “non me ne frega un…” con quel che segue. Quanto all’intelligenza artificiale, nel campo della musica, “basta l’aggettivo ‘artificiale’, quanto di più lontano da me… è musica senza anima con cui non ho nulla da spartire. Invecchierò continuando a suonare la musica che sento: vuol dire che invecchieremo insieme, facendoci buona compagnia…”.
In Italia, dopo i cinque concerti a Roma alle Terme di Caracalla, si prosegue a luglio in tour a Trieste in piazza Unità d’Italia, a Caserta nel cortile dela Reggia, ad Agrigento nella Valle dei Templi e a Siracusa al Teatro Greco. tutti posti in qualche modo ‘magici’ perché, spiega, “sono i più adatti per la mia musica: la bellezza del posto facilita e amplifica la musica, a patto però che la musica sia buona… si sceglie il luogo in base all’anima che si ha”, sottolinea l’artista.
Quanto alla sua band internazionale, “io sento il loro sangue e il loro cuore, la passione dei miei musicisti, non importa se abbiano già suonato con grandi artisti, possono sceglierli anche con un provino dopo averli sentiti su YouTube e in un talent show, che oramai hanno sostituito i talent scout”, osserva. Ma quanto al look, “l’armocromia è una cag… Mai seguito gli esperti, mi sono sempre vestito da me, non fa parte dei miei modi di fare”, chiude il discorso Zucchero.
(di Enzo Bonaiuto)
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