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Politica

Meloni a Schlein: “Governo autoritario? Da che pulpito…”

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"Mi colpisce che la segretaria del Pd dia lezioni sulla lotta all'autoritarismo e dica che siamo allergici al dissenso. Se vuole continuare a perdere non sarò io a dirle di cambiare"

“Gli italiani giudicheranno le nostre norme, le nostre misure e anche il pulpito” da cui vengono mosse le accuse di autoritarismo al governo, “che arrivano da quelli che difendono chi impedisce a un ministro della Repubblica di presentare il proprio libro al Salone del libro. Siamo abituati a queste scenate ma più ancora di chi vuole impedire di presentare il libro a Roccella, mi colpisce che la segretaria del Pd dia lezioni sulla lotta all’autoritarismo e dica che siamo allergici al dissenso. Se la segretaria del Pd non distingue il dissenso dalla censura, allora sì che abbiamo un problema di autoritarismo”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervistata da Bruno Vespa al Forum in Masseria.

“So che questa preoccupazione della segretaria del Pd è reale e non strumentale, quindi la voglio tranquillizzare: il centrodestra è da sempre la coalizione che difende la libertà. Questo stiamo dimostrando e questo gli italiani capiscono. Se il nuovo corso del Pd è andare dritti sulla strada della strategia che li ha portati dritti alla sconfitta elettorale, io non sono nessuno per dir loro di cambiare strategia…”, commenta ancora la premier.

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Guardian incorona Giorgia Meloni: “Uno dei politici più potenti d’Europa”

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Il presidente del Consiglio "ottiene consensi anche a sinistra"

Giorgia Meloni

”Una volta era difficile trovare un italiano che ammettesse di amare Giorgia Meloni”, ma ora è riconosciuta ”come uno dei politici più potenti d’Europa”. Lo scrive il Guardian in un lungo articolo sulla presidente del Consiglio che ora, ”dopo quasi un anno al potere, ha ottenuto consensi anche a sinistra”. Con il trionfo di Fratelli d’Italia, nel Paese è salito al potere ”il governo più di destra dalla seconda guerra mondiale”, si legge nell’articolo, secondo cui però la presidente del Consiglio italiano ”ha assunto un tono rassicurante e pragmatico nel resto d’Europa e non solo”. Viene ricordato il suo ”incrollabile sostegno all”Ucraina” e la sua posizione favorevole a ”grandi accordi in Africa, siano essi sull’energia o, in modo più controverso, sull’immigrazione”.

Quanto alle alleanze internazionali, il Guardian scrive che ”un tempo fan di Donald Trump e Vladimir Putin, Meloni ha trovato nuovi amici in Joe Biden e Volodymyr Zelensky. Ha stretto un legame con Rishi Sunak, ha un rapporto più cordiale con Emmanuel Macron e la si vede spesso lavorare al fianco di Ursula von der Leyen”, l’ultima volta domenica a Lampedusa. ”Meloni ha stretto rapporti più profondi con i suoi alleati di estrema destra in Europa”, scrive il Guardian citando l’intervento a favore di Vox prima delle elezioni spagnole di luglio e l’incontro, la settimana scorsa a Budapest, con il suo omologo ungherese Viktor Orban con il quale ha parlato della difesa della famiglia ”tradizionale”.

Il quotidiano ricorda anche che Meloni è stata anche elogiata da un rivale di sinistra, Enrico Letta, ex primo ministro ed ex leader del Partito Democratico, che l’ha definita ”migliore del previsto”, e che Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia-Romagna, è stato criticato dai membri del Pd per aver definito Meloni ”capace”. Tuttavia, si sottolinea nell’articolo, il governo non esita a esercitare ”la sua influenza sulla Rai”, dove vorrebbe ”prendere il controllo” e ”cambiare la narrazione secondo il suo modo di pensare”.

Per quanto riguarda la lotta all’immigrazione clandestina, il Guardian scrive che il numero di persone che arrivano in Italia è più che raddoppiato tra gennaio e settembre rispetto allo stesso periodo del 2022.

”La patina di stabilità del governo italiano è dovuta in parte – sostiene il quotidiano britannico – al fatto che ha un’ampia maggioranza in parlamento e anche al fatto che l’opposizione è debole”.

Ma, ritiene il Guardian, ”finora è stato ottenuto ben poco” perché ”il governo sta venendo meno ai suoi impegni sull’immigrazione” e ”l’economia sta rallentando” mentre ”non ha una strategia chiara per affrontare la crisi climatica”. E in vista delle elezioni europee del prossimo anno il Guardian prevede ”un ritorno di una retorica intransigente e nazionalista”.

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Politica

Pd, segretario romano Foschi assunto al Cal: “Nessun imbarazzo”

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Un contratto a tempo determinato con "uno stipendio normalissimo, tra i 1600 e i 1800 euro" dice all'Adnkronos l'esponente Dem

Enzo Foschi (Fotogramma)


Il segretario Pd di Roma, Enzo Foschi, ha trovato lavoro. Dal primo settembre è infatti stato assunto dal presidente del Cal, Consiglio delle Autonomie Locali della Regione Lazio, con una funzione amministrativa. Un contratto a tempo determinato con “uno stipendio normalissimo, tra i 1600 e i 1800 euro”, dice all’Adnkronos l’esponente dem, che è pronto a rescindere nel caso in cui alle prossime elezioni del Cal, previste il 9 novembre, dovesse esser nominato un presidente di opposto schieramento rispetto al suo.

Ma cos’è il Cal? E’ un organismo di controllo costituito con decreto del presidente della Regione, attualmente di centrodestra, ma indipendente. Al vertice, infatti, un presidente scelto a scrutinio segreto dai componenti, i sindaci del territorio, a maggioranza assoluta. “Non c’entra nulla con il presidente della Regione – precisa Foschi -. Questo è un ente strumentale, il presidente non viene nemmeno nominato dal governatore o chi per lui, ma eletto dai sindaci del Lazio, a maggioranza di centrosinistra”.

Il segretario del Pd di Roma, 57 anni, all’interno del Cal, è “una persona di fiducia”, spiega lui stesso all’Adnkronos, scelto dal presidente di centro sinistra, Sandro Runieri. Per questo motivo, ribadisce, “non ho alcun imbarazzo, visto che ho anche una esperienza amministrativa tale che mi consente di assolvere le funzioni che il Cal svolge, cioè controllo sui bilanci e sostegno ai comuni”. Se alle elezioni il presidente dovesse essere scelto in linea con il governatore del Lazio, io me ne andrei, dice Foschi, ”mi pare evidente”. ”Sono stato preso a collaborare da un presidente di centrosinistra – precisa – e non riterrei opportuno rimanere”. (di Silvia Mancinelli)

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Politica

Lega contro direttore del Museo Egizio: “Greco razzista con italiani, lo cacceremo”

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Così Andrea Crippa, vicesegretario del Carroccio: "Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura di cacciarlo se non si dimette lui". Opposizione protesta, Pd: "Vergognosa aggressione"

Christian Greco - Fotogramma /Ipa

“Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, faccia un gesto di dignità e si dimetta. Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui”. Andrea Crippa, vicesegretario della Lega intervistato da Affaritaliani.it, va all’attacco del direttore del Museo Egizio di Torino dopo che Christian Greco ha affermato “Mi valutino con criteri oggettivi. Sono qui da nove anni, puntiamo a un milione di ingressi, stiamo lavorando al bicentenario. Mi lasciano basito gli attacchi della politica”. E ha invitato la premier Giorgia Meloni a visitare il Museo.

“Qualche anno fa – racconta Crippa – Greco decise uno sconto solo per i cittadini musulmani e io chiesi ai cittadini di protestare inondando il centralino di telefonate. Lui mi denunciò, fui condannato in primo grado e assolto in secondo, vincendo la causa. E’ un direttore di sinistra che ha gestito il Museo Egizio di Torino in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana. Ha fatto sconti solo per i musulmani e mai per chi professa altre religioni. Va cacciato subito, meglio quindi se fa un gesto di dignità e se ne va lui. Incredibile che dopo aver gestito il Museo in modo ideologico ora chieda di mantenere la poltrona al governo di centrodestra”. “Il Museo Egizio di Torino viene pagato dai cittadini e lui ascolta solo la sinistra. E’ un razzista contro italiani e cristiani. Si dimetta subito farebbe più bella figura”, conclude il vicesegretario della Lega.

“L’attacco politico di esponenti della destra, Fratelli d’Italia e Lega, contro il direttore del Museo Egizio Christian Greco è assolutamente vergognoso”. Così in una nota i Senatori Pd Francesco Verducci, della Commissione Cultura, Anna Rossomando, vice Presidente dell’Assemblea, Andrea Giorgis, capogruppo Commissione Affari costituzionali, Simona Malpezzi, della Presidenza del Gruppo. “Contro il Direttore Greco viene esercitata una violenta caccia alle streghe che è una vera e propria aggressione e un tentativo di intimidire e condizionare l’intero mondo della cultura. I risultati di Greco alla direzione del Museo Egizio sono di straordinaria qualità, e sono incontrovertibili. È inaccettabile che per ragioni di brutale e feroce occupazione politica si sia scatenata una polemica ad personam assurda e strumentale. Il Ministro Sangiuliano ponga fine a questa canea e prenda pubblicamente le parti del Direttore Greco. C’è in ballo l’autonomia della cultura in Italia”.

“Cacciare, cacciare, epurare… è lo slogan preferito dai leghisti, affamati di potere e di controllo politico su tutto. Ora tocca al direttore del Museo Egizio. Tornino nelle caverne piuttosto, e rispettino il mondo della cultura, il pluralismo e le istituzioni”, scrive su Twitter il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra.

“La destra vuole le purghe contro gli intellettuali che non si allineano al suo pensiero. Dopo aver colonizzato la Rai con TeleMeloni, adesso vuole cacciare i direttori dei musei come Christian Greco, direttore del Museo Egizio colpevole di aver promosso iniziative per avvicinare le persone di origine araba, alla storia e cultura egizia: un modo per costruire l’integrazione attraverso la cultura”. Così il co-portavoce di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli. “Un giorno sì ed uno no, Gasparri vuole cacciare Mario Tozzi, Roberto Saviano è stato cacciato dalla Rai, Foa invita i medici negazionisti no Vax a Radio 1 e ora si vogliono cacciare i direttori dei musei. Sono purghe degne di un regime autoritario.”

“L’anno scorso ho portato i ragazzi al Museo Egizio di Torino. Come ebbi modo di scrivere mi è sembrato uno dei musei meglio gestiti, allestiti e organizzati d’Italia. Rimuoverei piuttosto chi chiede di rimuovere Christian Greco”, scrive il leader di Azione Carlo Calenda su twitter.

“Vi ricordate quando qualche anno fa Giorgia Meloni rimediò una figuraccia con Christian Greco, il direttore del Museo Egizio? Ecco. Ora che Meloni è al governo, serve la sua vendetta e ne chiede le dimissioni. Forse Greco è troppo competente e forse ha rilanciato con troppo successo il Museo Egizio di Torino: insopportabile per questa maggioranza. Insopportabile per Giorgia Meloni, le cui accuse sono state rispedite al mittente con ignominia dallo stesso direttore”. Così Riccardo Magi su twitter postando il video dello scambio tra Giorgia Meloni e Christian Greco.

“Troppo insopportabile per una destra che vuole la cultura asservita al potere, che vuole occupare ogni poltrona per favorire amici e parenti magari della stessa Meloni. Sangiuliano dimostri di avere la schiena dritta, riconosca l’autorevolezza, la professionalità e il lavoro di Greco ed eviti questa umiliazione alla cultura italiana”.

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Politica

Migranti, Mattarella: “Italia e Germania sapranno collaborare”

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Conferenza stampa del Capo dello Stato con il presidente tedesco Steinmeier: "No provvedimenti improvvisati e tampone, serve visione del futuro"

Sergio Mattarella e Frank-Walter Steinmeier - (Foto Quirinale)

Della questione dell’accoglienza dei migranti da parte della Germania, “stanno discutendo i ministri dell’Interno di Roma e Berlino e sono sicuro che troveranno certamente una soluzione collaborativa, come è sempre avvenuto e come avviene abitualmente tra Germania e Italia”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’incontro stampa congiunto con l’omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier. “Quello che è emerso nei colloqui tra il Presidente Steinmeier e me -ha proseguito il Capo dello Stato- è la perfetta omogeneità di valutazione del fenomeno migratorio che non colpisce soltanto l’Italia, colpisce anche la Germania con altre rotte che non attraversano il Mediterraneo ma l’Europa continentale e altre parti del mondo. Il fenomeno è globale”.

“Abbiamo entrambi la percezione che è un fenomeno epocale globale, che va governato con visione del futuro, non con provvedimenti improvvisati o tampone che risolvono qualche occasione temporanea, ma che esaminino e affrontino il problema con una visione del futuro coraggiosa e nuova rispetto ad un fenomeno così grande. Ma su questo l’operatività è rimessa ai Governi, non è rimessa né al Presidente Steinmeier né a me”.

Di fronte al fenomeno migratorio “occorre studiare, definire e porre in campo soluzioni nuove e coraggiose e non superficiali e approssimative. Occorrono soluzioni naturalmente europee, perché non è un problema che un Paese da solo può affrontare, neppure il più grande. Soluzioni nuove da studiare approfonditamente, con serietà”, ha affermato il Presidente della Repubblica. “I dieci punti della presidente Von der Leyen sono interessanti -ha aggiunto il Capo dello Stato- come lo sono stati alcuni passi avanti compiuti nei Consigli europei dei mesi passati. Quello che è importante che tutti in Europa comprendano come il problema esiste e non si rimuove ignorandolo, va affrontato per non lasciare il protagonismo di questo fenomeno globale ai crudeli trafficanti di esseri umani”.

“Occorre pensare in maniera adeguata, altrimenti è come usare strumenti rudimentali e superati di fronte a fenomeni totalmente nuovi. Ad esempio le regole di Dublino sono preistoria: voler regolare il fenomeno migratorio facendo riferimento agli accordi di Dublino è come dire realizziamo la comunicazione in Europa con le carrozze a cavalli”. “Era un altro mondo quello -ha ribadito il Capo dello Stato- pensare di fare riferimento, come alcuni Paesi dell’Unione fanno ancora basandosi su Dublino, è come fare un salto nel pleistocene, in un’altra era zoologica, è proprio una cosa fuori dalla realtà. Per questo occorre uno sforzo in cui nessuno ha la soluzione in tasca, nessuno deve dare soluzioni, ma insieme cercarla, velocemente, prima che sia impossibile governare il fenomeno”. Servono “nuove formule e nuove soluzioni”.

Mattarella e Steinmeier hanno visitato a Piazza Armerina all’Associazione ‘Don Bosco 2000’ che si occupa di accoglienza ed integrazione. n’esperienza messa in campo, ha ricordato appunto il Capo dello Stato italiano, “non soltanto per accogliere migranti, pervenuti attraverso le sofferenze indicibili dei viaggi nei loro Paesi attraverso il deserto, attraverso la Libia, ma accoglierli integrandoli, inserendoli in progetti di crescita e di realizzazione personale, incentivando, attraverso di loro, programmi nei Paesi di origine, perché i giovani di quei luoghi, trasferendo loro alcune esperienze, alcune competenze che qui hanno acquisito, possano lì, come sta avvenendo, assumere e organizzare attività professionali, di attività economica, per poter crescere lì, migliorando lì, e creando aspettative e opportunità di vita positiva nei luoghi in cui vivono e in cui resterebbero volentieri se non fossero spinti dalla fame, dalla miseria, dalla difficoltà, dalle guerre civili, dalle persecuzioni, dall’intolleranza o dal terrorismo”.

“Se si guardano i recenti arrivi l’Italia e la Germania sono i Paesi che sono più colpiti dagli aumenti degli arrivi degli ultimi mesi”, ha detto il presidente tedesco. “Per quanto riguarda il meccanismo volontario di solidarietà, voglio ricordare che la Germania è stato il Paese che ha accolto il maggior numero di profughi anche dall’Italia”, ha detto ancora il presidente tedesco.

Poi ad una domanda riguardo alla decisione della Germania di sospendere la selezione dei migranti in arrivo dall’Italia ha risposto: “noi abbiamo attivato il meccanismo volontario di solidarietà supponendo che Dublino andasse avanti”. “Ci saranno delle discussioni su come poter gestire questo conflitto che vale solo per la parte volontaria del meccanismo di solidarietà – ha aggiunto – ci devono essere degli avvicinamenti e io sono sicuro che i ministri si adopereranno in questo senso”. Steinmeier ha ricordato che nei primi sei mesi di quest’anno sono state presentate in Germania 162mila richieste d’asilo, “oltre un terzo di quelle presentate in Europa”.

“Dobbiamo adoperarci perché il numero degli arrivi diminuisca, e abbiamo bisogno, non è possibile fare diversamente, abbiamo bisogno di soluzioni europee”, ha detto sottolineando anche che “è molto importante il rafforzamento della cooperazione con i Paesi di origine e transito”. “Per quanto riguarda le soluzioni europee c’è la politica comune dell’asilo, ci sono da tempo delle proposte” ha aggiunto esprimendo “l’aspettativa che ci siano delle decisioni definite per quanto riguarda gli accordi presi”. “Abbiamo bisogno di regole comuni europee – ha ribadito il presidente tedesco – perché se vogliamo mantenere aperti i confini interni dell’Europa allora abbiamo bisogno di un dibattito sugli strumenti per fare in modo che i confini aperti possano rimanere aperti”.

Steinmeier ha rivolto infine un appello “a tutte le forze della Libia per fare in modo che, soprattutto in questa situazione, possano fare riferimento a ciò che li unisce. E sulla “situazione gravissima in Libia dopo la drammatica alluvione”, ha espresso l’auspicio che “la catastrofe terribile sia un campanello d’allarme per fare in modo” che il Paese possa avere “pace e stabilità”. “E’ davvero il momento – ha detto – di superare i fossati, di trovare dei percorsi in Libia per la riconciliazione” e “per riportare la pace”.

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Politica

Migranti, Conte: “Nessuno si permetta di paragonarmi a destra”

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Il leader M5S: "Io non mi sono mai permesso in campagna elettorale di fare quello che ha fatto Giorgia Meloni"

Giuseppe Conte - Fotogramma

“Il blocco navale è irrealizzabile, e bisogna lavorare con serietà nei Paesi d’origine per contenere i flussi migratori perché altrimenti rimarremo sopraffatti, nessuno si permetta di schiacciarmi in questa propaganda di destra, perché noi partiamo sempre dal rispetto della dignità di ogni essere umano, dalla tutela dei diritti fondamentali. Io non mi sono mai permesso in campagna elettorale di fare quello che ha fatto Giorgia Meloni”. Lo ha detto Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, rispondendo alle domande dei giornalisti nella conferenza stampa di presentazione delle proposte di legge del movimento sulla scuola, alla Camera.

“Vi ricordate il video di Piacenza? Quello significa strumentalizzare questo tema vergognosamente. Come vi permettete di paragonarmi a questa destra? Però la sinistra chiarisca quali sono le sue reali proposte perché questo non è un Paese che può accogliere tutti, certo se arrivano dobbiamo prima soccorrerli e poi accoglierli dignitosamente, ma se ci arrivano 200mila migranti all’anno, il Pd cosa propone? Ce lo dica, senza far polemica”, ha concluso Conte.

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Migranti, scintille Conte-Schlein: leader M5S attacca, ira Pd

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L'ex presidente del Consiglio: "Vogliono accoglienza indiscriminata". La segretaria dem: "Parla come Meloni"

Elly Schlein e Giuseppe Conte - Fotogramma

Finora il vento delle europee era soffiato più dalle parti del centrodestra, con le recenti fibrillazioni tra Giorgia Meloni e alleati sull’immigrazione. Da martedì sera anche le opposizioni entrano in campo. Ad aprire le danze è stato il leader 5 Stelle Giuseppe Conte che sceglie lo stesso terreno per distinguersi, quello dei migranti. Ospite di Porta a Porta, il presidente pentastellato la mette così: un’alleanza strutturale con il Pd? Non è possibile perché ci sono “punti di diverbio, di dissenso”, come sui migranti, “noi siamo per la ‘terza via’ sull’immigrazione. Il Pd è per l’accoglienza indiscriminata. Non è possibile. Come non è possibile il blocco navale”.

Un attacco frontale a cui ribatte a stretto giro, in diretta tv da Bianca Berlinguer, Elly Schlein: “Conte non ha letto le proposte del Pd sull’immigrazione. Aspettiamo le sue”. E aggiunge: “Siamo in campagna elettorale”. La replica della segreteria Pd è gelida ma ieri mattina tra i parlamentari dem i toni erano piuttosto accesi in Transatlantico. “Accoglienza indiscriminata? E’ la stessa propaganda della destra, di Meloni e Salvini, le stesse parole”. Del resto, “a sventolare i decreti sicurezza con Salvini, c’era Conte e non c’eravamo noi”.

Alessandro Alfieri, senatore e membro della segreteria dem, bolla le parole del leader M5S come “sparate populiste”, rispolverando un vocabolario dei tempi in cui i rapporti tra Pd e 5 Stelle non erano dei migliori. “Capisco che la campagna elettorale per le europee sia iniziata, ma – rimarca Alfieri all’Adnkronos – consiglierei un po’ più di prudenza nel linguaggio. Eviti di fare caricature ridicole. Noi siamo per governare i fenomeni complessi legati ai flussi migratori e dare una mano ai sindaci sul territorio lasciati soli dal governo Meloni. Non servono sparate populiste”.

La prossima settimana si aprirà a Lampedusa la festa dell’Unità di Agrigento e c’è chi non esclude la presenza di Schlein. Conte invece è andato ieri sull’isola e ha ripetuto le valutazioni fatte in Tv: “Con il Pd ci confronteremo, io non volevo offendere nessuno e nessuno si deve sentire offeso, però dobbiamo dirlo agli italiani: l’accoglienza indiscriminata equivale alla non accoglienza”. Ed ancora: “Con questi numeri non siamo in condizioni di tutelare la dignità e i diritti fondamentali di queste persone. Dobbiamo offrire loro un’accoglienza dignitosa e dobbiamo lavorare anche sull’integrazione con un percorso efficace perché chi parla solo di accoglienza e non offre integrazione cade nell’ipocrisia”.

Dalla segretaria nessuna contro-replica. Ieri si è concentrata sulla presentazione delle 5 proposte Pd contro il ‘caro-vita’ e la manovra. “Oggi scopriamo dal ministro Giorgetti che si è reso conto solo adesso che in manovra non ci saranno le risorse sufficienti per sostenere le famiglie e le imprese in una contingenza difficile, oggi abbiamo sentito il ministro Urso dire che aspetta da un anno le nostre proposte contro il caro vita. Tocca ricordare ancora al governo e a Meloni che al governo ci sono loro”, incalza Schlein.

Intanto, però, i dem contano un nuovo abbandono. Quello di Rosa Maria Di Giorgi, ex-vicepresidente del Senato. Passa dal Pd a Italia Viva. “Esco da un partito dove vedo affermarsi giorno dopo giorno la tendenza a superare l’esperienza del Pd, di cui sono stata fondatrice, per tornare al passato Ds”, un partito che si sposta “a sinistra e verso i 5 Stelle”. E un altro ex, Andrea Marcucci, torna a sollecitare la minoranza dem: “Io, Enrico Borghi, Giuseppe Fioroni, oggi Rosa Maria Di Giorgi e tanti altri, abbiamo capito per tempo che nel Pd di Elly Schlein non ci sarebbe più stato spazio per i riformisti. Ai tanti amici che sono rimasti nel Pd, dico, venite nei Liberali democratici, per costruire insieme la casa dei riformisti”.

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Migranti, Giorgia Meloni sferza Onu: “Guerra globale a scafisti è dovere Nazioni Unite”

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L'intervento della presidente del Consiglio all'Assemblea generale

Giorgia Meloni all'Onu


Le Nazioni Unite non devono “voltarsi dall’altra parte”, ma dichiarare “guerra globale e senza sconti ai trafficanti”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni interviene all’Assemblea generale delle Nazioni Unite attorno alle 20 ore locali, notte fonda in Italia, chiede che l’Onu faccia la sua parte, che l’Italia non venga lasciata sola a fronteggiare un’onda che non accenna a fermarsi. Alimentata, il suo ragionamento, anche dalla guerra in Ucraina, rispetto alla quale Meloni usa parole durissime ricordando che l’Italia ha scelto, senza tentennamenti, “da che parte stare”.

Al mattino la premier non partecipa, come da programma e da attese, al Consiglio di sicurezza: al suo posto interviene il ministro agli Affari Esteri Antonio Tajani. Ne nasce un caso, anche perché la sera prima Meloni ‘diserta’ il tradizionale ricevimento organizzato dal Presidente statunitense per l’Unga: cena con la figlia e lo staff al Ribalta, nota pizzeria italiana nel cuore di Manhattan. Al Consiglio di sicurezza, precisano dal suo staff, Meloni non interviene perché impegnata in una serie di bilaterali, il dossier migranti al centro degli incontri. Ma assiste all’intervento di Volodymyr Zelensky, poi si intrattiene con il presidente ucraino: i due camminano l’uno di fianco all’altro, la mano del leader della resistenza ucraina confidenzialmente posata sulla spalla di Meloni.

Ed è proprio sul sostegno incondizionato all’Ucraina che la premier focalizza gran parte del suo intervento, rimarcando come l’Italia non starà mai dalla parte di “chi bombarda le infrastrutture civili sperando di piegare un popolo con il freddo e il buio”, con “chi utilizza come arma l’energia e ricatta le nazioni in via di sviluppo impedendo di esportare il grano, la materia prima indispensabile per sfamare milioni di persone”. In tante costrette a lasciare la loro terra, trovando spesso la morte in un mare diventato un cimitero a cielo aperto. Perché le conseguenze del conflitto in Ucraina travolgono tutti “come in un domino, ma impattano soprattutto sulle nazioni del sud del mondo. E’ una guerra mossa non solo contro l’Ucraina, ma contro le Nazioni più povere”, l’affondo.

Dietro l’aggressione della Russia -il ragionamento della presidente del Consiglio- c’è infatti “una scelta. Creare il caos e diffonderlo. E in quel caos, che produce decine di milioni di persone potenzialmente in cerca di condizioni di vita migliori, si infiltrano reti criminali che lucrano sulla disperazione per collezionare miliardi facili. Sono i trafficanti di esseri umani che organizzano la tratta dell’immigrazione illegale di massa. Illudono che affidandosi a loro chi vuole migrare troverà una vita migliore, si fanno pagare migliaia di dollari per viaggi verso l’Europa che vendono con le brochure come fossero normali agenzie di viaggio, ma su quelle brochure non scrivono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo. Perché a loro non importa se la barca sia adatta o meno ad affrontare quel viaggio, l’importante per loro è solo il margine di guadagno”.

“Uno scempio” che occorre fermare: “combattere le organizzazioni criminali dovrebbe essere un obiettivo che ci unisce tutti, e che investe anche le Nazioni Unite”. “Sono convinta – sferza Meloni l’Assemblea – che sia dovere di questa organizzazione rifiutare ogni ipocrisia su questo tema e dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani. E per farlo dobbiamo lavorare insieme a ogni livello, e l’Italia intende essere in prima fila su questo fronte”. Intanto Roma “dà l’esempio” con il Piano Mattei sull’Africa, lavorando alla stabilizzazione e alla cooperazione per offrire un’alternativa concreta alla migrazione di massa.

Nel suo intervento Meloni si sofferma anche sui rischi, potenzialmente “devastanti”, dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro: “sempre più persone – avverte – non saranno necessarie, in un mondo sempre più dominato dall’ineguaglianza, dalla concentrazione di potere e di ricchezza nelle mani di pochi. Non è il mondo che vogliamo. E dunque non possiamo commettere l’errore di considerare questo dominio una ‘zona franca’ senza regole”. Per questo, “servono meccanismi di governance globale capaci di assicurare che queste tecnologie rispettino barriere etiche, che l’evoluzione della tecnologia rimanga al servizio dell’uomo e non viceversa”. Meloni chiude l’intervento chiedendo una riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu, con una distribuzione più equa dei seggi, lontana dall’assetto postbellico. Infine cita Papa Wojtyla, perché “l’attività politica, nazionale e internazionale, viene ‘dall’uomo’, si esercita ‘attraverso l’uomo’ ed è ‘per l’uomo'”. La speranza è che valga anche per l’emergenza migranti, e che le sue parole abbiano aperto un varco anche a New York. (dall’inviata Ileana Sciarra)

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Politica

Giorgia Meloni, l’intervento all’Onu: cosa ha detto oggi

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L'intervento del presidente del Consiglio all'Assemblea generale delle Nazioni Unite: dal ruolo dell'Onu ai migranti, dalla guerra tra Ucraina e Russia all'intelligenza artificiale

Giorgia Meloni - Afp


Migranti, l’aggressione della Russia e la guerra in Ucraina, il ruolo dell’Onu oggi e nel futuro, l’impegno dell’Italia per l’Africa, le sfide legate all’Intelligenza Artificiale. Sono i temi che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni affronta nel suo discorso all’Assemblea delle Nazioni Unite, nell’intervento tenuto quando oggi, in Italia, il 21 settembre è appena iniziato.

“E’ un onore, per me, rappresentare l’Italia di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un onore che, tuttavia, non è leggero come il privilegio, ma pesante come lo è la responsabilità. Perché noi viviamo un’epoca complessa, fatta di emergenze e mutazioni continue, e non possiamo permetterci il lusso delle frasi di circostanza, dei principi decantati ma non attuati, delle scelte facili in luogo di quelle giuste. Occorre tornare al senso profondo di ciò che ha dato vita a questo luogo, la Comunità delle Nazioni e dei popoli che si riconoscono nella Carta delle Nazioni Unite del 1945, nata per trovare soluzioni condivise che potessero garantire pace e prosperità”, dice Meloni aprendo il suo intervento.

Nella “guerra di invasione russa dell’Ucraina” “sta a noi, a ciascuno di noi, decidere da che parte della storia stare, in coscienza. Ma non prendiamoci in giro, perché questa è la posta in gioco. La scelta tra la Nazione e il caos, e tra la Ragione e la prevaricazione”, dice Meloni.

“L’Italia – prosegue – ha scelto chiaramente da che parte stare. Lo ha fatto per senso di giustizia. Lo ha fatto perché è consapevole di quanto sarebbe difficile governare un mondo nel quale ha avuto la meglio chi bombarda le infrastrutture civili sperando di piegare un popolo con il freddo e il buio, chi utilizza come arma l’energia e ricatta le nazioni in via di sviluppo impedendo di esportare il grano, la materia prima indispensabile per sfamare milioni di persone”.

“Le conseguenze del conflitto in Ucraina travolgono tutti come in un domino, ma impattano soprattutto sulle nazioni del sud del mondo. E’ una guerra mossa non solo contro l’Ucraina, ma contro le Nazioni più povere”, dice il presidente del Consiglio.

“L’attenzione dell’Italia è rivolta particolarmente verso l’Africa, dove nazioni già provate dai lunghi periodi di siccità e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici si trovano oggi di fronte a una situazione difficilissima anche in termini di sicurezza alimentare, che le espone ancora di più all’instabilità, e le rende facili prede del terrorismo e del fondamentalismo”. Per il presidente del Consiglio “è una scelta. Creare il caos e diffonderlo. E in quel caos, che produce decine di milioni di persone potenzialmente in cerca di condizioni di vita migliori, si infiltrano reti criminali che lucrano sulla disperazione per collezionare miliardi facili”.

Quindi, il passaggio al tema centrale dell’intervento: “Sono convinta che sia dovere di questa organizzazione rifiutare ogni ipocrisia su questo tema e dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani. E per farlo dobbiamo lavorare insieme a ogni livello, e l’Italia intende essere in prima fila su questo fronte”.

“Sono i trafficanti di esseri umani che organizzano la tratta dell’immigrazione illegale di massa. Illudono che affidandosi a loro chi vuole migrare troverà una vita migliore, si fanno pagare migliaia di dollari per viaggi verso l’Europa che vendono con le brochure come fossero normali agenzie di viaggio, ma su quelle brochure non scrivono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo. Perché a loro non importa se la barca sia adatta o meno ad affrontare quel viaggio, l’importante per loro è solo il margine di guadagno”, afferma.

“E’ questa gente che un certo approccio ipocrita in tema di immigrazione ha fatto arricchire a dismisura. Noi vogliamo combattere la mafia in tutte le sue forme, e combatteremo anche questa. Il punto è che combattere le organizzazioni criminali dovrebbe essere un obiettivo che ci unisce tutti, e che investe anche le Nazioni Unite”, la convinzione della premier.

“Perché davvero – chiede Meloni – una organizzazione come questa, che afferma nel suo atto fondativo ‘la fede nella dignità e nel valore della persona umana’ può voltarsi dall’altra parte di fronte a questo scempio?Davvero possiamo fingere di non vedere che oggi al mondo non esiste attività criminale più profittevole del traffico di migranti, quando proprio i rapporti Onu certificano come questo business abbia raggiunto per volumi di denaro il traffico di droga, e ampiamente superato quello delle armi?”.

“Davvero questa Assemblea – incalza la presidente del Consiglio -, che in altri tempi ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente quel crimine universale che era la schiavitù, può tollerare che torni oggi sotto altre forme, che si continui a mercificare la vita umana, che vi siano donne portate in Europa a prostituirsi per ripagare debiti enormi contratti con i trafficanti, o uomini abbandonati nelle mani della criminalità organizzata?”.

“Davvero possiamo dire che sia solidarietà accogliere in via prioritaria non chi ne ha davvero diritto ma piuttosto chi ha i soldi per pagare questi trafficanti, e consentire ai trafficanti di stabilire chi abbia diritto a salvarsi? Io penso di no”, e per questo la premier ‘chiama’ le Nazioni unite a una “guerra globale i trafficanti di vite umane”.

Con l’Africa l’approccio è stato “spesso predatorio”, ora “occorre invertire la rotta. Bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno. L’Africa non è un continente povero. E’ al contrario un continente ricco di risorse strategiche. Detiene la metà di quelle minerarie del mondo, tra cui abbondanti terre rare, e il 60% delle terre coltivabili, spesso inutilizzate. L’Africa non è un continente povero, ma è stato spesso, ed è, un continente sfruttato. Troppo spesso gli interventi delle Nazioni straniere nel continente non sono stati rispettosi delle realtà locali. Spesso l’approccio è stato predatorio, e ciononostante perfino paternalistico”, afferma.

“Occorre invertire la rotta. L’Italia vuole contribuire a creare un modello di cooperazione, capace di collaborare con le Nazioni africane affinché possano crescere e prosperare grazie alle risorse che possiedono. Una cooperazione da pari a pari, perché l’Africa non ha bisogno di carità, ma di essere messa in condizioni di competere ad armi pari, di investimenti strategici che leghino i destini delle nazioni con progetti reciprocamente vantaggiosi”, dice, evidenziando la necessità di “offrire un’alternativa seria al fenomeno della migrazione di massa, un’alternativa fatta di lavoro, formazione, opportunità nelle nazioni di provenienza, e percorsi di migrazione legale e concordata e dunque anche integrabile. Saremo i primi a dare il buon esempio con il ‘Piano Mattei per l’Africa’, un piano di cooperazione allo sviluppo che prende il nome di Enrico Mattei, un grande italiano che sapeva conciliare l’interesse nazionale italiano con il diritto degli stati partner a conoscere una stagione di sviluppo e progresso”.

“Il punto centrale – prosegue – è che dobbiamo avere il coraggio di rimettere l’uomo, con i suoi diritti, al centro del nostro agire. Un principio apparentemente scontato, che tuttavia scontato non è più. Nazioni vengono invase, la ricchezza si concentra sempre di più, la povertà dilaga, si riaffaccia la schiavitù, tutto sembra voler mettere a repentaglio la sacralità dell’essere umano”.

Il raggiungimento degli obiettivi passa anche per l’evoluzione dell’Organizzazione delle Nazioni Uniti. “L’Italia sostiene la necessità di una riforma del Consiglio di Sicurezza che lo renda più rappresentativo, trasparente ed efficace. Che garantisca una distribuzione geografica dei seggi più equa e rafforzi anche la rappresentanza regionale. Che esca dall’assetto cristallizzato all’esito di un conflitto che si è concluso ottant’anni fa, in un altro secolo, un altro millennio, per dare a tutti la possibilità di dimostrare il proprio valore nel presente”, dice Meloni, che prima di congedarsi dedica un capitolo dell’intervento al tema dell’intelligenza artificiale.

“Perfino quello che a uno sguardo superficiale può sembrare uno strumento per migliorare il benessere dell’umanità, a un’analisi più attenta rivela i suoi rischi. Pensiamo all’intelligenza artificiale. Le applicazioni di questa nuova tecnologia rappresentano sicuramente una grande opportunità in molti campi, ma non possiamo fingere di non comprendere anche gli enormi rischi che porta con sé. Non sono certa che ci stiamo rendendo conto abbastanza delle implicazioni connesse a uno sviluppo tecnologico che corre molto più velocemente della nostra capacità di governarne gli effetti”, ammonisce.

“Eravamo abituati a un progresso che aveva come obiettivo ottimizzare le capacità umane, e oggi ci confrontiamo con un progresso che rischia di sostituire le capacità umane. E se in passato questa sostituzione si concentrava sul lavoro fisico, così che gli uomini potessero concentrarsi sui lavori di concetto e di organizzazione, oggi è l’intelletto che rischia di essere soppiantato, con conseguenze che potrebbero essere devastanti, particolarmente nel mercato del lavoro. Sempre più persone non saranno necessarie, in un mondo sempre più dominato dall’ineguaglianza, dalla concentrazione di potere e di ricchezza nelle mani di pochi. Non è il mondo che vogliamo. E dunque non possiamo commettere l’errore di considerare questo dominio una ‘zona franca’ senza regole”, mette in guardia la premier.

“Servono meccanismi di governance globale capaci di assicurare che queste tecnologie rispettino barriere etiche, che l’evoluzione della tecnologia rimanga al servizio dell’uomo e non viceversa. Serve dare applicazione pratica al concetto di algoretica, ovvero dare un’etica agli algoritmi. Sono, questi, alcuni dei temi che l’Italia porrà al centro della sua Presidenza del G7 nel 2024. Ma sono soprattutto questioni che investono la responsabilità delle Nazioni Unite. Sfide enormi, che non possiamo affrontare se non prendiamo atto anche dei nostri limiti, come Nazioni e nel sistema multilaterale”.

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Politica

Migranti, Giorgia Meloni all’Onu: “Guerra globale ai trafficanti, Italia in prima linea”

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Il presidente del Consiglio all'Assemblea delle Nazioni Unite: "Trafficanti non dicono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo"

Giorgia Meloni - Afp


L’Onu deve condurre una guerra globale ai trafficanti di esseri umani. L’Italia vuole essere in prima fila in questa battaglia. E’ un passaggio dell’intervento del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Sono convinta che sia dovere di questa organizzazione rifiutare ogni ipocrisia su questo tema e dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani. E per farlo dobbiamo lavorare insieme a ogni livello, e l’Italia intende essere in prima fila su questo fronte”, dice Meloni.

Dietro la guerra in Ucraina, il ragionamento della presidente del Consiglio, c’è “una scelta. Creare il caos e diffonderlo. E in quel caos, che produce decine di milioni di persone potenzialmente in cerca di condizioni di vita migliori, si infiltrano reti criminali che lucrano sulla disperazione per collezionare miliardi facili. Sono i trafficanti di esseri umani che organizzano la tratta dell’immigrazione illegale di massa”.

“Illudono che affidandosi a loro chi vuole migrare troverà una vita migliore, si fanno pagare migliaia di dollari per viaggi verso l’Europa che vendono con le brochure come fossero normali agenzie di viaggio, ma su quelle brochure non scrivono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo. Perché a loro non importa se la barca sia adatta o meno ad affrontare quel viaggio, l’importante per loro è solo il margine di guadagno”, prosegue.

“E’ questa gente che un certo approccio ipocrita in tema di immigrazione ha fatto arricchire a dismisura. Noi vogliamo combattere la mafia in tutte le sue forme, e combatteremo anche questa. Il punto è che combattere le organizzazioni criminali dovrebbe essere un obiettivo che ci unisce tutti, e che investe anche le Nazioni Unite”, la convinzione della premier.

“Perché davvero – chiede Meloni – una organizzazione come questa, che afferma nel suo atto fondativo ‘la fede nella dignità e nel valore della persona umana’ può voltarsi dall’altra parte di fronte a questo scempio? Davvero possiamo fingere di non vedere che oggi al mondo non esiste attività criminale più profittevole del traffico di migranti, quando proprio i rapporti Onu certificano come questo business abbia raggiunto per volumi di denaro il traffico di droga, e ampiamente superato quello delle armi?”.

“Davvero questa Assemblea – incalza la presidente del Consiglio -, che in altri tempi ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente quel crimine universale che era la schiavitù, può tollerare che torni oggi sotto altre forme, che si continui a mercificare la vita umana, che vi siano donne portate in Europa a prostituirsi per ripagare debiti enormi contratti con i trafficanti, o uomini abbandonati nelle mani della criminalità organizzata?”.

“Davvero possiamo dire che sia solidarietà accogliere in via prioritaria non chi ne ha davvero diritto ma piuttosto chi ha i soldi per pagare questi trafficanti, e consentire ai trafficanti di stabilire chi abbia diritto a salvarsi? Io penso di no”, e per questo la premier ‘chiama’ le Nazioni unite a una “guerra globale i trafficanti di vite umane”.

Occorre “offrire un’alternativa seria al fenomeno della migrazione di massa, un’alternativa fatta di lavoro, formazione, opportunità nelle nazioni di provenienza, e percorsi di migrazione legale e concordata e dunque anche integrabile. Saremo i primi a dare il buon esempio con il ‘Piano Mattei per l’Africa’, un piano di cooperazione allo sviluppo che prende il nome di Enrico Mattei, un grande italiano che sapeva conciliare l’interesse nazionale italiano con il diritto degli stati partner a conoscere una stagione di sviluppo e progresso”, dice.

“Il punto centrale – prosegue – è che dobbiamo avere il coraggio di rimettere l’uomo, con i suoi diritti, al centro del nostro agire. Un principio apparentemente scontato, che tuttavia scontato non è più. Nazioni vengono invase, la ricchezza si concentra sempre di più, la povertà dilaga, si riaffaccia la schiavitù, tutto sembra voler mettere a repentaglio la sacralità dell’essere umano”.

Con l’Africa l’approccio è stato “spesso predatorio”, ora “occorre invertire la rotta”. “Il Processo di Roma, avviato a luglio con la Conferenza su Migrazioni e Sviluppo, abbiamo coinvolto le nazioni mediterranee e diverse nazioni africane su un processo che si snoda lungo due direttrici fondamentali – dice Meloni -: sconfiggere gli schiavisti del terzo millennio da un lato, e affrontare le cause alla base della migrazione dall’altro, con l’obiettivo di garantire il primo dei diritti, che è il diritto a non dover emigrare, a non essere costretti a lasciare la propria casa, la propria famiglia, a recidere le proprie radici, trovando nella propria terra le condizioni necessarie a costruire la propria realizzazione”.

“Anche qui – va avanti la presidente del Consiglio – bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno. L’Africa non è un continente povero. E’ al contrario un continente ricco di risorse strategiche. Detiene la metà di quelle minerarie del mondo, tra cui abbondanti terre rare, e il 60% delle terre coltivabili, spesso inutilizzate. L’Africa non è un continente povero, ma è stato spesso, ed è, un continente sfruttato. Troppo spesso gli interventi delle Nazioni straniere nel continente non sono stati rispettosi delle realtà locali. Spesso l’approccio è stato predatorio, e ciononostante perfino paternalistico. Occorre invertire la rotta. L’Italia vuole contribuire a creare un modello di cooperazione, capace di collaborare con le Nazioni africane affinché possano crescere e prosperare grazie alle risorse che possiedono. Una cooperazione da pari a pari, perché l’Africa non ha bisogno di carità, ma di essere messa in condizioni di competere ad armi pari, di investimenti strategici che leghino i destini delle nazioni con progetti reciprocamente vantaggiosi”.

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Politica

Migranti, Meloni a Guterres: “Serve impegno maggiore per Africa”

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Il segretario generale dell'Onu "ha condiviso in pieno l'approccio italiano nei confronti dell’Africa"


Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontra il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, presentando “le priorità della prossima presidenza italiana al G7”. Meloni “ha sottolineato la necessità di un impegno maggiore e coordinato a favore dell’Africa, evidenziando la possibilità che le crisi nel continente possano diventare delle opportunità di crescita”. Guterres “ha condiviso in pieno l’approccio italiano nei confronti dell’Africa ed ha espresso la propria disponibilità a collaborare con la Presidenza italiana del G7”, come rende noto Palazzo Chigi.

Il segretario generale ha, inoltre, “manifestato il proprio apprezzamento per il significativo contributo fornito dall’Italia all’Organizzazione in tutti i settori di attività ed ha, inoltre, ricordato il Vertice sui Sistemi Alimentari di Roma, definendolo un grande successo. Altro tema al centro della conversazione quello dell’Intelligenza artificiale e le prospettive di sviluppo, che garantiscano la centralità dell’uomo. Entrambi hanno convenuto di lavorare insieme su questo punto”.

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