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Intervista esclusiva ad Alejandra Meco: «Lavorare in Italia...

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Intervista esclusiva ad Alejandra Meco: «Lavorare in Italia per me sarebbe un sogno»

Sbircia la Notizia Magazine, sempre più international, sbarca ancora una volta in Spagna! Questa volta la nostra ospite è Alejandra Meco, un’attrice spagnola diventata popolare in Italia per la sua partecipazione nelle soap “Una Vita” nel 2016-2017 e ne “Il segreto” nel 2018-2019. Ha inoltre recitato anche nelle serie tv “Aída” e ne “El Caso“. Prima di scoprire la sua passione per la recitazione, ha studiato per 12 anni danza classica al Conservatorio di Madrid. Alejandra è innamorata del nostro Paese, parla benissimo la nostra lingua e il suo sogno è quello di poter lavorare, un giorno, in una produzione italiana. Per questo noi l’abbiamo incontrata e per l’occasione ci ha concesso una ricca intervista, raccontando un po’ di se e delle sue esperienze professionali. Buona lettura!

*Le foto pubblicate in questo articolo sono di: Jose Noise, Silvia de la Fuente, Carlos Villarejo e Pancho Portillo.

Ciao Alejandra, siamo felici di averti con noi oggi. Innanzitutto presentati un po’ ai nostri lettori: come ti descriveresti nella vita di tutti i giorni?

Mi considero una persona molto attiva, che non sa stare ferma: sono sempre in movimento. La verità è che ho appena il tempo di sdraiarmi sul divano, a volte mi propongo di passare una giornata tranquilla, ma faccio fatica!

Alejandra, nonostante tu sia spagnola stiamo realizzando questa intervista completamente in italiano. Tu lo parli benissimo, sappiamo che ami il nostro Paese e che hai vissuto per un anno a Milano. Cosa porti nel cuore maggiormente della tua permanenza in Italia?

Qualunque cosa! Le persone, l’architettura, i paesaggi, ma soprattutto il cibo! L’anno in cui ho vissuto in Italia è stato uno dei più belli della mia vita. Sono sempre stata legata in qualche modo all’Italia. Mia madre diceva sempre che questo Paese era fatto per me. E qualche tempo fa ho saputo che il mio bisnonno era italiano (umbro), penso che questo legame con l’Italia sia nel mio sangue.

Oltre Milano quali altre città hai visitato?

Vorrei aver visitato più città. Un’estate mi piacerebbe fare un bel giro dell’Italia e scoprire altri luoghi che non ho ancora il tempo di visitare. Speriamo che la situazione Covid migliori presto per poterlo fare. Conosco Roma, ci viaggio spesso, adoro questa città e perdermi per le sue strade passeggiando. Inoltre Firenze, Torino, Milano, Bergamo, Como, Venezia, Verona, Genova, Napoli e ho percorso la Sicilia.

“Una Vita” (Acacias 38) e “Il segreto” in Italia hanno avuto un gran successo e tu sei stata protagonista in entrambe le soap. Che ricordo hai della tua esperienza in Acacias 38 e qual è stata la tua reazione quando la produzione ti ha comunicato il tragico destino della tua Teresa?

È stata la mia prima grande opportunità seria come attrice. È stato un sogno… una scuola. All’inizio è stato molto difficile, ma mi ha fatto imparare molto sia personalmente che professionalmente. Quando ho saputo del finale di Teresa ero molto triste, l’ho saputo da un collega della casa di produzione che aveva letto le nuove sceneggiature. Per me è stato uno shock, non ne avevo idea. È accaduto quando avevo finito a “Il Segreto”, la stessa settimana. Molte emozioni mescolate… Avevo una piccola speranza che Teresa sarebbe ricomparsa ad un certo punto con Mauro o almeno nei ricordi dei personaggi sarebbero stati felici. È un personaggio che ha sofferto molto e che personalmente ho protetto e curato molto. Ma alla fine è finzione e le decisioni sono in mano agli sceneggiatori.

Anche “Il Segreto” ha rappresentato un tassello molto importante per la tua carriera. Cosa ricordi in particolare di questa tua esperienza e come si è evoluto il tuo personaggio?

In un certo senso, per me è stato come tornare a casa. Il Segreto è prodotto dallo stesso produttore di Acacias (Aurora Guerra), gli stessi creatori e sceneggiatori e per di più condividono un set. Quindi era tutto conosciuto ma nuovo allo stesso tempo. È stata un’ottima opportunità per continuare a imparare. Il mio personaggio fin dall’inizio si è presentato sofferente! Penso che, come Teresa in Una Vita, sia un personaggio molto buono, con un buon cuore e con valori molto nobili. Ho imparato molto da loro due.

Acacias 38 è ambientata tra il 1899 e 1920 e naturalmente anche il guardaroba è stato scelto facendo molta attenzione ai dettagli che, nelle serie storiche, sono fondamentali per la buona riuscita del prodotto. Come ti sei trovata a dover girare le scene in abiti un po’ diciamo “pesanti” e così diversi da quelli che si indossano ai giorni nostri?

Gli abiti erano stupendi, le costumiste hanno fatto un ottimo lavoro. Gli abiti mi hanno aiutato molto durante la creazione e la costruzione del personaggio. Faceva parte del rito: indossavo quei vestiti, mi pettinavo ed ero subito Teresa. Devo ammettere però che a volte gli abiti mi hanno creato anche qualche difficoltà. Soprattutto d’estate con tanti strati di vestiti (corsetto, sotto corsetto, camicia, sottogonna, gonna, calze e stivali sia d’estate che d’inverno), in piena estate era molto dura. Non si poteva accendere l’aria condizionata durante la registrazione perché era molto rumorosa. A volte la memoria faceva brutti scherzi a causa del caldo e dimenticavo qualche battuta. Lavoravo a lungo, quasi tutti i giorni a tempo pieno, registrando 12 ore al giorno. E la cosa peggiore che ho indossato è stato il corsetto. Lo odiavo! (ride, ndr) Anche se non l’avevamo stretto come all’epoca era difficile respirare bene. Un giorno che faceva molto caldo ho dovuto interrompere la registrazione perché non riuscivo a respirare con normalità e mi hanno aiutato a riprendermi. Nonostante tutto ciò, ne è valsa comunque la pena per il bellissimo risultato sullo schermo!

Oltre a queste due soap quali altre esperienze lavorative hanno contribuito alla tua crescita professionale e personale?

Ho fatto delle piccole apparizioni in “Aída” e ne “El Caso” In questo periodo ho avuto l’occasione di formarmi come attrice con maestri spagnoli e internazionali che ammiravo molto e il cui metodo ero curiosa di conoscere. Anche nel contesto del teatro, in cui non ho molta esperienza e nel quale mi piacerebbe lavorare. Per me è importante essere sempre formata come attrice, non si sa mai quando può arrivare una grande opportunità.

Cosa hai studiato per diventare attrice?

Diciamo che per diventare attrice mi ha aiutato non solo studiare recitazione durante i vari anni con diversi maestri, ma anche studiare danza, imparare lingue, fare dei viaggi, oltre naturalmente alla carriera universitaria, ma soprattutto le esperienze personali. Penso che anche le esperienze della vita aggiungano molta ricchezza all’attore.

Il Coronavirus ci ha colpiti l’anno scorso un po’ tutti alla sprovvista, abbiamo vissuto e stiamo tutt’ora vivendo un periodo piuttosto difficile. In qualche modo questa pandemia ha cambiato le vite di tutti, quale impatto ha avuto in particolare sulle tue abitudini?

Ho vissuto il lockdown come un’esperienza tutto sommato positiva, anche se subito dopo ho preso il Covid. È stato un momento di sosta, tutti si sono fermati e tutto si è fermato. Credo che oltre alla parte drammatica, abbia portato cose buone, sia a livello ambientale che di coscienza. Nel mio caso è stato un momento per meditare e prendermi del tempo per me stessa. La parte difficile è stata essere separata dalle persone a cui voglio bene. Ancora oggi limito molto gli incontri sociali, li procrastino molto nel tempo, penso sia importante fare un piccolo sforzo, non si conoscono mai le conseguenze che possono avere sugli altri. In particolare, nel mio nucleo familiare ho persone a rischio e non voglio assumermi questa responsabilità di fare loro del male. È un piccolo sacrificio, ma non possiamo lamentarci. I nostri antenati hanno passato periodi molto più duri di quello che stiamo vivendo attualmente.

Ci sono attualmente nuovi progetti in cantiere? Ti rivedremo prossimamente ancora protagonista o stai dedicando un po’ di tempo a te stessa lontana dalla macchina da presa?

Magari! A causa del Covid le produzioni sono state sospese. Avevo un progetto teatrale che mi entusiasmava molto e alla fine non è potuto andare avanti. Sto aspettando di nuovo un’opportunità. Finora ho continuato a formarmi come attrice e a coltivare la pazienza. Purtroppo la vita dell’attore è fatta di tante pause tra i lavori, contrariamente a quanto si possa pensare, sono pochissimi gli attori (tranne quelli famosi) che agganciano un lavoro all’altro. Lo nostra quotidianità consiste nell’aspettare che squilli il telefono e nel tenere a bada la disperazione. Rimango ottimista, so che arriverà una bella opportunità e potrò fare ciò che mi piace di più al mondo: recitare.

Ti piacerebbe lavorare in Italia?

Sì! Sarebbe un sogno lavorare in Italia. Sono fan dei film e delle serie italiane. All’università ho studiato storia del cinema italiano e da allora mi piace seguire le produzioni che si fanno lì, penso che ci siano molte produzioni interessanti. Speriamo che un giorno si presenti l’occasione.

Ti sei laureata in danza classica al Real Conservatorio Profesional de danza di Madrid, poi però hai deciso di seguire un altro tuo sogno, ovvero quello di fare l’attrice. Oltre ad avere un fisico perfetto per una ballerina, hai anche le competenze necessarie per poter trasformare la tua passione in un lavoro. Attualmente ti stai dedicando alla danza? E quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Sì, da piccola volevo fare la ballerina. Quando avevo circa 8 anni, ricordo che andavo al cinema a vedere Harry Potter e imitavo Hermione a casa, con un’amica facevamo doppiaggio. Immagino che la spinta alla recitazione sia sempre esistita in me. Ma ero troppo timida per ammettere che volevo fare l’attrice. Negli ultimi anni della mia carriera come ballerina mia madre mi ha iscritto a un corso di recitazione e da allora ho capito che era lì che volevo che andasse il mio percorso. Ho terminato la mia carriera di ballerina e non ho più ballato. Ho passato un brutto momento, avevo una bassissima autostima, la disciplina del conservatorio era molto dura e mi ha fatto soffrire molto, avevo un’ idea negativa della danza. Qualche mese fa c’è stato un casting dove cercavano una ballerina classica e ho ricominciato ad allenarmi. Anche se non mi hanno preso, ho continuato con le lezioni. Continuo ancora e le amo. Lo vivo in modo diverso, mi diverto di più e mi giudico di meno, non ho la pressione di quegli anni. La danza mi ha insegnato cose buone come: disciplina, perseveranza ed educazione. Cose che penso siano molto necessarie nella mia professione. Non ho progetti per il futuro, penso che sia un lavoro in cui non si può pianificare molto. Nemmeno le vacanze! Da un momento all’altro può cambiarti la vita! Quindi preferisco essere sorpresa.

Quali sono i tuoi gusti musicali? Ascolti le canzoni italiane?

Mi piace molto la musica. I miei gusti musicali sono cambiati nel corso degli anni. Prima ascoltavo molto rock, adesso ascolto di tutto. E mi è sempre piaciuta la musica italiana! Quando ero adolescente ascoltavo, ovviamente, Laura Pausini, Tiziano Ferro, Zero Assoluto ecc. Adesso ascolto più Paolo Conte, Andrea Laszlo de Simone, Lucio Dalla, Galeffi, Caparezza, Ghali, ecc.

Quali sono i valori più importanti nella tua vita e a cosa non rinunceresti mai?

Ad essere una persona nobile, semplice, educata e rispettosa verso le persone e l’ambiente.

Con quale regista ti piacerebbe lavorare?

Mi piacerebbe lavorare con molti registi italiani che ammiro. Paolo Sorrentino è tra i miei preferiti: il suo stile è unico. Ma sarebbe un sogno recitare anche per Emanuele Crialese, Paolo Virzì, Matteo Garrone, Marco Bellocchio… ce ne sono tanti!

Con quale tuo collega hai legato maggiormente? Che rapporto c’è tra voi adesso che non lavorate più sullo stesso set?

Mi sono trovata molto bene con i miei compagni di set. Ho un’ottima amicizia con Mónica Portillo (Humildad in Una Vita) Marita Zafra (Casilda in Una Vita) José Gabriel (Onésimo in Il Segreto) E ovviamente Alessandro Bruni (Álvaro in Il Segreto) che è il mio compagno.

Alejandra, grazie per aver risposto alle nostre domande. In bocca al lupo per la tua carriera da parte mia e di tutta la redazione di Sbircia la Notizia Magazine!

Grazie a voi! Volevo anche ringraziare il sostegno del pubblico italiano che mi ha seguito in tutti questi anni. L’amore che ricevo è incredibile. Poco tempo fa è stato il mio compleanno e ho ricevuto un bellissimo bouquet da un fan italiana con una nota che mi ha fatto emozionare. Sono molto fortunata. Spero presto di poter visitare il vostro Paese e spero che sia a causa di una produzione italiana!

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Intervista esclusiva a Sofia Viola: «Pozzuoli, il...

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Nel panorama dei concorsi di bellezza italiani, emergono storie di giovani donne che sognano di lasciare il segno. Sofia Viola, Miss Campania 2023, incarna il perfetto equilibrio tra grazia, determinazione e semplicità. Nata a Pozzuoli, la città che ha dato i natali alla leggendaria Sophia Loren, Sofia porta avanti la tradizione di bellezza e talento che sembra scorrere nelle vene di questa terra fertile. Alta 180 centimetri, con occhi che ricordano le profondità del mare e un sorriso che illumina, Sofia si è distinta non solo per il suo aspetto fisico ma anche per il suo spirito resiliente e la sua aspirazione a diventare attrice.

La nostra intervista esclusiva

Scopriamo insieme chi è Sofia Viola, attraverso le sue parole, i suoi sogni e le sue aspirazioni, in un viaggio che va ben oltre la corona di Miss Campania.

Sofia, in che modo Sophia Loren e la tua provenienza da Pozzuoli hanno influito sulla tua esperienza nel mondo dello spettacolo e nella percezione pubblica di te?

“Sophia Loren rappresenta un emblema di talento e successo che ha superato i confini della nostra amata Pozzuoli, raggiungendo il cuore di un pubblico globale… La sua ascesa da una località di provincia a star di fama mondiale è ben nota. Non posso negare che la mia appartenenza a Pozzuoli e le inevitabili comparazioni con Sophia Loren durante la finale di Miss Italia a Salsomaggiore, abbiano suscitato un certo orgoglio. Queste somiglianze, soprattutto negli sguardi e negli atteggiamenti, mi lusingano e mi sorprendono, considerando l’assenza di legami di parentela. La mia città natale, con le sue storie di successo e le sue icone culturali, mi ha sicuramente influenzata, offrendomi esempi di come si possa emergere partendo da umili origini.”

Dopo il tuo trionfo come Miss Campania, hai espresso sorpresa e gioia per la vittoria. Quali sono stati i primi pensieri e le prime emozioni che hai provato nel momento in cui sei stata annunciata vincitrice?

“Nel momento in cui l’attrice Fioretta Mari annunciò il mio nome come vincitrice MISS CAMPANIA, ho avuto un mix di emozioni: non saprei identificarle una ad una, perché sono stati momenti unici, momenti di gloria, tremavo, ridevo, non credevo in quel momento che avesse chiamato me come vincitrice MISS CAMPANIA 2023. Per quanto riguarda i miei primi pensieri, sono andati alla mia bellissima famiglia, che mi ha sostenuto in un percorso così bello, perché questo concorso non va visto come il solito banale concorso di bellezza ma bensì un concorso formativo, sia personale che professionale.”

Hai dedicato la tua vittoria ai tuoi genitori, che ti hanno iscritta al concorso a tua insaputa. Come descriveresti il loro ruolo nel tuo sviluppo personale e professionale? Ci sono stati momenti specifici in cui il loro supporto è stato cruciale per te?

“La figura dei miei genitori è sempre stata una figura molto importante in tutta la mia giovane vita, sia per le esperienze lavorative come Miss Italia e sia a livello scolastico. Per me la famiglia è un punto di riferimento che mi ha trasmesso valori che porterò sempre con me e cercherò di fare allo stesso modo con i miei figli, qualora li avessi. Momenti specifici non ci sono mai stati perché loro fanno parte in ogni mio singolo momento bello e brutto che sia.”

Il tuo obiettivo di diventare attrice richiede dedizione e studio. Puoi condividere con noi quali sono stati i momenti più formativi o le sfide che hai incontrato finora nel tuo percorso di recitazione?

“Dici bene Junior, il mio obiettivo è quello di diventare un’attrice. Una vera e propria formazione non l’ho mai avuta, c’è da dire che dopo la fascia di Miss Campania, mi sto dedicando a formarmi a livello di dizione e di interpretazione. Di progetti ce ne sono veramente tanti, non sto qui a spoilerare i miei prossimi impegni però ne riparleremo sicuramente a tempo debito.”

Parlando di semplicità come tuo punto di forza, come mantieni questo equilibrio nella vita quotidiana, soprattutto in un ambiente spesso percepito come orientato all’apparenza, come quello dei concorsi di bellezza e del cinema?

“Ti sbagli, forse l’apparire è un termine comune della nostra società ma sicuramente non è quello che ho riscontrato nel concorso di Miss Italia, anzi potrebbe essere una banalità o una frase di circostanza ma la bellezza è sicuramente un punto di forza e di inizio, però non basta: bisogna avere tanto altro, come saper recitare, cantare, ballare…”

La tua visione della sconfitta come opportunità di crescita è molto matura. Potresti raccontarci di un momento specifico in cui una sconfitta ti ha portato a un successo o a una lezione importante?

“La mia visione della sconfitta non c’è, Junior. Nella vita una sconfitta va affrontata più forte di prima, una sconfitta non ti può bloccare, non può fermare un tuo sogno… anzi, quella sconfitta deve essere un punto di forza e di crescita sia professionale che personale.”

La guerra è la tua più grande paura, un sentimento purtroppo condiviso da molti. In che modo credi che il tuo ruolo pubblico possa contribuire a diffondere messaggi di pace e speranza, soprattutto tra i giovani?

“La guerra, noi giovani l’abbiamo sempre studiata sui libri, ma mai vissuta così vicino e così in tempo reale. Junior, la guerra, credo che comunque spaventi un po tutti, piccoli, giovani, adulti e anziani. Penso anche in te smuova delle paure, con il nostro ruolo possiamo aiutare a diffondere un po’ di pace, più che pace di dare segni positivi in un momento di crisi. Ma in realtà non solo io da personaggio pubblico, e te da giornalista, ma un po’ tutti possiamo diffondere la parola pace e non solo… a partire dai personaggi più influenti a quelli meno influenti, oggi abbiamo i social, quindi è un buon canale per poter trasmettere una giusta parola: PACE.”

Il tuo approccio alla moda riflette una grande attenzione alle tendenze pur mantenendo un occhio al budget. Come descriveresti il tuo stile personale e quale pezzo del tuo guardaroba pensi che rappresenti meglio la tua personalità e perché?

“Il mio stile è semplicemente quello di una ragazza di vent’anni attenta alle tendenze e al portafoglio (ride, ndr). Rispecchia sicuramente la mia personalità, tendenzialmente sono portata più ad una moda semplice e raffinata. La semplicità è l’arma più potente di ogni donna…”

C’è un regista o un film in particolare che ti ha ispirato a intraprendere il cammino nel mondo del cinema?

“Ambire ad entrare nel mondo del cinema è un sogno, è il mio motto è sempre stato se posso sognarlo posso farcela. Registi te ne potrei elencare almeno cinque se non di più, ognuno per un motivo ben specifico… Come già sai lavorare con i più grandi registi è un sogno di tutte le grandi attrici, quindi Junior non faccio nomi nel caso in cui uno di questi possa leggere la tua intervista, e giocarmi un grande ruolo perché non l’ho elencato nelle mie grandi preferenze (ride, ndr).”

Crescendo a Pozzuoli, come hai vissuto l’impatto della cultura e delle tradizioni locali sulla tua identità e sulle tue aspirazioni?

“Sono una ragazza di provincia con le proprie tradizioni sia familiari che locali: mi piacciono, le rispetto e le divulgo.”

Con la tua partecipazione a Miss Italia, hai avuto l’opportunità di incontrare molte altre giovani donne con sogni simili ai tuoi. C’è stata un’amicizia o un incontro che ti ha particolarmente colpita o influenzata durante il concorso?

“Potrei essere banale ma nel concorso di Miss Italia non ho trovato competizione sporca, anche se potresti non crederci. Li ho incontrato diverse realtà e da buona napoletana, ho creato gruppo. Siamo 40 finaliste, tutte con un sogno. Miss Italia, ci ha dato l’opportunità di confrontarci e maturare… Ho legato sì, con tutte, ma ho nel cuore una decina di ragaze che ancora oggi sento.”

Infine, guardando al futuro, oltre alla recitazione, ci sono altri ambiti o cause sociali che ti appassionano e per i quali desideri impegnarti attivamente?

“Il futuro?? Viviamo in una società che noi giovani non possiamo fare pronostici, sicuramente la mia prima ambizione e recitazione, poi in un secondo momento potrei affacciarmi nell’ambito giornalistico, e dulcis in fundo, nel salutarti, spero che tra qualche anno avrò una tua nuova intervista da attrice.”

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Intervista esclusiva a Giuseppina Di Bartolo: «Per me la...

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A cura di Roberto Mallò

La Calabria, terra che le ha dato i natali, è sempre presente nelle sue creazioni, perché è dentro di lei “qualsiasi cosa faccia” ed è felice di rappresentarla in Italia e nel mondo. Di questo ne è certa Giuseppina Di Bartolo, sempre più sulla cresta dell’onda, e ricercata da tanti personaggi famosi e produzioni televisive, con il brand che porta il suo nome: Giuseppina Di Bartolo haute couture. Una passione, quella per la moda, che nasce fin da quando era bambina e che l’ha accompagnata per tutto il corso della sua vita. Successo che, come lei stessa dichiara, vive con un “pizzico di incoscienza”, ma del quale è estremamente soddisfatta, pur essendo curiosa dei risultati futuri che riuscirà a raggiungere. 

Giuseppina, parliamo della sua passione per la moda. Quando nasce?

“La mia passione per la moda nasce fin da quando ero piccola. Amavo uscire con nonna: occhiali da sole rossi a cuore e la borsetta rigorosamente abbinata. Mi è sempre piaciuto il bello. Già all’età di 6 anni disegnavo abiti con una certa logica e gusto e alle mie Barbie facevo gli abiti con i tulle tolti dalle bomboniere e ritagli degli abiti di nonna. L’arte del cucito e del ricamo ce l’ho nel sangue; infatti, la mia bisnonna era una maestra sarta e cuciva durante i mesi estivi per la Principessa di Roccella, ultima della Casata dei Ruffo, nei primi anni del ‘900. Ho poi seguito la mia passione per la moda e per lo spettacolo con tenacia: ho conseguito, infatti, la laurea in Fashion Design e Confezione Sartoriale nel 2015 e tutt’oggi esercito, disegnando e creando abiti per i Vip della Tv”.

In che momento della sua vita ha deciso che la passione per la moda doveva diventare anche il suo lavoro?

“Ho deciso che la mia passione doveva diventare un lavoro in modo molto spontaneo. Dopo la prima collezione e le prime sfilate, il mio nome e il mio stile iniziavano a girare, ad essere apprezzati e cercati. Perciò, al primo ingaggio lavorativo ho detto sì e non mi sono più fermata nemmeno sotto Pandemia, facendo mascherine per tutti coloro che ne avevano bisogno quando non si trovavano in farmacia”.

Quanto conta rappresentare la Calabria nelle sue creazioni?

“La Calabria è la mia terra e la porto con me in qualsiasi cosa faccia. Sono orgogliosa di rappresentarla in Italia e nel Mondo. Ho vinto dei premi come ‘Eccellenza Calabrese’ e qualche anno fa le ho dedicato una collezione moda mare. Mi sono ispirata proprio ai frutti della mia terra: peperoncino, bergamotto, gelsomino, cipolla, fico d’india e così via. L’ho chiamata ‘I Rradici’ in dialetto calabrese, che appunto tradotto in italiano sta a significare ‘Le Radici’.

A quali progetti si sta dedicando in questo periodo?

“Ho diversi progetti in cantiere in realtà, primo fra tutti un progetto che dovrebbe concretizzarsi ad aprile e che mi vedrà protagonista come fashion designer per un programma TV. Non posso dire altro”.

Che cos’hanno gli abiti di Giuseppina di Bartolo in più rispetto a quelli di altri stilisti?

“Rispetto molto il lavoro dei colleghi perché so cosa vuol dire fare sacrifici e avere passione per qualcosa concretizzandola lavorando duro. Vengo da una famiglia umile e di questo sono molto orgogliosa. Perciò non dirò cosa le mie creazioni hanno in più rispetto a quelle dei colleghi, questo lo decideranno il pubblico, i clienti e i professionisti al vertice. Quello che posso dire invece delle mie creazioni é che vengono notate e apprezzate. Il mio stile è un mix tra linee pulite e moderne con un tocco di vintage, sono chic e glamour e soprattutto rispecchiano tutte le mie sfaccettature caratteriali. Il mio motto è ‘Giuseppina Di Bartolo haute couture – Perché classe e bellezza si possono anche indossare’. Ci metto qualità, bellezza e tanto cuore in tutto ciò che faccio e la gente credo mi apprezzi per questo”.

Da che cosa si ispira per le sue creazioni?

“Per le mie creazioni mi ispiro a ciò che più mi piace. Seguo la moda e gli input che ci suggeriscono durante le varie stagioni, ma sempre reinterpretandoli. Mi ispiro alle Dive, alle Principesse, ai Couturier che hanno fatto la storia della moda e che hanno cambiato i canoni di bellezza fino ai giorni nostri. Per me la moda è istinto, quindi spesso seguo semplicemente ciò che mi esce dalla testa e dal cuore e lo creo, gli do vita sul foglio, sul manichino e tutto interamente fatto a mano”.

Che tipo di tessuti usa per le sue creazioni?

“Lustrini, piume, frange, sete, tessuti preziosi, ricami, sono ciò che utilizzo nelle mie creazioni. Colori classici come il rosso, il bianco e il nero sono i colori che preferisco. La mia firma è caratterizzata da linee semplici abbinate a diversi volumi. Amo il vintage, precisamente gli anni ’50 e la haute couture”.

Lo scorso anno ha collaborato con Sofia Giale De Donà, concorrente del Grande Fratello Vip. Com’è nato il vostro sodalizio?

“Si, ho vestito Giaele per tutta l’edizione del GF Vip al quale ha partecipato. Ho mandato un curriculum e qualche scatto dei miei abiti e sono stata scelta. É stata un’esperienza bellissima. I miei abiti sotto i riflettori, su Canale 5 in prima serata, era un sogno che si realizzava. Poi il sogno è continuato perché Giaele uscita dal GF ha voluto conoscermi e mi ha voluta come sua stilista personale. Quindi ha voluto che la vestissi per cene di Gala, Red carpet, copertine di riviste e mi ha fortemente voluta per un progetto che riguardava una Luxury Collection che porta il marchio del suo brand. Innamoratasi dell’abito ‘Con le Ali’, ormai famoso, ha voluto che l’intera collezione presentata online durante la Milano Fashion Week portasse quel tratto distintivo di cui tanto si era innamorata. Tutt’oggi siamo in contatto e collaboriamo con entusiasmo”.

Con quali altri vip ha collaborato?

“Ho collaborato con Maria Monsé e la figlia Perla, Paola Lavini, Miss, Attrici e Modelle professioniste andate in TV e altri nomi che per il momento non posso svelare. Verrà pubblicato tutto a tempo debito”.

C’è qualche personaggio famoso che, invece, sogna di vestire e perché?

“Sogno in grande perché sognare non costa nulla, in fondo. Perciò, mi piacerebbe vestire l’attrice Hollywoodiana Gal Gadot. Quando arriverò a quei livelli, probabilmente, vorrà dire che ce l’ho davvero fatta”.

Ha partecipato a tante manifestazioni importanti, tra cui la Fashion Week di Milano e il Festival del Cinema di Venezia. Come vive tutto questo successo che sta avendo?

“Vivo tutto molto tranquillamente, anzi quasi non rendendomene conto, perché concretizzatosi un progetto sono subito con mente e cuore al successivo. Sono sempre in movimento e ho troppi sogni da realizzare, con poco tempo per farlo. Sono anche una moglie, una madre e una figlia molto presente. Crearmi una famiglia è il più grande sogno di sempre per me e quello l’ho realizzato, ma ovviamente ci si deve mettere impegno e amore tutti i giorni per mantenere sempre vivo e bello il sogno realizzato! Perciò fama e successo sicuramente fanno piacere, però so bene quali sono le cose veramente importanti per me. Mi godo il momento con un pizzico di incoscienza, diciamo così”.

So che ha vinto diversi premi. Quali?

“Tra i premi vinti ci sono quelli di “Eccellenza del made in Italy”, “Eccellenza Calabrese”, “Premio Stampa La mia Boutique Italia”, “Premio Elle Spose”, Seconda Classificata al concorso “Tu Sposa”, “Premio Star Stylist”, il “Premio Best Costume e Design” per il film Il Matrimonio più sconvolgente della storia del regista Demetrio Casile e tanti altri riconoscimenti, che conservo con orgoglio insieme ad interviste su giornali e riviste. Tanti altri dovrebbero arrivare, cercherò di prendere il buono sempre, il più possibile per poter sempre migliorare e fare sempre di più. Per me, per la mia famiglia e per chi con orgoglio mi segue”.

Ha un sogno professionale che vorrebbe realizzare?

“Ho troppi sogni, non posso scriverli tutti. Spero però di realizzarli tutti, invece. Uno tra i tanti forse é quello di collaborare ufficialmente, almeno una volta nella vita , con la casa di moda del mio idolo, Valentino, al quale ho dedicato la tesi. Con la casa di moda storica ho avuto contatti tempo fa e so che positivamente mi ha valutata per il team creativo, vedremo cosa mi riserverà il futuro”.

Come si vede tra qualche anno?

“Non riesco a rispondere a questa domanda, ma spero di vedermi sempre felice, con il sorriso, come ora, nonostante le avversità della vita che sono molte, purtroppo”.

Chi sceglie un abito Giuseppina di Bartolo perché lo fa, dal suo punto di vista?

“Chi sceglie un abito firmato Giuseppina Di Bartolo haute couture lo fa perché viene colpito dalla qualità, dalla particolarità e dall’unicità dei capi . Perché classe e bellezza si possono anche indossare”.

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Attualità

L’Arte di modellare il tessuto: Luca Giannola e...

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A cura di Pierluigi Panciroli – Foto di Fabrizio Romagnoli, Tonio De Carlo e Axel Blackmar.

Luca Giannola, un talentuoso scultore di abiti e maestro di moulage incrocia la meticolosa maestria artigianale con la creatività e estrosità dell’alta moda. Questa tecnica artigianale prevede la creazione diretta di capi sul manichino o sul corpo.

La sua storia ha inizio dalle affascinanti esperienze nelle botteghe delle zie a Benevento fino alle prestigiose passerelle delle Fashion Week internazionali.

Tra radici famigliari ed uno stile distintivo

Il percorso di Luca è un viaggio intimo che trova radici profonde nelle origini familiari, in particolare nelle preziose lezioni apprese dalle sue zie e dalla madre sarta. Crescendo in questo affascinante mondo, la moda è diventata parte del suo DNA, tanto da influenzare la sua scelta di iscriversi al liceo artistico, dove ha imparato la scultura.

Dopo un periodo a Milano, studiando fashion design e accumulando esperienze come assistente stylist e coordinatore di centri di creazione moda, Luca ha avvertito un crescente avvicinamento all’ambiente della moda. La sua identità di “designer” trova il suo vero sé a Bologna.

Dal moulage alla passerella 

È proprio a Bologna che il suo stile ha preso forma definitiva. Collabora con un noto couturier per abiti da sposa e da vita alle sue prime opere di “moulage“, riportando, così, in vita il suo spirito di studente-scultore. Questa tecnica ha rappresentato un risveglio artistico e un ritorno alle sue radici creative. Con la sua straordinaria maestria, Luca ha aperto nuove prospettive nel campo della moda evidenziando come questa possa trasformare l’abbigliamento in una vera e propria forma d’arte. La sua singolare fusione di tessuti, forme e colori crea una sinfonia visiva senza precedenti.

Questo suo nuovo stile innovativo e distintivo ha attirato l’attenzione di appassionati di moda, stilisti e criticipermettendogli di guadagnarsi un posto di rilievo nell’industria della moda.

Oggi, Luca Giannola si descrive come uno “scultore di abiti”. Il suo approccio unico e la chiarezza della sua identità creativa lo hanno reso una figura rispettata nelle Fashion Week, dove organizza con passione le sue sfilate a Milano e Parigi. 

Il tema del genderfluid trova spazio nelle sue creazioni, sottolineando il suo desiderio di esplorare nuove prospettive e sfide nella moda contemporanea. Luca Giannola è un esempio di come la costruzione di un’identità chiara e autentica possa aprire porte inaspettate e creare connessioni significative nel mondo della moda.

Il suo approccio alla Body Positivity

Luca Giannola, esperto docente di storia e progettazione della moda presso l’Istituto Rubbiani e la Scuola Moda Cesena, ha innovato l’approccio educativo introducendo la sua tecnica di modellare il tessuto. La sua visione è emersa durante le lezioni con le studentesse più giovani, in un periodo spesso delicato dell’adolescenza. Attraverso sperimentazioni creative, ha cercato di esplorare le silhouette femminili reali, coinvolgendo le aspiranti designer nel processo creativo. Queste iniziative hanno affrontato temi sensibili, come i disturbi alimentari, con l’obiettivo di favorire una percezione più sana del proprio corpo.

L’approccio di Giannola, oltre a trasmettere competenze nella progettazione di abiti, promuove una cultura della consapevolezza e del rispetto per la diversità delle forme corporee. Il suo impegno ha ottenuto riconoscimenti anche in ambito medico e scientifico, portandolo a collaborare con Ananke, un network di aiuto per coloro che vivono situazioni difficili legate al cibo.

Estendendo la sua influenza anche a case-famiglia, Giannola ha organizzato incontri leggeri e creativi incentrati su tessuti e drappeggio. La sua iniziativa di uno shooting di moda con le studentesse ha celebrato la bellezza autentica e naturale dei corpi femminili. Un approccio educativo che va oltre la moda e contribuisce alla formazione di individui consapevoli e sicuri di sé.

Nel contesto della Fashion Week, precisamente al Salon desMiroirs nel cuore di Parigi ho avuto l’onore d’incontrare Luca al fine di conoscere meglio un artista unico nel suo genere.

Ciao Luca, grazie per concedermi la possibilità di questa intervista. L’ambiente familiare, nello specifico le zie e la mamma sarta hanno contribuito molto alla tua formazione. In che modo le lezioni apprese e l’ambiente creativo locale hanno influenzato la tua visione artistica, diventando parte integrante del tuo DNA?

Ciao Pierluigi, intanto grazie a te per avermi dato la possibilità di fare questa intervista. Credo che la fortuna di essere nato in una famiglia di creativi, specie riferendomi alle mie zie e mia madre, siastato un terreno base fondamentale, su cui piantare e coltivare tutto ciò che ho imparato “giocando” innanzitutto. Ciò che le zie facevano infatti, lo ricreavo a mio modo sulle bambole delle mie sorelle e da grande ho scoperto che questo non era altro che fare moulage. 

Quali sono i dettagli e gli elementi distintivi della singolare fusione di tessuti, forme e colori nelle tue creazioni che hanno attirato l’attenzione di appassionati di moda, stilisti e critici?

Credo che ogni appassionato di moda, o addetto ai lavori, sia colpito da fattori differenti. C’è chi rimane affascinato dalla comodità dei capi nonostante siano complessi nella struttura, chi dalla fusione dei tessuti a volte in contrasto tra loro, pur risultando idonei nel fondersi, chi del “fatto a mano” in un ‘epoca in cui a volte rischiamo di dimenticarne l’importanza e la bellezza.

In che modo hai integrato il tema del gender fluid nelle tue creazioni e come questo si riflette nella tua volontà di esplorare nuove prospettive nella moda contemporanea?

La mia interazione col gender fluid è davvero una minuscola parte per il momento. Una sfida che mi ha visto coordinatore di una linea realizzata con giovani designer, il che mi ha fatto capire che posso dare spazio ad un tema così attuale ed affascinante, anche nelle mie capsule, poiché i capi scultura a volte possono essere trasversali rispetto alle canoniche silhouette moda, ed in parte essere indossate senza distinzione di genere, ma ho ancora molto da lavorare su questo tema.

Hai affrontato temi sensibili come i disturbi alimentaricome hai contribuito a favorire una percezione più sana del corpo tra le giovani aspiranti designer, il concetto della Body Positivity?

Ho sempre cercato di portare ciò’ che sono in tutti i progetti, perciò anche la mia sensibilità. Con alcuni gruppi di studentesse abbiamo lavorato accuratamente su disegni di corpi riferiti a forme diverse dallo stereotipo moda. Abbiamo progettato per ogni silhouette con giochi di forme e colori creando equilibrio ed armonia, spesso immedesimandosi nelle forme stesse di quei corpi. È stato un lavoro pieno di soddisfazioni.

Il moulage quindi va oltre la moda, celebra la bellezza autentica e naturale dei corpi femminili. Pensi che possa avere uno spazio in un contesto medico-scientifico? 

Quando mi approccio ad un tema delicato, che non vede come protagonista solo la moda ma l’aspetto emotivo, cerco di essere il più possibile cauto confrontandomi con persone che hanno strumenti specifici riguardo alcune tematiche. Il confronto è necessario e sostengo che sia importante poter sviluppare un legame (laddove sia possibile) tra moda e ambito medico scientifico.

L’esperienza della Fashion Week come ti ha arricchito e quale può essere, secondo te, la percezione e l’accoglienza di questa tecnica da parte degli stilisti e dei designer in una visione futuristica?

Mi sento fortunato perché grazie al Alwaysupportalent, che come ben sai sostiene tanti designer, ho avuto uno spazio durante eventi legati alle fashion week, facendo conoscere non solo le mie capsule, ma la mia personalità, il modo di essere, e nel mio piccolo poter dare un messaggio. Come spesso dico, il moulage non è qualcosa che abbiamo inventato oggi, ma una tecnica naturale usata fin dalle civiltà antiche. Credo che ogni designer, pur conservando e sviluppando la propria identità, può ricordarne l’importanza, sapere quanto sia necessario che l’abito si adatti al corpo e non il contrario.

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