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Ue, Pecci (Uniko spa): “Con direttiva Case Green...

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Ue, Pecci (Uniko spa): “Con direttiva Case Green Paese dovrà affrontare impegno enorme”

L'ad dell'azienda: "Ma con quanto fatto con Superbonus Paese partirà in vantaggio rispetto ad altri"

Francesco Pecci, ad di Uniko SpA SB

"L’approvazione da parte del Parlamento Europeo della 'Energy performance of building directive' per l’efficientamento energetico degli edifici rappresenta una sfida importante per l’Italia e per l’intera industria delle costruzioni. D’altra parte, occorre maturare, una volta per tutte, la consapevolezza che gli edifici, nel loro complesso, sono i più grandi consumatori di energia nell’Unione Europea, circa il 40% del totale, e i principali responsabili delle emissioni di biossido di carbonio, circa il 36% del totale). Se si calcola che, solo in Italia, tra i 5 e gli 8 milioni di edifici sono in condizioni energetiche scadenti e dovranno essere riqualificati, si può facilmente immaginare che il Paese dovrà affrontare un impegno enorme, una sfida gigantesca che interesserà famiglie, governo e imprese". Così, con Adnkronos/Labitalia, Francesco Pecci, ad di Uniko SpA SB, azienda italiana che, negli ultimi anni, ha contribuito alla riqualificazione del patrimonio edilizio del nostro Paese, puntando alla gestione 'virtuosa' dei bonus edilizi, commenta l'approvazione da parte del Parlamento europeo, nei giorni scorsi, della direttiva Case Green, che impone ai Paesi membri una graduale riduzione del consumo energetico degli edifici residenziali fino all’obiettivo di zero emissioni entro il 2050.

"Altro dettaglio importante -prosegue Pecci- è che in base alle regole del Parlamento Europea, ciò che è stato fatto a partire dal 2020 conta e consentirà di dare per acquisiti tutti i tagli di consumi effettuati con il Superbonus e incentivi vari. Pertanto, nella corsa che dovrà portare l’Europa nel 2050 verso un patrimonio immobiliare a emissioni zero, il nostro Paese partirà più avanti rispetto agli altri".

"Non perdiamo questo vantaggio, per una volta lasciamo che siano gli altri ad inseguirci. L’Italia deve capitalizzare l’esperienza acquisita finora per prendere le giuste decisioni in questo campo e per fare la differenza rispetto agli altri", aggiunge.

Per Pecci sarà necessario ripensare il sistema degli incentivi. "Sulla base della nuova direttiva Europea, l’Italia -sottolinea- è chiamata ad adottare un piano nazionale di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio per ridurre entro il 2030 del 16% i consumi e del 20% entro il 2035. Questo obiettivo richiede un forte impegno economico che non può essere lasciato solo sulle spalle dei cittadini e delle famiglie. Credo, quindi, che sarà necessario ripensare, certamente con criteri differenti rispetto al Superbonus, tutto il sistema di contributi e incentivi pubblici, attingendo anche ai Fondi Europei".

Secondo Pecci, "è interessante notare che la direttiva europea cita tra forme di sostegno raccomandate lo sconto in fattura che, se ben calibrato, può rappresentare un efficace incentivo per i lavori di riqualificazione", spiega ancora. E L'imprenditore ricorda che "oggi circa il 75% del parco immobiliare dell'Ue è del tutto inefficiente sotto il profilo energetico, anche perché l’85% di tale patrimonio è stato costruito prima del 2000. Gran parte dell'energia utilizzata dagli edifici va sprecata. La riqualificazione energetica degli edifici esistenti può ridurre del 5-6% circa il consumo totale di energia dell'Ue e del 5% circa le emissioni di biossido di carbonio. Intervenire sul patrimonio edilizio è quindi un impegno fondamentale per attuare il processo di transizione ecologica e per centrare l’obiettivo del Green Deal europeo di raggiungere la neutralità, in termini di emissione di carbonio, entro il 2050".

Secondo l'ad di Uniko, "in ogni caso occorre anche cambiare mentalità: l’impegno economico per l’efficientamento energetico delle case degli italiani non è solo una “spesa a fondo perduto” ma rappresenta un vero e proprio investimento che consente di realizzare, nel tempo, significativi risparmi sulle bollette energetiche delle famiglie", aggiunge.

Per Pecci la sfida delle competenze non deve spaventare il Paese. "Per quanto concerne le competenze in materia di riqualificazione del nostro patrimonio immobiliare, le imprese edili italiane -sottolinea- possono vantare un eccellente know how. Prendiamo il caso della nostra azienda, in questi anni ha maturato una grande esperienza nel campo dell’efficientamento energetico degli edifici, realizzando una serie di interventi che, volendo tradurre in cifre reali, ci hanno consentito di installare circa 200.000 mq di isolamento termico, oltre 10.000 serramenti, più di 1.000 impianti termici, ben 2 MW di fotovoltaico solo nel corso 2023, per un totale di circa 1.500 unità immobiliari e 110 condomini riqualificati. Un percorso virtuoso che ci ha permesso di acquisire importanti competenze anche in termini di innovazione tecnologica".

"Sono fermamente convinto che, lavorando con serietà e professionalità, il mondo delle costruzioni può e deve portare il suo contributo decisivo per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità che non sono più eludibili", spiega.

E Pecci, in conclusione, sottolinea che "è bene ricordare che la direttiva Case Green pone al centro dell’attenzione anche un altro aspetto poco considerato: la necessità di un massiccio intervento di riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico, spesso tra i più energivori. La direttiva richiede che almeno il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni dovrà essere efficientato entro il 2030 e il 22% entro il 2035. Su questo fronte c’è ancora molto da lavorare e sarebbe auspicabile un investimento, perché di investimento si tratta, di risorse pubbliche per ottenere significativi risparmi di energia per le nostre scuole, gli ospedali e tutti gli uffici pubblici", conclude.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Driverso: in Ue fatturato a 169 mln per car hiring d’alta...

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Al Museo Maxxi di Roma il secondo global meeting della prima piattaforma digitale europea

Driverso: in Ue fatturato a 169 mln per car hiring d’alta gamma, 45 mln in Italia

Un comparto in grande espansione a livello europeo, con 169 milioni di euro di fatturato nel 2023, 192 imprese attive e un parco auto di 3.456 unità. E per quanto riguarda l'Italia i dati parlano di 45 milioni di euro di fatturato con circa 1000 auto. I numeri che arrivano da Driverso’s Analysis Lab riguardano il mercato del car hiring d’alta gamma nel Continente e segnalano anche un costo medio per noleggio di 2.916 euro per 58.074 transazioni nell’anno.

La durata media dei contratti è stata di 5,4 giorni per 313.600 giornate complessive, con ricavi medi sul singolo veicolo pari a 49mila euro. Ma c’è soprattutto un’aspettativa di crescita rilevante: il fatturato del settore è atteso a 195 milioni di euro già alla fine di quest’anno, per poi salire via via fino ai 714 milioni previsti nel 2030. Il bacino di mercato potenziale, comunque, è enorme, dato che il giro d’affari del luxury travel è calcolato oggi in 1.380 miliardi di euro.

Circa 40 di queste aziende, che rappresentano il meglio dell’offerta del car hiring d’alta gamma e rispettano standard di qualità predefiniti, operano su Driverso, la prima piattaforma digitale europea, nata in Italia, per il noleggio auto premium. L’aggregatore online mette a disposizione centinaia di veicoli di tutti i marchi più prestigiosi, forniti dai player attivi su 10 Paesi (Austria, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Principato di Monaco, Regno Unito, Spagna, Svizzera).

Decine di aziende, esperti, stakeholder qualificati e appassionati provenienti da tutta Europa si sono ritrovati oggi nel suggestivo scenario del Museo Maxxi di Roma per il secondo global meeting di Driverso, da cui sono emersi numeri, scenari e tendenze di un ramo dell’automotive che incrocia i temi del lusso, del lifestyle, dell’economia digitale e soprattutto le sempre mutevoli abitudini di consumo turistico. Il servizio, infatti, si rivolge soprattutto a un target di clientela legata al tempo libero e alla ricerca di un’esperienza esclusiva di viaggio e di mobilità del tutto customizzata.

Durante la giornata al Maxxi, sono intervenuti esperti del calibro di Ryan Sarver, Partner Redpoints Ventures e soprattutto ex direttore della piattaforma Twitter, Massimiliano Archiapatti, Ceo di Hertz Italy, Jasmine Boni-Ball, Executive assistant di ‘Tuscany Now and More’, Ferruccio Rossi, Direttore generale di Sanlorenzo Yacht, Leopoldo Gasbarro, direttore di Wall Street Italia, e Maurizio Iperti, Ceo di LoJack.

Pierluigi Galassetti, co-founder con Saverio Castellaneta di Driverso, ha detto: “Il noleggio auto di alta gamma riveste un ruolo chiave nell’offerta turistica italiana e internazionale e agisce come un elemento in grado di caratterizzare e arricchire l’intera esperienza di viaggio. Questa proposta di mobilità è apprezzata sia dai visitatori nazionali che da quelli internazionali e si inserisce in un contesto in cui la clientela ricerca non solo comfort ed esclusività, ma richiede esperienze immersive e personalizzate in ogni dettaglio del soggiorno, dalla cucina all'alloggio, fino agli spostamenti in auto, che completano la gamma dei servizi”. “Nell’ambito del settore lusso, fortemente in crescita

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Peste Suina, Martinelli (Assosuini): “Se crolla...

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Il presidente dell'associazione: "Allevamenti e prosciutti sono sicuri, al mercato però non interessa"

Peste Suina, Martinelli (Assosuini):

"Il rischio grosso che stiamo correndo è di perdere un settore importante, un'eccellenza del made in Italy. La Cina già non importa i nostri prosciutti da due anni, com e anche la Corea e il Giappone. Adesso anche il Canada e se poi decideranno di fare la stessa cosa Stati Uniti, Francia e Germania che rappresentano i nostri principali mercati allora resteremo con i maiali negli allevamenti e i prosciutti nei prosciuttifici. Questo perchè il 30% dei prosciutti che si producono in Italia vengono esportati. Se crolla l'export sarà una catastrofe per i 4mila allevamenti italiani e per i trasformatori ma anche per tutto l'indotto". E' l'allarme che lancia, con Adnkronos/Labitalia, Elio Martinelli, presidente di Assosuini, dopo che il diffondersi della peste suina sui cinghiali anche nella zona del Parmense ha portato l'Ue a stabilire la zona di restrizione II a Langhirano, patria del Prosciutto di Parma.

E per Martinelli "se crolla l'export le aziende non avranno alternativa che chiudere e se, guardiamo all'esempio della Germania che ha affrontato il problema prima di noi, adesso il Paese fa segnare un 20% in meno di allevamenti dopo la fine dell'emergenza". "Questo fa capire che una volta chiusa l'attività è difficile che questa riparta dopo la fine dell'emergenza", sottolinea.

Secondo il presidente di Assosuini "finora il contrasto alla peste suina nel selvatico si è fatto solo in teoria, basti pensare che dopo un anno e mezzo il commissario straordinario non è ancora operativo. Si dove agire come fatto in Sardegna, dove il virus è stato eradicato con il coinvolgimento di tutte le forze in campo, a partire dai cacciatori che sono stati la chiave per sconfiggere il problema. E invece ora abbiamo un virus che corre velocissimo in Italia dove si calcola che ci siano 1,5-2 milioni di cinghiali", sottolinea.

Ma nonostante il virus corra tra i cinghiali gli allevamenti italiani di suinbi sono al sicuro. "I nostri allevamenti di suini, grazie agli investimenti fatti dagli allevatori in materia di recinti e barriere e anche con i controlli che vengono fatti di continuo, sono super sicuri. Ricordiamo che la peste suina non si trasmette all'uomo ma colpisce cinghiali e suini, si propaga velocemente e porta nel 90% dei casi alla morte degli animali. Detto questo, i nostri prosciutti sono sicuri e super controllati ma questo non interessa al mercato che non intende rischiare", conclude Martinelli.

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Ai, Iannicelli (Ordine Ingegneri): “Fondamentale dare...

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Parla il responsabile scientifico della Commissione Metrologia agli "Stati generali delle ingegnerie digitali”

Ai, Iannicelli (Ordine Ingegneri):

“La metrologia è la scienza della misura che si divide tra la metrologia scientifica, legale, industriale. In Italia è stata un po' trascurata ed è per questo che ci siamo riuniti una commissione. La prima commissione di metrologia è nata a Milano e vi collaborano persone da tutta Italia perché è fondamentale dare peso a questa scienza che sta dietro a tutte le cose”. A parlare è Carmelo Iannicelli, presidente Commissione Metrologia dell'Ordine degli Ingegneri, dal palco degli "Stati generali delle ingegnerie digitali - Costruendo il futuro tecnologico di Milano e del Paese", organizzato dall'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano all'Acquario civico del capoluogo lombardo. Nel panel “Metrologia 4.0: verso una misurazione smart e intelligente” si è discusso di smart Metrology: “Se l'intelligenza artificiale si basa su numeri sbagliati perché non abbiamo conoscenza e competenza, stiamo perdendo il controllo delle nostre misure. Il controllo dei dati, il controllo delle misure, il controllo delle tolleranze dei nostri strumenti di misura è fondamentale- illustra Iannicelli - Abbiamo deciso di metterci insieme per cercare di far capire l'importanza e il presidio che deve essere fatto su tutto questo”, conclude.

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