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Guerra Israele-Hamas, Usa: “Affondate tre navi Houthi...

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Guerra Israele-Hamas, Usa: “Affondate tre navi Houthi nel Mar Rosso”

Raid israeliani a Khan Younis. Quasi 22mila le vittime a Gaza. Nella Striscia distrutto oltre 70% delle case

Nave americana nel Mar Rosso - (Fotogramma)

La guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas coinvolge il Mar Rosso dove, secondo le ultime news di oggi, 31 dicembre 2023, la Marina americana hanno respinto un attacco degli Houthi contro una nave mercantile. Su X il Comando centrale americano dell’esercito Usa ha reso noto che gli elicotteri delle vicine navi da guerra statunitensi hanno risposto a una richiesta di soccorso della nave portacontainer Maersk e, dopo essere stati colpiti da colpi di arma da fuoco, hanno affondato tre imbarcazioni "per legittima difesa". Gli equipaggi sono stati uccisi e la quarta barca è riuscita a fuggire.

Le quattro imbarcazioni Houthi, provenienti dalle aree controllate nello Yemen, hanno attaccato intorno alle 6,30 (ora yemenita, le 4,30 in Italia) con armi montate e armi leggere, arrivando a meno di 20 metri dalla nave sulla quale l'equipaggio "ha tentato di salire a bordo". "Rispondendo alle chiamate di soccorso, gli elicotteri della USS Eisenhower e della USS Gravely hanno risposto al fuoco di imbarcazioni Houthi per legittima difesa e ne hanno affondate tre senza lasciare superstiti. Una quarta imbarcazione è fuggita dall’area, si legge nel comunicato pubblicato su X dal Comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM). Si tratta del secondo attacco alla Maersk Hangzhou in 24 ore, dopo l'attacco missilistico di sabato.

Netanyahu: "Nostra guerra di moralità ineguagliabile"

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che la guerra nella Striscia di Gaza è un atto di "moralità ineguagliabile" di fronte alle accuse di "genocidio" mosse dal Sudafrica davanti alla Corte internazionale di giustizia (ICJ). "Continueremo la nostra guerra difensiva, la cui giustizia e moralità non hanno eguali", ha dichiarato prima dell'inizio di una riunione del Governo, sottolineando che Israele "agisce nella maniera più morale possibile" a Gaza.

Quanto al destino della Striscia, bisognerà aspettare "il giorno dopo" la fine della guerra ovvero fino alla sconfitta di Hamas, ha detto Netanyahu. "Per poter parlare del dopodomani, bisogna prima arrivare qui - ha aggiunto il premier - Solo l'Idf avrà il controllo. Ovviamente, la Striscia sarà smilitarizzata. Non ci sarà altra potenza tranne Israele".

Da parte sua, il Ministero degli Esteri dell'Autorità Palestinese si è rammaricato che Netanyahu continui a "rubare la gioia del mondo" in vista del nuovo anno e lo ha accusato di "aver preferito lo sterminio dei palestinesi al riconoscimento del suo Stato. La comunità internazionale deve riconoscere il proprio fallimento di fronte alla sua incapacità di fermare il genocidio contro il nostro popolo", ha affermato in una nota.

Il Sudafrica ha presentato venerdì una denuncia contro Israele per genocidio davanti alla Corte internazionale di giustizia per l'offensiva militare sulla Striscia di Gaza lanciata il 7 ottobre come rappresaglia per l'attacco al territorio israeliano lanciato dalle milizie palestinesi dalla Striscia di Gaza in cui sono morte circa 1.200 persone. Secondo l’ultimo bilancio, dall’inizio dell’offensiva sono morte nella Striscia di Gaza più di 21.800 persone.

Media: delegazione egiziana in Israele "per porre fine alla guerra''

"Una delegazione egiziana ha visitato Tel Aviv la scorsa settimana nel tentativo di raggiungere un accordo “per porre fine alla guerra” tra Israele e il gruppo terroristico Hamas, secondo un rapporto diffuso oggi dal quotidiano del Qatar Al-Araby Al-Jadeed. Il rapporto giunge mentre i mediatori egiziani e del Qatar stanno cercando di mettere in atto un quadro per un nuovo cessate il fuoco - scrive il Times of Israel - anche se le parti non sembrano essere vicine a un accordo, con l’esercito israeliano che non mostra segnali di voler rallentare le sue operazioni a Gaza.

Quasi 22mila le vittime a Gaza

Si avvicina intanto a 22.000 il bilancio delle vittime a Gaza. Sono infatti almeno 21.822 le persone che sono state uccise a Gaza e 56.451 quelle ferite negli attacchi israeliani dal 7 ottobre, ha riferito il ministero della Sanità di Gaza. Nelle ultime 24 ore sono state uccise 150 persone e 286 sono rimaste ferite.

Raid Israele su Khan Younis

Almeno 10 persone sono rimaste ferite a causa dei bombardamenti dell'artiglieria israeliana che hanno preso di mira una scuola che ospitava sfollati a Khan Younis, nel sud di Gaza. I bombardamenti israeliani del sud di Gaza si sono intensificati nelle ultime settimane, con l’esercito, la marina e l’aeronautica che hanno preso di mira diverse località a Khan Younis e Rafah. Proprio a Rafah, un palestinese è stato ucciso dal fuoco israeliano. Sessantaquattro persone sono state uccise e 186 ferite negli attacchi israeliani che hanno preso di mira alcune case nel centro di Gaza nelle ultime 24 ore, ha riferito una fonte medica ad al Jazeera.

Scoperti esplosivi in un parco giochi nel nord di Gaza

I soldati della 14a Brigata di Riserva dell'Idf hanno scoperto ordigni esplosivi in ​​un parco giochi per bambini collegato a un asilo alla periferia del campo profughi di Shati, nel nord di Gaza. Gli ordigni erano stati preparati prima dell'arrivo previsto dei soldati e sono stati neutralizzati. Lo scrive il Jerusalem Post, aggiungendo che l'esercito israeliano ha identificato nell'operazione quattro terroristi di Hamas che avanzavano verso di loro portando ordigni esplosivi. Un aereo dell'aeronautica israeliana ha contrastato la cellula. Circa mezz'ora dopo, le truppe hanno identificato altri quattro terroristi nella zona, che sono stati successivamente presi di mira in un attacco aereo.

Contemporaneamente, un veicolo con terroristi a bordo è stato identificato mentre si avvicinava alle truppe dell'Idf nel sud di Gaza City. Un aereo ha colpito il gruppo, provocando l'eliminazione dei terroristi. Inoltre, un caccia dell'Iaf ha colpito un complesso militare da cui i terroristi di Hamas avevano fatto esplodere un ordigno contro i soldati dell'Idf.

Oltre 5.300 feriti gravi attendono di essere evacuati'

Le autorità della Striscia di Gaza affermano che oltre 5.300 persone gravemente ferite e malate attendono urgentemente di essere evacuate. L'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) sta organizzando il trasporto delle persone all'estero insieme all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha riferito l'Ocha citando cifre diramate dalle autorità sanitarie di Gaza.

Nel nord della Striscia di Gaza è stato possibile ripristinare servizi limitati in alcune strutture sanitarie tra cui gli ospedali Al Ahli Arab e Al Awda e in alcuni studi medici, ha affermato l'Ocha. Le autorità stanno collaborando con l’Oms e l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) per riaprire più strutture. In alcuni casi, ciò avviene a rischio della vita dei dipendenti, poiché molte aree sono ancora sotto il costante fuoco israeliano, ha aggiunto l'agenzia delle Nazioni Unite.

Distrutto oltre 70% delle case

Secondo quanto scrive al Jazeera, che cita un rapporto del Wall Street Journal, gli incessanti bombardamenti israeliani di Gaza che proseguono da quasi tre mesi hanno distrutto il 70% delle case nell’enclave palestinese assediata. Precisamente sono circa 300.000, su 439.000, le abitazioni distrutte dagli attacchi israeliani.

Analizzando le immagini satellitari, il rapporto aggiunge che le 29.000 bombe sganciate sulla Striscia hanno preso di mira aree residenziali, chiese bizantine, ospedali e centri commerciali e tutte le infrastrutture civili sono state danneggiate a tal punto che non possono essere riparate. Un rapporto precedente affermava che più di 200 siti archeologici e del patrimonio culturale erano stati distrutti durante i bombardamenti israeliani, considerati i più distruttivi della storia moderna.

Idf: 172 i soldati israeliani uccisi dall'inizio della guerra

L'Idf ha annunciato la morte di due soldati nei combattimenti nella Striscia di Gaza. Il bilancio dei soldati uccisi dall'inizio dell'offensiva di terra sale così a 172 vittime fra i militari israeliani. L'esercito israeliano fa sapere che le ultime due vittime sono il sergente magg. riservista Eliraz Gabai, di 37 anni, del 7810° battaglione della Brigata Yiftah, di Petah Tikva. E il sergente Prima Classe riservista Liav Seada, di 23 anni, del 7107° Battaglione del Corpo del Genio da Combattimento, di Tiberiade. Gabai è stato ucciso ieri nel centro di Gaza, mentre Seada è stato ucciso nel nord della Striscia.

Governo israeliano approva nomina nuovo ministro degli Esteri

Il governo israeliano ha approvato la nomina di un nuovo ministro degli Esteri per sostituire Eli Cohen, che diventerà ministro dell'Energia come parte di una rotazione ministeriale prestabilita, si legge in una dichiarazione del governo. Cohen continuerà a servire come membro del gabinetto di sicurezza mentre Yisrael Katz ricoprirà il ruolo di ministro degli Affari esteri, si legge nella nota. Le nomine sono soggette all'approvazione parlamentare israeliana.

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Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...

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"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"

Guido Crosetto

"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.

"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.

"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.

"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".

A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".

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India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...

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L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"

(AFP)

L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.

Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.

Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".

L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".

Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".

Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.

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G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...

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Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri

"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.

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