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Gaza, Israele si ritira da Khan Yunis: “Guerra non è...
Gaza, Israele si ritira da Khan Yunis: “Guerra non è finita”
Netanyahu: "Siamo ad un passo dalla vittoria". Le Idf preparano l'operazione a Rafah
Israele si ritira dal sud della Striscia di Gaza, i soldati lasciano Khan Yunis. L'operazione militare però non è finita e l'attacco a Rafah, dove sono concentrati circa 1,4 milioni di civile, rimane nei piani delle forze di difesa (Idf). "La guerra a Gaza continua, siamo lontani dallo stop", dice il generale Herzi Halevi, capo dello stato maggiore, definendo la situazione sul campo e completando il quadro delineato dalle parole del premier Benjamin Netanyahu - "Israele è ad un passo dalla vittoria" - e del ministro della Difesa, Yoav Gallant.
Tra sabato 6 e domenica 7 aprile, Israele ha ritirato tutte le truppe di terra dal sud della Striscia dopo quattro mesi di combattimenti nell'area di Khan Yunis. Solo la brigata Nahal mantiene la propria posizione per proteggere il cosiddetto Corridoio Netzarim, che attraversa Gaza dall'area di Beeri, nel sud di Israele, fino alla costa. Il corridoio consente alle Idf di effettuare raid nel nord e nel centro di Gaza, impedisce ai palestinesi di tornare nella parte settentrionale della Striscia e consente alle organizzazioni umanitarie di fornire aiuti direttamente nel nord di Gaza.
Chi pensa che il ritiro dei reparti israeliani sia sinonimo di disimpegno si sbaglia. "La guerra continua", dice Halevi, seguendo la stessa linea del ministro Gallant. "Il ritiro delle truppe da Khan Yunis è stato attuato dopo che Hamas ha cessato di agire come organizzazione militare in città. I reparti sono andati via per preparare l'operazione a Rafah", dice Gallant durante la visita al Comando meridionale delle Idf. Nelle riunioni con i vertici militari, Gallant ha analizzato le strategie e i piani che, secondo i media israeliani, prevedono in particolare lo smantellamento della brigata Rafah di Hamas.
"Ho completato l'analisi della situazione presso il Comando meridionale, le truppe stanno lasciando Khan Yunis. Gli obiettivi raggiunti dalla 98esima Divisione e dalle sue unità sono impressionanti: eliminazione dei terroristi, distruzione di obiettivi nemici, magazzini, armi, metropolitana, quartier generale e sale di comunicazione. Hamas ha smesso di funzionare come organizzazione militare in tutta la Striscia di Gaza", le parole del ministro. "Le truppe si stanno preparando per le prossime missioni", aggiunge con riferimento a Rafah.
Cessate il fuoco, riprendono i negoziati
In Israele non si allenta la pressione dell'opinione pubblica che chiede la liberazione dei 133 ostaggi, prigionieri a Gaza da 6 mesi. Almeno 50.000 manifestanti hanno protestato fuori dal palazzo della Knesset a Gerusalemme.
Il dialogo tra Israele e Hamas non ha prodotto risultati sinora. Ci sono però possibilità di un accordo temporaneo di cessate il fuoco a Gaza durante la festività dell'Eid al-Fitr, che entrerà in vigore domani, martedì 9 aprile, e durerà fino a venerdì di questa settimana. Ad aprire uno spiraglio in particolare è il quotidiano del Qatar Alaraby Al-Jadeed facendo riferimento a informazioni provenienti da fonti egiziane.
Una delegazione israeliana prenderà parte all'ultimo round di negoziati al Cairo, secondo il Guardian. Israele avrebbe rotto gli indugi e avrebbe deciso di prendere parte alle discussioni, superando lo scetticismo iniziale legato alla convinzione secondo cui l'evento sarebbe stato "più un teatro politico che un progresso reale", in base alle parole di un funzionario.
La linea di Israele viene ribadita da Netanyahu. "Non ci sarà cessate il fuoco senza la restituzione degli ostaggi", dice il premier. "Hamas spera di beneficiare delle pressioni internazionali per ottenere vantaggi, ma questo non accadrà", aggiunge Netanyahu, secondo cui Israele è "pronto a raggiungere un accordo", ma non accetterà le richieste "estreme" di Hamas.
"Questa è la politica del governo israeliano e accolgo con favore il fatto che l'Amministrazione Biden abbia chiarito l'altro giorno che questa è anche la sua posizione", prosegue Netanyahu, evidenziando che "non è Israele a impedire un accordo. Hamas sta impedendo un'intesa".
Le richieste di Hamas includono un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza, il ritorno degli sfollati e un 'serio' accordo di scambio di prigionieri palestinesi con ostaggi israeliani detenuti a Gaza.
Esteri
Usa, morto uomo che si è dato fuoco fuori da tribunale...
Prima di darsi fuoco, cospargendosi di un liquido infiammabile, l'uomo aveva lanciato alcuni opuscoli infarciti di teorie cospirazioniste
E' morto l'uomo che ieri si è dato fuoco fuori dal tribunale di New York dove è in corso da lunedì il processo contro Donald Trump. Lo ha reso noto la Nbc, a cui fonti della polizia hanno riferito che Maxwell Azzarello, un trentenne della Florida, "è stato dichiarato morto dai medici dell'ospedale". Prima di darsi fuoco, cospargendosi di un liquido infiammabile, l'uomo aveva lanciato alcuni opuscoli infarciti di teorie cospirazioniste.
Economia
Tesla richiama quasi 4.000 Cybertruck: problema a pedale...
Potrebbe aumentare il rischio di incidenti
Tesla sta richiamando 3.878 dei suoi Cybertruck a causa di un problema al pedale dell'acceleratore che potrebbe aumentare il rischio di incidenti, ha detto il regolatore federale della sicurezza. "Il pedale dell'acceleratore intrappolato può far accelerare involontariamente il veicolo, aumentando il rischio di incidente", ha affermato la National Highway Traffic Safety Administration (Nhtsa) in un avviso di richiamo relativo al Cybertruck, il nuovo veicolo elettrico di Tesla, lanciato sul mercato nel novembre 2023.
"Una modifica non approvata ha introdotto del lubrificante per facilitare l'assemblaggio dei componenti della pastiglia sul pedale dell'acceleratore. Il lubrificante residuo ha ridotto la ritenzione del pad sul pedale''. L'Nhtsa ha affermato che il richiamo riguarda ''tutti i veicoli Cybertruck Model Year ('MY') 2024 fabbricati dal 13 novembre 2023 al 4 aprile 2024".
All’inizio di questo mese, Tesla ha detto ai suoi dipendenti che avrebbe licenziato “più del 10%” della sua forza lavoro globale. I licenziamenti potrebbero avere un impatto su più di 14.000 persone e arrivare due settimane dopo che la casa automobilistica elettrica ha riportato il suo primo calo delle vendite anno su anno dal 2020. La società ha inoltre avvertito che la crescita delle vendite potrebbe essere “notevolmente inferiore” nel 2024 rispetto all’obiettivo dichiarato di una crescita del 50% ogni anno.
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Caso Zuncheddu, “assolto per ragionevole dubbio su...
Le motivazioni della sentenza del processo di revisione: l’ex allevatore tornato libero dopo 33 anni di carcere
Il processo di revisione "non ha condotto alla dimostrazione della certa ed indiscutibile estraneità di Beniamino Zuncheddu" alla strage di Sinnai (Cagliari) dell'8 gennaio del 1991 in cui furono uccisi tre pastori “ma ha semplicemente fatto emergere un ragionevole dubbio sulla sua colpevolezza”. E’ quanto scrivono i giudici della quarta sezione della Corte di Appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 26 gennaio l'ex allevatore di Burcei è stato assolto. Zuncheddu, proclamatosi sempre innocente, è tornato in libertà dopo 33 anni di carcere.
“Zuncheddu “fu condannato perché il teste oculare dichiarò di averlo riconosciuto come l'aggressore, nonché per aver fornito un alibi falso – si legge – tuttavia oggi va mandato assolto dai delitti a lui ascritti ai sensi del comma 2 dell'articolo 530 c.p.p. (insufficienza di prove, ndr.) e quindi non con assoluzione piena, perché all'esito dell'istruttoria residuano delle perplessità sulla sua effettiva estraneità all'eccidio, commesso verosimilmente da più di un soggetto, uno dei quali, diversamente da quanto opinato nell'istanza di revisione, non era un cecchino provetto, non riuscendo nell'intento omicidiario nemmeno dopo aver sparato due colpi a distanza ravvicinata in un luogo talmente stretto che ‘non occorreva prendere la mira’”.
Per i giudici di Roma, “è chiaro che una volta venuta meno la prova-cardine di un teste oculare che, sopravvissuto al massacro, asserisce di avere riconosciuto almeno uno degli aggressori, di fronte alla quale, giustamente, nel corso del procedimento del 1991, non si poteva che pervenire ad una sentenza di condanna, oggi la residua scorta indiziaria non può ritenersi sufficiente per pervenire alla conferma della condanna di Zuncheddu, oltre ogni ragionevole dubbio. Non v'è però prova piena della sua innocenza – si legge nelle motivazioni - e ciò perché egli fornì un alibi fallito che poi fu sostenuto da due testi pacificamente falsi”.
"La già esile speranza di poter pervenire ad una ricostruzione veritiera ed attendibile dello svolgimento dei fatti dopo trent'anni – sottolineano i giudici - è stata gravemente pregiudicata dalla forte attenzione mediatica riservata a questa vicenda, tale per cui sono state divulgate disinvolte ricostruzioni dei fatti arricchite da discutibili commenti, giudizi personali, congetture, valutazioni unilaterali prive del dovuto contraddittorio (e quindi lacunose e parziali) che hanno inciso sulla genuinità dei testi, che invece avrebbero forse potuto offrire qualche spiraglio di verità se fosse stato lasciato libero il campo alla memoria di ciascuno di essi, non influenzata da narrazioni preconfezionate”.