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Sostenibilità

Le tendenze chiave di sostenibilità per il 2024

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S&P Global delinea le sfide e le opportunità

Le tendenze di sostenibilità per il 2024

Nel panorama sempre mutevole delle sfide ambientali e sociali, il 2024 si prospetta come un anno cruciale per il dibattito sulla sostenibilità. S&P Global ha delineato le principali tendenze che guideranno le discussioni nel rapporto intitolato "S&P Global: Key 2024 Sustainable Trends Driving the Year Ahead". Prevalente è l'atteggiamento attendista tra le parti interessate, influenzato da fattori geopolitici, evoluzione dell'approccio verso l'ESG e preoccupazioni per contenziosi potenziali.

Sono sette le tendenze chiave identificate per il 2024:

  1. adattamento e resilienza;
  2. impatto del clima sulla salute umana;
  3. mercato volontario del carbonio;
  4. sostenibilità dei materiali nella catena del valore;
  5. divieto globale della plastica;
  6. mercato globale delle obbligazioni sostenibili;
  7. governance dell'intelligenza artificiale.

Il 2024 si presenta come un anno cruciale per la sostenibilità, dove le aziende sono chiamate a rispondere alle sfide ambientali e sociali in modo più proattivo. La necessità di adattamento e resilienza, insieme alla gestione efficace degli impatti sulla salute umana e la transizione verso pratiche più sostenibili, definiranno il successo delle imprese in un mondo in rapida evoluzione.

Adattamento e resilienza

Il rapporto di S&P Global sottolinea la necessità di un approccio proattivo e integrato per affrontare i rischi climatici, evidenziando come la mancanza di piani di adattamento potrebbe tradursi non solo in perdite finanziarie aziendali, ma anche in impatti socio-economici su scala globale.

La crescente intensità e eterogeneità degli impatti dei rischi climatici richiamano l'attenzione sull'urgente necessità di piani di adattamento e resilienza. Secondo la ricerca, il mondo rischia di perdere fino al 4,4% del PIL mondiale ogni anno in assenza di adeguate misure di adattamento, con le economie in via di sviluppo destinate a subire un peso sproporzionato di questa perdita.

L'eterogeneità degli impatti non si limita alle dimensioni geografiche; le aziende dovranno confrontarsi con variazioni significative in base alle specificità locali dell'adattamento e alle interdipendenze delle loro catene del valore. Questa interconnessione rende praticamente inevitabile che gli impatti finanziari dei rischi climatici si ripercuotano su quasi tutti gli stakeholder aziendali.

Negli ultimi anni, molte aziende hanno dedicato sforzi considerevoli alla risposta e alla gestione dei rischi di transizione climatica, ma un'attenzione meno marcata è stata riservata al modo in cui il peggioramento dei rischi climatici può influenzare direttamente le operazioni e le catene del valore aziendali.

Il riconoscimento crescente dei rischi per il clima fisico tra gli operatori dei mercati finanziari e le perdite assicurate in aumento sta spingendo verso l'adozione di nuovi standard di divulgazione. Questi standard mirano ad accelerare il progresso delle aziende nel comprendere, rispondere e divulgare gli impatti climatici, le relative implicazioni finanziarie e le risposte pianificate.

Tuttavia, questo progresso potrebbe essere ostacolato da sfide finanziarie aggiuntive. Con tassi di interesse più elevati e una crescita economica più lenta, il finanziamento dei crescenti costi di adattamento potrebbe diventare un'impresa più ardua. Questo rappresenta un ulteriore ostacolo per le imprese, in particolare in paesi in via di sviluppo, che potrebbero trovarsi ad affrontare difficoltà aggiuntive nel loro percorso di adattamento.

Impatto del clima sulla salute umana

Il 2024 si prospetta come un anno cruciale in cui i costi economici e finanziari derivanti dagli impatti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute umana guadagneranno una maggiore attenzione da parte di governi e aziende. Il focus crescente su questa tematica è stato ufficialmente sancito dalla "Dichiarazione di salute e cambiamenti climatici" adottata dai leader globali alla COP28 delle Nazioni Unite nel dicembre 2023. Questa dichiarazione ha visto l'impegno concreto di costruire sistemi sanitari resilienti al clima e migliorare la ricerca, accompagnato da un significativo contributo finanziario iniziale di un miliardo di dollari da parte di governi, banche multilaterali di sviluppo e filantropie private.

I rischi connessi alla diffusione di malattie infettive, alle sfide legate all'accesso a cibo e acqua di alta qualità, e agli impatti diretti sulla salute derivanti da eventi meteorologici estremi sono tutti destinati ad intensificarsi con l'incremento delle temperature. La ricerca sottolinea l'assenza di adeguate strategie di adattamento, rivelando che gli effetti dei cambiamenti climatici potrebbero colpire in modo sproporzionato le comunità già vulnerabili, comprese quelle in povertà e esposte a rischi per il clima fisico. Queste comunità, spesso prive di accesso a sistemi sanitari di qualità, saranno particolarmente colpite, così come gli anziani.

Gli impatti economici diretti di questo scenario includono tensioni fiscali e finanziarie sui sistemi sanitari, perdita di produttività dovuta al lavoro in ambienti più stressanti e il potenziale per effetti dirompenti legati alle epidemie. La connessione tra cambiamenti climatici, salute umana ed economia sottolinea l'importanza di affrontare con urgenza la questione, implementando strategie di adattamento e resilienza a livello globale. La Dichiarazione alla COP28 è un passo in avanti significativo, ma ora è cruciale trasformare gli impegni in azioni concrete per mitigare gli impatti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici sulla salute umana.

Mercato volontario del carbonio

Il mercato del carbonio volontario (VCM) si trova a un bivio cruciale nel 2024, con nuove linee guida sull'integrità che promettono di ridefinire il suo futuro. La redditività del mercato dipenderà in gran parte dalla risposta degli sviluppatori di progetti VCM e dalla domanda guidata dagli acquirenti di crediti di carbonio di alta qualità.

Il tumultuoso 2023 ha visto una criticità nei confronti della qualità di numerosi progetti VCM e degli acquirenti aziendali che li hanno acquistati, poiché le riduzioni delle emissioni non hanno rispettato i piani dichiarati. Alcuni importanti acquirenti hanno addirittura annunciato la rinuncia all'uso dei crediti di carbonio, causando una diminuzione dei prezzi nel corso dell'anno.

Tuttavia, segnali di progresso sono emersi attraverso iniziative come il Consiglio per l'integrità dei mercati del carbonio volontario, che ha pubblicato nuove linee guida per l'integrità mirate a indirizzare le preoccupazioni del mercato riguardo alla qualità e trasparenza dei progetti di produzione di crediti di carbonio. Inoltre, cresce l'interesse da parte di politici e regolatori, con i governi europei e l'Autorità monetaria di Singapore che manifestano interesse per un mercato del credito al carbonio mercificato e liquido.

Nonostante la COP28 non abbia portato a un accordo sulle regole per un nuovo mercato del carbonio sostenuto dalle Nazioni Unite, il VCM rimane la principale via per le aziende che mirano a utilizzare i crediti di carbonio nei loro piani di decarbonizzazione. È anche una fonte essenziale di finanziamento per gli sviluppatori di progetti di mitigazione del clima, specialmente nei mercati emergenti dove potrebbero altrimenti non essere possibili. La svolta del 2024 potrebbe delineare il destino del VCM, indicando se le nuove linee guida e l'interesse crescente saranno sufficienti a garantire la sua rilevanza e sostenibilità nel panorama delle azioni per il clima.

Sostenibilità dei materiali nella catena del valore

La segnalazione sui temi della sostenibilità dei materiali nella catena del valore si preannuncia come un compito impegnativo per le imprese nel 2024. Gli impatti di sostenibilità delle aziende spesso derivano dalle loro attività sia a monte che a valle, oltre alle operazioni dirette. Con l'entrata in vigore della EU Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) nel 2024, l'introduzione dei primi standard dell'International Sustainability Standards Board (IFRS S1 e S2), e l'approvazione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), diventa più chiara l'estensione delle responsabilità delle aziende in Europa e oltre per misurare, gestire e riferire sui loro impatti sulla catena del valore.

La CSRD e la CSDDD, applicandosi anche alle imprese non europee con attività significative nell'UE, pongono sfide significative. A partire dal 2024, le aziende saranno chiamate ad affrontare le difficoltà pratiche nel soddisfare questi requisiti. La visibilità e la raccolta dati sulle attività della catena del valore sono complesse, e molte aziende potrebbero non avere ancora le capacità o i metodi necessari per valutare e riferire accuratamente sulla loro piena esposizione alla catena del valore.

Questo si manifesta in modo particolare per le entità con catene di approvvigionamento complesse a monte e una vasta gamma di prodotti e servizi a valle, soprattutto nei mercati con standard di rendicontazione meno avanzati. Affrontare questa sfida richiederà investimenti in sistemi e processi di gestione dati più sofisticati, nonché la collaborazione tra aziende, governi e organizzazioni per sviluppare linee guida e standard che facilitino la segnalazione accurata e significativa dei materiali e della sostenibilità nella catena del valore.

Divieto globale della plastica

L'anno 2024 potrebbe assistere alla conclusione di un trattato globale per porre fine all'inquinamento da plastica, rappresentando un passo significativo nel gestire l'intero ciclo di vita delle materie plastiche, dalla produzione alla progettazione fino allo smaltimento. Iniziative precedenti, come il New Plastics Economy Global Commitment, hanno cercato di contenere l'inquinamento da plastica, ma il trattato proposto, se ratificato, segnerebbe il primo sforzo internazionale legalmente vincolante.

L'attuazione di questo trattato potrebbe catalizzare maggiori investimenti in un'economia circolare per la plastica, dove i prodotti e i materiali sono progettati per il riutilizzo e il riciclaggio, rispondendo al bisogno stimato di circa 65 miliardi di dollari all'anno fino al 2040. Settori chiave come prodotti di consumo, petrolchimici e gestione dei rifiuti urbani sono destinati a guidare questi sforzi, data la loro rilevanza nella catena del valore della plastica. Tuttavia, si prevede che ci sia ancora molto lavoro da fare prima che l'economia circolare della plastica diventi pienamente scalabile.

I ricercatori stimano che l'inquinamento da plastica marino contribuisca a una riduzione dell'1% al 5% dei servizi ecosistemici, generando perdite annuali globali fino a 2,5 trilioni di dollari. Nel tentativo di affrontare questa crescente problematica, diverse regolamentazioni sono state introdotte. Nel 2023, l'Unione Europea ha accettato di limitare l'uso di materie plastiche monouso e ha raggiunto un accordo provvisorio per migliorare le esigenze di progettazione ecocompatibile. Le Filippine hanno iniziato ad applicare la loro legge sulla responsabilità estesa del produttore, mentre negli Stati Uniti legislatori hanno reintrodotto una legge federale sull'inquinamento da plastica, e diversi stati hanno proposto legislazioni sull'estensione della responsabilità del produttore per l'imballaggio.

Mercato globale delle obbligazioni sostenibili

Per il 2024, si prevede che l'emissione di obbligazioni globali verdi, sociali, di sostenibilità e legate alla sostenibilità (GSSSB) continuerà a crescere in modo modesto, con un focus predominante sull'emissione di obbligazioni verdi. Questa crescita si verificherà in un contesto di difficoltà per i mutuatari di tutte le classi di attività, caratterizzato da condizioni di finanziamento più severe e condizioni economiche più deboli.

Nonostante le sfide, la crescente urgenza intorno alla decarbonizzazione dell'economia potrebbe spingere il mercato GSSSB verso il trilione di dollari. Le domande in corso sulla credibilità e l'efficacia di alcune categorie di debito etichettato rimarranno un punto chiave di attenzione per gli investitori, che diventano sempre più esigenti nel valutare le offerte etichettate sulla sostenibilità. In particolare, l'emissione legata alla sostenibilità ha registrato una notevole diminuzione dal 2021, in linea con le aspettative del settore.

Si prevede anche che la finanza di transizione, focalizzata sulla decarbonizzazione di settori più difficili da abbellire, come l'acciaio o il cemento, inizi a guadagnare slancio. Tuttavia, la sua crescita potrebbe essere ostacolata dalla mancanza di una chiara definizione per i tipi di progetti e strategie che si qualificano, creando così controversie.

Infine, si intravede un significativo potenziale di crescita delle emissioni nei mercati emergenti, anche se questa prospettiva dipenderà fortemente dalle condizioni macroeconomiche.

Governance dell'intelligenza artificiale

La crescente dipendenza da tecnologie avanzate, come l'intelligenza artificiale (IA), è una delle tendenze fondamentali del 2024. Questa evoluzione pone aziende e governi di fronte a una pressione crescente per garantire una governance solida dell'IA, gestendo sia i rischi che le opportunità che questa tecnologia offre.

L'impiego dell'IA può contribuire a sostenere gli obiettivi di sostenibilità e a generare nuove efficienze operative. Ad esempio, la tecnologia AI può facilitare il monitoraggio e la comprensione delle questioni ambientali e sociali, sfruttando la sua capacità di elaborare grandi quantità di dati. Questo potrebbe anche abbattere i costi associati al monitoraggio e alla segnalazione delle problematiche legate alla sostenibilità, agevolando le imprese nel loro impegno verso la responsabilità sociale.

Tuttavia, la rapida adozione dell'IA ha anche evidenziato rischi significativi, tra cui la perdita di posti di lavoro, violazioni della privacy e problemi di copyright. La gestione di tali rischi è cruciale, e si prevede che nel 2024 aumenterà l'attenzione sulla governance dell'IA. Normative e linee guida globali stanno emergendo in risposta a queste sfide, con il 2023 EU AI Act come esempio di legislazione pionieristica che adotta un approccio basato sul rischio e orientato all'uomo. Ci si aspetta che nel corso del 2024 nuove normative e linee guida globali sul tema dell'IA vedranno la luce, indicando una crescente consapevolezza e impegno nella gestione responsabile di questa tecnologia avanzata.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Piantare alberi nel modo giusto, la scienza in soccorso del...

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Piantare alberi nel modo giusto, la scienza in soccorso del policy-making

Non c’è organizzazione, governo nazionale o locale che negli ultimi anni non abbia promesso di piantare degli alberi per combattere il riscaldamento globale. Gli esperti di The Nature Conservancy, ente non profit con sede ad Arlington, negli Stati Uniti, li mettono in guardia: non tutte queste iniziative contribuiscono al benessere del Pianeta. I progetti che non tengono conto dell’albedo, il potere riflettente di una superficie, rischiano di sovrastimare i loro effetti positivi del 20-80%. Lo riporta Agence France-Presse.

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Contrastare il cambiamento climatico è una priorità per gli...

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I dati del sondaggio Euronews-Ipsos

cambiamento climatico - storyblocks

Si avvicina la data delle elezioni europee, che in Italia si svolgeranno l’8 e il 9 giugno 2024, ma quali sono i temi più sentiti dagli elettori europei? Agire per contrastare il cambiamento climatico è una delle priorità per oltre la metà dei cittadini del Vecchio Continente. Per contro, meno di un terzo di essi ritiene che sinora l’UE abbia avuto un impatto positivo in difesa dell’ambiente. È quanto emerge dal primo sondaggio paneuropeo di questo genere svolto da Euronews e Ipsos su un campione di quasi 26 mila persone di 18 diversi Paesi. Dunque, se da un lato i cittadini sentono forte la necessità di dover fare qualcosa di concreto per limitare i danni degli eventi climatici sempre più disastrosi, dall’altro emergono non poche perplessità circa l’operato dell’UE in difesa dell’ambiente e delle persone.

I dati dei singoli Paesi

Contrastare il cambiamento climatico non è però sentito come una priorità allo stesso modo dai cittadini dei diversi Stati membri dell’UE. Sono soprattutto danesi (69% degli interpellati) portoghesi (67%) e svedesi (62%) a considerarlo come un tema centrale di cui dovrebbe occuparsi maggiormente il Governo centrale europeo. Al contrario, polacchi, cechi e finlandesi ritengono la questione non prioritaria: nel complesso solo il 34% del totale degli elettori di questi tre Paesi pensano sia un tema fondamentale. In particolare, in Polonia il 35% degli intervistati ritiene che la lotta al cambiamento climatico sia una questione secondaria. A livello di genere e fascia d’età, le donne europee sono più propense a pensare che le questioni inerenti al cambiamento climatico siano prioritarie, il 55% contro il 45% degli uomini. Il sondaggio sottolinea che, invece, l’età non rappresenta un elemento fondamentale nelle scelte dei cittadini europei, infatti, circa la metà di tutte le fasce ritiene la questione del clima prioritaria, circa un terzo la considera “solo” importante.

L’azione dell’UE in difesa dell’ambiente

Se da un lato le nuove direttive europee introdotte negli ultimi anni hanno portato notevoli cambiamenti anche mediante l’applicazione di misure drastiche per cercare di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, dall’altro la percezione dei cittadini sull’impatto di tali norme non è molto positiva. Solo il 32% degli elettori europei ritiene che l’UE abbia avuto effetti favorevoli sulla protezione dell’ambiente. Tra i cittadini che hanno un parere positivo circa l’operato del Governo europeo su tali temi vi sono al primo posto i rumeni (48%), seguiti dai portoghesi (47%) e dai finlandesi (45%). All’opposto, tra i più critici ci sono i francesi: il 39% di loro ritiene che Bruxelles abbia addirittura avuto un impatto negativo sul contrasto al cambiamento climatico. Molto critici anche gli olandesi, solo uno su quattro ha una visione positiva dell’azione ambientale dell’Unione. Proprio in Francia e Paesi Bassi, infatti, si sono di recente tenute grandi manifestazioni di protesta, specie degli agricoltori, contro il Green Deal che sarebbe la causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti comunitari a discapito di quelli extra UE.

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Sostenibilità

Il Mediterraneo è a rischio soffocamento: ecco cause e...

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L’Osservatorio Climatico Enea “Madonie – Piano Battaglia” prosegue la sua attività di monitoraggio denunciando l’aumento di metano e Co2 nel mare

Mar Mediterraneo - - Canva

L’area del Mediterraneo è sempre più a rischio per l’aumento delle emissioni di Co2 e metano. Questo è quanto è emerso dal Report dell’Osservatorio Climatico Enea “Madonie – Piano Battaglia” che dal 2005 effettua costanti misure della concentrazione dei gas nel mare.

I dati hanno evidenziato la crescente minaccia per il Mediterraneo. Lo stesso è emerso anche dall’Osservatorio Enea di Lampedusa e da differenti istituzioni internazionali. In sintesi, il Mediterraneo sta soffocando. L’Osservatorio, con il supporto di Ente Parco delle Madonie e Comune di Petralia Sottana, prosegue la sua attività di analisi e ricerca, anche grazie alla sua posizione strategica.

L’alta quota e l’assenza di contaminazioni hanno permesso di misurare che a Madonie – Piano Battaglia, in Sicilia, la concentrazione di Co2 è aumentata con un tasso di crescita di 2.16 ppm/anno dal 2005 ad oggi. Un aumento altrettanto preoccupante è quello del metano che accelera ogni anno, da oltre un decennio, la sua concentrazione nelle acque della zona.

Quali conseguenze

A confermare questo preoccupante fenomeno è anche la World Meteorological Organization che ha pubblicato i dati globali raccolti in occasione del World Meteorological Day 2024. Il 2023 è così risultato l’anno più caldo mai registrato con una temperatura media globale di circa 1,45 gradi superiore alla media del periodo che andava tra la metà dell’800 e i primi del ‘900.

A contribuire particolarmente a questo fenomeno, oltre i danni derivanti dall’attività umana, vi è El Nino, il fenomeno di surriscaldamento che negli ultimi due anni ha avvolto l’area dell’Europa Occidentale e non solo. Questi cambiamenti, però, non sono stati lenti e graduali, ma hanno visto un’accelerata nell’ultimo decennio. Sono proprio le concentrazioni di gas serra che hanno alimentato l’aumento delle temperature su terra e oceani, con conseguente innalzamento delle acque e scioglimento dei ghiacciai.

In altre parole, quello a cui stiamo assistendo è l’aumento del 50% delle concentrazioni di Co2 che hanno raggiunto 417,9 ppm nel 2022 a causa dell’uso di combustibili fossili, della deforestazione e dei cambiamenti nell’uso del suolo. Questo genera l’aumento delle temperature con eventi estremi come ondate di caldo, siccità, incendi, cicloni tropicali

Cosa fare?

In un panorama climatico destinato a peggiorare, le attività di monitoraggio e prevenzione assumono più che in altre occasioni, ruoli di rilevanza indispensabile. Proprio questo tipo di attività, infatti, consente di gestire tempestivamente catastrofi ambientali e danni a persone e oggetti materiali, come si è verificato nel Centro e Nord Italia nell’ultimo anno. I finanziamenti pubblici e privati, secondo gli scienziati internazionali, dovrebbero aumentare di almeno sette volte entro la fine del decennio per raggiungere gli obiettivi climatici imposti dai tavoli tecnici transnazionali.

Un ruolo cruciale, in tal senso, è giocato dalle energie rinnovabili che potrebbero ridurre di molto la produzione di Co2 e far sì che si possa abbandonare l’uso dei combustibili fossili.

Anche le città e aree urbane offrono significative opportunità di riduzione delle emissioni.

L’importanza della ricerca e del confronto

Per le sue specificità l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) nel 2021 ha conferito all’Osservatorio Enea delle Madonie il riconoscimento ufficiale di stazione regionale, rappresentativa per tutta l’area del Mediterraneo centrale, nell’ambito del Global Atmosphere Watch (GAW), la rete mondiale per lo studio del clima globale.

A settembre 2024, grazie a questi dati e a quelli internazionali, l’Onu si riunirà per il Summit del Futuro per accelerare il rispetto degli impegni internazionali intensificando risorse e mezzi e adottare quindi misure volte a rispondere con tempestività alle sfide e alle opportunità emergenti. Il “Patto per il futuro” è atteso per la fine dell’anno.

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