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X Factor, Morgan: “Per Fiorello io alla finale? Non...
X Factor, Morgan: “Per Fiorello io alla finale? Non ne so nulla”
L'ex giudice del talent: "Come non sapevo nulla di tutte le interconnessioni di interessi tra giudici/discografici/autori/concorrenti/ospiti"
Morgan presente alla finale di X Factor 2023? "Non so nulla dei dibattiti tra Sky e Fremantle, come non sapevo nulla di tutte le interconnessioni di interessi tra giudici/discografici/autori/concorrenti/ospiti". A dirlo è lo stesso ex giudice del talent, rispondendo così all’anticipazione di Fiorello che pochi giorni fa aveva prospettato "voci di piattaforme" che davano Morgan come presente alla serata conclusiva.
L’ex Bluvertigo non perde l’occasione per fare alcune sottolineature: "Io come un ingenuo mi sono lasciato irretire - attacca Morgan - perché mi avevano garantito che avrebbero rispettato la mia persona a livello di immagine e a livello di scelte artistiche e di libertà di programma didattico per ragazzi. Ho detto loro che accettavo solo se mi permettevano di fare un lavoro serio musicalmente, sia didattico che culturalmente valido. Quella era la mia condizione: io vengo anche, ma voi mi promettete che non interferite sulla musica e mi lasciate libero di creare un ambiente di formazione. Una volta però entrato mi sono accorto che non solo non c’era nessuna intenzione di costruire un organismo con la formazione musicale al centro, ma che c’era l’intenzione opposta, cioè di fare una trashata vuota di qualunque spirito culturale e artistico, quindi è iniziata una gara ad ostacolarmi anziché supportarmi", dice l’artista.
Morgan si toglie un sassolino dalla scarpa anche in fatto di attenzione al programma dopo il suo licenziamento: "Leggete i social per capire il pubblico cosa pensa di tutta questa manovra indecente: mi sono messo a guardare 'X Factor' solo perché sei tornato tu, gli altri sono noiosi e di livello totalmente inferiore, ti hanno trattato male, ora non mi interessa più. Questa è la realtà, e lo sapete tutti benissimo".
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Messina Denaro, chiesta condanna a 20 anni per la sorella...
La donna è accusata di associazione mafiosa aggravata e ricettazione
Chiesta una condanna a 20 anni di carcere per Rosalia Messina Denaro, sorella del boss morto al 41 bis. La richiesta è stata avanzata oggi, al termine della requisitoria, dai pm della Dda di Palermo Pierangelo Padova e Gianluca de Leo.
La donna, che è in carcere da un anno, è accusata di associazione mafiosa aggravata e ricettazione. Proprio nella sua abitazione i Ros trovarono i 'pizzini', in una gamba della sedia, in cui si parlava della malattia di Matteo Messina Denaro allora latitante. Rosalia è la madre di Lorenza Guttadauro, l'avvocata che ha rappresentato fino alla morte lo zio boss.
Salute e Benessere
Scuola, il pediatra: “Proposta Valditara favorisce...
"Bilanciare la presenza di alunni stranieri evita classi ghetto e facilita l'arricchimento multiculturale reciproco". L'analisi di Italo Farnetani
"La proposta del ministro dell'Istruzione e del Merito, di contingentare la presenza di studenti stranieri nelle classi, è positiva perché favorisce l'inclusione e l'integrazione e contrasta in modo netto le discriminazioni". Dal pediatra Italo Farnetani arriva un "plauso" al progetto annunciato via social da Giuseppe Valditara. "Finirebbero così le classi ghetto, da un lato, e quelle della cosiddetta 'società bene' dall'altro", spiega l'esperto all'Adnkronos Salute. Bilanciare la componente di alunni stranieri "faciliterebbe la conoscenza reciproca all'interno delle classi - è convinto il docente di Pediatria dell'Università Ludes-United Campus of Malta - con un arricchimento multicuturale che è il presupposto per una convivenza sana e produttiva".
"Partiamo dai numeri", premette Farnetani. "In tutta la popolazione residente in Italia - calcola il medico - i minori che hanno entrambi i genitori stranieri rappresentano l'11,5% del totale". Ma le percentuali variano 'zoomando' sulle diverse fasce d'età: "In quella asilo-elementari - precisa - gli alunni con entrambi i genitori stranieri sono il 14%, una quota che scende al 10,5% tra i ragazzini in età da scuola media, per ridursi ulteriormente al 9% a 16 anni, quando finisce l'obbligo scolastico".
Secondo Farnetani, "la percentuale di studenti stranieri nelle classi andrebbe modulata proprio tenendo conto di queste differenze", così da rispecchiare dentro l'aula quello che è oggi la società italiana. "La proposta di un 20% di alunni con entrambi i genitori stranieri è dunque appropriata per gli asili e la scuola primaria - evidenzia il pediatra - mentre per la secondaria potrebbe essere ulteriormente ridotta. Questo nell'interesse di tutti i bambini, sia quelli che hanno uno o entrambi i genitori stranieri, sia quelli che hanno uno o entrambi i genitori italiani".
Lavorando a un 'melting pot' proporzionato nelle scuole, ragiona Farnetani, "ci sarà uno scambio tra le varie culture e i vari stili di vita. Sarebbe più semplice costruire in classe le basi per una società multiculturale, fondata sulla conoscenza e l'arricchimento reciproco", ribadisce il medico.
"Creare un 'gruppo classe' che riflette realmente la composizione della società nel suo complesso" è l'obiettivo da perseguire agli occhi del pediatra. "I bambini con i genitori stranieri, che in grandissima maggioranza sono nati in Italia - ricorda - grazie alla conoscenza reciproca" favorita da un mescolamento bilanciato "potranno identificarsi nel gruppo dei coetanei e quindi integrarsi completamente nella società in cui vivono. Questo - avverte il pediatra - non avviene invece quando ci sono classi in cui è maggioritaria la percentuale di alunni stranieri. Perché in tal caso il gruppo classe non rappresenta la società esterna, ma diventa" appunto un ghetto, "un luogo di esclusione e di discriminazione".
Farnetani invita a rivolgere particolare attenzione alle "classi del tempo pieno", dove il 'rischio ghetto' "è ancora più alto perché i genitori stranieri, potendo contare meno sul supporto di altri familiari, hanno bisogno di scuole che garantiscano un'apertura più prolungata" e privilegiano per i figli il tempo pieno. "Per i bambini stranieri queste classi ghetto sono un danno - insiste l'esperto - Non solo dal punto di vista relazionale, ma anche di apprendimento, soprattutto linguistico. E' noto infatti che l'italiano, specie nei primi anni, si impara con un 'bagno di linguaggio'. E alla fine, nelle classi ghetto, l'italiano si parla molto poco e spesso male". Le fondamenta della multiculturalità, è il messaggio del medico dei bimbi, si gettano coltivando l'armonia. La ricchezza della diversità.