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Economia

L’intelligenza artificiale per la trasformazione digitale delle imprese

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L'impatto stimato da EY dell'uso di IA sul prodotto interno globale è di 15 trilioni di dollari entro il 2030

L'intelligenza artificiale per la trasformazione digitale delle imprese

Tra le tecnologie digitali di ultima generazione l’Intelligenza Artificiale è una delle più complesse e discusse grazie alla sua capacità di acquisire rapidamente enormi quantità di dati e informazioni che le permettono di imparare e interagire con l’ambiente. Oltre a intervenire in diversi ambiti delle nostre vite quotidiane, l’IA, se opportunamente utilizzata, può imprimere un’accelerazione nella transizione digitale delle imprese.

Paolo Lobetti Bodoni, consulting leader di EY Italia commenta “Ignorare la nascente rivoluzione fornita dall’IA significa condannare le proprie imprese ad una minor competitività nel mercato globale e, per l’Italia, perdere l’opportunità di accelerare la propria trasformazione digitale. Oggi il 65% delle aziende in Italia ha già adottato sistemi di IA, anche se in fase embrionale, e il Paese è al terzo posto per capacità di produrre innovazione. Dati positivi e in linea con il resto dei Paesi europei, ma se consideriamo che nell’ultimo anno sono stati investiti 457 milioni di euro in Italia contro i 15 miliardi a livello europeo ci rendiamo conto quanto ci sia ancora margine di crescita in questo settore”.

“L’adozione dell’IA – osserva – richiede, però, un cambio di mindset da parte delle aziende e delle organizzazioni: non si tratta solo di acquisire tecnologie avanzate, ma di implementare un approccio olistico all’interno dell’organizzazione. Questo significa comprendere i bisogni degli utenti finali, sviluppare competenze specifiche, costruire una cultura della sperimentazione e dell’innovazione all’interno della propria impresa e definire processi di lavoro che possano integrare l’IA in modo efficace. Questa modalità di implementazione a 360° è la chiave per generare vero valore a lungo termine”.

L’impatto stimato da EY dell’uso di IA sul prodotto interno globale è di 15 trilioni di dollari entro il 2030. Attualmente però secondo l’Osservatorio EY solo l’8% delle aziende è impegnato nell’adozione diffusa di tale tecnologia e quindi il suo pieno potenziale è ancora lontano dall’essere sfruttato. Per un’applicazione su larga scala dell’IA servirebbe una spinta decisa, ma non senza un’adeguata governance che garantisca una corretta adozione della tecnologia, con particolare riferimento alla sicurezza e alla protezione dei dati.

In questa direzione va vista l’approvazione a dicembre 2022 da parte del Consiglio europeo dell’AI Act, un approccio di regolamentazione basato sulla classificazione dei sistemi di AI in base al livello di rischio che possono comportare per i diritti fondamentali dei cittadini. Governance dunque, ma anche investimenti che, per quanto riguarda il nostro Paese, pur essendo aumentati del 30% nell’ultimo anno, ci vedono ancora piuttosto indietro rispetto a Usa, Cina, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna.

Per le aziende le possibili applicazioni di IA sono diverse: automazione di interi processi come la gestione dei dati e del personale; ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e servizi con riduzione dei costi, tempi e aumento della qualità degli stessi; personalizzazione della relazione con i clienti attraverso modelli di interazione diretti e su misura; miglioramento dell’efficienza dei dipendenti e collaboratori aziendali.

Ma per fare in modo che l’IA rappresenti un valore aggiunto le imprese dovrebbero allineare la cultura, la struttura e le modalità di lavoro adottando una strategia integrata tra conoscenza del processo, etica e sicurezza. Il che si tradurrebbe in un cambio di atteggiamento complessivo, a cominciare dallo sviluppo di conoscenze specifiche, la definizione di processi di lavoro che integrino l’IA in modo efficace anche tramite regole chiare e un’infrastruttura adeguata.

Un modello di business ‘AI driven’ in cui l’organizzazione è interamente progettata attorno all’Intelligenza Artificiale e basata su di essa, dove ogni funzione deve essere pensata per migliorare l’efficienza e l’efficacia della strategia.

Ad esempio, tramite un accesso facile e veloce ai dati per permettere operazioni e feedback rapidi e interattivi tra funzioni e team diversi. Sinora le aziende che hanno accolto l’AI in tutta l’azienda hanno ottenuto un valore significativo dei loro investimenti e in genere dedicano il 70% di tali investimenti all’integrazione dell’IA nei processi aziendali, il 20% alle tecnologie e il 10% negli algoritmi di IA.

https://www.ey.com/it_it/beyond-la-nuova-serie-tv-di-ey/intelligenza-artificiale-una-rivoluzione-tra-opportunita-e-rischi

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Economia

Mediobanca, Delfin prepara lista minoranza: punta su 5 consiglieri

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L'assemblea il 28 ottobre prossimo

Piazzetta Cuccia (Fotogramma)

‘Quota cinque’: dovrebbe essere questo il numero che consentirà di scongiurare una rottura nel Cda di Mediobanca che l’assemblea è chiamata a rinnovare il 28 ottobre prossimo. Tanti, infatti, sono i consiglieri che Delfin, azionista con il 19,8% di Piazzetta Cuccia, intenderebbe presentare con la sua lista di minoranza. Una linea considerata più morbida per la quale, secondo fonti finanziarie, la holding lussemburghese avrebbe deciso di optare in vista della scadenza che si avvicina a grandi passi del 3 ottobre prossimo per la presentazione delle liste.

Il passaggio da una lista a cinque da una lista di sette viene considerato non di poco conto. L’eventuale maggioranza in assemblea di una lista lunga con 7 candidati determinerebbe una spaccatura nel Cda con una situazione in cui un investitore finanziario arriva ad avere un peso del 50% con potenziali impatti sull’implementazione del piano industriale, approvato e apprezzato dal mercato. Insomma, si rileva, il numero sette appariva come espressione di una prova di forza con il conseguente rischio di uno scontro che avrebbe ‘spaventato’ i mercati.

Nondimeno, se Delfin con questa scelta sembrerebbe disinnescare questo rischio, anche una lista dei cinque consiglieri vuole essere un segnale forte con la quale intende giocare un ruolo primario in questa partita, proponendo nomi di peso nel board: tra i nomi che circolano c’è quello Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia e presidente di Jp Morgan in Italia. Il suo nome, in realtà, era circolato nei giorni scorsi quando Delfin puntava sul cambio alla presidenza, all’insegna della discontinuità, e quello di Grilli veniva annoverato nella rosa dei potenziali presidenti di garanzia. Richiesta, come noto, respinta al mittente da Piazzetta Cuccia perché non in linea con le regole e con gli standard di governance delle società quotate e delle banche sistemiche vigilate.

Gli altri nomi di cui si parla sono quelli di Flavio Valeri, presidente di Lazard in Italia; di Jean-Luc Biamonti, presidente di Covivio, partecipata di Delfin; Sabrina Pucci, già consigliere di amministrazione di EssilorLuxottica e di Generali; di Sandro Panizza, ex responsabile rischi di Generali. Altro nome quello di Victor Massiah, banchiere di lungo corso, ex ad di Ubi Banca.

Se la tensione sembra allentarsi, grande rimane la suspence in vista della partita assembleare. L’altro ieri Mediobanca ha varato la lista del consiglio di amministrazione con la riconferma di Alberto Nagel ad e Renato Pagliaro presidente. La lista proposta è composta da 15 amministratori, tanti quanti ne dovrà eleggere l’assemblea, ma solo 12 saranno destinati a essere eletti qualora la lista del Cda risultasse la più votata. Di questi 12 oltre un terzo sono new entry che sostituiscono i consiglieri non ricandidabili per sopraggiunti limiti di età (75 anni). Erano i posti che il Cda aveva offerto ai due soci Delfin e Caltagirone prima che le trattative naufragassero quando Delfin, nell’ultima proposta inviata lo scorso 12 settembre, aveva reiterato una serie di richieste che il Comitato Nomine che si è riunito lunedì e il Cda di mercoledì di Mediobanca hanno valutato non essere in linea con la governance di una banca quotata sistemica.

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Coronavirus

Angelini, Urso: “Eccellenza italiana che coniuga etica, sostenibilità e ricerca”

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Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy durante la visita allo stabilimento Fameccanica di Angelini Industries per la presentazione delle nuove linee di sviluppo industriale

“Abbiamo attivato, presso il nostro dicastero, per la prima volta, un tavolo congiunto con il ministero della Sanità con cui stiamo puntando sul settore farmaceutico, un settore che è diventato strategico a livello globale e che è destinato soltanto a crescere. Ci sono nostre imprese leader, come Angelini, che già producono e competono nel mondo”. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy a San Giovanni Teatino, in provincia di Chieti, durante la visita allo stabilimento Fameccanica di Angelini Industries per la presentazione delle nuove linee di sviluppo industriale.

“Questa – ha sottolineato il ministro – è un’azienda d’eccellenza, che ha anche un profondo sentimento sociale come ha dimostrato durante la fase acuta del Covid, durante la pandemia, quando, per prima, è riuscita a produrre qui le mascherine e macchine per realizzarle. Un’azienda etica e sostenibile: coniugare l’eticità dell’impresa e la sostenibilità sociale con l’alta innovazione e la ricerca, quindi con la robotica, e con la meccanica è importantissimo”.

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Economia

Affitti brevi, ipotesi decreto? “Provvedimento non è saltato”

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Caramanna (Fratelli d'Italia): "Il testo sarà pronto a giorni"

Turisti in città


Affitti brevi, in arrivo il decreto e non il disegno di legge? Il provvedimento sul tema “non è saltato” e dovrebbe essere pronto a giorni. A fare il punto il deputato di Fratelli d’Italia Gianluca Caramanna, responsabile nazionale del dipartimento Turismo del partito.

“Non è vero che il decreto legge sugli affitti breve è saltato. Da quel che mi risulta, il testo sarà pronto a giorni. Si tratta di un decreto molto importante per la regolamentazione di un settore che in questi anni ha vissuto nel più completo far west. Apprezziamo, inoltre, che non sia un decreto che va a limitare il settore, come invece accade in altre città del mondo, ma pone regole a tutela dei proprietari e dei turisti che potranno godere di un appartamento a norma, dotato di tutti i requisiti previsti dalla legge”, spiega. “Il provvedimento, rivolto alle 12 città metropolitane, aiuterà a contrastare l’abusivismo attraverso il codice identificativo nazionale”.

In attesa dei prossimi step, il quadro ruota attorno alla bozza del provvedimento strutturato in 8 articoli con l’obiettivo di “fornire una disciplina uniforme a livello nazionale nonché di contrastare il fenomeno dell’abusivismo nel settore, definisce i principi in materia di locazioni per finalità turistiche”.

Nel testo messo a punto dal ministro Daniela Santanché si introduce l’obbligo del Codice identificativo nazionale, altrimenti detto Cin che va a soppiantare il Cir, quello regionale laddove sia stato adottato. Un presupposto fondamentale per “assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità”.

Ma cos’è il Codice identificativo nazionale? Il Cin relativo ad una struttura deve contenere anche l’indicazione del numero di posti letto disponibili secondo quanto dichiarato nella relativa istanza, che viene presentata dal locatore. E con l’assegnazione del Cin il ministero del Turismo inserisce le unità immobiliari destinate alle locazioni per finalità turistiche e le strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere nella banca dati nazionale che è pubblica e liberamente consultabile sul sito istituzionale del Ministero del turismo.

Chi lo possiede è quindi autorizzato a tutti gli effetti a esercitare tale attività tanto è che “i soggetti che gestiscono portali telematici hanno l’obbligo di indicare, negli annunci pubblicati nei propri portali, il Cin dell’unità immobiliare”. Un obbligo stringente visto che colui che fosse privo del Cin può subire una sanzione pecuniaria da 800 euro a 8.000 euro.

Tra le principali novità, salvo modifiche, la definizione della durata minima del soggiorno che viene fissata ad un minimo di “due notti consecutive”, una norma questa molto attesa dagli albergatori. Il tetto delle due notti si applica però solo nei centri storici dei comuni capoluoghi delle città metropolitane, un perimetro di applicazione, dunque, che sembrerebbe abbastanza circoscritto. Chi dovesse contravvenire al rispetto del limite dei due pernottamenti, con una locazione concessa per una sola notte, sarà punito con multe da 1.000 a 5.000 euro.

Una vera e propria ‘stretta’ riguarda il numero degli appartamenti in quanto “il regime fiscale per gli affitti brevi svolti per finalità turistiche possono riguardare non più di due appartamenti”, altrimenti si presume che l’attività venga svolta in forma imprenditoriale e scatta un’altra forma di tassazione. Tra gli altri ‘paletti’ imposti per legge anche il fatto che l’unità immobiliare deve essere ubicata “in un luogo diverso da quello di residenza della parte conduttrice”.

Altro punto nodale potrebbe riguardare l’obbligo di riscossione della tassa di soggiorno, che fino ad oggi non riguardava gli affitti brevi ma solo alberghi e B&B e verrebbe esteso anche “ai soggetti esercenti attività di intermediazione immobiliare e di gestione di portali telematici qualora abbiano incassato il canone o il corrispettivo”, “nonché ai contratti di albergo, alloggio, o comunque diversamente denominati, conclusi con le strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere”.

Non è trascurabile la definizione di regole per “chiunque eserciti l’attività di locazione per finalità turistiche in forma imprenditoriale, direttamente o tramite società che svolgono attività di intermediazione immobiliare ovvero di gestione di portali telematici” che viene soggetto, anche ai fini fiscali, alla disciplina generale dell’imprenditore, nonché all’obbligo di segnalazione certificata di inizio attività presso lo sportello unico per le attività produttive (Suap) del comune del territorio in cui viene svolta l’attività, pena l’irrogazione di una sanzione pecuniaria da euro 2.000 ad euro 10.000 euro.

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Economia

Angelini, in Nordamerica realizzerà impianto automazione industriale e robotica

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“Nei prossimi 5 anni, a fronte di contratti già acquisiti, sarà realizzato un nuovo stabilimento in Nordamerica dedicato all’automazione industriale e alla robotica. Esso, una volta a regime, occuperà 250 addetti e affiancherà il sito storico di San Giovanni Teatino”. Lo riferiscono fonti di Fameccanica, ossia Angelini Technologies, a San Giovanni Teatino (Ch), dove oggi è atteso il ministro Adolfo Urso.

Con oltre 1.300 macchine consegnate in tutto il mondo, oltre 200 milioni di fatturato nel 2022, un export che rappresenta quasi il 90 per cento del fatturato totale e oltre 600 dipendenti nelle tre sedi produttive, Fameccanica progetta e sviluppa tecnologie, robotica e servizi per la produzione industriale di prodotti di largo consumo, packaging sostenibili e servizi digitali dedicati all’ottimizzazione dei processi produttivi, con una attenzione alla sostenibilità e all’innovazione. I macchinari progettati e realizzati sono oggi in funzione in 57 Paesi del mondo. Dal 1975 progetta macchinari per la produzione industriale di prodotti igienici monouso: assorbenti, pannolini, detersivi monodose . “Tra i progetti più innovativi recentemente sviluppati – si spiega – vi è Greenpackt, un nuovo sistema integrato e brevettato, che consente di industrializzare e automatizzare la produzione di confezioni sostenibili per detersivi monodose, lavorando al contempo su macchina e packaging”.

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Economia

Angelini Industries, impianto di S.Giovanni Teatino cuore pulsante della multinazionale

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Lo stabilimento di San Giovanni Teatino (Ch) di Angelini Technologies e Fameccanica è il cuore pulsante della multinazionale, che ha sedi anche in Cina a Shanghai e negli Usa, a West Chester Ohio. Il sito in provincia di Chieti occupa 34mila metri quadrati. Qui ci sono 530 dei 600 dipendenti che l’azienda ha in Italia; oltre 200 sono ingegneri e si occupano di ricerca e sviluppo, di progettazione hardware e software e di produzione. Il 70% dei lavoratori è abruzzese.

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Economia

Angelini Industries si rafforza in tecnologia industriale: investimenti in Italia e Usa

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Gli investimenti saranno finalizzati al potenziamento del business tradizionale legato alla realizzazione di macchine industriali nel settore hygiene e allo sviiuppo di una nuova area di business

Angelini Industries, gruppo industriale attivo nei settori della salute, della tecnologia industriale e del largo consumo, con 5.800 dipendenti in 21 Paesi e 2 miliardi di euro di fatturato, annuncia, oggi, nella sede italiana di San Giovanni Teatino, a Chieti, un impegno fino a 600 milioni di euro, tra investimenti e risorse dedicate nei prossimi 5 anni, per lo sviluppo della divisione tecnologia industriale.

Angelini Technologies conta di raddoppiare nel quinquennio l’attuale fatturato che è pari a 200 milioni di euro. Gli investimenti riguarderanno, appunto, Angelini Technologies, divisione che, attraverso la società controllata Fameccanica opera nella tecnologia industriale, con oltre 600 dipendenti in Italia e in Usa e in Cina e oltre mille brevetti depositati. Gli investimenti saranno finalizzati al potenziamento del business tradizionale legato alla realizzazione di macchine industriali nel settore hygiene (beni come pannolini e assorbenti) e allo sviliuppo di una nuova area di business, robotica e automazione industriale, prevalentamente applicata alla logistica della distribuzione organizzata e dell’e-commerce.

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Economia

Bankitalia, parte il ‘mystery shopping’: controlli in incognito agli sportelli

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Gli incaricati si presenteranno in incognito presso alcuni sportelli bancari chiedendo informazioni e assistenza su prodotti e servizi bancari

Uno sportello bancario

La Banca d’Italia avvia un ‘esercizio pilota’ di mystery shopping. Gli incaricati dell’esercizio si presenteranno in incognito presso alcuni sportelli bancari chiedendo informazioni e assistenza su prodotti e servizi bancari. Lo comunica Bankitalia in una nota. ”Il potere di svolgere verifiche di mystery shopping -si ricorda- è stato attribuito alla Banca d’Italia di recente. Esso si affianca a quelli già esistenti per rafforzare il ruolo dell’Istituto nell’azione di tutela dei clienti di banche e società finanziarie”.

Il mystery shopping, spiega palazzo Koch, ”è una tecnica di indagine utilizzata da tempo nel settore privato che, attraverso l’utilizzo di persone che si fingono interessate all’acquisto di prodotti o servizi, verifica la qualità dei servizi offerti, con l’obiettivo generale di migliorare le prestazioni del personale e la soddisfazione della clientela”.

Nell’ambito della vigilanza, il mystery shopping, sottolinea Bankitalia, ”permetterà di meglio esaminare la relazione tra l’addetto allo sportello e il cliente avendo riguardo, ad esempio, alla preparazione del personale, alla rispondenza del prodotto offerto alle esigenze rappresentate dal cliente, alla presentazione e utilizzo della documentazione di trasparenza, al collocamento di prodotti specifici, eventualmente diversi da quelli richiesti dal cliente stesso”. I risultati delle visite in incognito ”potranno rappresentare un contributo all’azione di vigilanza, anche se non daranno autonomamente avvio a procedure sanzionatorie”.

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Economia

Barachini incontra il direttore del People’s Daily della Cina

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Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria ha ricevuto Yu Shaoliang.

Barachini incontra il direttore del People’s Daily della Cina

Oggi il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, accompagnato dal Capo del Dipartimento Luigi Fiorentino e dalla consulente strategica Claudia Sartori ha ricevuto nella sede, il Direttore del People’s Daily della Cina, Yu Shaoliang, insieme al suo staff, e alla Ministra plenipotenziaria dell’ambasciata cinese Zheng Xuan. Un’occasione gradita di confronto sui temi dell’informazione e delle nuove sfide globali legate alle nuove tecnologie.

Durante l’incontro sono emerse valutazioni comuni sulla necessità di una costante analisi delle modalità di applicazione dell’intelligenza artificiale in ambito editoriale fra rischi e opportunità, anche in funzione del pericolo ‘fake news’. Così come è stata comune la volontà di proseguire il confronto avviato oggi, attraverso uno scambio di vedute sulla trasformazione dei media tradizionali e la corsa dei media digitali.

Condividendo l’intento di comprendere più a fondo i reciproci sistemi di informazione, oltre che la rapida evoluzione in corso, il Sottosegretario Alberto Barachini e il Direttore del People’s Daily Yu Shaoliang hanno anche posto l’accento sull’importanza di un dialogo fra i due Paesi e i loro popoli.

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Economia

Porti, Musolino (Adsp) ritira lo smart ports award per impegno

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Premio per le AdSP contraddistintesi sui temi della sostenibilità nell'ambito della transizione ecologica per le attività, le scelte e le iniziative messe in campo per la sostenibilità, la salvaguardia ambientale e la transazione ecologica

Porti, Musolino (Adsp) ritira lo smart ports award per impegno

Il presidente dell’Adsp del Mar Tirreno Centro Settentrionale Pino Musolino è stato premiato nell’ambito della fiera Remtech Expo di Ferrara con lo “Smart ports award”. Si tratta di un premio per le AdSP contraddistintesi sui temi della sostenibilità nell’ambito della transizione ecologica per le attività, le scelte e le iniziative messe in campo per la sostenibilità, la salvaguardia ambientale e la transazione ecologica. La motivazione alla base del premio è legata alla “continua e preziosa attività svolta a servizio della comunità e del Paese, a definire e a coniugare con spirito operativo e proattivo gli indirizzi della transizione ecologica, energetica e digitale, coniugando ed armonizzando sviluppo economico, tutela ambientale e sensibilità sociale”.

Il presidente Musolino è stato ospite della conferenza nazionale “Smart Ports: soluzioni per lo sviluppo portuale. Infrastrutture, gestione sedimenti, economia circolare e smart ports award”, intervenendo nello specifico nel corso della tavola rotonda “Sviluppo portuale tra visione e multitransizione”.

“Sono estremamente orgoglioso – ha sottolineato Pino Musolino presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale – per la motivazione, perché mi permette di capire che tutta la passione e l’impegno che ci mettiamo vengono percepiti e apprezzati anche dagli altri”. “Rimane comunque un premio di squadra, perché senza il supporto e il lavoro dei miei collaboratori, non sarebbe possibile raggiungere questi risultati. Con passione, la visione e l’impegno quasi nulla diventa impossibile”, ha concluso il Presidente Musolino.”

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Economia

Lavoro, italiani tra meno contenti in Europa: solo 47% molto soddisfatto

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E' quanto emerge dal primo 'Rapporto nazionale della European Social Survey in Italia'

Uomo cammina in un ufficio vuoto - ()

Tra quanti esprimono molta soddisfazione per il proprio lavoro, gli occupati italiani figurano agli ultimi posti nella classifica stilata dalla European social survey, l’indagine che mette a confronto 30 Paesi europei, sia membri dell’UE che extra Ue (oltre ad Israele). Solo 47 occupati su 100 dichiarano elevati livelli di soddisfazione, 7 punti percentuali sotto la media europea. Ma soprattutto distanti anni luce dalle percentuali del 71% e oltre di Paesi come Finlandia, Islanda, Olanda, Norvegia, Belgio. Di fatto, meno contenti di noi ci sono solo Grecia, Serbia, Polonia, Repubblica Ceca e Spagna. È quanto è emerso oggi a Roma nel corso della presentazione del primo ‘Rapporto nazionale della European Social Survey in Italia’ da parte dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche).

Nel volume vengono analizzate e comparate a livello internazionale le opinioni degli italiani e delle persone residenti negli altri Paesi partecipanti all’indagine su varie tematiche quali: nuove tecnologie, benessere, lavoro, apprendimento, salute, immigrazione.

La soddisfazione lavorativa in Italia, dunque, risulta essere meno diffusa rispetto alla media dei Paesi considerati e soprattutto rispetto ai Paesi del Nord Europa, nonostante si osservino quote rilevanti di occupati che dichiarano di essere altamente o mediamente soddisfatti. Tale quota si riduce ancor di più se i livelli di istruzione non sono elevati, i contratti di lavoro sono temporanei, gli inquadramenti professionali sono a bassa qualificazione e se si ha una cittadinanza non italiana.

“Come per la maggior parte dei Paesi presi in esame, anche in Italia la soddisfazione lavorativa dipende ormai in modo significativo dalla flessibilità oraria e dalla possibilità di scelta del luogo della prestazione lavorativa”, ha affermato il professor Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp.

“Due dati dell’indagine lo dicono chiaramente: la quota di occupati altamente soddisfatti sale dal 47% al 68% (+21 punti percentuali) nel caso in cui si possa beneficiare di flessibilità oraria. Lo stesso vale per tutti i Paesi analizzati, la cui media passa dal 54% al 69%. Al contrario, la quota di altamente soddisfatti scende al 44,6% nel caso in cui non ci sia la possibilità di scegliere il luogo dove svolgere il proprio lavoro”, ha continuato.

Tuttavia, in Italia la quota di occupati che possono avvalersi di tale autonomia risulta ancora molto limitata: solo il 15,7% degli occupati italiani può scegliere inizio e fine del proprio orario di lavoro (rispetto al 20,6% medio degli altri Paesi) e solo il 30,8% può scegliere il luogo di lavoro (contro il 42,3%). Più penalizzati risultano i lavoratori con basso livello di istruzione, bassa professionalità e contratti non stabili.

La maggior possibilità di autodeterminazione dei luoghi e dei tempi per svolgere il proprio lavoro quotidiano – spiega il Rapporto – possono essere interpretate come sintomi di autonomia sul lavoro. Sotto questo punto di vista l’Italia, insieme a Bulgaria, Macedonia, Ungheria, Croazia, Grecia, ma anche Portogallo, Spagna e Francia, ovvero Paesi dell’Europa dell’Est e mediterranei, è tra i Paesi nei quali vi è maggiore rigidità. All’estremo opposto i Paesi del Nord Europa e dell’Europa continentale.

“Va anche considerato – ha concluso Fadda – che già prima dell’evento pandemico la possibilità per i lavoratori di scegliere il luogo dove prestare la propria attività lavorativa era meno diffusa in Italia rispetto ad altri Paesi. Con la crisi pandemica questa si è estesa, specialmente in alcuni settori e per gli occupati a più alta qualifica professionale, nonché per le donne con necessità di conciliazione tra lavoro e carichi di cura; ma fasce di occupazione notevoli sono rimaste escluse. Anche oggi la diseguaglianza nella possibilità di fruire di tale possibilità tra le diverse categorie di lavoratori costituisce un problema”.

La European social survey è un’indagine statistica comparata condotta a livello transnazionale per studiare i cambiamenti delle società e le trasformazioni delle condizioni di vita e delle opinioni degli individui, nonché l’evoluzione del tessuto sociale, politico ed etico delle società europee. Ha cadenza biennale, la prima edizione è stata realizzata nel 2001. Nel 2017 il nostro Paese è tornato a contribuire all’indagine con la designazione dell’Inapp da parte del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. l’Inapp ha completato tre cicli dell’indagine, ottavo, nono e decimo. In occasione di quest’ultima edizione ha realizzato il primo ‘Rapporto nazionale della European Social Survey in Italia’.

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