

Politica
Lazio, Pignalberi: “Sanità, sostegno a famiglie e rifiuti al centro del programma”
(Adnkronos) – Sanità, sostegno alle famiglie e rifiuti. Sono i punti fondamentali del programma di Fabrizio Pignalberi, candidato alla presidenza della Regione Lazio con il 4 Polo e Pignaleberi Presidente nella corsa che si deciderà il 12 e 13 febbraio prossimi. “Dobbiamo restituire dignità ai cittadini del Lazio, questo sarà il mio primo obiettivo. Non possono andare fuori dal Lazio per curarsi. Vedere i cittadini costretti ad emigrare è un’umiliazione che voglio superare con tutte le mie forze, anche se so che non sarà facile”, dice Pignalberi, leader del movimento Più Italia, all’Adnkronos, sottolineando che “il nostro programma tutela tutti a 360 gradi”.
Sul tema del termovalorizzatore, Pignalberi ricorda che “il Lazio è al diciottesimo posto sul riciclo dei rifiuti, si sta facendo un disastro. L’impianto cosi com’è stato progettato ha un problema: lì c’è una strada vincolata dalla Sovrintendenza. Se non partiamo dalla differenziata non andiamo da nessuna parte: il termovalorizzatore da solo non serve”.
Altro punto al centro sono le famiglie, in particolar modo quelle che vivono in disagio economico, Pignalberi pensa a “un bonus di 500 euro al mese per chi ha un Isee inferiore a 15.000 euro, senza dimenticare le famiglie con persone invalide o all’interno di esse se ci sono anziani, mettendo a disposizione un sostegno sostanziale”.
Quanto alle due liste a suo sostegno risultate irregolari per una questione di firme ed escluse nella provincia di Frosinone: “io sono ancora in corsa, ancora una volta si è accesa la macchina del fango, ma questa volta si sta fissando un incontro pubblico al Serrone al fine di fare chiarezza sulla questione delle firme, il sindaco deve rispondermi su tantissimi certificati elettorali ricevuti e mai richiesti”.
Politica
Siccità, Meritocrazia Italia: ‘Servono azioni immediate, non si resti a osservare’

(Adnkronos) – Servono “azioni immediate, anche finalizzate a prevenire le alluvioni che tanti danni hanno arrecato al nostro territorio negli ultimi decenni”, lo sostiene Meritocrazia Italia in una nota. “Di crisi idrica si parla tanto, ma davvero poco si fa per affrontare e risolvere un problema che ha a che fare con la nostra sicurezza alimentare, con la salute, con la crescita economica e sociale del Paese. Il climate change – spiega Meritocrazia Italia – sta generando variazioni molto intense: periodi prolungati di siccità ai quali si alternano fenomeni temporaleschi spesso devastanti per il territorio colpito, con danni alle colture e alle infrastrutture esistenti. In Italia piove da anni molto meno, e soprattutto piove ‘diversamente’. Le precipitazioni piovose, come quelle nevose, assenti per mesi, scaricano in periodi brevissimi quantità di pioggia e neve che generalmente arrivano al suolo in periodi di tempo molto più lunghi. Il problema è sotto gli occhi di tutti. Eppure nell’Agenda 2030 l’acqua è un elemento di connessione che tra i diversi obbiettivi di sviluppo sostenibile viene decisa-mente sottovalutato. Mai citata negli accordi di Parigi”.
“Anche a livello nazionale – prosegue la nota di Meritocrazia Italia – , da anni restiamo a guardare un fenomeno i cui effetti devastanti stanno correndo a velocità impressionante. Meritocrazia Italia ritiene assolutamente indispensabili azioni immediate, anche finalizzate a prevenire le alluvioni che tanti danni hanno arrecato al nostro territorio negli ultimi decenni. Tante le proposte già condivise con i precedenti comunicati, ma resta indispensabile anzitutto riforestare le colline italiane per rallentare la caduta della pioggia al suolo e limitare il dilavamento del terreno, cosa che avviene specie nei territori del Sud, letteralmente devastati dagli incendi boschivi estivi. Un terreno non protetto da alberi in caso di pioggia intensa tende a franare e provocare i disastri che recentemente hanno colpito anche le Marche; investire nella creazione di bacini artificiali per la captazione delle acque piovane, come è stato fatto negli anni ’80 del millennio scorso in Sicilia, con enormi benefici; investire nel rifacimento complessivo delle reti idriche, di tutte le reti idriche, per diminuire le dispersioni; avviare azioni di informazione alla cittadinanza per sensibilizzare tutti all’uso responsabile dell’acqua”.
E ancora, spiega Meritocrazia Italia, serve, “ridefinire l’impianto normativo per consentire l’utilizzazione delle acque dei depuratori per scopi agricoli e/o industriali, in luogo dell’uso delle acque di falda e dei corsi d’acqua. Questo permetterebbe di risparmiare la preziosa acqua delle falde e dei fiumi e, a un tempo, darebbe maggiore autonomia ai settori agricolo e industriale, che hanno bisogno sempre di grandi quantità di acqua. L’acqua può essere utilizzata all’infinito, non si consuma come il petrolio. Si usa e si restituisce tutta all’ambiente. Facendo tesoro, poi, dell’esperienza vissuta nel corso del passato lockdown, quando lo stop all’attività produttiva portò incredibili benefici alla salubrità dell’aria e dell’acqua, si punti al contenimento delle emissioni nocive, con premialità a favore delle imprese virtuose, che mostrano maggiore responsabilità etica, e con supporto economico a quelle che intendano convertire la propria attività o ridurre la produzione inquinante. Abbiamo le tecnologie e il know how per fare un uso corretto della preziosa risorsa ‘acqua’ e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Mettiamoli a frutto”, conclude Meritocrazia Italia.
Politica
Olimpiadi Milano Cortina 2026, Salvini in cabina regia con Abodi

(Adnkronos) – In apertura di riunione “il ministro Abodi ha annunciato la decisione di condividere la presidenza della Cabina con il vicepresidente del Consiglio Salvini e l’ingresso del ministro Locatelli”. E’ quanto emerso dalla cabina di regia che si è riunita oggi a Palazzo Chigi relativamente ai Giochi olimpici e paralimpici invernali ‘Milano Cortina 2026’. Lo si legge nel comunicato di Palazzo Chigi.
Sui temi organizzativi delle “si è data priorità all’individuazione del sito per le gare di pattinaggio di velocità, dopo la rinuncia di Baselga di Pinè. Sul tavolo ci sono due opzioni: la Fiera di Rho, la proposta di Milano presentata oggi nel dettaglio dall’amministratore delegato Varnier, e l’Oval di Torino. Il prossimo 29 marzo verrà portata al Cio la proposta della Fondazione valutata con quadro comparativo mentre la decisione finale è fissata per il 18 aprile”.
Sempre relativamente alle strutture ospitanti “è stato fatto dal sindaco Sala il punto sull’avanzamento delle procedure tecnico-amministrative e di cantiere sul Villaggio Olimpico, su Santa Giulia, dove sorgerà il PalaItalia, sul Palasharp e il Forum, opere per le quali non si manifestano criticità. Tra i punti all’ordine del giorno esaminati anche la proposta di un protocollo della legalità per la realizzazione dei Giochi”, aggiunge.
Politica
Senato, Filippo Sensi proclamato senatore: prende il posto di Bruno Astorre

(Adnkronos) – “A seguito della morte di Bruno Astorre, Filippo Sensi è proclamato senatore in quanto primo dei non eletti”. Lo ha annunciato in Aula il presidente del Senato Ignazio La Russa prima della commemorazione del senatore Pd.
“Lo scorso 3 marzo, pochi giorni prima di compiere 60 anni, ci ha tragicamente lasciato il senatore Astorre, un evento che ha scosso l’opinione pubblica e lasciato un vuoto incolmabile non solo nella sua famiglia ma in tutti noi, in chiunque lo ha conosciuto, frequentato o ha avuto semplicemente l’onore di condividere con lui un tratto della vita istituzionale della nazione”, ha scandito il presidente del Senato sottolineando come Astorre “si è sempre distinto per competenza, educazione e stile, come mi hanno confermato gli esponenti di forze politiche diverse dalla sua, a partire dal ministro Lollobrigida che ha tenuto oggi ad essere presente”.
“Democratico Cristiano popolare ha saputo incarnare la politica dei nostri giorni mantenendo salde le tradizioni a partire dal radicamento nel territorio. La sua scomparsa un dolore per tutti noi, lo abbiamo salutato alla camera ardente del Senato, a partire da chi, come i colleghi del Pd, lo ha frequentato anche fuori da questa aula, molto più di altri. A voi colleghi del Pd, alla sua famiglia, il mio personale cordoglio e quello unanime dei senatori della Repubblica”, conclude La Russa invitando i senatori ad osservare un minuto di raccoglimento, al seguito del quale nell’Aula del Senato c’è stato un lungo applauso.
Politica
Comuni, Cesare Mirabelli: “Stop ballottaggio? Se garantito margine premio maggioranza”

(Adnkronos) – Dopo il blitz della maggioranza lo scorso primo marzo in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama, la cancellazione del ballottaggio per l’elezione del sindaco nei comuni con più di 15mila abitanti torna alla ribalta inserita dalla senatrice della Lega, Daisy Pirovano, nel testo unificato sull’elezione diretta delle Province, in discussione oggi in Commissione al Senato. Per l’elezione del sindaco, anche in grandi città metropolitane come Roma, Milano, Torino, la proposta normativa ricalca quanto già avviene nei piccoli comuni: basterebbe il 40% delle preferenze invece delle previste 50 per diventare primo cittadino.
Secondo il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, si tratta di un provvedimento che “tende a un rafforzamento del bipolarismo centrato sulla figura di leader” e che “contiene un punto di debolezza non prevedendo un margine di differenza tra il candidato più votato e il secondo più votato”. Un margine che farebbe da “garanzia che non ci sia un irragionevole premio di maggioranza ma una possibilità, con il secondo turno, di verificare la significatività del distacco fra i due candidati, incidendo così meno sul sacrificio dell’uguaglianza del voto”.
Il punto critico, spiega il presidente emerito, è che “con il 40% dei voti il sindaco eletto ottiene il 60% anche dei seggi della sua coalizione o del raggruppamento che rappresenta. Vale a dire che c’è un premio di maggioranza che converte il 40% dei voti nel 60% dei seggi. La debolezza è non prevedere che questa soglia abbia effetto solo quando c’è un distacco significativo dal secondo votato…”.
Mirabelli ipotizza: “Se un eletto ha il 40% dei voti e il secondo votato ha il 39% si giustifica l’assenza di ballottaggio o non sarebbe necessaria una votazione al secondo turno? Per garantire una effettiva rappresentatività, tra primo e secondo votato occorrerebbe introdurre una distanza minima di almeno 5 punti, necessaria quando non si supera il 50%, cioè non c’è la maggioranza assoluta”; “un correttivo quindi che istituisca un margine di differenza tra il primo più votato e il secondo più votato”.
Quale il vantaggio di un’eliminazione del doppio turno nei grandi comuni? “Semplificare di fatto, non giuridicamente, ulteriormente il panorama delle liste che vengono presentate, perché si cercherebbe una aggregazione più forte prima delle elezioni – risponde il costituzionalista – Le liste marginali avrebbero infatti più marginalità, meno spazio e presenza”. E’ una riforma auspicabile? “Difficile dire: gli effetti come in tutte le riforme elettorali dipendono dal contesto politico. Diciamo -conclude- che forza la mano ancora di più verso il bipolarismo”. (di Roberta Lanzara)
Politica
Comuni, Fontana: “Elezione diretta sindaci ha garantito stabilità e governabilità”

(Adnkronos) – “Il meccanismo dell’elezione diretta dei Sindaci, ha garantito stabilità e governabilità alle amministrazioni comunali. La legge numero 81 ha inoltre contribuito ad avvicinare i cittadini alle istituzioni, rappresentando un passo in avanti verso quella ‘democrazia matura’ richiamata, non a caso, dal titolo stesso di questo incontro”. Così il presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, intervenendo al convegno in Sala della Regina, a Montecitorio, ‘Una democrazia matura. I 30 anni dell’elezione diretta dei Sindaci: stabilità e governabilità’.
“Sembrava che, con tale riforma, anche in Italia potesse crearsi una ‘democrazia dell’alternanza’, che superasse quella ‘democrazia bloccata’ sui cui limiti avevano insistito studiosi del calibro di Giovanni Sartori e Angelo Panebianco. In quegli anni – prosegue – era tutto il sistema politico italiano che andava ridefinendosi, anche come conseguenza dei mutati assetti politici internazionali successivi al 1989. In particolare, la spinta maggioritaria si espresse anche con il referendum elettorale del 18 aprile 1993, che avrebbe poi portato il Parlamento ad approvare le leggi 4 agosto 1993 n. 276 e n. 277 con le quali veniva introdotto un sistema elettorale maggioritario corretto da una quota proporzionale. In questi 30 anni, la legge n. 81 ha comunque conseguito alcuni degli obiettivi che il legislatore si era dato: in primo luogo, stabilità e governabilità”.
“Al di là di ciò, non è però mancato tra gli studiosi chi ha evidenziato alcune criticità della legge, ad esempio quella secondo cui essa avrebbe favorito le leadership personali, sottraendo così potere ai partiti e alla loro attività di selezione della classe politica. In realtà – obietta Fontana – la crisi dei partiti ha, forse, cause molto più profonde, rintracciabili nei processi di individualizzazione messi in moto dalla globalizzazione, come intuì il grande sociologo tedesco Ulrich Beck”.
Coronavirus
Migranti, Meloni: “Opposizione usa morti naufragio per propaganda”

(Adnkronos) – “Noi oggi siamo davanti a un fenomeno che ha un impatto che non aveva in passato, oggi il problema è enorme” e “facciamo ogni giorno tutto il possibile mentre altri muovono accuse inaccettabili”. Sulla tragedia di Cutro e su quella avvenuta in acqua libiche “la mia coscienza è perfettamente a posto, spero lo sia anche quella di chi usa povera gente per fare propaganda”. Così la premier Giorgia Meloni, in Aula al Senato per la replica alle comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo. Rivolgendosi quindi alla senatrice dem Tatiana Rojc -“mi scuso se mi sono rivolta a lei direttamente, è un retaggio dei mie anni in Aula”, dice Meloni scusandosi con la presidenza -, la premier ha poi affermato: “Lei citando Pasolini ha detto che ‘tutti sappiamo chi è il colpevole ma non abbiamo le prove’. Ebbene, voi avete stabilito un colpevole senza avere prove. Non ci sono prove che il governo potesse fare di più, se avesse potuto farlo lo avrebbe fatto come fa ogni giorno, con una media di 2.000 salvataggi” al dì”. “Io sono una madre, una madre – scandisce il premier -. Quando noi, al cospetto dell’Ue, diciamo che l’Italia non li ha voluti salvare vanifichiamo gli sforzi che stiamo facendo, perché se si continua a lasciare l’Italia sola” a fronteggiare i salvataggi in mare “sfuggirà sempre qualcosa, qualcosa sempre andrà storto. Ma la mia coscienza, lo ribadisco, è perfettamente in ordine”.
“Rispetto alla collega che parlava di Visegrad – ha poi aggiunto Meloni -, credo che il manuale degli slogan vada aggiornato. Vedete, i Paesi Visegrad stanno accogliendo milioni di profughi ucraini e lo stanno facendo da soli. Se qualcuno venisse al consiglio Ue, scoprirebbe che tra quelli che chiedono muri c’è il governo austriaco, che è retto anche dai Verdi”.
“Confesso – ha aggiunto – che sul tema immigrazione non mi è chiara la proposta che si leva dai banchi delle opposizioni. La senatrice Lorefice dice che occorre sicuramente fermare gli scafisti, cooperare con l’Africa, lavorare su un decreto flussi: ebbene, è esattamente quello su cui lavora il governo”, impegnato “a colpire il traffico di essere umani”, ma anche a instaurare “un diverso rapporto tra Ue e paesi africani”, nel nome di quel “piano Mattei che ci sta vedendo andare in giro in lungo e in largo, portando investimenti e chiedendo a Ue di investire sull’Africa”, perché “la risposta più efficace è metterli nelle condizioni di vivere delle molte risorse che hanno, con un approccio non predatorio ma da pari a pari”, puntando su “investimenti, lavoro e formazione”.
E ancora: “Non andrò mai in Europa a sostenere e a chiedere un decreto flussi europei. Vi segnalo che gli altri stati membri i flussi ce li hanno, è l’Italia che li ha azzerati perché le quote sono coperte da chi in Italia entra illegalmente. E questo equivale a dire che i flussi sono nelle mani degli scafisti, a mio avviso irragionevole. Noi riapriamo i flussi, li immaginiamo triennali, diamo una prospettiva e lavoriamo con i paesi africani. Mi pare un ragionamento sensato, non vedo proposte alternative o forse non le ho comprese”.
MIGRANTI – “Ho scritto ai leader europei per ribadire che noi non possiamo attendere oltre, non possiamo aspettare inermi il prossimo naufragio”, ha detto in Aula al Senato la premier. “Le frontiere marittime dell’Italia sono le frontiere dell’Europa, che è chiamata a difendere quelle frontiere”, ha rimarcato la presidente del Consiglio. E’ necessario per Meloni il “coinvolgimento degli Stati di bandiera delle Ong nelle operazioni Sar” e “gli Stati di bandiera che finanziano le Ong devono assumersi le responsabilità che il diritto del mare attribuisce loro”, ha continuato.
Un “tema centrale” del prossimo Consiglio Ue è quindi “quello dell’immigrazione, un tema che il nostro governo ha ottenuto che venisse discusso in gran parte nell’ultimo Consiglio europeo. Noi siamo di fronte a un’emergenza che sta diventando strutturale, è una definizione che può sembrare un “ossimoro è la fotografia” di quel che sta accadendo. “Stiamo assistendo a una pressione migratoria senza precedenti”, “come ben dimostra la tragedia di Cutro”, l’immigrazione “è il primo banco di prova” per l’Europa, ha spiegato la premier.
Meloni ritiene che “adeguati stanziamenti” di fondi europei debbano essere “dedicati a contrastare i flussi irregolari lungo le rotte del Mediterraneo centrale” così come è stato fatto con la Turchia.
Nella battaglia da condurre in Europa sul dossier immigrazione “sono certa di avere dalla mia la maggioranza degli italiani, e spero anche di avere la più ampia maggioranza” in Parlamento, “anche delle opposizioni. Perché, vedete, la battaglia politica si può efficacemente fare senza dipingere l’avversario come un mostro. C’è un limite che non andrebbe mai oltrepassato, il limite che, per gettare ombre sull’avversario, si finisce per mettere in cattiva luce l’Italia, mettendo in dubbio anche l’operato” delle forze dell’ordine e di polizia, della marina, della guardia Costiera e della guardia di finanza, nonostante l'”Italia si stia assumendo responsabilità che sarebbero anche di altri”, ma colpendo l’Italia “si finisce anche per indebolire la nostra capacità negoziale”, ha aggiunto Meloni.
“Quindi criticate ferocemente il governo, me e le scelte che questo governo sta portando avanti, i nostri provvedimenti – dice il premier – ma fermatevi un secondo prima di danneggiare l’Italia, perché questo fa la differenza”.
“Rendere effettive le procedure di rimpatri degli irregolari è un tema che abbiamo posto con forza e che sta molto a cuore dell’Italia”, sui risultati ottenuti “non possiamo dirci ancora soddisfatti”. Rispetto allo “stato di attuazione degli accordi assunti 5 settimane fa – ha aggiunto – l’Italia intende ribadire che non c’è più un minuto da perdere: è questo il momento di agire, è questo il momento di lavorare a soluzioni”.
“Vigileremo affinché” l’azione europea sul dossier migranti “sia effettivo, rapido e incisivo: non vogliamo più piangere morti nel Mediterraneo, non vogliamo più che gli ingressi dei migranti siano decisi da mafie scafisti”.
“Ho visto molte polemiche sul ruolo che il conflitto in Ucraina può giocare nella destabilizzazione del continente africano: sono temi che richiedono concentrazione e attenzione. Abbiamo visto come i flussi siano stati utilizzati come arma di ricatto, penso ai confini tra Polonia e Bielorussia poco prima che scoppiasse la guerra, credo sia una particolare situazione che richiede un approccio approfondito”, ha continuato.
Migranti, lettera Ue ai 27 Stati. Meloni sente Scholz
UCRAINA – “Questo governo non ha mai fatto mistero di voler aumentare i propri stanziamenti in spese militari, come del resto hanno fatto i governi precedenti senza il coraggio di metterci la faccia. Noi non abbiamo paura di dire che rispettare gli impegni assunti è vitale per la nostra credibilità e sovranità nazionale”, ha poi detto la premier intervenendo a Palazzo Madama sul conflitto russo-ucraino. “La libertà – ha rimarcato la presidente del Consiglio – ha un prezzo: se non ti difendi tu lo faranno altri, ma non gratuitamente”. “Giudico puerile – ha poi aggiunto – la propaganda di chi racconta che l’Italia spende soldi inviando armi sottraendo risorse alle necessità degli italiani, è falso e in questa Aula lo sappiamo tutti. L’Italia sta inviando” all’Ucraina “armi di cui è già in suo possesso e che per fortuna non dobbiamo utilizzare, e le inviamo anche per tenere lontana la guerra da casa nostra. Raccontare agli italiani il contrario è una menzogna che intendo chiamare col suo nome”.
“Le pressioni esercitate su Mosca sono fondamentali per assicurare il rispetto del diritto internazionale e favorire il percorso negoziale per il raggiungimento di una pace giusta”, condizioni “che non sono ancora maturate ma che dobbiamo perseguire con tenacia”, ha quindi sottolineato.
“Questo governo è abituato a difendere l’interesse nazionale: non abbiamo mai fatto mistero di voler aumentare i propri stanziamenti in spese militari, come hanno fatto i governi precedenti, magari di soppiatto, senza metterci la faccia. Noi la faccia ce la mettiamo convinti che rispettare gli impegni sia vitale per tutelare la sovranità nazionale. La libertà ha un prezzo: se non sei in grado di difenderti lo fanno altri ma lo faranno imponendo un prezzo”, ha aggiunto la premier.
“L’unità dell’Europa sulla guerra di aggressione russa è fondamentale: l’Ucraina non sta difendendo solo la propria terra, ma sta difendendo i valori di libertà e democrazia su cui si fonda il progetto europeo”, che sono il “fondamento del diritto internazionale, senza il quale” prevarrebbe “il diritto del più forte”, ha detto.
“Con la mia presenza a Kiev ho testimoniato il pieno sostengo all’Ucraina, un sostegno che verrà assicurato in ambito militare, civile umanitario senza badare all’impatto che queste scelte possono avere sul consenso, sul gradimento della sottoscritta. Continueremo a sostituire l’Ucraina perché è giusto farlo”.
L’Italia ha “formalizzato un sesto pacchetto aiuti militari”, con invio di armi che “rafforzano soprattutto le difese aeree” di Kiev, questo “significa difendere i civili dai bombardamenti, fornire all’Ucraina uno scudo, sperando che l’Ucraina non si pieghi dopo esser stato privato dell’acqua e dell’elettricità”.
Sarà “centrale anche il tema della futura ricostruzione dell’Ucraina, sulla quale credo che il sistema Italia sia pronto a dare il suo contributo”, ha detto ancora in Aula.
UE – “Il prossimo Consiglio europeo, il terzo dal giuramento del governo, ha in agenda sfide prioritarie per l’Ue”, già “al centro del dibattito del 9-10 febbraio scorsi”, dunque Ucraina, immigrazione, energia e contraccolpi per le imprese europee. “In questa fase complessa, l’Ue è chiamata al compito più arduo degli ultimi decenni, garantire la sicurezza del continente minacciato dall’aggressione russa all’Ucraina, proteggere il nostro tessuto economico, predisporsi al cambiamenti radicali che potrebbero profilarsi a livello internazionale”. Il tutto guardando ai “valori che ispirano”, l’Ue, “ma che questo tempo ci ha insegnato a non dare per scontati”, ha detto la premier.
L’Europa, ha sostenuto Meloni, deve rispondere alle sfide che ha davanti, “con visione e tempestività” e “l’Italia ha tutte carte in regole per recitare in Ue un ruolo da protagonista e non da comprimario”. “La voce dell’Italia – ha aggiunto – è e sarà sempre più forte in Europa nei prossimi anni, perché questo è il mandato che abbiamo avuto. L’Italia vuole tornare a essere protagonista, anche per rafforzare e migliorare la casa europea”, ha sottolineato, per poi aggiungere: il nuovo quadro temporaneo degli aiuti di Stato “non deve creare disparità e deve prevedere aiuti circoscritti e temporanei”.
“La flessibilità necessaria sull’utilizzo dei fondi esistenti, Pnrr compreso, si accompagna all’altro grande tema oggi sul tavolo, decisivo per l’Italia: la revisione del Patto di stabilità e crescita. C’è ancora tanto da fare ma riteniamo fondamentale arrivare entro il 2023 a nuove regole per dotarsi di principi credibili, realistici e coerenti con la situazione post Covid”, ha detto ancora.
“Stabilità e crescita – ha proseguito Meloni – meritano finalmente un equilibrio effettivo. Noi abbiamo avuto un Patto di stabilità e crescita che negli anni passati era molto più attento al tema della stabilità, oggi abbiamo bisogno di attenzione al tema della crescita: questa deve essere la nostra priorità”. “Il tempo dell’austerità è finito. E il percorso di riequilibrio dei bilanci pubblici degli Stati più indebitati non dovrà sacrificare la dimensione dello sviluppo economico. La crescita economica stabile e duratura è l’unica vera garanzia di sostenibilità del debito pubblico”, ha rimarcato la presidente del Consiglio.
“C’è una politica che ha due facce, una faccia la usa quando bisogna trovare soluzioni, trattando nei consessi internazionale, e un’altra faccia” entra in campo “quando si fa propaganda. Tutti facciamo propaganda, ma io metto la faccia sulle scelte che faccio. Qualcuno ha detto che io andrò in Europa a prendere ordini. Ebbene, questo qualcuno non mi vedrà mai farlo: preferisco piuttosto dimettermi, ma non andrò mai in Europa con i toni che Conte usava al cospetto di Angela Merkel, dicendo che quelli del M5S erano ragazzi ma alla fine avrebbero fatto quello che gli si diceva… Preferisco dimettermi che rappresentare una nazione del genere”, ha poi detto nella replica alle comunicazioni.
ENERGIA – “La decisione dell’Ue, fortemente lavorata e perseguita dall’Italia, di fissare un tetto massimo al prezzo del gas, ha interrotto i fenomeni speculativi ai quali avevamo assistito nei mesi scorsi, con un enorme beneficio per le imprese e le famiglie italiane ed europee. Ed è in gran parte merito dell’Italia che, una volta tanto e a 360 gradi, è riuscita a lavorare insieme. Penso che, su questo, tutti quanti dobbiamo essere fieri di noi”. Così il premier Giorgia Meloni in Aula.
GREEN – “Il processo verso l’economia verde deve essere sostenibile dal punto di vista sociale ed economico. Per questo ci opponiamo a proposte come il regolamento sulle emissioni di anidride carbonica delle auto e la direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici”, provvedimenti che “rischiano di esporci a nuove dipendenze strategiche proprio quando stanno andando in porto gli sforzi per liberarci dalla dipendenza dal gas russo”, ha detto ancora.
La direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici “rischia di diventare una tassa patrimoniale sugli italiani”. Lo dice poi, rivolgendosi al M5S nella replica. “Determinati obiettivi devono essere perseguiti con una sostenibilità di fondo, sia sul piano sociale che su quello economico”, sottolinea Meloni.
“Condividiamo gli obiettivi della transizione verde, di azzerare le emissioni di CO2 nel 2035. L’Europa può stabilire gli obiettivi ma non è lei che può dire come raggiungerli”, dice, aggiungendo: “Non cambio idea sul tema dell’elettrico e su alcune posizioni che secondo me hanno un approccio troppo ideologico nell’affrontare materie molto pragmatiche, e che rischiano di assecondare quel processo che sull’altare della decarbonizzazione ci consegna dritti alla deindustrializzazione”.
Politica
Amministrative, Lombardo: “Su Schifani enfatizzate mie parole, coalizione troverà accordo”

(Adnkronos) – “L’onorevole Di Mauro, ieri pomeriggio, mi aveva avvisato che per dispiacere il Presidente della Regione Schifani si sarebbe enfatizzato il mio passaggio – nel convegno di sabato – su ‘una certa età’ e che qualche giornale lo avrebbe enfatizzato nell’interesse di chi facile da capire. Ero certo cosa avrei letto e dove, con l’aggiunta di odio, rancori , disfide e politici che dovrebbero guardarsi in cagnesco e venire alle mani. Siamo all’esaltazione del gossip metarealistico ispirato da una specie di delirio di Bobby Fischer”. Così l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo all’Adnkronos, dopo le sue dichiarazioni fatte al congresso dell’Mpa di sabato a Catania.
“Sabato ho criticato non una candidatura, più che legittima a sindaco di Catania, ma il metodo di porla – prosegue Lombardo – il manifesto sui muri, senza alcun confronto, su progetti ed alleanze. Una forzatura destabilizzante e in fondo controproducente”.
E conclude: “Certo, se si dovesse procedere a ranghi sciolti, avrei il dovere morale di guidare gli Autonomisti nella città in cui viviamo e in cui è nato il Mpa”. “Ma sono fiducioso che nella coalizione di centro destra si troverà un intesa di tutti (o quasi)”.
Politica
Centro, Tassone (Ncdu): “Dc? Con Renzi e Zamagni si potrebbe, riconsegnando simbolo a Fondazione Sturzo”

(Adnkronos) – La guerra per l’eredità della Democrazia Cristiana, nome e simbolo “è rappresentata da un insieme di schermaglie basate sul nulla” ed è indicativa del “fallimento della costituzione dell’unità dei cattolici in politica”. “Io sarei per la ri-costituzione, ho firmato l’appello di Publio Fiore, che sta cercando di fare politica cristiana. Come è apprezzabile anche l’iniziativa di Cuffaro e Grassi. Ma ciascuno qui pensa al proprio ego e va per i fatti suoi; è un macello, non c’è progetto. Il mondo di patrimonio che nasceva con Sturzo e De Gasperi non vale più nulla. Il resto è ancillare della sinistra”. Così Mario Tassone, segretario nazionale e fondatore del nuovo Cdu, nonchè ex sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, all’Adnkronos commenta scontri, nuovi partiti e progetti che vorrebbero far rinascere la Balena Bianca, dalla Dc storica di Nino Luciani, alla Democrazia Cristiana di Antonio Cirillo e Fabio Desideri, dall’impresa di Publio Fiori al progetto di rinascita e dialogo fra conservatori e popolari del deputato Gianfranco Rotondi, eletto con Fdi, e Lorenzo Cesa, segretario nazionale di Udc.
Unica la soluzione: “Consegnare il simbolo alla Fondazione Sturzo per ritrovare la volontà di tornare ad essere tutti insieme”, afferma l’ex sottosegretario di Stato. La ‘Dc storica’ del professor Nino Luciani, ricostituita ufficialmente, intanto ha però promesso battaglia sull’utilizzo del simbolo: “Fanno ricorso e poi? Non ci siamo, non siamo presenti!”, rimarca. Potrebbe riuscire nell’impresa allora l’eletto Rotondi? “Vuole fare un partito di cattolici a servizio di Fdi. Come anche Cesa: “Che rimane di questo Scudo? Poco e niente…”, risponde Tassone. E i pop in rete di Giuseppe De Mita? “Non commento. Non capisco cosa vogliano fare. Io non sono andato all’hotel Parco de’ Principi anche se invitato. Non credo che sia un Movimento che ha futuro”. Lei ha partecipato però all’iniziativa messa in campo dal Presidente dell’Internazionale Democristiana, Amine Gemayel e Vincenzo Speziali, lo scorso 9 febbraio, all’Istituto Sturzo: “Sì, io ero presente. Gemayel, in quanto presidente dell’Internazionale democristiana ci ha sollecitato ad unirci, anche perché le elezioni hanno dimostrato che lo Scudo Crociato, vale lo ‘0,…'”.
Quali sono i progetti papabili per ricostituire allora una Dc dalle ceneri? “Il progetto di Stefano Zamagni è ottimo. Varrà per il futuro e i secoli a venire. Ma Zamagni è un intellettuale che non si sporca le mani, mentre la politica non c’è se non ci si sporca le mani. Inoltre, dato che al momento ognuno rappresenta se stesso, se neanche Zamagni con la sua autorevolezza riesce a trovare la sintesi per far ripartire, da un atto di generosità, un filone culturale e politico, siamo falliti tutti”. E Renzi? “Fa politica…Tutto sommato con Renzi si potrebbe. E’ una delle tante ipotesi. Ma se fa il Partito Unico con Calenda…Calenda purtroppo è Calenda, chiaramente anti-democristiano. Forse adesso con Schlein ci sarà chiarezza e si porrà fine alla confusione del Pd… De Gasperi e Togliatti, Moro e Berlinguer. Un Partito che ha costruito consensi solo nella gestione del potere, senza memorie storiche condivise. Vi rendete conto?”. (di Roberta Lanzara)
Politica
Figli coppie gay, cosa ha detto Rampelli: Pd attacca, Roccella lo difende

(Adnkronos) –
Coppie gay che “spacciano un bambino per il proprio figlio” e “gli auguri a tutti i papà consapevoli di non poterlo essere senza una mamma”. Sono le parole del vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli (Fdi) che hanno riacceso la polemica all’indomani del corteo arcobaleno di Milano. Dal Pd attacca Simona Malpezzi, presidente dei senatori dem, in riferimento alla frase sulle coppie che spacciano bambini per figli, rilasciate ieri dal meloniano alla trasmissione ‘In Onda’ su La7. “In quelle parole solo cattiveria – sottolinea – . Nessun rispetto per gli altri, per chi la pensa diversamente da lui, per chi vive una realtà che c’è, per quanto a Rampelli possa non piacere. Un linguaggio inaccettabile nei confronti dei bambini. Questa è la destra che governa il Paese”.
Interviene poi la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno. “Si tratta – scrive su Facebook – di una violenza atroce, non soltanto nei confronti dei genitori che scelgono di accogliere con amore dei figli, ma soprattutto nei confronti dei bambini che nemmeno possono difendersi. Si spacciano (loro sì) per politici degni del governo del Paese, sono solo reazionari violenti”. Critiche anche da Nicola Fratoianni che parla di modi “da osteria”.
Negli studi di La7 Rampelli sabato sera ha parlato di coppie gay che “chiedono il riconoscimento, e cioè l’iscrizione all’anagrafe, di un bambino che spacciano per proprio figlio”. Oggi su Facebook il concetto viene ribadito facendo gli “auguri a tutti i papà consapevoli di non poterlo essere senza una mamma. Affermazione tutt’altro che banale di questi tempi perché c’è chi ha scambiato le persone per oggetti o animali o specie arboree e i bambini per puffi, a proposito di peluche…”.
Nel pomeriggio la ministra della famiglia Eugenia Roccella arriva in soccorso di Rampelli: “Spacciare, è un termine sbagliato, perché evoca altre cose, ma la verità è quella che ha detto Rampelli”. Ospite di ‘Mezz’ora in più’ su Rai 3, la titolare della famiglia punta il dito contro l’utero in affitto “un mercato dei bambini dove puoi scegliere pure il dna”. “All’anagrafe devi dire una serie di cose – ricorda Roccella – e se tu dici che i due padri sono entrambi i genitori dici qualcosa che non è la verità. La legge dice che per l’adozione ci vogliono una madre e un padre”.
Politica
Catania: elezioni, da Fdi nessun passo indietro su candidato sindaco

(Adnkronos) – Ancora poco più di due mesi. Una settantina di giorni dividono il capoluogo etneo dall’avere nuovamente un sindaco ed un consiglio comunale. Quella entrante, nonostante i tanti candidati più o meno presumibilmente già in campo, tra attendismi, strategie e ben poco digerire ‘fughe in avanti’, potrebbe essere la settimana cruciale per il centrodestra etneo. All’indomani della manifestazione del Mpa, con il ritorno del leader Raffaele Lombardo, acclamato dall’affollata kermesse in un noto albergo del litorale della Plaia, durante la quale l’ex Governatore non ha lesinato frecciate alla candidata leghista Valeria Sudano, già ‘uscita’ con tanto di cartelloni in giro per la città, seppur senza il logo del partito ma altresì ‘benedetta’ da Matteo Salvini, il quadro della coalizione sembrerebbe potersi delineare.
A sentire infatti diversi ‘ben informati’ in ambienti di Fratelli d’Italia, proprio la prossima settimana i vertici del primo partito italiano, dovrebbero decidere il nome da proporre alla coalizione tra il ventaglio di ‘pretendenti’. Questi ultimi, tutti con storie e ‘caratteristiche politiche’ ben diverse, sarebbero in particolare l’ex assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, pare molto ‘gradito’ proprio all’autonomista Lombardo, l’eurodeputato ed ex sindaco di Catania Raffaele Stancanelli, assai stimato fra gli altri anche dal parlamentare Manlio Messina, l’ex assessore comunale allo sport Sergio Parisi, vicinissimo all’ex sindaco e attuale senatore Salvo Pogliese.
Dopodiché, come apprende l’Adnkronos da più fonti qualificate interne al partito di Giorgia Meloni, una volta indicato il nome prescelto, FdI non avrebbe poi affatto “l’intenzione, questa volta, di rinunciare ad un proprio uomo” come potenziale inquilino della poltrona più ambita di Palazzo degli Elefanti, “anche a costo- si lascia intendere da più ambienti di Fratelli d’Italia- di mettere in crisi il governo regionale Schifani”.
Tutto questo si spiegherebbe in particolare dopo le recenti “gravose rinunce” e conseguenti passi indietro di FdI tanto a Palermo per le comunali quanto e soprattutto in Regione con il mancato ‘Musumeci bis’ con le consequenziali mancate ‘positive’ ricadute in termini di ulteriori eletti e consensi “per puro spirito di servizio, lealtà e tenuta della coalizione pur essendo il primo partito e per di più con il vento in poppa grazie alla carismatica leadership di Giorgia Meloni”.
Non resta dunque che attendere l’indicazione e l’ufficializzazione del candidato sindaco da parte di Fdi da sottoporre ad una coalizione che, gioco-forza, non potrà sottovalutare le ragioni del primo partito italiano anche alle pendici dell’Etna. Se ipoteticamente, infine, il nome prescelto dovesse essere quello di Ruggero Razza, non sarà ulteriormente ‘molto semplice’ per gli altri partiti di coalizione mettersi eventualmente di traverso. Certo è, infatti, che un centrodestra diviso su Catania, la più grande città chiamata al voto amministrativo il 28 e 29 maggio prossimi, non sarebbe affatto un toccasana per la coalizione.
(di Francesco Bianco)
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