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Lavoro, Contini (Lavazza): “Crediamo in modello ibrido, smartworking lanciato già pre-pandemia

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Lo smart working “è stato uno strumento di gestione del periodo pandemico efficace. Al termine della situazione emergenziale abbiamo proseguito nello sviluppo del nostro ‘modello ibrido’ in cui crediamo fortemente, anche grazie all’esperienza accumulata in questi anni. Il modello ad oggi prevede un totale di 10 giorni di smartworking al mese (anche consecutivi) per i dipendenti del Centro Direzionale e 2 giorni a settimana per i dipendenti degli stabilimenti, sempre per i reparti e le funzioni in cui è possibile applicarlo in considerazione delle attività richieste”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Enrico Contini, chief human resources del Gruppo Lavazza, sull’organizzazione del lavoro post-pandemica nel Gruppo. Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni.   

Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 2,3 miliardi di euro. È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, con 9 stabilimenti produttivi in 6 Paesi e oltre 4.200 collaboratori in tutto il mondo.   

E il lavoro agile ha fatto ingresso in Lavazza ben prima della pandemia. “La nostra azienda -racconta Contini- è stata notevolmente avvantaggiata in quanto era già stato introdotto in anticipo e non soltanto come semplice risposta all’emergenza. Infatti è stato introdotto per la prima volta alla fine del 2018 presso il Centro Direzionale Lavazza e alcuni mesi dopo è stato esteso anche ai collaboratori degli stabilimenti italiani, laddove era organizzativamente possibile applicarlo. Inizialmente, la possibilità di lavorare in smart working era prevista per un giorno la settimana, ma il nostro obiettivo iniziale era quello di aumentarne la frequenza, dopo le valutazioni della prima fase del 2019”, sottolinea.  

E oggi ‘la strada’ è tracciata con il modello ibrido. “Il nostro modello si basa molto sulla responsabilità individuale e di team. Le persone concordano le giornate di smart working e quelle di lavoro in presenza con i propri responsabili e i loro team di appartenenza, per poter garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati”, sottolinea. 

E i risultati non sono mancati. “In questi anni -spiega Contini- lo smart working ha senz’altro spinto e in certa misura anche favorito le diverse modalità di gestione dei processi aziendali. Ad esempio, i giorni trascorsi in ufficio ora vengono dedicati ai progetti interfunzionali, ai momenti di comunicazione, a riunioni di team allargati, in cui la presenza fisica è uno stimolo importante per l’innovazione e lo scambio delle idee e delle esperienze”, spiega Contini.  

Sul welfare aziendale il Gruppo ha puntato e punta molto anche per il futuro. “Con la recente firma del contratto integrativo, oltre al già menzionato ampliamento dello smart working, per il Centro Direzionale sono stati introdotti -spiega Contini- i ‘venerdì brevi’ da maggio a settembre, con un utilizzo ottimizzato delle riduzioni orario e, infine, è stato esteso anche il welfare aziendale. Tra i principali interventi possono essere citati: il miglioramento delle polizze sanitarie integrative, i permessi caregiving per poter accompagnare i propri cari alle visite mediche e per poter portare gli animali domestici dal veterinario, l’estensione del congedo di paternità con ulteriori 5 giorni a carico dell’azienda. Inoltre, ai collaboratori è stato riconosciuto un supporto aggiuntivo per poter affrontare le difficoltà legate al caro vita, con l’erogazione di buoni benzina o rimborso bollette”, rimarca.  

Secondo Contini “il welfare ha da sempre avuto un ruolo importante per Lavazza e in coerenza con la ‘Responsability’, uno dei nostri 4 valori. La nostra azienda ha una lunga storia di welfare aziendale, partendo dall’organizzazione dei campi estivi e dal conseguimento delle borse di studio per i figli dei dipendenti, iniziative tuttora molto apprezzate, nonostante possano apparire più ‘tradizionali'”. 

E per il futuro la strada è tracciata. “Per il biennio 2023/2024 stiamo per lanciare un programma rinnovato ‘Time to Care’, portando avanti un approccio comune anche all’estero, dove si trovano la maggior parte dei nostri collaboratori. Il programma in Italia è basato su 4 aree: il benessere fisico, emotivo, sociale e finanziario”, sottolinea Contini. “Le priorità e le azioni -continua- sono state identificate anche attraverso l’ascolto dei bisogni delle persone, ad esempio per l’area che riguarda il benessere fisico si punterà su salute e sul miglioramento degli stili di vita, con attività di formazione e di prevenzione in collaborazione con dei medici competenti e vari esperti del settore come i nutrizionisti, creando la sinergia con la nostra palestra aziendale e la ristorazione interna. Verrà introdotto, in via sperimentale, anche il servizio di Telemedicina”, sottolinea Contini.  

E la crescita professionale dei collaboratori è centrale nella filosofia dell’azienda. “In Lavazza supportiamo le persone nel loro sviluppo professionale e personale, fornendo opportunità di apprendimento per crescere all’interno dell’organizzazione. Entrando nella nostra azienda, le persone vengono prima di tutto accolte attraverso i percorsi di onboarding sui nostri prodotti e processi aziendali, sulla storia dell’azienda e i suoi valori”, sottolinea Contini.  

“Durante il percorso professionale offriamo loro le iniziative formative di cittadinanza aziendale e le opportunità di auto-sviluppo su competenze specifiche, sia manageriali, sia più tecniche, sulla base delle priorità aziendali e sulle necessità individuali concordate, ad esempio durante il processo di performance management”, spiega ancora Contini. 

“Abbiamo un catalogo aziendale -spiega- a cui attingere ed a cui vengono affiancati anche i programmi esterni. L’offerta formativa è disponibile in modalità online (abbiamo investito significativamente sull’e-learning negli ultimi due anni) ma anche in presenza, per poter essere adattata alle esigenze dei nostri collaboratori in modo più flessibile”, aggiunge ancora.  

Non solo welfare e formazione ma anche attenzione alla parità di genere. “Abbiamo deciso di abbracciare il ‘Goal 5 – Parità di genere’ come uno dei nostri obiettivi di Sviluppo Sostenibile prioritari e lo abbiamo declinato attraverso il programma ‘Gap Free’, avviato nel 2020, intraprendendo un percorso di trasformazione culturale per la promozione delle pari opportunità e la valorizzazione dell’unicità di tutte le nostre persone”, spiega Contini.  

“Con il Manifesto D&I’ abbiamo definito -aggiunge- anche obiettivi e impegni precisi: il conseguimento della certificazione Edge, (il primo livello lo abbiamo ottenuto proprio in questi giorni); il raggiungimento di almeno il 40% di donne nei ruoli dirigenziali e la parità di salario nel nostro Gruppo entro il 2030; l’adozione del programma internazionale Ciyo dell’Ashland Institute per il potenziamento della leadership femminile”. 

“Il nostro impegno per la diversità, equità e inclusione riguarda non solo le nostre collaboratrici e i nostri collaboratori, ma anche le comunità in cui operiamo – l’inclusione e l’emancipazione delle donne e delle generazioni più giovani sono tra gli obiettivi chiave dei progetti promossi dalla nostra Fondazione nei paesi produttori di caffè”, conclude. 

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Pnrr, Manageritalia: “Pronti a metterci alla stanga per non perdere 6,9 mld a imprese e made in Italy”

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(Adnkronos) – “Pronti ad accogliere l’invito rivolto ieri dal presidente Mattarella a tutti gli italiani di mettersi alla stanga a partire dal Pnrr per non perdere i miliardi di fondi messi a disposizione dalla Comunità Europea, a partire dai 6,9 miliardi destinati a imprese e made in Italy”. E’ quanto commenta Mario Mantovani, presidente Manageritalia, la federazione nazionale dei dirigenti, quadri ed executive professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato che rappresenta, in Italia, oltre 41.000 manager. 

“Il nostro Paese -prosegue Mantovani- non può perdere le opportunità del Pnrr ma ancor più deve cambiare registro in termini di utilizzo delle competenze e gestione dei progetti e di tutto quanto attiene la macchina pubblica e privata, puntando su maggiore managerialità e utilizzo di competenze specifiche in ogni campo”. 

“Abbiamo davanti sfide epocali -spiega ancora Mantovani- che, anche grazie al Pnrr, dobbiamo essere pronti a raccogliere per competere al meglio nello scenario internazionale come: la transizione digitale ed ecologica, l’economia circolare, l’innovazione e la trasformazione del mercato del lavoro, la riforma fiscale con l’avvicinamento del prelievo fiscale tra lavoratori autonomi e dipendenti. Temi che sono il pane quotidiano dei dirigenti delle aziende del terziario. Il nostro è un settore che ha sofferto la crisi più di ogni altro e che sta già riguadagnando il terreno perduto, investendo sulle riforme annunciate e sugli investimenti promessi. Ora attendiamo risposte e certezze. Tutte le parti politiche sono chiamate ora ad assicurare il massimo impegno e l’utilizzo delle migliori e necessarie competenze per non perdere quest’ennesima occasione di ripresa e sviluppo per il Paese”, conclude Mantovani.  

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AAA profili tech cercansi, come trovarli in 10 mosse

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(Adnkronos) – “La principale motivazione per cui le aziende non trovano profili tech disponibili è da ricercarsi nella spinta alla digitalizzazione che ha visto, negli ultimi 5 anni, una crescita incredibile delle richieste e che ha portato il mercato locale a non essere più sufficiente per soddisfare la domanda di competenze tecniche nel settore”. a dirlo Lorenzo Danese, co-founder di TimeFlow, la startup fondata da Danese insieme a Federico Patrioli, Gianmarco Ferrante e Iacopo Albanese, che ha sviluppato un algoritmo che ricerca, analizza e profila le aziende tecnologiche in Europa e propone ai propri clienti i migliori professionisti IT per il loro progetto analizzando esigenza e requisiti di ingaggio.  

Il mercato dei servizi IT che oggi vale oltre 1 miliardo di dollari a livello globale, continua a crescere di anno in anno di oltre il 6%. “La formazione di nuovi professionisti nel settore non può competere con una richiesta che continua a crescere in maniera cosi repentina” – prosegue il co-founder che attesta anche che oltre alla digitalizzazione e alle normative che impongono investimenti in tal senso, anche la diffusione di applicativi SaaS nelle aziende ha influito sull’aumento della domanda. 

La scarsa disponibilità di profili tech qualificati mette in seria difficoltà le aziende. Per questo, per attrarre e trattenere i migliori talenti tech è necessario offrire un ambiente di lavoro stimolante che preveda opportunità di crescita e di sviluppo professionale. Ciò significa investire in tecnologie avanzate, fornire risorse per la formazione e lo sviluppo delle competenze e promuovere una cultura aziendale che valorizzi l’innovazione, la creatività e il lavoro di squadra. Inoltre, è importante offrire retribuzioni competitive e benefit vantaggiosi, come la flessibilità oraria e la possibilità di lavoro da remoto. 

TimeFlow ha racchiuso in 10 punti le attività chiave a cui prestare maggiore attenzione. 1) Offrire salari competitivi e benefici per i dipendenti, come bonus, piani pensionistici, assicurazioni e vacanze pagate. 

2) Fornire opportunità di formazione e sviluppo professionale, come corsi di formazione, conferenze e workshop. 

3) Offrire un ambiente di lavoro stimolante e collaborativo che promuova la creatività e l’innovazione. 

4) Implementare politiche di lavoro flessibili, come lavoro a distanza o orari flessibili, che consentano ai dipendenti di equilibrare meglio la vita professionale e privata. 

5) Offrire opportunità di lavoro interessanti e sfidanti, con la possibilità di lavorare su progetti innovativi e all’avanguardia. 

6) Promuovere una cultura aziendale che incoraggi l’inclusione, la diversità e l’uguaglianza, creando un ambiente di lavoro accogliente e inclusivo. 

7) Fornire una buona gestione dei dipendenti, includendo feedback regolari, opportunità di carriera e supporto per lo sviluppo delle competenze. 8) Offrire un ambiente di lavoro sano e sicuro, con la giusta attenzione alla salute e alla sicurezza dei dipendenti. 

9) Promuovere una forte comunicazione e trasparenza in azienda, creando una cultura di apertura e di dialogo. 

10) Fornire un forte senso di appartenenza e di valutazione dei dipendenti, incoraggiando il loro coinvolgimento nella cultura aziendale e la condivisione della visione e della missione dell’azienda. 

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Unioncamere, difficoltà di reperimento personale è costata fino a 38 mld di euro nel 2022

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(Adnkronos) – La difficoltà di reperimento del personale nel 2022 ha riguardato il 40% delle assunzioni e tenderà ad aumentare ulteriormente anche per l’accelerazione della domanda attesa come effetto degli investimenti Pnrr. Grazie ai dati del Sistema informativo Excelsior, Unioncamere ha stimato i costi per i diversi settori dell’economia derivanti dal minor valore aggiunto prodotto a causa dell’inserimento ritardato delle professioni difficili da reperire. Considerando una tempistica di difficoltà di reperimento compresa tra 2 e 12 mesi, si è stimata per il 2022 una perdita di valore aggiunto di 37,7 miliardi di euro, pari al 3,1% di quanto generato complessivamente dalle filiere dell’industria e dei servizi inserite nel campo d’osservazione dell’indagine Excelsior.  

La stima è contenuta nel report sulle ‘Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine’ aggiornato al quinquennio 2023-2027, elaborato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal. Le filiere produttive per cui si è stimato un costo maggiore a causa dell’inserimento ritardato dei lavoratori ricercati sono state quelle dei servizi operativi, commercio e turismo, costruzioni e infrastrutture, settori con un elevato turnover occupazionale legato anche ai fattori stagionali. 

Il costo del mismatch rischia di aumentare nei prossimi anni in considerazione dei macro-trend che stanno già cambiando il mercato del lavoro: la transizione digitale e green e l’andamento demografico. 

Il trend demografico comporterà infatti sia un aumento dei flussi pensionistici e quindi delle uscite dal mercato del lavoro, sia una riduzione del numero di persone in età lavorativa per l’invecchiamento della popolazione (secondo le previsioni Istat fino al 2030 la popolazione di 18-58enni diminuirà ad un tasso dell’1% annuo), aumentando lo shortage gap per mancanza di lavoratori che possano sostituire quelli in uscita. 

Proprio l’aspetto demografico rappresenterà nei prossimi anni il fattore critico più rilevante considerando che tra il 2023 e il 2027 l’intero mercato del lavoro italiano (privato e pubblico) avrà bisogno di circa 3,8 milioni di lavoratori, il 72% dei quali (2,7 milioni) dovranno sostituire occupati in uscita dal mercato del lavoro. Il restante 28% della domanda del mercato del lavoro sarà determinato, invece, dall’espansione economica che si tradurrà in una crescita dello stock occupazionale di oltre un milione di lavoratori nello scenario di previsione allo stato attuale più accreditato.  

Per la prima volta in questa edizione vengono presentate le previsioni occupazionali anche a livello regionale, da cui emerge l’ampio fabbisogno della Lombardia, che necessiterà nel 2023-2027 di oltre 714mila occupati (il 19% del totale nazionale), seguita da Lazio (379mila unità), Veneto (346mila unità) ed Emilia Romagna (quasi 336mila unità). Osservando tuttavia la dinamica (in termini di rapporto tra fabbisogno e attuale stock occupazionale) il ranking cambia vedendo nelle prime 3 posizioni Trentino Alto Adige, Sicilia e Friuli Venezia Giulia, regioni che hanno alternativamente dinamiche espansive o componenti demografiche che influenzano positivamente i fabbisogni che, rapportati allo stock, favoriscono l’incremento del tasso. 

Gli investimenti del Pnrr saranno nei prossimi anni tra i fattori determinanti per la crescita dell’economia e dell’occupazione. Dalle stime sull’impatto del Pnrr, quattro filiere appaiono maggiormente trainate dai fondi europei: costruzioni e infrastrutture dovrebbe assorbire il 21% del flusso di occupati complessivi che sarà attivato grazie al Pnrr, il 18% turismo e commercio, il 16% i servizi avanzati e il 13% formazione e cultura. 

Il Pnrr intensificherà anche la richiesta di competenze per affrontare i processi di transizione verde e digitale: tra il 2023 e il 2027 saranno richieste competenze green a circa 2,4 milioni di lavoratori (il 65% del fabbisogno del quinquennio) e competenze digitali a poco più di 2 milioni di occupati (il 56% del totale). 

La dimensione dell’effetto espansivo del Pnrr dipenderà, però, dalla possibilità di superare le criticità nel reperimento di personale sia in termini di shortage gap che di skill gap. Criticità che – quando sono sperimentate dal comparto pubblico – incidono evidentemente in maniera indiretta su tutta l’economia. In questo contesto sarà strategico investire sulla formazione e sul reclutamento dei dipendenti pubblici – tra cui gli specialisti necessari per realizzare le attività nell’ambito del Pnrr – in vista del fabbisogno previsto per il prossimo quinquennio di 738mila unità nella Pa. Oltre il 90% riguarderà la componente di replacement, ovvero circa 676mila dipendenti pubblici dovranno essere sostituiti tra il 2023 e il 2027.  

Si stima che tra il 2023 e il 2027 il 34,3% del fabbisogno occupazionale riguarderà personale in possesso di una formazione terziaria (laurea o diploma ITS academy), il 48,1% profili in possesso di un diploma di tipo tecnico-professionale. 

Dal confronto tra domanda e offerta di lavoratori con una formazione terziaria emerge nel complesso un’offerta insufficiente a coprire le necessità del sistema economico per 9mila unità all’anno, ma questo saldo nasconde differenze significative tra i diversi ambiti di studio. Nel dettaglio, si prevede che nel prossimo quinquennio risulterà più marcata la carenza di offerta di laureati nell’indirizzo medico-sanitario (mancheranno 12mila laureati ogni anno), in quello economico-statistico (8mila unità annue) e di lavoratori con un titolo terziario nelle discipline stem (6mila unità annue). In particolare nelle stem, si osservano i mismatch più critici nell’ambito delle scienze matematiche, fisiche e informatiche e in quello ingegneristico. 

Considerando nell’insieme gli indirizzi della formazione secondaria di II grado tecnico-professionale, si stima che l’offerta formativa complessiva riuscirebbe a soddisfare solo il 60% della domanda potenziale nel prossimo quinquennio, con i mismatch più critici per gli ambiti di studio relativi a trasporti e logistica, costruzioni, sistema moda e meccanica, meccatronica ed energia, per cui si prevede che tra il 2023 e il 2027 l’offerta potrebbe coprire circa meno di un terzo della domanda potenziale. 

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Birra Ichnusa, Ambra Limpida arriva nei punti vendita italiani

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(Adnkronos) – La birra Ichnusa Ambra Limpida è disponibile nei punti vendita della Sardegna e del resto d’Italia. Sono passati 4 mesi dal primo brindisi nel birrificio Ichnusa. A seguire, le serate con assaggi in anteprima in alcuni locali in Sardegna, a Milano, a Roma e in poche altre città italiane, a cui hanno partecipato in tutto circa quattromila persone che, grazie al passaparola, hanno sfidato i freddi invernali e attese per ordinare la prima Ambra Limpida alla spina. E ora la bella stagione sancisce il debutto ufficiale e la disponibilità su larga scala di una delle novità più attese dell’anno nel settore. La nuova birra apre un nuovo capitolo nel viaggio intrapreso dal birrificio Ichnusa. Fino a pochi anni fa, per bere una Ichnusa dovevi essere sardo o andare in vacanza in Sardegna. Nel 2017 la scommessa, vinta, di portare le sue birre anche nella penisola, dove ormai l’etichetta con i Quattro Mori è di casa nei frigoriferi, nei bar e ristoranti in ogni angolo d’Italia. (FOTOGALLERY) 

Il gradimento di Ichnusa è confermato anche da due recenti indagini: la prima, svolta poche settimane fa da Itqf, che ha raccolto oltre 800mila giudizi su quasi 1.500 prodotti e servizi del mercato italiano, rivela che Ichnusa è per gli italiani la miglior birra per livello di qualità commisurata al suo prezzo. Mentre secondo una ricerca di YouGov Ichnusa è, tra le 10 marche di birra più note, la birra preferita dagli italiani, con il 36% dei voti. Il successo nazionale di Ichnusa, che con Ambra Limpida tocca una nuova fase, ha importanti e positive ricadute sull’economia, le comunità e l’occupazione sarda. Secondo uno studio di Althesys, dalla presenza congiunta del brand e del birrificio Ichnusa in Sardegna arriva un contributo alla crescita e al benessere dell’isola – il cosiddetto valore condiviso – che in 4 anni è più che raddoppiato: circa 455 milioni di euro nel 2019, contro i 200 milioni di euro nel 2015. Questa crescita ha portato benefici e occupazione ad ogni fase della filiera, tra ricadute dirette, indirette e indotte.  

Nel birrificio Ichnusa lavorano oggi circa 100 persone, ma la sua presenza in Sardegna ‘tocca’, infatti, oltre 5.300 lavoratori, più del doppio rispetto ai 2000 stimati nel 2015, tutti direttamente o indirettamente correlati alla produzione di birra, per un totale salariale corrisposto lungo la filiera di 137 milioni di euro (corrispondenti alla spesa media annuale di quasi 3.000 famiglie sarde).  

“Questi dati – afferma Matteo Borocci, direttore del birrificio Ichnusa – fotografano solo una prima fase di crescita del birrificio, perché il nostro percorso è andato avanti. In altre parole, l’impatto in termini di valore condiviso è già oggi più alto rispetto a quanto descritto dallo studio. Ne è lo specchio l’investimento per rendere più innovativo e sostenibile il nostro birrificio, grazie al quale il contributo di Ichnusa alla Sardegna è destinato ad aumentare ulteriormente. L’arrivo delle prime bottiglie di Ambra Limpida nella grande distribuzione ci permetterà con orgoglio di far conoscere a quante più persone possibili il frutto del nostro impegno e della nostra continua voglia di innovare e di migliorarci”. 

Ichnusa Ambra Limpida conferma anche all’assaggio questo forte legame con le sue radici grazie all’aggiunta tra gli ingredienti di un tocco di riso coltivato in Sardegna, nella provincia di Oristano, che il birrificio di Assemini ha aggiunto alla selezione di cereali e luppoli donando equilibrio e leggerezza alle note aromatiche. Ichnusa Ambra Limpida è una birra lager, filtrata, con un grado alcolico del 5%. È stata realizzata con un nuovo processo di produzione, in modo che i luppoli, inseriti più tardi nel processo di bollitura, conservino il loro profumo intenso e piacevole. La limpidezza e il colore caldo e avvolgente dell’ambra sono stati ottenuti da una selezione di malti d’orzo caramello. 

Assaggiando Ichnusa Ambra Limpida, al naso si percepiscono i sentori erbacei del luppolo. L’uso del riso crea un perfetto bilanciamento tra un gusto ricco, con note aromatiche erbacee, e una bevuta piacevole e rinfrescante, che la rende adatta ad ogni occasione di consumo. La sua schiuma, compatta e persistente, ne protegge ed esalta le sfumature di gusto e olfattive. 

“La nuova nata del birrificio Ichnusa è disponibile, nell’ Ho.Re.Ca., in bottiglia da 30 cl e fusto da 20 litri. Nel canale moderno, arriva con una bottiglia da 45 cl. Anche la bottiglia di Ichnusa Ambra Limpida è una storia nella storia, che rispecchia la ‘doppia anima’, tra tradizione e innovazione, del birrificio di Assemini. La sua forma unica ed essenziale è stata ispirata dal ritrovamento di una bottiglia di Ichnusa negli anni Cinquanta”, spiega la nota. 

“Dietro ad Ichnusa Ambra Limpida c’è tutta la passione di un birrificio e delle sue persone che, da oltre 110 anni, con orgoglio e dedizione, producono birre di qualità. Per questo il 12 di dicembre il birrificio di Assemini ha invitato tutti i suoi dipendenti, le loro famiglie e le persone care per assaggiarla insieme in anteprima. Un’esperienza che, nei mesi successivi, è stata portata in tutta l’isola e nel resto del Paese”, conclude la nota. 

 

 

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In Engineering nel 2023 1.900 assunzioni con opportunità di carriera e crescita

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(Adnkronos) –
Engineering, leader nella digitalizzazione dei processi per aziende e Pa, ha dato il via alla campagna di assunzioni per il 2023 con un ambizioso piano di hiring che prevede l’ingresso di 1.900 nuove persone da inserire in tutte le Business Unit e società del Gruppo, con un significativo incremento degli ingressi rispetto al 2022, quando sono entrate in azienda circa 1.600 persone. 

“Il capitale umano – sottolinea Alessia D’Addario, Chief Human Resources Officer – è da sempre la colonna portante su cui si fonda la nostra strategia di crescita e i numeri della campagna di recruiting di quest’anno ci confermano un Top Employer in grado di attrarre talenti. Lavorare in Engineering significa entrare a far parte di un’azienda fortemente human capital, che grazie alle sue approfondite competenze tecnologiche e di business è un asset strategico del Paese, in grado di creare innovazione e sostenibilità. Inoltre, significa entrare a far parte di un Gruppo con una solida presenza internazionale, che offre percorsi di crescita chiari e premianti sia in Italia che all’estero”. 

Il piano di assunzioni del Gruppo Engineering prevede l’inserimento di profili differenti in tutte le aree di business e ricerca: professionisti con esperienza, neolaureati e neodiplomati sia in materie scientifiche che umanistiche, destinati a lavorare nei team delle oltre 70 sedi italiane e internazionali (Belgio, Spagna, Germania, Serbia, Brasile, Argentina e Stati Uniti). 

Nel 2022 l’ingresso nel Gruppo degli under 30 è cresciuto del 6%. Questo dato conferma come Engineering sia sempre più attrattiva verso i giovani talenti, di cui cura la formazione attraverso la sua It & Management Academy. A partire dal mese di giugno 2022, l’Academy ha infatti avviato percorsi di formazione biennali per neodiplomati e neolaureati in discipline Stem e non Stem, che offrono la possibilità di affiancare all’attività lavorativa un iter formativo con cui accrescere le proprie competenze sia tecnologiche che manageriali. In soli 6 mesi questi percorsi hanno coinvolto centinaia di ragazze e ragazzi. 

La formazione per Engineering non riguarda però solo i giovani. Con più di 32.000 giornate (dal vivo e online), oltre 240 docenti certificati e quasi 600 corsi di formazione disponibili, l’Academy è un vero e proprio campus che garantisce l’aggiornamento costante di tutti i dipendenti del Gruppo.  

La formazione legata alle nuove tecnologie, il reskilling e l’upskilling delle competenze digitali e manageriali e la loro certificazione attraverso canali riconosciuti a livello internazionale, rappresentano per l’azienda un fattore strategico per essere competitiva in un mercato che evolve velocemente e una garanzia per i partner e i clienti sulla capacità del Gruppo di governare con successo i processi di trasformazione digitale. 

 

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Coronavirus

Formazienda, più formazione per fidelizzare risorse umane

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(Adnkronos) – Il lavoro nella fase post pandemica sta mostrando problematiche inedite come l’incremento del numero di dimissioni in ogni settore economico. Un fenomeno che vede sempre più persone dimettersi dal posto di lavoro e iniziare un nuovo tragitto. La ricerca di condizioni migliori sul piano retributivo e della carriera si associa, quasi sempre, al perseguimento di una strategia di vita che richiede un maggiore benessere. Più tempo libero, più formazione e la possibilità di vivere un ambiente professionale capace di garantire una più equa conciliazione tra i ritmi dell’esistenza quotidiana e del lavoro sono gli aspetti che oggi sono richiesti in modo diffuso, come sottolinea Formazienda, fondo interprofessionale che dal 2008 ha stanziato oltre 200 milioni di euro per formare 500mila persone. 

“La pandemia – commenta il direttore generale di Formazienda, Rossella Spada – ha cambiato radicalmente la modalità di intendere il lavoro. Quando si palesa una ripresa rapida, come è quella che stiamo vivendo in diversi comparti, usualmente aumentano le dimissioni dai precedenti impieghi e le attivazioni di altri percorsi. Ci sono più opportunità di cambiamento. Ma i numeri del fenomeno, oggi, dicono che è intervenuto un nuovo fattore strettamente collegato allo shock dell’emergenza dovuta al Covid. Per non rassegnarsi allo stato di fatto, con il rischio di generare rischi e squilibri strutturali, credo sia importante puntare sempre di più sulla leva formativa”.  

“Le aziende che promuovono la crescita delle competenze – afferma – sono individuate come realtà che hanno davvero a cuore i progetti di vita e di lavoro dei dipendenti. La formazione finanziata, in questa prospettiva, rappresenta una risposta concreta e immediata che può spingere le imprese a fidelizzare le persone non disperdendo un bagaglio prezioso di conoscenze. L’azione dei fondi interprofessionali diventa strategica ed è simultaneamente utile ai datori di lavoro e ai dipendenti perché individua un punto di sintesi per soddisfare in modo complementare le diverse esigenze”.  

Le ‘dimissioni di massa’ sono il riflesso di un atteggiamento ormai conclamato nel mercato del lavoro italiano. Un approccio rintracciabile anche in Europa e negli Stati Uniti. Per i datori di lavoro il fenomeno si traduce in una situazione di difficoltà in quanto non riescono a beneficiare del valore prodotto dai profili dotati di competenze strategiche per la creazione del valore aziendale. Solo nel 2022 il sistema imprenditoriale italiano ha dovuto affrontare oltre 2 milioni di dimissioni. Ma la crescita delle dimissioni volontarie non rappresenta la sola criticità nello scenario della ripresa. Questa si aggiunge all’aumento dei posti vacanti. Nel nostro Paese e in tutta Europa, compresa la Germania e le avanzate economie del Nord, i posti di lavoro in attesa di essere allocati restano in sospeso poiché le aziende non trovano candidati adeguati o interessati. Un fenomeno che coinvolge settori rilevanti sul piano occupazionale: ristorazione, commercio, costruzioni, industria.  

“Politiche attive, interventi di welfare aziendale e soprattutto azioni formative – sottolinea Spada – sono indispensabili. Il dialogo con le aziende e le strutture formative deve essere sempre aperto. Sono il braccio operativo che permette di trasferire le competenze digitali, tecnologiche e green richieste dal Pnrr nell’economia reale. Formazienda interloquisce con i propri stakeholder tramite i conti aziendali, di rete e anche di sistema rispondendo al fabbisogno formativo delle realtà imprenditoriali in modo trasversale sia in relazione alla specificità del settore sia in relazione alla scala dimensionale”.  

“Gli enti di formazione, per accedere al nostro repertorio, devono soddisfare requisiti selettivi di qualità. Ogni persona deve trovare la possibilità di qualificarsi e riqualificarsi al meglio. Le certificazioni devono concludere il percorso di formazione così da oggettivare le conoscenze acquisite facilitando l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. La formazione finanziata stabilita dalla legge 388 del 2000 offre ancora una grandissima opportunità non solo per sviluppare competitività, occupabilità e occupazione ma anche per reagire con efficacia e responsabilità davanti ai mutamenti del mercato aiutando la manodopera e le imprese ad affrontare con successo le sfide più urgenti”, conclude.  

 

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The European House-Ambrosetti e Amazon Italia, studio su ruolo e-Commerce per sistema Paese

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(Adnkronos) – ‘Inflazione e e-Commerce: abitudini e percezioni degli italiani’. E il tema che verrà affrontato mercoledì 29 marzo, ore 17 Senato della Repubblica – Sala Zuccari, Palazzo Giustiniani, in occasione della presentazione dello studio avviato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon Italia sul ruolo dell’e-commerce per il sistema Paese e i benefici percepiti dai cittadini.  

Lo studio affronta il ruolo del commercio elettronico all’interno del contesto macroeconomico di crescita dei prezzi attraverso una ricerca sui cittadini italiani. Relatori: Lorenzo Tavazzi, partner The European House – Ambrosetti, Mariangela Marseglia, country manager Amazon Italia e Spagna, Federico Freni, sottosegretario di Stato al ministero dell’Economia e delle Finanze, Stefano Menghinello, direttore Istat, Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere, Alberto Pirrone, direttore generale Altroconsumo Francesco Silvestro, segretario commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare. 

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Camera di commercio Roma, +45mila occupati in un anno, trainante incremento occupazione donne

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Se la pandemia ha portato a una diminuzione dell’attività economica nel 2020 e 2021 a Roma e non solo, con un impatto molto negativo sull’occupazione, il 2022, invece, è stato l’anno della rinascita per la Capitale. Dopo il record delle esportazioni per le imprese romane registrato l’anno scorso, i nuovi dati Istat sull’occupazione indicano, infatti, un netto miglioramento del mercato del lavoro a Roma, con un forte aumento degli occupati e del tasso di occupazione. Gli occupati nel 2022, a Roma e provincia, sono stati 1milione 769mila, 45mila in più rispetto al 2021, con un tasso di crescita del 2,6%, dato superiore alla crescita media nazionale (cfr. Italia +2,4%). Il tasso di occupazione (15-64 anni) sale al 63,6% (cfr. Italia 60,1%), 2,3 punti in più rispetto al 2021.  

Trainante la crescita dell’occupazione femminile che aumenta del 2,7% (più della componente maschile; cfr. +2,6%). Il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) cresce fino al 57,1%, ben 6 punti percentuali superiore alla media italiana (cfr. Italia 51,1%). Questi dati sull’occupazione, elaborati dalla Camera di Commercio di Roma su fonte Istat, ci dicono che sono stati quasi del tutto recuperati i livelli pre-pandemia. 

“Nel 2022 – sottolinea il presidente della Camera di commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti – l’occupazione a Roma e provincia ha registrato una robusta crescita, con 45mila occupati in più. Un aspetto molto significativo di questo dato è l’aumento dell’occupazione femminile, che aveva molto sofferto durante i lunghi mesi della pandemia e il cui tasso di occupazione è 6 punti più alto della media nazionale. Un altro dato che mi preme evidenziare è quello della forte discesa della disoccupazione giovanile che, seppur rimanendo su valori assoluti ancora alti, scende di quasi 6 punti percentuali”.  

“Resta decisivo – spiega – ridurre il divario tra domanda e offerta attraverso formazione e orientamento al lavoro. Anche nel 2022, infatti, abbiamo registrato una notevole difficoltà di reperimento di alcune figure professionali, in particolare nei settori dell’informatica, del turismo e dell’edilizia. Il 2023 sarà un anno fondamentale per consolidare e rendere strutturale la crescita economica e occupazionale di Roma. Abbiamo delle grandi opportunità che non possiamo mancare come le risorse del Pnrr e gli investimenti per il Giubileo”. 

Le persone in cerca di occupazione sono 141mila nel 2022, 45mila in meno rispetto al 2021, per trovare un numero di disoccupati più basso bisogna utilizzare le serie storiche precedenti e tornare indietro fino al 2008. Il tasso di disoccupazione scende al 7,4% (cfr. Italia 8,1%), dal 9,8% del 2021. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-34 anni), scende di quasi 6 punti percentuali attestandosi al 14,5% rispetto al 20,4% del 2021. I settori trainanti per la crescita dell’occupazione sono stati commercio-alberghi-ristoranti che hanno visto un incremento nel 2022 di occupati del 12,5% e l’edilizia che nel 2022 ha visto una crescita di occupati del 3,9%, in due anni la crescita di occupati nell’edilizia è stata del 10,7%.  

Industria e servizi registrano crescite più basse (+1,5% e +0,5% rispettivamente), l’agricoltura è l’unico settore che registra una contrazione dell’occupazione nel 2022. I settori della ristorazione e dell’edilizia sono, in base ai dati del sistema informativo Excelsior, quelli che registrano il maggior numero di assunzioni nel 2022: resta molto alta la difficoltà di reperimento di personale che si attesta al 50% circa per gli operai specializzati nell’edilizia su un totale di 22mila assunzioni nel 2022, e al 35,6% per gli addetti alle attività di ristorazione su un totale di circa 43mila assunzioni nel 2022.  

 

 

 

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Lavoro

Superbonus, Pecci (Uniko): “A fine 2023 raggiungeremo 100 mln lavori fatti con 110”

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“Con Uniko, negli ultimi due anni, abbiamo consegnato lavori nell’ambito del Superbonus 110% per circa 50 milioni di euro, senza che le criticità emerse nell’ultimo anno scalfissero il nostro operato. Inoltre, abbiamo ancora diversi cantieri aperti che da qui alla fine del 2023 ci consentiranno di raggiungere il ragguardevole traguardo di 100 milioni di euro di lavori effettuati solo nell’ambito del Superbonus 110%”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Francesco Pecci, 45 anni, ceo di Uniko, azienda d’eccellenza in campo edilizio con sede ad Orte, in provincia di Viterbo, e con propensione all’innovazione ed una costante attenzione alla sostenibilità 

“Abbiamo sempre lavorato -spiega Pecci- senza mai perdere di vista due principi fondamentali: trasparenza ed equilibrio finanziario, che siamo riusciti sempre a garantire in tutte le fasi dei vari progetti, ai fornitori, alle maestranze e ai professionisti, il che ci ha consentito di far funzionare il sistema, senza mai dover chiudere, fosse anche per un giorno, uno dei nostri cantieri. La nostra ‘condotta lineare’ è riuscita a conquistare anche la fiducia di Banca Intesa SanPaolo e di Deloitte, che hanno riconosciuto in noi un partner capace e performante, in grado di produrre crediti con un elevato standard qualitativo”, spiega ancora.  

Lo scorso mese di febbraio, l’azienda ha inaugurato a Genova, un ambizioso e suggestivo piano di riqualificazione edilizia e di rigenerazione urbana nel quartiere Begato, che da qui a qualche mese conoscerà una vera e propria rivoluzione green, grazie al progetto “Linneo 130” che, con un investimento di circa 20 milioni di euro, prevede la riqualificazione di un’area di oltre 8.000 mq e la realizzazione di 150 appartamenti, tutti di classe energetica A4, impegnando manodopera per 115 unità (100 in cantiere e 15 tra progettazione e assistenza), interamente finanziato con il Superbonus 110%. 

“Per quanto può sembrare paradossale, nei panni di amministratore della Uniko, rispondo -spiega Pecci- che non sono per niente preoccupato e posso affermare con grande serenità che i provvedimenti del Governo non avranno ripercussioni negative sui nostri cantieri ‘110’ ancora aperti. La misura dei bonus edilizi si è rivelata più gravosa del previsto per via delle nuove regole di Istat ed Eurostat, che impongono allo stato di contabilizzare i crediti emessi nell’anno in cui sono stati riscossi. E non poterli quindi ‘spalmare’ su più anni, come era stato previsto. Il blocco dei bonus, oltre alle ripercussioni sul settore edilizio, impone però una riflessione attenta su quella che doveva essere la finalità per la quale erano stati concepiti, ovvero: aumentare l’efficienza energetica degli edifici, contenere gli sprechi, diminuire le emissioni e l’impatto ambientale”. 

Pecci ricorda che “ci sono migliaia di casi di lavori iniziati e non ancora ultimati, ma questo è un problema che non interessa la nostra azienda, perché sin dall’inizio abbiamo maturato la consapevolezza che bisognava agire con metodo e giudizio, metabolizzando le regole e le procedure di questo incentivo”.  

L’imprenditore spiega che i numeri realizzati dall’azienda con il superbonus 110 sono stati possibili “perché abbiamo creato un team di esperti dedicato ai progetti in ambito Superbonus 110%. Un gruppo di lavoro composto da donne e uomini di assoluta professionalità che, a monte di ogni progetto, si prodiga quotidianamente per il regolare svolgimento dei lavori su tutti i nostri cantieri. Con una punta di orgoglio, mi sento di affermare che con il proprio operato, la Uniko ha contribuito a riqualificare una buona fetta del patrimonio edilizio nazionale, in base a quanto previsto dal Green Deal”.  

E sugli effetti della nuova direttiva europea sugli edifici Pecci aggiunge che “come è noto, il patrimonio edilizio italiano è composto da una maggioranza di immobili realizzati tra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso, edifici che all’epoca furono costruiti con scarsa, se non assente, attenzione all’efficienza energetica, così come oggi è concepita. Si tratta di immobili che, necessitando di importanti interventi di manutenzione, non sono più in grado di rispondere alle attuali esigenze delle famiglie italiane. A mio avviso, se si isolassero solo i tetti e le pareti degli edifici meno efficienti, ovvero quegli gli edifici che rientrano nelle due peggiori classi energetiche e che costituiscono il 60% del totale, l’Italia abbatterebbe il consumo di gas di oltre il 50%”, ribadisce ancora.  

“Ma, visti i costi elevati che, dopo il blocco degli incentivi da parte del nostro Governo, graverebbero sulle tasche dei cittadini, sembra improbabile che l’efficientamento energetico venga reso obbligatorio senza un pacchetto di nuovi aiuti economici. La soluzione potrebbe venire direttamente dalla Unione Europea, attraverso un ‘Green Building Plan’, che, mediante nuovi incentivi comunitari, permetterebbe di riqualificare quella parte energeticamente meno efficiente di immobili a uso residenziale di ogni paese, perché è bene ricordarlo, l’Italia è sì indietro da un punto di vista di efficienza energetica, ma anche altre nazioni europee non sono da meno”, conclude Pecci.  

 

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Lavoro

Illycaffè: a Cristina Scocchia benemerenza Filo di Seta da Associazione ‘Cinzia Vitale’ Onlus di Trieste

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L’Associazione culturale ‘Cinzia Vitale’ Onlus di Trieste ha conferito la benemerenza Filo di Seta a Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè. Il riconoscimento è stato consegnato ieri sera nel capoluogo giuliano in occasione del Gran Galà di Primavera, l’appuntamento annuale durante il quale l’associazione riunisce e premia personalità ed enti che, con opere di riconosciuto valore, si sono distinti in attività di promozione, difesa, diffusione e costruzione di una comune cultura dei valori. 

“Ringrazio l’associazione culturale Cinzia Vitale e il suo presidente Roberto Vitale, per avermi insignito della benemerenza Filo di Seta per il mio impegno a favore della meritocrazia e dell’inclusività. Sono orgogliosa di ricevere questo riconoscimento da un’associazione che è in prima linea per favorire la promozione della persona umana e il benessere dei giovani e delle loro famiglie attraverso lo sviluppo e la cultura in tutte le sue diverse manifestazioni”, ha commentato Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè. 

Cristina Scocchia nel suo percorso professionale ha sempre sostenuto l’importanza del ruolo sociale delle imprese e la necessità di costruire un modello culturale positivo attraverso una leadership dall’assetto valoriale forte, dove il merito, l’inclusione e la responsabilità sociale e ambientale rivestono un ruolo fondamentale nella gestione del business. 

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