

Spettacolo
Kanye West: “Mi piace Hitler, in lui ci sono cose buone”
A pochi giorni dalla cena a casa di Donald Trump con il suo amico antisemita e negazionista dell’Olocausto Nick Fuentes, scoppia un altro caso Kanye West che, ai microfoni del programma del conduttore di estrema destra Alex Jones, afferma che “ci sono cose buone in Hitler”. Il discusso rapper, che ora si fa chiamare Ye ed ha lanciato una sua seconda campagna per la Casa Bianca chiedendo al suo amico Trump di fargli da vice, si è presentato con il volto coperto da una maschera ed ha detto: “mi piace Hitler, amo gli ebrei, ma amo anche i nazisti”.
Parole che sono suonate troppo estremiste anche a Jones – che è stato condannato a pagare un miliardo di dollari alle famiglie delle vittime di Sandy Hook per aver detto sulla sua Infowar che la strage di bambini era un falso – che ha preso le distanze, dicendo “non sono d’accordo, i nazisti erano delinquenti”.
“Ma hanno anche fatto cose buone, dobbiamo smetterla di criticare sempre i nazisti- ha replicato il rapper che Trump invitava alla Casa Bianca – io vedo cose buone in Hitler, ogni essere umano ha qualcosa di valido, specialmente Hitler”.
Le parole di Ye hanno subito suscitato un’ondata di critiche e polemiche, con la leadership repubblicana della Camera che si è affrettata a cancellare un tweet postato ad ottobre che recitava “Kanye. Elon. Trump”, indicando una sorta di triade di riferimento nel rapper, il miliardario che ha comprato Twitter e l’ex presidente.
Un atteggiamento che è stato duramente stigmatizzato dal presidente della Republican Jewish Coalition: “I conservatori hanno sbagliato ad essere indulgenti con Kanye West, deve essere chiaro che sia una pariah”, ha detto Norm Coleman, mentre un altro esponente del gruppo degli ebrei repubblicani ha definito Jones, West e Fuentes “un disgustoso triumvirato di complottisti, negazionisti dell’Olocausto e antisemiti”.
Spettacolo
Lutto per Andrew Lloyd Webber, morto a 43 anni il figlio Nicholas

(Adnkronos) – Lutto familiare per il celebre compositore britannico Andrew Lloyd Webber, autore di famosi musical come “Jesus Christ Superstar”, “Evita”, “Cats” e “Il fantasma dell’Opera”: il figlio maggiore Nicholas, anche lui compositore e produttore discografico, è morto all’età di 43 anni all’ospedale di Basingstoke, nell’Hampshire, per un tumore allo stomaco, che gli era stato diagnosticato circa un anno fa.
“Sono sconvolto nel dover annunciare che il mio amato figlio maggiore, Nick, è morto poche ore fa presso l’ospedale di Basingstoke”, si legge in una nota diffusa da Andrew Lloyd Webber, 75 anni, ai mass media e sui social. “Tutta la sua famiglia si è stretta intorno a lui e siamo tutti completamente in lutto”. Era stato lo stesso Lord Lloyd Webber pochi giorni fa ad annunciare che il figlio era stato trasferito in ospedale perché ormai malato terminale.
Suo figlio era stato nominato per un Grammy Award per il musical insieme al padre e a David Wells e David Zippel per “Cenerentola” di Lord Lloyd-Webber. Nicholas ha anche realizzato le musiche per l’adattamento de “Il piccolo principe”.
Lord Lloyd Webber su Instagram di recente aveva anche postato un video in cui affermava che il figlio si stava riprendendo da “un attacco di polmonite” contratto a causa del suo “orribile cancro”. Nel video il grande compositore aveva ringraziato il popolo ucraino che gli aveva inviato una maglietta di “Cats” dopo l’annuncio che suo figlio era gravemente malato. Aveva anche detto: “È incredibilmente commovente… visto tutto quello che gli ucraini stanno passando. Eppure sono stati così premurosi nei confronti del carissimo Nick. Tra poco andrò a trovare Nick e gli trasmetterò tutti i fantastici auguri che mi sono arrivati da ogni parte del mondo”.
Spettacolo
Andrea Bocelli si esibisce a Times Square, folla in delirio per arrivo a cavallo

(Adnkronos) – A New York Andrea Bocelli si è esibito a Times Square davanti ai fan in delirio, incantati ed esaltati dallo spettacolare arrivo a sorpresa del tenore a cavallo, insieme a sua moglie Veronica. L’occasione è stata la presentazione, tenuta nascosta fino alla fine, dello speciale musicale ‘The Journey’, un film documentario prodotto dal colosso americano Tbn, che racconta proprio un viaggio a cavallo del tenore con Veronica, sulla Via Francigena.
Lo speciale ha visto l’artista in sella del suo amato destriero attraversare la campagna toscano-laziale, in una sorta di pellegrinaggio che da Roma lo ha riportato a casa, sulle colline di Lajatico. Il docu-film sarà nelle sale cinematografiche statunitensi il 2, 3, 4 e 6 aprile, mentre in Italia è disponibile sulla piattaforma Paramount+. Partito da Central Park, Bocelli è arrivato a cavallo a Times Square tra le ovazioni dei presenti.
Spettacolo
Danza, Slc-Cgil a Anticorpi XL: “troppe criticità, sediamoci a tavolo”

Dagli artisti emergenti agli accordi su compensi, dal rispetto dei parametri per partecipare alla selezione dei bandi alla ‘definizione’ di processo creativo e autoriale, dal problema dei cachet agli adempimenti fiscali e previdenziali. Sono alcune delle criticità che il sindacato Slc-Cgil ha riscontrato nel lavoro di programmazione del Network Anticorpi XL. Per l’occasione è stata inviata una comunicazione a Christel Grillo coordinatrice Network Anticorpi XL e co-curatrice dei progetti di rete con l’obiettivo di calendarizzare un incontro al fine di “condividere alcune osservazioni rispetto alla situazione dei coreografi, dei danzatori e delle danzatrici italiane”, si legge in una nota del sindacato.
“Il Network, la cui azione fondante è la Vetrina della giovane danza d’autore che tutti gli anni si tiene a Ravenna, svolge un peculiare lavoro di scoperta di talenti e riesce, in taluni casi – si legge ancora nella nota – a fornire agli artisti strumenti essenziali per la costruzione e la prosecuzione delle proprie carriere potendo contare su una capillare rete di operatori e operatrici culturali attiva nella maggior parte dei territori italiani”.
Tra le criticità del settore, “l’accordo sui compensi e i cachet proposti che non valorizzano adeguatamente gli autori che Anticorpi intende sostenere. Tra l’altro gli autori, in quanto emergenti e dunque neofiti sul mercato – si legge ancora nella nota – si associano a cooperative o enti di produzione al fine di poter essere contrattualizzare correttamente, essere assicurati e adempiere a tutti gli obblighi previsti dalla normativa spettacolistica. In molti casi le associazioni che si occupano di tali adempimenti per conto degli autori, applicano in corrispettivo una percentuale fissa che viene detratta dal cachet e che quindi va a ridurre le paghe di artisti e tecnici coinvolti”.
“Le nostre riflessioni vorrebbero essere l’occasione per dare avvio a un dibattito che coinvolga tutti i principali protagonisti del sistema danza in Italia tra cui il Network Anticorpi – conclude la nota – Crediamo vivamente che solo condividendo criticità, necessità e idee si possa compiere un efficace salto in avanti gettando le basi per un modello in rete virtuoso e sostenibile per tutti”.
Spettacolo
Gwyneth Paltrow alla sbarra per processo su incidente di sci

(Adnkronos) – Gwyneth Paltrow è salita sul banco dei testimoni venerdì nel processo civile che la vede accusata di essersi schiantata per negligenza contro un ottico optometrista in pensione nel 2016, causandogli presumibilmente danni duraturi. L’attrice, presente nell’aula di Park City nello Utah, ha ascoltato le deposizioni dei testimoni chiamati dagli avvocati che rappresentano il suo accusatore, Terry Sanderson. E ha ribadito di non essere responsabile dell’incidente.
I ricordi di Paltrow e Sanderson sull’evento sono quasi completamente diversi. I giurati devono decidere se Paltrow abbia agito con negligenza durante l’incidente. Durante la testimonianza, Paltrow ha mantenuto la sua posizione e ha raccontato di aver detto a Sanderson: “Hai sciato direttamente sulla mia schiena” e lui ha risposto: “Oh, scusa, scusa, scusa”.
Per tutta la durata del processo, il team legale di Sanderson ha tentato di dipingere il 76enne come uno sciatore, un viaggiatore e un padre di famiglia un tempo molto forte, la cui salute si è deteriorata negli anni successivi all’incidente, dando la colpa alla presunta sciata negligente di Paltrow.
Inizialmente Sanderson ha fatto causa per 3,1 milioni di dollari. Gli avvocati della Paltrow non hanno ancora chiamato nessun testimone. Tuttavia il marito, il produttore televisivo Brad Falchuk, e i due figli adolescenti avuti dall’ex marito Chris Martin, Apple e Moses, dovrebbero testimoniare durante il processo, che si protrarrà fino alla prossima settimana. La famiglia Paltrow stava sciando insieme in vacanza al Deer Valley Resort quando è avvenuto l’incidente.
Spettacolo
C’è campo per i cellulari nel “Giardino dei ciliegi” alla Sala Umberto di Roma

Nel ‘Giardino dei ciliegi’ c’è… campo. Anche i cellulari fanno la loro comparsa nella edizione dell’opera di Anton Cechov adattata e collocata ai giorni nostri da Rosario Lisma, che firma anche la regia e figura nel cast di attori assieme, fra gli altri, a Milvia Marigliano e Giovanni Franzoni, in scena fino al 2 aprile alla Sala Umberto di Roma. I personaggi si muovono in abiti contemporanei e danzano al ritmo delle musiche di Franco Battiato, in questo che fu l’ultimo lavoro di un Cechov già malato e vicino alla morte, parlando lui stesso di “ultima commedia”, in cui descrive l’apatia di un mondo russo colto nel passaggio di titolarità dalla famiglia aristocratica, già ricca e ora indebitata, al figlio di quella che fu la servitù ma che con intraprendenza e lungimiranza pari solo alla mancanza di scrupoli e di veri o finti romanticismi, interpreta al meglio la nuova società che bussa alle porte.
Il giardino evocato nel titolo non produce più i ciliegi che erano famosi e commerciati in tutto il Paese e rappresenta l’ombra di un passato che non tornerà più. Così, le speranze e gli entusiasmi che erano legati a quel luogo, ora all’asta per debiti, sono irrimediabilmente perduti perché il declino economico fa ‘pendant’ con il declino della loro stessa esistenza, cui non sanno e forse neanche vogliono porre rimedio. Se resta un barlume di salvezza, va rintracciato nei due ragazzi che si amano e che sono capaci di interpretare la distruzione del giardino e l’abbattimento degli alberi di ciliegie non come il crollo e la fine della vita che fu ma come l’inizio di una vita nuova.
Il regista Rosario Lisma, nelle sue note, sottolinea l’importanza iconica della scenografia: “Un grande spazio chiaro, con una forte presenza illuminotecnica contemporanea, con pochi elementi scenici richiamanti la stanza dei bambini, oggetti volutamente sproporzionati rispetto alla statura dei personaggi, come se fossero ancora piccoli rispetto all’ambiente, mai cresciuti”: un tavolo colorato, una sediolina a dondolo, un grande pelouche e, soprattutto, un enorme armadio centrale sullo sfondo, “come un monumento testimone del tempo felice che fu, imponente e simbolico come un dolmen sbiadito”. Sempre chiuso per tutto il tempo dell’azione scenica, l’armadio si aprirà solo sul finale, da parte del nuovo proprietario, che ne scoprirà il contenuto.
(di Enzo Bonaiuto)
Spettacolo
Teatro, alla Nuvola di Fuksas ‘Adam’s Passion’ con trio Wilson-Part- Childs

Giunge per la prima volta in Italia ‘Adam’s Passion’, lo spettacolo teatrale ideato nel 2015 da Robert Wilson in collaborazione con il compositore estone Arvo Pärt e proposto in esclusiva grazie ad una coproduzione tra Opera di Roma ed Eur S.p.A. il 31 marzo e l’1 aprile al Roma Convention Center La Nuvola, ideato da Massimiliano Fuksas. Un’opera d’arte totale’ che fonde insieme musica, canto, danza, movimento, luci e scenografia. A dirigere l’orchestra e il coro della fondazione lirica capitolina sarà Tõnu Kaljuste, grande interprete della musica di Pärt, mentre sul palcoscenico è protagonista la grande danzatrice statunitense Lucinda Childs, classe 1940, al suo debutto all’Opera di Roma. Il tutto per raccontare, con l’evocativo linguaggio di Wilson e Pärt, la vita di Adamo dopo la cacciata dall’Eden.
Come da vicenda biblica, dopo aver colto il frutto dell’albero della conoscenza, Adamo viene scacciato dall’Eden. Lasciato a se stesso in una terra desolata, riceve alcune visioni che gli mostrano i futuri orrori commessi e subiti dagli uomini, conseguenze della caduta di cui Adamo è artefice. Ad Adamo non resterà altro che supplicare l’amore ed il perdono di Dio. ‘Adam’s Passion’ è stato rappresentato per la prima volta il 12 maggio 2015 al Noblessner Foundry di Tallin, in Estonia, con l’orchestra e il coro da camera della città diretti da Tõnu Kaljuste, una produzione originale di Eesti Kontsert e Change Performing Arts.
“Ho costruito un ambiente, uno spazio, con l’intenzione di aiutare il pubblico ad ascoltare meglio la musica di Pärt, che è molto difficile da portare in scena- spiega Robert Wilson – E’ una musica che esorta alla riflessione, a cui si continua a pensare una volta usciti dal teatro. Per me era importante che la regia e la scenografia restassero aperte. Ho allestito uno spazio evocativo, che non imponesse al pubblico la mia visione”.
Successivamente è stato ripreso in Germania, alla Konzerthaus di Berlino, nel 2018. Sullo spettacolo è stato realizzato un documentario, trasmesso su Arte e proiettato in diversi paesi, dal Canada all’Ungheria. il progetto segna la prima collaborazione di due giganti della scena e della musica come Wilson (classe 1941) e Pärt (classe 1935). Per lo spettacolo il compositore estone, tra i più eseguiti dei nostri tempi, ha selezionato tre sue composizioni preesistenti. Si tratta di ‘Adam’s Lament’ (2009), ‘Tabula rasa’ (1977) e ‘Miserere’ (1989), alle quali ha aggiunto una sinfonia creata appositamente nel 2014, ‘Sequentia’, dedicata a Robert Wilson, il grande artista texano, ricercatissimo dai teatri di tutti il mondo.
La prima rappresentazione assoluta è avvenuta in una fabbrica di sottomarini dismessa di Tallin, risalente all’epoca sovietica, e anche la messa in scena romana si avvale di uno spazio unico, il centro congressi e fieristico Accanto a Robert Wilson, ideatore di regia, scene e luci, hanno partecipato al progetto A. J. Weissbard per il light design, Tilman Hecker come regista collaboratore, Serge von Arx come scenografo collaboratore, Carlos Soto per i costumi, e Konrad Kuhn per la drammaturgia. Protagonisti sul palcoscenico sono Lucinda Childs (Woman), Michalis Theophanous (Man), Endro Roosimäe (Heavy Man), Erki Laur (Another Heavy Man), Tatjana Kosmõnina (A Woman), Triin Marts (Another Woman) e Madis Kolk (Tall Man). Il coro dell’Opera di Roma è istruito da Ciro Visco.
Spettacolo
iLMeteo.it diventa una canzone

(Adnkronos) – iLMeteo.it debutta nel mondo delle hit musicali. Quale migliore occasione se non la collaborazione all’interno del videoclip del singolo “Meteo”, la nuova canzone di Emanuele Aloia, cantante torinese classe 1998 che negli ultimi due anni ha scalato le classifiche e dominato i social con i suoi singoli “Girasoli”, “Il bacio di Klimt”, “L’urlo di Munch”.
Il sito meteo più amato dagli italiani, con 6 milioni di utenti medi al giorno e una media mensile di 30 milioni di utenti unici, sceglie così la musica per incontrare il target della Generazione Z. Secondo una ricerca Doxa per iLMeteo.it, il 42% dei giovani fra i 18 e i 24 anni si informa sulle previsioni meteo dai canali de iLMeteo.it e il 27% di loro lo considera il sito di riferimento. “In questi anni siamo riusciti a diventare un canale di consultazione trasversale capace di parlare a tutti gli italiani, complice anche il nostro approccio pop e previsioni sempre più puntuali – dice Emanuele Colli, amministratore delegato de iLMeteo.it – Oggi con questa operazione vogliamo dare seguito a quel dialogo che intratteniamo con il pubblico più giovane, che ci spinge a investire sulle nuove tecnologie e a innovare le forme e i modi di comunicazione”.
“È un grande piacere per me aver realizzato il videoclip del mio singolo “Meteo” insieme a iLMeteo.it – ha detto Emanuele Aloia. “Il giorno dell’uscita del mio singolo, tra i vari commenti c’era anche quello de iLMeteo.it, cosa che ha suscitato grande divertimento e interazione tra i miei follower per il collegamento che c’è con il titolo del mio brano. Penso proprio che le cose che nascono in modo così naturale siano le più belle ed è per questo che, da quel commento, abbiamo deciso di realizzare qualcosa insieme”.
Il videoclip di “Meteo” è realizzato dalla Sunflower. L’app de iLMeteo.it compare in apertura e chiusura del video sul refrain “Cambiavi umore come il meteo, senza avviso”.
Spettacolo
Zelig, da Vergassola a Bertolino: “Se chiude luogo mitico noi orfani”

La fine di un’epoca: da Enrico Bertolino a Dario Vergassola, sentiti dalla AdnKronos, la paventata chiusura dello storico locale milanese ‘Zelig’, tempio del cabaret e della satira, viene giudicata come una autentica iattura, da fare il possibile per scongiurare. “Un luogo mitico, di cui ci sentiremmo tutti orfani. E dopo la morte di Maurizio Costanzo, la chiusura dello Zelig mi farebbe sentire orfano di padre e di madre… Una notizia che mi farebbe davvero male”, esclama Dario Vergassola.
“Ricordo ancora la mia prima serata, dopo il provino, quando era ancora poco più di un bar. Ero appassionato di cabaret, da attore come da spettatore: a notte fonda, per non dire all’alba, ripartivo da Milano per tornare alla Spezia a lavorare come operaio”, ricorda Vergassola.
“Mi chiedo come si siano potuti accumulare tanti debiti gestendo un marchio così importante, riconoscibile e riconosciuto, richiamato anche in tv dall’omonimo show di grande successo. Non conosco le dinamiche interne ma spero proprio che anche questa volta si trovi rimedio, come in passato quando tanti di noi si autotassarono acquisendo delle quote. Speriamo che ora si tratti di un falso allarme”, auspica l’attore.
Sottolinea Vergassola: “Il cabaret moderno è nato lì, con un pubblico meraviglioso, molto colto: altrove era inevitabilmente diverso. Lì ci si andava indipendentemente dal richiamo di un singolo artista comico, era quasi un hobby andare allo Zelig magari anche solo per criticare chi si era esibito. Tutti animanti dal sacro fuoco del cazzeggio”.
Un tipo di comicità strettamente milanese o comunque di ‘stampo nordico’… “La differenza con i comici romani o napoletani è che non si usava la parlata dialettale, mentre loro erano più riconoscibili – risponde Dario Vergassola – Ma fondamentalmente eravamo tutti accomunati dalla narrazione della quotidianità della vita e dallo smontaggio dei luoghi comuni per fare ironia, più o meno raffinata, proponendo anche tanta satira; poi, si è un po’ tutto anestetizzato”.
Però, assicura Vergassola, “il genere ‘cabaret’ non è ancora morto, anche se ora va di moda chiamarlo ‘stand up’ che non vuol dire niente… Ma è la stessa cosa. L’unica differenza fra chi fa cabaret e chi fa stand up, come si usa dire con una battuta fra vecchi cabarettisti, è che quello che fa stand up lo riconosci perché non fa ridere… Forse la tv, se da un lato ha regalato successo, fama e in qualche caso anche soldi agli artisti da cabaret, per altro verso ne ha cominciato a segnare anche il declino”.
Per Enrico Bertolino, la chiusura dello Zelig sarebbe “una bruttissima notizia, che segna il finale di un’epoca: Milano ha già visto chiudere il ‘Derby’ e la chiusura dello ‘Zelig’ sarebbe davvero una perdita enorme. Anche se sento dire che c’è il tentativo di rianimare una situazione che pare al collasso, con una gestione di sei mesi in autonomia, con voci che vedono anche l’intervento di Mediaset che avrebbe preso il marchio già ora presente nel suo palinsesto tv”, riferisce.
“La chiusura sarebbe un vero peccato, perché questo è proprio il momento in cui servirebbe di più la presenza forte della satira, politica e di costume. Ma in un Paese che non ha più un’opposizione, è normale che sparisca anche il cabaret, che è opposizione al potere, a qualunque potere di qualsiasi colore”, sottolinea.
“Sono tuttora un socio in liquidazione con una minima quota rilevata da un attore in difficoltà: ma l’ho fatto con amore e mi sentivo onorato di appartenere alla famiglia di Zelig: e quando una famiglia finisce in tribunale è una cosa bruttissima…”, commenta Bertolino.
Un marchio, quello di Zelig, “diventato famoso e garanzia di comicità di qualità. E’ brutto vedere che si toglie un palco in più per la realizzazione dei sogni di tanti ragazzi. Noi abbiamo avuto la fortuna di averlo: per la mia carriera è stato un autentico colpo di fortuna, arrivato a 37 anni e dunque in età molto avanzata per un comico. Arrivare allo Zelig era come per un cantante essere ammesso alla Scala o per un aspirante ingegnere al Mit di Boston”, osserva Enrico Bertolino.
Ricorda ancora l’attore: “Sono passate figure storiche dallo Zelig, che si sono proposte a un pubblico competente. Esibirsi allo Zelig, dove arrivavano da ogni parte d’Italia, era come proporsi all’Accademia del Comico. Una dimensione che non si può riprodurre a tavolino”.
Eppure, sottolinea Bertolino, “questo sarebbe proprio il tempo giusto per far ripartire il genere ‘cabaret’: c’è bisogno di gente che racconti storie, non di battutisti da Twitter o TikTok; c’è bisogno di parlare alla gente, per metterla in condizione di ragionare, di riflettere, lasciandole anche un retrogusto amaro e irriverente all’uscita dal teatro”.
(di Enzo Bonaiuto)
Spettacolo
Strage Corinaldo, il racconto di Sfera Ebbasta: “In altra occasione mio concerto interrotto per spray”

(Adnkronos) – “In altre circostanze è stato usato lo spray al peperoncino, ma senza feriti. E’ capitato anche durante una mia esibizione, il concerto era stato interrotto per un quarto d’ora, io ero sul palco, la gente è fatta uscire ma non ci sono state conseguenze vero è che poi sono state fatte rientrare le persone e il concerto è ripreso. Ricordo che ero sul palco mentre è successa la cosa. L’esibizione era già iniziata, hanno iniziato tutti a uscire, si sentiva non puzza, ma non si riusciva a respirare, la gola e gli occhi bruciavano, la gente iniziava ad agitarsi. Quindi si sono accese le luci, abbiamo stoppato e i ragazzi della sicurezza del locale hanno aperto le porte. Io però, nel momento in cui hanno acceso le luci e capito che bisognava sgomberare, sono andato nel backstage e non ho visto iniziare il deflusso, ma lo show fermarsi”. E’ il racconto che Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, ha fatto in aula al tribunale di Ancona, ascoltato come testimone nel processo per la strage di Corinaldo, la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, quando cinque adolescenti e una giovane mamma morirono nel tentativo di uscire dal locale ‘Lanterna Azzurra’ dove era stato spruzzato dello spray al peperoncino tra i ragazzi in attesa del trapper quella sera in concerto.
“Quando sali sul palco non riesci a capire quanto è pieno, di solito ci dicono dopo che c’é il sold out. In generale i requisiti richiesti per la sicurezza del locale sono sostanzialmente sempre più o meno gli stessi, ovviamente si spera che nessuno abbia con sé lo spray al peperoncino, è anche vero che nessuno può controllare le tasche di chi entra”, ha aggiunto. La sera della tragedia il trapper non arrivò mai alla ‘Lanterna Azzurra’. “Eravamo nei van, in quello davanti a me c’era il mio manager. Quando abbiamo capito che c’erano problemi -racconta ancora il trapper- lui si è avvicinato a piedi al locale e lì davanti ha visto le ambulanze e il panico e mi ha avvisato”.
(di Silvia Mancinelli)
Spettacolo
Strage Corinaldo, Fedez: “Non ricordo spray ai miei concerti”

(Adnkronos) – Fedez chiamato a testimoniare nell’udienza del processo bis sulla strage al ‘Lanterna Azzurra Clubbing’ di Corinaldo dove, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, morirono una giovane mamma e cinque adolescenti. “Devo dire onestamente che ho fatto così tante date che non ho un ricordo nitido che possa essere utile alla corte. Penso di essere abbastanza tranquillo nell’asserire che fosse stata una data tranquilla, perché ho avuto esperienze di date gestite male e quella della ‘Lanterna’ non rientra tra quelle critiche”, ha spiegato davanti al giudice Francesca Pizzi. Il rapper, che in quella discoteca si era esibito il 27 febbraio 2016, questa mattina in aula al Tribunale di Ancona ha spiegato al pm Paolo Gubinelli che “no, non mi è mai capitato nella mia vita artistica che sia stato spruzzato spray al peperoncino”.
“Faccio una mia piccola valutazione – ha poi aggiunto – perché credo che questo sia collegato ad una certa tipologia di artisti e a una certa tipologia temporale. Tanto tempo fa non c’era la moda dello spray al peperoncino ma anche quando esplose questa malsana usanza, comunque sia, in nessun tipo di mio concerto è stato usato, ma vedevo che altre tipologie di artisti venivano coinvolti, artisti trap. Gli eventi dello spray al peperoncino sono concomitanti con l’esplosione del genere trap”.
“Sicuramente dalla parte del locale ci doveva essere certezza e contezza di quanti biglietti fossero stati venduti. Trovo surreale, strano, che non ci fosse anche dall’altra parte”, ha poi aggiunto Fedez. Agli avvocati di parte civile e ai giudici impegnati nell’individuazione delle responsabilità per la sicurezza dentro e fuori il locale, delle carenze strutturali e del rilascio della concessione per il pubblico spettacolo, ha sottolineato: “Prima dell’arrivo dell’artista qualcuno che fa le veci del management va comunque a controllare la situazione all’interno del locale”.
Fedez due volte alla Lanterna Azzurra, ha poi aggiunto: “Lo scenario peggiore (quello della fuga disperata dal locale prima e della morte dei sei spettatori poi, ndr) si poteva prevedere sul fatto che c’era un cachet molto alto, un prezzo molto basso dei biglietti ma soprattutto la capienza limitata del locale”.
(di Silvia Mancinelli)
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