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Esteri

Putin, futuro ancora al Cremlino con un mandato di guerra

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Come sarà il quinto mandato del presidente? Il conflitto, la politica interna, il programma

Putin e Shoigu - Fotogramma /Ipa

Come sarà il quinto mandato di Vladimir Putin al Cremlino? In parte lo ha spiegato lui nel suo recente discorso sullo stato dell'unione di fronte all'Assemblea federale, in parte lo evidenzia il bilancio del Paese per il 2024, un bilancio dominato dalle spese per la difesa - che renderanno conto quest'anno del sei per cento del pil, con il 30 per cento della spesa pubblica destinata alle spese per il comparto militare - e le ultime azioni repressive.

La Russia e i preparativi per una lunga guerra

La Russia si prepara a una guerra lunga. Il livello della sfida all'Occidente rimarrà alto, quindi nei prossimi anni sarà esteso il dominio del conflitto e dell'instabilità. Che sia con mezzi tradizionali o con strumenti ibridi. Nella regione della Transnistria, inclusa entro i confini internazionalmente riconosciuti della Moldova, Paese non Nato, quindi, come l'Ucraina, non difeso automaticamente dall'articolo cinque del Trattato dell'Alleanza atlantica, nei Baltici, o anche solo con lo spostamento verso Ovest della linea del fronte in Ucraina.

L'economia della Russia è stata trasformata: il comparto militar industriale lavora a pieno ritmo, dà lavoro insieme alle forze armate, e trascina il resto delle attività produttive. "La guerra contro l'Ucraina e l'Occidente non è più solo la principale priorità del Cremlino: è ora anche il principale traino della crescita economica del Paese", hanno riconosciuto i due analisti Pavel Luzin e Aleksandra Prokopenko, in un articolo per Carnegie Endowment for International Peace.

La politica interna, tra repressione violenta e controllo dell'orientamento sessuale

All'interno, Putin proseguirà la repressione violenta dell'opposizione iniziata con il suo terzo mandato al Cremlino nel 2012. Il controllo della società non avverrà più solo sulla politica, ma sull'orientamento sessuale, i costumi e il modo di vestire e di divertirsi dei russi. Il vice capo di gabinetto del Cremlino con la delega alle questioni interne, e organizzatore di queste elezioni, Sergei Kiriyenko, potrebbe diventare vice Premier responsabile dei progetti sociali a livello nazionale su cui si investirà molto nei prossimi anni per mantenere il consenso.

Sono iniziati i primi processi per un orecchino o una foto sui social con i colori dell'arcobaleno, in nome della legge contro il peraltro non definito movimento internazionale Lgbtq. La persecuzione degli sguaiati vip invitati al party a tema quasi nudi di Mosca lo scorso dicembre ha segnalato che i tempi sono cambiati. Nessuno è più al sicuro e la propaganda sui valori tradizionali si è trasformata in clava per il richiamo all'ordine dell'intera società.

"L'obiettivo principale della famiglia è quello di fare figli, procreare, far crescere figli e garantire la sopravvivenza del nostro Paese multi etnico. Noi abbiamo scelto la vita", aveva dichiarato Putin nel suo discorso sullo stato dell'unione considerato come un manifesto elettorale in vista del voto di questo fine settimana, per sottolineare i valori tradizionali su cui ha incentrato da tempo la sua propaganda, nell'ennesimo tentativo di correggere l'andamento e invertire il declino demografico della Russia.

Nascite, difesa della famiglia e dei valori tradizionali: il programma

La novità è che la promozione delle nascite viene ora direttamente legata al discorso politico in difesa dei valori tradizionali, cardine della politica interna della Russia. "Le famiglie con più figli devono diventare la norma, la base della filosofia sociale e l'obiettivo della strategia dello Stato", aveva spiegato il Presidente, anticipando il raddoppio delle deduzioni fiscali per i genitori, a crescere dal secondo figlio in poi, alla nascita di ogni nuovo figlio, e nuovi ospedali e ambulatori per la salute delle donne e dei loro figli.

L'idea è stata riproposta in un video messaggio trasmesso l'8 marzo, giorno della festa della donna molto sentito in Russia. La maternità è "un obiettivo straordinario per una donna. Siamo in grado di trasformare il mondo grazie alla vostra bellezza, alla vostra saggezza e alla vostra generosità, ma soprattutto grazie al dono più importante che la natura vi ha dato, la possibilità di mettere al mondo un figlio". "La cosa più importante per ogni donna, indipendentemente dalla carriera che sceglie e da quali obiettivi riesce a raggiungere, è la famiglia, prendersi cura senza risparmio dei figli", ha aggiunto il Presidente russo, ricordando che il 2024 è stato dichiarato in Russia "anno della famiglia" e che, sempre a suo dire, la maternità è la ragione principale per mettere su famiglia.

Intreccio tra politica estera e affari interni

Il Presidente russo ha ribadito in vista delle elezioni anche l'intreccio fra politica estera e interna caro al Cremlino. "La Russia non consentirà a nessuno di interferire nei suoi affari interni", ha affermato Putin, che solo poche ore prima della morte di Aleksei Navalny aveva dato il via libera, secondo le accuse dell'entourage di Navalny, a un accordo indiretto con Stati Uniti e Germania per lo scambio fra il dissidente richiuso nella colonia penale a regime speciale di Kharp, altri due americani detenuti in Russia, e Vadim Krasikov, detenuto in Germania.

"Ricordiamoci cosa è capitato a coloro che hanno inviato i loro militari nel nostro Paese. Le conseguenze di un potenziale intervento ora sarebbero ora molto più tragiche", aveva aggiunto Putin, nel suo discorso di fronte al Parlamento, rispondendo alle parole di Emanuel Macron, sul possibile invio di forze occidentali nell'Ucraina che il Cremlino considera Nuova Russia. "Le forze nucleari strategiche russe sono in uno stato di totale prontezza all'uso. L'Occidente deve finalmente capire che abbiamo armi che possono distruggere obiettivi nei loro territori".

L'aggressione della Russia all'Ucraina si trasforma, nella retorica del Presidente, in uno strumento di coesione interna che dipende dalla guerra e dai militari che la combattono. "Nel momento in cui oggi la madrepatria difende le sue sovranità e sicurezza, la vita dei nostri compatrioti nel Donbass e nella Novorossiya, i nostri cittadini hanno il ruolo decisivo in questo giusto scontro: la loro unità e devozione per il Paese, la nostra responsabilità condivisa per un futuro condiviso".

"L'attuazione dei programmi interni dipende dai militari che stanno combattendo in questo momento al fronte, dal coraggio e dalla determinazione dei nostri compagni che si sono sacrificati per noi, per la Madrepatria. Credo nelle nostre vittorie e nei nostri successi e nel futuro della Russia" che sarà quindi militarizzata. L'operazione militare iniziata poco più di due anni fa è stata sostenuta dalla "grande maggioranza dei russi" che, "malgrado le perdite e le prove più dure rimangono fermi nella loro scelta che riaffermano cercando di fare il possibile per il loro Paese", ha affermato Putin, in anticipo sull'esito scontato del voto, associando così i modo diretto la guerra, il consenso interno e il futuro.

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Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...

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"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"

Guido Crosetto

"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.

"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.

"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.

"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".

A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".

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India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...

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L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"

(AFP)

L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.

Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.

Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".

L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".

Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".

Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.

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G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...

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Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri

"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.

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