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Economia

Int partecipa a Consultazione pubblica Ue su evasione fiscale

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Il presidente dell’Istituto nazionale tributaristi (Int), Riccardo Alemanno, ha partecipato alla Consultazione pubblica promossa dalla Commissione europea su evasione fiscale e pianificazione fiscale aggressiva. Il presidente dell’Int ha sottolineato che “il ruolo degli operatori professionali (cosiddetti facilitatori) nella pianificazione fiscale aggressiva o nel favorire l’evasione deve essere assolutamente posto sotto controllo da parte dell’Ue in collaborazione con le Nazioni comunitarie”. Alemanno però ha avvertito: “Bisogna evitare forme di eccessiva burocratizzazione in quanto andrebbero a detrimento degli operatori corretti, della libera iniziativa e dello scambio di beni e servizi. E’ necessario un sistema condiviso dei dati degli operatori economici tra i Paesi membri e l’Ue, nonché la rapida creazione del registro degli operatori di consulenza fiscale, sottoposti al rispetto di un codice etico europeo”.

“Sarebbe un’iniziativa sicuramente efficace ancorché non risolutiva del problema, ma garantirebbe la trasparenza della consulenza fornita. Ovviamente al registro dovranno iscriversi tutti i soggetti che svolgono consulenza fiscale nei loro Paesi indipendentemente dai percorsi professionali che evidentemente sono differenti nei vari Stati. Inoltre, ai fini dell’equità, è necessaria una maggiore armonizzazione dei sistemi fiscali delle Nazioni comunitarie, onde evitare posizioni di vantaggio e operazioni di carattere elusivo, magari iniziando dall’obbligo, in tutta l’Unione, della fatturazione elettronica B 2 B e B 2 C come già avviene in Italia”, ha aggiunto.

“Tutto ciò non è di facile attuazione, ma è indispensabile iniziare un percorso concreto verso tale obiettivo. Mi auguro che il nostro Paese, superata l’attuale situazione politica, appoggi con i prossimi governo e Parlamento, queste iniziative a livello europeo e che i rappresentanti interni di associazioni e ordini del settore abbandonino, almeno in questo caso, le loro ambizioni corporativistiche e mettano al centro l’interesse dell’intera Unione europea, che oggi più che mai deve essere determinata e coesa per mettere in campo ogni azione che possa contribuire al superamento della crisi economica in atto, compresa la lotta all’evasione fiscale”, ha concluso.

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Economia

Innovatec e Fondazione Don Gnocchi insieme per una mobilità più inclusiva e sostenibile

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Donato al Centro IRCCS “S. Maria Nascente” un mezzo di trasporto totalmente elettrico per il trasporto e l’assistenza degli ospiti della struttura

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Innovatec annuncia una partnership con la Fondazione Don Carlo Gnocchi, da oltre settant’anni realtà leader in Italia in ambito sanitario-riabilitativo e socio-sanitario. In particolare, il gruppo Innovatec ha donato al Centro IRCCS “S. Maria Nascente” Fondazione Don Gnocchi di Milano un mezzo di trasporto totalmente elettrico, con relativa colonnina di ricarica elettrica, che sarà utilizzato per il trasporto e l’assistenza degli ospiti della struttura.

Il veicolo, un Fiat Ducato elettrico unico nel suo genere ribattezzato “Inno” dai ragazzi della Fondazione Don Gnocchi, è stato attrezzato e studiato per essere inclusivo e sostenibile, nel pieno rispetto delle esigenze specifiche delle persone assistite quotidianamente della Fondazione e dai suoi operatori. Il mezzo infatti è dotato di 9 posti a sgancio rapido che consentono di modificare rapidamente l’assetto interno e variare il numero di passeggeri e carrozzine a bordo e di una rampa di accesso posteriore che consente la salita e la discesa di qualunque tipo di sedia a rotelle con il relativo accompagnatore.

Il veicolo ha un’autonomia di 180 chilometri e può essere ricaricato totalmente in un tempo che varia tra le 3 e le 4 ore. Alla cerimonia di consegna del mezzo presente Roberto Maggio, presidente di Innovatec Power e amministratore in Innovatec s.p.a., mentre per la Fondazione Don Gnocchi erano invece presenti il direttore Generale Francesco Converti e il Direttore del Centro Antonio Troisi.

“Cari amici di Innovatec, grazie da tutti i nostri cuori!” ha detto Cristina, a nome di tutti i ragazzi assistiti nella Residenza Sanitaria Disabili del Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano della Fondazione Don Gnocchi, in occasione della consegna da parte dell’azienda del nuovo veicolo. “Il pulmino è per noi fondamentale per poter svolgere sia le attività ricreative che sportive. I volontari e gli operatori lo useranno per accompagnarci – prosegue la lettera dei ragazzi –. Potremo organizzare gite di gruppo più divertenti e godere non solo dell’esperienza, ma anche della compagnia di più amici. Non ci sono davvero parole per esprimere la nostra gratitudine…”.

“Questi gesti di generosità – commenta Francesco Converti, direttore generale della Fondazione Don Gnocchi – ci spronano a fare sempre più e sempre meglio al servizio delle persone più fragili, in coerenza con il mandato ricevuto dal beato don Carlo Gnocchi”.

“Ho vissuto personalmente esperienze di volontariato insieme ad alcuni colleghi con la Fondazione, realtà in cui abbiamo dato, ma soprattutto ricevuto tanto – aggiunge Roberto Maggio – Siamo partiti da diverso tempo nel nostro percorso con la Fondazione Don Gnocchi e vogliamo continuare a essere presenti sul territorio, con la promessa di esserci anche in futuro per i progetti che vorremo portare avanti insieme”.

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Economia

Bper presenta con Storielibere nuovo podcast ‘Mani in alto’

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Bper Banca intende rimanere vicina ai temi core dell’industry finanziaria, che vengono raccontati strizzando l’occhio agli ascoltatori, in modo inatteso e autoironico

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Continua la proficua collaborazione di Bper Banca con Storielibere.fm per lo sviluppo delle sue serie podcast con l’obiettivo di proporre intrattenimento audio di qualità e accrescere le conoscenze degli ascoltatori in modo piacevole. Il crimine non paga, ma sicuramente regala storie avvincenti: come quelle di “Mani in alto!”, il nuovo podcast “scritto a voce” da Paolo Roversi per Bper Banca e prodotto da Storielibere, in cui il celebre giallista e autore di storie crime racconta le più grandi e ricche rapine degli ultimi 60 anni.

Se con l’ultimo podcast “The Real Genius” è stato esaltato il lato luminoso della genialità, la nuova produzione di Bper Banca ne esplora il profilo più oscuro e criminoso. Perché la storia è piena di esempi di come il genio si possa manifestare anche attraverso colpi criminali spettacolari, capaci di la-sciarci con il fiato sospeso.

Nelle sei puntate della serie prendono infatti vita altrettanti colpi magistrali in cui i rapinatori si portano a casa una refurtiva stellare: milioni in banconote, diamanti, opere d’arte o lingotti d’oro sottratti a coloro che li custodivano. Quasi mai questi banditi riescono a farla franca, ma nel frattempo hanno regalato alla storia episodi epici, spesso spettacolari, con bottini da capogiro. Oggi i podcast sono diventati un elemento importante del nostro ecosistema di comunicazione, di cui si apprezza la capacità di rappresentare valori e personalità del brand in modo discreto e non invadente, lasciando agli ascoltatori la facoltà di fruirne quando e come desiderano.

Con questa produzione, Bper Banca intende rimanere vicina ai temi core dell’industry finanziaria, che vengono raccontati strizzando l’occhio agli ascoltatori, in modo inatteso e autoironico. La nuova serie “Mani in alto!” si apre con il racconto della rapina all’In ternational Diamond Center di Anversa nella sera di San Valentino del 2003, quando una banda penetrò nel caveau e svuotò oltre 200 cassette di sicurezza per un valore di circa 150 milioni di dollari. Si prosegue con la storia dell’assalto al treno di Glasgow, la rapina al museo di Boston e il “colpo Lufthansa”, che ispirò il film “Quei bravi ragazzi” di Martin Scorsese. Si conclude, infine, con il racconto del furto di una valigetta dall’enorme valore nel cuore finanziario di Londra e con il colpo da 48 milioni di dollari a tutti i bancomat del mondo nel 2013. La serie è disponibile da martedì 6 giugno con cadenza quindicinale su Bper.it, Storielibere.fm e su tutte le principali piattaforme audio,

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Conte: “A Milano 211.000 studenti su 1.400.000 abitanti, sono il nostro tesoro”

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L'assessore al Bilancio e Patrimonio Immobiliare del comune meneghino al Young Innovators Business Forum

In occasione della seconda edizione dello Young Innovators Business Forum tenutosi presso la sede della Borsa di Milano a Palazzo Mezzanotte e organizzato da Angi, è intervenuto Emmanuel Conte, assessore al Bilancio e Patrimonio Immobiliare del comune di Milano, tra gli enti patrocinatori dell’evento. “Milano è una città che oggi conta 211.000 studenti rispetto a 1.400.000 abitanti, quindi il rapporto studenti/abitanti è simile a quello di Boston, una città universitaria molto nota. Quindi, questo è il nostro tesoro, e per questo motivo il patrocinio non mancherà, proprio per gli scopi fondativi della vostra associazione. Si guarda molto alla storia della città, per trovare percorsi da seguire per il futuro. Negli anni ’50, ad esempio, è stata progettata la prima metropolitana milanese, la linea rossa (M1), che aveva due fattori di innovazione: il metodo, che fu innovato ed esportato nel mondo, cioè con gli scavi a cielo aperto. L’altro fattore di innovazione fu quello che risolse il problema della scarsità di fondi. Il sindaco di allora inventò una sorta di bond, un primo bond obbligazionario dedicato ai milanesi per 30 miliardi di lire, ventennale, che fu più che sovrascritto. Con questa soluzione semplice e geniale, è stata creata dalla linea rossa. E questo è un esempio dell’incredibile creatività di questa città”.

“Oggi, nel nostro PNR che per Milano vale un miliardo, ci sono i prolungamenti delle metropolitane, un’elettrificazione totale del nostro trasporto su gomma. Quindi, nei prossimi anni non ci saranno più autobus a gasolio, ma solo elettrici. Questa è una richiesta forte che i giovani fanno, anche in termini di attenzione all’ambiente. Stiamo realizzando la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, a proposito di connessione, che è un progetto di unità e di visione europea. Quindi, ritengo che la necessità è continuare a creare questo ecosistema, rendendo la città sempre più accessibile, correggendo delle distorsioni che purtroppo oggi abbiamo. Perché è vero che è un momento felice, ma anche il mondo di crisi, inflazione, la guerra in Ucraina, il Covid e conseguenti impatti economici e sociali. Quindi, c’è bisogno di reagire e, per esempio, pensando ai giovani, correggere gli effetti negativi dell’inflazione. Penso al tema dell’abitare e della casa, che è molto discusso sulla cronaca e su cui come amministrazione ci stiamo impegnando”, ha concluso l’assessore.

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Economia

Fisco, domani il Tax Freedom Day 2023: cosa cambia

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Solo Francia e Belgio tasse più pesanti dell'Italia

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“Oggi terminiamo di lavorare per il fisco e domani festeggiamo il Tax Freedom Day, ovvero la giornata in cui i contribuenti italiani dovrebbero finire di pagare le tasse, nel caso in cui decidessero di anticipare al fisco i soldi che lo stesso ci chiede nel corso di questo 2023”. A rilevarlo in una nota la Cgia di Mestre secondo cui “dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno, nei quali in linea teorica abbiamo lavorato per adempiere alle scadenze di pagamento previste dal fisco, i restanti 207 giorni che ci separano dal 31 dicembre lavoreremo per noi stessi”.

Come si è giunti a stabilire che l’8 giugno è il “giorno di liberazione fiscale” del 2023? La stima del Pil nazionale prevista quest’anno (2.018.045 milioni di euro) è stata suddivisa per 365 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero (5.528,9 milioni di euro). Di seguito sono state ‘recuperate’ le previsioni di gettito delle imposte, delle tasse e dei contributi sociali1 che i percettori di reddito verseranno quest’anno (874.132 milioni di euro) e sono state rapportate al Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha consentito all’Ufficio studi della Cgia di calcolare il tax freedom day del 2023 dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno, ovvero l’8 giugno.

Il ‘giorno di liberazione fiscale’ non costituisce un principio assoluto, ma un esercizio teorico che dimostra empiricamente, osserva la Cgia, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto sia eccessivo il carico fiscale che grava sugli italiani. Una specificità che emerge in misura altrettanto evidente anche quando confrontiamo la nostra pressione fiscale con quella dei Paesi Ue. Nel 2022, infatti, solo la Francia e il Belgio hanno registrato un peso fiscale superiore al nostro. Se a Parigi la pressione fiscale era al 47,7 per cento del Pil, a Bruxelles si è attestata al 45,1 per cento. Da noi, invece, ha toccato la soglia record del 43,5 per cento. Tra i 27 dell’UE, l’Italia si è “piazzata” al terzo posto. La Germania, invece, si è posizionata al 9° posto con una pressione fiscale del 41,9 per cento, mentre la Spagna la scorgiamo al 12° posto con il 38,5 per cento. La media dei Paesi dell’Area dell’Euro è stata del 41,9 per cento.

“Quello messo a punto dall’Ufficio studi della Cgia – precisa la nota – altro non è che un puro caso di scuola, tuttavia il risultato che emerge da questa analisi ci permette di confermare, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto il nostro fisco sia eccessivo, ingiusto e farraginoso”. Dal 1995, la data del “giorno di liberazione fiscale” meno in là nel calendario si è verificata nel 2005. In quell’occasione, la pressione fiscale si attestò al 39 per cento e ai contribuenti italiani “bastò” raggiungere il 23 maggio (142 giorni lavorativi) per lasciarsi alle spalle l’impegno economico richiesto dal fisco.

Osservando sempre il calendario, quello più in “ritardo“, invece, si è registrato nel 2022, allorché la pressione fiscale ha raggiunto il record storico del 43,5 per cento e, di conseguenza, il “giorno di liberazione fiscale” è “scoccato” il 9 giugno.

E’ corretto segnalare che il picco record di pressione fiscale toccato l’anno scorso non è ascrivibile ad un aumento del prelievo imposto a famiglie e imprese, ma da una serie di altri fattori che si sono concentrati nel 2022. In particolar modo: dall’impennata del costo dei prodotti energetici importati e dal deciso aumento dell’inflazione che hanno spinto all’insù il gettito dell’Iva; dall’incremento dell’occupazione che ha contribuito ad aumentare le imposte dirette e i contributi previdenziali. Contemporaneamente – nel rispetto dei dettami europei relativi alla contabilità pubblica – le risorse per finanziare i bonus edilizi e i crediti di imposta, questi ultimi introdotti per mitigare il caro bollette, sono state classificate come maggiore spesa pubblica e non come minori entrate.

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Pnrr, monito Ocse: “Cruciale per pil Italia, ridurre debito”

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L'organizzazione internazionale stima per il 2023 un aumento del Pil dell’1,2%, ma avverte: "I ritardi nell'attuazione del Piano di ripresa e resilienza potrebbero ridurre la crescita"

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“I ritardi nell’attuazione del Pnrr potrebbero ridurre la crescita del pil”. Così l’Ocse nel capitolo sull’Italia del nuovo Outlook, rilevando che a causa dell’inasprimento della politica monetaria e del ridimensionamento del sostegno fiscale alle famiglie e alle imprese nel settore dell’energia “la crescita del pil potrebbe essere ridotta”.

L’Ocse sottolinea quindi che “sebbene la politica fiscale nel 2023-24 trovi un giusto equilibrio tra prudenza fiscale e sostegno alla crescita, nei prossimi anni sarà necessario un continuo consolidamento per portare il rapporto debito/pil su un percorso più sostenibile”, sottolineando che “la rapida implementazione delle riforme strutturali e dei piani di investimento pubblico del Pnrr sarà fondamentale per sostenere l’attività nel breve termine e per gettare le basi di una crescita sostenibile nel medio termine”.

“I piani di consolidamento dovrebbero includere misure ambiziose per contrastare l’evasione fiscale e la revisione completa della spesa per aumentare l’efficienza della spesa pubblica. La piena attuazione degli degli ambiziosi piani di investimento pubblico e di riforma strutturale del Pnrr potrebbe far crescere il pil italiano in modo duraturo e avrebbe l’ulteriore vantaggio di ridurre ulteriormente il rapporto debito/pil”, scrive l’Ocse.

Le riforme in corso della pubblica amministrazione, del sistema giudiziario e della concorrenza restano fondamentali per aumentare il pil nel medio termine, aggiunge l’organizzazione con sede a Parigi. Tuttavia, aggiunge, “la spesa dei fondi Ngeu è molto in ritardo rispetto al calendario, e alla fine del 2022 è inferiore di circa il 50% rispetto ai piani di spesa iniziali, il che riflette principalmente i ritardi nell’attuazione degli investimenti pubblici. Le priorità dovrebbero essere quelle di sostituire rapidamente progetti non redditizi con altri redditizi e rafforzare la capacità della pubblica amministrazione di gestire e attuare in modo efficiente i progetti previsti. Questi progetti includono la spesa per le infrastrutture per facilitare la transizione digitale e verde, nonché l’espansione dei servizi pubblici di assistenza all’infanzia per promuovere la partecipazione femminile al mercato del lavoro nel contesto di una rapida diminuzione della popolazione in età lavorativa”, conclude l’Ocse.

Dopo +3,8% nel 2022, il pil dell’Italia nel 2023 dovrebbe registrare una crescita dell’1,2% per poi rallentare a +1% nel 2024. Secondo le stime, scrive l’Ocse, il pil reale “crescerà in modo modesto nel 2023-24, nonostante il recente calo dei prezzi dell’energia e il previsto rafforzamento della spesa per i servizi pubblici nazionali”. L’erosione dei redditi reali, l’inflazione, il ritiro del sostegno fiscale eccezionale legato alla crisi energetica e l’inasprimento delle condizioni finanziarie “stanno pesando sui consumi e sugli investimenti privati. Questi venti contrari sono solo in parte compensati dal calo dell’inflazione”, scrive l’Ocse.

Inoltre l’aumento dei costi di finanziamento ridurrà gli investimenti privati, in particolare nel settore residenziale, che sarà anche colpito dalla stretta al Superbonus. Le esportazioni nette contribuiscono positivamente alla crescita nel 2023-24 ma il recente apprezzamento dell’euro limiterà gli ulteriori guadagni, rileva ancora l’Ocse.

“I rischi per la crescita sono ampiamente bilanciati. I risparmi accumulati dalle famiglie restano consistenti, il che potrebbe favorire un un rimbalzo della domanda interna più rapido di quello attualmente previsto, in quanto le famiglie risparmi in eccesso. Per contro, le ricadute negative delle recenti turbolenze del settore bancario internazionale o gli ulteriori ritardi nell’attuazione dei progetti di investimento pubblico previsti dal Pnrr”, conclude l’Ocse.

Dopo 144,3% nel 2022, il rapporto debito/pil dell’Italia dovrebbe scendere al 140,7% nel 2023 e al 139,4% nel 2024. E’ quanto emerge dai dati dell’Ocse contenuti nell’Economic outlook che è stato presentato oggi. Il rapporto deficit/pil in Italia dovrebbe scendere al 4,1% nel 2023 e al 3,2% nel 2024, dopo l’8% nel 2022.

Dopo il 9,5% del 2021 e l’8,1% del 2022, il tasso di disoccupazione in Italia dovrebbe restare stabile sia nel 2023 che nel 2024 all’8,1%. “Il tasso di disoccupazione è storicamente basso, i posti vacanti sono elevati e l’occupazione continua a crescere in modo robusto, nonostante il calo del tasso di disoccupazione”, si legge nell’Outlook.

L’inflazione elevata sta erodendo i redditi reali a fronte di una crescita salariale contenuta” inoltre la stretta monetaria e il graduale ritiro del sostegno fiscale straordinario legato alla crisi energetica sta “pesando sui consumi privati e sugli investimenti”, scrive l’Ocse. Ma “i rischi interni sono ampiamente equilibrati. I risparmi accumulati dalle famiglie restano consistenti, il che potrebbe sostenere una ripresa della domanda interna più rapida di quanto attualmente previsto”.

“I responsabili politici devono agire con decisione sulla politica macroeconomica e strutturale per ottenere risultati più forti e più efficaci per raggiungere una crescita sostenibile. Questo è difficile. L’inflazione core rimane troppo persistente. I livelli del debito sono troppo alti. E il rendimento potenziale è troppo basso. I responsabili delle politiche monetarie devono percorrere una strada difficile”. “Sebbene l’inflazione complessiva stia diminuendo grazie a prezzi dell’energia più bassi, l’inflazione core rimane ostinatamente elevata, più di quanto previsto in precedenza. Le banche centrali devono mantenere politiche monetarie restrittive fino a quando non ci saranno chiari segnali” che l’inflazione si stia attenuando. Alcune economie alle prese con un’inflazione di fondo ostinatamente elevata, sottolinea, “potrebbero richiedere ulteriori aumenti dei tassi di interesse. Tuttavia, i responsabili politici devono tenere d’occhio la situazione, a causa delle incertezze legate all’esatto impatto del rapido e sincronizzato inasprimento della politica monetaria a livello globale dopo un lungo periodo di bassi tassi di interesse. L’inasprimento ha già rivelato alcune vulnerabilità nei mercati finanziari”. In caso di ulteriore stress del mercato finanziario, “le banche centrali dovrebbero impiegare strumenti finanziari e di policy per aumentare la liquidità e minimizzare i rischi di contagio. Una comunicazione chiara sarà fondamentale per evitare confusione sul potenziale conflitto tra il perseguimento dell’obiettivo di stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria”.

Le scelte per i responsabili delle politiche di bilancio “sono più chiare ma non più facili da attuare”. Le politiche di bilancio, osserva, “hanno svolto un ruolo fondamentale nel sostenere l’economia globale per contrastare gli shock legati alla pandemia di Covid-19 e l’invasione della Russia in Ucraina”. Tuttavia, rileva la Chief economist dell’Ocse, “la maggior parte dei paesi attualmente è alle prese con deficit di bilancio più elevati e un debito pubblico più elevato”. Man mano che la ripresa prende piede, sottolinea, “il sostegno di bilancio dovrebbe essere ridotto e mirato in modo più preciso. Il sostegno per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia dovrebbe essere ritirato in quanto i prezzi dell’energia scendono. Famiglie vulnerabili non adeguatamente coperte dai servizi sociali esistenti continueranno ad aver bisogno di sostegno, in quanto i prezzi ancora elevati dei prodotti alimentari e dell’energia gravano particolarmente sui più svantaggiati. Le risorse limitate dovrebbero essere indirizzate solo a coloro che ne hanno veramente bisogno e a investimenti ad alta priorità per il miglioramento della produttività, compresi quelli che guidano la transizione verde e migliorano l’offerta di lavoro e competenze”. Il graduale allentamento del sostegno dil bilancio “contribuirà a ridurre l’onere sulla politica monetaria, a rafforzare le riserve contro le crisi future e prepararsi per le sfide a lungo termine”.

“L’inasprimento della politica monetaria dell’area dell’euro ha portato a un aumento significativo dei costi di finanziamento per le famiglie e le imprese con un aumento dei tassi di prestito bancari di oltre 2 punti percentuali nell’ultimo anno”. La stretta della Bce “sta inoltre aumentando il costo del governo per il rifinanziamento dell’ingente stock di debito pubblico, con il costo del servizio del debito dovrebbe raggiungere circa il 4% del pil nel 2024”, si legge. “I risparmi di bilancio derivanti dalla graduale eliminazione del sostegno alla crisi e da altre misure come lo stop ai bonus edilizi ammontano a circa il 2% nel 2023. Questo dato è in parte compensato dal previsto aumento della spesa relativa alla Next Generation EU (NGEU) di circa l’1,5 per cento del pil”, aggiunge l’Ocse.

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Economia

Carburante, prezzi gasolio e benzina in rialzo in Italia oggi

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Q8 ha aumentato di un centesimo al litro i prezzi consigliati della verde

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Prezzi di benzina e diesel in rialzo oggi in Italia. Continua invece discesa dei prezzi dei carburanti gassosi, con il Gpl sotto i 74 centesimi al litro, il metano a 1,49 euro/kg e il Gnl poco sopra 1,3 euro/kg. Stando alla consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana, Q8 ha aumentato di un centesimo al litro i prezzi consigliati della benzina.

Queste sono le medie dei prezzi praticati comunicati dai gestori all’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico ed elaborati dalla Staffetta, rilevati alle 8 di ieri mattina su circa 18mila impianti: benzina self service a 1,826 euro/litro (+2 millesimi, compagnie 1,830, pompe bianche 1,818), diesel a 1,665 euro/litro (+1, compagnie 1,671, pompe bianche 1,653). Benzina servito a 1,962 euro/litro (+1, compagnie 2,005, pompe bianche 1,880), diesel a 1,805 euro/litro (+1, compagnie 1,849, pompe bianche 1,718). Gpl servito a 0,738 euro/litro (-2, compagnie 0,749, pompe bianche 0,725), metano servito a 1,490 euro/kg (-6, compagnie 1,499, pompe bianche 1,482), Gnl 1,316 euro/kg (-41, compagnie 1,318 euro/kg, pompe bianche 1,315 euro/kg).

Questi sono i prezzi sulle autostrade: benzina self service 1,897 euro/litro (servito 2,150), gasolio self service 1,750 euro/litro (servito 2,016), Gpl 0,852 euro/litro, metano 1,581 euro/kg, Gnl 1,281 euro/kg.

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Economia

Integratori alimentari usati da 30 milioni di italiani, un mercato da 4 miliardi di euro

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Italiani sempre più attenti alla propria salute

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In Italia 30 milioni di persone utilizzano integratori alimentari, in leggera prevalenza donne e adulti nella fascia d’età 35-54 anni. E si tratta di un consumo consapevole: 8 su 10 hanno una conoscenza corretta dei prodotti che scelgono. Sono alcuni dati di un’indagine realizzata dal Future Concept Lab, per Integratori & Salute, l’associazione che rappresenta il comparto in Italia e che è parte di Unione Italiana Food. Un comparto in ascesa, che nel 2022 ha superato i 4 miliardi di euro di fatturato e punta forte su digitalizzazione e sostenibilità.

Dall’indagine emerge che gli italiani sono sempre più attenti alla propria salute: per il 64% è infatti il primo valore che indirizza le proprie scelte, presenti e future. Per preservare il proprio benessere, tra le ‘buone regole’ acquisite da una parte significativa della popolazione italiana, al primo posto c’è un equilibrato regime alimentare (29,8%), seguito dal ritagliarsi pause di relax (21,7%) e da un’attività fisica costante (20,8%). La strada per il benessere passa, dunque, per l’adozione di modelli alimentari corretti e sani: oggi quasi 6 italiani su 10 (58,3%) prestano attenzione a ciò che mangiano più che in passato; il 22,6% segue precise regole alimentari e solo 2 italiani su 10 (19,6%) mangiano ciò che capita.

Dallo studio condotto emerge che, nell’ultimo anno, il 73,3% degli italiani (soprattutto fra i 35 e i 54 anni e con una leggera prevalenza delle donne) li ha utilizzati almeno una volta e più di 8 italiani su 10 (82,8%) li hanno usati nel corso della propria vita. In generale, i nostri connazionali vedono gli integratori come un ‘buon aiuto per tutti’ (71,3%), ma anche come ‘un supporto per mangiare sano e fare movimento’ (71,3%) e per ‘sostenere il benessere psicofisico’ (64,5%). L’importanza degli integratori viene rimarcata dagli italiani in particolare per alcune funzioni. In primo luogo, per sostenere le difese immunitarie (30,1%), come complemento energetico (26,3%) e come aiuto per le ossa e le articolazioni (24,4%). Ma anche per integrare diete vegane e vegetariane (22%), per normalizzare l’intestino (22%), per aiutare la digestione (20,8%) e migliorare i problemi d’insonnia (20,2%).

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Economia

Lollobrigida: “Per la sicurezza alimentare aiutare i sistemi produttivi dei Paesi in via sviluppo”

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"L'Africa, oggi, ha il 60% dei terreni arabili del pianeta, eppure registra una enorme insicurezza alimentare" ha detto il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste

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“Il problema della sicurezza alimentare si fa sempre più forte, anche a causa di pandemie o di conflitti, come quello russo-ucraino. Per risolvere questo problema dobbiamo valorizzare sistemi produttivi in aree che, pur avendo grandi potenzialità, vedono poco utilizzato il loro patrimonio. L’Africa, oggi, ha il 60% dei terreni arabili del pianeta, eppure registra una enorme insicurezza alimentare. Dobbiamo aiutare queste popolazioni a sviluppare un sistema di produzione che metta in connessione le proprie potenzialità garantendo un sistema di qualità in termini di alimentazione”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, intervenendo al convegno sulla sicurezza alimentare al Campus universitario di Cesena.

Dopo quella di Napoli, lo scorso 27 maggio, questa rientra nelle tre giornate che il ministro ha deciso di coordinare per approfondire il tema della sicurezza alimentare in termini non solo quantitativi ma qualitativi. “Lavoriamo su un piano di internazionalizzazione dei nostri prodotti, che veda la possibilità di promuoverli attraverso un’adeguata organizzazione della distribuzione. Con le Nazioni in via di sviluppo, vogliamo creare delle partnership che permettano alle nostre aziende di lavorare con le imprese locali, portando conoscenze, formazione e tecnologia italiana. In questo processo, il mondo universitario non può che essere protagonista” ha sottolineato Lollobrigida.

“L’Occidente può essere il docente principale e tornare a svolgere un ruolo nel sistema educativo in quelle aree, apportando quel valore aggiunto che può aiutare a risolvere il problema dell’alimentazione, far crescere il Prodotto Interno Lordo e l’economia sul piano più generale”, conclude il ministro Lollobrigida.

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Economia

Italia-Tunisia: aumentano lavoratori tunisini +12,7% nel 2021 ma in calo nei campi

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Un andamento in controtendenza quello dei braccianti rispetto agli opera impiegati nell'industria

Nel 2021 oltre 53 mila lavoratori tunisini sono stati impiegati in Italia per un totale di rapporti di lavoro attivati di 53.208, +12,7% sul 2020. Sulla base dei più recenti dati del ministero del Lavoro (XII Rapporto ‘Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia’), il numero di lavoratori tunisini in agricoltura è calato dell’1% su base annua, ma è sensibilmente aumentato negli altri settori produttivi. Nel settore delle costruzioni c’è stato un balzo in avanti del 69,5% e nel settore dell’industria del 30,5%. Inoltre +14,5% nel commercio e riparazioni, +13,7% nei servizi.

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Economia

Milano, Pavone: “Non può esistere smart city senza cittadini smart”

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La coordinatrice board Innovazione tecnologica e Trasformazione digitale è intervenuta allo 'Young Innovators Business Forum' organizzato da Angi

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“Non può esistere una smart city senza che esistano cittadini smart: è nostro dovere coinvolgere e fare innovazione anche per le fasce più fragili della popolazione”. Così Layla Pavone, coordinatrice del board Innovazione tecnologica e Trasformazione digitale del Comune di Milano, intervenendo allo Young Innovators Business Forum, tenutosi oggi a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano.

L’evento, organizzato da Angi e giunto alla sua seconda edizione, ha fornito l’occasione per fare il punto sulla situazione della città in termini di innovazione: “Come saprete, io rappresento una figura totalmente innovativa a Milano, una città che cerca sempre di innovare e di sperimentare anche attraverso la creazione di un board dell’innovazione, che lavora nei paradigmi dell’open innovation”, ha spiegato Pavone. Si tratta di “un tavolo di stakeholder esterni che collaborano con tutta l’amministrazione, a totale disposizione degli assessori, per portare tutto ciò che il mondo dell’ecosistema dell’innovazione può proporre, sempre mettendo al centro della nostra attività l’ascolto e il rispetto delle esigenze dei nostri cittadini”.

“L’idea -ha sottolineato- è quella di considerare la città come un’azienda e come tale cercare di gestirla, con il fine ultimo di portare risultati e poter misurare l’impatto delle attività che vengono poste in essere. Milano è naturalmente il centro nevralgico dell’innovazione e i tanti progetti che stiamo sviluppando vogliono sottolineare anche come esista ancora, anche a livello nazionale, un digital divide culturale da ridurre”.

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