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Lavoro

Infojobs, pmi ancora pronte ad assumere nel 2023

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Pmi italiane ancora pronte ad assumere nel 2023, ma trattenere i talenti è l’obiettivo primario. E per il 60% delle aziende il welfare è unm un impegno concreto.

E’ quanto sottolinea InfoJobs, la piattaforma leader in Italia per la ricerca di lavoro online, che come ogni anno ha realizzato la nuova edizione dell’Indagine ‘Trend mercato del lavoro 2023’, che coinvolge le risorse umane delle aziende attive sulla piattaforma, la maggior parte delle quali pmi, per fare un bilancio dell’anno passato e delineare prospettive future e trend del lavoro del nuovo anno.

“Secondo i dati emersi -commenta Filippo Saini, head of job di InfoJobs- le pmi italiane si trovano a fronteggiare un contesto socio-economico ancora molto sfidante, unito a nuove modalità di approccio al lavoro che sono drasticamente cambiate dopo gli anni della pandemia. Le aziende riconoscono quanto, oggigiorno, sia diventato indispensabile avere una maggiore sensibilità verso le esigenze concrete delle persone e per questo attivano leve di welfare aziendale in grado di soddisfare le persone, trattenere e attirare i talenti, garantendo stabilità alle attività e alle strutture aziendali stesse”.

Facendo un rapido bilancio del 2022, l’indagine evidenzia come la maggior parte aziende abbia effettivamente ampliato il proprio organico nel corso dell’anno, infatti: il 52,4% dichiara di aver assunto risorse addirittura in misura maggiore rispetto a quanto pianificato, mentre un 23,6% in misura minore. Dall’altro lato però il 10,5% ha mantenuto stabili i livelli occupazionali dismettendo tutti i contratti atipici (interinali, a chiamata o stagionali), mentre il 5,2% ha ridimensionato l’organico.

Cosa possiamo aspettarci in questo 2023? Le aziende hanno la medesima propensione all’assunzione di nuove risorse? Risposta affermativa: è ancora forte per l’87% del campione, infatti, l’intenzione di assumere nuovi collaboratori, per la maggior parte (46,6%) in numero limitato, oppure solo per sostituire eventuali dimissionari (12,6%), ma c’è anche il 27,8% che prevede un numero elevato di assunzioni, a testimonianza del dinamismo del mercato e dell’imprenditoria italiana.

Di contro, il 9,4% delle aziende non pensa a nuove assunzioni, nemmeno per sostituire i dimissionari e il 3,7% valuta la riduzione del personale attualmente esistente. Dal punto di vista della tipologia di assunzioni, per il 49,7% vigeranno i medesimi criteri e contratti del passato, ma c’è un 40,1% che punta a poche ma qualitativamente selezionate figure. Mentre il 10,2%, in considerazione dell’incertezza e delle difficoltà del settore in cui operano, preferisce assumere con contratti flessibili.

Tra i temi più caldi che gli hr italiani si trovano costantemente ad affrontare vi è la valorizzazione delle risorse interne, la sfida è trattenere i talenti e riqualificarli in caso di necessità. Sebbene resti ampia la fetta di realtà (47,6%) che non prevede azioni specifiche ed un 14,3% che dichiara di dover ridurre l’organico accompagnando le persone con azioni di prepensionamento o percorsi di outplacement, si fa strada la consapevolezza dell’importanza degli investimenti in formazione e sviluppo, con un 38,1% di aziende che dichiara di prevederne proprio in questi ambiti.

Molto significativo, infatti, l’impatto delle dimissioni anche in questo 2022. Il 55% degli HR intervistati da InfoJobs ha notato un incremento nel numero di dimissioni rispetto al passato. Come mai? Il 27,1% sostiene che con la fine della pandemia le persone abbiano rivisto le proprie priorità soprattutto in ambito lavorativo, trovando il coraggio di cambiare in favore di ciò che desideravano davvero per il loro futuro. Il 27,8%, invece, è convinto che la continua ricerca di un posto migliore o di un miglior work-life balance appartenga specialmente ai giovani.

Ma c’è anche un 35,3% che non ha notato mutamenti nel numero di dimissioni rispetto al passato ed una piccola percentuale pari al 9,7% che vede nel momento storico, tra inflazione e aumento del costo della vita, addirittura una riduzione del numero di dimissioni. Proprio il tema dei rincari e delle congiunture socio-politico-economiche spinge oltre la metà delle aziende intervistate a ritenere strategiche, in ottica di retention, azioni a sostegno dei propri dipendenti: per il 27,8% si tratta di benefit come buoni pasto, agevolazioni trasporti/parcheggi etc.; il 16,5% invece sta valutando un bonus/contributo aggiuntivo in busta paga e, ancora, il 15,8% sta pensando a una politica di aumenti o adeguamenti degli stipendi. Se il 13,5% non trova necessaria alcuna azione, il 26,3%, invece, sarebbe intenzionato a supportare i dipendenti ma non gli è possibile per motivi economici.

Ma quali saranno i trend che caratterizzeranno il mercato del lavoro 2023? InfoJobs ha raccolto, grazie al punto di vista degli Hr intervistati, i più importanti. Retention (42,9%): in un mercato competitivo, con risorse limitate, l’azienda deve interrogarsi su come essere ingaggiante per i suoi dipendenti e non lasciarsi sfuggire le risorse migliori è un must. È importante la formazione continua delle risorse, su competenze hard e soft, sia per valorizzarle sia per ricollocarle in maniera coerente con gli obiettivi aziendali. Emerge, inoltre, un nuovo trend: la cultura del feedback e dell’ascolto delle risorse, per far sì che i dipendenti si sentano protagonisti del loro futuro in azienda.

Attraction (24,8%): le aziende, pmi comprese, sanno anche di dover attrarre i talenti, dato il contesto competitivo e la difficoltà a reperire risorse qualificate. Attuare strategie multi-canale di employer branding per attrarre i migliori talenti da inserire in azienda sarà una delle priorità di quest’anno.

Digital4human (12,8%): liberare tempo da attività time-consuming e investire in attività a più alto valore aggiunto permette il recupero della dimensione umana dietro al digitale. La tecnologia è un alleato prezioso, sempre in evoluzione, che se usato correttamente può davvero fare la differenza, anche nei processi di ricerca, selezione e gestione del personale.

Lavoro ibrido (11,3%): una vera e propria sfida sarà far conciliare i benefici del lavoro in presenza e del lavoro da remoto, gestendo team in modalità mista per il raggiungimento degli obiettivi aziendali, grazie anche a nuovi modelli di leadership basati su responsabilizzazione e fiducia. Il tutto evitando burn out e stress da iperconnessione, ma anche disaffezione all’azienda e progressivo isolamento.

Diversity inclusion (8,3%): complice la diffusione del lavoro ibrido, è nata la necessità di creare maggiore senso di appartenenza per superare la lontananza fisica tra persone e azienda. Questo spesso trova il suo riscontro nel tema della diversità e inclusione in senso ampio: persone diverse, luoghi diversi, ritmi di lavoro diversi ma tutti devono sentirsi inclusi e motivati, perché la diversità se ben gestita può essere solo un punto di forza.

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Sostenibilità, Aragno (Eikon): “Tema del momento in azienda e driver di crescita”

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La Senior Partner Eikon Strategic Consulting è intervenuta al Forum Comunicazione Italiana presso il Palazzo dell'Informazione a Roma

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Sostenibilità come tema sempre più emergente nella comunicazione aziendale e come driver di crescita. Paola Aragno, Senior Partner Eikon Strategic Consulting, intervenendo al Forum Comunicazione Italiana presso il Palazzo dell’Informazione a Roma, racconta l’analisi fatta da Eikon, in collaborazione con Adnkronos, sui temi Esg e il contributo delle persone nella trasformazione sostenibile.

Dall’analisi semantica della comunicazione Corporate dei social proprietari di 30 aziende, nel 2022, risulta che “sostenibilità può essere considerata la parola del momento, la terza dopo Italia ed energia. Questo trend che nasceva dal basso si sta posizionando ad un livello sempre più alto”, spiega Aragno.

“Ma quali sono le parole associate all’area semantica della sostenibilità? E’ legata al tema dell’energia e alla mobilità ma è ancora molto legata ai temi ambientali ed è un driver essenziale su cui fare investimenti per il raggiungimento di obiettivi di business. Quindi non è più solo una moda ma qualcosa che spinge verso una crescita, quindi un driver di crescita economico-finanziaria. Ma anche un valore che richiede un impegno collettivo”. In evidenza nell’analisi anche la parola ‘transizione’, perché “è ancora un processo”.

Non solo. Attraverso il ‘Primo rapporto annuale 2022 – La cultura della sostenibilità in Italia – Esg Culture Lab’ è stato analizzato il livello di coinvolgimento attribuito all’organizzazione. Due le evidenze principali: da una parte, “una maggioranza, più del 50%, che considera la propria organizzazione impegnata nel raggiungimento degli obiettivi sostenibili” e, dall’altra, “un maggiore scetticismo della fascia più giovane nella volontà dell’organizzazione di promuovere un cambiamento reale”. In sintesi si ricava “una polarizzazione generazionale: gli under 40 sono più critici sia nel loro coinvolgimento nella sfera professionale sia nel coinvolgimento dell’azienda”.

In prospettiva, il futuro “è visto in maniera positiva ma anche qui il 14% del campione 18-29 anni non è convinto” della trasformazione sostenibile; “dobbiamo coinvolgere i giovani”.

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Sostenibilità, Insenga (Adnkronos): “Un nuovo sito per raccontare gli obiettivi Esg”

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Il vicedirettore Adnkronos, è intervenuto al Forum Comunicazione Italiana presso il Palazzo dell'Informazione a Roma

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“Da qualche mese abbiamo aperto un nuovo canale sul sito Adnkronos che si chiama Obiettivo Esg che diventerà presto un vero e proprio sito, non un contenitore ma uno spazio per far capire qual è l’approccio necessario per conoscere e raccontare la sostenibilità e gli obiettivi Esg da tutti i punti di vista. Nel canale raccontiamo in maniera multimediale, multicanale e multidisciplinare la sostenibilità”. Così Fabio Insenga, vicedirettore Adnkronos, intervenendo al Forum Comunicazione Italiana presso il Palazzo dell’Informazione a Roma.

“E’ fondamentale porci e porre le domande per trovare insieme delle risposte. Il Gruppo Adnkronos sta facendo una trasformazione importante dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro e della prospettiva con cui ogni giorno produce informazione, investendo sulla qualità dei contenuti e su temi che sono strutturali per l’informazione e per il futuro del Paese”, dice Insenga citando in particolare tre tematiche, “la trasformazione demografica, quella digitale e quella sostenibile”.

“Sostenibilità che si è trasformata tantissimo sia nella sua effettiva applicazione sia nella percezione che se ne ha all’interno e all’esterno delle aziende proprio per questo insieme ad Eikon Strategic Consulting, con il progetto l’Esg Culture Lab, ci occupiamo di capire quanto ci sia da fare nelle aziende e nel paese quando parliamo di Esg”, conclude.

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Tributaristi, con attivazione Inad si possono già inserire indirizzi pec

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Presidente Alemanno: "Avvieremo inoltre un confronto con l’Agenzia delle Entrate per capire, proprio ai fini dell’antiriciclaggio e delle altre necessità professionali, come ottimizzare al meglio l’utilizzo del nuovo domicilio digitale".

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L’Istituto nazionale tributaristi (Int) ha inviato una nota ai propri iscritti, in cui comunica che dal 6 giugno i professionisti ex lege 4/2013, tra cui i tributaristi, possono eleggere il proprio domicilio digitale, indicando un indirizzo pec dove ricevere tutte le comunicazioni ufficiali della Pubblica amministrazione. Finalmente inizia l’operatività dell’Inad (Indice nazionale dei domicili digitali), operatività che per il momento riguarda la possibilità di inserire in un elenco pubblico il proprio indirizzo pec, poiché per la consultazione si dovrà attendere il 6 luglio, data da cui il domicilio sarà consultabile sia dai soggetti privati che dalla Pubblica amministrazione.

“Per anni abbiamo sollecitato i ministeri competenti a risolvere il problema dell’impossibilità, per i professionisti ex lege 4/2013, di inserire la propria pec nel già attivo Indice Ini-pec, e ciò era precluso non solo per problematiche tecniche, ma anche per valutazioni anacronistiche ed errate, molto spesso strumentalmente, circa l’individuazione delle varie professionalità in Italia, quindi accogliamo l’attivazione dell’Inad con grande soddisfazione”, dichiara il presidente dell’Int Riccardo Alemanno.

“Negli anni – ricorda – come tributaristi abbiamo dovuto superare i problemi causati dall’impossibilità di inserire la nostra pec in un elenco consultabile pubblicamente, problemi poi risolti grazie all’impegno e alla collaborazione con la dirigenza dell’amministrazione finanziaria, per esempio nell’invio dei dati al sistema tessera sanitaria in qualità di intermediari fiscali abilitati o per l’acquisizione della pec da parte dall’Agenzia delle Entrate ai fini degli obblighi antiriciclaggio a cui è soggetto, al pari degli altri professionisti contabili, il tributarista. Abbiamo pertanto sollecitato i nostri iscritti a depositare la propria pec nell’Indice nazionale dei domicili digitali, entro il 6 luglio in modo che, dall’apertura della consultazione dell’Inad, tutti possano conoscerne il domicilio digitale. Avvieremo inoltre un confronto con l’Agenzia delle Entrate per capire, proprio ai fini dell’antiriciclaggio e delle altre necessità professionali, come ottimizzare al meglio l’utilizzo del nuovo domicilio digitale. Grazie pertanto ai ministeri competenti e all’Agid che hanno portato a termine il percorso di attivazione dell’Inad, in cui auspico che, in un ragionevole lasso di tempo, possano confluire tutti gli indirizzi pec delle varie professioni, oggi presenti in altri elenchi pubblici e non.”

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Manageritalia e Assologistica, rinnovo contratto dirigenti imprese logistica portuali e aeroportuali

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Il contratto riguarda circa 250 aziende associate con circa 70.000 dipendenti diretti ed indiretti.

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E’ stato sottoscritto il rinnovo della parte economica del contratto nazionale di lavoro per i dirigenti delle aziende di logistica, magazzini generali, magazzini frigoriferi terminalisti portuali, interportuali ed aereoportuali. A firmare l’accordo il presidente di Manageritalia, Mario Mantovani e Umberto Ruggerone presidente Assologistica. Il contratto riguarda circa 250 aziende associate con circa 70.000 dipendenti diretti ed indiretti.

“Grazie a questo rinnovo – spiega Mario Mantovani – diamo continuità all’azione condotta in questi anni dalla nostra Associazione per tutelare i diritti dei dirigenti italiani dopo la formazione introdotta nel 1992, la long term care nel 2001, il welfare aziendale per tutti e le nove politiche attive soprattutto in periodo come questo caratterizzato da aspettative decrescenti e inflazione. Una firma che consentirà, almeno in parte, ai dirigenti di recuperare le perdite di reddito dovute all’impennata dell’inflazione senza gravare eccessivamente sulle imprese”.

“Siamo soddisfatti di questo accordo che concretamente va nella direzione da noi auspicata, ovvero la valorizzazione della figura del manager logistico, vero elemento strategico per le aziende” commenta Umberto Ruggerone, presidente Assologistica.

Si tratta di un accordo di natura prettamente economica, visti gli interventi già attuati sulla parte normativa con l’accordo di proroga del ccnl, sottoscritto 26 luglio 2021. Nello specifico, l’accordo sottoscritto oggi prevede: un importo “Una Tantum” di 1.000 euro da corrispondere nel 2023 a un aumento contrattuale di 450 euro lordi mensili entro luglio 2025. È inoltre prevista la destinazione di 1.500 euro annui alla Piattaforma welfare dirigenti terziario, spendibili in beni e servizi di welfare.

Un adeguamento contrattuale che consente, almeno in parte, ai dirigenti di recuperare l’impennata dell’inflazione avvenuta nell’ultimo periodo, senza gravare eccessivamente sulle imprese. Un risultato ottenuto grazie al profondo lavoro di analisi su tutte le opzioni normative disponibili.

L’accordo è la logica prosecuzione e completamento dell’intesa del luglio 2021 che, tra le altre cose, ha introdotto il welfare aziendale, i servizi di politiche attive ed è intervenuto sulla normativa dei Fondi ed Enti contrattuali. La parte economica è stata rinnovata agendo in sinergia su vari aspetti.

Una Tantum di 1000 euro a copertura della vacanza contrattuale per il periodo 1 gennaio -31 dicembre 2022, che verrà erogata in due tranche: 500 euro erogati con la retribuzione di luglio 2023 e 500 euro a novembre 2023

E’ previsto un aumento retributivo, con conseguente adeguamento del minimo contrattuale, pari a regime a 450,00 euro, secondo le seguenti scadenze: 150 mensili dal 1° dicembre 2023; 150 mensili dal 1° luglio 2024; 150mensili dal 1° luglio 2025

Tali aumenti possono essere assorbiti, fino a concorrenza, esclusivamente da somme concesse dalle aziende in acconto o anticipazione su futuri aumenti economici contrattuali, successivamente al 31 dicembre 2019.

I datori di lavoro destineranno inoltre alla piattaforma welfare dirigenti terziario 1.500 euro annui, spendibili in beni e servizi di welfare per l’anno 2024 e 2025.

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Pnrr, Pelazzi (Argenta Soa): “Per le imprese ci sono tante criticità all’orizzonte”

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Per il 61% non ci sono le condizioni per poter realizzare i lavori infrastrutturali e di costruzioni previsti

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“Per le imprese l’attuazione del Pnrr presenta molte criticità all’orizzonte e i rischi che si perda un’occasione straordinaria sono elevati: il 61 per cento delle imprese dichiara infatti che non ci sono le condizioni per poter realizzare i lavori infrastrutturali e di costruzioni previsti mentre solo il 39 per cento si dichiara ottimista”. Lo sostiene Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta Soa, una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, nel presentare i risultati dello studio realizzato dal Centro studi di Argenta Soa sul sentiment su Pnrr e Codice degli appalti.

Lo studio sarà presentato da Pelazzi domani nel talk ‘Appalti pubblici, azione amministrativa e nuove tecnologie’ che si terrà a Milano nella Deloitte Greenhouse (Via Tortona 25) nell’ambito del Forum Legal Next 2023 organizzato da Deloitte Legal. Tra i relatori del talk il Presidente dell’Anac Giuseppe Busia, il presidente di sezione del Consiglio di Stato e già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Roberto Garofoli, il Consigliere di Stato Giovanni Gallone, il Dirigente dell’Ospedale Policlinico S.Martino di Genova- Strategic Foresight Giorgia Zunino, la Presidente di Assimpredil Ance Regina De Albertis e gli avvocati partner di Deloitte Legal Francesco Paolo Bello e Joseph Brigandì.

“Ad accendere i riflettori su queste criticità del Pnrr – continua Pelazzi – è un campione significativo di aziende, composto da una maggioranza (il 67%) che ha partecipato a gare pubbliche negli ultimi mesi. Ci troviamo di fronte a una grande occasione per l’Italia che rischiamo di non sfruttare adeguatamente e che sta mostrando alcune criticità sistematiche che rallentano la realizzazione di opere pubbliche e impattano anche sulla crescita economica del Paese. Criticità che però gli italiani sanno affrontare dando il meglio di sé come avvenuto con Expo. Non tutto va male, però: per il 63% delle imprese intervistate il nuovo Codice degli Appalti può rendere più veloce la realizzazione delle opere rispetto ad un 37% che pensa il contrario”.

“Il Pnrr – dichiara Pelazzi – ha un effetto molto forte sul settore delle costruzioni: almeno nelle valutazioni originarie, secondo stime Ance-Confindustria impatta per circa 108 miliardi di euro (sui 222 totali), di cui 42,9 miliardi per i progetti in essere e 65,1 per nuovi progetti. La possibile rimodulazione delle misure del Pnrr rappresenta, però, una nube all’orizzonte sulle prospettive di crescita del settore edile”.

Per l’81% degli intervistati possedere la certificazione Soa sta diventando una referenza positiva per lavorare anche nel privato. “Quello che emerge dallo studio e anche dal nostro lavoro sul campo – commenta Pelazzi – è che a richiedere le attestazioni Soa non sono solo le amministrazioni pubbliche e le realtà partecipate dal pubblico, ma anche grandi player dell’industria e grandi fondi e sviluppatori immobiliari. La Soa sta diventando uno strumento importante per attestare parte dei temi esg”.

Lo studio è stato realizzato intervistando un campione di circa duemila e duecento imprese di tutte le dimensioni, che operano in tutte le regioni italiane e nei principali settori per cui è richiesta la Soa (costruzioni 55%, infissi 6%, carpenteria 5 %, impiantistica 20%, servizi ambientali 14%); hanno fatturati in grado di rappresentare la complessità del tessuto imprenditoriale italiano (sotto i 2 milioni di euro 30 %, tra i 2 i 5 milioni di euro 26 %, tra i 5 e i 10 milioni di euro 19%, tra i 10 e i 30 milioni di euro 15% e sopra i 30 milioni di euro 10%).

“I dati diffusi a maggio dall’Istat – ricorda – segnalavano un lieve incremento della produzione nelle costruzioni in marzo su febbraio (+0,1%) e nel primo trimestre 2023 rispetto al quarto 2022 (+1,1%). Quindi va tutto bene? Non proprio, purtroppo. A bene vedere, infatti, i numeri dell’Istat raccontano un’altra storia, per cui c’è poco da esultare”.

“L’incremento dell’attività nelle produzioni – dichiara Pelazzi – è spiegato esclusivamente da un effetto “trascinamento” ereditato dal trimestre precedente. Se si osserva infatti il livello dell’indice di produzione in marzo (137,7) si nota che è sostanzialmente in linea con quello di dicembre (137,5). Quindi l’attività, di fatto, è rimasta piatta nel primo trimestre di quest’anno e l’incremento rilevato nel primo trimestre è solo una questione aritmetica”.

“C’è di più – avverte Pelazzi – l’Istat ha comunicato di avere rivisto al ribasso di ben 1,2 punti percentuali la variazione della produzione industriale di febbraio, che adesso è quasi piatta a fronte di un incremento comunicato il mese scorso dell’1,5%. Sono dettagli tecnici, ma servono per capire più chiaramente il contesto nel quale opera il settore edile e bisogna conoscerli per potere decifrare meglio la realtà descritta dai numeri”.

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Schifone (Fdi): “Lavoriamo alla settimana stem”

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"Eventi, iniziative, momenti d’aggregazione che racconteranno un mondo pieno d’opportunità e di possibili competenze"

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“Buongiorno a tutte. Avrei avuto piacere ad essere lì con voi, ma sono stata trattenuta da impegni dell’ultimo momento. Volevo farvi il mio in bocca al lupo e penso che ciò che avete fatto sia molto importante. L’arricchimento del vostro percorso va portato come esempio anche alle generazioni successive alla vostra. In Parlamento stiamo lavorando per la proposta di legge che parlerà della cosiddetta ‘settimana stem'”. A dirlo il deputato Marta Schifone, capogruppo della commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati e responsabile professioni di Fratelli d’Italia, rivolgendosi alle studentesse in un videomessaggio inviato in occasione della conclusione del progetto ‘Vinci adoption program’.

“Abbiamo deciso – ha spiegato – di raccontare in questa settimana tutte le possibilità che vengono regalate da questo mondo alle donne, che sono però costrette ancora a vivere un gender-gap in riferimento allo studio delle materie scientifiche”.

“Abbiamo deciso – ha sottolineato – di creare una settimana nazionale – cosiddetta stem – che prima non esisteva. Saranno sviluppati eventi, iniziative, momenti d’aggregazione che racconteranno un mondo pieno d’opportunità e di possibili competenze. Desideravo ringraziarvi per il percorso che avete vissuto e vi auguro di poter proseguire tale strada anche a livello universitario, se questa dovesse continuare ad essere la vostra principale passione. E mi raccomando… diffondete il messaggio alle vostre coetanee e alle vostre famiglie. E’ di vitale importanza””.

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Vinci Adoption Program, diplomi per avvicinare le studentesse alle materie stem

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La prima edizione del format è partita da Roma

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Nella sede centrale di Vinci Energies Italia, si è tenuta la tappa conclusiva del ‘Vinci adoption program’, progetto rivolto alle studentesse e pensato per le famiglie e le scuole italiane con l’intento di avviare una rivoluzione culturale, con la consegna dei diplomi per le partecipanti al corso. Il principale obiettivo del percorso formativo è stato, infatti, quello di sensibilizzare le ragazze allo studio delle materie stem, offrendo loro certificazioni e opportunità di inserimento lavorativo all’interno di ambiti da sempre appannaggio degli uomini. La prima edizione del format è partita da Roma, dove hanno aderito tre licei, di cui due a Ostia. Proprio sul litorale romano, nella sede del X Municipio che ha svolto il ruolo di connettore tra le scuole e l’azienda.

Vinci energies Italia, per il raggiungimento dello scopo, ha potuto usufruire dell’esperienza dei ‘Tech experts’ di Axians che hanno svolto il ruolo di tutor all’interno dei vari appuntamenti in calendario. Tre licei – Democrito, Labriola e Pascal – suddivisi tra X e XV Municipio di Roma hanno consentito alle proprie studentesse di ottemperare a un percorso articolato su 70 ore.

“Con questo programma – ha detto Rossella Alfieri, head of communications and marketing Vinci energies Italia – ci poniamo obiettivi ambiziosi. Vorremmo incentivare le giovani studentesse ad intraprendere percorsi di studi incentrati su materie stem e soprattutto in ambito tech e ict, accompagnarle all’interno di un programma di adozione formativa per garantire loro una crescita professionale direttamente dentro le aziende del nostro Gruppo. Vogliamo anche offrire certificazioni e borse di studio a coloro che vorranno proseguire in questo ambito il loro percorso universitario. Crediamo fortemente in questo progetto perché crediamo che nei team sia necessario un equilibrio di genere, ma per fare questo c’è bisogno di un cambio culturale che dobbiamo mettere in moto in prima persona”.

“Abbiamo voluto mettere in pratica – ha affermato – un’esigenza che abbiamo sentito come molto forte, vale a dire quella di accorciare il gap che sussiste tra ragazzi e ragazze sulla scelta delle materie stem come oggetto di studio al termine della scuola secondaria. Già in fase di recruiting interno abbiamo difficoltà a trovare ragazze. La necessità non è a mero fine pubblicitario, ma è data dal fatto che in azienda è importantissimo che si trovi diversità e unicità nell’apporto lavorativo e d’esperienza dei vari interpreti”.

“Culturalmente – ha commentato – le ragazze sono indirizzate – sia dalle famiglie che dalla scuola – sulle materie umanistiche. Anche quando scelgono le materie scientifiche, raramente la scelta verte verso le telecomunicazioni e l’informatica. Grazie a questo percorso formativo, le ragazze prese da tre licei scientifici e istituti tecnici di Roma hanno toccato con mano che cosa voglia dire lavorare in questo ambiente, confrontandosi con i tutor messi a disposizione da Axians. Le ragazze sono state da noi definite ambassadors, avendo l’opportunità di raccontare alle proprie famiglie e alle proprie compagne di scuola di come un tipo di percorso del genere sia alla portata tanto delle ragazze, quanto dei ragazzi. Il corso si è articolato in due fasi, attraverso sei moduli che si sono alternati tra di loro, il tutto diviso tra teoria e pratica. Il modulo che ha riguardato il laboratorio ha fatto sì che fosse messo in pratica quanto appreso nella parte teorica”.

“Gli obiettivi – ha chiarito il managing director di Axians Italia, Michele Armenise – sono molteplici. Axians del gruppo VINCI Energies mette le persone al centro. Il fatto che oggi ci sia ancora distanza tra le donne e le materie scientifiche, con particolare focus sulla progettazione e sulle attività tecniche, ci ha fatto porre un obiettivo. Non si dovrà più lavorare per il beneficio aziendale, bensì si dovrà fare cultura e trasferire un concetto alle famiglie di tutti i ragazzi: non devono esserci preclusioni nell’accesso alle materie. L’obiettivo finale è quello di portare a un cambiamento culturale vero e proprio, dove dovremo veder salire la percentuale – ad ora attestata al 15% – di donne iscritte a livello universitario a materie stem”.

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Tlc, Di Raimondo (Asstel): “Sciopero? condividiamo preoccupazioni sindacati, serve nuova politica industriale”

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Il direttore generale, calo ricavi rappresenta una delle criticità della Filiera: passati da flusso di cassa di 10,5 mld del 2010 a circa un miliardo del 2021

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“Le organizzazioni sindacali richiamano l’attenzione delle Istituzioni per affrontare le difficoltà che il settore attraversa. Asstel condivide le preoccupazioni sul futuro dell’industry e sulla complessiva sostenibilità occupazionale: come associazione abbiamo una costante interlocuzione con Governo e Istituzioni con l’obiettivo di sviluppare soluzioni di lungo periodo che siano leva anche di competitività per il Paese. Serve una nuova politica industriale per la filiera che sostenga anche i periodici e significativi piani di investimento necessari ad offrire servizi innovativi e di qualità ai clienti”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Laura Di Raimondo, direttore generale Asstel Confindustria sullo sciopero di oggi dei lavoratori delle tlc proclamato unitariamente dai sindacati, che parlano di 20mila posti a rischio nel settore.

Di Raimondo ricorda che “il 2022 è stato un anno complesso per la filiera Tlc. Un anno che segue, purtroppo, un trend negativo: in 12 anni ha perso oltre un terzo del suo valore. L’aumento dei costi dell’energia, una competitività sempre più forte, un calo dei prezzi negli ultimi dieci anni del 33,6% e gli interventi regolatori sui mercati wholesale sono alcune delle cause che hanno portato a questa situazione di difficoltà”.

Per Di Raimondo “il calo dei ricavi rappresenta una delle criticità della Filiera: si è passati da un flusso di cassa di 10,5 miliardi del 2010, a circa un miliardo del 2021. Nel 2022, per la prima volta, si è registrato un valore negativo di circa 4 miliardi causato prevalentemente dal pagamento dell’ultima rata per le licenze 5G”. “Mentre il traffico dati aumenta, i prezzi -spiega Di Raimondo- sono in calo rispetto ad altre utilities. Il calo dei prezzi (-33,6% più del doppio dei principali paesi europei) è un fenomeno tutto italiano, e questo è indice della necessità di superare l’attuale modello. Nonostante tali criticità, gli operatori stanno ampliando i modelli di business verso nuovi settori e servizi, per effetto degli abilitatori digitali quali i big data, il cloud, l’Iot, la cybersecurity, il 5G. In questo sistema sono indispensabili le nuove competenze digitali e la formazione permanente del personale in essere a cui si devono affiancare strumenti di politiche attive”, sottolinea.

E per quanto riguarda il dl sulle tlc del governo la posizione di Asstel è chiara. “L’evoluzione del settore -spiega Di Raimondo- richiede specifiche misure e provvedimenti su cui il Governo ha posto la sua attenzione, quali: la mitigazione strutturale del costo dell’energia; l’armonizzazione dei limiti elettromagnetici a livello europeo. A questi, si affiancano gli interventi per la riduzione dell’Iva per i servizi di connettività, ispirandosi ai recenti indirizzi europei, e l’estensione del beneficio per investimenti in beni strumentali nuovi nel piano transizione 4.0. Sono stati sicuramente efficaci i recenti interventi normativi sulle semplificazioni; per attuare uniformemente la norma è necessario un coordinamento ottimale tra le istituzioni centrali e locali”, conclude.

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Pa, Carlomagno (Flp): “Su smart working serve azione strutturale, uscire da logica emergenza”

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Il segretario generale del sindacato: no a lavoro agile per genitori di under 14 in contraddizione con lotta a denatalità

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Sullo smart working “è necessario uscire dalla logica emergenziale del cosiddetto lavoro da remoto da casa e realizzare un intervento strutturale che preveda un’organizzazione del lavoro per obiettivi, che vanno realizzati al di là del luogo dove questo avvenga, che sia l’abitazione del lavoratore, l’ufficio o altro”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Marco Carlomagno, segretario generale della Flp, Federazione lavoratori pubblici e funzioni pubbliche, sull’ipotesi di proroga dello smart working per i lavoratori fragili e i genitori di under 14 nella pa e nel privato fino a dicembre 2023. E comunque per Carlomagno “è indispensabile prorogare lo smart working nella pubblica amministrazione per i lavoratori fragili, vanno tutelati”.

Per il leader del sindacato nelle amministrazioni pubbliche il lavoro agile è ormai un miraggio. “Nella pa la gran parte delle amministrazioni stanno facendo rientrare tutti i lavoratori in presenza, agendo da piccoli feudatari al di là della legge che prevede un diritto per i lavoratori. Quindi parlare di proroga senza verificare queste situazioni da parte del ministero è inutile”, sottolinea.

E sulla posizione del ministro della Pa, Paolo Zangrillo, che confermato la tutela per i fragili ma ha preannunciato il no al lavoro agile per i genitori di under 14, Carlomagno risponde: “Lo stop annunciato dal ministro Zangrillo alla proroga dello smart working per i genitori di under 14? Parole rispettabili ma un governo che parla di lotta alla denatalità non può poi non agire sul lavoro agile, quello vero, venendo così incontro alle esigenze di vita-lavoro delle famiglie. E’ una contraddizione”, conclude.

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Lavoro

Lavoro, Assosistema: “Vera garanzia del salario è nella contrattazione collettiva”

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Il direttore generale di Assosistema Confindustria, Matteo Nevi, è intervenuto oggi alla Camera dei deputati in commissione Lavoro, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di giusta retribuzione e salario minimo

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“La vera garanzia del salario è da ricercare nella contrattazione collettiva che in Italia ha un grado di diffusione superiore all’80% dei settori coperti. Introdurre un salario minimo servirebbe solo a creare una concorrenza tra legge e autonomia negoziale e ad incentivare la fuga dalla contrattazione collettiva verso una regolamentazione tra privati”. Ad affermarlo è il direttore generale di Assosistema Confindustria, Matteo Nevi, che oggi è intervenuto alla Camera dei deputati in commissione Lavoro, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di giusta retribuzione e salario minimo.

“Non dobbiamo svuotare i contratti collettivi dei loro contenuti –ha proseguito Nevi – ma, anzi, come dispone la Direttiva europea, dobbiamo incentivare Il ricorso alla contrattazione. È impossibile pensare ad un salario minimo e ad una giusta retribuzione se non si trova una soluzione compiuta e in tempi brevi sulla misurazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali nonché dei perimetri contrattuali a cui si applicano i contratti, ancora oggi in discussione al Cnel. Il trattamento economico minimo previsto nei contratti è la prima risposta al salario minimo e c’è da anni, non bisogna inventarsi nulla. Pertanto è necessario continuare a dare seguito al testo unico sulla rappresentanza siglato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil”.

“Se dobbiamo e vogliamo risolvere il problema del dumping contrattuale la strada non è il salario minimo, ma occorre mettere insieme una serie di interventi normativi chiari e puntuali che permettano l’emersione di tutte le differenti forme di dumping oggi presenti. Se la mia azienda svolge una specifica attività -ha continuato Nevi- non può applicare il contratto relativo ad un altro settore, anche questa è una chiara forma di dumping sul quale invitiamo il legislatore e la commissione ad una attenta riflessione”.

“Dobbiamo -ha concluso Nevi- evitare che interventi generalistici come quello del salario minimo generino effetti distorsivi all’interno delle relazioni industriali che sono da sempre un elemento fondante dell’esercizio dell’autonomia negoziale del nostro Paese e che dobbiamo custodire perché segno di un percorso democratico sancito chiaramente anche dalla nostra Costituzione”.

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