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Incidente nella notte, morto calciatore del vivaio del Livorno: aveva 18 anni

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L'addio della società ad Anwar Megbli, classe 2005: "Non si può morire a 18 anni"

Anwar Megbli, attaccante classe 2005 degli Juniores nazionali dell’Unione Sportiva Livorno 1915, è morto oggi all’età di 18 anni in seguito ad un incidente stradale avvenuto nella notte tra sabato e domenica. “No, non si può morire a 18 anni. Oggi – scrive l’Unione Sportiva Livorno 1915 in un post pubblicato su Facebook-, in seguito a un tragico incidente stradale tra San Vincenzo e Donoratico nella notte tra sabato e domenica, ha perso la vita Anwar Megbli, attaccante classe 2005 degli Juniores nazionali dell’Unione Sportiva Livorno 1915, nella scorsa stagione aggregato alla prima squadra in diverse occasioni. Tutta la società esprime le più sentite condoglianze alla famiglia e ai suoi cari in questo momento di profondo dolore. Ciao campione. Sarai sempre con noi”.

Sbircia la Notizia Magazine unisce le forze con la Adnkronos, l'agenzia di stampa numero uno in Italia, per fornire ai propri lettori un'informazione sempre aggiornata e di alta affidabilità.

Esteri

Migranti, prove di intesa Meloni-Macron: resta distanza con Germania

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La presidente del Consiglio: "Berlino non deve fare solidarietà con i confini degli altri"

Giorgia Meloni

Sul tema dei migranti e della gestione europea a Malta, dove si reca la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, non si riduce la distanza tra Italia e Germania. Anzi. Ma tra Roma e Parigi invece il clima sembra volgere decisamente al sereno. A tenere banco al termine del Med9 con i paesi europei del Mediterraneo sono le parole del premier italiano, che dopo aver avuto un incontro a tre con il presidente francese Emmanuel Macron e la numero uno della commissione Ue, Ursula von Der Leyen, torna a criticare la posizione tedesca.

Ma pesano pure le parole di grande apertura che arrivano dal presidente francese che sposa la linea di Roma sul tema della “gestione che spetta a tutti noi” dei flussi migratori “dando solidarietà all’Italia”.

Con Berlino resta aperta la querelle sulle Ong. Dietro la battuta (“I tedeschi la dovrebbero smettere di fare solidarietà con i confini degli altri”) Giorgia Meloni ribadisce la diversità di posizioni con il cancelliere Scholz.

“Io capisco -dice ai cronisti- il governo tedesco, ma se loro vogliono tornare indietro sulle regole delle Ong, allora noi proponiamo un altro emendamento in forza del quale il Paese responsabile dell’accoglienza dei migranti che vengono trasportati sulla nave di una Ong è quello della bandiera della nave”. Il premier italiano a proposito dello stallo sul Patto europeo sui migranti, registrato giovedì a Bruxelles, tiene il punto: “Ognuno si assumerà le sue responsabilità”.

Meloni aggiunge: “Noi siamo stati molto cooperativi” in Europa e con i tedeschi “sul tema del patto di migrazione e asilo, lo abbiamo votato anche perché migliorava per noi le condizioni rispetto alle regole precedenti, poi la Germania è arrivata con alcuni emendamenti, uno in particolare che per noi rappresenta un passo indietro sul tema delle organizzazioni non governative”.

“Vediamo – conclude- quale sarà la soluzione di questo problema. Noi abbiamo la nostra linea, altri ne hanno un’altra, il problema è non scaricare la linea di uno sugli interessi dell’altro”.

Macron ha parole di sostegno per l’Italia: “Viviamo una situazione eccezionale, specialmente quella che ha toccato Lampedusa, e ora ci deve essere una risposta europea unica, tutti dobbiamo dare solidarietà all’Italia e ai primi porti di approdo”.

Poi rispetto al trilaterale tenuto con il premier italiano e con von der Leyen fa sapere che si cerca un’intesa per dare contenuto ai dieci punti di Lampedusa: “Abbiamo proposto ai nostri colleghi di mettere in atto e implementare questi 10 punti, spero che a livello europeo potremo migliorare il nostro funzionamento interno, per lavorare insieme sulla questione dell’immigrazione, migliorando il partenariato con i paesi di origine, e per contrastare in modo concreto i trafficanti di esseri umani”.

Parole che ricalcano quanto detto poco prima dal leader italiano, anche sulla richiesta di estendere il memorandum con la Tunisia a modello per altri paesi come la Libia. “Dal nostro punto di vista sono contenta per la convergenza trovata -sintetizza Meloni- è tempo di affrontare in modo concreto, strutturale e definitivo il problema dei flussi migratori. Rischiamo di essere la prima nazione a venire travolta, ma poi tutti faremmo quella fine”.

Nella dichiarazione congiunta di fine Med9 invece emergono “convergenze totalmente condivise” con gli altri paesi presenti al vertice della Valletta. Francia, Spagna, Grecia, Cipro, Slovenia, Croazia, Portogallo e Malta fanno sapere che serve una linea comune sul fronte della gestione dei flussi, enfasi viene data poi dal padrone di casa Robert Abela, premier della Valletta, alla “firma della dichiarazione di Malta, una vera road map per un hub energetico e verde del Mediterraneo”.

Nel testo con le dichiarazioni finali approvate dal gruppo in dieci punti, alcune delle posizioni italiane vengono adottate, come si legge al punto 3 del documento. “Chiediamo ai co-legislatori di intensificare le negoziazioni sul Patto sulla Migrazione e sull’Asilo per raggiungere un accordo su tutti i dossier prima della fine dell’attuale legislatura. Questo accordo deve fornire le necessarie garanzie che le esigenze dei paesi di prima linea saranno adeguatamente soddisfatte”, vale a dire a partire dall’Italia.

Anche la richiesta di “un approccio rinnovato per ridurre efficacemente i movimenti primari e prevenire le partenze” e “migliorare il tasso di rimpatri dei richiedenti asilo respinti e di altri cittadini di paesi terzi che non hanno un diritto legale di permanenza nell’Unione”, trova posto nel documento finale di Malta.

Linea dura prevista per gli scafisti: “Occorre intensificare il lavoro per rafforzare gli aspetti legali e operativi della sorveglianza delle frontiere esterne, smantellare le reti di contrabbando, interrompere la catena di approvvigionamento delle reti criminali e impedire la partenza di imbarcazioni che non rispettano gli standard internazionali di sicurezza, contemporaneamente continuando a promuovere una migrazione sicura, ordinata e legale”.

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Esteri

Ucraina, Zelensky: “Oggi news importanti”. Russia: altri 130mila soldati

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Il presidente ucraino preannuncia novità. Putin firma la chiamata alla leva per 130mila uomini

Volodymyr Zelensky


Oggi “ci saranno importanti news per l’Ucraina: per i nostri soldati, per la nostra intera nazione”. Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, si rivolge così alla popolazione nel messaggio affidato ai canali social. “Questa settimana ha rafforzato enormemente il nostro paese e il nostro popolo. Stiamo lavorando affinché nelle prossime settimane daremo ulteriore forza all’Ucraina, forza interna e cooperazione necessaria con il mondo, affinché tutti ci ascoltino, capiscano e ci sostengano”, dice Zelensky facendo riferimento ai nuovi pacchetti di armi forniti dall’Occidente e in particolare dagli Stati Uniti.

La controffensiva, intanto, prosegue lungo la direttrice meridionale nella regione di Zaporizhzhia e sul fronte orientale, nell’area di Bakhmut, dove la Russia sta dislocando nuovamente uomini della Wagner. Per Kiev, le due fasi della guerra sono inscindibili.

Il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa ucraino, Oleksi Danilov, evidenzia la necessità di una strategia unica per garantire la riconquista della penisola di Crimea e della regione del Donbass, annesse dalla Russia nel 2014 e nel settembre 2022. “Non sono favorevole a scrivere una pagina separata per la liberazione della regione di Donetsk, della regione di Luhansk e della Crimea. Dovrebbero rientrare in una strategia generale”, dice oggi l’alto funzionario ucraino durante un’intervista riportata all’agenzia di stampa Ukrinform.

Il segretario alla Sicurezza e alla Difesa dell’Ucraina respinge la possibilità che la guerra nel suo paese diventi un conflitto prolungato e ha sostenuto la necessità di continuare a combattere le truppe russe. “Ci dicono – afferma – ‘Vi sosterremo fino a’, e poi non vedo da nessuna parte la parola ‘vittoria'”.

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato il decreto per dare il via alla coscrizione autunnale fra il primo ottobre e il 31 dicembre. La chiamata alla leva riguarda 130mila uomini fra i 18 e i 27 anni di età, come riferisce l’agenzia stampa russa Ria Novosti.

In Russia vi sono tradizionalmente due chiamate annuali per la leva, una in primavera e l’altra in autunno. Il servizio di leva dura 12 mesi. Il contrammiraglio Vladimir Tsimlyansky, numero due del dipartimento organizzazione e mobilitazione dello Stato Maggiore russo, ha precisato che i nuovi coscritti verranno dispiegati sul territorio russo ma nessuno di loro andrà nelle cosiddette “nuove regioni”, ovvero nelle zone occupate degli oblast ucraini di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson.

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Sport

Nuova Zelanda-Italia 96-17, All Blacks a valanga

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Nella sfida della Coppa del Mondo a Lione

La Nuova Zelanda travolge l’Italia per 96-17 oggi a Lione nel match valido per la Pool A della Rugby World Cup 2023. Gli All Blacks si avvicinano ai quarti di finale dopo la vittoria nettissima in una sfida senza storia.

La Nuova Zelanda affonda subito i colpi e va in meta con Varney, che apre il diluvio sull’Italia. Gli azzurri rimangono agganciati alla partita con il piazzato di Allan, ma la partita non esiste. Smith e Savea realizzano 3 mete a testa nel primo tempo, che si chiude con un eloquente 49-3 in virtù delle 7 segnature degli All Blacks. In avvio di secondo tempo l’Italia si fa apprezzare per la meta di Capuozzo, ma il martellamento neozelandese continua. Segnano Retallick, Papali’i, Coles e McKenzie. Il 73-10 non placa i tutti neri che proseguono il monologo. Arrivano le mete di Savea, Coles e Lienert-Brown. La Nuova Zelanda si ferma in prossimità dei 100 punti e nel recupero l’Italia si consola con la meta di Ioane. Ora bisogna recuperare per la sfida del 6 ottobre, sempre a Lione, con la Francia.

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Esteri

New York, emergenza pioggia: “Pericolo di morte”

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Precipitazioni record, città in ginocchio

Le strade di New York allagate

La pioggia torrenziale manda in tilt New York: in città la situazione è definita “pericolosa” con rischi per l’incolumità e la vita delle persone. In 3 ore, in particolare a Brooklyn, è caduta la pigogia che normalmente si registra in un mese. Le precipitazioni cominciate durante la notte tra il 28 e il 29 settembre non sembra destinate a ridursi in queste ore. “E’ una situazione drammatica e non è finita”, ha detto oggi il sindaco di New York, Eric Adams. “Non voglio che le interruzioni nelle precipitazioni diano l’impressione che sia tutto finito: non è così”, aggiunge.

Il governatore di New York, Kathy Hochul, ha dichiarato lo stato di emergenza per New York City, Long Island e la Hudson Valley. “Sono eventi meteo estremi, che mettono in pericolo la vita delle persone”, dice. I pompieri sono in azione senza sosta, con azioni di salvataggio in particolare nei seminterrati.

L’acqua ha invaso stazioni della metro, arrivando fino ai binari e creando problemi alla gestione del servizio. Per garantire i trasporti pubblici, nonostate lo stop della metro, sono state predisposti bus straordinari.

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Spettacolo

Tupac Shakur, un arresto per l’omicidio del rapper

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Il rapper ucciso nel 1996, l'arresto compiuto dalla polizia di Las Vegas

La stella per Tupac a Hollywood

La polizia di Las Vegas ha annunciato un arresto nel caso dell’omicidio del rapper Tupac Shakur, assassinato nel 1996: il sospetto fermato è il 60enne Duane “Keffe D” Davis.

Shakur venne ucciso quasi tre decenni fa mentre era a bordo di un’auto: venne raggiunto da quattro colpi di arma da fuoco e morì sei giorni più tardi a causa delle ferite riportate. Era il 13 settembre e Tupac Shakur aveva 25 anni.

Nonostante le numerose indagini della polizia di Las Vegas e Los Angeles, nonché delle forze dell’ordine federali, nessuno era stato ancora mai arrestato per l’omicidio.

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Politica

Ucraina, Conte: “Se fossi al governo, stop armi a Kiev”

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Il leader del M5S: "Realistico essere a Palazzo Chigi ora e dire non inviamo più armi"

Giuseppe Conte


Se Giuseppe Conte fosse a Palazzo Chigi al posto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni fermerebbe l’invio di armi all’Ucraina. “È realistico essere a Palazzo Chigi ora e dire non inviamo più armi? Assolutamente sì. Sì, sarebbe realista”, dice il leader del M5S a Accordi&Disaccordi in onda stasera sul Nove. “Sarebbe stato realistico sin dal primo momento dire a tutti gli alleati: ‘Signori, l’Italia per la sua tradizione, per la sua capacità di dialogo, aiuterà tutta la coalizione. Saremo il frontman, il ‘front country’ per la svolta negoziale. Io mi sarei posto sin dall’inizio alla guida di quel negoziato con la nostra capacità, la nostra tradizione di dialogo, che abbiamo anche con la Russia”, continua Conte che, alla domanda “Se fosse a Palazzo Chigi direbbe no all’invio di nuove armi?”, risponde: “Assolutamente”.

Tra i temi di attualità, i migranti. “Nei miei governi non è mai successo che Francia e Germania non abbiano collaborato alla redistribuzione. Perché, mentre Salvini stava a parlare in tv e faceva esibizioni muscolari sui migranti, io lavoravo”, dice Conte.

“Ho dimostrato sin dall’inizio una certa coerenza e credibilità nel perseguire una politica migratoria, che non era quella degli slogan di Salvini. In Europa bisogna essere coerenti: non puoi dire che i polacchi e gli ungheresi fanno bene quando si oppongono alla redistribuzione – continua – Ieri c’è stata una riunione sulla gestione dei flussi migratori tra i ministri degli Interni su un regolamento che prevedeva una redistribuzione automatica dei migranti. Il nostro ministro Piantedosi è rimasto lì imbambolato, perché c’erano gli ungheresi e i polacchi che l’avevano bocciato”.

“Mi ricorda tanto Salvini che, durante il mio governo, non ha partecipato quasi mai ai Comitati degli affari interni. I risultati arrivavano per il lavoro che veniva fatto, non facendo dichiarazioni davanti alle telecamere”, conclude.

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Cronaca

Superenalotto, ecco la combinazione vincente di oggi

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I numeri dell'estrazione vincente di oggi, 29 settembre

Una schedina del Superenalotto

Il montepremi del Superenalotto di oggi è di 61,7 milioni di euro. E’ stata effettuata l’estrazione straordinaria dei numeri della combinazione vincente del concorso di oggi, venerdì 29 settembre 2023.

L’estrazione di oggi, nella giornata di venerdì, è una novità introdotta il 7 luglio a sostegno dell’Emilia-Romagna. Le estrazioni ordinarie avvengono di martedì, giovedì e sabato. Dopo l’estrazione di oggi, quindi, si torna a giocare domani, sabato 30 settembre. Nei giorni di estrazione si può compilare e registrare una schedina fino alle 19.30. L’estrazione avviene alle 20.

Per controllare se una schedina ha diritto a riscuotere qualche premio, si può effettuare la verifica online o attraverso l’app del Superenalotto, inquadrando il codice QR presente sulla schedina.

Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile online un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni.

Una schedina del Superenalotto ha diritto ad un premio in caso di 2 numeri ‘azzeccati’, 3, 4, 5, 5+1 o 6.

L’entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima:

– con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro;

– con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro;

– con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro;

– con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro;

– con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro;

Quanto costa giocare una schedina al Superenalotto

Ogni combinazione costa 1 euro. L’opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi. E’ possibile acquistare quote dei sistemi a caratura, che comprendono molte combinazioni, per 5 euro a quota.

Oltre ai numeri indicati dal giocatore, nella schedina possono comparire altri numeri: si tratta del numero Superstar e numero Jolly. Quest’ultimo viene sorteggiato dalla stessa urna dei numeri principali del concorso. Chi indovina cinque dei sei numeri principali più il numero Jolly si aggiudica i premi della categoria 5+Jolly, vale a dire il 5+1. A differenza del Superstar, il numero Jolly non viene scelto sulla schedina.

In ogni schedina si può decidere di inserire almeno un numero Superstar, che viene scelto dal giocatore o selezionato automaticamente dal sistema. La posta di gioco è di euro 0,50 per ciascun numero. La giocata minima per partecipare al Superstar è di una combinazione di gioco del Superenalotto abbinata al numero Superstar, che consente di concorrere per premi a punteggio e premi istantanei straordinari.

I premi a punteggio vengono vinti quando uno dei numeri estratti nel concorso Superenalotto corrisponde al numero Superstar stampato sulla ricevuta di gioco. Le categorie di vincita, relative ai premi Superstar a punteggio, sono:

– premio 5 stella, realizzato ottenendo punti 5 nel concorso Superenalotto più il numero Superstar;

– premio 4 stella, realizzato ottenendo punti 4 nel concorso Superenalotto più il numero Superetar;

– premio 3 stella, realizzato ottenendo punti 3 nel concorso Superenalotto più il numero Superstar;

– premio 2 stella, realizzato ottenendo punti 2 nel concorso Superenalotto più il numero Superstar;

– premio 1 stella, realizzato ottenendo punti 1 nel concorso Superenalotto più il numero Superstar;0 stella, realizzato ottenendo

– premio punti 0 nel concorso Superenalotto più il numero Superstar.

Ecco l’importo dei premi per le vincite con il numero Superstar:

Premio 5 Stella – 25 volte l’importo della vincita ottenuta con punti 5 al concorso Superenalotto;

premio 4 stella – 100 volte l’importo della vincita ottenuta con punti 4 al concorso Superenalotto;

premio 3 stella – 100 volte l’importo della vincita ottenuta con punti 3 al concorso Superenalotto;

premio 2 stella, euro 100,00;

premio 1 stella, euro 10,00;

premio 0 stella, euro 5,00.

L’estrazione vincente di oggi: 6, 35, 48 53, 81, 86. Numero jolly: 47. Numero superstar: 71. Nessun ‘6’ né ‘5+’. Il jackpot stimato per il prossimo concorso a disposizione dei 6 è di 62.600.000 euro.

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Cultura

“Roma: miseria, bellezza e coraggio”, in mostra a palazzo Merulana

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A Palazzo Merulana, nella sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi,    la mostra 'Quando la vita era dolce. Roma: miseria, bellezza e coraggio'

Aperta al pubblico fino all’8 ottobre nei saloni di Palazzo Merulana, sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, ‘Quando la vita era dolce. Roma: miseria, bellezza e coraggio’, mostra fotografica dell’Archivio Riccardi a cura di Maurizio Riccardi, Giovanni Currado e Marino Paoloni. “Città millenaria dalle mille sfaccettature, un museo a cielo aperto, meta turistica sognata in tutto il mondo, con la sua storia, i suoi monumenti e le sue vie, Roma rappresenta nell’immaginario internazionale l’idea di imponenza e immortalità – si legge in una nota della mostra- A margine di tale grandezza convivono da sempre realtà meno forti e sicure.

“Dopo la Seconda Guerra Mondiale, queste realtà si erano confuse toponomasticamente con i monumenti e i palazzi del centro – spiega ancora la nota – La miseria del dopoguerra era sotto gli occhi di tutti, forse perché messa in risalto dal contrasto derivante dalle meraviglie che la Città Eterna offriva. In pochi anni la città e il Paese conobbero il boom economico e pian piano, come succede spesso, si iniziarono a dimenticare le difficoltà che avevano contraddistinto il recente passato”.

Le foto di Carlo Riccardi raccontano questo spaccato temporale. Un tumulto di sguardi coraggiosi misti a scenari di miseria assoluta, le speranze di chi voleva ricominciare e i primi segnali, positivi e negativi, del Paese che diventava ‘grande’. Un complesso di informazioni visive d’impatto per le nuove generazioni, per aprire un dibattito e delle riflessioni, anche attraverso l’uso della fotografia storica.

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Esteri

Qatargate, Panzeri torna libero

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Dovrà rispettare, però, una serie di condizioni: non potrà lasciare il Belgio né avere contatti con gli altri sospettati

L’ex eurodeputato del Pd e di Articolo Uno Antonio Panzeri, accusato in Belgio nell’ambito dell’inchiesta per presunti fatti di corruzione tesa ad influenzare i meccanismi decisionali delle istituzioni Ue, denominata Qatargate, è tornato in libertà. La camera di consiglio, informa il quotidiano Le Soir, ha deciso ieri di togliergli il braccialetto elettronico. Panzeri ha passato quattro mesi rinchiuso nel carcere di Saint-Gilles, per poi essere messo agli arresti domiciliari, con il braccialetto. Panzeri è libero, ma dovrà rispettare una serie di condizioni: in particolare, non potrà lasciare il Belgio né avere contatti con gli altri sospettati.

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Sostenibilità

Il riscaldamento globale minaccia l’Antartide.

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Fiori, alghe e muschi hanno invaso l’Antartide e non è una buona notizia. A suonare il campanello d’allarme, gli esperti dell’Università di Washington, che, in un articolo recentemente comparso sulle colonne della rivista di settore “Geophysical Research Letters”, delineano un quadro a tinte fosche per il prossimo futuro. L’arrivo dei nuovi inquilini sarebbe infatti dovuto al caldo record fatto registrare quest’anno, letale per i ghiacci e le nevi perenni che hanno reso l’Antartide quella che conosciamo.

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