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Influenza, quasi 13 milioni di casi in Italia: 330mila in...
Influenza, quasi 13 milioni di casi in Italia: 330mila in una settimana
Trend in lieve diminuzione
Sfiorano ormai i 13 milioni gli italiani, colpiti da influenza e virus cugini. "Nell'undicesima settimana del 2024", dall'11 al 17 marzo, come riportano i bollettini della sorveglianza RespiVirNet, curata dall'Istituto superiore di sanità, "i casi stimati di sindrome simil-influenzale, rapportati all'intera popolazione italiana, sono circa 331mila per un totale di circa 12.953.000 casi a partire dall'inizio della sorveglianza".
Tra i più colpiti i bimbi under 5
L'incidenza è pari a "5,6 casi per mille assistiti (6,3 nella settimana precedente, dato aggiornato rispetto a quello diffuso la scorsa settimana a seguito dei ritardi di notifica)", si legge nei report. Ancora una volta sono "maggiormente colpiti i bambini sotto i 5 anni di età, in cui si osserva un livello di incidenza di 17,8 casi per mille assistiti (18 nella settimana precedente)".
"Tutte le Regioni/Province autonome, tra quelle che hanno attivato la sorveglianza, registrano" ancora "un livello di incidenza delle sindromi simil-influenzali sopra la soglia basale, tranne la Pa di Trento, il Molise, la Puglia e la Basilicata che tornano al livello di base".
Nella settimana analizzata, "la percentuale dei campioni risultati positivi all'influenza sul totale dei campioni analizzati risulta pari al 3%, in diminuzione rispetto alla settimana precedente (4,8%)", emerge ancora dai bollettini.
I virus prevalenti
"Dall'inizio della stagione, i virus influenzali di tipo A risultano largamente prevalenti (94%) rispetto ai virus di tipo B e appartengono per la maggior parte al sottotipo H1N1pdm09" spiegano nei bollettini. Tra i campioni risultati positivi da inizio sorveglianza, il 19% è positivo per Sars-CoV-2, il 17% per Rsv (virus respiratorio sinciziale), il 35% per influenza A e il 10% per Rhinovirus, mentre i rimanenti sono risultati positivi per altri virus respiratori. Tra i campioni analizzati gli ultimi 7 giorni in esame, il 3,7% è risultato positivo per Rsv, lo 0,7% per Sars-CoV-2 e i rimanenti per altri virus respiratori tra cui Rhinovirus, Metapneumovirus, Coronavirus umani diversi da quello di Covid, Adenovirus, virus parainfluenzali e Bocavirus.
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Messina Denaro, chiesta condanna a 20 anni per la sorella...
La donna è accusata di associazione mafiosa aggravata e ricettazione
Chiesta una condanna a 20 anni di carcere per Rosalia Messina Denaro, sorella del boss morto al 41 bis. La richiesta è stata avanzata oggi, al termine della requisitoria, dai pm della Dda di Palermo Pierangelo Padova e Gianluca de Leo.
La donna, che è in carcere da un anno, è accusata di associazione mafiosa aggravata e ricettazione. Proprio nella sua abitazione i Ros trovarono i 'pizzini', in una gamba della sedia, in cui si parlava della malattia di Matteo Messina Denaro allora latitante. Rosalia è la madre di Lorenza Guttadauro, l'avvocata che ha rappresentato fino alla morte lo zio boss.
Salute e Benessere
Scuola, il pediatra: “Proposta Valditara favorisce...
"Bilanciare la presenza di alunni stranieri evita classi ghetto e facilita l'arricchimento multiculturale reciproco". L'analisi di Italo Farnetani
"La proposta del ministro dell'Istruzione e del Merito, di contingentare la presenza di studenti stranieri nelle classi, è positiva perché favorisce l'inclusione e l'integrazione e contrasta in modo netto le discriminazioni". Dal pediatra Italo Farnetani arriva un "plauso" al progetto annunciato via social da Giuseppe Valditara. "Finirebbero così le classi ghetto, da un lato, e quelle della cosiddetta 'società bene' dall'altro", spiega l'esperto all'Adnkronos Salute. Bilanciare la componente di alunni stranieri "faciliterebbe la conoscenza reciproca all'interno delle classi - è convinto il docente di Pediatria dell'Università Ludes-United Campus of Malta - con un arricchimento multicuturale che è il presupposto per una convivenza sana e produttiva".
"Partiamo dai numeri", premette Farnetani. "In tutta la popolazione residente in Italia - calcola il medico - i minori che hanno entrambi i genitori stranieri rappresentano l'11,5% del totale". Ma le percentuali variano 'zoomando' sulle diverse fasce d'età: "In quella asilo-elementari - precisa - gli alunni con entrambi i genitori stranieri sono il 14%, una quota che scende al 10,5% tra i ragazzini in età da scuola media, per ridursi ulteriormente al 9% a 16 anni, quando finisce l'obbligo scolastico".
Secondo Farnetani, "la percentuale di studenti stranieri nelle classi andrebbe modulata proprio tenendo conto di queste differenze", così da rispecchiare dentro l'aula quello che è oggi la società italiana. "La proposta di un 20% di alunni con entrambi i genitori stranieri è dunque appropriata per gli asili e la scuola primaria - evidenzia il pediatra - mentre per la secondaria potrebbe essere ulteriormente ridotta. Questo nell'interesse di tutti i bambini, sia quelli che hanno uno o entrambi i genitori stranieri, sia quelli che hanno uno o entrambi i genitori italiani".
Lavorando a un 'melting pot' proporzionato nelle scuole, ragiona Farnetani, "ci sarà uno scambio tra le varie culture e i vari stili di vita. Sarebbe più semplice costruire in classe le basi per una società multiculturale, fondata sulla conoscenza e l'arricchimento reciproco", ribadisce il medico.
"Creare un 'gruppo classe' che riflette realmente la composizione della società nel suo complesso" è l'obiettivo da perseguire agli occhi del pediatra. "I bambini con i genitori stranieri, che in grandissima maggioranza sono nati in Italia - ricorda - grazie alla conoscenza reciproca" favorita da un mescolamento bilanciato "potranno identificarsi nel gruppo dei coetanei e quindi integrarsi completamente nella società in cui vivono. Questo - avverte il pediatra - non avviene invece quando ci sono classi in cui è maggioritaria la percentuale di alunni stranieri. Perché in tal caso il gruppo classe non rappresenta la società esterna, ma diventa" appunto un ghetto, "un luogo di esclusione e di discriminazione".
Farnetani invita a rivolgere particolare attenzione alle "classi del tempo pieno", dove il 'rischio ghetto' "è ancora più alto perché i genitori stranieri, potendo contare meno sul supporto di altri familiari, hanno bisogno di scuole che garantiscano un'apertura più prolungata" e privilegiano per i figli il tempo pieno. "Per i bambini stranieri queste classi ghetto sono un danno - insiste l'esperto - Non solo dal punto di vista relazionale, ma anche di apprendimento, soprattutto linguistico. E' noto infatti che l'italiano, specie nei primi anni, si impara con un 'bagno di linguaggio'. E alla fine, nelle classi ghetto, l'italiano si parla molto poco e spesso male". Le fondamenta della multiculturalità, è il messaggio del medico dei bimbi, si gettano coltivando l'armonia. La ricchezza della diversità.