

Sostenibilità
Impatto climatico pesa sulla scelta di un nuovo lavoro
L’81% dei ventenni italiani considera l’impatto climatico delle attività di un potenziale datore di lavoro un fattore rilevante nella scelta di un posto di lavoro, e il 25% addirittura afferma che è una priorità assoluta. E’ uno dei risultati dell’ultima edizione dell’Indagine annuale della Banca europea per gli investimenti (Bei) sul clima, condotta nell’agosto 2022 e pubblicata oggi.
La guerra in Ucraina e le sue conseguenze, tra cui l’aumento dei prezzi dell’energia e l’inflazione, hanno accresciuto in modo significativo le preoccupazioni delle persone riguardo al calo del potere d’acquisto. In Italia, tuttavia, i cambiamenti climatici restano una delle maggiori sfide che il paese deve affrontare (il 56% degli italiani colloca il degrado climatico o ambientale tra le tre principali sfide nazionali). Oltre tre quarti degli intervistati (80%) affermano di essere convinti che il proprio comportamento possa fare la differenza nell’affrontare l’emergenza climatica, una percentuale di 8 punti percentuali superiore alla media Ue. Sono in molti a ritenere che il governo abbia un ruolo da svolgere quando si tratta di spingere i singoli a modificare il proprio comportamento. Tre quarti degli italiani (76%) sono favorevoli a misure governative più stringenti che impongano un comportamento diverso delle persone di fronte ai cambiamenti climatici (l’82% degli intervistati sotto i 30 anni sarebbe favorevole a questo tipo di misure).
LAVORO – Con l’entrata di nuovi soggetti nel mercato del lavoro ogni anno, le considerazioni sulle questioni climatiche tra coloro che affrontano la scelta di un datore di lavoro diventano sempre più diffuse. La maggior parte della popolazione (75%) afferma già che è importante che un potenziale datore consideri la sostenibilità un aspetto prioritario. Per il 25% dei candidati a un posto di lavoro, la sostenibilità è perfino una priorità assoluta. Questa maggioranza è generalizzata e abbraccia tutti i vari orientamenti politici e livelli di reddito.
CONSUMI – Quasi due terzi degli italiani intervistati (64%) vedono di buon grado la creazione di un sistema di bilancio del carbonio che destinerebbe un numero fisso di crediti annuali da spendere nei prodotti con una pesante impronta carbonio (beni che non sono di prima necessità, voli aerei, carne, ecc…). Lo stesso parere è condiviso anche dalla maggioranza degli intervistati francesi e tedeschi (rispettivamente il 57% e 56%). Questa misura raccoglie il consenso della maggior parte degli italiani, indipendentemente dal livello di reddito (70% dei redditi più bassi, 63% della classe media e oltre il 63% degli intervistati nelle fasce di reddito più elevato).
PRODOTTI ALIMENTARI – La produzione alimentare contribuisce con una quota significativa alle emissioni di gas a effetto serra. Per aiutare le persone a fare scelte più sostenibili quando riempiono il carrello della spesa, l’85% degli italiani è favorevole all’etichettatura generalizzata dei prodotti alimentari per una chiara individuazione dell’impronta climatica dei vari prodotti. Questa percentuale è prossima a quella francese (83%), sebbene superiore di 5 punti percentuali a quella tedesca (80%). Inoltre, il 64% degli italiani afferma di essere disposto a pagare un po’ di più per gli alimentari prodotti localmente e in modo più sostenibile (una percentuale che si discosta di poco da quella francese e tedesca, con rispettivamente il 60% e il 61%). La disponibilità a pagare di più per i prodotti alimentari accomuna le varie fasce di reddito e va dal 62% dei soggetti con reddito inferiore al 68% di quelli a reddito più elevato). Ridurre il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari sarebbe un altro modo efficace per limitare le emissioni di gas a effetto serra. Più di due terzi degli italiani (68%) sarebbero disposti a contenere la quantità di carne e latticini che le persone possono acquistare (19 punti percentuali sopra i tedeschi (49%), e 11 punti percentuali sopra i francesi (57%). Questa risposta accomuna i soggetti che appartengono alle varie fasce di età e di reddito.
Per la vicepresidente della Bei Gelsomina Vigliotti, “i risultati dell’Indagine della Bei sul clima mostrano che gli italiani sono più che disposti a contribuire individualmente alla lotta contro i cambiamenti climatici. Come banca per il clima dell’Ue, apprezziamo molto questo impegno. È nostro compito consentire alle persone di agire individualmente per ridurre le emissioni di CO2 e incoraggiare una vita quotidiana più sostenibile. Lo facciamo finanziando servizi green come i trasporti sostenibili, le energie rinnovabili e gli edifici efficienti dal punto di vista energetico, ed anche promuovendo gli investimenti verdi effettuati dalle Pmi. Il nostro sostegno ai progetti green in Italia è stato di quasi 5,5 miliardi di euro nel 2022. Continueremo a sostenere iniziative che accelerano la transizione verde e siamo alla ricerca di modi innovativi che contribuiscano alla realizzazione di un futuro prospero che non lascia indietro nessuno”.
Sostenibilità
ESG, le aziende italiane sempre più attente al reporting

Il 78% delle imprese italiane redige il bilancio di sostenibilità, a fronte di una media globale che arriva al 65%

Il barometro C-suite 2023 di Mazars, gruppo specializzato in servizi di audit, tax e advisory, ha rivelato un significativo ottimismo tra gli executive di 27 paesi tra cui l’Italia, pur riconoscendo le sfide dell’instabilità economica e delle tensioni geopolitiche.
In Italia, la tecnologia e la sostenibilità spiccano come priorità strategiche principali e i leader stanno investendo significativamente in queste aree.
Come evidenziano gli analisti, in tale scenario la sostenibilità rappresenta ormai un criterio guida nella definizione delle strategie aziendali delineate dai manager italiani, secondo cui la qualità dei dati è considerata la sfida più grande per le aziende quando producono il loro report ESG.
In particolare, il 78% delle imprese italiane redige il bilancio di sostenibilità, a fronte di una media globale che arriva al 65%, mentre il 58% è pronto a ottemperare alla normativa europea che prevede i nuovi requisiti di rendicontazione ESG, rispetto a una media globale che si ferma al 36%.
Le imprese italiane appaiono pronte alle sfide della sostenibilità: una strategia di sostenibilità nuova o aggiornata è al secondo posto nella lista delle priorità strategiche per i prossimi tre-cinque anni, secondo solo alla trasformazione dell’IT e della tecnologia aziendale.
Oltre due terzi dichiara di voler aumentare gli investimenti in iniziative di sostenibilità nel 2023. La maggior parte delle aziende produce un report di sostenibilità, ma ammette le difficoltà di garantire la qualità e la tracciabilità dei dati, mentre poco più di un terzo si sente totalmente pronto ad adempiere ai nuovi requisiti di reporting ESG.
Anche sui temi legati alla sostenibilità sociale, come diversity, inclusione e parità di genere, le aziende italiane si dimostrano all’avanguardia, sebbene ci sia ancora lavoro da fare su questo fronte. Il 48% dei C-level italiani (versus 33% della media globale) sostiene che l’uguaglianza di genere rientra fra le prime tre priorità della strategia aziendale ma solo nell’11% delle realtà italiane dal campione è donna più del 50% dei decisori aziendali strategici.
Sostenibilità
I laghi Usa perdono – tanta – acqua

Il 53% dei più grandi laghi e bacini idrici contiene molta meno acqua rispetto a trent’anni fa. È la tesi di un gruppo di ricerca della University of Virginia. Dal 1992 a oggi, in particolare, sarebbero andati perduti oltre 600 chilometri cubi di liquidi, pari al volume di 17 Lake Meads, il più importante bacino idrico degli Stati Uniti. Gli esperti, che hanno pubblicato i risultati delle loro analisi su “Science”, una delle più autorevoli pubblicazioni di tutto il panorama scientifico, hanno combinato fotografie satellitari e dati relativi all’evoluzione del quadro climatico.
Sostenibilità
Incendi, roghi significativi in primavera nell’emisfero settentrionale

Secondo il Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus, gli episodi in Spagna, Canada e Russia sono stati particolarmente rilevanti per questo periodo dell'anno
Durante la primavera 2023 nell’emisfero settentrionale diverse regioni del mondo sono state colpite da incendi boschivi significativi, alcuni dei quali hanno superato livelli record. Gli episodi in Spagna, Canada e Russia sono stati particolarmente rilevanti per questo periodo dell’anno. Il Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus (Copernicus Atmosphere Monitoring Service – Cams) ha monitorato l’intensità degli incendi e le loro conseguenti emissioni nell’atmosfera e presenta un rapporto sulle condizioni attuali prima dell’inizio dell’estate boreale.
“Con l’avvicinarsi dell’estate nell’emisfero settentrionale, si prevede un’esacerbazione delle variabili legate all’aumento del rischio di incendi boschivi, come le alte temperature e le condizioni particolarmente secche. Il monitoraggio di queste variabili e dello sviluppo degli incendi boschivi è fondamentale per comprendere le cause e gli impatti sull’atmosfera, al fine di intervenire in modo adeguato”, avverte Mark Parrington, Senior Scientist Cams.
Sostenibilità
Sostenibilità sul lavoro, per un italiano su due è importante

Secondo un report Deloitte un italiano su due adotta comportamenti responsabili nell'attività lavorativa

Se nelle nostre vite private siamo sempre più attenti ai consumi, al corretto riciclo dei rifiuti, all’acquisto di prodotti green, ci comportiamo in maniera responsabile anche nella sfera professionale? La risposta sembrerebbe affermativa. In effetti la sostenibilità sul lavoro sta diventando sempre più una priorità per un numero crescente di persone.
Nello specifico, un italiano su due mette in pratica comportamenti responsabili nella propria attività lavorativa, secondo quanto emerge dal report Deloitte “Il cittadino consapevole: comportamenti virtuosi in azienda per raggiungere un successo sostenibile”. Una tendenza positiva che contribuisce a diffondere un approccio più sostenibile sul luogo di lavoro influenzando, in ultima analisi, il modo di agire dell’azienda nel suo complesso. Non per nulla, nello stesso report un lavoratore su tre afferma che il proprio datore di lavoro ha avviato un processo di transizione sostenibile attraverso la definizione di un pattern di sostenibilità con obiettivi chiari e integrato nella strategia complessiva dell’azienda. In particolare, un dipendente su due dichiara che la svolta green dell’azienda dove lavora sta procedendo tramite scelte di economia circolare in ottica di riduzione degli sprechi e di un maggiore utilizzo di materiali riciclabili nei processi produttivi, mentre per un lavoratore su cinque il proprio datore di lavoro sta puntando maggiormente sulle energie rinnovabili.
Oltre all’aspetto della salvaguardia dell’ambiente, gli italiani richiedono alle aziende dove lavorano o a quelle in cui vorrebbero lavorare, di adottare modelli di sostenibilità sociale ed umana. In questo senso emerge tra gli italiani un interesse verso l’adozione da parte della propria azienda di modelli di lavoro più flessibili ispirati al corretto bilanciamento tra lavoro e vita privata, la promozione di azioni mirate in favore dell’inclusione sociale e della riduzione delle disparità di genere. In sintesi, un concreto impegno sui temi della sostenibilità da parte di un’impresa crea un effetto a cascata sulle persone, che si dimostra in un maggiore impegno sul lavoro, come confermato da circa due terzi del campione interpellato per il report Deloitte e anche in un più elevato coinvolgimento in ambito lavorativo, indicato da quattro italiani su dieci. Inoltre, pur di lavorare per un’azienda sostenibile, il 25% degli intervistati si dichiara disposto addirittura a una riduzione di stipendio.
In definitiva, come si stanno comportando le aziende? Un italiano su tre si dichiara soddisfatto di quanto la propria azienda sta facendo in ambito di sostenibilità e afferma che il proprio datore di lavoro ha reso disponibili risorse per incentivare l’adozione di best practice sul luogo di lavoro senza secondi fini, mentre solo un italiano su tre pensa che stia attuando forme di greenwashing.
Sostenibilità
Al via ‘Possea verso Seif’, laboratorio del mare itinerante

Un progetto di divulgazione scientifica ed educazione all’oceano ('ocean literacy') che racconta il mare a partire dal plancton

La valorizzazione e la promozione del mare e della sua essenza comincia con la conoscenza del suo ecosistema, anche il più piccolo. È questo il messaggio di Possea, il progetto di divulgazione scientifica ed educazione all’oceano (‘ocean literacy’) che racconta il mare a partire dal plancton: un laboratorio itinerante, realizzato a bordo di un vecchio furgone delle poste tedesche da Marta Musso, biologa marina classe 1998 insignita del premio Donna di Mare 2022 dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa (Ioc) dell’Unesco per il Decennio delle Scienze del Mare per lo sviluppo Sostenibile (2021-2030).
Ora Possea porterà i laboratori sul microcosmo del plancton lungo le coste italiane grazie al tour ‘Possea verso Seif’: un tour in quattro tappe realizzato con il supporto di Fondazione Acqua dell’Elba nell’ambito delle attività di avvicinamento a Seif 2023 – Sea Essence International Festival, il festival internazionale dedicato alla salvaguardia e valorizzazione del mare che animerà l’Isola d’Elba dal 30 giugno al 2 luglio. Il tour di ‘Possea verso Seif’ partirà il 3 giugno da Livorno e toccherà Venezia (8 giugno), Rimini (10 giugno) e Orbetello (12 giugno) prima di approdare all’Isola d’Elba (dal 24 giugno al 2 luglio), proprio in concomitanza con Seif.
“Possea parte dall’invisibile e dal microscopico per raccontare il nostro mare e mostrare come ciascun essere vivente ha un impatto per l’ambiente: siamo tutti profondamente interconnessi”, spiega la biologa Marta Musso. “Tra il plancton ci sono tutti i ‘cuccioli’ dei principali invertebrati marini che prima di crescere vagabondano nel mare spinti da venti e correnti. Con questo tour all’insegna dell’Educazione all’Oceano abbiamo non solo l’opportunità di coinvolgere persone di ogni età, affinché maturino consapevolezza verso i fenomeni che ci circondano e quindi rispetto per il nostro pianeta blu, ma anche di avvicinare i più piccoli allo studio delle scienze marine. Allo stesso tempo, supportiamo la ricerca scientifica, con programmi integrati di monitoraggio e campionatura, coinvolgendo tappa dopo tappa ricercatori e centri del mare”.
“Abbiamo scelto di supportare il progetto e il tour Possea di Marta Musso perché rispecchia esattamente ciò che vogliamo fare con Seif: dare voce al mare, alle sue tante sfaccettature e consentire alle persone di avvicinarsi al patrimonio blu in maniera concreta e allo stesso tempo innovativa – spiega Fabio Murzi, presidente della Fondazione Acqua dell’Elba – Possea è un progetto che unisce divulgazione e ricerca scientifica e che vive del dialogo con le persone e i contesti incontrati nel viaggio”.
Cuore del tour sarà il vecchio furgone delle poste tedesco trasformato da Marta Musso in laboratorio itinerante: l’oggetto principale è un microscopio portatile (Curiosity Microscope) fatto interamente in Valchromat (composto di fibre di legno riciclate) donato dall’azienda SeaLabx, cui si aggiungono una rete del plancton, barattoli in vetro, vasche trasparenti, pipette e piattini. Un laboratorio volutamente minimalistico, con oggetti accessibili a tutti. “Questo per mostrare al pubblico che il laboratorio non deve essere per forza un luogo dedicato solo a scienziati e scienziate in camice bianco ma può essere ovunque: per strada, a bordo di un furgone o nella cucina di casa”, spiega Marta Musso.
Sostenibilità
Siclari (Ispra): “Migliorare gap tra Nord e Sud Italia”

I risultati sono promettenti, ma se consideriamo il contesto complessivo possiamo affermare ad esempio che le micro-plastiche nel Mediterraneo siano una criticità importante
“Oggi come Ispra abbiamo partecipato a un evento importante perché frutto di una sinergia importante tra Anci e Coripet. In particolare il tema dello smaltimento dei rifiuti è stato messo al centro, così come nel Pnrr, come strumento per realizzare l’economia circolare. Da un lato si punta all’ammodernamento nella gestione dei rifiuti, dall’altro si auspica un rafforzamento delle strutture che si occupano di raccolta differenziata. Bisogna migliorare il gap che sussiste tra Nord e Sud Italia”. Così Maria Siclari, Direttore Generale dell’Ispra, a margine della presentazione della banca dati e dei risultati di gestione dell’accordo Anci-Coripet.
“I risultati sono promettenti, ma se consideriamo il contesto complessivo possiamo affermare ad esempio che le micro-plastiche nel Mediterraneo siano una criticità importante. Le competenze tecnico-scientifiche che sono presenti sul nostro territorio ci consentiranno sicuramente di vincere questa partita”, aggiunge.
Sostenibilità
Accordo Anci-Coripet, in tre anni crescono raccolta e riciclo Pet

Dal 2020 aumentano i volumi, le convenzioni con i Comuni e gli eco-compattatori sul territorio

Numeri in crescita nella raccolta e nel riciclo del Pet a tre anni dall’avvio dell’intesa tra Anci, Associazione Nazionale dei Comuni italiani, e Coripet, il consorzio che si occupa di avviare a riciclo le bottiglie di plastica in Pet. La collaborazione è stata avviata nel 2020 attraverso la sottoscrizione di uno specifico Accordo che prevedeva la realizzazione di una specifica banca dati, aperta e trasparente, in grado di assicurare il monitoraggio dell’andamento delle raccolte degli imballaggi in Pet.
Qualche dato: il numero di convenzioni stipulate è passato da 477 nel 2020, a 676 nel 2021, per arrivare ad un totale di 737 convenzioni nel 2022, per un totale di circa 58 milioni di cittadini coinvolti ed oltre 6500 Comuni interessati. Dal 2020 al 2021, si registra, inoltre, un incremento dei volumi di contenitori in Pet gestiti direttamente con l’accordo Anci-Coripet e dei relativi corrispettivi riconosciuti ai Comuni: si è passati da 71.935 tonnellate nel 2020 a 127.700 nel 2021 (dati al netto dei conguagli tra i diversi consorzi operanti nella gestione del Pet); il totale dei volumi di contenitori in Pet gestiti per abitante si è attestato a 1,2 Kg/ab nel 2020 e 2,1 kg/ab nel 2021 (+75%); i corrispettivi riconosciuti da Coripet ai Comuni o loro delegati sono stati complessivamente pari a circa 24.5 milioni di euro per il 2021 e 43 milioni (al netto dei conguagli tra i diversi consorzi operanti nella gestione del Pet).
In crescita risulta anche il numero di installazioni degli eco-compattatori. Nel 2020 erano 142 gli eco-compattatori operativi presso i punti vendita della Gdo e in altre strutture come centri sportivi, scuole, luoghi di aggregazione, metropolitane. Nel 2021 sono arrivati a 363 e nel 2022 se ne contano 765 operativi che hanno contribuito complessivamente alla raccolta selettiva di 3.843 tonnellate di contenitori in plastica per liquidi in Pet.
“L’accordo Anci-Coripet ha raggiunto l’importante obiettivo di definire le regole per permettere l’ingresso di nuovi soggetti nel mercato e l’incremento delle convenzioni stipulate con i Comuni – dichiara Corrado Dentis, presidente di Coripet – ha consentito una diffusione sempre più capillare sul territorio della cultura della tutela ambientale, unita ad una serie di azioni pratiche di cui i cittadini si rendono protagonisti. Senza trascurare che abbiamo registrato una buona ed efficace risposta da parte degli enti locali: segno che le politiche territoriali di sostenibilità si aprono alla sinergia con soggetti, come Coripet, in grado di coniugare tutela ambientale, apertura al mercato e attenzione ai bisogni del territorio”.
“In questo triennio c’è stato un rapporto costruttivo fra Anci ed il nuovo Consorzio autonomo Coripet – dichiara Enzo Bianco, coordinatore degli Organi statutari dell’Anci – Come Comuni siamo orgogliosi dei risultati raggiunti in questi anni in tema di raccolta differenziata e riciclo, risultati che fanno oggi dell’Italia uno dei leader nel settore del recupero e siamo da sempre aperti alla interlocuzione e collaborazione con tutti i soggetti istituzionali per il crescente miglioramento delle performance raggiunte. La banca dati rappresenta un tassello fondamentale nel percorso di collaborazione avviato con Coripet e riteniamo che la scelta di trasparenza nella pubblicazione dei dati quantitativi e qualitativi sulla raccolta degli imballaggi di Pet di competenza di Coripet contribuisca a rafforzare la consapevolezza della cittadinanza sull’importanza della raccolta differenziata e del riciclo per la salvaguardia del nostro pianeta”.
Sostenibilità
Coldiretti Asti ricicla il Pet con Coripet

Dal 3 giugno un ecocompattatore presso il mercato contadino Campagna Amica

Coldiretti entra nella galassia Coripet, grazie alla collaborazione siglata tra Coldiretti Asti e Coripet, consorzio volontario senza scopo di lucro che ha come mission la raccolta e l’avvio a riciclo delle bottiglie in Pet dopo il loro utilizzo. Parte infatti il prossimo 3 giugno, presso il mercato contadino Campagna Amica Asti, in corso Alessandria 271, un nuovo progetto di economia circolare volto ad avviare il processo ‘bottle to bottle’ ossia generare rPet da bottiglie usate per realizzarne di nuove, attraverso l’installazione presso il mercato di un ecocompattatore per il riciclo del Pet.
Riciclare farà bene all’ambiente e premierà anche i cittadini virtuosi. Questi ultimi, con l’ausilio dell’app Coripet, scaricabile da smartphone, possono accedere alla macchina ‘mangia plastica’, inserire le bottiglie, che devono essere vuote, non schiacciate, con tappo, etichetta e codice a barre leggibile, e guadagnare buoni sconto sulla spesa al mercato. Ogni 100 bottiglie riciclate, un buono da due euro e cinquanta centesimi da spendere con una spesa di almeno dieci euro.
“Come Coldiretti segniamo, per primi, un nuovo start e, allo stesso tempo, un lusinghiero traguardo che auspichiamo venga presto replicato sull’intero territorio nazionale – sostiene il direttore Coldiretti Asti Diego Furia – riciclato/riciclabile è un concetto/processo che, sempre più, dovrà affermarsi nelle politiche di sostenibilità, che ogni cittadino dovrà favorire e promuovere per il bene nostro e del pianeta”.
“Questa installazione ha un doppio valore simbolico, in quanto non solo segna l’inizio della collaborazione con Coldiretti, ma altresì ci permette di condividere il nostro progetto di economia circolare, con una realtà, quale è quella di Coldiretti, da sempre espressione di valori legati al rispetto del territorio e alla valorizzazione delle risorse naturali. In un luogo come questo – osserva Monica Pasquarelli, responsabile ecocompattatori Coripet – crediamo che il cittadino abbia più che mai piena consapevolezza del valore che un gesto come quello del riciclo può avere per preservare l’ambiente e, perché no, anche per portare un risparmio economico, visto che riciclare premia non solo la terra ma anche il proprio portafoglio”.
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Gruppo Cap, nuovo presidente Santagostino: “Vigilerò su Pnrr”

Nel triennio appena concluso, il gruppo si è imposto come soggetto capace di affiancare partner industriali e istituzioni nello sviluppo di progetti strategici

“La cosa su cui vigilerò è il Pnrr”. Così Yuri Santagostino, il nuovo presidente di Gruppo Cap, ricordando che il gruppo ha vinto quasi 100 milioni di euro di finanziamenti da gestire grazie ai fondi europei. Nel breve periodo, aggiunge Santagostino, “ci occuperemo di mettere a terra i tanti progetti del Pnrr a cui Cap sta lavorando insieme con Città metropolitana: la prospettiva è quella del 2026 ma contiamo di cominciare a breve con molti di questi cantieri e terminarli ben prima”. Sono progetti, continua, che riguardano sia la permeabilizzazione dei suoli, ma anche il rinnovo di tratti importanti di rete, con 18 chilometri di nuove reti in 15 comuni, che si aggiungono ai 46 pianificati nel periodo 2020-2023, con un’importante ricaduta sull’ambiente in termini di risparmio energetico e di riduzione di CO2.
Nel triennio appena concluso, il gruppo si è imposto come soggetto capace di affiancare partner industriali e istituzioni nello sviluppo di progetti strategici, a partire da quelli in ambito Pnrr. Insieme a Città metropolitana di Milano, Cap ha sviluppato un ambizioso progetto quadro, denominato Città metropolitana Spugna, per realizzare 90 progetti di drenaggio urbano sostenibile in 32 Comuni: interventi di riqualificazione per prevenire allagamenti, contrastare l’erosione del suolo e gli effetti del cambiamento climatico su tutto l’hinterland milanese. Insieme ad Ato, la green utility pubblica ha ottenuto un finanziamento per lo sviluppo di progetti per migliorare la rete idrica e minimizzare le perdite adottando tecnologie sempre più innovative, potenziando gli strumenti di monitoraggio e sviluppando strumenti di modellizzazione per la manutenzione e la pianificazione predittiva per 133 Comuni.
“Cap ha un ruolo diverso oggi, rispetto a 10 anni fa, anche nel panorama nazionale: ha acquisito un’autorevolezza tale che oggi può dire la sua ed essere di supporto ai decisori politici sui temi fondamentali, soprattutto in questa fase storica con la transizione ecologica e ambientale e i temi come i cambiamenti climatici e la società”, sottolinea il nuovo presidente.
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Gruppo Cap, nel 2022 miglior performance del triennio: ricavi per 432 mln a +13%

Alessandro Russo, amministratore delegato del gruppo: "Il triennio passato è stato segnato dalla pandemia, dalla crescita dell’inflazione, dalla crisi energetica e dall’instabilità sui mercati a causa della situazione politica internazionale"

Per il gruppo Cap, il 2022 segna la miglior performance del triennio, con 432 milioni di euro di ricavi e oltre 129 milioni di investimenti destinati allo sviluppo sostenibile del territorio servito. E’ quanto emerge dalla presentazione del bilancio del gruppo, la green utility pubblica che gestisce il servizio idrico integrato della città metropolitana di Milano, tenutasi oggi in città. In dettaglio, il totale dei ricavi nel 2022 è pari a 432.735.320 euro, per la quasi totalità frutto del servizio idrico, l’Ebitda segna quota 93 milioni di euro, mentre l’utile netto è pari a 5.724.641 euro, l’attivo patrimoniale è pari a 1.316.440.745 euro e il patrimonio netto è di 853.373.897 euro.
Il bilancio 2022, approvato il 17 maggio dal cda, chiude idealmente il periodo segnato dalle conseguenze della pandemia con risultati da record. “Il triennio che ci siamo lasciati alle spalle – ha detto Alessandro Russo, amministratore delegato del gruppo Cap – è stato segnato dalla pandemia, dalla crescita dell’inflazione, dalla crisi energetica e dall’instabilità sui mercati a causa della situazione politica internazionale”.
L’ad ha spiegato che nell’ultimo anno la crisi energetica ha avuto un grande impatto, precisando che “il settore idrico è il terzo o quarto per consumo di energia elettrica: per spostare, potabilizzare e depurare l’acqua si consuma molta energia”. Per questo, la crisi ha colpito in modo forte aziende come il gruppo Cap, che non possono scaricare il costo sul consumatore. L’impatto è importante, ha sottolineato, con un aumento del 144% del costo dell’energia, che sul bilancio pesa “con un aumento di ben 42 milioni di euro di costi per elettricità”.
La strategia industriale del gruppo, ha proseguito Russo, “ci ha permesso di rispondere e spesso anticipare le sfide delle transizioni digitale, energetica ed ecologica che ancora oggi stiamo affrontando”. Gli investimenti in economia circolare, ricerca e sviluppo, l’innovazione tecnologica e digitale, l’integrazione dei processi di governance industriale con la sostenibilità sono stati gli elementi che “ci hanno consentito di sviluppare una crescita costante in termini economici, e allo stesso tempo di tagliare le emissioni climalteranti, contenere i costi per l’energia e addirittura diventando produttori tanto per l’autoconsumo quanto per contribuire alla rete nazionale”.
Nel triennio 2020-2022 Cap ha raggiunto oltre 1.159 milioni di ricavi totali, 277 milioni di Ebidta, 51 milioni di utili e oltre 361 milioni di investimenti complessivi. Il 2022 conferma il trend di crescita costante iniziato dal 2014, frutto di una strategia che già nel 2019, con l’adozione del piano di Sostenibilità, identificava precisi obiettivi di ampio respiro da perseguire in un orizzonte temporale che guarda al 2033 attraverso una serie di investimenti strategici che hanno fatto di Cap uno dei protagonisti dello sviluppo dell’economia circolare in Italia.
“Abbiamo trasformato i nostri impianti in vere e proprie piattaforme integrate per la produzione di bioenergia green – continua Alessandro Russo – e guardiamo al futuro credendo di poter fare sempre meglio, sfruttando le opportunità che le tecnologie offrono nell’ambito delle rinnovabili, in particolare fotovoltaico, agrivoltaico ma anche idrogeno”. L’ad ha ricordato le difficoltà affrontate dal gruppo nel corso di quest’anno, dall’inflazione in doppia cifra all’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. E ha concluso: “Riteniamo essenziale insistere sugli investimenti, cresciuti anche quest’anno, che dal 2014 hanno superato i 1000 milioni di euro: un vero e proprio green new deal interamente dedicato al territorio, agli stakeholder, ai partner e ai cittadini che serviamo”.
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