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Salute e Benessere

Il Medico risponde: I bambini e la Dislessia

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“Il Medico risponde”

I bambini e la Dislessia

DOMANDA

Professore salve, sono Mirko, un fedele lettore online. Le ho scritto svariate e-mail senza mai ricevere risposta. Per favore vorrei avere delle delucidazioni in toto, riguardo la :”Dislessia nei bambini”. Per cortesia mi risponda, non cancelli le mie e-mails, per me è molto importante questo argomento. Grazie per la gentilezza, aspetto una sua dotta esposizione, in merito alla Dislessia. Buon lavoro a lei e tutto il giornale Sbircia la notizia magazine.
Mirko R. Milano

RISPOSTA

A cura del Dr. Ferdinando Martinez

ATTENZIONE: "Le informazioni contenute in questa rubrica medica, non devono ASSOLUTAMENTE, in alcun modo, sostituire il rapporto Medico di Famiglia/Assistito. Si raccomanda per buona regola, di chiedere SEMPRE il parere del proprio Medico di Famiglia, o Specialista di fiducia, il quale conosce in dettaglio la storia clinica del proprio Paziente. La nostra rubrica, non avendo fatto un'anamnesi di chi ci scrive, impossibile online, ha il solo ed esclusivo scopo informativo, decliniamo quindi tutte le responsabilità nel mettere in pratica qualsiasi chiarimento o indicazione riportata al solo scopo esplicativo e divulgativo. Qualsiasi domanda umanamente intrattabile via web, verrà automaticamente cestinata. Grazie per la gentile comprensione."

Salve a lei, gentilissimo Mirko.

Chiedo venia se, dei qui pro quo hanno impedito che le sue gradite mail avessero il giusto ritorno. Ma ecco rimedierò senza indugio, fornendole, a titolo puramente informativo, la giusta “dotta” delucidazione che lei attende da tempo.
Vediamo Mirko quindi cos’è la Dislessia.
Si pensa che la dislessia colpisca dal 5 al 15% dei bambini e il 5% della popolazione, ma non tutti i bambini dislessici hanno gli stessi problemi.
Potremmo definirla un deficit sostenibile e significativo della lingua scritta che non può essere spiegato da una causa evidente.

Si tratterebbe quindi di un disturbo dell’apprendimento della lettura che si manifesta principalmente nei ragazzi, in assenza di disturbi neurosensoriali, difficoltà socio-culturali, nonostante un’adeguata scolarizzazione. Il paziente in questione, presenta quindi una difficoltà nell’identificare le lettere, le sillabe o le parole.

Il 50% dei dislessici ha una storia familiare che rende plausibile l’ipotesi genetica, tuttavia la malattia è certamente multifattoriale. I ricercatori parlano di una disfunzione dei circuiti cerebrali coinvolti nella fonologia, cioè nella rappresentazione e nell’elaborazione dei suoni del linguaggio.

La dislessia può essere accompagnata da altri disturbi come:

  • Disfasia: difficoltà nello stabilire il linguaggio orale
  • disprassia: disturbo nell’esecuzione del gesto
  • Discalculia: disturbo nel ragionamento, nella logica o nell’uso del numero
  • Disortografia: disturbo che coinvolge la correttezza della scrittura, l’ortografia come capacità di scrivere rappresentando correttamente i suoni e le parole della propria lingua. Questa capacità che viene specificata come transcodifica del linguaggio orale, nel linguaggio scritto si manifesta con errori fonologici e non fonologici.
  • Disgrafia: disturbo della forma della scrittura o disturbo della concentrazione e dell’attenzione.

Mirko, sappia che un bambino con dislessia ha un ritardo significativo nell’apprendimento della lettura rispetto ai bambini della sua fascia di età. Ha grande difficoltà a identificare le parole, il che rende la lettura e l’ortografia imprecise.

Il bambino può commettere diversi tipi di errori di lettura, ecco elencate le principali difficoltà responsabili dei disturbi della lettura nei bambini dislessici:

  • Confusione uditiva: il bambino ha difficoltà a percepire la differenza tra i suoni vicini p/b, f/v, r/l, m/n.
  • Confusione visiva: il bambino ha difficoltà a differenziare forme simili: f/t, m/n, n/r, p/q, b/d.
  • Mancanza di memoria di lavoro visiva: il bambino conserva poco o male la forma e l’ordine delle lettere quando deve svolgere un compito di convertirle in suoni.
  • Mancanza di memoria uditiva funzionante: il bambino ha difficoltà a trattenere i suoni uditi all’interno di una frase.
  • Omissioni: aggiunte o inversioni di lettere (potra= porta; arbutos = arbusto).
  • Una lettura parziale di una parola o
    fusione di parole: (gestisci = sci).
  • Una cattiva divisione delle unità, degli elementi letti.

Il bambino ha quindi una lettura più lenta, ha difficoltà a leggere un testo lungo e denso. Ci sono segnali premonitori che dovrebbero allertare la famiglia del dislessico:

  • Discorso: il bambino non pronuncia certi suoni che compongono una parola, non li pronuncia nella giusta direzione, pronuncia troppi suoni.
  • Lingua: le frasi non sono corrette, mancano le parole.
  • Memoria uditiva: il bambino memorizza con difficoltà filastrocche e poesie.
  • Memoria visiva: il bambino non riesce a “ricopiare” il suo nome o altre paroline, intorno ai 5 anni.
  • Psicomotricità : il bambino è goffo, ha difficoltà a coordinare i suoi movimenti.
  • Organizzazione spazio-temporale: il bambino ha difficoltà a localizzarsi nel tempo e nello spazio.
  • Affaticamento: legato all’attività di lettura.
  • Motivazione: il bambino è motivato ad apprendere, la sua scarsa prestazione non è dovuta a mancanza di interesse.
  • Lentezza: leggere e scrivere sono attività per lui molto laboriose.
  • Esibizione orale/scritta: buona resa orale ma il bambino è ostacolato nella comprensione delle domande poste per iscritto.
  • Numerose cancellature: riflesso di un desiderio di fare bene, le sue produzioni scritte appaiono disattente mentre fa sforzi reali per fare bene.
  • Difficoltà di attenzione: ciò può essere dovuto a stanchezza o forte disturbo dell’attenzione.
  • Cambiamento di comportamento: il bambino si ritira, si isola, sembra stanco, manca di voglia e dinamismo in classe.

La presenza di uno di questi segnali dovrebbe allertare la famiglia in modo che possa consultare rapidamente, quanto prima, i professionisti del settore interessati.

Mirko, per parlare di dislessia, ci deve essere un ritardo di almeno 18 mesi tra l’età effettiva e l’età di lettura e che le difficoltà riguardino solo il campo della scrittura.

L’obiettivo della valutazione è individuare, bisognerebbe trattare altre cause di disturbi del linguaggio in caso di:

  • Ritardo nel linguaggio e nel linguaggio legato a immaturità o carenza educativa.
  • Sordità transitoria o cronica.
  • Scolarizzazione irregolare o inadatta.
  • Disturbo visivo non corretto.
  • Mancanza di comprensione dei meccanismi e delle finalità della lettura.
  • Mancanza di voglia di imparare a leggere.
  • Immaturità intellettuale ed emotiva.
  • Disturbo psicologico o psichiatrico.
  • Disabilità intellettuale.

Ebbene Mirko, una diagnosi di dislessia può essere fatta solo in assenza di tutte queste cause.

Naturalmente, questa valutazione può essere effettuata in un centro di riferimento specializzato atto a riunire Operatori Sanitari Specializzati.

Ma vediamo insieme in cosa consiste, e in che cosa comprende:

  1. Una valutazione logopedica esamina il livello della lingua orale e scritta. Il logopedista fa il punto sulle capacità e difficoltà del bambino in questi due ambiti.
  2. Una valutazione psicologica stabilisce il Quoziente di Intelligenza. Nei bambini dislessici, il “QI” è normale o addirittura superiore alla media. La valutazione mirerà anche a fare il punto sulle capacità del bambino, in particolare sulla memoria. Può anche essere integrato da una valutazione comportamentale o psico-emotiva.
  3. Una valutazione neuropediatrica è utile per determinare le funzioni mentali del bambino (memoria, attenzione, capacità motorie..), se necessario può eseguire un “brain imaging” in caso di dubbio con una lesione cerebrale ( il Brain Imaging è una tecnica diagnostica che consente di visualizzare l’attività cerebrale e di restituire un’immagine strutturale e funzionale del cervello in azione durante l’esecuzione di un compito o l’esposizione ad uno stimolo) .
  4. La valutazione psicomotoria determina le difficoltà di coordinazione motoria che possono ostacolare i movimenti nello spazio e la gestualità grafica del bambino.
    Un controllo ORL è indispensabile per rilevare problemi di udito e trattare eventuali otiti sierose.
  5. Una valutazione oftalmologica viene utilizzata per valutare la vista del bambino, proporre una correzione appropriata se necessario o indirizzare il bambino a un ortottista .
  6. La valutazione ortottica valuta le capacità motorie degli occhi del bambino che, in caso di movimenti oculari disordinati e involontari, altera i punti di riferimento del bambino sul suo lavoro.

Mirko, comunque, la maggior parte dei bambini dislessici non presentano tutti gli stessi disturbi, il piano terapeutico del bambino deve essere personalizzato, multidisciplinare e basarsi sulle osservazioni della valutazione iniziale del Logopedista, dello Psicologo, del Pediatra, del Medico Scolastico e dell’Insegnante.
Deve essere costantemente riadattato in base ai progressi compiuti, alle difficoltà persistenti, allo stato psicologico del bambino e agli obiettivi educativi della classe. Ciò richiede una stretta, oculata e seria collaborazione fra tutti…

La riabilitazione si concentra sulla fornitura di un’assistenza personalizzata per ogni bambino e su un progetto costruito su obiettivi a breve, medio e lungo termine. I rapporti sui progressi documentano i progressi e le disabilità persistenti.

L’Insegnante ha un ruolo importante nel modo di coinvolgere e far lavorare il bambino (interrogandolo il più possibile oralmente, scegliendo metodi di valutazione positivi, coinvolgendolo e responsabilizzandolo oltremodo, le lezioni vanno intese con un piano logico e professionalmente mirato).

Il Logopedista interviene fuori dalla scuola e fa lavorare il bambino sugli errori che commette durante la lettura e la scrittura dopo aver definito il tipo di dislessia di cui soffre il bambino.

Il delicato supporto è organizzato anche intorno ai disturbi associati (discalculia, disortografia, ecc.) e coinvolge diversi specialisti a seconda delle esigenze del bambino ( Psicologo, Ortottista, Psicomotricista, Terapista Occupazionale, ecc.)

In alternativa, esisterebbero anche metodi alternativi:
occlusione di un occhio, riabilitazione intensiva dell’udito ( ad esempio con la musica ), allenamento dell’equilibrio, trattamento nutrizionale a base di acidi grassi essenziali, trattamento del deficit posturale, cattura dell’attenzione…

Come abbiamo visto in precedenza, la valutazione e il trattamento possono essere effettuati nei Centri di riferimento per la dislessia o da Specialisti del settore.
Il bambino è curato in modo attento e multidisciplinare da diversi specialisti: Pediatra, Neuropsichiatra, Neuropediatra, Logopedista, Psicologo e Medico scolastico .

Naturalmente Mirko, ricorderemo l’importanza fondamentale del ruolo dei genitori e dell’insegnante nel sostenere e “amare” il bambino dislessico.

Mirko nel ringraziarla per l’attenzione nei nostri riguardi e per averci preferito, le ricordo che la mia risposta, non intende in alcun modo sostituirsi all’autorevole parere del Medico di famiglia, Medico Curante o di altre Figure Sanitarie di fiducia, preposte alla corretta interpretazione del problema in oggetto, a cui rimando, rigorosamente, per ottenere una più precisa indicazione incline sulle origini di qualsiasi sintomo stesso, grazie per la cortese comprensione, le auguro una meravigliosa domenica.

“Cum lenitate asperitas.”
Le difficoltà vanno trattate con dolcezza.

(Gabriele D’Annunzio)

Aspettiamo le vostre domande, inviatecele via mail a info@sbircialanotizia.it

Docente di Medicina Clinica e Chirurgia Generale: si occupa principalmente della nostra rubrica “Il medico risponde”, ma anche della creazione di articoli riguardanti il campo della medicina. Tutti gli articoli vanno considerati a scopo esclusivamente informativo.

Salute e Benessere

Droga, proposta choc sindaca Amsterdam: “Venderla in...

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"Sarebbe l'unico modo per combattere il traffico di stupefacenti"

Cocaina ed ecstasy (Fotogramma)

"L'unico modo per combattere il traffico di droga e le sue conseguenze disastrose sull'economia e la sicurezza" di Amsterdam "è la vendita della cocaina e dell'ecstasy nelle farmacie o attraverso un canale medico-sanitario". E' la proposta shock che arriva dalla sindaca di Amsterdam, Femke Halsema.

Durante un'intervista la prima cittadina, 57 anni, in carica dal 2018, ha inquadrato il problema della lotta al traffico di droga che vede Amsterdam e l'Olanda come crocevia internazionale lamentando la mancanza nel Paese di una discussione "più pragmatica o economica e non solo moralista" sulle droghe.

"Penso che alcune droghe siano pericolose e penso anche che sia saggio ridurne l'uso. Ma noto anche - ha precisato - che il modo in cui lo facciamo non aiuta. Dobbiamo pensare a modi migliori per regolamentarle".

Farmacie: "Idea sindaca olandese originale ma sbagliata"

"La proposta della sindaca di Amsterdam" sulla vendita delle droghe in farmacia "è quantomeno originale ma soprattutto sbagliata". E' quanto dice all'Adnkronos Salute Roberto Tobia, segretario di Federfarma nazionale. "E non tutto quello che arriva dall'Europa è corretto. Le farmacie fanno altro, ad esempio con la cannabis terapeutica si occupano di terapie del dolore per alleviare le sofferenze dei pazienti con patologie molto pesanti".

"Sono un centinaio le farmacie in grado di lavorare la cannabis terapeutica per la terapia del dolore - spiega Tobia -. Ma negli ultimi anni è cambiata la normativa per la distribuzione. Nel 2017 gli esercizi che si occupano di questo settore potevano somministrare la cannabis terapeutica attraverso il sistema dei rimborsi con il Ssn. Nel 2018 la normativa è cambiata e si sono scelte solo alcune indicazioni terapeutiche, dalla Sclerosi multipla alle lesioni del midollo. C'è però un grosso problema - avverte Tobia - relativo alla disponibilità in Italia della materia prima. Ogni anno la richiesta è di circa 2.900 chili, dell'importazione se ne occupa lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze anche attraverso l'Olanda, tanto per tornare sul tema. Ma - continua - ogni anno rimane un 'gap' tra quello che arriva e le richieste, a cui si è riusciti a ottemperare grazie all'autorizzazione del ministero della Salute che si è rivolto ad altri paesi come il Canada. Ma non basta".

Il 26 maggio si celebra la XXIII Giornata nazionale del sollievo, le farmacie "partecipano attivamente e sono pronte a fare la nostra parte, a dare supporto per colmare questo gap e collaborare - conclude Tobia - nell'aiutare i pazienti che hanno necessità della cannabis terapeutica".

Gatti: "Basta annunci, ma approccio va cambiato"

"Oggi abbiamo norme relative all'uso di droghe che sono state varate in tempi passati, in un mondo diverso da quello attuale" commenta all'Adnkronos Salute Riccardo Gatti, medico specialista in psichiatria e psicoterapeuta. "I Paesi si trovano con dei provvedimenti che forse nemmeno ottengono l'effetto che volevano ottenere all'inizio, quindi cercano in qualche modo - chi più, chi meno - di cambiarle. Ma la mia sensazione è che spesso si resti su un piano astratto. Sento fare delle affermazioni che possono andare bene per un talk o per un social".

Nel caso della proposta del sindaco di Amsterdam "immagino ci sia dietro un pensiero preciso, ma è chiaro che è difficile interpretare da una sintesi mediatica. Se sono scettico? Sì, perché questa al momento non appare ancora una proposta concreta, ma un'affermazione di principio", commenta all'Adnkronos Salute da Riccardo Gatti, medico specialista in psichiatria e psicoterapeuta.

L'esperto, da anni al lavoro sul tema delle sostanze psicoattive, delle dipendenze e delle dinamiche che portano al consumo, attualmente coordina il Tavolo tecnico sulle dipendenze della Regione Lombardia. E analizza la situazione attuale in un rapido giro del mondo: "Negli Usa alcuni Stati hanno legalizzato la cannabis, altri no. In Canada qualcuno ha depenalizzato tutto, poi magari adesso sta un po' tornando indietro. La Germania sta tentando una strada molto cauta di legalizzazione della cannabis, la Spagna aveva fatto qualcosa di simile. In Olanda è tollerato il possesso di piccoli quantitativi di cannabis, ma il fatto che sia tollerato non significa che sia legale, anche se stanno facendo degli esperimenti. Insomma, tutti stanno chiedendosi: quello che abbiamo fatto finora va bene per gli obiettivi che si vogliono raggiungere oppure no? Il primo problema è ovviamente quali sono gli obiettivi: si va dal contrasto alla criminalità organizzata al garantire le persone che usano sostanze, però forse non è facile ottenere tutto contemporaneamente", ragiona.

Anche su quest'ultima proposta finita sotto i riflettori, continua Gatti, "scenderei sul concreto, perché poi bisogna decidere con quali regole un principio si realizza. Io posso entrare in farmacia e comprare un chilo di cocaina? Chi potrà farlo? I medici, con tutto quello che hanno da fare, devono mettersi pure a dare la cocaina? E, ancora: è un qualcosa che viene inteso a scopo terapeutico?". Il sindaco di Amsterdam parla di contrasto del traffico di droga e sicurezza. "Io - riflette l'esperto italiano - credo che gli scenari geopolitici siano cambiati in questi anni. Anche la questione delle droghe è cambiata: arriveranno sempre nuove sostanze e nuove sostanze anche di sintesi. La posizione di dire che le mettiamo a disposizione può essere abbastanza impossibile. Sarebbe dunque necessario che tecnici e politici, nel modo più laico possibile, dichiarando gli obiettivi che vogliono raggiungere, cercassero di ragionare sulle norme che ci sono adesso e nell'interesse dei cittadini vedere che tipo di cambiamenti sono attuabili. Ma smetterei di fare affermazioni di principio che sembrerebbero risolutive, ma non lo sono".

Seguendo le dichiarazioni di Halsema, continua il ragionamento di Gatti, "si parla di canale medico sanitario. Ma l'ambito sanitario fa pensare alla cura, a un percorso terapeutico. Al limite si può arrivare a un ragionamento di riduzione del danno - osserva Gatti - Mi chiedo dunque", nell'ambito della proposta in questione, "cosa c'entrano i medici. E mi chiedo, in parte, anche cosa farebbe il farmacista. Se l'obiettivo è mettere in difficoltà le organizzazioni criminali, questa cosa va valutata attentamente. Perché dubito che i narcos smettano di fare i narcos perché la cocaina viene venduta in farmacia. Magari si mettono a fare un'altra cosa, mettendo sul mercato qualcos'altro. Quindi il discorso è più complesso di quello che si immagina".

Volendo pensare sempre a un'attuazione concreta della proposta, Gatti immagina: "Io faccio il medico, un mio paziente viene da me e mi dice: io tutti i giorni consumo un tot di coca. Che faccio? Gli dico che va bene, però di stare attento, e finisce lì? Il mio ruolo di sanitario quale dovrebbe essere?". Diversa, per Gatti, "è la sperimentazione che viene fatta in Svizzera, con la distribuzione controllata di eroina: in una situazione in cui le persone non sono curabili in altro modo, si cerca di ridurre un po' il danno. Il senso dei terapeuti è di cercare di portare la situazione verso una maggior stabilità, ma la modalità scelta dalla Svizzera può essere applicata per un numero di persone ridotto, non è certo il contrasto alla criminalità organizzata".

"Io - incalza l'esperto - sono un po' stanco non tanto del fatto che ci siano delle posizioni contrapposte sul problema della droga che vanno dal fortemente proibizionista al fortemente pro legalizzazione. Dal punto di vista di operatore che tutta la vita si è occupato di persone che dalle droghe hanno dei problemi, sono stanco di vedere affermazioni che vengono poste in un modo 'glamour' e poche proposte concrete che ragionino su come poi attuare quanto si prospetta. Le cose più concrete che ho visto in realtà al massimo hanno riguardato la cannabis, in alcuni Stati e in modo diverso, oppure dall'altra parte delle sperimentazioni molto ristrette. Mi piacerebbe veramente - conclude - che anche nel nostro Paese si riuscisse a mettersi attorno a un tavolo a ragionare, pur tenendo presente che questo è un discorso che va fatto almeno a livello europeo. Mi piacerebbe che si ragionasse togliendosi un attimo di dosso le preclusioni, gli ideali, e parlando di quali sono gli obiettivi, come li perseguiamo e cosa facciamo di conseguenza nell'interesse dei cittadini. Questa cosa ancora non la vedo".

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Salute e Benessere

Aviaria, i timori dell’Oms: “Preoccupa rischio...

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L'allarme di Jeremy Farrar, Chief Scientist dell'Organizzazione mondiale della sanità

Controlli in un allevamento (Fotogramma/Ipa)

La variante A/H5N1 dell'influenza aviaria è diventata "una pandemia animale zoonotica globale". Il mese scorso mucche e capre si sono aggiunte all'elenco delle specie colpite, un'evoluzione ritenuta dagli esperti sorprendente per gli esperti perché non si riteneva fossero suscettibili a questo tipo di influenza. E ora il rischio che questo virus possa propagarsi fino all'uomo "resta una grande preoccupazione". Lo ha dichiarato Jeremy Farrar, Chief Scientist dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Ad oggi non è stata registrata trasmissione interumana (da uomo a uomo) del virus, è la premessa, ma l'H5N1 ha avuto un tasso di mortalità "estremamente alto" tra le persone che sono state contagiate fino al oggi. Questa "è un'infezione influenzale iniziata prevalentemente nel pollame e nelle anatre, e si è diffusa efficacemente nel corso degli ultimi uno o due anni fino a diventare una pandemia zoonotica - animale - globale. La grande preoccupazione, ovviamente, è che così facendo, e infettando anatre e pollame - ma ora sempre più mammiferi - il virus si evolva e sviluppi la capacità di infettare gli esseri umani. E, poi, aspetto critico, sviluppi la capacità di passare attraverso una trasmissione da uomo a uomo", ha evidenziato Farrar. Le sue parole sono rimbalzate su diversi media internazionali.

L'esperto ha commentato l'epidemia di H5N1 registrata tra le mucche da latte negli Stati Uniti e ha sollecitato un ulteriore attento monitoraggio e attività di indagine da parte delle autorità sanitarie pubbliche, "perché potrebbe evolversi e trasmettersi in modi diversi". "Dobbiamo assicurarci che, se l'H5N1 dovesse arrivare agli esseri umani con una trasmissione da uomo a uomo, saremo nella posizione di rispondere immediatamente con un accesso equo ai vaccini, alle terapie e alla diagnostica".

Nello spirito di aumentare la cooperazione internazionale in caso di nuova pandemia, l'Oms ha anche annunciato un linguaggio aggiornato per descrivere gli agenti patogeni presenti nell'aria. L'iniziativa, ha spiegato Farrar, è stata originariamente innescata dall'emergenza Covid e dal riconoscimento di una mancanza di termini comunemente concordati tra medici e scienziati per descrivere la modalità di trasmissione del coronavirus, il che ha aumentato la sfida rappresentata da quella crisi.

Per evitare situazioni simili, l'Oms ha condotto consultazioni con quattro importanti agenzie di sanità pubblica di Africa, Cina, Europa e Stati Uniti, prima di annunciare un accordo su una serie di nuovi termini concordati. Per esempio la definizione 'particelle respiratorie infettive' o Irp, dovrebbe essere utilizzata al posto di 'aerosol' e 'droplet' (goccioline), per evitare qualsiasi confusione riguardo alla dimensione delle particelle coinvolte. Al di là della nuova terminologia, l'iniziativa consolida comunque l'impegno della comunità internazionale ad affrontare "epidemie e pandemie sempre più complesse e frequenti", ha infine evidenziato Farrar ai giornalisti a Ginevra.

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Salute e Benessere

Abuso di alcol aumenta rischio Alzheimer e Parkinson, lo...

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Giovani e anziani i più vulnerabili ai danni di un consumo eccessivo

Un uomo davanti a una bottiglia di vino - FOTOGRAMMA

"L'abuso di alcol, insieme a diabete e biossido d'azoto (un indice dell'inquinamento atmosferico da traffico), costituisce anche una delle principali cause di aumento del rischio di malattia di Alzheimer e di Parkinson, secondo uno studio anglo-canadese appena pubblicato su 'Nature Communications'". Lo sottolinea il presidente della Società italiana di neurologia (Sin) Alessandro Padovani, dell'Università di Brescia, per l'Alcohol Prevention Day, la giornata mondiale di prevenzione dell'abuso di alcol, proclamata il Collaborating Centre on Alcohol and Public Health Policy Research dell'Oms per il 18 aprile, con l'obiettivo di fornire informazioni aggiornate sugli effetti negativi dell'abuso di alcol per la salute e la società.

Nel nostro Paese aderiscono l'Istituto superiore di sanità, la Società italiana di alcologia Sia e l'Associazione italiana dei Club alcologici territoriali Aicat per promuovere sul territorio la cultura della prevenzione, della consapevolezza e della responsabilità individuale e sociale, anche in funzione della piaga, in continua crescita, degli incidenti stradali per abuso di alcol soprattutto fra i neopatentati.

"Come abbiamo indicato nel Manifesto One Brain One Health che riassume la strategia italiana per la salute del cervello 2023-2031, oggi siamo esposti a diversi fattori di rischio cumulativi che impongono un approccio olistico che li consideri tutti - rimarca Padovani - Quindi non solo i già noti ipertensione, diabete e obesità, ma anche fattori legati allo stile di vita come l'esercizio fisico e il consumo di alcol". Particolarmente vulnerabili ai danni dell'abuso sono i giovani: negli Usa prima dei 21 anni d'età, questa è una delle principali cause di morte prevenibili per incidenti stradali, omicidi, binge drinking (overdose di alcol), cadute, ustioni, annegamenti e suicidi. La situazione non cambia molto in Italia: il Rapporto Itisan 2023 dell'Iss indica che l'alcol è il terzo fattore per rischio di malattia e morte prematura dopo fumo e ipertensione arteriosa. Un'altra indagine Iss (Passi 21-22) indica che tra i 18 e i 21 anni, nonostante in questa fascia d'età la soglia di alcolemia consentita sia pari a zero, il 4% dei guidatori si mette al volante dopo aver bevuto.

Sul versante opposto - evidenziano ancora i neurologi - si trova l'eccessivo consumo di alcolici da parte degli anziani, segnalato fra gli altri dagli American Addiction Centers secondo cui l'alcol è la sostanza d'abuso più usata dopo i 65 anni. Per la Samhsa (Substance Abuse and Mental Health Services Administration) l'11% degli over 65 è affetto da binge drinking, beve tanto da avere una concentrazione plasmatica pari o superiore a 0.08 g/dl.

Nell'anziano - avvertono gli esperti - questo può comportare disidratazione, interazioni con i vari farmaci che spesso assume per le comorbidità di cui spesso soffre, come diabete, ipertensione, miocardiopatie, epatopatie, osteoporosi, disturbi della memoria e dell'umore.

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