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Innovazione, Italia 19a in Ue per digitalizzazione pmi, per...
Innovazione, Italia 19a in Ue per digitalizzazione pmi, per le imprese rischio perdita di opportunità
Il primo studio di Webidoo lancia l'allarme
Sul fronte della digitalizzazione delle piccole e medie imprese, l'Italia si colloca al 19° posto su 27 paesi, dietro ai leader Danimarca, Svezia e Malta, con Slovacchia, Bulgaria e Romania in fondo alla classifica. Almeno stando al primo studio approfondito sul panorama digitale europeo nel mondo delle pmi realizzato da Webidoo Insight Lab e presentato al Parlamento europeo da WebidooSpa, digital company specializzata nello sviluppo di tecnologie e servizi per la digital transformation delle imprese. Un dato allarmante che rimanda riflessioni importanti al governo e agli addetti ai lavori della digital trasformation oltre che alle imprese italiane che devono mettersi al passo per non perdere le opportunità di crescita del proprio business.
“Il nostro primo report Sme Digital Growth IndeX 2023 mette in luce il ruolo dell'evoluzione digitale nella crescita delle imprese dell'Unione europea, attraverso un’attenta comparazione dei Paesi. La nostra ricerca mira ad evidenziare il nesso tra livello di digitalizzazione e crescita delle piccole e medie imprese dell’Ue attraverso un indicatore innovativo, lo Sme - Digix, che colma un vuoto importante in letteratura. Il nostro approccio non si limita a quantificare la presenza digitale e l'adozione tecnologica, ma ne interpreta l’impatto sulle prestazioni aziendali e sul potenziale di crescita", commenta Giovanni Farese, General Manager di Webidoo Spa.
"Per quanto riguarda il nostro Paese, la conclusione cui siamo giunti - illustra - è che per elevare il profilo digitale e sostenere la crescita delle pmi, l'Italia deve agire con decisione, orientare le risorse verso l’educazione e l’implementazione di strategie di digital marketing, puntare sull'e-commerce e sull'incremento della percentuale di utilizzo dell'Ai. Solo così, il nostro paese potrà affinare la sua posizione nel Sme - Digix e segnare il passo verso una crescita innovativa e sostenibile nell'era digitale”.
La digitalizzazione oggi potenzialmente tocca ogni aspetto del business: dalla produzione alla gestione, dalla finanza & controllo alla supply chain, anello particolarmente critico e delicato, come evidenziano gli attori del settore. “Le catene di fornitura che vedono coinvolte sempre di più le nostre aziende sono state messe a dura prova negli ultimi anni da numerosi eventi disruptive, evidenziando la necessità di una più spinta digitalizzazione del procurement”, spiega Daniele Civini, Head of Sales di Jaggaer Italia.“Questa è una funzione che per molto tempo ha avuto un ruolo più operativo ma che è diventata più strategica per la necessità di fronteggiare imprevisti e mitigare i rischi. E le pmi hanno bisogno di questa flessibilità. Una soluzione tecnologica a supporto dei processi di procurement e supply chain aiuta ad essere più competitivi in quanto migliora la visibilità, la tracciabilità e la governance. Consente inoltre di tenere sotto controllo compliance normative e di sostenibilità non solo all’interno della propria organizzazione, ma lungo l’intera filiera”.
Ma anche il marketing può dare nuove chiavi per il dialogo con vecchi e nuovi mercati. “Competere in mercati sempre più dinamici rappresenta la più grande sfida, a maggior ragione per le pmi, che non dispongono delle risorse finanziarie e degli skill per misurarsi con i grandi gruppi”, spiega Lorenzo Ferrari, Ceo di Mirai Bay, la digital company associata a Una. “Comprendere come individuare ed esaltare l’unicità del proprio brand, comunicandolo in modo coerente, omnichannel e digitale, è un requisito essenziale. Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che la tecnologia si è dimostrata il più valido alleato per dare ossigeno ai piani di sviluppo anche in un’ottica di internazionalizzazione: solo intraprendendo un processo digitale le piccole e medie imprese possono aumentare la propria visibilità, attrarre nuovi clienti e, allo stesso tempo, accrescere il valore del nostro made in Italy", avverte.
Ma l’innovazione è spesso un volano anche per l’education: come retaggio positivo lasciato dalla pandemia, ma non solo. La trasformazione digitale, catalizzata da iniziative come quella di Diplomati.online, rappresenta un passo significativo verso un approccio educativo più innovativo e interattivo. “Pensiamo che, grazie all'uso dell'intelligenza artificiale, gli studenti possano beneficiare ora di un'esperienza di apprendimento personalizzata, che include l'interrogazione orale da parte di un interfaccia Ai da noi creata. Questi sviluppi non solo migliorano l'efficacia dell'insegnamento, ma preparano anche gli studenti alle sfide di un mondo digitale”, afferma Emanuele Marchiori, responsabile Digital di Diplomati Online.
In un panorama dove l'Italia cerca di colmare il divario nella trasformazione digitale, l'integrazione di tali tecnologie nell'education è un modello di come l'innovazione possa stimolare la crescita e lo sviluppo in diversi settori, inclusa la formazione; un esempio eccellente di come le pmi italiane possano adottare la digitalizzazione per migliorare non solo i loro processi aziendali, ma anche il tessuto educativo del paese.
La strategia digitale è ormai parte integrante di ogni impresa di successo, uno strumento fondamentale per dare ancora più valore alle pmi che si distinguono per talento creativo, innovazione e massima cura per la qualità artigianale e il made in Italy. “Una buona strategia di sviluppo non può prescindere dal momento storico che stiamo vivendo dove la percezione del prodotto ha superato di gran lunga il valore dello stesso”, dichiara Davide Fabi, Ceo Pininfarina Segno.
“Oggi il marketing - prosegue - dovrebbe basarsi sull'effetto che un prodotto riesce a scaturire i pochi secondi nel potenziale cliente all'interno delle piattaforme digitali che ormai giocano un ruolo chiave nella nostra comunicazione quotidiana. Saper raccontare la storia del proprio brand, configurandola come una sorta di film, appassiona il consumatore il quale, di conseguenza, vorrà seguirci, conoscere il valore del nostro lavoro, il retroscena della produzione e tutti gli elementi che lo potranno portare poi ad acquistare un nostro prodotto. Tutto questo si chiama ‘marketing digitale’ e non può prescindere da una lenta e inesorabile transizione da ciò che era e ciò che sarà”.
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Driverso: in Ue fatturato a 169 mln per car hiring d’alta...
Al Museo Maxxi di Roma il secondo global meeting della prima piattaforma digitale europea
Un comparto in grande espansione a livello europeo, con 169 milioni di euro di fatturato nel 2023, 192 imprese attive e un parco auto di 3.456 unità. E per quanto riguarda l'Italia i dati parlano di 45 milioni di euro di fatturato con circa 1000 auto. I numeri che arrivano da Driverso’s Analysis Lab riguardano il mercato del car hiring d’alta gamma nel Continente e segnalano anche un costo medio per noleggio di 2.916 euro per 58.074 transazioni nell’anno.
La durata media dei contratti è stata di 5,4 giorni per 313.600 giornate complessive, con ricavi medi sul singolo veicolo pari a 49mila euro. Ma c’è soprattutto un’aspettativa di crescita rilevante: il fatturato del settore è atteso a 195 milioni di euro già alla fine di quest’anno, per poi salire via via fino ai 714 milioni previsti nel 2030. Il bacino di mercato potenziale, comunque, è enorme, dato che il giro d’affari del luxury travel è calcolato oggi in 1.380 miliardi di euro.
Circa 40 di queste aziende, che rappresentano il meglio dell’offerta del car hiring d’alta gamma e rispettano standard di qualità predefiniti, operano su Driverso, la prima piattaforma digitale europea, nata in Italia, per il noleggio auto premium. L’aggregatore online mette a disposizione centinaia di veicoli di tutti i marchi più prestigiosi, forniti dai player attivi su 10 Paesi (Austria, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Principato di Monaco, Regno Unito, Spagna, Svizzera).
Decine di aziende, esperti, stakeholder qualificati e appassionati provenienti da tutta Europa si sono ritrovati oggi nel suggestivo scenario del Museo Maxxi di Roma per il secondo global meeting di Driverso, da cui sono emersi numeri, scenari e tendenze di un ramo dell’automotive che incrocia i temi del lusso, del lifestyle, dell’economia digitale e soprattutto le sempre mutevoli abitudini di consumo turistico. Il servizio, infatti, si rivolge soprattutto a un target di clientela legata al tempo libero e alla ricerca di un’esperienza esclusiva di viaggio e di mobilità del tutto customizzata.
Durante la giornata al Maxxi, sono intervenuti esperti del calibro di Ryan Sarver, Partner Redpoints Ventures e soprattutto ex direttore della piattaforma Twitter, Massimiliano Archiapatti, Ceo di Hertz Italy, Jasmine Boni-Ball, Executive assistant di ‘Tuscany Now and More’, Ferruccio Rossi, Direttore generale di Sanlorenzo Yacht, Leopoldo Gasbarro, direttore di Wall Street Italia, e Maurizio Iperti, Ceo di LoJack.
Pierluigi Galassetti, co-founder con Saverio Castellaneta di Driverso, ha detto: “Il noleggio auto di alta gamma riveste un ruolo chiave nell’offerta turistica italiana e internazionale e agisce come un elemento in grado di caratterizzare e arricchire l’intera esperienza di viaggio. Questa proposta di mobilità è apprezzata sia dai visitatori nazionali che da quelli internazionali e si inserisce in un contesto in cui la clientela ricerca non solo comfort ed esclusività, ma richiede esperienze immersive e personalizzate in ogni dettaglio del soggiorno, dalla cucina all'alloggio, fino agli spostamenti in auto, che completano la gamma dei servizi”. “Nell’ambito del settore lusso, fortemente in crescita
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Peste Suina, Martinelli (Assosuini): “Se crolla...
Il presidente dell'associazione: "Allevamenti e prosciutti sono sicuri, al mercato però non interessa"
"Il rischio grosso che stiamo correndo è di perdere un settore importante, un'eccellenza del made in Italy. La Cina già non importa i nostri prosciutti da due anni, com e anche la Corea e il Giappone. Adesso anche il Canada e se poi decideranno di fare la stessa cosa Stati Uniti, Francia e Germania che rappresentano i nostri principali mercati allora resteremo con i maiali negli allevamenti e i prosciutti nei prosciuttifici. Questo perchè il 30% dei prosciutti che si producono in Italia vengono esportati. Se crolla l'export sarà una catastrofe per i 4mila allevamenti italiani e per i trasformatori ma anche per tutto l'indotto". E' l'allarme che lancia, con Adnkronos/Labitalia, Elio Martinelli, presidente di Assosuini, dopo che il diffondersi della peste suina sui cinghiali anche nella zona del Parmense ha portato l'Ue a stabilire la zona di restrizione II a Langhirano, patria del Prosciutto di Parma.
E per Martinelli "se crolla l'export le aziende non avranno alternativa che chiudere e se, guardiamo all'esempio della Germania che ha affrontato il problema prima di noi, adesso il Paese fa segnare un 20% in meno di allevamenti dopo la fine dell'emergenza". "Questo fa capire che una volta chiusa l'attività è difficile che questa riparta dopo la fine dell'emergenza", sottolinea.
Secondo il presidente di Assosuini "finora il contrasto alla peste suina nel selvatico si è fatto solo in teoria, basti pensare che dopo un anno e mezzo il commissario straordinario non è ancora operativo. Si dove agire come fatto in Sardegna, dove il virus è stato eradicato con il coinvolgimento di tutte le forze in campo, a partire dai cacciatori che sono stati la chiave per sconfiggere il problema. E invece ora abbiamo un virus che corre velocissimo in Italia dove si calcola che ci siano 1,5-2 milioni di cinghiali", sottolinea.
Ma nonostante il virus corra tra i cinghiali gli allevamenti italiani di suinbi sono al sicuro. "I nostri allevamenti di suini, grazie agli investimenti fatti dagli allevatori in materia di recinti e barriere e anche con i controlli che vengono fatti di continuo, sono super sicuri. Ricordiamo che la peste suina non si trasmette all'uomo ma colpisce cinghiali e suini, si propaga velocemente e porta nel 90% dei casi alla morte degli animali. Detto questo, i nostri prosciutti sono sicuri e super controllati ma questo non interessa al mercato che non intende rischiare", conclude Martinelli.
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Ai, Iannicelli (Ordine Ingegneri): “Fondamentale dare...
Parla il responsabile scientifico della Commissione Metrologia agli "Stati generali delle ingegnerie digitali”
“La metrologia è la scienza della misura che si divide tra la metrologia scientifica, legale, industriale. In Italia è stata un po' trascurata ed è per questo che ci siamo riuniti una commissione. La prima commissione di metrologia è nata a Milano e vi collaborano persone da tutta Italia perché è fondamentale dare peso a questa scienza che sta dietro a tutte le cose”. A parlare è Carmelo Iannicelli, presidente Commissione Metrologia dell'Ordine degli Ingegneri, dal palco degli "Stati generali delle ingegnerie digitali - Costruendo il futuro tecnologico di Milano e del Paese", organizzato dall'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano all'Acquario civico del capoluogo lombardo. Nel panel “Metrologia 4.0: verso una misurazione smart e intelligente” si è discusso di smart Metrology: “Se l'intelligenza artificiale si basa su numeri sbagliati perché non abbiamo conoscenza e competenza, stiamo perdendo il controllo delle nostre misure. Il controllo dei dati, il controllo delle misure, il controllo delle tolleranze dei nostri strumenti di misura è fondamentale- illustra Iannicelli - Abbiamo deciso di metterci insieme per cercare di far capire l'importanza e il presidio che deve essere fatto su tutto questo”, conclude.