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Sostenibilità

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Solo il 15% dei milanesi utilizza esclusivamente il trasporto pubblico per recarsi al lavoro

Cittadini di tutto il mondo favorevoli a ridurre l’uso dell’auto, ma mancano le condizioni: i risultati dell’indagine di Hitachi Rail

Metro Milano Duomo - Canva

La mobilità è sempre più un aspetto centrale della transizione green, a partire dalla riduzione dei voli e delle auto private che circolano nelle strade di tutto il mondo.

Il 64% delle persone, a livello globale, si è dichiarato favorevole all'eliminazione dei voli a corto raggio, in presenza di valide alternative come i treni ad alta velocità. Una percentuale che sale al 69% tra gli intervistati di Milano. Allo stesso tempo, però, nella città lombarda l'utilizzo dell'automobile per recarsi al lavoro rimane al di sopra della media mondiale, registrando un 63% di utilizzo, mentre soltanto il 15% usa esclusivamente i mezzi pubblici.

Questi sono i risultati dell'edizione 2024 della ricerca "Better Connected" condotta da Hitachi Rail, un'azienda attiva nel settore ferroviario e della smart mobility.

La ricerca ha esaminato le abitudini e le preferenze di trasporto urbano nelle grandi città in tutto il mondo, includendo Milano come città italiana. Lo scopo del rapporto è analizzare le principali tendenze nelle modalità di spostamento cittadino, sia per quanto riguarda il trasporto urbano, sia per i viaggi di medio-lunga distanza.

Le preferenze di spostamento a Milano

Nonostante i dati sull’utilizzo dell’automobile, in linea con la media italiana, l'85% dei cittadini milanesi si mostrerebbe aperto a incrementare l'uso dei mezzi pubblici, a patto che essi siano più interconnessi, e il 50% sarebbe disposto a pagare di più per un servizio più esteso. Globalmente, i giovani emergono come maggiormente propensi all'utilizzo del trasporto pubblico, nonché inclini agli spostamenti a piedi, in bicicletta e in scooter.

Questa situazione è un paradosso solo in apparenza. Infatti, la causa principale per cui molti italiani utilizzano ancora la macchina è la grave inefficienza degli spostamenti sui binari in Italia. Una grave lacuna negli spostamenti del Belpaese, precisamente fotografata dal rapporto di Legambiente “Pendolaria 2024 – speciale aree urbane”. Tanti gli indici allarmanti sul trasporto pubblico italiano, basti pensare che la città di Madrid ha, da sola, più chilometri di metropolitana di tutta l’Italia (qui per approfondire qual è lo stato del trasporto su binari in Italia).

Alla base del paradosso anche la scarsa diffusione di piste ciclabili in Italia, che rende pericoloso usare mezzi leggeri e meno protetti come biciclette e monopattini elettrici, su cui ricadrebbe la preferenza dei più giovani. La ricerca “Better Connected" di Hitachi Rail conferma quindi le tendenze emerse dal rapporto di Legambiente. Ancora di più nella parte in cui evidenzia come l’85% dei milanesi sarebbe favorevole ad utilizzare di più i mezzi pubblici se fossero più interconnessi, sottolineando il ruolo chiave della intermodalità già suggerito dal rapporto di Legambiente. Metà dei milanesi intervistati, inoltre, sarebbe persino favorevole a pagare di più in cambio di un trasporto pubblico più esteso e capillare. L’86% degli intervistati del capoluogo meneghino si esprime a favore di maggiori investimenti nel trasporto urbano.

Tra i milanesi, il 42% degli intervistati ha già scelto il treno ad alta velocità come preferenza di trasporto, superando l'aereo (15%) e l'auto (38%). Questa scelta sembra essere plasmata da alcuni casi successo dell'alta velocità in Italia, con la tratta Roma-Milano che ha rivoluzionato le consuetudini di spostamento di quella parte di italiani che la percorrono, sia per motivi professionali che di svago.
La preferenza per il treno si prospetta anche nel futuro, con un terzo dei milanesi (34%) che prevede di incrementare i viaggi in treno nei prossimi cinque anni. Tale percentuale supera di gran lunga coloro che ipotizzano un aumento dell'uso dell'auto (13%) o dei voli (6%).

Come annunciato in apertura, emerge che a Milano il 63% degli intervistati continui a utilizzare l'auto per il tragitto casa-lavoro, cifra leggermente sopra la media globale (60%) mentre solo il 15% dei milanesi utilizza esclusivamente per i mezzi pubblici.

Nonostante ciò, i cittadini milanesi riconoscono che i mezzi pubblici siano l'opzione di spostamento più conveniente (71%). Il rapporto “Better Connected” conferma che le barriere all'utilizzo del trasporto pubblico riguardano soprattutto la frequenza del servizio (94% degli intervistati) e la sicurezza (91%) dello stesso. Un significativo 84% sarebbe più propenso a utilizzare i mezzi se fossero meno affollati, mentre l'85% li preferirebbe se fossero più interconnessi.

Inoltre, il 30% ritiene che una delle principali utilità delle app di trasporto risieda nella capacità di calcolare in tempo reale il percorso più efficiente per raggiungere la destinazione desiderata.

Le tendenze globali

L'indagine ha coinvolto circa 12.000 individui distribuiti in 12 città di tutto il mondo: Berlino, Copenaghen, Dubai, Londra, Milano, Parigi, San Francisco, Sidney, Singapore, Toronto, Varsavia e Washington.

Nel contesto del trasporto urbano, un dato rilevante è che il 60% delle persone impiega l'auto per raggiungere il luogo di lavoro anche se meno di un terzo degli intervistati considera l'auto il mezzo più conveniente. La propensione all'uso dell'auto varia notevolmente a livello globale: è particolarmente alta in città come Dubai, Washington, Varsavia e Sydney, dove almeno il 70% degli abitanti opta per l'auto.

La guida "occasionale", invece, è più diffusa a Copenaghen, Parigi, Milano e Singapore. Quest'ultima spicca per il più elevato tasso di persone che non utilizzano l'auto, con oltre un terzo della popolazione che preferisce altri mezzi di trasporto. Tendenza in cui seguono Londra e Berlino.

Quali sono gli ostacoli al trasporto pubblico

Il rapporto di Hitachi Rail evidenzia diversi ostacoli alle scelte di mobilità, di cui i principali sono:

- il sovraffollamento nelle ore di punta (49% degli intervistati);

- il tempo di percorrenza (32%);

- il costo del trasporto pubblico (32%);

- l'incertezza sugli orari di arrivo e partenza (30%).

Curiosamente, la maggioranza della popolazione globale sarebbe incline ad aumentare l'utilizzo dei mezzi pubblici se potesse monitorare in tempo reale il livello di affollamento, consentendo una pianificazione più attenta dei viaggi. A tal proposito va sottolineato come anche l’Intelligenza Artificiale possa aiutare a combattere il cambiamento climatico rendendo più efficace la raccolta dei dati e più sostenibili le scelte dei cittadini.

Chiaramente c’è anche un discorso anagrafico: i giovani mostrano una maggiore propensione all'utilizzo dei mezzi pubblici, a differenza degli anziani che preferiscono ridurre gli spostamenti o usare la propria auto.

In tutti i Paesi presi in esame, almeno un lavoratore su quattro si sposta a piedi per recarsi al lavoro; in città come Singapore e Londra, questa percentuale raggiunge addirittura il 50%, nonostante persista una forte preferenza per i mezzi pubblici.

Copenaghen si distingue per la più elevata percentuale di ciclisti, seguita da Berlino. Qui il trasporto pubblico è poco utilizzato, ma per ragioni virtuose e green, non per inefficienza strategica.

Gli spostamenti a lunga distanza

Per quanto concerne gli spostamenti a lunga distanza, l'auto mantiene la sua supremazia a livello globale, rappresentando il mezzo preferito dal 46% delle persone, seguita dal treno al 34%, e in ultima istanza, dall'aereo con il 16%. Quest'ultima percentuale trova conferma nei Paesi in cui la rete ferroviaria ad alta velocità è meno sviluppata, rimanendo ancora una scelta imprescindibile.

Una situazione che provoca un enorme impatto ambientale, dato che gli aerei sono di gran lunga i mezzi più inquinanti.

Sul punto si stanno facendo passi in avanti tramite i carburanti sostenibili per il trasporto aereo che è addirittura triplicata nel 2022. Progressi che comunque, ad ora, non permettono neanche di accomunare l’inquinamento aereo con quello dei treni e degli altri mezzi di trasporto.

“Un passeggero che viaggia in treno tutte le settimane fra Milano e Roma, invece che in aereo, -spiega Luca D'Aquila, COO del Gruppo Hitachi Rail e CEO di Hitachi Rail STS - riduce di 9 tonnellate il peso delle sue emissioni di CO2 all’anno e se scegliesse il treno al posto dell’auto ne risparmierebbe 4”.

È interessante notare che, nonostante le preferenze varino notevolmente tra le diverse città, c’è un trend comune: la maggioranza delle persone opterebbe per il treno anziché l'auto, se fosse più economico e più rapido rispetto ad ora.

I fattori più importanti nella scelta dei viaggi a media-lunga percorrenza sono il costo, la praticità e il comfort, spesso prevalenti rispetto alle preoccupazioni ambientali.

Il commento

Luca D’Aquila ha commentato così i risultati della ricerca: “Siamo consapevoli che il trasporto urbano ha un impatto diretto sulla vita del cittadino e sulla percezione dell’efficienza dell’organizzazione della città in cui vive. Parallelamente, costituisce un’importante leva per contrastare le emissioni di CO2, consentendo alle persone di adottare uno stile di vita più sostenibile”.

Non mancano le best practice, quella su cui bisogna insistere: “In Italia l’alta velocità, le metropolitane, tra cui proprio la nuovissima M4 di Milano, ma anche i nuovi tram, confortevoli e green, i treni a batteria per il trasporto regionale e le nostre APP di smart mobility, sono alcuni esempi dell’impegno di Hitachi Rail per promuovere la propensione all’utilizzo dei mezzi pubblici dei passeggeri. Le nostre soluzioni – aggiunge il CEO di Hitachi Rail STS – fanno leva principalmente sulla sicurezza, sul confort e sulle tecnologie innovative nel pieno rispetto dell’ambiente”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Sostenibilità

Il Mediterraneo è a rischio soffocamento: ecco cause e...

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L’Osservatorio Climatico Enea “Madonie – Piano Battaglia” prosegue la sua attività di monitoraggio denunciando l’aumento di metano e Co2 nel mare

Mar Mediterraneo - - Canva

L’area del Mediterraneo è sempre più a rischio per l’aumento delle emissioni di Co2 e metano. Questo è quanto è emerso dal Report dell’Osservatorio Climatico Enea “Madonie – Piano Battaglia” che dal 2005 effettua costanti misure della concentrazione dei gas nel mare.

I dati hanno evidenziato la crescente minaccia per il Mediterraneo. Lo stesso è emerso anche dall’Osservatorio Enea di Lampedusa e da differenti istituzioni internazionali. In sintesi, il Mediterraneo sta soffocando. L’Osservatorio, con il supporto di Ente Parco delle Madonie e Comune di Petralia Sottana, prosegue la sua attività di analisi e ricerca, anche grazie alla sua posizione strategica.

L’alta quota e l’assenza di contaminazioni hanno permesso di misurare che a Madonie – Piano Battaglia, in Sicilia, la concentrazione di Co2 è aumentata con un tasso di crescita di 2.16 ppm/anno dal 2005 ad oggi. Un aumento altrettanto preoccupante è quello del metano che accelera ogni anno, da oltre un decennio, la sua concentrazione nelle acque della zona.

Quali conseguenze

A confermare questo preoccupante fenomeno è anche la World Meteorological Organization che ha pubblicato i dati globali raccolti in occasione del World Meteorological Day 2024. Il 2023 è così risultato l’anno più caldo mai registrato con una temperatura media globale di circa 1,45 gradi superiore alla media del periodo che andava tra la metà dell’800 e i primi del ‘900.

A contribuire particolarmente a questo fenomeno, oltre i danni derivanti dall’attività umana, vi è El Nino, il fenomeno di surriscaldamento che negli ultimi due anni ha avvolto l’area dell’Europa Occidentale e non solo. Questi cambiamenti, però, non sono stati lenti e graduali, ma hanno visto un’accelerata nell’ultimo decennio. Sono proprio le concentrazioni di gas serra che hanno alimentato l’aumento delle temperature su terra e oceani, con conseguente innalzamento delle acque e scioglimento dei ghiacciai.

In altre parole, quello a cui stiamo assistendo è l’aumento del 50% delle concentrazioni di Co2 che hanno raggiunto 417,9 ppm nel 2022 a causa dell’uso di combustibili fossili, della deforestazione e dei cambiamenti nell’uso del suolo. Questo genera l’aumento delle temperature con eventi estremi come ondate di caldo, siccità, incendi, cicloni tropicali

Cosa fare?

In un panorama climatico destinato a peggiorare, le attività di monitoraggio e prevenzione assumono più che in altre occasioni, ruoli di rilevanza indispensabile. Proprio questo tipo di attività, infatti, consente di gestire tempestivamente catastrofi ambientali e danni a persone e oggetti materiali, come si è verificato nel Centro e Nord Italia nell’ultimo anno. I finanziamenti pubblici e privati, secondo gli scienziati internazionali, dovrebbero aumentare di almeno sette volte entro la fine del decennio per raggiungere gli obiettivi climatici imposti dai tavoli tecnici transnazionali.

Un ruolo cruciale, in tal senso, è giocato dalle energie rinnovabili che potrebbero ridurre di molto la produzione di Co2 e far sì che si possa abbandonare l’uso dei combustibili fossili.

Anche le città e aree urbane offrono significative opportunità di riduzione delle emissioni.

L’importanza della ricerca e del confronto

Per le sue specificità l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) nel 2021 ha conferito all’Osservatorio Enea delle Madonie il riconoscimento ufficiale di stazione regionale, rappresentativa per tutta l’area del Mediterraneo centrale, nell’ambito del Global Atmosphere Watch (GAW), la rete mondiale per lo studio del clima globale.

A settembre 2024, grazie a questi dati e a quelli internazionali, l’Onu si riunirà per il Summit del Futuro per accelerare il rispetto degli impegni internazionali intensificando risorse e mezzi e adottare quindi misure volte a rispondere con tempestività alle sfide e alle opportunità emergenti. Il “Patto per il futuro” è atteso per la fine dell’anno.

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I dati hanno evidenziato la crescente minaccia per il Mediterraneo. Lo stesso è emerso anche dall’Osservatorio Enea di Lampedusa e da differenti istituzioni internazionali. In sintesi, il Mediterraneo sta soffocando. L’Osservatorio, con il supporto di Ente Parco delle Madonie e Comune di Petralia Sottana, prosegue la sua attività di analisi e ricerca, anche grazie alla sua posizione strategica.

L’alta quota e l’assenza di contaminazioni hanno permesso di misurare che a Madonie – Piano Battaglia, in Sicilia, la concentrazione di Co2 è aumentata con un tasso di crescita di 2.16 ppm/anno dal 2005 ad oggi. Un aumento altrettanto preoccupante è quello del metano che accelera ogni anno, da oltre un decennio, la sua concentrazione nelle acque della zona.

Quali conseguenze

A confermare questo preoccupante fenomeno è anche la World Meteorological Organization che ha pubblicato i dati globali raccolti in occasione del World Meteorological Day 2024. Il 2023 è così risultato l’anno più caldo mai registrato con una temperatura media globale di circa 1,45 gradi superiore alla media del periodo che andava tra la metà dell’800 e i primi del ‘900.

A contribuire particolarmente a questo fenomeno, oltre i danni derivanti dall’attività umana, vi è El Nino, il fenomeno di surriscaldamento che negli ultimi due anni ha avvolto l’area dell’Europa Occidentale e non solo. Questi cambiamenti, però, non sono stati lenti e graduali, ma hanno visto un’accelerata nell’ultimo decennio. Sono proprio le concentrazioni di gas serra che hanno alimentato l’aumento delle temperature su terra e oceani, con conseguente innalzamento delle acque e scioglimento dei ghiacciai.

In altre parole, quello a cui stiamo assistendo è l’aumento del 50% delle concentrazioni di Co2 che hanno raggiunto 417,9 ppm nel 2022 a causa dell’uso di combustibili fossili, della deforestazione e dei cambiamenti nell’uso del suolo. Questo genera l’aumento delle temperature con eventi estremi come ondate di caldo, siccità, incendi, cicloni tropicali

Cosa fare?

In un panorama climatico destinato a peggiorare, le attività di monitoraggio e prevenzione assumono più che in altre occasioni, ruoli di rilevanza indispensabile. Proprio questo tipo di attività, infatti, consente di gestire tempestivamente catastrofi ambientali e danni a persone e oggetti materiali, come si è verificato nel Centro e Nord Italia nell’ultimo anno. I finanziamenti pubblici e privati, secondo gli scienziati internazionali, dovrebbero aumentare di almeno sette volte entro la fine del decennio per raggiungere gli obiettivi climatici imposti dai tavoli tecnici transnazionali.

Un ruolo cruciale, in tal senso, è giocato dalle energie rinnovabili che potrebbero ridurre di molto la produzione di Co2 e far sì che si possa abbandonare l’uso dei combustibili fossili.

Anche le città e aree urbane offrono significative opportunità di riduzione delle emissioni.

L’importanza della ricerca e del confronto

Per le sue specificità l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) nel 2021 ha conferito all’Osservatorio Enea delle Madonie il riconoscimento ufficiale di stazione regionale, rappresentativa per tutta l’area del Mediterraneo centrale, nell’ambito del Global Atmosphere Watch (GAW), la rete mondiale per lo studio del clima globale.

A settembre 2024, grazie a questi dati e a quelli internazionali, l’Onu si riunirà per il Summit del Futuro per accelerare il rispetto degli impegni internazionali intensificando risorse e mezzi e adottare quindi misure volte a rispondere con tempestività alle sfide e alle opportunità emergenti. Il “Patto per il futuro” è atteso per la fine dell’anno.

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I dati hanno evidenziato la crescente minaccia per il Mediterraneo. Lo stesso è emerso anche dall’Osservatorio Enea di Lampedusa e da differenti istituzioni internazionali. In sintesi, il Mediterraneo sta soffocando. L’Osservatorio, con il supporto di Ente Parco delle Madonie e Comune di Petralia Sottana, prosegue la sua attività di analisi e ricerca, anche grazie alla sua posizione strategica.

L’alta quota e l’assenza di contaminazioni hanno permesso di misurare che a Madonie – Piano Battaglia, in Sicilia, la concentrazione di Co2 è aumentata con un tasso di crescita di 2.16 ppm/anno dal 2005 ad oggi. Un aumento altrettanto preoccupante è quello del metano che accelera ogni anno, da oltre un decennio, la sua concentrazione nelle acque della zona.

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A confermare questo preoccupante fenomeno è anche la World Meteorological Organization che ha pubblicato i dati globali raccolti in occasione del World Meteorological Day 2024. Il 2023 è così risultato l’anno più caldo mai registrato con una temperatura media globale di circa 1,45 gradi superiore alla media del periodo che andava tra la metà dell’800 e i primi del ‘900.

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