Esteri
Meloni a Bruxelles, premier blinda linea governo su Ucraina
Kiev al centro della discussione dei 27 leader del Consiglio Ue
Blindare in Europa la posizione del governo italiano sull'Ucraina alla luce dei distinguo di Matteo Salvini, in un summit dove sarà la politica estera a dominare la scena. Il tutto mentre sull'esecutivo di Roma si intensifica il pressing della Ue per ratificare il Meccanismo europeo di stabilità. Dopo aver illustrato ieri al Senato e alla Camera dei deputati le sue linee guida, la premier Giorgia Meloni vola oggi a Bruxelles per il Consiglio europeo. Ancora una volta sarà l'Ucraina al centro della discussione dei 27 leader della Ue, pronti a ribadire il loro sostegno a Kiev di fronte alla guerra di aggressione della Russia.
Meloni a Bruxelles dopo il caso Salvini
La presidente del Consiglio arriva all'appuntamento dopo le polemiche che in patria hanno travolto il suo alleato di governo, il vicepremier e segretario della Lega Salvini per le sue dichiarazioni sul voto russo ("quando un popolo vota ha sempre ragione"). Meloni, che ha definito una "farsa" le elezioni svolte nell'Ucraina occupata - marcando, in questo, una distanza dalle parole di Salvini -, ha comunque voluto ribadire che sul tema il governo parla con una voce sola: "Mi si dice di parlare con Orban e con Salvini per chiarire il sostegno all'Ucraina. In entrambi i casi contano le decisioni e i voti. Il governo italiano ha una posizione chiara e in Ue" tra le altre cose "siamo riusciti a garantire la revisione del bilancio pluriennale che consente di sostenere l'Ucraina per i prossimi 4 anni", ha sottolineato Meloni nelle repliche di ieri alla Camera.
Dalla leader di Fratelli d'Italia una stilettata nei confronti del Partito democratico: "E' ambiguo, prima si astiene sull'Ucraina e poi spiega a noi cosa dobbiamo fare". Pronta la replica del deputato dem Federico Fornaro: "Il Pd, nei suoi atti e nelle risoluzioni che ha firmato, non si è mai astenuto sull'invio di armi all'Ucraina". A favore di telecamere sono poi arrivati i sorrisi e l'abbraccio tra Meloni e Salvini, presente per pochi minuti alla Camera durante la discussione sulle comunicazioni della premier dopo che mercoledì al Senato lo scranno del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti era rimasto vuoto, con tutte le speculazioni del caso.
Consiglio Ue, gli altri temi sul tavolo dei leader
Oltre all'Ucraina, i nodi sul tavolo del Consiglio europeo saranno sicurezza e difesa, situazione in Medio Oriente, allargamento dell'Unione, migrazione, agricoltura e semestre europeo. I leader terranno inoltre una colazione con il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Sul fronte della guerra in Ucraina, l'impegno è quello di continuare a fornire un sostegno "politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico per tutto il tempo necessario" (finora Kiev ha ricevuto dall'Europa aiuti pari a oltre 138 miliardi di euro).
Grande spazio sarà dedicato al rafforzamento della difesa Ue: in particolare i 27 Capi di Stato e di governo discuteranno della strategia industriale europea della difesa e del programma europeo di investimenti nel settore. Sull'argomento è intervenuto anche il titolare della Farnesina Antonio Tajani, che a margine del Consiglio Affari esteri ha definito l'ipotesi di emissione di eurobond per finanziare la difesa europea una "buona idea". Ma Germania e Paesi frugali non vedono affatto di buon occhio questa soluzione.
Domani sarà la volta del vertice euro, dove si discuterà della situazione economica dell'Unione. Sullo sfondo resta aperta la partita del Mes, con l'Italia che non ha ancora ratificato il trattato. "L'Unione bancaria deve ancora essere completata" e "in questo contesto sottolineiamo la necessità di finalizzare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità attraverso la ratifica del trattato in tutti gli Stati membri", il messaggio recapitato dal presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in vista del vertice di domani.
(dall'inviato Antonio Atte)
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Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...
"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"
"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.
"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.
"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.
"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".
A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".
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India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...
L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"
L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.
Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.
Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".
L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".
Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".
Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.
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G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...
Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri
"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.