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Migranti, governo Sunak non rinuncia a deportazioni in Ruanda ma strada è in salita
sabato scorso si è tenuta una riunione inconclusiva fra Sunak e i ministri interessati per valutare le diverse opzioni. I giuristi di Downing Street sconsigliano mosse avventate contro i trattati
Il governo britannico non ha rinunciato ufficialmente al programma per la deportazione dei richiedenti asilo in Ruanda. Diverse opzioni per la sua realizzazione continuano a essere considerate e il piano è sempre quello di far decollare i primi voli entro l'estate, ha precisato oggi un portavoce di Downing street, con voce tuttavia che ogni giorno che passa si fa più flebile, a fronte degli ostacoli da superare dopo il pronunciamento negativo della Corte suprema, soprattutto dopo la riunione inconclusiva, sabato scorso, fra il Premier Rishi Sunak, il nuovo ministro degli Interni, James Cleverly, il ministro della Giustizia, Alex Chalk, e l''Attorney General', Victoria Prentis, per esaminare le opzioni.
I falchi del partito conservatore, fra cui l'ex ministra degli Interni Suella Braverrman, sollecitano Sunak ad adottare una legge che includa clausole non ostative per impedire ai magistrati di applicare le norme di protezione previste per i richiedenti asilo dalla Convenzione europea sui diritti dell'uomo e dalla legge sui diritti umani. Ma i giuristi che consigliano il governo - ha reso noto il Times - denunciano che dare mandato ai tribunali di ignorare la Convenzione europea rischia di aprire la strada a nuove azioni legali dei migranti contro la legittimità dei voli, come violazione degli impegni presi dalla Gran Bretagna.
"Il modo più veloce per far decollare gli aerei è quello di prendere atto in modo corretto della decisione della Corte suprema, invece di iniziare una battaglia che può innescare nuove sfide", ha spiegato una fonte del governo al Times.
"Faremo tutto quanto è necessario per fermare le imbarcazioni, come ha detto il Premier, e ci sono discussioni in corso sulle politiche da adottare per capire come raggiungere tale obiettivo. Rimaniamo concentrati per rendere operativo il piano Ruanda il più velocemente possibile e per affrontare le obiezioni sollevate dalla Corte suprema", ha spiegato un portavoce. "La forma precisa della nuova legge e i dispositivi usati sono ancora oggetto di discussione. Non è stata ancora presa una decisione finale", ha spiegato.
In un primo momento, dopo la sentenza della Corte suprema dello scorso 15 novembre, per cui il Ruanda non era da considerare un Paese sicuro, il governo aveva anticipato l'introduzioe di un disegno di legge, con procedura urgente, per dichiararlo tale, e un accordo bilaterale con il Ruanda.
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