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Cronaca

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Omicidio Tramontano, l’altra donna di Impagnatiello: “Giulia aveva dubbi da mesi, le ho detto tutto”

La testimonianza: "Lui mi diceva che non stavano più insieme e che il bambino non era il suo". La voce della vittima in aula e il video del baby shower: imputato in lacrime. La mamma di Giulia: "Le bruciava sempre lo stomaco, ora so"

Alessandro Impagnatiello - Fotogramma

Quando ha conosciuto Alessandro Impagnatiello, l'uomo a processo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, "mi ha detto che era fidanzato, poi che si erano lasciati e che lui non voleva più stare con lei. Da dicembre del 2022 mi diceva che non stavano più insieme, che lei non abitava più a Senago. Mi ha invitato a casa sua, solo la prima volta c'erano tracce di Giulia, delle sue foto". Inizia così la testimonianza, protetta da un paravento, dell’ex collega di lavoro con cui Impagnatiello aveva una relazione parallela.

"Ho capito che lei era ancora nella sua vita quando è stato in vacanza a Ibiza, tra marzo e aprile, ho visto delle foto. Lui ha detto che era incinta ma il bambino non era il suo, ma frutto di un incontro occasionale, che lui era lì per aiutarla perché lei voleva farsi del male, voleva uccidersi ed era bipolare", racconta, mettendo in fila gli ultimi mesi di vita di Giulia incinta al settimo mese del piccolo Thiago.

"Dall’inizio ha detto che non era il padre, io ho chiesto di vedere il test perché non gli credevo, poi ci ho creduto per un po’ quando ho visto il test che mi ha fatto vedere", spiega. Quando lui le presta un tablet tutto per la giovane diventa chiaro: "Dalla cronologia ho visto che ha cercato ‘come creare un documento’. Non volevo agire subito, dopo avermi mentito la prima volta ho preferito aspettare per non essere ancora ingannata".

Nell’aula del tribunale di Milano risuona, per la prima volta, la voce di Giulia Tramontano, uccisa con 37 coltellate dall’ex compagno. Gli audio sono conversazioni tra Giulia e l’altra donna dell’imputato che si confessano le bugie dell’ex barman.

Avevo deciso di dire tutto a Giulia, che doveva sapere. Qualche giorno prima del 27 maggio del 2023 (giorno dell’omicidio, ndr) avevo parlato con lui, ma lui nonostante le prove continuava a negare. Una sera, tra il 24 e il 25 maggio, gli ho detto che era finita, lui continuava a negare: diceva che non era il padre, che non stava con Giulia, che voleva stare con me. Ha continuato a negare, sempre. ‘Se non ci credi chiama Giulia’ mi ha detto per convincermi della verità, ma io avevo già deciso di chiamarla e il giorno dopo l’ho fatto”, il racconto, sempre più drammatico, dell’ex collega di lavoro.

Le ho spiegato chi fossi e la situazione, io sono stata incinta e nei suoi panni avrei voluto sapere chi avevo a fianco. Lei mi ha ringraziato e mi ha chiesto di vederci. All’inizio ha detto di non dire niente a lui, ma lui ha scoperto che ho parlato con lei ed era incazzato, si è arrabbiato con me perché il gioco era finito. Quando ha capito che Giulia stava venendo dove lavoravamo, lui è uscito prima nonostante entrambe gli avessimo chiesto di essere presenti” racconta la giovane che, nel gennaio - quando anche Giulia era incinta del figlio di Impagnatiello -, ha interrotto la gravidanza. Nell’incontro tra le due ragazze, poche ore prima del delitto, “Giulia mi ha detto che anche lei aveva dubbi da mesi. Le ho raccontato cosa fosse successo dal giorno che l’ho conosciuto, era sconvolta, turbata, ma le ho confermato dei dubbi” aggiunge la giovane che sottolinea che la 29enne più volte l’ha ringraziata.

"Ti prego salvati, appena puoi salvati tu e il tuo bambino…", uno dei messaggi che nel pomeriggio del 27 maggio del 2023, si scambiano le due donne. A scriverlo è sempre l’ex collega dell’imputato, che prova a mettere in sicurezza la donna incinta al settimo mese. “Le ho scritto questo intendendo di salvarvi da una persona non onesta, che aveva due vite parallele” racconta nella sua testimonianza in aula. Una ‘complicità’ che porta a Giulia a chiederle “tutte le prove” delle bugie dell’ex barman, ma anche a lamentarsi di essere stata lasciata sola, di aver dovuto sistemare da sola i mobili nella stanza del bambino, tanto da chiedersi in chat: “che uomo e?”.

In aula va in scena un racconto preciso della relazione tra lei e Impagnatiello con tanto di video (mostrati alla corte) della cena per il suo compleanno e la dichiarazione dell’imputato - “Sono ufficialmente fidanzato con te” - dando prova di un’altra bugia: per Giulia il compagno era a una grigliata tra amici. “Lei non era felice, il giorno che aveva preso i mobili per il bambino era da sola, erano stati mesi difficili per lei. Lei subiva la mancanza, l’assenza di Impagnatiello” racconta la giovane che ha anche offerto un tetto a Giulia per non farla tornare nell’appartamento di Senago dove la 29enne è stata uccisa a coltellate la sera del 27 maggio del 2023.

Alessandro Impagnatiello alza per la prima volta lo sguardo in aula e lo fa quando sul proiettore vengono mostrate le immagini della festa per annunciare il sesso del bambino che la coppia aspettava. Pochi secondi che mostrano la casa di Senago. E l'imputato singhiozza dietro le sbarre.

La mamma di Giulia: "Le bruciava sempre lo stomaco, ora so"

“Si lamentava del bruciore di stomaco, del mal di testa continuo, della spossatezza ma anch’io ne ho sofferto nelle mie tre gravidanze. Non abbiamo mai pensato altro, ora lo attribuisco ad altro”. Questo uno dei passaggi dell’intervento di Loredana Femiano, la mamma di Giulia Tramontano. Parole che sono importanti per l’accusa alla luce del tentativo, ripetuto più volte, dell’imputato di avvelenare la giovane.

“Mi colpì quella vasca così sporca”, uno dei particolari che emerge dalla testimonianza. Secondo la ricostruzione della procura di Milano, l’imputato avrebbe tentato proprio lì di dare fuoco al cadavere della giovane, incinta del piccolo Thiago.

"Ho avuto una buona impressione quando l’ho conosciuto, un po’ spavaldo ma non che trattasse male mia figlia. Una persona normalissima, assolutamente normalissima…”. Suonano quasi beffarde le parole della mamma di Giulia in aula, che continua: “Giulia non si trovava e io ero disperata, in lui - spiega - non ho visto nessuna disperazione”.

È un Alessandro Impagnatiello “altalenante” quello che emerge nelle parole di mamma Loredana. È il 2 dicembre del 2022 quando la 29enne annuncia al telefono la gravidanza che crea problemi nella giovane coppia. "'Ho parlato con lui e lui il bambino non lo vuole' mi racconta Giulia. Forse io sono una mamma che cerca il lato buono delle cose e le dico ‘magari si è spaventato, non fasciarti la testa’. L’indomani mia figlia mi richiama e dice: ‘ne abbiamo parlato, tutto bene, stai tranquilla’. Questa calma apparente dura qualche giorno, lui si rimangia tutto: 'mi ha detto che non lo vuole più”. Un travaglio che porta Giulia a rivolgersi anche a un consultorio e a considerare l’idea di interrompere la gravidanza, un’ipotesi che per la mamma "non è un’idea condivisa, ma una resa" di fronte a un compagno che non si decide.

"Tu cosa vuoi?, le chiedo. Tu una famiglia ce l’hai, sei autonoma, quello che decidi noi ci siamo", le parole della donna che dal banco dei testimoni cerca di non farsi travolgere dalle emozioni. “Alessandro mi chiamò e gli dissi: hai finito questa altalena? Lui rispose ‘Io ho paura, ho paura, io avevo altri progetti. Non posso pensare di avere un figlio, se torna al Sud io poi non posso crescere mio figlio. Ti chiedo perdono ma io il bambino lo voglio’” aggiunge la teste. A fine gennaio Giulia racconta alla madre che Impagnatiello le aveva confessato di aver un’altra relazione. “Ero stanca anch’io di soffrire per mia figlia, i figli ti fanno entrare nelle loro vite ma non ti fanno decidere al loro posto. Ero sconvolta quanto lei”. Poi lui ritratta ancora sull’altra relazione, “io ero sfinita da mamma, non oso immaginare lei…” dice ancora la testimone.

"Noi un nipote lo desideravamo tantissimo e Giulia amava al vita", dice la mamma della vittima in una testimonianza emozionata ma precisa, con la donna che racconta della relazione nata tra la 29enne e l'ex barman fino alla sera di sabato 27 maggio scorso, giorno dell'omicidio, quando riceve un messaggio probabilmente scritto dall'imputato e che allarma il padre della giovane incinta al settimo mese.

"Il giorno dopo, la domenica mattina (28 maggio, ndr) la telefonata abituale non è arrivata. Continuo a chiamarla, non dico nulla a mio marito per non allarmarlo, il telefono era fermo con un messaggio non recapitato e alle 16.30 non ce la faccio più e chiamo la madre di Alessandro", ma nessuno ha notizie di Giulia. Intorno alle 19 è lui a chiamarla: "Sono dai carabinieri, per caso sai dove è Giulia?" le parole dell'imputato. Il viaggio da Sant'Antimo (Napoli) a Milano è un viaggio di paure: "I dieci chilometri da Milano a Senago mi sembravano diecimila", poi l'incontro dove lui non appare disperato, mentre "i miei figli hanno smosso il mondo per trovarla".

Le ultime domande sono a una donna che sembra aver perso tutto e "con l’inizio del processo le cose sono anche peggiorate, mi sembra di violare la sua vita ogni volta che si parla di lei e ho anche scoperto che lui ha venduto l'auto con cui ha trasportato Giulia a sua cognata: io la voglio rottamare, li mia figlia è stata messa in un sacco. Ora io e mio marito abbiamo mille difficoltà, non dormiamo, non usciamo più. Io ho perso una figlia e un nipote, ma i miei figli hanno perso la mamma perché io non lo sono più", conclude.

La madre dell'imputato: "Vidi goccioline di sangue sulle scale, lui mi disse 'magari è di un insetto'"

"Le ho detto 'vieni a casa, cena con noi', ma lei ha detto ‘no devo preparare la borsa, non ti preoccupare sono tranquilla’. Ho insistito, ma non c’è stato verso". A parlare è Sabrina Paulis, mamma di Impagnatiello, che racconta le ultime parole della 29enne dopo l’incontro con ‘l’altra donna’ dell’ex barman. Una volta saputo del tradimento, “Giulia è tornata a casa a Senago con l’idea di lasciarlo, ci ha rassicurato che saremmo stati sempre i nonni” di Thiago. La decisione di tenere il bambino arriva dopo l’incertezza dell’imputato che avrebbe voluto aspettare un altro paio di anni.

La sera del 27 maggio, Giulia viene uccisa. “Per me era andata a dormire alle 22, era l’ultimo accesso al telefono”. L’allarme scatta solo nel pomeriggio del giorno dopo: Giulia non risponde e l’imputato è al lavoro. “Ho detto 'devo andare a casa', ho pensato ‘non è che ha fatto una pazzia?’, un brutto gesto per il dispiacere... La chiave del box non andava: entrava ma non girava. Nel box non siamo riusciti a entrare, non ho visto segni”. Nel box giaceva il corpo della 29enne.

La borsa di Giulia trovata nella casa in ordine, la caccia alle telecamere in zona, la decisione di rivolgersi ai carabinieri, la scelta di non dire dell’esistenza del box su richiesta del figlio (avrebbe avuto delle piante di marijuana, ndr), l’odore di benzina della macchina e poi quel particolare inedito che emerge tornando nella palazzina di Senago. “Ho chiesto ‘Ma sono delle goccioline di sangue quelle sulle scale?’ Alessandro mi ha risposto ‘sì è del sangue, ma magari sarà un insetto, che schifo’. Non ho mai pensato male di mio figlio”.

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Cronaca

Palermo, i Carabinieri festeggiano i 105 anni del brigadiere

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Palermo, i Carabinieri festeggiano i 105 anni del brigadiere

Centocinque anni festeggiati con i suoi colleghi dopo una lunga carriera. I Carabinieri di Palermo hanno incontrato Salvatore Galante nato a Montedoro in provincia di Caltanissetta nel 1919, Brigadiere dei carabinieri in congedo. Nella sua casa, nel quartiere Oreto, a Palermo, circondato dai familiari, il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Generale di Brigata Luciano Magrini, "ha portato un caloroso saluto e un affettuoso abbraccio dell’Arma al militare centenario, consegnandogli in dono una Lucerna in cristallo".

Salvatore Galante sposa la signora Filomena ed ha due figli Angela e Vincenzo. Si arruola nell’Arma dei carabinieri il 24 febbraio 1939 e viene trasferito alla Legione di Verona. Si congeda dopo 35 anni di servizio il 14 aprile 1974 con nomina a Vice Brigadiere di complemento. Ha partecipato alla 2° guerra mondiale, è stato mobilitato con la 150^ sezione a disposizione della Divisione Acqui destinazione Albania con l’incarico di “portaordini”. Dall’Albania in Grecia e da lì, sempre con la Divisione Acqui, è stato trasferito presso l’isola di Corfù. Rientrando da un servizio con la moto, a causa di un incidente con un’autovettura militare riportava la frattura della tibia e del perone della gamba destra ed a seguito di ciò veniva rimpatriato in convalescenza.

I colleghi della Sezione, rimasti in Grecia, (ben 68 compreso il Comandante) morirono tutti nell’eccidio di Cefalonia. Dopo circa due mesi di convalescenza, di nuovo assegnato a Verona, da lì mobilitato con la 27esima Sez. presso la Divisione Mantova. Trasferito ad Asti, poi a Torino, da lì in Calabria a Marcellinara (Cz), poi Nicastro, infine trasferito a Palermo alla Caserma Bonsignore, oggi Caserma Carlo Alberto dalla Chiesa, quale responsabile dell’ufficio autodrappello fino al 1974.

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Cronaca

Catania, muore incastrato tra cabina e porta ascensore

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Un 31enne era impegnato nella manutenzione dell'elevatore

Un'ambulanza

Un uomo di 31 anni, manutentore di ascensori, è morto dopo essere rimasto incastrato tra la cabina e la porta di un piano dell'elevatore di un condominio di Aci Sant'Antonio, in provincia di Catania, dove era al lavoro. I medici del 118 hanno constatato il decesso del 31enne dopo che il corpo è stato liberato dai Vigili del fuoco. Una donna che era dentro la cabina dell'ascensore è stata soccorsa da personale medico perché sotto choc. Indagano i Carabinieri.

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Aviaria, i timori dell’Oms: “Preoccupa rischio...

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L'allarme di Jeremy Farrar, Chief Scientist dell'Organizzazione mondiale della sanità

Controlli in un allevamento (Fotogramma/Ipa)

La variante A/H5N1 dell'influenza aviaria è diventata "una pandemia animale zoonotica globale". Il mese scorso mucche e capre si sono aggiunte all'elenco delle specie colpite, un'evoluzione ritenuta dagli esperti sorprendente per gli esperti perché non si riteneva fossero suscettibili a questo tipo di influenza. E ora il rischio che questo virus possa propagarsi fino all'uomo "resta una grande preoccupazione". Lo ha dichiarato Jeremy Farrar, Chief Scientist dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Ad oggi non è stata registrata trasmissione interumana (da uomo a uomo) del virus, è la premessa, ma l'H5N1 ha avuto un tasso di mortalità "estremamente alto" tra le persone che sono state contagiate fino al oggi. Questa "è un'infezione influenzale iniziata prevalentemente nel pollame e nelle anatre, e si è diffusa efficacemente nel corso degli ultimi uno o due anni fino a diventare una pandemia zoonotica - animale - globale. La grande preoccupazione, ovviamente, è che così facendo, e infettando anatre e pollame - ma ora sempre più mammiferi - il virus si evolva e sviluppi la capacità di infettare gli esseri umani. E, poi, aspetto critico, sviluppi la capacità di passare attraverso una trasmissione da uomo a uomo", ha evidenziato Farrar. Le sue parole sono rimbalzate su diversi media internazionali.

L'esperto ha commentato l'epidemia di H5N1 registrata tra le mucche da latte negli Stati Uniti e ha sollecitato un ulteriore attento monitoraggio e attività di indagine da parte delle autorità sanitarie pubbliche, "perché potrebbe evolversi e trasmettersi in modi diversi". "Dobbiamo assicurarci che, se l'H5N1 dovesse arrivare agli esseri umani con una trasmissione da uomo a uomo, saremo nella posizione di rispondere immediatamente con un accesso equo ai vaccini, alle terapie e alla diagnostica".

Nello spirito di aumentare la cooperazione internazionale in caso di nuova pandemia, l'Oms ha anche annunciato un linguaggio aggiornato per descrivere gli agenti patogeni presenti nell'aria. L'iniziativa, ha spiegato Farrar, è stata originariamente innescata dall'emergenza Covid e dal riconoscimento di una mancanza di termini comunemente concordati tra medici e scienziati per descrivere la modalità di trasmissione del coronavirus, il che ha aumentato la sfida rappresentata da quella crisi.

Per evitare situazioni simili, l'Oms ha condotto consultazioni con quattro importanti agenzie di sanità pubblica di Africa, Cina, Europa e Stati Uniti, prima di annunciare un accordo su una serie di nuovi termini concordati. Per esempio la definizione 'particelle respiratorie infettive' o Irp, dovrebbe essere utilizzata al posto di 'aerosol' e 'droplet' (goccioline), per evitare qualsiasi confusione riguardo alla dimensione delle particelle coinvolte. Al di là della nuova terminologia, l'iniziativa consolida comunque l'impegno della comunità internazionale ad affrontare "epidemie e pandemie sempre più complesse e frequenti", ha infine evidenziato Farrar ai giornalisti a Ginevra.

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