

Cronaca
Giulia Tramontano, i messaggi di Impagnatiello prima e dopo l’omicidio
Due giorni prima di ucciderla, quando lei voleva lasciarlo: "Mi lasci? Che madre sei?". E dopo il delitto: "Batti un colpo"

“Ma che madre sei!”. Giulia Tramontano aveva scoperto dei tradimenti e delle menzogne del fidanzato Alessandro Impagnatiello e aveva deciso di lasciarlo. “Veramente prima ancora di far nascere un bambino tu vuoi già dividerci? Vuoi farlo nascere con due genitori già separati? Ma che madre sei!”, scriveva il 30enne il 25 maggio, due giorni prima dell’omicidio. “Accetta la mia decisione e chiudiamo il discorso”, scriveva la 29enne incinta al settimo mese, spiegando concitata ad Alessandro di non volerlo più vedere come il suo compagno, “così da non aspettarmi più nulla e trovare la mia pace”. Nel frattempo “condividiamo una casa finché sarà necessario”.
E a lui che le ribatteva “che madre sei?”, la 29enne rispondeva sarcastica: “L’importante è che tu sia un buon padre, io penso a me, tranquilla”. E lui: “Ma ti sembra normale parlare così con un bambino in pancia?”. E Giulia esasperata: “Non mi sembra normale far arrivare invece una persona a questo limite”.
E dopo aver ucciso la compagna, allo scopo – secondo gli inquirenti – di depistare le indagini sulla sua scomparsa, Impagnatiello ha continuato per giorni a scrivere messaggi. Si lamentava di avere i “giornalisti” che “mi stanno molestando sotto casa. Ti prego – supplicava la donna morta quattro giorni prima – è invivibile così”. E’ dalla mezzanotte di sabato, poche ore dopo averla uccisa, che Impagnatiello inizia a inviare messaggi al cellulare della vittima. La mattina successiva le scrive dal lavoro, raccomandandole di riposarsi. E di fronte al silenzio di lei, ormai morta: “Hey ma sei ancora a letto?”. E così per tutta la giornata di domenica, quando viene sporta la denuncia di scomparsa.
I messaggi proseguono anche nei giorni successivi, mentre continua la disperata ricerca della 29enne. “So che non son stato un fidanzato ideale negli ultimi mesi. Ti ho mancato di rispetto. A te che sei stata la prima ed unica ragazza ad avere accolto mio figlio”, scrive Impagnatiello, già padre di un bambino avuto da una precedente relazione. “Mi hai fatto esplodere il cuore. Non volevo spezzare il tuo io invece. Non volevo che non ti brillassero più gli occhi quando stavamo insieme. Hai il pieno delle ragioni, ma voglio chiederti solo un favore: dicci solo che stai bene”, le parole che rivolge alla donna che ha ucciso due giorni prima.
La mattina del 31 maggio, dopo aver lasciato – stando alla confessione fatta la notte successiva – il corpo di Giulia in un’intercapedine, Alessandro le scrive ancora, chiamandola affettuosamente “Tata”. E dopo essersi lamentato dei giornalisti sotto casa, “Siamo al quarto giorno oggi, finiscila con questa storia e batti un colpo, ti supplico”. E’ l’ultimo messaggio, poche ore dopo Impagnatiello, di fronte alle prove ormai evidenti raccolte contro di lui dagli inquirenti, confesserà l’omicidio, facendo ritrovare il corpo della 29enne incinta.
Giulia sapeva che il 30enne aveva una relazione con un’altra donna già dal mese di gennaio, ha riferito la sorella di Giulia, Chiara, quando lo scorso lunedì è stata sentita dai carabinieri della stazione di Senago, all’indomani della denuncia di scomparsa della 29enne.
Le due sorelle, legatissime, vivevano lontane da cinque anni ma si sentivano quotidianamente e trascorrevano le vacanze insieme. Chiara, di due anni più piccola, però non approvava la relazione con Impagnatiello. “Fin dall’inizio non ho mai avuto una grande stima di Alessandro”, racconta Chiara ai carabinieri. Perplessità manifestate anche alla sorella, che dal canto suo non le nascondeva che fin dal “febbraio 2021, quando è iniziata la convivenza con Alessandro” nella casa di Senago “c’erano problematiche sentimentali con il compagno”, che “spesso assente per lavoro” lasciava Giulia a casa da sola.
La situazione si aggrava quando “nel mese di gennaio 2023 mia sorella mi riferiva che Alessandro le aveva confidato di avere un’altra relazione sentimentale con un’altra ragazza”. Giulia, che ha superato il primo trimestre di gravidanza, lascia Senago e trascorre due settimane con la famiglia nella casa di Sant’Antimo, in provincia di Napoli. Racconta ai genitori di essere incinta e delle “problematiche sentimentali con Alessandro”, ricevendo da loro tutto il supporto necessario. La ragazza si congeda dalla famiglia dicendo che “non avrebbe perdonato Alessandro, ma sarebbe tornata a Senago temporaneamente in attesa di trovare un’altra soluzione abitativa oppure tornare a casa dei genitori”.
Passano i mesi e la 29enne resta a vivere con il compagno nel milanese. Ad aprile i due decidono di fare qualche giorno di vacanza a Ibiza. Chiara non approva e le due sorelle discutono. I rapporti si raffreddano, ma i primi di maggio, quando si ritrovano insieme a casa dei genitori, tra loro torna tutto come prima, con scambi di messaggi e telefonate quotidiani, fino a quando Giulia, domenica scorsa, smette di rispondere. Era già morta, uccisa la sera prima da Alessandro.
Cronaca
Meteo oggi, Italia divisa tra maltempo e sole, meteo oggi: previsioni

Forti temporali al Sud, anticiclone Apollo al Centro-Nord con temperature anomale

Maltempo e pioggiaa al Sud oggi, anticiclone Apollo con pieno sole al Centro-Nord da Roma a Milano: queste le previsioni meteo del 26 settembre 2023 per un’Italia divisa a metà. Nelle prossime ore ancora prudenza per il colpo di coda del ciclone equinoziale sulle regioni meridionali: sono attesi forti temporali tra Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, altrove sarà tutta un’altra storia.
Il sole sarà dominante su questi settori e soprattutto porterà ancora una volta temperature anomale, estive, nordafricane nel cuore dell’autunno italiano. Con l’anticiclone Apollo i valori massimi riusciranno a salire sopra la media del periodo di quasi 8-10°C. Di giorno al Centro-Nord si toccheranno nuovamente i 28-33°C e gradualmente le temperature saliranno anche al Sud. Questa nuova fase di tempo stabile e caldo persisterà tutta la settimana, ma addirittura potrebbe dominare anche la prossima regalando un’ottobrata estrema a tutta l’Italia, come evidenzia Lorenzo Tedici, meteorologo de iLMeteo.it.
Al Sud però nelle prossime ore intensi fenomeni, in movimento dalla Puglia verso Sud-Ovest, colpiranno Basilicata, Calabria e Sicilia; non si escludono locali rovesci anche sul Cilento. Attenzione poi ai colpi di vento e alle locali trombe d’aria specie lungo le coste ioniche. Dalla sera sono previsti gli ultimi temporali forti tra Calabria e Sicilia poi lentamente il tempo migliorerà anche su queste zone.
Da domani, mercoledì 27 settembre, l’anticiclone Apollo riporterà condizioni stabili e soleggiate anche al Sud, salvo locali rovesci sulle estreme regioni ioniche.
Oggi, martedì 26 settembre – Al nord soleggiato e caldo. Al centro: bel tempo ovunque e clima più caldo. Al sud: ancora tanti temporali, soprattutto su Basilicata, Calabria e Sicilia.
Domani, mercoledì 27 settembre – Al nord: sole e caldo estivo. Al centro: estate piena. Al sud: in gran parte soleggiato salvo ultimi isolati temporali sulla Calabria.
Giovedì 28 settembre – Al nord: sole e caldo estivo. Al centro: estate piena. Al sud: soleggiato; piovaschi isolati in Calabria a ridosso dei rilievi.
Tendenza: anticiclone africano Apollo ovunque, sole prevalente e caldo sopra la media, specie al Centro-Nord.
Cronaca
Messina Denaro, oggi l’autopsia: poi la sepoltura a Castelvetrano

La famiglia del capomafia non ha nominato un proprio consulente. La tumulazione forse all'alba di domani

Sarà eseguita questa mattina l’autopsia sul corpo del boss mafioso Matteo Messina Denaro morto ieri 25 settembre all’ospedale dell’Aquila. La famiglia del capomafia non ha nominato un proprio consulente. Quindi, l’esame autoptico sarà svolto alla presenza dell’esperto nominato dalla Procura dell’Aquila. Subito dopo la salma di Messina Denaro sarà restituita ai parenti per il trasferimento a Castelvetrano (Trapani) dove verrà sepolto. Non ci sarà un funerale religioso. Probabilmente il boss verrà tumulato all’alba di domani alla presenza dei familiari nella tomba di famiglia.
Il capomafia, in un vecchio pizzino ritrovato dai carabinieri del Ros nel covo di Campobello di Mazara, aveva criticato duramente la Chiesa annunciando di volere rifiutare “ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato”. E ancora: “Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime. Non saranno questi a rifiutare le mie esequie…rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia”.
Indipendentemente dalle sue ultime volontà, come accade con tutti i boss mafiosi, i funerali non vengono celebrati.
Cronaca
Stupro Caivano, nove ordinanze di custodia cautelare

Per sette minori e due maggiorenni
Per la violenza nei confronti delle due cuginette del Parco Verde di Caivano i Carabinieri di Napoli hanno eseguito due distinte ordinanze di custodia cautelare a carico di 9 persone, sette minori e due maggiorenni. Le ordinanze sono state emesse dal Gip presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli e dal Gip presso il Tribunale di Napoli Nord, rispettivamente su richiesta della Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli e dalla Procura presso il Tribunale di Napoli Nord.
Alle 11 presso la Procura di Napoli Nord (in Aversa) si terrà una conferenza stampa.
Cronaca
IT-alert, oggi test in Abruzzo e in Trentino: cos’è e cosa fare

Intorno alle 12 sui cellulari accesi e con connessione telefonica di coloro che si troveranno in queste due aree e nelle aree limitrofe arriverà un messaggio. Domani test in Lazio e Liguria

Dopo l’ultimo test in Valle d’Aosta e Veneto, oggi martedì 26 settembre test IT-alert in Abruzzo e Trentino. Domani, mercoledì 27 settembre, la prova si ripeterà con le stesse modalità e alla stessa ora in Lazio e Liguria. Il test nel Lazio era stato inizialmente programmato per il 21 settembre ma è stato rinviato per l’allerta gialla per temporali prevista sulla regione in quella giornata.
Intorno alle 12 sui cellulari accesi e con connessione telefonica di coloro che si troveranno in Abruzzo, nella Provincia Autonoma di Trento e nelle aree limitrofe, arriverà un messaggio di test IT-alert. In seguito alla ricezione del messaggio di test, o a maggior ragione nel caso in cui tale messaggio non venga ricevuto, sarà possibile accedere alla homepage del sito www.it-alert.gov.it e compilare l’apposito questionario.
IT-alert è un nuovo sistema di allarme pubblico per l’informazione diretta alla popolazione, che dirama ai telefoni cellulari presenti in una determinata area geografica messaggi utili in caso di gravi emergenze o catastrofi imminenti o in corso. IT-alert è attualmente in fase di sperimentazione.
Quando sarà operativo, per determinati eventi emergenziali, il Servizio nazionale della Protezione civile con IT-alert integrerà le modalità di informazione e comunicazione già previste per informare la popolazione, allo scopo di favorire l’adozione delle misure di autoprotezione in rapporto alla specifica tipologia di rischio e al contesto di riferimento.
IT-alert, infatti, si affianca ai sistemi di allarme già esistenti anche a livello locale, non è salvifico in sé, ma è finalizzato, rispetto a un determinato evento avvenuto o imminente, a consentire la diramazione rapida delle prime informazioni sulle possibili situazioni di pericolo.
Il messaggio IT-alert viene ricevuto da chi si trovi nella zona interessata dall’emergenza o dall’evento calamitoso e abbia un cellulare attivo.
Quando sarà operativo, sarà impiegato per le seguenti tipologie di rischio nel campo della protezione civile, previste al momento dalla Direttiva del 7 febbraio 2023:
maremoto generato da un sisma;
collasso di una grande diga;
attività vulcanica, relativamente ai vulcani Vesuvio, Campi Flegrei, Vulcano e Stromboli;
incidenti nucleari o situazione di emergenza radiologica;
incidenti rilevanti in stabilimenti soggetti al decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105 (Direttiva Seveso);
precipitazioni intense.
Cronaca
F35 italiani intercettano due caccia russi in spazio aereo Nato

Si erano avvicinati senza alcun avviso al confine polacco
Due F35 dell’Aeronautica militare italiana della task force A-32nd Wing, impegnati nella base aerea di Malbork, in Polonia, hanno ricevuto il loro primo ordine di decollo dopo che i radar della Nato avevano rilevato la presenza di aerei russi Su-30 nei pressi dello spazio aereo Nato. Gli F-35 italiani hanno i due caccia russi verso i confini russi. L’operazione, svolta il 21 settembre scorso, sottolinea la Nato, “è stata condotta in modo professionale e gli F-35 sono tornati alla base aerea di Malbork al termine della missione. In nessun momento l’aereo russo è entrato nello spazio aereo della Nato”.
Politica
Giorgio Napolitano: una vita politica e un’eredità duratura

La recente scomparsa di Giorgio Napolitano ha lasciato un vuoto profondo nel panorama politico italiano. Con una carriera che ha abbracciato più di sei decenni, Napolitano si è imposto come una figura di riferimento nella storia italiana. In questo articolo esamineremo la vita di Giorgio Napolitano, il suo ruolo come Presidente della Repubblica Italiana e le reazioni del mondo della politica alla notizia della sua morte.
La gioventù di Napolitano
Giorgio Napolitano nacque il 29 giugno 1925 a Napoli, in un’Italia dominata dal regime fascista di Benito Mussolini. Fin dalla giovane età dimostrò un forte impegno politico e una spiccata determinazione nella lotta per la giustizia sociale. Nel 1947 si laurea in giurisprudenza presso l’Università di Napoli. Proprio nel periodo universitario incontra molti degli amici che avrebbero poi costituito di lì a breve la dirigenza del gruppo comunista napoletano.
La carriera politica di Giorgio Napolitano
Nel 1945 Napolitano si unì al Partito Comunista Italiano (PCI), un movimento politico di sinistra. La sua abilità oratoria e la sua intelligenza gli fecero rapidamente guadagnare un posto di rilievo all’interno del partito. Durante gli anni ’60 e ’70, Napolitano ricoprì diversi incarichi di governo, dimostrando la sua competenza nella gestione delle questioni politiche ed economiche. Tra il ’60 e il 62 è responsabile della sezione lavoro di massa, mentre tra il 1966 e il 1969 assume il ruolo di coordinatore dell’ufficio di segreteria e dell’ufficio politico del PCI. La sua carriera nel partito culmina negli anni dal 1976 al 1979, periodo durante il quale diviene responsabile della politica economica del partito. Nel 1992 Napolitano viene eletto presidente della Camera dei Deputati, mentre nel ’96, una volta tornato in Parlamento dopo l’esperienza da presidente della Camera, Romano Prodi lo sceglie come ministro dell’interno del suo governo. Nel 2005, infine, viene nominato senatore a vita dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
La Presidenza di Giorgio Napolitano
Nel 2006, Giorgio Napolitano fu eletto Presidente della Repubblica Italiana, diventando il primo ex membro del PCI a ricoprire questa carica. La sua elezione rappresentò un momento storico per l’Italia e sottolineò la sua capacità di unire le diverse fazioni politiche del paese.
Durante il suo mandato di sette anni, Napolitano si distinse per la sua capacità di affrontare alcune delle sfide più pressanti dell’Italia. Nel 2007 si trova a gestire la crisi di governo in seguito alle dimissioni di Romano Prodi.
Uno dei momenti più critici fu la crisi economica del 2008, che colpì duramente il paese. Napolitano lavorò instancabilmente per promuovere politiche economiche che avrebbero affrontato la recessione e sostenuto la crescita. Nel novembre del 2011, quando il governo Berlusconi IV conferma di non avere più la maggioranza parlamentare alla Camera, Napolitano si accorda con Berlusconi per arrivare alle dimissioni del suo governo.
La sua presidenza fu anche caratterizzata da un forte impegno per l’unità nazionale. Napolitano lavorò per superare le divisioni politiche e favorire il dialogo tra i partiti, cercando di garantire la stabilità politica in un momento in cui l’Italia ne aveva più che mai bisogno.
Le reazioni del mondo della Politica
La notizia della morte di Giorgio Napolitano ha scosso il mondo della politica italiana e internazionale. leader politici e non solo hanno espresso il loro cordoglio per la perdita di questa figura iconica.
Il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha dichiarato: “La sua morte mi addolora profondamente e, mentre esprimo alla sua memoria i sentimenti più intensi di gratitudine della Repubblica, rivolgo ai familiari il cordoglio dell’intera nazione”.
A livello internazionale, i leader europei hanno elogiato Napolitano per il suo ruolo nella promozione della stabilità in Italia e nell’approfondimento dei legami transatlantici. La sua visione progressista e il suo impegno per i valori democratici hanno fatto di lui un punto di riferimento anche oltre i confini italiani. Emmanuel Macron dice di lui: “Figura eminente della politica italiana, europeo convinto, l’ex Presidente Giorgio Napolitano ci ha lasciato. Esprimo le mie più sentite condoglianze al popolo italiano”.
Anche il papa si è espresso in seguito alla scomparsa dell’ex presidente della Repubblica, rivolgendo alla moglie le seguenti parole: “La scomparsa di suo marito ha suscitato in me sentimenti di commozione e al tempo stesso di riconoscenza per questo uomo di Stato che, nello svolgimento delle sue alte cariche istituzionali, ha manifestato grandi doti di intelletto e sincera passione per la vita politica italiana nonché vivo interesse per le sorti delle nazioni”.
L’eredità di Giorgio Napolitano
La morte di Giorgio Napolitano segna la fine di un’era nella politica italiana. La sua eredità è vasta e duratura. Rimarrà nella memoria collettiva come un politico di principi, un leader che ha sempre cercato di servire il bene comune prima di tutto. La sua carriera, che ha attraversato momenti storici cruciali, è un esempio di dedizione, onestà e impegno per il servizio pubblico.
Cronaca
Migranti, da Claviere in viaggio verso la Francia con la speranza di oltrepassare il confine


A Claviere, piccolo centro dell’alta Valsusa, ultimo comune italiano prima del confine francese, il termometro, nonostante la giornata di sole, quando scende la sera segna non più di 9 o 10 gradi. Le case e gli esercizi commerciali sono per lo più chiusi perché è bassa stagione e le strade, fino a qualche settimana fa attraversate da villeggianti, sono quasi deserte e chi cammina va di fretta, stretto nel primo piumino autunnale. E così, i migranti, seduti davanti alla chiesa che dista pochi metri dalla Casa del Comune, in attesa di incamminarsi verso la frontiera per la Francia cercano un po’ di riparo, qualcuno sui gradini di una casa, qualcun altro spezzando piccoli rami per tener vivo un debole fuoco, i più guardandosi attorno, uno accanto all’altro, con l’aria spaesata di chi non sa ne’ che fare, ne’ dove andare.
A spezzare lo scorrere uguale del tempo, l’arrivo di un furgone della Croce Rossa che porta loro acqua e biscotti: uno dopo l’altro si mettono in fila, poi, preso il pacco tornano da dove sono venuti. E il furgone, esaurito il compito in uno dei tanti trasferimenti quotidiani, va via in attesa di tornare per accompagnare chi è in attesa alla frontiera, che dista poco più di un paio di chilometri, oppure a Oulx, se ancora il centro di accoglienza ha posti disponibili, o più a valle, a Bussoleno.
Loro, i migranti, hanno poca voglia di parlare, non conoscono la lingua, qualcuno prova a esprimersi in inglese, ma fa fatica. Quello che si intuisce è che arrivano da viaggi lunghi e complicati, molti da Lampedusa, hanno lasciato i loro paesi di origine, il Sudan, la Guinea, e ora sono in attesa di un nuovo futuro, vogliono andare in Francia, qualcuno per raggiungere un parente, qualcuno, forse, per proseguire verso altre destinazioni. E fra tutti c’è chi chiede di poter chiamare il numero di emergenza e all’operatore che domanda se serve un medico o un’ambulanza risponde semplicemente ‘Oulx’, che significa accoglienza.
Cronaca
Scendono da auto in panne, travolti da tir: due morti

E' successo sulla statale Bari-Brindisi
Due persone, di 56 e 50 anni, sono morte sulla statale 379 tra Bari e Brindisi, travolti da un tir dopo aver accostato la loro auto sul ciglio dell’arte ria ed essere scesi dall’abitacolo. Una terza persona, probabilmente compagno di lavoro delle due vittime, è stata ricoverata in ospedale a Brindisi in gravi condizioni. Secondo le prime notizie potrebbero essere dipendenti di una ditta che si occupa di manutenzione.
“L’ennesimo incidente mortale sul lavoro, verificatosi oggi sulla Statale 379 tra Bari e Brindisi, dove hanno perso la vita due tecnici e un terzo versa in gravi condizioni – sottolineano la segretaria generale della Cgil Puglia Gigia Bucci e il segretario generale della Fillea Cgil Ignazio Savino – oltre a suscitare sentimenti sentiti di cordoglio e vicinanza alle famiglie, deve interrogare con forza sulle misure di sicurezza necessarie a tutela della salute e la vita di ogni lavoratore, in una regione che nei primi sette mesi del 2023 ha già contato 29 vittime sul lavoro”. Agli organi preposti – proseguono i due dirigenti – stabilire il rispetto di tutte le norme di sicurezza. Soprattutto gli interventi su strade e autostrade con restringimenti comunque aperte al traffico sono troppo spesso scenari di incidenti. Quella della sicurezza sul lavoro è una delle priorità in un Paese che conta oltre mille morti l’anno. Rispetto della salute e sicurezza dei lavoratori che – concludono – è uno dei temi al centro della manifestazione nazionale indetta da Cgil e oltre cento associazioni di impegno civile e sociale per il prossimo 7 ottobre a Roma”.
Cronaca
Teen gang, Polizia Postale: ”Web centrale per formazione bande, monitoraggio per contrasto”

il direttore Ivano Gabrielli: ''La rete da spazio identitario a luogo pianificazione reati''

”Ci sono due momenti nell’attività in rete delle gang giovanili: quello della propaganda e dell’ostentazione del tratto identitario di un gruppo, che quindi è pubblico e ancorché con elementi radicali è assolutamente legale, e quello della riservatezza, ovvero quando questi giovani organizzano, concordano o si scambiano materiale illegale all’interno di gruppi ristretti e chiusi in cui l’essere confidente è necessario per poter entrare a far parte del nucleo, che è nascosto all’interno di diversi cerchi concentrici di conversazione”. Lo spiega all’Adnkronos Ivano Gabrielli, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni parlando del fenomeno delle teen gang, ovvero di gruppi di giovani tra i 14 e i 18 anni che compiono reati, dalle risse alle violenza sessuali.
”Le rete è centrale: è in rete che si forma un certo tipo di narrativa, la rete è il veicolo costante con cui i ragazzi comunicano, con cui si formano un’opinione, con cui si informano e con cui si sentono parte anche di un gruppo – chiarisce il direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – Non c’è più solo la dinamica reale del vedersi in un luogo, frequentare lo stesso locale, vestirsi alla stessa maniera o avere gli stessi tatuaggi. Un gruppo si identifica anche per le sigle, per lo slang che utilizza in rete, per gli acronimi, per i gruppi e i canali telegram a cui accede e di cui fa parte”.
E quindi anche le ”gang giovanili” proliferano in rete attraverso ”pubblicazioni di foto, di storie, di comportamenti ma anche attraverso il lancio di challenge” e la Polizia Postale tiene costantemente sotto osservazione il fenomeno, che ”può essere ascritto all’interno di una categoria più ampia che è quella delle devianza minorile”. Il monitoraggio avviene a ”livello centrale attraverso uno studio sistematico che viene fatto dall’unità analisi del Crimine informatico, composta da un’equipe di psicologi della Polizia di Stato e che ogni volta va a sondare fenomenologie, età, comportamenti ricorrenti per comprendere quale sia il migliore intervento” sia in chiave ”preventiva che di contrasto”. Si tratta di un’attività, sottolinea, che ”concorre per quello che ci riguarda alla gestione dell’ordine e la sicurezza pubblica”.
E’ ovvio, aggiunge, che se ”queste bande o anche ragazzi singoli progettano o rilanciano iniziative, che vanno dalla rissa pubblica all’aggressione alla programmazione di atti di vandalismo o di devastazione, come è successo in alcune città, finalizzate anche al furto di oggetti di valore o di vestiario, gli elementi informativi vengono condivisi per la migliore pianificazione dei servizi di polizia da parte delle Questure e dei competenti reparti della polizia”. ”Sul versante investigativo il monitoraggio può portare anche ad attività di contrasto: indagini che si chiudono con la denuncia di ragazzi, minori o maggiorenni che siano, per quelli che sono comportamenti di reato”, spiega.
E’ accaduto per esempio con ”l’indagine che è stata fatta di recente dal nostro Centro operativo di Milano su un gruppo di ragazzi che oltre a vantare ideologie xenofobe, razziste, estremiste e suprematiste, avevano al centro delle loro conversazioni la costruzione, l’utilizzo e l’impiego di armi” sfociata nella denuncia di diversi giovani che ”non erano tutti sullo stesso territorio ma che avevano rapporti tra loro”, dice.
Un’altra indagine, racconta, ”compiuta dal nostro Centro di Genova, con la Digos locale, ha messo sotto la lente d’ingrandimento ”un gruppo di ragazzi che invece faceva della violenza la propria ragione di coesione”: i giovani autoalimentavano ”la loro perversione con la circolazione di materiale raccapricciante come esecuzioni, stupri di bambini, materiale Gore (quel materiale talmente violento la cui visione è difficile da sostenere da parte di un adulto avvezzo a cose più cupe). La loro peculiarità era quella di incontrarsi e addestrarsi all’utilizzo delle armi anche simulando scene di attentati a carico di noti personaggi politici”.
L’inchiesta sul Capodanno di Firenze, spiega ancora Gabrielli, ”ha riguardato ragazzi che facevano della loro cerchia un gruppo chiuso, dove consumare reati ovvero illeciti come il consumo di droghe e di alcol in minore età fino ad arrivare ad atti di violenza sessuale”. E sul fronte del lavoro di prevenzione, la parte più importante che deve svolgere una struttura di polizia, ricorda che ”quest’anno, grazie all’attività informativa, siamo riusciti a evitare quello che accadde due anni fa per il 2 giugno sul lago di Garda”.
Quanto ai fenomeni più estemporanei Gabrielli spiega che sono ”difficilissimi da cogliere”, bisogna ”essere costantemente in rete, diventa un’attività che non può non essere continuativa”. ”Un tempo riuscivamo a monitorare le manifestazioni osservando l’andamento dei tweet, era la preistoria – prosegue – oggi si aprono e chiudono canali su piattaforme di comunicazione difficili da penetrare. Lo abbiamo visto anche con i rave: nonostante la rete sia il veicolo con cui magari viene organizzato il rave, quello che abbiamo toccato con mano è la difficoltà di andare a individuare il canale, il messaggio corretto, la cerchia ristretta in cui effettivamente viene promossa quel tipo di manifestazione illegale – conclude – eppure si dice, è tutto in rete, è tutto davanti ai nostri occhi. Per rendere l’idea c’è un detto israeliano che dice il miglior modo di nascondere un albero è quello di piantarlo in una foresta”. (di Giorgia Sodaro)
Coronavirus
Covid, variante Pirola in Italia: cosa dicono Bassetti, Ciccozzi e Pregliasco

Il parere degli esperti

La variante Pirola è stata isolata a Brescia dal team di Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, che lo annuncia all’Adnkronos Salute. L’isolamento di Pirola, precisa Caruso, è avvenuto dal campione di “un paziente fragile portato alla nostra attenzione. Il sequenziamento è in corso”. Ecco cosa ne pensano i maggiori esperti del nostro Paese.
La presenza della variante BA.2.86 o ‘Pirola’ anche in Italia, dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive all’ospedale Policlinico San Martino di Genova, “non è un elemento di preoccupazione, come non lo è stata nessuna altra variante isolata fino a oggi. Anche in Usa dove Pirola è dominate non mi pare ci sia stato un aumento della gravità dei casi, ma una curva che è salita e poi rapidamente scesa. E’ la storia delle varianti, l’abbiamo imparata: hanno un interesse scientifico quindi congratulazioni al collega di Brescia, Arnaldo Caruso, ma devono rimanere argomento di puro interesse scientifico e non diventare un tema di discussione al bar o nei talk show. Lasciamole agli scienziati, perché ogni volta che è apparsa una variante nuova c’è chi ha fatto allarmismo, ma oggi basta ‘al lupo al lupo'”.
“Finalmente la variante BA.2.86 o ‘Pirola’ è arrivata in Italia. L’isolamento a Brescia è importante, per questa variante che ha circa 33-34 mutazioni che comprendono anche la proteina N” di Sars-CoV-2. Così all’Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. “Una delle nostre preoccupazioni era che questa variante fosse in grado di ‘evitare’ i test antigenici. Ora, con l’isolmento a Brescia, avremo un vantaggio rispetto a questo fronte e anche su altre considerazioni”.
La variante Pirola in Italia è stata isolata a Brescia dal team di Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, “in un paziente immunocompromesso – aggiunge Ciccozzi – come era accaduto anche in altri Paesi. Quindi c’è l’ipotesi che questa variante possa portare a una infezione in questa tipologia di persone e poi rilanciarsi con altri cambiamenti”.
La variante BA.2.86 di Sars-CoV-2, Pirola sui social, “preoccupa perché ha una trentina, forse anche più, di mutazioni nella proteina Spike” che il coronavirus utilizza per ‘agganciare’ le cellule bersaglio. Così all’Adnkronos Salute Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano, commentando il primo isolamento di Pirola in Italia a Brescia, da parte del team del presidente della Società italiana di virologia Arnaldo Caruso. “Mutazioni che possono influire sulla contagiosità e quindi Pirola è assolutamente candidata a diventare prevalente”.
“In questa fase – spiega Pregliasco – il virus di Covid, per poter continuare la sua opera, deve in qualche modo aumentare la propria capacità diffusiva in un contesto di immunità ibrida” conferita da infezioni e vaccinazioni. “E quindi queste tantissime variazioni sulla Spike facilitano senz’altro la possibilità di diffusione” di Pirola, ritiene l’esperto. “Ad oggi – ricorda – si tratta di una variante sotto osservazione, sottoposta a monitoraggio”. Una Vum (Variant under monitoring), secondo la classificazione dell’Organizzazione mondiale della sanità. “BA.2.86 è sostanzialmente, si ipotizza, una sottovariante di Omicron 2 (BA.2). E’ stata evidenziata da luglio – rimarca Pregliasco – ma già ad agosto era stata segnalata in diverse nazioni, 11 circa”.
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