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Intervista esclusiva ad Antonio Medugno, grande rivelazione...

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Intervista esclusiva ad Antonio Medugno, grande rivelazione del Gf Vip 6: un bravo ragazzo che si è trasformato nel più desiderato dalle ragazze

È riconoscente ad Alfonso Signorini perché “è stato molto gentile con me e mi ha capito come un figlio, un nipote”. A parlare è Antonio Medugno, il modello e tiktoker campano che si è fatto conoscere di recente dal pubblico grazie alla sua partecipazione al Grande Fratello Vip 6. Un ingresso che non è passato inosservato, anche perché nella casa ha fatto parlare sia per via di un suo flirt precedente con Clarissa Selassié, sia per il suo difficile passato.

Intervista a cura di Roberto Mallò e Sante Cossentino (Massmedia Comunicazione)

Antonio, è reduce dal percorso al GF Vip. Che tipo di esperienza è stata quella nel reality?

“È stata un’esperienza molto intensa, che non pensavo mi portasse a cedere emotivamente com’è poi accaduto. Tuttavia, ne sono uscito vincente. Ho oltrepassato tante paure, che prima pensavo di non riuscire ad affrontare da solo”.

Com’è arrivata la proposta di partecipare al programma?

“Ho fatto il provino a settembre, quando avevo interrotto da poco tempo una relazione. Il mio umore era senz’altro sbagliato per affrontare un percorso del genere. Finché non è arrivata la seconda chiamata di gennaio. Inizialmente ero scettico, perché il percorso degli altri concorrenti era già abbastanza avviato, ma mi sono detto che il treno passava una volta sola ed ho deciso di prenderlo. Non è stato semplice, ho avuto un crollo dopo una settimana. Mi sentivo piccolino all’interno della casa: ero l’ultimo arrivato, quello facilmente attaccabile, a cui addossavano le colpe di cose che nemmeno facevo. Ho visto pochi essere sé stessi là dentro. Vivere con persone che hanno delle maschere e non sono come si mostrano, anche per via delle strategie in vista del traguardo finale, ti porta ad avere delle difficoltà. Soprattutto se sei un tipo come me, che vive una quotidianità normalissima”.

Mi sorge spontanea una domanda: quali sono stati allora i concorrenti più sinceri?

“Ho instaurato un rapporto bellissimo con Delia Duran. Ci siamo vissuti 24 ore su 24. È nata una bellissima amicizia che spero di coltivare anche fuori. Nonostante tutto il caos derivato dalla storia con Alex Belli, per me è stata davvero una delle più sincere. Nell’ultimo mese di gioco ha sofferto tanto e mi sono rivisto in lei in diverse circostanze. Inoltre, vorrei citare Jessica Selassié. Ha avuto un cambiamento radicale in sei mesi, si è messa in gioco con tutta se stessa. Sono loro due, tra le finaliste, le persone più vere”.

Quando si pensa al suo percorso è impossibile non menzionare Nathaly Caldonazzo, con la quale ha legato tantissimo.

“Nathaly è la mia vincitrice in assoluto di questo GF, per come l’ha vissuto, per quanto è vera. Ha sempre detto le cose in faccia senza alcun tipo di timore. Mi sono rivisto in lei dal primo giorno; mi ha accolto in maniera splendida, mettendomi subito a mio agio. Mi ha fatto raccontare, è riuscita a farmi aprire. È nato un rapporto stupendo, che ancora oggi voglio coltivare e tenere al di fuori della casa. Sento Nathaly più volte al giorno. Abbiamo avuto un’empatia che fai difficoltà a trovare anche fuori. Le ho raccontato cose personali e profonde. Le devo davvero tantoperché è stata il mio appoggio morale e fisico, visto che è stata anche la prima a capire la mia problematica col cibo. Quandovedeva che stavo giù si inventava qualcosa per farmi distrarre”.

Si è poi sviluppata un’amicizia anche con Soleil Sorge, che inizialmente non sopportava più di tanto.

“Sì, l’ho rivalutata e gliel’ho detto. I primi giorni che sono stato in casa sembrava molto acida e sulle sue. Non mi piaceva il modo in cui si rapportava a noi nuovi arrivati. Pian piano, ho parlato con lei e mi sono aperto. Ha iniziato a capirmi, mi chiedeva tante cose sul mio lavoro. Personalmente, amo le persone vere e schiette. Non mi piacciono i sotterfugi, né chi teme di esporsi. E Soleil non ha avuto paura di nulla”.

C’è qualche concorrente che l’ha proprio delusa?

“Mi ha deluso Gianluca Costantino per un motivo. È uscito una settimana dopo la nomination che fece ai miei danni, quando fino a quel momento era stato un po’ la mia spalla. Essendo entrati insieme in casa, ci davamo forza a vicenda perché avevamo difficoltà a rapportarci con gli altri. Ci siamo confidati tanto in quei giorni e non ho condiviso la sua scelta di nominarmi. Credo abbia peccato di personalità. Era molto più facile scagliarsi controdi me. Magari pensava che non me la sarei presa, ma ho trovato incoerente il suo atteggiamento”.

Prima del suo ingresso in casa, si era parlato di un flirt con l’ex concorrente Clarissa Selassié. Come sono andate realmente le cose?

“Io e Clarissa ci siamo incontrati ad una cena, una settimana prima che entrassi in quarantena per entrare in casa. Ci siamo trovati bene a chiacchierare; c’era una buona sintonia e abbiamo stabilito un legame. Al termine di una serata trascorsa in un locale, siamo andati ad un B&B con degli amici. Abbiamo fatto dei giochini per divertirci e c’è stato un mezzo flirt. Quando ha saputo che sarei entrato in casa, mi ha dato dei consigli. La nostra era comunque una conoscenza, che non è sfociata in altro. Attualmente è una bellissima amicizia”.

Nasce come modello…

“Esatto. Fin da bambino, ho aspirato a diventare modello. Dopo il diploma, ho iniziato a lavorare per racimolare un po’ di soldi e raggiungere un’indipendenza economica. Per quattro mesi, ho lavorato in uno studio legale a Napoli, dove consegnavo i permessi di soggiorno agli immigrati. Ho preso servizio per poco tempo pure in una lavanderia, dove non venivo trattato benissimo. Volevo però raggiungere il mio sogno della moda e mi sono così rivolto ad Alessio, il mio agente. Ho ascoltato i suoi consigli: ho cominciato ad andare in palestra, ho assunto un personal trainer, ho curato la mia acne giovanile. E da lì è stato tutto in discesa: ho partecipato ai primi concorsi, che spesso vincevo. Quando ho preso agenzia a Milano, ho fatto lavori più seri come Richmond, Trussardi, la sfilata di Carlo Pignatelli e così via. E mi sono preso le mie soddisfazioni”.

E su TikTok com’è arrivato?

“Mi sono iscritto a 21 anni grazie a mia sorella, che ha 10 anni ed era convinta del fatto che sarei diventato virale. Anche se ero scettico, le ho dato ascolto e le ho fatto postare un video che raccontava di me che ha raggiunto in poche ore 500.000 visualizzazioni. E da lì ho cominciato a fare video che diventavano virali e l’ho preso come un lavoro, dato che venivo pagato dalla community di TikTok. Devo tanto a mia sorellina, che cerco di accontentare in ogni sua richiesta perché, in fondo, senza di lei non sarei dove sono ora. Così come ringrazio mio padre, che ha fatto tanti sacrifici per spronarmi ad andare avanti nel mondo della moda, mia madre e gli altri miei fratelli. La mia vittoria è averli resi fieri e felici della persona che sono”.

Nella casa ha parlato di alcuni problemi che ha avuto in passato col cibo. Forse parlarne può essere d’aiuto anche ad altri?

“Direi di sì. È questo il mio intento. Vorrei aiutare tutte le persone che, in questo momento, soffrono di disturbi alimentari, come li ho avuti io. Sto cercando di apportare il mio contributo anche sui social. Ho iniziato a soffrirne a 14 anni: non avevo appetito, mangiavo pochissimo e in piccole porzioni, finché non ho odiato e rifiutato determinati alimenti. Sono dimagrito tantissimo e l’anno successivo pesavo 41 kg. Io e la mia famiglia, che era preoccupatissima, siamo passati attraverso varie cliniche per fare analisi ed esami. Finché non ho incontrato un dottore, che ringrazierò sempre. Mi ha consigliato uno psicologo adatto. E da lì si è capito che il mio non era un problema che derivava dal mio corpo o dal mio metabolismo, ma dalla testa, dalla psicologia. C’era qualcosa che mi faceva soffrire e che portavo automaticamente sul mangiare. Abbiamo fatto anche delle ipotesi su cosa potesse essere, ma alla lunga non sono riuscito ad andare avanti con le sedute dallo psicologo. Grazie al supporto di mamma, che fu il mio angelo, ho superato il baratro: ha capito cosa mi piacesse mangiare ed ho ripreso ad avere appetito. È stata una grande vittoria perché avevo bisogno di rinascere, di guarire da quella cosa brutta che mi stava buttando giù”.

Ci sono già dei progetti futuri di cui può parlarci?

“Si sta muovendo qualcosa. Voglio cercare innanzitutto di cavalcare le passerelle delle migliori aziende di moda. Vorrei inoltre studiare dizione e recitazione per affacciarmi al mondo cinematografico. Infine, vorrei prendermi gli ultimi due attestati come personal trainer, dato che prima del GF stavo studiando per diventarlo anche per avere qualcosa di stabile per un domani”.

E il cuore come va? Sta sentendo qualcuna?

“Sono entrato nella casa da single, ma ho frequentato fino a un mese prima una ragazza, con cui sono stato per due mesi. Non pensavo che nel corso dei giorni, con alcune canzoni e altri riferimenti, mi mancasse. Ho pensato quindi a lei. Quando sono uscito ho cercato di capire se ci fosse e la risposta è stata negativa. Aveva saputo delle cose su di me che non le erano piaciute. Ha scoperto un mio errore. Ho provato a recuperare il rapporto, ma ora non c’è. E va bene così perché, in questo periodo, voglio pensare a me stesso, al mio lavoro, a tutto ciò che mi sta regalando la vita”.

Stiamo parlando di Giulia D’Urso per caso? Non so se sa ma ha parlato di lei dopo che è entrato al GF…

“No, parliamo di un’altra ragazza. Io e Giulia ci siamo visti un paio di volte a Milano e una volta a Napoli. Era una cosa molto easy. So che lei si era affezionata al mio modo di essere, a come la trattavo. Ma non è stato niente di che. Comunque, appena sono ritornato alla quotidianità, ho chiarito personalmente con lei”.

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Giornalista e fondatore dell’agenzia Massmedia Comunicazione, è il motore dietro gran parte delle nostre interviste. Con un occhio per i dettagli e un talento nel porre le domande giuste, contribuisce significativamente al nostro contenuto.

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Riflessi artistici: il percorso luminoso di Lorenzo Balducci

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A cura di Pierluigi Panciroli

Lorenzo Balducci inizia il suo viaggio nell’arte all’età di quattordici anni immergendosi negli studi di recitazione. Il palcoscenico diventa la sua casa nel 2001, quando, in perfetta armonia con l’attrice Myriam Catania, emerge come protagonista nella raffinata opera teatrale “Romeo e Giulietta” di Claudio Boccaccini. Tuttavia è sul grande schermo che la sua presenza si consolida, facendo il suo debutto con il film “I cavalieri che fecero l’impresa” (2001) diretto da Pupi Avati, seguito da “Il cuore altrove” (2003).

La sua carriera si snoda tra gli schermi del cinema e della televisione, con incursioni nel mondo della musica nel 2002 quando appare nel video musicale della canzone “Telecomando” di Matteo Bassi. Le serie televisive come “Giorni da Leone” (2002), “Il Papa buono” (2003) e “48 ore” (2006) mettono in risalto il suo talento sotto la guida di registi del calibro di Francesco Barilli e Ricky Tognazzi.

Il mondo del cinema celebra la sua espressione artistica attraverso una vasta selezione di pellicole, incluse opere come “Ma che colpa abbiamo noi” (2003), “Tre metri sopra il cielo” (2004) e “Gas” (2005). Nel 2007, si distingue per una stagione cinematografica ricca di titoli come “Last Minute Marocco,” “I testimoni,” e “Il sole nero.” Il 2009 segna il ritorno di Balducci sul grande schermo con tre film che evidenziano la sua ecletticità artistica.

Il suo percorso in “Due vite per caso”, “Io, Don Giovanni” e “Ce n’è per tutti” lo mette in mostra, come interprete di primaria importanza.

Oltre alle sue gesta cinematografiche, Lorenzo si immerge nelle acque internazionali, dando vita a opere come “31 días” (girato in Messico) e “Stella cadente – Estel fugaç” (film in costume spagnolo). La sua incursione nella regia si materializza nel 2022, con il videoclip del singolo “Per dirsi mai” della violinista elettro-pop H.E.R.

Il suo impegno sul fronte LGBTQ+ emerge con chiarezza. Il 2012 segna il suo coming out durante un’intervista a Il Venerdì di Repubblica, e da allora, Lorenzo diventa un assertivo sostenitore dei diritti gay. Nel 2015, agisce come giurato al Torino Gay & Lesbian Film Festival, unendo la sua voce a un coro di cambiamento. Nel 2023, la sua partecipazione ai Florence Queer Festival attesta il suo costante impegno nel sostegno della comunità LGBTQ+.

Nel 2015 appare come giudice al Torino Gay & Lesbian Film Festival, unendo la sua voce a un coro di cambiamento. Nel 2023, la sua partecipazione ai Florence Queer Festival è ulteriore testimonianza del suo costante impegno nel sostegno della comunità LGBTQ+.

La sua carriera continua a brillare, spaziando dalla televisione con serie come “Solo per amore” (2015) e “Medici: Masters of Florence” (2016), all’internazionalità cinematografica con “In Search of Fellini” (2017). Nel 2024, mentre naviga nelle acque della terza stagione di “Doc – Nelle tue mani,” ha iniziato in marzo a portare in scena il suo nuovo spettacolo di stand-up comedy, “E.G.O. – L’Arte della felicità.”

La vita di Lorenzo Balducci è una narrazione di successi artistici e impegno sociale, unendo il suo talento alle sfide della sua epoca.

Qual è stata la tua prima esperienza nell’arte e come hai deciso di intraprendere la recitazione?

La mia prima esperienza nel mondo dell’arte è stata un corso di recitazione che ho fatto a 14 anni, per tre anni. Da bambino giocavo spesso da solo o con amici inventando storie, interpretando personaggi di mondi fantastici, realizzando video con la telecamera dei miei genitori. Sentivo che volevo esprimermi attraverso la recitazione, malgrado la mia timidezza. Spesso le storie che raccontavo rappresentavano un universo fantasy, l’arte era pura fantasia ai miei occhi. A 14 anni sapevo di voler diventare un attore e mia madre mi ha consigliato di frequentare un laboratorio teatrale. Era l’inizio di tutto. Lì ebbi la conferma: recitare mi rendeva felice.

Puoi raccontarci la tua esperienza nel debutto teatrale con “Romeo e Giulietta” nel 2001 e come ha influenzato la tua carriera? 

È stato il mio primo vero lavoro teatrale, ho un bellissimo ricordo del lavoro fatto con Claudio e Miriam, avevo 19 anni e mi sembrava di vivere un’esperienza più grande di me, come se non fossi all’altezza. Ma è stato bellissimo, ricordo che provavo un forte affetto verso tutto il cast, li consideravo una famiglia in quel momento, mi sentivo protetto. Partecipare a quel progetto mi ha fatto sentire più adulto per la prima volta.

Come è stato il tuo debutto cinematografico con “I cavalieri che fecero l’impresa” nel 2001, e come hai affrontato questa transizione dal teatro al grande schermo?

È stata un’esperienza molto breve, un giorno di set, ero totalmente affascinato dalla “macchina” del cinema. Vedere come funzionava un set, ammirare Pupi Avati all’opera, ero terrorizzato, felice, era quello che avevo sempre desiderato, io volevo fare cinema, lavorare davanti alla macchina da presa. La transizione da teatro a cinema è solo questione di tecnica, l’essenza del lavoro di ricerca della verità rimane la stessa.

Hai lavorato con registi rinomati come Carlo verdone, Alessandro Aronadio, e Gianluca Maria Tavarelli. Qual è stata la tua esperienza lavorando con queste figure di spicco?  

Sono registi che ammiro e che hanno segnato il mio percorso. Alessandro Aronadio è anche un amico e interpretare il protagonista della sua opera prima è stata un’esperienza unica, che ripeterei mille volte. Lavorare con Verdone un vero onore, vederlo in azione come regista è meraviglioso, ero affascinato dalla sua serietà e precisione assoluta in tutto quello che faceva. Tavarelli è un grandissimo regista, simpaticissimo, e mi ha diretto in uno dei progetti a cui sono più legato, “Le cose che restano”. Non dimenticherò mai quel set, quel personaggio, quella troupe.

Tra le numerose pellicole in cui hai recitato, c’è un film o una serie TV che ritieni abbia avuto un impatto particolare sulla tua crescita artistica?

Se dovessi scegliere tra le più importanti direi “Gas”, l’opera prima di Luciano Melchionna, che è stato il mio primo film da protagonista. Avevo 21 anni e affrontavo un personaggio fortemente drammatico, al centro di una vera e propria tragedia. Sentivo di essere davvero grato per l’esperienza di lavoro che stavo vivendo, era la mia prima vera completa esperienza artistica, esattamente come la desideravo. Luciano Melchionna, con cui poi ho lavorato in seguito a teatro, è stato bravissimo nel dirigere tutti noi attori del cast. Si era formata di nuovo una grande famiglia.

Come hai affrontato il ritorno sul grande schermo nel 2009 con tre film e quali sfide hai dovuto superare in questo periodo della tua carriera? 

Quello è stato probabilmente l’anno più intenso dal punto di vista lavorativo. Tre progetti che ho amato, tre personaggi a cui sono molto affezionati, tre storie drammatiche. Essendo una persona tendenzialmente iperattiva mi piace l’idea di dovermi districare tra mille impegni. È stato un periodo molto bello, forse l’apice di una prima parte della mia carriera. Le difficoltà, gli ostacoli, li ho vissuti più in seguito, scoprendo però un’altra parte di me, come persona e come artista. Dal 2012, per 8 anni, ho lavorato spessissimo come cameriere, mentre continuavo a fare l’attore, ma con meno frequenza. È stata l’esperienza più formativa della mia vita.

Hai sperimentato l’ambito internazionale con opere come “31 días” e “Stella cadente – Estel fugaç”. Qual è stata la tua prospettiva e sfida nell’approcciarti a progetti internazionali?

Viaggiare lavorando è il sogno più grande. Io amo la Spagna, amo la lingua spagnola. Recitare in spagnolo per me è stato un sogno, conoscere Carlos Saura sul set di “Io, Don Giovanni” mi ha insegnato tantissimo. Il set di Stella Cadente è stato meraviglioso, recitavo in castigliano mentre quasi tutto il cast recitava in catalano. “31 Dìas “è stato girato in Messico. Lavorare immerso nella cultura messicana è stato un sogno. Il film era una commedia romantica dallo stile americano, sentivo che quando sei all’estero il tuo corpo e la tua mente ti chiedono di più, perché desideri essere all’altezza della situazione, e questo mi regala una dose di energia maggiore nel lavoro.

Il tuo impegno nel supporto della comunità LGBTQ+ è evidente. Come ha influenzato la tua carriera e quali sono le sfide che hai affrontato nel diventare un assertivo sostenitore dei diritti gay?

Ha sicuramente influenzato la mia vita perché da quando ho fatto coming out pubblicamente mi sono sentito libero, trasparente, senza filtri, e questo ha aiutato il mio lavoro, le mie scelte lavorative, ma soprattutto la mia vita. Mi sono sempre sentito un sostenitore della mia comunità, penso che sia fondamentale metterci la faccia, ognuno a modo suo, ma non tirarsi indietro, e continuare ogni singolo giorno quello che si celebra e manifesta durante il Gay Pride.

Come hai affrontato la terza stagione di “Doc – Nelle tue mani” e cosa possiamo aspettarci dal tuo nuovo spettacolo di stand-up comedy, “E.G.O. – L’Arte della felicità”? 

Il set di Doc è stata un’esperienza breve ma molto intensa. Non è facilissimo entrare in un contesto così collaudato da anni e cercare di dare il meglio delle proprie possibilità nell’arco di pochissimo tempo. Ho molto amato il lavoro dinamico della regia. Hai l’impressione di essere su una montagna russa che non si ferma mai, è davvero stimolante. Ed è sicuramente emozionante ritrovarsi circondato da un cast stellare, ho davvero un bel ricordo. Per quanto riguarda E.G.O., abbiamo debuttato il primo Marzo a Modena per poi proseguire tra Nord e Sud. E’il terzo progetto teatrale a cui partecipo con Mariano Lamberti e Riccardo Pechini che sono gli autori del testo. Questa volta il tema è la morte, in chiave comica, ma soprattutto tutte quelle cose si fanno in vita per esorcizzarla. È un monologo spietato, divertente, che offre diversi spunti di riflessione.

Come bilanci il successo artistico con il tuo impegno sociale? Quali sono le tue aspirazioni future nella tua carriera e nell’attivismo? 

Per me l’unica forma di successo è la fortuna di poter fare nella vita ciò che si ama. Oggi ho la fortuna di vivere la vita che desidero nel campo artistico. Desidero poter scrivere per il teatro, perché non l’ho mai fatto prima. Mi piacerebbe portare i personaggi a cui do vita sui social, su un palcoscenico. Per quanto riguarda l’attivismo, non mi sono mai sentito veramente un attivista, ma come dicevamo prima un sostenitore della comunità LGBTQIA+, e lo sarò sempre.

La tua presenza nei social è molto attiva. Come gestisci il bilanciamento tra la tua vita online e offline?

Sicuramente l’uso dei social crea dipendenza, chi più chi meno. Se poi i social diventano il tuo lavoro il rischio di quella dipendenza diventa maggiore. Di base uso i social per raccontare il mondo di personaggi surreali, quella è la mia priorità, la vita privata è poco presente sul mio Instagram. Lo preferisco. Mi è capitato di condividere momenti della mia vita sui social o attraverso delle interviste, ma sono delle scelte precise, che nascono dal piacere o il bisogno di condividere qualcosa di personale.

Quali sono i tuoi obiettivi e le tue motivazioni sul fatto di interagire sulle piattaforme social? Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere? 

L’obiettivo principale è sprigionare la mia creatività, poter raccontare il mio mondo a modo mio, senza alcun compromesso. Questa è una grande libertà, essere coerenti con la propria cifra artistica. Non c’è un messaggio preciso che voglio trasmettere, non amo i messaggi in realtà. Preferisco le suggestioni, gli spunti di riflessione, o più semplicemente scioccare il pubblico. Ma con un senso, mai in un modo fine a sé stesso.

Grazie per questa intervista. Quale può essere il tuo “slogan”?

Grazie a te. Non credo di avere un vero e proprio slogan. Da piccolo ho sentito dire tante volte “la libertà è il rispetto delle regole”. E io dicevo sempre di no, ero contrario alle regole. Col tempo ho trasgredito troppo a queste regole, danneggiando me stesso e a volte gli altri. Oggi vorrei imparare a rispettarle di più.

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Intervista esclusiva a Sofia Viola: «Pozzuoli, il...

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Nel panorama dei concorsi di bellezza italiani, emergono storie di giovani donne che sognano di lasciare il segno. Sofia Viola, Miss Campania 2023, incarna il perfetto equilibrio tra grazia, determinazione e semplicità. Nata a Pozzuoli, la città che ha dato i natali alla leggendaria Sophia Loren, Sofia porta avanti la tradizione di bellezza e talento che sembra scorrere nelle vene di questa terra fertile. Alta 180 centimetri, con occhi che ricordano le profondità del mare e un sorriso che illumina, Sofia si è distinta non solo per il suo aspetto fisico ma anche per il suo spirito resiliente e la sua aspirazione a diventare attrice.

La nostra intervista esclusiva

Scopriamo insieme chi è Sofia Viola, attraverso le sue parole, i suoi sogni e le sue aspirazioni, in un viaggio che va ben oltre la corona di Miss Campania.

Sofia, in che modo Sophia Loren e la tua provenienza da Pozzuoli hanno influito sulla tua esperienza nel mondo dello spettacolo e nella percezione pubblica di te?

“Sophia Loren rappresenta un emblema di talento e successo che ha superato i confini della nostra amata Pozzuoli, raggiungendo il cuore di un pubblico globale… La sua ascesa da una località di provincia a star di fama mondiale è ben nota. Non posso negare che la mia appartenenza a Pozzuoli e le inevitabili comparazioni con Sophia Loren durante la finale di Miss Italia a Salsomaggiore, abbiano suscitato un certo orgoglio. Queste somiglianze, soprattutto negli sguardi e negli atteggiamenti, mi lusingano e mi sorprendono, considerando l’assenza di legami di parentela. La mia città natale, con le sue storie di successo e le sue icone culturali, mi ha sicuramente influenzata, offrendomi esempi di come si possa emergere partendo da umili origini.”

Dopo il tuo trionfo come Miss Campania, hai espresso sorpresa e gioia per la vittoria. Quali sono stati i primi pensieri e le prime emozioni che hai provato nel momento in cui sei stata annunciata vincitrice?

“Nel momento in cui l’attrice Fioretta Mari annunciò il mio nome come vincitrice MISS CAMPANIA, ho avuto un mix di emozioni: non saprei identificarle una ad una, perché sono stati momenti unici, momenti di gloria, tremavo, ridevo, non credevo in quel momento che avesse chiamato me come vincitrice MISS CAMPANIA 2023. Per quanto riguarda i miei primi pensieri, sono andati alla mia bellissima famiglia, che mi ha sostenuto in un percorso così bello, perché questo concorso non va visto come il solito banale concorso di bellezza ma bensì un concorso formativo, sia personale che professionale.”

Hai dedicato la tua vittoria ai tuoi genitori, che ti hanno iscritta al concorso a tua insaputa. Come descriveresti il loro ruolo nel tuo sviluppo personale e professionale? Ci sono stati momenti specifici in cui il loro supporto è stato cruciale per te?

“La figura dei miei genitori è sempre stata una figura molto importante in tutta la mia giovane vita, sia per le esperienze lavorative come Miss Italia e sia a livello scolastico. Per me la famiglia è un punto di riferimento che mi ha trasmesso valori che porterò sempre con me e cercherò di fare allo stesso modo con i miei figli, qualora li avessi. Momenti specifici non ci sono mai stati perché loro fanno parte in ogni mio singolo momento bello e brutto che sia.”

Il tuo obiettivo di diventare attrice richiede dedizione e studio. Puoi condividere con noi quali sono stati i momenti più formativi o le sfide che hai incontrato finora nel tuo percorso di recitazione?

“Dici bene Junior, il mio obiettivo è quello di diventare un’attrice. Una vera e propria formazione non l’ho mai avuta, c’è da dire che dopo la fascia di Miss Campania, mi sto dedicando a formarmi a livello di dizione e di interpretazione. Di progetti ce ne sono veramente tanti, non sto qui a spoilerare i miei prossimi impegni però ne riparleremo sicuramente a tempo debito.”

Parlando di semplicità come tuo punto di forza, come mantieni questo equilibrio nella vita quotidiana, soprattutto in un ambiente spesso percepito come orientato all’apparenza, come quello dei concorsi di bellezza e del cinema?

“Ti sbagli, forse l’apparire è un termine comune della nostra società ma sicuramente non è quello che ho riscontrato nel concorso di Miss Italia, anzi potrebbe essere una banalità o una frase di circostanza ma la bellezza è sicuramente un punto di forza e di inizio, però non basta: bisogna avere tanto altro, come saper recitare, cantare, ballare…”

La tua visione della sconfitta come opportunità di crescita è molto matura. Potresti raccontarci di un momento specifico in cui una sconfitta ti ha portato a un successo o a una lezione importante?

“La mia visione della sconfitta non c’è, Junior. Nella vita una sconfitta va affrontata più forte di prima, una sconfitta non ti può bloccare, non può fermare un tuo sogno… anzi, quella sconfitta deve essere un punto di forza e di crescita sia professionale che personale.”

La guerra è la tua più grande paura, un sentimento purtroppo condiviso da molti. In che modo credi che il tuo ruolo pubblico possa contribuire a diffondere messaggi di pace e speranza, soprattutto tra i giovani?

“La guerra, noi giovani l’abbiamo sempre studiata sui libri, ma mai vissuta così vicino e così in tempo reale. Junior, la guerra, credo che comunque spaventi un po tutti, piccoli, giovani, adulti e anziani. Penso anche in te smuova delle paure, con il nostro ruolo possiamo aiutare a diffondere un po’ di pace, più che pace di dare segni positivi in un momento di crisi. Ma in realtà non solo io da personaggio pubblico, e te da giornalista, ma un po’ tutti possiamo diffondere la parola pace e non solo… a partire dai personaggi più influenti a quelli meno influenti, oggi abbiamo i social, quindi è un buon canale per poter trasmettere una giusta parola: PACE.”

Il tuo approccio alla moda riflette una grande attenzione alle tendenze pur mantenendo un occhio al budget. Come descriveresti il tuo stile personale e quale pezzo del tuo guardaroba pensi che rappresenti meglio la tua personalità e perché?

“Il mio stile è semplicemente quello di una ragazza di vent’anni attenta alle tendenze e al portafoglio (ride, ndr). Rispecchia sicuramente la mia personalità, tendenzialmente sono portata più ad una moda semplice e raffinata. La semplicità è l’arma più potente di ogni donna…”

C’è un regista o un film in particolare che ti ha ispirato a intraprendere il cammino nel mondo del cinema?

“Ambire ad entrare nel mondo del cinema è un sogno, è il mio motto è sempre stato se posso sognarlo posso farcela. Registi te ne potrei elencare almeno cinque se non di più, ognuno per un motivo ben specifico… Come già sai lavorare con i più grandi registi è un sogno di tutte le grandi attrici, quindi Junior non faccio nomi nel caso in cui uno di questi possa leggere la tua intervista, e giocarmi un grande ruolo perché non l’ho elencato nelle mie grandi preferenze (ride, ndr).”

Crescendo a Pozzuoli, come hai vissuto l’impatto della cultura e delle tradizioni locali sulla tua identità e sulle tue aspirazioni?

“Sono una ragazza di provincia con le proprie tradizioni sia familiari che locali: mi piacciono, le rispetto e le divulgo.”

Con la tua partecipazione a Miss Italia, hai avuto l’opportunità di incontrare molte altre giovani donne con sogni simili ai tuoi. C’è stata un’amicizia o un incontro che ti ha particolarmente colpita o influenzata durante il concorso?

“Potrei essere banale ma nel concorso di Miss Italia non ho trovato competizione sporca, anche se potresti non crederci. Li ho incontrato diverse realtà e da buona napoletana, ho creato gruppo. Siamo 40 finaliste, tutte con un sogno. Miss Italia, ci ha dato l’opportunità di confrontarci e maturare… Ho legato sì, con tutte, ma ho nel cuore una decina di ragaze che ancora oggi sento.”

Infine, guardando al futuro, oltre alla recitazione, ci sono altri ambiti o cause sociali che ti appassionano e per i quali desideri impegnarti attivamente?

“Il futuro?? Viviamo in una società che noi giovani non possiamo fare pronostici, sicuramente la mia prima ambizione e recitazione, poi in un secondo momento potrei affacciarmi nell’ambito giornalistico, e dulcis in fundo, nel salutarti, spero che tra qualche anno avrò una tua nuova intervista da attrice.”

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Interviste

Intervista esclusiva a Giuseppina Di Bartolo: «Per me la...

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A cura di Roberto Mallò

La Calabria, terra che le ha dato i natali, è sempre presente nelle sue creazioni, perché è dentro di lei “qualsiasi cosa faccia” ed è felice di rappresentarla in Italia e nel mondo. Di questo ne è certa Giuseppina Di Bartolo, sempre più sulla cresta dell’onda, e ricercata da tanti personaggi famosi e produzioni televisive, con il brand che porta il suo nome: Giuseppina Di Bartolo haute couture. Una passione, quella per la moda, che nasce fin da quando era bambina e che l’ha accompagnata per tutto il corso della sua vita. Successo che, come lei stessa dichiara, vive con un “pizzico di incoscienza”, ma del quale è estremamente soddisfatta, pur essendo curiosa dei risultati futuri che riuscirà a raggiungere. 

Giuseppina, parliamo della sua passione per la moda. Quando nasce?

“La mia passione per la moda nasce fin da quando ero piccola. Amavo uscire con nonna: occhiali da sole rossi a cuore e la borsetta rigorosamente abbinata. Mi è sempre piaciuto il bello. Già all’età di 6 anni disegnavo abiti con una certa logica e gusto e alle mie Barbie facevo gli abiti con i tulle tolti dalle bomboniere e ritagli degli abiti di nonna. L’arte del cucito e del ricamo ce l’ho nel sangue; infatti, la mia bisnonna era una maestra sarta e cuciva durante i mesi estivi per la Principessa di Roccella, ultima della Casata dei Ruffo, nei primi anni del ‘900. Ho poi seguito la mia passione per la moda e per lo spettacolo con tenacia: ho conseguito, infatti, la laurea in Fashion Design e Confezione Sartoriale nel 2015 e tutt’oggi esercito, disegnando e creando abiti per i Vip della Tv”.

In che momento della sua vita ha deciso che la passione per la moda doveva diventare anche il suo lavoro?

“Ho deciso che la mia passione doveva diventare un lavoro in modo molto spontaneo. Dopo la prima collezione e le prime sfilate, il mio nome e il mio stile iniziavano a girare, ad essere apprezzati e cercati. Perciò, al primo ingaggio lavorativo ho detto sì e non mi sono più fermata nemmeno sotto Pandemia, facendo mascherine per tutti coloro che ne avevano bisogno quando non si trovavano in farmacia”.

Quanto conta rappresentare la Calabria nelle sue creazioni?

“La Calabria è la mia terra e la porto con me in qualsiasi cosa faccia. Sono orgogliosa di rappresentarla in Italia e nel Mondo. Ho vinto dei premi come ‘Eccellenza Calabrese’ e qualche anno fa le ho dedicato una collezione moda mare. Mi sono ispirata proprio ai frutti della mia terra: peperoncino, bergamotto, gelsomino, cipolla, fico d’india e così via. L’ho chiamata ‘I Rradici’ in dialetto calabrese, che appunto tradotto in italiano sta a significare ‘Le Radici’.

A quali progetti si sta dedicando in questo periodo?

“Ho diversi progetti in cantiere in realtà, primo fra tutti un progetto che dovrebbe concretizzarsi ad aprile e che mi vedrà protagonista come fashion designer per un programma TV. Non posso dire altro”.

Che cos’hanno gli abiti di Giuseppina di Bartolo in più rispetto a quelli di altri stilisti?

“Rispetto molto il lavoro dei colleghi perché so cosa vuol dire fare sacrifici e avere passione per qualcosa concretizzandola lavorando duro. Vengo da una famiglia umile e di questo sono molto orgogliosa. Perciò non dirò cosa le mie creazioni hanno in più rispetto a quelle dei colleghi, questo lo decideranno il pubblico, i clienti e i professionisti al vertice. Quello che posso dire invece delle mie creazioni é che vengono notate e apprezzate. Il mio stile è un mix tra linee pulite e moderne con un tocco di vintage, sono chic e glamour e soprattutto rispecchiano tutte le mie sfaccettature caratteriali. Il mio motto è ‘Giuseppina Di Bartolo haute couture – Perché classe e bellezza si possono anche indossare’. Ci metto qualità, bellezza e tanto cuore in tutto ciò che faccio e la gente credo mi apprezzi per questo”.

Da che cosa si ispira per le sue creazioni?

“Per le mie creazioni mi ispiro a ciò che più mi piace. Seguo la moda e gli input che ci suggeriscono durante le varie stagioni, ma sempre reinterpretandoli. Mi ispiro alle Dive, alle Principesse, ai Couturier che hanno fatto la storia della moda e che hanno cambiato i canoni di bellezza fino ai giorni nostri. Per me la moda è istinto, quindi spesso seguo semplicemente ciò che mi esce dalla testa e dal cuore e lo creo, gli do vita sul foglio, sul manichino e tutto interamente fatto a mano”.

Che tipo di tessuti usa per le sue creazioni?

“Lustrini, piume, frange, sete, tessuti preziosi, ricami, sono ciò che utilizzo nelle mie creazioni. Colori classici come il rosso, il bianco e il nero sono i colori che preferisco. La mia firma è caratterizzata da linee semplici abbinate a diversi volumi. Amo il vintage, precisamente gli anni ’50 e la haute couture”.

Lo scorso anno ha collaborato con Sofia Giale De Donà, concorrente del Grande Fratello Vip. Com’è nato il vostro sodalizio?

“Si, ho vestito Giaele per tutta l’edizione del GF Vip al quale ha partecipato. Ho mandato un curriculum e qualche scatto dei miei abiti e sono stata scelta. É stata un’esperienza bellissima. I miei abiti sotto i riflettori, su Canale 5 in prima serata, era un sogno che si realizzava. Poi il sogno è continuato perché Giaele uscita dal GF ha voluto conoscermi e mi ha voluta come sua stilista personale. Quindi ha voluto che la vestissi per cene di Gala, Red carpet, copertine di riviste e mi ha fortemente voluta per un progetto che riguardava una Luxury Collection che porta il marchio del suo brand. Innamoratasi dell’abito ‘Con le Ali’, ormai famoso, ha voluto che l’intera collezione presentata online durante la Milano Fashion Week portasse quel tratto distintivo di cui tanto si era innamorata. Tutt’oggi siamo in contatto e collaboriamo con entusiasmo”.

Con quali altri vip ha collaborato?

“Ho collaborato con Maria Monsé e la figlia Perla, Paola Lavini, Miss, Attrici e Modelle professioniste andate in TV e altri nomi che per il momento non posso svelare. Verrà pubblicato tutto a tempo debito”.

C’è qualche personaggio famoso che, invece, sogna di vestire e perché?

“Sogno in grande perché sognare non costa nulla, in fondo. Perciò, mi piacerebbe vestire l’attrice Hollywoodiana Gal Gadot. Quando arriverò a quei livelli, probabilmente, vorrà dire che ce l’ho davvero fatta”.

Ha partecipato a tante manifestazioni importanti, tra cui la Fashion Week di Milano e il Festival del Cinema di Venezia. Come vive tutto questo successo che sta avendo?

“Vivo tutto molto tranquillamente, anzi quasi non rendendomene conto, perché concretizzatosi un progetto sono subito con mente e cuore al successivo. Sono sempre in movimento e ho troppi sogni da realizzare, con poco tempo per farlo. Sono anche una moglie, una madre e una figlia molto presente. Crearmi una famiglia è il più grande sogno di sempre per me e quello l’ho realizzato, ma ovviamente ci si deve mettere impegno e amore tutti i giorni per mantenere sempre vivo e bello il sogno realizzato! Perciò fama e successo sicuramente fanno piacere, però so bene quali sono le cose veramente importanti per me. Mi godo il momento con un pizzico di incoscienza, diciamo così”.

So che ha vinto diversi premi. Quali?

“Tra i premi vinti ci sono quelli di “Eccellenza del made in Italy”, “Eccellenza Calabrese”, “Premio Stampa La mia Boutique Italia”, “Premio Elle Spose”, Seconda Classificata al concorso “Tu Sposa”, “Premio Star Stylist”, il “Premio Best Costume e Design” per il film Il Matrimonio più sconvolgente della storia del regista Demetrio Casile e tanti altri riconoscimenti, che conservo con orgoglio insieme ad interviste su giornali e riviste. Tanti altri dovrebbero arrivare, cercherò di prendere il buono sempre, il più possibile per poter sempre migliorare e fare sempre di più. Per me, per la mia famiglia e per chi con orgoglio mi segue”.

Ha un sogno professionale che vorrebbe realizzare?

“Ho troppi sogni, non posso scriverli tutti. Spero però di realizzarli tutti, invece. Uno tra i tanti forse é quello di collaborare ufficialmente, almeno una volta nella vita , con la casa di moda del mio idolo, Valentino, al quale ho dedicato la tesi. Con la casa di moda storica ho avuto contatti tempo fa e so che positivamente mi ha valutata per il team creativo, vedremo cosa mi riserverà il futuro”.

Come si vede tra qualche anno?

“Non riesco a rispondere a questa domanda, ma spero di vedermi sempre felice, con il sorriso, come ora, nonostante le avversità della vita che sono molte, purtroppo”.

Chi sceglie un abito Giuseppina di Bartolo perché lo fa, dal suo punto di vista?

“Chi sceglie un abito firmato Giuseppina Di Bartolo haute couture lo fa perché viene colpito dalla qualità, dalla particolarità e dall’unicità dei capi . Perché classe e bellezza si possono anche indossare”.

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