

Ultima ora
Gelo in arrivo dalla Russia, neve e maltempo sull’Italia: previsioni meteo prossima settimana
(Adnkronos) – Gelo in arrivo dalla Russia con Nìkola, che porterà maltempo, neve e il vero e proprio inverno sull’Italia. E’ quanto riportano gli ultimi aggiornamenti rilasciati dai principali centri di calcolo, spiegano gli esperti del sito www.iLMeteo.it: “Un nocciolo d’aria gelida (denominato NìKola), in discesa dalla Russia, provocherà verosimilmente effetti pesanti su gran parte delle nostre regioni: il rischio, oltre al gelo, è che si verifichino diffuse precipitazioni, anche nevose a bassa quota o addirittura fino in pianura”.
“Questa svolta improvvisa sarà causata dall’arrivo, dalle lontane steppe siberiane, di un flusso di correnti d’aria di origine artico-continentale destinate ad investire dapprima l’Europa orientale e poi ad irrompere bruscamente sul bacino del Mediterraneo, tuffandosi direttamente dalla Porta del Rodano”. “Una parte dell’intenso flusso in uscita dal Rodano favorirà la formazione di un minimo depressionario (Vortice Ciclonico) proprio tra il mar Ligure e il mar Tirreno” dicono gli esperti.
Una dinamica “tipica dei mesi invernali ed è sovente foriera di nevicate fino a bassissima quota. Già dalla giornata di Lunedì 6 Febbraio il maltempo potrebbe verosimilmente colpire il nostro Paese, a iniziare dal Nord Ovest con nevicate fino a bassa quota tra basso Piemonte, interno ligure ed Emilia occidentale. Col passare delle ore il vortice ciclonico traslerà verso Sud-Est. Saranno possibili precipitazioni intense su Toscana, Lazio, Campania, Calabria e sulle due Isole Maggiori. Grazie a un cospicuo calo delle temperature, la neve potrà scendere copiosa sull’Appennino con fiocchi che potranno spingersi, tra Martedì 7 e Mercoledì 8, fin sotto i 100 metri di quota specie sul versante adriatico”.
E “anche per il resto della settimana le condizioni meteo-climatiche si manterranno instabili e soprattutto fredde con il rischio di nuove nevicate fino in pianura, questa volta anche su Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Di questo, tuttavia, vista la distanza temporale ancora elevata, avremo modo di riparlare” conclude iLMeteo.it.
Ultima ora
18enne ucciso a Napoli, rissa nata per scarpa sporcata

(Adnkronos) – Una scarpa sporcata, non è chiaro se da un cocktail rovesciato inavvertitamente o da un pestone involontario. E’ nata da lì la rissa tra due gruppi di giovani durante la quale, nella notte tra il 19 e il 20 marzo a Napoli, sono stati esplosi colpi di arma da fuoco che hanno ucciso Francesco Pio Maimone, 18enne del quartiere Pianura. Quest’ultimo, ha sottolineato il capo della Squadra mobile di Napoli Alfonso Fabbrocini nel corso di un incontro con la stampa, era totalmente estraneo sia alla rissa tra i due gruppi di giovani, sia più in generale a dinamiche criminali.
Stava mangiando noccioline con degli amici sul lungomare quando è stato raggiunto da uno dei colpi di pistola esplosi, secondo l’ipotesi degli investigatori, da Francesco Pio Valda, 19enne fermato ieri sera per omicidio con l’aggravante mafiosa. “E stato colpito inavvertitamente e abbiamo ragione di ritenere che non si sia accorto di nulla di quello che stava accadendo”, ha spiegato Fabbrocini.
Il padre del ragazzo fermato è stato ucciso in un agguato di camorra nel 2013 ed era considerato vicino al clan camorristico Cuccaro. I due gruppi di giovani che hanno dato vita alla violenta rissa sul lungomare provenivano rispettivamente dai quartieri Barra e Rione Traiano.
Sport
Tortu, ‘la passione per lo sport di Mennea lo ha reso immortale’

(Adnkronos) – Erano in tanti ieri allo Stadio dei Marmi, al Foro Italico, per ricordare Pietro Mennea. La cerimonia per il decennale della morte della leggenda dello sprint italiano è iniziata alle 10.01: un omaggio al primato italiano sui 100 metri che gli è appartenuto per quasi quarant’anni. “Pietro Mennea è stato un punto di riferimento straordinario per come si è approcciato agli allenamenti, per la capacità di andare oltre la fatica, oltre lo sforzo”, racconta sul quotidiano La Ragione Filippo Tortu, uno degli eroi della 4×100 d’oro ai Giochi di Tokyo 2020 e bronzo sui 200 agli Europei 2022. “Non dobbiamo ricordare Pietro solo per i risultati sportivi, che restano incredibili, ma per la passione verso lo sport che lo ha reso esempio immortale”. “Mi resta dentro il ricordo di una persona splendida, di lui ho parlato tanto anche con la moglie Manuela”, spiega ancora il campione, che ha partecipato al documentario Rai ‘Ma chi sei, Mennea?’. “Avevo otto anni quando mi sono imbattuto in Pietro al mare, in vacanza con i miei genitori. Lo ricordo anche in pista, ad allenare e dare consigli a mio fratello. Pietro è un mito, il mio mito”, conclude Tortu.
Lavoro
Design, Nuova accademia di belle arti per il terzo anno consecutivo è la migliore accademia italiana

(Adnkronos) – Naba, Nuova accademia di belle arti per il terzo anno consecutivo si riconferma la prima e unica Accademia di Belle Arti italiana tra le migliori università al mondo per il settore art & design comparendo nella classifica delle top 100 elaborata da QS world university rankings by Subject 2023. QS world university rankings è la classifica internazionale più accreditata in ambito università, che analizza e ordina gli atenei per qualità. Per produrre i ranking di quest’anno sono state analizzate 1.594 istituzioni nel mondo, attraverso 54 discipline accademiche suddivise in 5 aree tematiche.
Per il settore art & design, i criteri utilizzati in questa analisi comparativa indipendente sono stati, in particolare, due. Il primo, e più influente, è quello della academic reputation, che ha misurato quali istituzioni siano state più apprezzate dalla comunità accademica globale, chiamata a rispondere al sondaggio di qs (qs Academic survey), la più grande indagine al mondo delle opinioni dei membri delle diverse facoltà. Il secondo, la employer reputation, ha valutato quali istituzioni vengano considerate dai responsabili delle assunzioni di tutto il mondo come i luoghi di formazione dei laureati e diplomati più competenti e talentuosi, pronti ad affrontare il mercato del lavoro. Al riguardo Guido Tattoni, Naba dean, commenta: “Apparire per il terzo anno come la prima Accademia di Belle Arti italiana e tra le 100 migliori università al mondo per il settore art & design all’interno di una classifica prestigiosa come quella del Qs world university rankings è sicuramente un risultato importantissimo, di cui essere orgogliosi. Un risultato che conferma la qualità dell’offerta didattica e del metodo di insegnamento di Naba, frutto di una forte vocazione alla ricerca e alla costante relazione con il contesto artistico e professionale. Un risultato che ci motiva a lavorare ogni giorno con impegno e passione per essere sempre al passo con le nuove esigenze della società contemporanea”.
Naba, Nuova accademia di belle arti è un’accademia di formazione all’arte e al design: è la più grande Accademia di Belle Arti in Italia e la prima ad aver conseguito, nel 1981, il riconoscimento ufficiale del ministero dell’Università e della Ricerca (Mur). Con i suoi due campus di Milano e Roma, offre corsi di primo e secondo livello nelle aree communication and graphic design, design, fashion design, media design and new technologies, set design e visual arts, per i quali rilascia diplomi accademici equipollenti ai diplomi di laurea universitari. Fondata da Ausonio Zappa a Milano nel 1980, coinvolgendo in una prima fase Guido Ballo e Tito Varisco, e poi attivando un nucleo di artisti tra cui Gianni Colombo, l’Accademia ha avuto da sempre l’obiettivo di contestare la rigidità della tradizione accademica e di introdurre visioni e linguaggi più vicini alle pratiche artistiche contemporanee e al sistema dell’arte e delle professioni creative. Scelta da oltre 5.000 studenti, provenienti da tutte le regioni italiane e da oltre 90 Paesi del mondo, Naba combina un approccio multidisciplinare con il learning by doing e un profondo coinvolgimento nella vita artistica e culturale. Numerose sono, infatti, le collaborazioni con aziende e istituzioni italiane e internazionali che offrono agli studenti l’opportunità di svolgere esperienze multidisciplinari e di misurarsi con il mondo del lavoro creativo. Dal 2018 l’Accademia è parte di Galileo global education, uno dei principali player internazionali nella formazione superiore privata, rafforzando il suo percorso di crescita sino ad oggi.
Coronavirus
Droga sempre più ‘delivery’ e web, così cambia lo sballo post Covid

(Adnkronos) – “Qualche mese fa mi ha telefonato una madre preoccupata per il figlio 15enne. Mi ha raccontato che il ragazzo prendeva allucinogeni e le aveva motivato questa scelta col fatto di aver letto numerosi articoli in cui c’era scritto che gli allucinogeni aumentano la plasticità cerebrale e vengono usati in modalità ‘microdosing'”, quantità piccole, “anche da persone importanti negli Usa. Aveva letto queste cose su Internet e poi era passato all’azione. Come capita con la cannabis, il messaggio che passa è: siccome queste sostanze possono essere terapeutiche, fanno bene e non male, e si costruisce una sorta di campagna alla fine della quale il prodotto va sul mercato e, se è legale o illegale, chi se ne frega”. Sono alcuni dei percorsi che portano verso il ‘mass market’ della droga.
Dopo il Covid “è cambiato tutto”, racconta all’Adnkronos Salute Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento area dipendenze dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, da anni al lavoro sul tema delle sostanze e delle dinamiche che portano al consumo. Per spiegare una di queste dinamiche parte dalla storia riportata dalla mamma di un adolescente. La pandemia ha ancora una volta inciso su scenari e meccanismi. “Anche il mercato delle droghe è molto cambiato: il ‘delivery’ delle sostanze è meglio organizzato di un tempo – evidenzia – Quando c’era il lockdown i venditori non potevano più” spacciare “nei luoghi di aggregazione, quindi si sono organizzati, hanno perfezionato qualcosa che già c’era, un servizio che un tempo era per il cliente di un certo tipo, la persona socialmente inserita e disposta a pagare di più, che si serve in privato e non in una piazza di spaccio. Quel servizio è stato perfezionato e adesso è più esteso”.
Ed è poi “più facile acquistare prodotti in rete”, evidenzia Gatti. “E’ vero”, ammette, che sul web “c’è un lavoro di controllo e c’è il rischio che ti becchino. Però è anche vero che in un mare così grande di pesci ne passano cento”, per uno che si prende. “Contemporaneamente – aggiunge – notiamo che l’Europa sta diventando una destinazione sempre più importante di sostanze, è invasa da droghe e altre ne arriveranno”.
“Da noi – rileva l’esperto – si sta diffondendo anche il consumo di crack. Una sostanza derivata dalla cocaina che ha un effetto devastante. Se non crolli fisicamente prima, il destino è un pericoloso stato di follia. Un incubo da cui è difficile uscire integri”. Alcune dinamiche c’erano anche prima del Covid, riflette Gatti: “Dopo la pandemia va considerato anche l’impatto dell’insicurezza sociale per tante persone. Non sono più gli anni spensierati dei ‘boomer’. C’è una specie di scollamento che favorisce situazioni di autocura. Alcuni fenomeni come il ‘chem sex’ sono segno di questa grande insicurezza: anche per fare cose normalmente piacevoli si sente il bisogno di additivi. Alterarsi in questo periodo difficile ad alcuni sembra essere una risposta, ed è pericoloso. Si aprono falle a vantaggio di mercati che diventano sempre più aggressivi”.
Se “diminuiscono alcuni consumi e mode, attualmente tutto quello che può diventare sostanza psicoattiva – legale o illegale che sia – è potenzialmente oggetto di vendita e di consumo, legale o illegale che sia. Le persone sembrano improntate a fare questi consumi perché gli vengono proposti, non perché hanno bisogni particolari – continua Gatti – C’è chi lo fa per autocura, come detto, e c’è sempre l’emarginato e il deviato, ma il grosso dei consumi è di persone che pensano di fare un uso consapevole di qualcosa che gli piace e se la procurano. Quello che non è distribuito dal mercato illegale i ragazzi lo possono trovare anche in casa o sotto casa”.
“Adeguarsi ai mercati in una sorta di conformismo” è qualcosa che, osserva il medico, “paghiamo a caro prezzo”. I numeri parlano. Oggi “c’è tanta gente che va nei Sert”, i servizi per le tossicodipendenze. “A Milano avremo un giro di persone che più o meno che si aggira sulle 10mila all’anno. Sono numeri che non fanno capire però che cosa c’è dietro. Perché quando le persone arrivano ai nostri servizi hanno già dei grossi problemi. Fra i nuovi arrivi del 2022, i numeri preponderanti sono tra i 18 e i 44 anni ma poi ci sono anche over 65 e altri nella fascia fra 55-64. Vediamo anche età abbastanza giovanili: il gruppo 18-24 è ben rappresentato ed è leggermente superiore ai 25-34enni ma direi che le età sono le più varie, abbiamo dai ragazzini agli anziani”. E c’è chi osserva che si è abbassata l’età in cui si comincia con la dipendenza.
Gatti evidenzia che “un tempo il mercato degli stupefacenti vendeva a certe fasce di popolazione, ma il grosso ruotava intorno a quartieri a rischio, famiglie un po’ problematiche, persone un po’ devianti. Adesso non è più lì il cuore del problema: ci piace rappresentare i boschetti della droga, circondiamo le scuole di telecamere, ma in realtà il posto sicuro non c’è più”. Oggi “si può comprare dallo spacciatore, dall’amico che si mette in commercio. O sulla rete, dove con un minimo di preparazione si può trovare qualsiasi cosa, e non sai però se quella cosa ti arriva davvero o è altro, contraffatto. Poi c’è il giro delle ricette false per procurarsi farmaci che possono dare alterazione. Insomma, tutto cambia. E oggi si vende e si compra non più con i significati di 20-30 anni fa”.
Per Gatti, contrastare questi fenomeni implica la necessità di “task force di esperti, modelli previsionali. Serve un lavoro più a lungo termine di strategia di comunicazione e interazione con la gente, che non stiamo facendo. Se negli Usa un tranquillante per animali chiamato xilazina (resistente tra l’altro ai trattamenti standard per l’inversione dell’overdose da oppioidi) viene usato per tagliare il fentanil illecito, con un impatto devastante, e lo si rileva in una quota crescente dei campioni di droga” che si intercettano, “il rischio che succeda anche qui in un mondo globalizzato c’è. E occorre prevedere e intervenire”.
Politica
Siccità, Meritocrazia Italia: ‘Servono azioni immediate, non si resti a osservare’

(Adnkronos) – Servono “azioni immediate, anche finalizzate a prevenire le alluvioni che tanti danni hanno arrecato al nostro territorio negli ultimi decenni”, lo sostiene Meritocrazia Italia in una nota. “Di crisi idrica si parla tanto, ma davvero poco si fa per affrontare e risolvere un problema che ha a che fare con la nostra sicurezza alimentare, con la salute, con la crescita economica e sociale del Paese. Il climate change – spiega Meritocrazia Italia – sta generando variazioni molto intense: periodi prolungati di siccità ai quali si alternano fenomeni temporaleschi spesso devastanti per il territorio colpito, con danni alle colture e alle infrastrutture esistenti. In Italia piove da anni molto meno, e soprattutto piove ‘diversamente’. Le precipitazioni piovose, come quelle nevose, assenti per mesi, scaricano in periodi brevissimi quantità di pioggia e neve che generalmente arrivano al suolo in periodi di tempo molto più lunghi. Il problema è sotto gli occhi di tutti. Eppure nell’Agenda 2030 l’acqua è un elemento di connessione che tra i diversi obbiettivi di sviluppo sostenibile viene decisa-mente sottovalutato. Mai citata negli accordi di Parigi”.
“Anche a livello nazionale – prosegue la nota di Meritocrazia Italia – , da anni restiamo a guardare un fenomeno i cui effetti devastanti stanno correndo a velocità impressionante. Meritocrazia Italia ritiene assolutamente indispensabili azioni immediate, anche finalizzate a prevenire le alluvioni che tanti danni hanno arrecato al nostro territorio negli ultimi decenni. Tante le proposte già condivise con i precedenti comunicati, ma resta indispensabile anzitutto riforestare le colline italiane per rallentare la caduta della pioggia al suolo e limitare il dilavamento del terreno, cosa che avviene specie nei territori del Sud, letteralmente devastati dagli incendi boschivi estivi. Un terreno non protetto da alberi in caso di pioggia intensa tende a franare e provocare i disastri che recentemente hanno colpito anche le Marche; investire nella creazione di bacini artificiali per la captazione delle acque piovane, come è stato fatto negli anni ’80 del millennio scorso in Sicilia, con enormi benefici; investire nel rifacimento complessivo delle reti idriche, di tutte le reti idriche, per diminuire le dispersioni; avviare azioni di informazione alla cittadinanza per sensibilizzare tutti all’uso responsabile dell’acqua”.
E ancora, spiega Meritocrazia Italia, serve, “ridefinire l’impianto normativo per consentire l’utilizzazione delle acque dei depuratori per scopi agricoli e/o industriali, in luogo dell’uso delle acque di falda e dei corsi d’acqua. Questo permetterebbe di risparmiare la preziosa acqua delle falde e dei fiumi e, a un tempo, darebbe maggiore autonomia ai settori agricolo e industriale, che hanno bisogno sempre di grandi quantità di acqua. L’acqua può essere utilizzata all’infinito, non si consuma come il petrolio. Si usa e si restituisce tutta all’ambiente. Facendo tesoro, poi, dell’esperienza vissuta nel corso del passato lockdown, quando lo stop all’attività produttiva portò incredibili benefici alla salubrità dell’aria e dell’acqua, si punti al contenimento delle emissioni nocive, con premialità a favore delle imprese virtuose, che mostrano maggiore responsabilità etica, e con supporto economico a quelle che intendano convertire la propria attività o ridurre la produzione inquinante. Abbiamo le tecnologie e il know how per fare un uso corretto della preziosa risorsa ‘acqua’ e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Mettiamoli a frutto”, conclude Meritocrazia Italia.
Esteri
Rossi: “Una guerra russo-polacca forse non ci sarà, ma intanto Varsavia si prepara”

(Adnkronos) – Davvero la Polonia si prepara a combattere direttamente, non solo tramite forniture di armi e volontari, le forze russe? Risponde, parlandone con l’Adnkronos, l’esperto di geopolitica David Rossi. Partendo dalle parole di sabato scorso dell’ambasciatore polacco a Parigi Jan Emeryk Rościszewski, secondo cui, se l’Ucraina non riuscisse più a difendere la sua indipendenza, Varsavia finirebbe per entrare nel conflitto, l’esperto di geopolitica si dice “non stupito” dalle affermazioni del diplomatico, successivamente confermate anche dal ministero degli Esteri, previa precisazione “che non vi è stato alcun annuncio di un coinvolgimento immediato della Polonia nel conflitto, ma solo un avvertimento delle conseguenze che una sconfitta dell’Ucraina potrebbe avere”…
Precisazione dovuta, ammette Rossi, ma che in realtà non è che “una conferma piena dell’affermazione di Rościszewski. E la cosa neanche stupisce, dal momento che l’ex presidente ed ex premier russo Dmitry Medvedev pochi giorni prima aveva sottolineato l’importanza di allontanare il più possibile i confini dei paesi ostili dalla Russia, ‘fossero anche i confini della Polonia'”.
“Per capire quello che sta succedendo occorre fare una premessa – spiega Rossi – La Polonia, con i Baltici, la Svezia, la Finlandia e il Regno Unito, è uno dei Paesi europei che si sono sentiti più minacciati dalla Russia nei 23 anni del regime di Vladimir Putin… e non senza motivo! Omicidi mirati di personaggi scomodi sul loro territorio, simulazione di attacchi nucleari durante esercitazioni militari, aperte minacce da parte di esponenti politici e commentatori russi, atti di sabotaggio all’economia e alla sicurezza del Paese, ‘addomesticazione’ di funzionari pubblici dei paesi limitrofi: in questi Stati il Cremlino ha dato dovizia di ragioni per non vedersi concedere alcuna fiducia né tolleranza. Per Varsavia, come per Tallinn e Stoccolma, l’appeasement è un lusso che si può permettere chi sa che alla peggio sarà l’ultima preda del coccodrillo e magari quando verrà il suo turno la belva sarà sazia”.
“In un simile scenario – prosegue l’esperto – la leadership polacca ha inteso concedersi ben altri lussi. Intanto, nel 2023 spenderà il 4 per cento del suo Pil per la difesa: per capire di quale cifra enorme si tratta basti dire che è il doppio della spesa media degli altri Paesi della Nato e la più grande spesa pro capite per la difesa nell’Alleanza, ma anche che l’Italia nella migliore delle ipotesi arriverà al 2 per cento entro il 2028. Già prima della guerra in Ucraina, la Polonia, consapevole della minaccia russa, aveva iniziato a rinnovare le forze armate, fino ad allora farcite di obsolete attrezzature di epoca sovietica”.
“Gli obiettivi a questo punto sono ambiziosi – sottolinea Rossi – Secondo il ministro della Difesa Mariusz Błaszczak, Varsavia intende avere il secondo esercito più forte della Nato, dotandolo di armi moderne, prodotte secondo gli standard della del Patto Atlantico, provenienti dagli Stati Uniti, dalla Corea del Sud e dall’industria bellica polacca. Questo per il fatto che – ha spiegato il ministro – la difesa della Polonia non può dipendere da altri Paesi: ‘La Nato può essere l’alleanza più forte della storia, ma nessuno si prenderà cura della sicurezza della nostra patria per noi…questa alleanza è stata costruita sul principio che ogni Paese membro si prende cura della propria sicurezza’. A questo scopo, per Varsavia è di fondamentale importanza creare un esercito che sia abbastanza forte da dissuadere qualsiasi potenziale aggressore dal decidere di attaccare”.
“I numeri sono più impressionanti delle parole: mille carri armati sudcoreani K2 e duecentocinquanta tank di ultima generazione dagli Usa faranno di quella polacca la più grande forza di carri armati d’Europa. Per non dire dell’artiglieria: seicento obici semoventi da 155 mm K9, diciotto lanciatori Himars con novemila razzi e quasi trecento sistemi lanciarazzi multipli K239 Chunmoo dalla Corea del Sud – elenca Rossi – Aggiungiamo a tutto questo ben di Dio oltre mille veicoli da combattimento di fanteria Borsuk di fabbricazione polacca per il trasporto delle truppe e, per la copertura dei cieli, un centinaio di elicotteri Apache AH-64E made in USA e quasi cinquanta aerei da combattimento FA-50 coreani. Ma perché la Polonia si affretta a creare questa forza armata impressionante? L’esercito russo non sembra in grado di conquistare l’Ucraina, men che meno la Polonia: dal momento che ogni giorno tra Donbass e Mar Nero Mosca ‘spende’ un migliaio di vite degli uomini mobilitati a settembre e riesce a guadagnare pochi chilometri alla settimana quando va bene, i problemi sono altri”.
Secondo l’esperto di geopolitica, “il fatto è che nessuno ha la più pallida idea di quanto durerà la guerra, anche perché pare ovvio che i russi permetteranno al Cremlino di ‘prelevare’ ancora una volta alcune centinaia di migliaia di riservisti, quando anche quelli del 2022 saranno stati ‘spesi’. Le forze armate sono, in molte regioni dell’immenso paese, l’unico ascensore sociale: il servizio militare permette di togliere dalle strade e dalle famiglie disoccupati, parassiti e bocche improduttive. Quindi, genera una piccola entrata, ma soprattutto riduce le spese familiari: per questo, sarà tollerato finché non porterà via – per la bulimia delle forze armate – molti giovani istruiti e lavoratori qualificati dalle grandi città dell’ovest con madri e mogli più protettive. Questo ‘prelevamento’ di riservisti avverrà a prescindere dal risultato della controffensiva ucraina prevista tra la primavera e l’estate: a meno di un esito catastrofico, Mosca consoliderà le nuove posizioni e preparerà un altro inverno di guerra di logoramento”.
“La Polonia, che condivide un confine con la regione russa di Kaliningrad e con la Bielorussia ridotta a un protettorato di Mosca – conclude Rossi – non intende stare a guardare, anche perché una cosa sarebbe combattere contro le forze del Cremlino in Ucraina, un’altra sul proprio territorio. Dato che questa guerra ci ha abituato a rompere i tabù, non pare impossibile che nel 2024 o nel 2025 le forze polacche vengano schierate direttamente in territorio ucraino, per evitare che il logoramento di uomini e morale ucraini porti i russi a una vittoria anche molto parziale. Non era già successo durante la guerra civile spagnola che sovietici, nazifascisti e democrazie si combattessero direttamente, senza per questo provocare nell’immediato un conflitto internazionale? La stessa cosa è successa tra la Cina popolare e gli Stati uniti durante la guerra di Corea. Insomma, la Polonia vuol tenersi pronta anche a uno scenario che oggi appare estremo, come in fondo lo era quello di un’invasione russa dell’Ucraina prima del 24 febbraio di un anno fa”.
(di Cristiano Camera)
Sostenibilità
Palermo (Acea): ‘Investimenti e tariffe devono andare di pari passo’

(Adnkronos) – ”L’acqua è sviluppo e la gestione dell’acqua è un settore industriale. Buona parte delle persone, il 50% non si rende conto che dietro l’acqua c’è l’industria. La grossa differenza rispetto all’Europa testimonia che ci sono due problemi: il basso livello degli investimenti, che e’ la metà rispetto all’Europa. Secondo consumiamo tantissima acqua per individuo, il 50% in più rispetto a tanti altri Paesi. Questo è frutto in parte dal livello di tariffe che non è così alto”. Lo sottolinea l’Ad di Acea, Fabrizio Palermo, in occasione del convegno ‘Aquae World Water Day 2023’.
”Certo questo è un tema molto delicato -continua Palermo- ma che ci deve portare a riflettere. Se vogliamo investire nel Paese c’è necessità di un piano importante. Il governo si sta muovendo in questo senso. Noi ci siamo mossi su Roma e abbiamo lanciato un piano importante sul Peschiera, che è il più grande acquedotto che porta il 70% dell’acqua nella Capitale. Ci sarà un grande programma di ampliamento e questi investimenti stanno portando i loro frutti. Oggi Roma ha dei tassi di perdite sulla linea, molto più bassi rispetto alla media Europea. Non è vero che a Roma l’acqua si perde, è un mito da sfatare. L’Acea ha investito da tanti anni sulla rete e oggi ci porta ad ottimi risultati.
”Insomma c’è un tema di struttura societaria, perchè ci sono pochi gestori industriali -spiega Palermo- ci sono tanti Comuni che operano in economia e con investimenti molto bassi. C’è un tema di entità complessiva degli investimenti che devono salire, sia straordinari che ordinari con un uso di nuove tecnologie che oggi non sono abbastanza, per l’individuazione delle perdite. Poi c’è un tema finanziario, ovvero se bisogna finanziare questi grandi investimenti, c’è da riflettere su un sistema tariffario che consenta di conciliare la possibilità di recuperare questi investimenti per gli operatori”.
Lavoro
Infortuni, Forum della prevenzione ‘Made in Inail’, il 29 marzo la prima tappa a Sassari

(Adnkronos) – Dopo il Forum della ricerca dello scorso novembre, l’Inail chiama nuovamente a raccolta istituzioni e parti sociali per un dialogo a 360 gradi sulle strategie di contrasto agli infortuni e alle malattie professionali. Il punto di partenza è il Piano triennale della prevenzione 2022-2024 recentemente adottato dall’Istituto, che definisce previsioni di sviluppo delle politiche di medio-lungo periodo, in linea con la Strategia europea per la salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027 e con l’Agenda Onu 2030, e mette a disposizione di lavoratori e imprese strumenti operativi di immediato utilizzo. Mercoledì 29 marzo l’aula magna dell’Università degli studi di Sassari ospiterà la prima tappa di questo percorso, che nei prossimi mesi attraverserà tutto il Paese per concludersi con il Forum della prevenzione ‘Made in Inail’, in programma il 26 e 27 ottobre a Roma.
Realizzato dalla Direzione regionale Inail Sardegna, in collaborazione con l’ateneo sassarese e con l’Azienda ospedaliero-universitaria (Aou) di Sassari, il convegno prevede tavole rotonde, testimonianze e interventi di approfondimento e confronto sullo stato dell’arte delle politiche di prevenzione nell’isola, che sarà possibile seguire anche in diretta streaming sul canale YouTube dell’Università di Sassari. La giornata si aprirà alle ore 9,30 con i saluti del rettore dell’ateneo, Gavino Mariotti, del presidente dell’Istituto, Franco Bettoni, e del direttore generale dell’Aou di Sassari, Antonio Spano.
Dopo l’intervento introduttivo del direttore centrale Prevenzione dell’Inail, Ester Rotoli, che si soffermerà sul tema della prevenzione per un lavoro dignitoso e uno sviluppo sostenibile e inclusivo, il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, Guglielmo Loy, modererà i lavori della prima tavola rotonda, che prevede un approfondimento sul ruolo delle parti sociali nella sicurezza sul lavoro, nel settore terziario e nel turismo. A seguire, il coordinatore generale della Consulenza statistico attuariale Inail, Silvia D’Amario, presenterà i dati nazionali del fenomeno infortunistico e tecnopatico, con un focus dedicato alla Sardegna.
La rete per la salute e sicurezza sul territorio è il tema degli interventi di fine mattinata, con il vicario del direttore regionale, Gianfranco Mariano Spanu, direttore dell’ufficio Programmazione, organizzazione e attività istituzionali, che farà il punto della situazione sulle attività di prevenzione promosse dall’Inail nell’isola.
La sessione pomeridiana si aprirà invece con un’analisi del rischio biologico occupazionale, come rischio emergente e nelle sue peculiarità regionali, che sarà al centro dell’intervento introduttivo del referente medico regionale per la Prevenzione dell’Istituto, Salvatore Denti, e della tavola rotonda moderata dal sovrintendente sanitario regionale, Gavina Solinas.
Il direttore centrale Pianificazione e Comunicazione, Giovanni Paura, modererà i lavori dell’ultima tavola rotonda della giornata, dedicata alla rete delle istituzioni per l’innovazione delle strategie di contrasto degli infortuni e delle malattie professionali, che vedrà la partecipazione, tra gli altri, del direttore regionale Inail Sardegna, Alfredo Nicifero. Le conclusioni del convegno saranno affidate al direttore generale dell’Istituto, Andrea Tardiola.
Ultima ora
Laura Pausini e Paolo Carta si sono sposati

(Adnkronos) – È ufficiale: Laura Pausini è convolata a nozze col suo compagno, nonché suo chitarrista, Paolo Carta. La popstar, che già ieri aveva anticipato sui social le nozze con una frase romantica, in cui scandiva la sua promessa di matrimonio, ha postato stamane sui suoi account una foto in abito da sposa insieme al neo marito, accompagnando la foto con la frase “Abbiamo detto sì” in più lingue.
Nelle stories di Instagram la Pausini ha postato anche una foto della figlia Paola, damigella d’onore in pizzo bianco con un bouquet di fiori, ed un’altra che ritrae la sua mano insieme a quella del compagno, entrambe con le fedi al dito. Un matrimonio, quello della cantante di Solarolo, molto atteso dai fan: i profili ufficiali sono stati presi d’assalto in pochi minuti dai followers, che stanno ricoprendo la loro beniamina di auguri e congratulazioni.
Ultima ora
Western Union sceglie l’Italia per il lancio dei nuovi concept store e hub in Europa

(Adnkronos) –
Western Union, leader globale nei servizi di trasferimento di denaro, ha scelto l’Italia per il lancio di una rete di nuovi concept store e hub di proprietà in Europa. Questo rappresenta un passo significativo nell’impegno dell’azienda per offrire un’esperienza premium e omnichannel ai propri clienti e per diventare uno sportello unico per nuovi servizi finanziari accessibili.
I concept store e gli Hub rappresentano un investimento di Western Union per la sua presenza al dettaglio in Italia e in Europa, sostenendo allo stesso tempo i microimprenditori locali e l’inclusione finanziaria nelle comunità di migranti. La società ha già aperto 15 negozi e un hub di proprietà in Europa nel 2022 e quest’anno conferma i suoi piani di espansione della propria rete in Italia e in tutto il continente.
Con questi nuovi negozi, l’azienda riconosce la fedeltà dei partner di lunga data offrendo loro la possibilità di aprire questi spazi esclusivi Western Union, pensati per offrire un accesso più rapido, facile e semplice ai propri servizi. I partner dei concept store di solito gestiscono negozi che soddisfano le esigenze specifiche dei clienti che usano Western Union in Italia. La loro selezione per la gestione di un concept store significa che, a parte l’investimento originale, godono di un rapporto continuo e rafforzato con Western Union e di un ulteriore supporto da parte dell’azienda.
Western Union prevede, inoltre, di inaugurare Hub di proprietà in tutta Italia. Operando 7 giorni su 7, l’Hub segnerà un cambiamento radicale nel modo in cui Western Union interagisce con i propri clienti e migliora la loro esperienza, consentendo allo stesso tempo all’azienda di capire al meglio le loro esigenze, testare e proporre nuovi prodotti e migliorare complessivamente la customer experience.
Gabriel Sorbo, Regional Vice President, Western Union, Sud Europa, spiega: “Grazie ai nuovi Concept Store riusciremo a essere più vicino alle esigenze dei nostri consumatori. I nuovi concept store rappresentano per noi anche un rinnovato investimento nei microimprenditori locali, consentendo loro di espandere la loro presenza, assumere più dipendenti e rafforzare il loro ruolo all’interno della comunità”.
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