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Consiglio Ue, Zelensky ai leader europei: “Non è il...
Consiglio Ue, Zelensky ai leader europei: “Non è il momento delle mezze misure”
Il premier ungherese Orban dice no ai colloqui di adesione con l'Ucraina. Sul tavolo del summit, oltre a Kiev, la questione dell'allargamento ai Balcani occidentali e la revisione del Quadro finanziario pluriennale 2021-27
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parla ai capi di Stato e di governo dell'Unione riuniti nel Consiglio Europeo a Bruxelles in videoconferenza. "Sapete tutti che ora non è il momento delle mezze misure o delle esitazioni. L’Europa ha preso decisioni forti e le ha attuate in modo efficace. Sono grato per questa forza in Europa. Ed è molto importante che oggi l’Europa non ricada nell’indecisione. Nessuno vuole che l’Europa venga vista come inaffidabile. O come incapace di prendere decisioni che lei stessa ha preparato", ha detto.
Il presidente ucraino e il capo del Consiglio europeo Charles Michel hanno avuto intanto un colloquio telefonico prima della riunione. L'auspicio di Zelensky, ha detto lui stesso a Michel, è che nel summit si esprima ''l'unità'' dei Ventisette e venga riaffermato il ''sostegno incrollabile'' nei confronti di Kiev. Questi due approcci sono ''necessari'' per garantire all'Ucraina di affrontare l'aggressione russa e di avanzare rispetto all'adesione all'Unione europea, ha sottolineato Zelensky sui social.
L'Ucraina confida nell'approvazione di un pacchetto di aiuti di 50 miliardi di euro e del dialogo formale che consentirà in futuro l'ingresso di Kiev nella Ue. Ma il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha ribadito oggi il suo ''no''.
Orban incontra Meloni, poi vertice con leader Ue insieme a Macron e Scholz
Il Consiglio è iniziato con due ore di ritardo, con il via ai lavori previsto inizialmente alle 9.30 poi slittato. Il rinvio è stato deciso per consentire incontri bilaterali tra i leader, confermano fonti Ue. La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, ha incontrato intanto il Primo Ministro dell'Ungheria, Viktor Orban, per uno scambio di vedute sui principali temi all'ordine del giorno prima dell'inizio dei lavori, rende noto Palazzo Chigi.
Anche il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen hanno incontrato stamani il premier ungherese, che minaccia il veto sull'avvio dei colloqui di adesione con l'Ucraina e altri capitoli legati a Kiev. L'incontro è avvenuto insieme al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Olaf Scholz, informano fonti Ue.
Il 'no' di Orban all'Ucraina
"L'allargamento è un processo basato sul merito. Non ci sono eccezioni!", twitta intanto il primo ministro dell'Ungheria, Viktor Orban, postando una foto dell'incontro di questa mattina con Michel, von der Leyen, Macron e Scholz a margine del Consiglio europeo. Prima dei lavori Orban ha nuovamente ribadito la sua posizione di Budapest, contraria all'avviamento dei negoziati di adesione di Kiev alla Ue.
"L’allargamento non è una questione teorica. L’allargamento è un processo giuridicamente dettagliato, basato sul merito e che presenta dei presupposti. Ne abbiamo stabiliti 7 e, anche secondo la valutazione della Commissione, tre dei sette non sono soddisfatti, quindi non c’è motivo di negoziare l’adesione dell’Ucraina", ha detto il premier ungherese a margine del Consiglio.
"Le precondizioni non sono state stabilite dall'Ungheria - prosegue -, le precondizioni sono state stabilite dalla Commissione: sette punti che sono pubblici. Su sette tre non sono stati soddisfatti: secondo me ancora di più, ma anche tre sono sufficienti per dire 'ragazzi, non sono soddisfatte le precondizioni, quindi non c'è alcuna possibilità di avviare i negoziati'", aggiunge.
Per quanto riguarda gli aiuti finanziari, "i soldi per l'Ucraina a breve termine sono già nel bilancio. Se si vogliono dare soldi a lungo termine e in quantità maggiori, dobbiamo gestirli fuori dal bilancio. E noi siamo a favore", conclude.
I macro-temi del summit
Da un lato la questione dell'allargamento della Ue ai Balcani occidentali e il sostegno all'Ucraina nella guerra di aggressione iniziata dalla Russia nel febbraio del 2022; dall'altro, la revisione del Quadro finanziario pluriennale 2021-27. Questi i due macro-temi che la premier Giorgia Meloni troverà sul tavolo del Consiglio. Un appuntamento preceduto dal vertice Ue-Balcani occidentali che ha visto impegnata ieri sera l'inquilina di Palazzo Chigi insieme agli altri leader.
Incontro Meloni-Macron-Scholz nella notte
Al termine del vertice c'è stato un lungo faccia a faccia informale tra la premier e il presidente francese Emmanuel Macron. La presidente del Consiglio e il numero uno dell’Eliseo, che alloggiano nello stesso hotel, si sono incontrati in una sala per fare il punto sui principali dossier europei. Al colloquio si è aggiunto anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Un colloquio informale quello tra i tre leader.
L'incontro con Meloni e Scholz è andato "molto bene", c'è stata "un'ottima discussione", ha detto ai cronisti Macron, al termine dell'incontro. Il veto di Orban sull'ingresso della Ucraina nella Ue? "Sono ottimista, siamo tutti volenterosi", ha aggiunto il numero uno dell'Eliseo.
I temi in agenda e quelli sullo sfondo
Sullo sfondo del summit Ue resta il tema della riforma della governance economica europea: l'argomento non è all'ordine del giorno del Consiglio europeo, ma potrebbe essere menzionato dopo l'ultimo Ecofin dell'8 dicembre e in vista della riunione straordinaria della prossima settimana.
Ma è la questione dell'allargamento della Ue il primo grande 'topic' in agenda. Come sottolineato da Meloni in occasione delle sue comunicazioni alle Camere, il governo italiano sostiene con convinzione la raccomandazione della Commissione di aprire i negoziati per l'adesione di Ucraina e Moldova, paesi pesantemente colpiti dalla guerra scatenata da Vladimir Putin. Roma è d'accordo anche con la concessione dello status di candidato alla Georgia, che ha presentato domanda di adesione alla Ue, e per quanto riguarda i Balcani occidentali appoggia "fermamente" il cammino europeo della Bosnia Erzegovina. Infatti, sottolineano fonti diplomatiche italiane, il governo Meloni è impegnato a Bruxelles "a far valere un approccio strategico" ai Balcani occidentali, che tenga conto, "pur nella complessità delle sfide che l'area presenta", della necessità di fornire ai paesi della regione una chiara prospettiva di integrazione europea.
Venendo al dossier ucraino, nel vertice di Bruxelles sarà ribadito il sostegno comune a Kiev. L'Italia in particolare continuerà a rimarcare la sua vicinanza al paese di Volodymyr Zelensky, altro punto evidenziato da Meloni nel suo intervento alla Camera e al Senato. La premier, alla vigilia del Consiglio europeo, ha avuto una conversazione telefonica con Zelensky. Meloni - viene riferito da Palazzo Chigi - ha confermato il sostegno del Governo italiano in ogni ambito alle Autorità e alla popolazione ucraine.
Ma su temi come l'ingresso di Kiev nella Ue non c'è affatto unanimità tra i 27. Il veto del premier ungherese Viktor Orban potrebbe infatti impedire l'entrata dell'Ucraina nella famiglia europea. Sulla questione è intervenuto ieri il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, al suo arrivo all'Europa Building: "Incontrerò il primo ministro Orban oggi. Sto lavorando notte e giorno per raggiungere delle decisioni positive, perché i temi in agenda sono estremamente importanti per il futuro del progetto politico dell'Unione europea. Dobbiamo tenere conto di tutte le sensibilità, ma essere uniti ed esprimere il nostro supporto per l'Ucraina e per fare dei passi avanti verso l'allargamento della Ue", le parole di Michel. Ma il capo del governo ungherese per ora non arretra: "La rapida adesione dell'Ucraina all'Unione europea" secondo Orban "avrebbe conseguenze devastanti". Nel frattempo, anche per 'agevolare' le trattative, la Commissione europea ha sbloccato 10,2 miliardi di fondi di coesione per Budapest.
L'Ucraina sarà centrale anche nei negoziati sulla revisione del Quadro finanziario pluriennale. Le priorità per l'Italia sono: il sostegno finanziario a Kiev; risorse aggiuntive adeguate per attuare il nuovo Patto asilo e migrazione e investimento nelle collaborazioni con le nazioni del Vicinato Sud "per costruire partenariati paritari di lungo periodo"; maggiore flessibilità nell'utilizzo dei fondi di Coesione.
Nel 'menu' del summit anche il conflitto in Medio Oriente: l'Italia continuerà a spingere per la soluzione dei due Stati, con l'obiettivo di garantire "un orizzonte politico solido" al popolo palestinese insieme alla sicurezza per Israele. Si parlerà inoltre di sicurezza, difesa (tra i leader c'è un sostanziale consenso sulla necessità di aumentare gli investimenti nel settore) e migranti, tema cruciale per il governo Meloni, impegnato a costruire, sia in Italia sia a Bruxelles, una risposta "strutturale" uscendo dalla logica dell'emergenza.
Da sciogliere anche l'annoso tema della riforma del Patto di stabilità. In vista del nuovo Consiglio Ecofin straordinario della prossima settimana, non è escluso che il tema possa essere sollevato a grandi linee anche in sede di Consiglio europeo, in particolare per dare mandato ai ministri di chiudere i negoziati entro la fine dell'anno. La premier Meloni ha affermato anche ieri che sulla trattativa ci sono "spiragli" ma non ha escluso l'arma del veto: "Credo che alla fine si debba dare una valutazione di ciò che è meglio per l'Italia, sapendo che se non si trova un accordo noi torniamo sui parametri precedenti", ha detto in Senato la leader di Fratelli d'Italia.
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Ue, Meloni si sfila da ‘toto-Draghi’:...
"Sono i cittadini che decidono le maggioranze, non partecipo a dibattito"
Non apre e non chiude, semplicemente si sfila. Perché sul futuro di Mario Draghi ai vertici dell'Europa -quella che verrà dopo il voto del 9 giugno- per Giorgia Meloni si fa mera "filosofia". I giochi si decideranno soltanto poi, quando i voti saranno nero su bianco e i rapporti di forza ben definiti. Tutto questo dibattere attorno all'ex premier e numero uno della Bce sembra quasi infastidirla. Lasciando l'Europa Building dopo un Consiglio europeo che si è protratto ben oltre ogni più fosca aspettativa -tanto che al 'fischio' di fine vertice un applauso spontaneo si leva dalla sala stampa-, la premier si ferma per un punto stampa alla lanterna, rispondendo a ogni singola domanda come fosse su un ring.
Aborto, par condicio, carcere per i giornalisti, discesa in campo di Ilaria Salis, vendita dell'Agi: ribatte domanda su domanda parlando spesso -per ben 4 volte- di fake news. E anche su Draghi, lascia intendere, è la stampa ad aver 'ricamato'. "Io sono contenta che si parli di un italiano - premette - ma questo dibattito è filosofia. La tendenza di decidere prima che i cittadini votano non mi troverà mai d'accordo. Sono i cittadini che decidono le maggioranze, per questo non parteciperò al dibattito" su Draghi sì, Draghi no, Draghi forse.
"Questo dibattito è buono per i titoli dei giornali e fare campagna elettorale - aggiunge poi - ma non è così che funziona. Questa tendenza a tentare di decidere chi fa cosa prima che i cittadini votino è una tendenza sulla quale non mi troverete mai". E pazienza se le parole pronunciate da 'Super Mario' alla vigilia del vertice siano suonate alle orecchie di molti come un discorso programmatico, la rotta che punta a un ruolo di peso nei futuri assetti europei.
"A giugno spero l'Europa sia diversa, capace di rispondere alle sfide"
I giochi si fanno poi, torna a ribadire Meloni, che inizia la sua giornata arrivando all’Europa Building mezz’ora prima dell’avvio del summit per incontrare la presidente uscente Ursula Von Der Leyen, candidata del Ppe in corsa per il bis ma con un certo affanno, complice il ‘fuoco amico’ del Partito popolare europeo. Con lei, dirà poi Meloni incontrando i giornalisti, ha parlato di migranti, con i flussi “in significativo calo”, rivendica, prova che la strategia messa in piedi “sta dando risultati”. Ma è comunque un’Europa “diversa” quella che la premier italiana vede dopo il voto, “capace di rispondere alle grandi sfide” che l’attendono.
Perché un cambio di passo va impresso, e il rapporto di Enrico Letta -su cui oggi si sono ‘accapigliati’ i leader- e il cambiamento “radicale” chiesto da Draghi dimostrano, rimarca, che le critiche mosse in passato da chi certo non vantava l’etichetta dell’europeista convinto un fondamento l’avevano: “fino a ieri ci dicevano che andava tutto bene - rivendica Meloni, ricordando il ‘pedigree’ di Letta e Draghi - oggi fanno i conti con il fatto che le priorità sono altre".
E lei sente di avere l’opinione pubblica dalla sua parte: “Potete continuare a ripetere che sono una pericolosa fascista e mi aiutate anche, visto che penso che la gente che vede il lavoro di questo governo si renda conto che gli estremisti stanno da un'altra parte", dice. Come stanno dall’altra parte, per l’esattezza “a sinistra” -accusa- quelli che vorrebbero cambiare la Legge 194, ma che a suo dire non hanno il coraggio di dirlo, di intestarsi la battaglia.
Meloni difende a spada tratta l’emendamento della discordia al dl Pnrr quater sui movimenti pro-vita nei consultori: “ricalca esattamente il testo della 194”, che è una “legge equilibrata”. Anche sul ‘balletto’ andato in scena in vigilanza sulle regole della par condicio, “non c’è nessuna TeleMeloni, non accetto lezioni di democrazia da nessuno”, tuona.
Mentre il carcere per i giornalisti - altra notizia che ha infiammato il dibattito - “c’è già, è una legge di Fdi che lo sta togliendo”. Lei, assicura, difende “la libertà di stampa”, e infatti assicura non ci sia la sua ‘manina’ -“ho letto tante falsità e ricostruzioni surreali”- dietro la vendita dell’Agi, al centro della trattativa Eni-Angelucci: “non so se chi ispira queste letture fosse abituato a usare le partecipate dello Stato per risolvere i problemi privati degli amici o per stiparci i parenti, può essere che sia stato così ma non è la mia lettura su a cosa servano le partecipate”.
"Salis candidata? Non so quanto aiuti..."
Sul caso Salis - mentre la candidatura per Avs viene prima smentita e poi annunciata - Meloni assicura che il Governo continuerà a fare il suo lavoro: “non cambia nulla” riguardo alla detenzione della maestra 39enne, "verrà garantita comunque come è giusto". "La politicizzazione della vicenda, come ho già detto in passato, non so quanto possa aiutare il caso in sé", ma "le scelte personali di Salis non mi permetto di giudicarle".
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Ilaria Salis, Mimmo Lucano: “Candidata alle Europee?...
"Sta pagando per la difesa dei diritti umani"
''Sono contento della candidatura di Ilaria Salis". Lo dice all'Adnkronos, Mimmo Lucano, candidato alle Europee di Avs, commentando la discesa in campo per la sfida di Bruxelles anche di Ilaria Salis. "Lei è un'attivista, la sua candidatura nasce dalla condivisione di un ideale, non da opportunismi o altro, visto quello che sta pagando per il suo impegno politico, perché si schiera a difesa del rispetto dei diritti umani ed è una antifascista''.
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Fine vita, governo presenta ricorso a Tar contro delibere...
Per l'esecutivo, le delibere sul suicidio assistito non hanno fondamento
Il governo ha presentato ricorso al Tar dell'Emilia Romagna il 12 aprile scorso contro la Regione, in particolare, contro la direzione sanitaria Salute della persona, per chiedere l'annullamento delle delibere di Giunta che davano attuazione al suicidio medicalmente assistito in Emilia Romagna.
Ad annunciarlo è la consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini, che pure aveva depositato un ricorso analogo nel marzo scorso, insieme a un gruppo di associazioni. ''A marzo io, insieme ad alcune associazioni, avevo presentato un analogo ricorso al Tar: il testo è di oltre 50 pagine", dice all'Adnkronos l'esponente azzurra che esprime soddisfazione per il provvedimento del governo che rafforza il lavoro di questi mesi''.
Il ricorso del governo
La Regione Emilia Romagna "ha previsto un articolato procedimento amministrativo che conduce alla erogazione della prestazione 'suicidio medicalmente assistito" e ha agito "in evidente carenza di potere per assenza di copertura legislativa e violazione, tra gli altri, del principio di uguaglianza e di riserva al legislatore statale della materia dell’ordinamento civile e penale", si legge nel ricorso che il governo ha presentato al Tar dell'Emilia Romagna.
Con le delibere la Regione Emilia-Romagna, spiega il ricorso, "nel dichiarato intento 'di consentire da subito ai cittadini l’effettivo accesso a tale diritto' (il suicidio medicalmente assistito, n.d.r.), riconosciuto, ad avviso della Regione stessa, dalla sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale, ha illegittimamente disciplinato in via amministrativa quali siano gli organismi competenti a valutare gli stringenti requisiti indicati dalla stessa Corte per scriminare il reato di aiuto al suicidio" previsto dall’articolo 580 codice penale.
Dunque, argomenta ancora il ricorso "in assenza di qualunque previsione normativa statale, in palese violazione del principio di legalità, la Regione Emilia Romagna ha disciplinato una pretesa a carico del Ssn senza che tale pretesa sia stata in qualche modo riconosciuta dall’ordinamento, e ciò sulla base di un procedimento destinato, oltretutto, ad operare al di fuori di un quadro ordinamentale omogeneo". Le delibere sono dunque state assunte "in palese violazione del principio di legalità del potere amministrativo" che "prescrive che la Pubblica Amministrazione possa agire solo nei limiti di quanto prevede una norma di legge e per il perseguimento dei fini indicati nella norma stessa" e hanno "nella sostanza, riconosciuto e disciplinato le modalità di esercizio di un diritto 'al suicidio assistito”' diritto che non è previsto dalla legge e che la stessa Corte costituzionale ha escluso".
"Appare evidente che non vi è alcun diritto al 'suicidio assistito' che possa legittimare un intervento attuativo dell’autorità amministrativa, come invece accaduto nel caso di specie", denuncia ancora il ricorso. "L’organo di governo della Regione Emilia Romagna è dunque intervenuto, non solo e non già in assenza di disciplina legislativa o regolamentare sul punto, ma ponendosi in frontale contrasto con la relativa disciplina normativa statale, la quale ha delineato le specifiche modalità ed i percorsi procedimentali per pervenire alla implementazione degli ambiti di operatività del Ssn, tutti impostati nel segno del coinvolgimento delle amministrazioni regionali, e della concertazione con le stesse".