Esteri
Ucraina, guerra si accende: attacchi Russia aumentano
Kiev intanto alle prese con il 'caso Zaluzhny': voci e smentite sulle dimissioni del capo delle forze armate
La Russia attacca quasi ovunque. La guerra in Ucraina, a quasi 2 anni dall'inizio del conflitto, sembra entrata in una nuova fase dopo settimane di stallo. Intanto, si diffondono voci relative alle dimissioni del generale Valery Zaluzhny, capo delle forze armate ucraina.
Cosa succede sul campo
Le news fornite da Kiev sulle operazioni belliche descrivono un quadro in evoluzione, con le forze di Mosca in azione lungo tutta la linea di contatto. I combattimenti sono diventati più intensi in particolare a nordest, al confine tra la regione di Kharkhiv e il Luhansk.
L'Ucraina ha annunciato di aver deciso la ritirata strategica di reparti dal villaggio di Krokhmalne per ripiegare su posizioni più vantaggiose. Nell'area, sono stati segnalati almeno 13 attacchi russi. "Il nemico sta portando un elevato numero di attacchi di artiglieria e cerca di avanzare", le parole di un portavoce del comando delle forze di terra ucraine alla tv di stato.
La pressione russa pare in aumento dopo un lungo periodo di stallo, seguito alla controffensiva ucraina che nel corso del 2023 non ha prodotto i risultati auspicati.
Zaluzhny si dimette? Voci e smentite
Le divergenze sulla gestione delle operazioni, ai vertici ucraini, sono state accompagnate da indiscrezioni sui rapporti complicati tra il presidente Volodymyr Zelensky e il generale Valery Zaluzhny. La presidenza ucraina ha smentito le voci di imminenti dimissioni del comandante in capo delle Forze armate ucraine.
A negare la notizia è stato il portavoce del presidente Zelensky, Serhiy Nikiforov, in una dichiarazione all'emittente Suspilne, mentre ancora più netto è stato il ministero della Difesa sul suo canale Telegram: "Cari giornalisti, rispondiamo a tutti voi subito: no, questo non è vero". Tuttavia fonti citate dall'agenzia Interfax-Ukraine hanno confermato le voci sulle dimissioni del capo dell'esercito sottolineando che un accordo in merito "è stato raggiunto durante un incontro tra Zaluzhny e Zelensky".
Servono armi e munizioni
Da settimane, non è una novità, l'Ucraina deve convivere con una complessa gestione di armi e munizioni. Lo stop agli aiuti americani, con il pacchetto da 61 miliardi bloccato al Congresso per l'opposizione di un gruppo di repubblicani al Senato, pesa sulle capacità delle forze armate di Kiev che nel sudest del paese devono fare i conti con una presenza sempre più massiccia di soldati russi: "Il nemico sta ammassando forze, attaccano ogni giorno", dice il sergente Oles Maliarevych, della 92esima brigata, descrivendo la situazione attorno ai villaggi di Klishchiivka e Andriivka, ridotti a un cumulo di macerie.
Segnalati movimenti anche nel sud del paese, in particolare nella regione di Zaporizhzhia, dove l'esercito ucraino ha riguadagnato terreno nel corso della scorsa estate, senza però assestare una spallata decisiva. Ora, a distanza di mesi, si assiste alle manovre russe finalizzare alla riconquista delle aree cedute.
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Israele Iran, la risposta di Tel Aviv a Teheran, colpita...
La tanto attesa risposta israeliana nei confronti di Teheran per gli oltre trecento missili e droni iraniani lanciati verso Israele sabato scorso si è consumata nella notte con un attacco che ha colpito una base aerea militare vicino alla città di Esfahan, nell'Iran centrale. La base ospita da tempo la flotta aerea iraniana di F-14 Tomcat di fabbricazione americana, acquistati prima della rivoluzione islamica del 1979.
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Biennale Arte, Arabia Saudita, il canto di battaglia delle...
Le voci di oltre mille donne saudite riunite dal'artista Manal AlDowayan per una serie di seminari organizzati a Khobar, Gedda e Riad e registrate per l'installazione multimediale "Shifting Sands: A Battle Song" è stata presentata al Padiglione dell'Arabia Saudita della 60/a Esposizione internazionale d'Arte della Biennale di Venezia che aprirà al pubblico da domani fino al 24 novembre.
"Un'espressione collettiva che sfida anche i pregiudizi sulle loro vite". Per Andare oltre "l'ossessione per la presenza o assenza del velo, per ciò che le donne possono o non possono fare, oltre a molteplici supposizioni sulle loro richieste e desideri mentre molto poco viene detto su come esse si identificano". Come ha sottolineato l'artista, il lavoro è ispirato "al ruolo in evoluzione delle donne nella sfera pubblica in Arbia Saudita e al viaggio che hanno intrapreso per definire lo spazio fisico in cui abitano e le narrazioni che storicamente le hanno definite".
Le loro voci sono cadenzate dal rumore della sabbia nel deserto, suono in arrivo in cuffia nel momento della registrazione che risuona nel Padiglione nazionale all'Arsenale, fra sagome imponenti di seta stampata a rappresentare rose del deserto, con incisi disegni e scritti delle partecipanti ai seminari o con testi di donne saudite estratti dai quotidiani locali e internazionali.
Attraverso i seminari, AlDowayan, "ha offerto alle donne e alle ragazze una piattaforma per far sentire la propria voce, sia individualmente che collettivamente", anche con il caratteristico "canto delle sabbie" del Rub al-Khali, il deserto in cui le dune mormorano e rombano allo spostarsi della sabbia", usato anche come metafora, con "il suono dei minuscoli granelli di sabbia che interagiscono fra loro che cresce fino a diventare un boato collettivo".
Scultura e suono quindi "raccontano una storia che trascende le culture e le geografie e rivendica una autonomia e una solidarietà fra le donne dell'Arabia Saudita che trova risonanza in tutto il mondo", sottolineano gli organizzatori della Mostra "Sussurra il deserto e si leva la voce" - questa è il titolo scelto n italiano - curata da Jessica Cerasi e Maya El Khalil, e l'assistente Shadin AlBulaihed.
L'Arabia Saudita partecipa alla Biennale Arte per la Quarta volta e per la terza volta il Padiglione nazionale espone opere di artiste donne.
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Israele-Iran, Tajani: “Obiettivo politico del G7 è...
Il comunicato conclusivo dei ministri riuniti a Capri: "Teheran e Tel Aviv evitino ulteriore escalation, pronti ad adottare ulteriori sanzioni contro l'Iran"
Sulla questione Israele-Iran "ho voluto subito che ci fosse un messaggio chiaro da parte del G7: l'obiettivo politico del G7 si chiama de-escalation, abbiamo lavorato, lavoriamo e continueremo a lavorare per una de-escalation in tutta l'area del Medio Oriente. Per quanto mi riguarda è da stanotte che sono in contatto con le ambasciate italiane a Teheran e Tel Aviv. Non c'è alcun problema per nostri connazionali". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso della conferenza stampa finale del G7 Esteri a Capri.
I ministri del G7: "Iran e Israele evitino ulteriore escalation"
I ministri degli Esteri del G7 riuniti a Capri hanno invitato Iran e Israele a ''lavorare per prevenire un'ulteriore escalation'' ''alla luce delle notizie sui raid del 19 aprile''. Come si legge nel comunicato conclusivo della riunione, ''il G7 continuerà a lavorare a tal fine'' e rivolge un appello ''a tutte le parti, sia nella regione che oltre, a offrire il loro contributo positivo a questo sforzo collettivo''.
I ministri degli Esteridi Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America, insieme all'Alto Rappresentante dell'Unione Europea, hanno ''chiesto che l'Iran e i gruppi alleati cessino i loro attacchi''. Nel comunicato al termine della riunione i ministri hanno sottolineato che ''il governo iraniano verrà considerato responsabile delle sue azioni destabilizzanti''. I ministri degli Esteri del G7 si sono poi detti ''pronti ad adottare ulteriori sanzioni o altre misure, ora e in risposta a diverse iniziative destabilizzanti''.
I ministri hanno quindi condannato ''con la massima fermezza l'attacco diretto e senza precedenti dell'Iran contro Israele nell'aprile scorso''. In un comunicato al termine della riunione a Capri i ministri hanno sottolineato che ''si è trattato di un'escalation pericolosa, poiché l’Iran ha lanciato centinaia di missili balistici, missili da crociera e droni''. Viene quindi espresso la condanna per ''il sequestro iraniano, in violazione del diritto internazionale, della nave mercantile battente bandiera portoghese Msc Aries vicino allo Stretto di Hormuz. Chiediamo il rilascio immediato della nave, del suo equipaggio e del carico''.
I ministri riuniti a Capri hanno quindi chiesto ''all'Iran di astenersi dal fornire sostegno ad Hamas'' così come a Hezbollah e agli Houthi, e ''dall'intraprendere ulteriori azioni che destabilizzino il Medio Oriente''. Nella nota si legge che ''la continua fornitura di armi e materiale correlato da parte dell’'ran agli Houthi e ad altri attori non statali nella regione sta aumentando pericolosamente le tensioni''.