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Vaticano, cardinale Becciu condannato a 5 anni e 6 mesi di...
Vaticano, cardinale Becciu condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione
Lo ha stabilito il Tribunale della Santa Sede nell’ambito del processo per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo di Londra
Il Tribunale del Vaticano ha condannato il cardinale Angelo Becciu a 5 anni e 6 mesi di reclusione nell’ambito del processo per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo di Londra. L’accusa aveva chiesto 7 anni e tre mesi.
Il tribunale del Vaticano ha altresì condannato Becciu ad 8 mila euro di multa e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Gli altri condannati
Nel dettaglio, ecco le altre condanne inflitte dal Tribunale vaticano nel processo per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo di Londra: René Brulhart e Tommaso Di Ruzza multa di euro millesettecentocinquanta; Enrico Crasso alla pena di anni sette di reclusione ed euro diecimila di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Raffaele Mincione alla pena di anni cinque e mesi sei di reclusione, euro ottomila di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Fabrizio Tirabassi pena di anni sette e mesi sei di reclusione, euro diecimila di multa con interdizione perpetua dai pubblici uffici; Nicola Squillace, previa concessione delle circostanze attenuanti generiche, alla pena – sospesa – di anni uno e mesi dieci di reclusione; Gianluigi Torzi alla pena di anni sei di reclusione ed euro seimila di multa, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici e alla sottoposizione alla vigilanza speciale per un anno; Cecilia Marogna pena di anni tre e mesi nove di reclusione con interdizione temporanea dai pubblici uffici per uguale periodo; LOGSIC HUMANITARNE DEJAVNOSTI D.O.O. alla sanzione pecuniaria di euro quarantamila ed al divieto di contrattare con le autorità pubbliche per anni due.
Risarcimenti per 200 milioni di euro
Inoltre, il Tribunale ha ordinato la confisca per equivalente delle somme costituenti corpo dei reati contestati per oltre 166.000.000 di euro complessivi. Gli imputati sono stati infine condannati, in solido tra loro, al risarcimento dei danni in favore delle parti civili, liquidati complessivamente in oltre 200.000.000,00 di euro.
Le motivazioni della sentenza
"Con la sentenza emessa oggi, dopo 86 udienze, il Tribunale ha definito il giudizio di primo grado del processo a carico di dieci imputati e quattro società, che – come è noto – aveva ad oggetto plurime vicende (distinte, pur se con profili di connessione oggettiva e soggettiva), la principale delle quali è nota con riferimento al palazzo sito in Londra, 60 Sloane Avenue", sottolinea il Tribunale del Vaticano al termine del processo. "In ordine a questa, il Tribunale ha ritenuto sussistente il reato di peculato (art. 168 c.p.) in ordine all’uso illecito, perché in violazione delle disposizioni sull’amministrazione dei beni ecclesiastici (ed in particolare del canone 1284 C.I.C.), della somma di 200.500.000 dollari USA, pari a circa un terzo delle disponibilità all’epoca della Segreteria di Stato. Detta somma è stata versata tra il 2013 e il 2014, su disposizione dell’allora Sostituto mons. Giovanni Angelo Becciu, per la sottoscrizione di quote di Athena Capital Commodities, un hedge fund, riferibile al dr. Raffaele Mincione, con caratteristiche altamente speculative e che comportavano per l’investitore un forte rischio sul capitale senza possibilità alcuna di controllo della gestione".
Il Tribunale ha quindi ritenuto "colpevoli del reato di peculato mons. Becciu e Raffaele Mincione, che era stato in relazione diretta con la Segreteria di Stato per ottenere il versamento del denaro anche senza che si fossero verificate le condizioni previste, nonché, in concorso con loro, Fabrizio Tirabassi, dipendente dell’Ufficio Amministrazione, ed Enrico Crasso. Quanto all’utilizzo successivo della detta somma, servita - fra l’altro - per l’acquisto della società proprietaria del palazzo di Sloane Avenue e per numerosi investimenti mobiliari, il Tribunale ha ritenuto Raffaele Mincione colpevole del reato di autoriciclaggio (articolo 421-bis c. p.). Ha invece escluso la responsabilità di mons. Becciu, Crasso Enrico e Tirabassi Fabrizio in ordine agli altri reati di peculato loro contestati perché il fatto non sussiste, non avendo più la Segreteria di Stato la disponibilità del denaro una volta che esso era stato versato per sottoscrivere le quote del fondo".
È stata dichiarata poi la colpevolezza di Enrico Crasso per il reato di autoriciclaggio (art. 421-bis c.p.) in relazione all’utilizzo di una ingente somma di oltre 1 milione di euro, costituente il profitto del reato di corruzione tra privati commesso in concorso con Mincione. In relazione invece al riacquisto da parte della Segreteria di Stato, nel 2018-2019, attraverso una complessa operazione finanziaria, delle società cui faceva capo la proprietà del palazzo già citato, il Tribunale ha ritenuto la colpevolezza di Torzi Gianluigi e Squillace Nicola per il reato di truffa aggravata (art. 413 c.p.) e del citato Torzi anche per il reato di estorsione in concorso con Tirabassi Fabrizio (art. 409 c.p.), nonché per il reato di autoriciclaggio di quanto illecitamente ottenuto. Torzi, Tirabassi, Crasso e Mincione sono stati invece assolti perché il fatto non sussiste dal reato di peculato loro ascritto in relazione all’ipotizzata sopravvalutazione del prezzo di vendita. Tirabassi è stato, inoltre, ritenuto colpevole del reato di autoriciclaggio (articolo 421-bis c.p.) in relazione alla detenzione della somma di oltre 1.500.000 USD a lui corrisposta – fra il 2004 e il 2009 – dall’UBS; il Tribunale ha infatti ritenuto che la ricezione di tale somma da parte dell’imputato integrasse il reato di corruzione in ordine al quale però, dato il tempo trascorso, l’azione penale è ormai prescritta.
Quanto a Tommaso Di Ruzza e Renè Brulhart, rispettivamente Direttore Generale e Presidente dell’A.I.F. (Autorità di Informazione Finanziaria), intervenuti nella fase finale del riacquisto del Palazzo di Sloane Avenue, sono stati assolti dei reati di abuso di ufficio loro contestati e ritenuti colpevoli solo dei delitti di cui agli articoli 178 e 180 c.p. per omessa denuncia e per la mancata segnalazione al Promotore di giustizia di un’operazione sospetta. Infine, con riferimento ad altri due temi di indagine oggetto del giudizio, mons. Becciu e Cecilia Marogna sono stati ritenuti colpevoli, in concorso, del reato di cui all’art. 416-ter c.p. in relazione al versamento, da parte della Segreteria di Stato, di somme per un totale di oltre 570.000 euro a favore della Marogna, tramite una società a lei riferibile, con la motivazione, non corrispondente al vero, che il denaro doveva essere utilizzato per favorire la liberazione di una suora, vittima di un sequestro di persona in Africa.
Mons. Becciu è stato altresì ritenuto colpevole di peculato (art. 168 c.p.) per aver disposto, in due riprese, su un conto intestato alla Caritas-Diocesi di Ozieri, il versamento della somma complessiva di euro 125.000 destinata in realtà alla cooperativa SPES, di cui era presidente il fratello Becciu Antonino. Pur essendo di per sé lecito lo scopo finale delle somme, il Collegio ha ritenuto che l’erogazione di fondi della Segreteria di Stato abbia costituito, nel caso di specie, un uso illecito degli stessi, integrante il delitto di peculato, in relazione alla violazione dell’art. 176 c.p., che sanziona l’interesse privato in atti di ufficio, anche tramite interposta persona, in coerenza – del resto – con quanto previsto dal canone 1298 C.I.C. che vieta l’alienazione di beni pubblici ecclesiastici ai parenti entro il quarto grado. Mincione Raffaele, Torzi Gianluigi, Tirabassi Fabrizio, Becciu Giovanni Angelo, Squillace Nicola, Crasso Enrico, Di Ruzza Tommaso e Brulhart Renè sono invece stati assolti, con le formule specificate nel dispositivo, da tutti gli altri reati loro ascritti. Mons. Mauro Carlino è stato assolto da tutti i reati a lui contestati.
Promotore giustizia: "Da stasera dormo tranquillo"
“Non esulto per il risultato ma da stasera dormo tranquillo: non abbiamo mandato a giudizio innocenti. L’impostazione accusatoria ha tenuto”, sottolinea il Promotore di giustizia Alessandro Diddi subito dopo la lettura della sentenza del Tribunale del Vaticano.
"Quando ci sono questi processi non bisogna mai esultare per il risultato: chi fa il pubblico ministero non può essere felice per le condanne. Quello di cui sono soddisfatto - sottolinea Diddi - è che il lavoro lungo e meticoloso ha retto nonostante le contestazioni che ci sono state mosse in questi anni: ci è stato detto che siamo degli incompetenti, degli ignoranti, ci è stato detto di tutto, in realtà il risultato ci dà ragione. E questo per me è l'unica soddisfazione", ha osservato ancora il Promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi.
La Difesa: "Becciu innocente, faremo ricorso"
"C’è profonda amarezza, dopo 86 udienze, nel prendere atto che l’innocenza del Cardinale Becciu non è stata proclamata dalla sentenza, nonostante tutte le accuse si siano rivelate completamente infondate - dichiarano Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, legali del cardinale Becciu - . Le prove emerse nel processo, la genesi delle accuse al Cardinale, frutto di una dimostrata macchinazione ai suoi danni, e la Sua innocenza, ci consentono di guardare all’appello con immutata fiducia".
“Nonostante la pronuncia ci amareggi profondamente - proseguono gli avvocati - abbiamo una solida certezza: il cardinale Becciu, fedele servitore del Papa e della Chiesa, ha sempre agito nell'interesse della Segreteria di Stato e non ha avuto per sé e per i suoi familiari alcun vantaggio”, proseguono gli avvocati. “Rispettiamo la sentenza, leggeremo le motivazioni, ma rimaniamo certi che verrà prima o poi riconosciuta l’assurdità delle accuse contro il Cardinale e dunque la verità: Sua Eminenza Becciu è innocente”.
Economia
Astronomia, arriva l’Equinozio di Primavera e torna...
In Italia scatta alle 4,07, il giorno avrà la stessa durata della notte
Scatta domani, 20 marzo, l'equinozio di primavera del 2024 che accade alle 04,07 ora italiana (alle 03,07 Gmt), un passaggio che apre definitivamente le porte alla bella stagione. Dal punto di vista astronomico questo passaggio fa iniziare ufficialmente la primavera nell'emisfero boreale e rappresenta l'altro momento dell'anno - insieme all'equinozio d'autunno del 22 settembre prossimo - in cui il giorno e la notte hanno la stessa durata. Domani il giorno avrà infatti 12 ore di luce e 12 ore di buio. Gli equinozi accadono quando nessuno dei due emisferi terrestri è inclinato verso il Sole e, per questo, il Sole si trova esattamente perpendicolare all’equatore, evento che vede tutti e due gli emisferi ricevere la stessa quantità di luce solare. Dopo l’equinozio di primavera, uno dei due emisferi - quello boreale a marzo e quello australe a settembre - si inclina verso il Sole, facendo sì che quell’emisfero abbia più ore di luce, grazie al Sole che sorge ogni giorno un po’ prima e tramonta ogni giorno un po’ dopo.
L'Istituto Nazionale di Astrofisica, nella sua pagina EduInaf, ricorda che l'origine etimologica del termine Equinozio viene dal latino aequa-nox, appunto notte uguale, e indica che in un dato giorno la durata del periodo diurno e di quello notturno sono uguali. L'Inaf sottolinea inoltre che dal punto di vista astronomico gli equinozi, così come i solstizi, coincidano con precise posizioni della Terra nel suo moto di rotazione intorno al Sole e questo vuol dire, in termini pratici, che la definizione astronomica degli equinozi ha non solo un giorno, ma anche un orario preciso e quest'anno sarà domani 20 marzo, alle ore 4,07 ora italiana, le 03,07 Gmt.
L'equinozio però non identifica un intero giorno ma solo un istante in cui il Sole attraversa l'equatore celeste, da qui l'esigenza degli astronomi di definire un'orario ben preciso che scandisce il passaggio e l'ingresso della primavera che avviene solo nell'emisfero boreale, mentre nell'emisfero australe accade il contrario: inizia l'autunno. Con il ritorno della primavera anche quest’anno arriva la "Settimana aperta Inaf", sette giorni nei quali l’Istituto nazionale di astrofisica apre le porte dei suoi osservatori e istituti di ricerca in tutta Italia per accogliere il pubblico e condividere le meraviglie dell’universo. L’iniziativa, partita lunedì 18 marzo, va avanti fino a domenica 24 marzo e celebra così anche l’Equinozio di primavera di mercoledì 20 marzo.
L'equinozio di primavera, indica l'Inaf, è legato all’inclinazione di 23°27′ dell’asse terrestre rispetto al piano orbitale del pianeta, e questo è anche il motivo alla base della durata variabile di giorno e notte e dell’alternarsi delle stagioni. Inoltre la diversa inclinazione dei raggi solari crea le condizioni climatiche che caratterizzano ciascuna di esse. Gli astronomi dell'Inaf segnalano che il cielo di marzo è dominato dalla figura del Leone e dall’asterismo del Grande Carro. La Via Lattea invernale si sposta sempre più verso occidente, lasciando il posto ad un’area con bassa densità di stelle. Orione e Cane Maggiore sono sempre più basse sull’orizzonte, sostituite a sud dalla costellazione del Leone, la cui presenza indica l’arrivo prossimo della primavera, e dall’Idra, quest’ultima tanto grande quanto poco appariscente.
Rasente l’orizzonte meridionale, si intravedono alcune stelle appartenenti alla costellazione australe delle Vele, una volta parte della grande costellazione della Nave Argo. Ad est, sono evidenti due stelle luminose: una, dal colore rosso arancio vivo, è Arturo, nella costellazione del Boote; più a sud, Spica, la stella più brillante della Vergine, costellazione in cui è possibile osservare un grandissimo numero di galassie in virtù della presenza entro i suoi confini dell’omonimo ammasso galattico. Queste due stelle, insieme con Denebola (β Leonis), costituiscono l’asterismo del Triangolo di Primavera. A nord, il Grande Carro si mostra a pochi gradi dallo zenit, disposto 'capovolto' alle latitudini italiane; sempre osservabili, basse sull’orizzonte nord, le due figure di Cefeo e Cassiopea. Verso ovest, domina ancora la figura di Orione e dei Gemelli, la stella Sirio e la costellazione del Toro. Osservando il cielo oltre le prime ore della notte, sarà inoltre visibile a nord-est la brillante stella Vega, che sarà dominante nei prossimi mesi estivi e inizio-autunnali.
Tornando infine al momento dell'Equinozio l'asse terrestre è inclinato di 23°27′ rispetto alla perpendicolare al piano orbitale e anche l'equatore celeste, cioè la proiezione dell'equatore terrestre nella sfera celeste, è inclinato di 23°27′ rispetto al piano orbitale. Questo significa che il Sole, man mano che la Terra si muove lungo la sua orbita, si trova sopra o sotto l'equatore celeste. I due equinozi - di primavera e di autunno - rappresentano i momenti in cui il Sole attraversa l'equatore celeste nel suo moto apparente durante l'anno, nei due equinozi il Sole raggiunge lo zenit all'equatore. Ai due Tropici i raggi solari raggiungono un'altezza di 66°33′ rispetto all'orizzonte, e ai Circoli Polari di 23°27′.
Starwalks.space riferisce che nell’emisfero boreale, l’equinozio di primavera cade solitamente tra il 19 ed il 21 marzo e che in questo secolo 78 equinozi saranno il 20 di marzo, mentre solo due di essi cadranno il 21 del mese: i restanti 20 equinozi si verificheranno il 19 marzo. Nell’emisfero australe, invece, le date dell’equinozio di primavera variano dal 21 al 24 settembre. Nel ventunesimo secolo, avremo 76 equinozi che cadranno il 22 settembre, mentre il prossimo equinozio che si verificherà il 24 del mese sarà nel 2303.
Nell'emisfero Nord gli Equinozi sono così scanditi: il 2024 il 20 marzo alle 03:07 Gmt; nel 2025 il 20 marzo alle 09:02 Gmt; nel 2026 il 20 marzo alle 14:46 Gmt; nel 2027 il 20 marzo alle 20:25 Gmt; nel 2028 il 20 marzo alle 02:17 Gmt. Le date nell'emisfero sud saranno: 2024: 22 settembre alle 12:44 Gmt; 2025: 22 settembre alle 18:20 Gmt; 2026: 23 settembre alle 00:06 Gmt; 2027: 23 settembre alle 06:02; Gmt 2028: 22 settembre alle 11:45 Gmt.
Economia
Manageritalia, industria e servizi integrati per vincere la...
'Terziario e manifattura - Insieme per la sfida della doppia transizione' incontro organizzato da Manageritalia e Intesa Sanpaolo per presentare il Report prodotto congiuntamente sul tema della crescente integrazione tra servizi e industria.
Come la terziarizzazione sta cambiando le strategie delle aziende? Come cambiano i profili dei lavoratori e dei manager impiegati nell’industria? Quali aspetti necessitano di interventi di policy? A queste e molte altre domande ha risposto 'Terziario e manifattura - Insieme per la sfida della doppia transizione', l’incontro organizzato da Manageritalia e Intesa Sanpaolo per presentare il Report prodotto congiuntamente sul tema della crescente integrazione tra servizi e industria.
A confrontarsi oggi, durante un dibattito presso gli spazi di Intesa Sanpaolo in P.zza Belgioioso a Milano, sono stati: Gregorio De Felice - chief economist e responsabile Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, Mario Mantovani - presidente Manageritalia, Emilio Rossi - responsabile Osservatorio del Terziario Manageritalia, Carlo Alberto Carnevale Maffè - professore di Strategia e Imprenditorialità SDA Bocconi school of management, Azzurra Rinaldi - direttrice School of Gender Economics e Stefano Venturi - presidente Cefriel, oltre a Ilaria Sangalli, senior economist, Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo e Adelaide Fabbi, Osservatorio del Terziario Manageritalia, che hanno curato la ricerca.
“Aumenta da tempo l’interrelazione e la sinergia tra manifattura e servizi, nelle catene del valore globali. E’ un fenomeno di cui i policy maker, le istituzioni, gli economisti, i finanziatori, gli imprenditori e i manager devono tener conto per far evolvere i modelli di business e le politiche industriali”, così commenta Mario Mantovani presidente Manageritalia che prosegue: “Una terziarizzazione sempre più protagonista dell’economia, un fattore chiave per le transizioni digitale e ambientale, con la necessità di individuare policy in grado di far crescere il valore aggiunto e la produttività, grazie soprattutto a investimenti nel capitale umano, manageriale e tecnico”.
“La crescita degli investimenti italiani, +20,4% nel quadriennio 2019-22, è ampiamente sostenuta dagli investimenti digitali, che giocano un ruolo determinante nell’influenzare la crescita economica del paese” spiega Gregorio De Felice, chief economist e responsabile Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo che conclude: “Gli investimenti in proprietà intellettuale, in particolare, rappresentano la componente più dinamica della spesa, con una crescita del 36,3% in un’ottica di lungo periodo 2008-22. Dietro questo dinamismo c’è l’effetto dell’adozione del pacchetto incentivante Transizione 4.0, più volte rimodellato e rifinanziato, che ha rivitalizzato l’industria ma anche gli annessi comparti dei servizi di mercato che sono a traino di questo processo di upgrading tecnologico. Agli incentivi per l’acquisto di beni e software si affiancherà ora Transizione 5.0, per spingere l’acceleratore sulla doppia transizione digitale e ambientale”.
Dall’analisi condotta dall’Osservatorio del Terziario Manageritalia e dalla direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo si evince come negli ultimi decenni si sia assistito a un crescente utilizzo di servizi nei processi industriali. Una terziarizzazione che riguarda tutte le fasi, dalla progettazione alla produzione, alla commercializzazione dei beni. L’Italia appare ben posizionata in questo percorso di integrazione tra terziario e processi produttivi, con un peso dei servizi di mercato sul valore dell’output manifatturiero che superava il 24% già nella fase pre-Covid, prima dell’accelerazione avviata dalla pandemia. Un dato secondo solo alla Francia (27,2%), tra i grandi paesi europei.
Determinante il contributo delle Attività professionali, tecniche e scientifiche (Apts), che giocano un ruolo chiave nell’affiancare le imprese industriali nell’R&D sperimentale, di fronte a una competizione globale che impone di spingere sull’offerta di beni innovativi. In Italia, è la filiera automotive a esercitare il principale effetto traino sulle Apts, seguita dai settori a medio-alto contenuto tecnologico come farmaceutica, elettronica e meccanica, ma anche da settori più tradizionali del Made in Italy, come il tessile-abbigliamento.
I servizi Ict, tra i grandi protagonisti della transizione digitale, sono in crescita in termini di supporto ai processi industriali, con una penetrazione che in Italia è più forte, ancora una volta, nell’automotive, che distanzia la meccanica. Tra i competitor europei, l’Italia è la nazione che fa registrare, per provenienza geografica dei servizi di mercato a supporto dei processi manifatturieri, il contributo domestico più alto, il 50,2%; superate Germania 43%, Spagna 39,5% e Francia 38,2%.
Determinante anche il contributo dei servizi di matrice estera, con un ruolo chiave giocato dai partner dell’Europa Occidentale, e una crescita dei paesi asiatici (con un contributo dell’8,6% alla catena manifatturiera italiana), guidata dalla Cina. Il contributo cinese è ancora molto sbilanciato verso i servizi di logistica, complementari alla vendita di input manifatturieri, pur includendo anche l’offerta di Apts e di servizi IT (insieme a India e Giappone). Gli Stati Uniti mantengono comunque una solida presenza, specialmente come fornitori di Apts.
Guardando all’export, l’integrazione tra manifattura e servizi risulta ancor più forte ed evidente: in Italia, il valore aggiunto dei servizi di mercato assorbito nei beni manifatturieri destinati all’esportazione era il 38,2% già nella fase pre-Covid, un dato superiore alla media Ue e Ocse. In tutti i settori manifatturieri, il contributo dei servizi all’export supera il 30%.
La terziarizzazione del comparto industriale porta con sé anche un radicale cambiamento e riorganizzazione del capitale umano all’interno delle imprese manifatturiere, dove cresce l’importanza delle figure professionali dedicate allo svolgimento delle attività di servizio. In Italia, i colletti bianchi sono cresciuti del 3% tra il 2011 e il 2022 in rapporto all’occupazione totale (dati Eurostat), soprattutto con riferimento ad alcune professionalità rilevanti per la fase di transizione digitale e ambientale. Spicca nella manifattura italiana una quota significativa di tecnici delle scienze (28%), superiore alla media europea.
Nonostante la crescita di personale sempre più qualificato, c’è ancora un gap da colmare con i concorrenti europei sul fronte degli specialisti Ict (3,8% in Italia, media Ue 4,5%, dati Eurostat 2022), anche in termini prospettici, di formazione di figure professionali che possano accompagnare il percorso di digitalizzazione. L’Italia soffre ancora di modesti tassi di laureati nel settore Ict (1,5%, media Ue 4,2%) e di un numero esiguo di imprese che offre formazione su questi temi ai propri dipendenti (19%, media Ue 22%).
Le carenze sul fronte del capitale umano si traducono oggi in una diffusione ancora limitata di tecnologie avanzate, come i big data (adottati dall’8,6% delle imprese in Italia, contro una media Ue del 14,2%) e l’intelligenza artificiale (6,2% - dove però la strada è ancora lunga anche a livello di Ue27 nel suo complesso, 7,9%), fondamentali per il successo dei processi di digitalizzazione e per realizzare un salto di produttività, sia a livello di singole imprese che di sistema Paese.
Esteri
Russia, 2mila mercenari dal Nepal in guerra:...
Spinti a combattere dalla povertà, ora cercano disperatamente di tornare
Circa 2mila nepalesi sono stati reclutati dalla Russia per combattere nella guerra in Ucraina. Alcuni di loro, spinti dalla povertà e dalla promessa di stipendi da favola per i loro standard, hanno denunciato di aver subito un trattamento pessimo al fronte e ora cercano disperatamente di tornare a casa. Ganesh, 35 anni, è uno dei pochi ad esserci riuscito.
In un'intervista a Sky News ha dichiarato di aver combattuto quattro mesi e mezzo nel Donetsk e ha sostenuto che i nepalesi venissero "trattati come cani". Nel periodo al fronte, ha detto da Kathmandu, "siamo stati attaccati dai droni ed è stato terrificante".
L'uomo, che si dice sollevato ma traumatizzato dalla sua esperienza in prima linea, ha raccontato che all'inizio è stato portato nel centro di addestramento Avangard, un'accademia militare fuori Mosca, dove è rimasto per due settimane. Ganesh aveva già un'esperienza di 10 anni nell'esercito indiano, ma molti altri al suo fianco erano giovani e inesperti. Alcuni non avevano mai impugnato un'arma prima.
Finito l'addestramento, ha proseguito, c'è stato un cambiamento netto nel modo in cui venivano trattati i mercenari stranieri, che sono stati improvvisamente gettati nel conflitto. "Durante le prime due settimane di addestramento, la vita andava bene - ha affermato - Ma una volta mandati in Ucraina, non avevamo abbastanza cibo e siamo stati picchiati dai russi. È stato davvero brutto".
Il destino dei mercenari
Secondo Ganesh, i nepalesi erano considerati carne da cannone. "I soldati russi erano dietro di noi. In prima linea c'erano i mercenari", ha aggiunto, descrivendo come al fronte ci fossero criminali russi, nepalesi e indiani davanti all'esercito. Il mercenario ha visto tre nepalesi uccisi sul campo di battaglia, ma ha sentito parlare di molte altre vittime.
Ganesh ha quindi spiegato come è finito a combattere in Ucraina, dicendo che faceva fatica a trovare lavoro e quando è andato da un agente per un posto in Lussemburgo, quello gli ha suggerito di andare invece in Russia perché era "piena di opportunità".
Ganesh ha quindi dovuto chiedere un prestito e pagarsi un milione di rupie nepalesi (quasi 7mila euro) per viaggiare fino a Mosca via Dubai con un visto turistico. Lo stipendio medio mensile nepalese equivale a meno di 175 euro. Ma l'agente gli aveva promesso che ne avrebbe potuti guadagnare quasi 2mila se si fosse unito alla campagna del Cremlino. Una volta in Russia ha dovuto pagare un altro agente quasi mille euro solo per essere portato al campo di addestramento.
Sky precisa che la cifra di 2mila nepalesi reclutati dall'esercito russo si basa sulle testimonianze dei soldati di ritorno, nonché sui dati dell'immigrazione russa. Molti nepalesi hanno riferito di aver ricevuto visti per studenti o turisti per raggiungere la Russia e il governo di Kathmandu è stato costretto a intervenire dato che per i cittadini del Paese himalayano è illegale combattere per gli eserciti stranieri.
A gennaio il governo ha vietato ai suoi cittadini di recarsi in Russia o Ucraina per lavoro e ha chiesto a Mosca di rimpatriare tutti i nepalesi reclutati. Inoltre ha dichiarato 'guerra' agli agenti che favoriscono il reclutamento e l'ingresso in Russia, con la polizia che ha già arrestato 22 sospetti.