

Salute e Benessere
‘Fine vita’, la Road map Aisla parte da Palermo
Cure neuropalliative al centro dell’evento formativo per chi cura la sclerosi laterale amiotrofica

Con l’evento formativo ‘Fine vita: una questione ancora aperta’, l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla) ha aperto, a Palermo, la Road map delle iniziative promosse nel mese dedicato alla formazione Ecm gratuita per i professionisti e gli operatori sanitari sui temi, sempre più attuali, di diritto alla salute e di dignità umana. Il convegno, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è patrocinato da Regione Siciliana, Comune di Palermo, Università degli Studi di Palermo e Fondazione Sant’Elia.
La Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) – si legge in una nota diffusa dall’Associazione – è una malattia che pone la persona di fronte a scelte esistenziali, un vero paradigma della complessità assistenziale verso cui tendere. In un’ottica ‘neuropalliative care’, Aisla supporta convintamente la cooperazione tra i professionisti della cura affinché l’area medica possa assolvere in modo appropriato al suo ruolo. In questa logica, la figura del medico palliativista ha le adeguate competenze per supportare le famiglie nell’affrontare situazioni complesse, quali manifestazioni comportamentali destruenti, quadri di demenza frontotemporale, revoche di consenso informato e problematiche sintomatologiche difficili.
“La Sla è una malattia terribile – affermano Fulvia Massimelli e Michele La Pusata, rispettivamente presidente e vicepresidente Aisla nazionale – Colpisce le persone senza pietà, portando con sé sfide incommensurabili. Ed è in queste circostanze che dobbiamo dimostrare la nostra responsabilità nel continuare le nostre azioni nella sensibilizzazione, nell’educazione, per far sì che le persone comprendano meglio questa malattia, superando i pregiudizi e gli stereotipi che possono creare barriere sociali. Insieme – continuano – dobbiamo costruire una società inclusiva, dove ogni individuo, indipendentemente dalla sua condizione, possa vivere una vita dignitosa e felice”. Il dibattito bioetico, moderato da Roberto Gueli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Vicedirettore nazionale Tgr Rai, ha visto la partecipazione di ospiti in ambito sanitario, scientifico e teologico sul tema centrale delle cure palliative volte ad alleviare la sofferenza fisica, psicologica ed esistenziale della persona, così come previsto dagli articoli 2 e 32 della Costituzione e dalla L.38/2010.
Il dibattito ha quindi messo al centro il lavoro avviato da AIsla in merito alla pianificazione condivisa delle cure, così come definita nell’articolo 5 della Legge n.219 del 2017. Sin dal 2014, Aisla si è impegnata nella stesura di un documento di consenso sulle scelte terapeutiche della persona affetta da Sla con equipe multidisciplinari. “L’imprevedibilità della Sla è differente da persona a persona e mai univoca – ricorda Daniela Cattaneo, medico palliativista Aisla – Bisogna investire in un legame empatico con gli esperti delle cure palliative. La sinergia con un team specializzato può delineare percorsi personalizzati per il benessere della persona, offrendo un supporto che riduce l’eventualità di ricoveri urgenti o di emergenza”
“Il complesso delle leggi rispetto all’etica cambia rapidamente – osserva Lucia Craxi, vicepresidente Consulta Bioetica e ricercatore dipartimento Bind Università degli Studi di Palermo – ma il nostro sentire comune cambia in maniera molto più lenta e meno lineare. La nostra narrazione della medicina vede il medico come eroe guerriero, io vorrei una narrazione in cui l’eroe è il paziente, che può anche decidere di non essere necessariamente un guerriero. Quindi il dovere di cura, nel senso biomedico, deve spostarsi verso il rispetto dell’autodeterminazione della persona. La Vita è un bene inviolabile”. Si tratta di un approccio culturale e sistemico che ribalta il tradizionale modello prestazionale.
Nel suo intervento, Pietro Cognato, teologo bioeticista Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, ha preso spunto dalla lettera ‘Samaritanus bonus’, della Congregazione per la Dottrina della Fede, che richiama l’esempio di San Camillo de Lellis, fondatore dell’Ordine dei Ministri degli Infermi. Al tavolo erano presenti Angela Fundarò, vicepresidente della Fondazione Sant’Elia, Bice di Piazza, referente di Aisal Palermo, Antonino Petronaci, Case Manager Team Sla Samot, Vincenzo La Bella, coordinatore Centro Sla Auo di Palermo, il sindaco palermitano Roberto Lagalla che ha conferito un riconoscimento a Michele La Pusata ‘esempio di vita vissuta al servizio del Bene Comune”.
Coronavirus
Covid e variante Pirola, mini ondata in arrivo? Cosa dicono gli infettivologi

Marco Falcone, segretario della Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit), fa il punto con l'Adnkronos Salute

Covid in Italia e variante Pirola, nuova mini ondata di casi in arrivo? “Il fatto che la variante BA.2.86 o ‘Pirola’ sia stata sequenziata nei giorni dell’arrivo in Italia del vaccino anti-Covid aggiornato sembra uno scherzo del destino. E’ una variante che ha una ‘spike’ diversa da tutte le altre varianti Omicron con oltre 35 mutazioni e con queste caratteristiche potrebbe essere una tipologia di virus che infetta anche i guariti e i vaccinati. L’interesse della comunità scientifica però deve essere sul fatto che possa essere o meno più contagiosa e trasmissibile, abbiamo visto che EG.5 o ‘Eris’ ha fatto mini ondata di casi ma non è detto che anche Pirola possa causare grandi numeri”. Così all’Adnkronos Salute l’infettivologo Marco Falcone, segretario della Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit).
Cosa dobbiamo fare? “Sicuramente la sorveglianza molecolare – risponde Falcone -che va condotta per capire se quest’ultima variante rimane confinata al 5-10% di prevalenza nella popolazione infettata o diventa predominare. Ma – avverte – al momento non ci sono motivi per pensare che abbia un impatto clinico diverso dalle altre, ovvero che possa dare una malattia Covid più grave”.
Secondo l’infettivologo, “in ogni caso o Pirola, Eris o la prossima variante dal nome affasciante, i soggetti fragili, gli anziani, i malati oncologi e ematologici, devono fare il vaccino aggiornato a XBB che rappresenta, indipendentemente dalla variante che gira, una stimolazione e un potenziamento degli anticorpi necessario per affrontare l’autunno. Questi soggetti magari si infetteranno ma – conclude – non svilupperanno una malatia grave, il valore dei vaccini rimane intatto rispetto alle nuove varianti perché abbiamo già avuto l’esperienza di quanto accaduto negli anni passati”.
Salute e Benessere
Leucemia linfatica cronica, campagna favorisce confronto medico-paziente

Al via 'Faccia a faccia con la Llc', iniziativa promossa da AbbVie

In occasione del mese di settembre, dedicato alla sensibilizzazione sui tumori del sangue, AbbVie promuove ‘Faccia a faccia con la Llc’: un confronto tra medici, pazienti, associazioni e psico-oncologi per favorire il dialogo nella leucemia linfatica cronica, alla luce delle nuove prospettive di trattamento e delle attuali sfide italiane. Lo comunica l’azienda farmaceutica in una nota. L’iniziativa beneficia del patrocinio di Ail (Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma), Avis (Associazione volontari italiani del sangue), Fondazione Gimema Onlus e dell’associazione La Lampada di Aladino. L’obiettivo – spiega AbbVie – è identificare le buone pratiche e gli eventuali vuoti relazionali, comportamentali e assistenziali e favorire la comunicazione medico-paziente.
La leucemia linfatica cronica – ricorda la nota – è una forma di leucemia a lenta progressione, a causa della quale viene rilevato un numero eccessivo di linfociti maturi (un tipo di globuli bianchi), in prevalenza nel sangue e nel midollo osseo. Con un’incidenza di circa 5 casi ogni 100mila abitanti – dettaglia la nota – è il tipo più comune di tumore ematologico per cui, in Italia, ogni anno circa 3.000 persone ricevono una diagnosi di Llc. In particolare, questo tipo di tumore ematologico colpisce gli uomini il doppio delle donne, soprattutto nella fascia d’età compresa tra i 65 e i 74 anni.
“La diagnosi di leucemia è un fulmine a ciel sereno nella vita delle persone – afferma Giuseppe Toro, presidente Ail – e spesso i pazienti e i loro familiari debbono confrontarsi con una diagnosi di una patologia come la leucemia linfatica cronica che non conoscono e che oggi, rispetto a qualche anno fa, ha subito un’importante evoluzione. Dalla diagnosi al trattamento terapeutico, fino ad arrivare al follow-up e alla cura, il percorso del paziente affetto da Llc è cambiato. Questo ci porta a riflettere su nuove modalità di interazione tra i pazienti e i medici, dove un ruolo fondamentale è attuato anche dallo psico-oncologo, che spesso interviene laddove la comunicazione risulta non sempre esaustiva, oppure per accompagnare il paziente o il suo caregiver a una nuova consapevolezza e a convivere con la propria malattia. E’ per questo che aderiamo con convinzione all’iniziativa, spinti come associazione dal nostro costante impegno per migliorare la qualità di vita dei pazienti attraverso nuove soluzioni, tra le quali il far riconoscere il ruolo dello psicologo quale parte integrante di tutto il percorso di cura del paziente”.
A inaugurare l’iniziativa due think tank, uno riservato ai pazienti l’altro ai clinici: due occasioni, in cui il punto di vista dei pazienti sarà raccolto separatamente da quello dei medici con l’obiettivo di far emergere le prime necessità a cui rispondere. A svolgere un ruolo chiave, in occasione degli incontri, saranno gli psico-oncologi, chiamati ad offrire spunti di riflessione sui bisogni emotivi e pratici, dei pazienti e dei clinici.
“Iniziative come queste si rivelano essenziali anche per il medico – sottolinea Marco Vignetti, Presidente della Fondazione Gimema Franco Mandelli Onlus (Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto). Affidare al punto di vista del clinico un ruolo tanto importante quanto quello del paziente è oggi fondamentale. In quest’ottica, la gestione del tempo, l’espletamento di pratiche burocratiche e i continui aggiornamenti professionali possono essere determinanti nella relazione medico-paziente. Un percorso come questo contribuisce ad agevolare il follow up dei pazienti e ad evidenziare quanto la qualità di vita dell’ematologo e una migliore comunicazione con il proprio paziente siano sempre più connessi”.
‘Faccia a Faccia con la Llc’ – prosegue la nota – favorirà la costruzione di soluzioni concrete che attraverso un confronto, da Nord a Sud, tra medici e pazienti consentirà di analizzare quanto emerso nei think tank per identificare e rappresentare elementi comuni. Milano, Bari, Roma e Firenze le città che tra il 2023 e il 2024 ospiteranno i quattro road show che vedranno la partecipazione – oltre che delle Associazioni di pazienti, clinici, esperti del comportamento e mediatori – anche di facilitatori grafici chiamati a tradurre concetti complessi in mappe visive chiare e semplici a supporto della costruzione di una comunicazione di successo.
“La comunicazione tra ematologo e paziente costituisce uno snodo importante nel percorso di cura – aggiunge Davide Petruzzelli, presidente di Lampada di Aladino Ets – Una comunicazione efficace permette di costruire una vera e propria alleanza terapeutica tra le due parti in cui i pazienti siano più consapevoli sul loro percorso di salute, proprio perché correttamente informati ed educati”.
“Siamo davvero contenti di far parte di questo viaggio che ha come obiettivo quello di migliorare il dialogo medico-paziente nella lotta a una malattia ematologica come la Llc – commenta Gianpietro Briola, presidente Avis – Il tema ci sta particolarmente a cuore perché grazie alla nostra forte presenza sul territorio, siamo diventati punto di riferimento non solo per le donazioni di sangue, ma anche per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori”.
Prevenzione e diagnosi precoce rappresentano elementi chiave per la lotta alle patologie ematologiche, in particolare quelle croniche come la Llc. “Con questo progetto – conclude Irma Cordella, Public Affairs Director AbbVie Italia – riteniamo di aver compiuto un importante passo avanti, ponendo l’attenzione su aspetti di natura non solo clinica, ma anche gestionale ed emozionale della malattia. Siamo certi che dal dialogo tra le diverse parti possano nascere proposte interessanti e condivise: un valido supporto alla nostra ricerca per essere sempre più al fianco di pazienti e clinici durante tutto il percorso di cura nella leucemia linfatica cronica”.
Coronavirus
Smartphone accelera pubertà dei maschi, lo studio

Secondo la ricerca il tempo di esposizione agli schermi influisce nello sviluppo, anticipandolo rispetto alla norma

Passare tanto tempo davanti a smartphone e tablet, con esposizione alla luce blu degli schermi, può portare a pubertà precoce nei maschi. E’ quanto sembra emergere da un nuovo studio condotto sui ratti e presentato al 61esimo meeting annuale Società europea di endocrinologia pediatrica all’Aia, nei Paesi Bassi. La ricerca aggiunge evidenze a un’ipotesi da tempo indagata dalla comunità scientifica. A firmarla un gruppo di ricercatori turchi che aveva già affrontato la questione studiando – sempre nei ratti – gli effetti di un’eccessiva esposizione alla luce blu nelle femmine.
La pubertà precoce, spiegano gli autori, per la maggior parte dei bambini non ha una causa evidente. A volte è dovuta a fattori genetici, oppure a una problematica a livello cerebrale, come una lesione o un tumore, oppure alla tiroide, alle ghiandole surrenali o alle ghiandole sessuali. Negli ultimi anni, diversi studi hanno segnalato un aumento dell’inizio precoce della pubertà sia per le ragazze che per i ragazzi, in particolare durante la pandemia di Covid. Un fattore, ipotizzano gli scienziati, potrebbe essere il maggiore utilizzo di dispositivi che emettono luce blu, ma questo è molto difficile da valutare nei bambini.
Lo studio, che è stato pubblicato su ‘Frontiers in Endocrinology’, è il primo a indagare l’associazione tra esposizione alla luce blu e pubertà precoce nei ratti maschi, spiegano gli esperti, e fa luce su come i fattori ambientali, come il tempo trascorso davanti allo schermo, influiscano sulla pubertà precoce e sul tessuto testicolare, il che – auspicano i ricercatori – potrebbe portare a future strategie di prevenzione per i bambini. Il gruppo dell’Ankara Bilkent City Hospital e dell’Università Gazi in Turchia ha esaminato 18 ratti maschi di 21 giorni d’età, divisi in tre gruppi di 6 ed esposti a un ciclo di luce normale, e a 6 ore o a 12 ore di luce blu. I ricercatori hanno scoperto che i primi segni di pubertà si manifestavano molto prima nei ratti maschi esposti alla luce blu. Inoltre, più a lungo i ratti venivano esposti alla luce blu, prima iniziava la loro pubertà. I roditori esposti mostravano anche uno sviluppo spermatico soppresso e tessuto testicolare danneggiato.
Lo studio precedente dello stesso gruppo aveva mostrato un inizio più precoce della pubertà anche nei ratti femmina a causa dell’esposizione alla luce blu. Ora, spiega il ricercatore principale Aylin Kılınç Uğurlu, dell’Ankara Bikent City Hospital, “per la prima volta abbiamo trovato una relazione diretta tra l’esposizione alla luce blu e la pubertà precoce nei ratti maschi. I nostri risultati sono in linea con il nostro precedente lavoro sui ratti femmine, che aveva anch’esso mostrato effetti simili, fornendo così una visione più completa di come la luce blu può influenzare la pubertà sia nei ratti maschi che in quelli femmine”.
Sebbene i risultati suggeriscano che la luce blu potrebbe potenzialmente essere un fattore di rischio per l’inizio precoce della pubertà, sono necessarie ulteriori ricerche, puntualizzano gli autori. “Voglio sottolineare che questo è uno studio sui ratti e i risultati diretti non possono essere interpretati per gli esseri umani – afferma Kılınç Uğurlu – Tuttavia, forniamo una base sperimentale per studiare ulteriormente le conseguenze sulla salute del sempre maggiore tempo trascorso davanti allo schermo nella società moderna”.
I ricercatori continueranno le loro ricerche sui ratti di entrambi i sessi, concentrandosi sugli “effetti a lungo termine” in termini di “danni agli organi riproduttivi e sulla fertilità”, riferisce Kılınç Uğurlu. “In definitiva, questa ricerca potrebbe portare a misure preventive e contribuire al dibattito in corso su come gli stili di vita moderni possano influenzare lo sviluppo fisiologico e la salute a lungo termine”.
Salute e Benessere
Gli esperti, ‘Dragon Boat modello attività per donne con cancro seno’

Alla tappa veneta del Festival, ‘migliora condizione cardiovascolare ed edema al braccio’

“Promuovere l’attività fisica per le donne operate al seno può diventare un modello” da diffondere “perché, indubbiamente, ci saranno dei vantaggi in termini di miglioramento delle loro capacità cardiovascolari. Ma questi sono anche momenti di prevenzione, soprattutto per l’edema dell’arto superiore dal lato della mammella operata. Dobbiamo fare di tutto perché venga diffusa il più possibile. Nel nostro centro stiamo lavorando sulla promozione del benessere della donna in termini di prevenzione dell’aumento ponderale, con visite nutrizionistiche e opportuni regimi dietetici, ma anche dell’attività ludico motoria – come questa bella iniziativa – e del benessere psico-fisico della donna operata di tumore al seno, anche in termini estetici”. Lo ha detto Davide Pastorelli, direttore dell’Uoc di Oncologia dell’ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda (Verona), sabato, in occasione della tappa veneta del CardioBreast Dragon Boat Festival, manifestazione sportiva dell’Istituto nazionale di ricerche cardiovascolari (Inrc) e della Federazione italiana Dragon Boat (Fidb) per sensibilizzare il grande pubblico sull’importanza della prevenzione cardiovascolare primaria e per spiegare i benefici di uno sport come il Dragon Boat, anche per le donne operate di tumore al seno.
“Come sempre – aggiunge Antonio De Lucia, psicologo e presidente della Federazione Italiana Dragon Boat – quando si lavora con le donne operate di tumore al seno, abbiamo un livello di energia e di partecipazione incredibile. Questo è uno sport veramente in crescita – purtroppo da una parte, ma per fortuna dall’altra – perché queste donne, invece di chiudersi dentro casa, sentirsi depresse, riacquistano la gioia di vivere, l’energia, di confrontarsi con se stesse e con le altre. Abbiamo visto due equipaggi (Pink Darsena del Garda di Bardolino e Associazione Remiera Peschiera ndr), quaranta donne – continua De Lucia – che si sono misurate non tanto in una gara, ma nel dimostrare quanto lo sport faccia bene al fisico e allo spirito, proprio nella settimana in cui lo sport è stato inserito nella Costituzione. Oggi ci sentiamo all’interno non solo della Costituzione ma dell’essenza del valore dello sport. Ben vengano manifestazioni come queste. Ovunque andiamo, c’è sempre gioia e voglia di vivere e di esprimersi”.
Attività aerobiche come il Dragon Boat “a bassa intensità e di lunga durata – sottolinea Cristina Bolsi della Fondazione italiana per il cuore – sono particolarmente indicate per migliorare la funzionalità cardiaca. E’ stata veramente una scelta opportuna quella di unire il cardio benessere e fare prevenzione con un’attività sportiva amatoriale, molto piacevole, ma che fa bene al cuore. La Giornata mondiale per il cuore – ricorda Bolsi – si festeggia in tutto il mondo il 29 settembre” e questa è l’occasione migliore “per parlare di stili di vita, prevenzione” e aderenza alle terapie. “Si può vivere bene – conclude l’esperta – seguendo le cure, anche con una patologia importante”.
Nell’ambito della manifestazione, il truck inviato dall’Inrc ha eseguito più di 50 screening cardiologici gratuiti. La tappa veneta è la seconda delle 4 previste dall’iniziativa realizzata grazie alla collaborazione della Federazione italiana dragon boat, la partecipazione della Fondazione italiana per il cuore (Fipc) e Onco Beauty Onlus, il patrocinio dell’Associazione nazionale donne operate al seno (Andos) e della Lega Italiana per la lotta contro i tumori (Lilt), con il contributo incondizionato di Daiichi Sankyo Italia. Prossimi appuntamenti: 8 ottobre in Toscana, allo Stagno Collesalvetti (Livorno) e 14 ottobre in Puglia, al Waterfront San Girolamo di Bari.
Salute e Benessere
Festa dei nonni, porte aperte negli Artemisia Lab

Il 2 ottobre l'iniziativa della Fondazione: "Screening gratuiti, ascolto e consulenza psico-sociale per i nostri angeli custodi"
Lunedì 2 ottobre si celebra come ogni anno la Festa dei nonni. Una ricorrenza calendarizzata non a caso nel giorno in cui la Chiesa cattolica onora gli angeli custodi. Custodirne la salute è fra gli obiettivi di Fondazione Artemisia, che metterà a disposizione tutti i centri della rete Artemisia Lab per accogliere i nonni e offrire loro “screening gratuiti volti a favorire prevenzione e diagnosi precoce, nonché ascolto e consulenza psico-sociale”. Per informazioni e per prenotare un appuntamento, basta contattare il centro Artemisia Lab più vicino.
La festa del 2 ottobre “è stata istituita per ricordare e lodare la saggezza, l’esperienza e il prezioso contributo che i nonni offrono alla società, nonché il ruolo che rivestono nella vita familiare, accudendo e supportando i cari proprio come angeli custodi”, ricorda Fondazione Artemisia in una nota. La presidente Mariastella Giorlandino, “anche quest’anno come da trent’anni a questa parte – si legge – desidera contribuire fattivamente alla tutela della salute dei nonni e di tutti di anziani”.
Coronavirus
Stressati nove medici di famiglia su 10: effetto Covid, burocrazia e WhatsApp

Misericordia (Fimmg): "I fattori di rischio stress ereditati dalla pandemia non sono cambiati". Picco abbandoni medici famiglia a Roma per stress, Ordine studia soluzioni

Disturbi del sonno, ansia, paura, aumento dei carichi di lavoro che ha sottratto tempo alla famiglia, al riposo, alla vita privata. Il malessere dei medici di famiglia, tra carenza di colleghi, difficoltà a trovare sostituti e una burocrazia sempre più elevata, “è palpabile” e arriva a sfiorare il 90% di professionisti. Troppo stress. Lo dicono i sindacati, gli esperti di sanità, gli analisti del settore. E lo dicono i pensionamenti anticipati che crescono: si è passati, secondo i dati Enpam, dai 718 camici bianchi che hanno lasciato prima il lavoro nel 2019 ai 1.096 del 2022, numeri complessivi delle medicina generale, comprensivi dei pediatri, che sono indicativi pur considerando la gobba pensionistica in atto.
Secondo la Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), sulla base dell’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli lo scorso marzo, la quota dei camici bianchi di famiglia che si dichiara stressata, raggiunge il 90%. E l’11% di questi professionisti dal 2020 al 2022 ha riscontrato problemi di salute che prima non aveva, soprattutto disturbi del sonno. La situazione non sembra molto cambiata visto che “alcuni fattori di rischio stress ereditati dalla pandemia non sono variati”, spiega all’Adnkronos Salute Paolo Misericordia, responsabile del Centro studi della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg).
“Durante la pandemia abbiamo aperto una serie di canali che erano assolutamente necessari per affrontare l’emergenza e per assistere i nostri pazienti, dai WhatsApp ad altre piattaforme social o le mail. In quel momento è stato importante farlo. Ora però tornare indietro è impossibile. Ma per il medico significa gestire, insieme alle mille incombenze della professione, decine di messaggi al giorno che necessitano attenzione. I pazienti, di fronte a un problema di salute, si aspettano una risposta in qualsiasi momento, alle 5 del mattino come alle 22. Le interazioni continue assottigliano i tempi di vita del medico e fanno crescere lo stress”, avverte Misericordia. In questo quadro “ora dovremo trovare soluzioni, anche tecnologiche, come algoritmi in grado di discriminare e dare livelli di priorità ai messaggi. Questo renderebbe la vita del medico vivibile”.
A Roma “abbiamo avuto anche casi eclatanti, come un collega finito in ospedale per stress post traumatico e alcuni che si sono rivolti ai servizi di assistenza psicologica”. Sintomi di burnout. Ora, passata l’emergenza, “restano comunque elementi di disagio. E’ difficile però che si ammetta il problema e che si parli di richieste di aiuto psicologico. Il malessere è evidenziato soprattutto dal forte aumento dei pensionamenti anticipati, anche 7 o 8 anni prima”. A rischiare di più l’esaurimento “sono i medici più attaccati al lavoro, che difficilmente accettano l’evidenza di doversi fermare. E anche quelli che lavorano da soli, meno protetti sul piano psicosociale da chi lavora in ambulatori con altri”. Così all’Adnkronos Salute Pier Luigi Bartoletti, segretario provinciale della Fimmg Roma, fotografando una situazione di crescente disagio della categoria.
“Quello che vediamo – continua Bartoletti – è una difficoltà che viene affrontata cercando vie di fuga. E le pensioni anticipate sono la punta dell’iceberg. Sono molto di più quelli che lascerebbero se potessero, che chiedono all’Enpam il conteggio pensionistico. Abbiamo avuto anche casi di medici che sono andati in pensione a 63 anni invece che a 70. E ci sono diversi colleghi che, per il super lavoro, si sono ammalati”. Anche chi assiste gli altri, ha bisogno di essere curato. “Ai primi segni di esaurimento – spesso raccontati nelle chat fra medici – la comunità sindacale e i colleghi consigliano di staccare un po’, di prendersi una vacanza”. A volte non basta e si ha bisogno di assistenza specializzata.
Oggi la pressione sulla medicina generale “non è più drammatica come in pandemia, anche la situazione sta migliorando”, ma “rimane alta – sottolinea Bartoletti – perché oltre al lavoro normale, la burocrazia, ritmi folli, resta anche, come eredità del Covid, la ‘porta’ dei social aperta ai pazienti in maniera continua. A questo si aggiungono le difficoltà a dare risposte rispetto a problemi che i pazienti ci pongono tutti i giorni proprio per il Covid, una malattia che oggi gestiamo noi – dalla diagnostica alla burocrazia – anche perché le comunicazioni sul da farsi, che erano puntuali in tempi di pandemia, ora non ci sono più. Molti colleghi sono anche spaesati”.
Il fenomeno è “allo studio dell’Ordine dei medici, per capire le dimensioni del problema, trovare le soluzioni e avviare iniziative per sostenere i colleghi”, annuncia all’Adnkronos Salute Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia, evidenziando come a partire dall’emergenza pandemica i medici del territorio manifestino sempre più disagio professionale.
“Il grande problema è rappresentato – continua Magi – soprattutto dalle modalità d’accesso, molto cambiate. Durante il Covid l’utilizzo della messaggistica per contattare il proprio medico è cresciuta enormemente. E questo canale ormai resta aperto. Ciò vuol dire che un professionista con 1.500 pazienti riceve ogni giorno un numero di messaggi difficili da gestire, che si somma al lavoro quotidiano e alle maggiori incombenze burocratiche. Un carico evidentemente molto pesante a cui molti medici di famiglia non hanno retto – sottolinea – In particolare i più anziani che, in diversi casi, hanno lasciato la professione in anticipo. Abbiamo avuto un picco importante di abbandoni che si declina sul territorio con una forte carenza di medici di medicina generale in alcune aree, in particolare le zone della periferia più difficili della capitale”. Dove, racconta Magi, “succede anche di vedersi arrivare pazienti armati in studio”.
L’Ordine “ha già realizzato alcune survey per fare il punto su come si sentono i medici della provincia, sul territorio ma anche negli ospedali. Ora vogliamo avere una fotografia più chiara per individuare, poi, azioni di supporto concrete – chiosa il presidente dell’Ordine – e non lasciare soli i colleghi”.
Salute e Benessere
Quali sono gli integratori più efficaci per la palestra

Il mercato degli integratori mette a disposizione una vasta gamma di prodotti tra cui scegliere. Come fare a essere certi di trovare il tipo di integratore di cui si ha davvero bisogno? La domanda non è certo campata per aria, in quanto ogni disciplina ha caratteristiche particolari e ogni tipo di attività presuppone specifiche necessità. Gli obiettivi di uno sport che si basa sulla forza sono, come si può facilmente intuire, diversi da quello di uno sport di endurance che punta sulla resistenza. Anche l’approccio deve essere differente, non solo in materia di preparazione atletica, ma anche a livello di integrazione e dieta. Acquista gli integratori per la palestra su bestbody.it per soddisfare qualunque tipo di esigenza. Scopri come scegliere gli integratori.
Gli integratori per la palestra migliori
Gli integratori sportivi aiutano a raggiungere diversi obiettivi, con riferimento al benessere, al potenziamento e al sostegno della persona non solo nel corso dell’attività fisica, ma anche prima e dopo. Che si parli di sport amatoriale o professionistico, è necessario distinguere tra power walking, spinning, fitness funzionale, crossfit e body building. Un tipico esempio di integratore per la palestra può essere individuato nella creatina: chi la assume può usufruire di tutte le energie che occorrono per un recupero migliore e per una resistenza superiore.
Quali integratori prendere per la palestra?
Le barrette proteiche e le barrette energetiche sono altrettanto comuni, e lo stesso si può dire per le proteine in polvere, che si rivelano utili per l’aumento e lo sviluppo della massa muscolare. Insomma, è evidente che la scelta degli integratori deve essere effettuata in funzione del tipo di obiettivo che ci si prefigge di raggiungere. Per esempio, gli amminoacidi ramificati o essenziali servono, sia negli sport anaerobici che in quelli aerobici, a contrastare il catabolismo muscolare: proprio per questo motivo rivestono un ruolo di primo piano per il mantenimento, il ripristino e la riparazione della massa muscolare magra. Le proteine whey, invece, permettono di incrementare l’apporto delle proteine purificate evitando, al tempo stesso, di assumere carboidrati e grassi in eccesso.
Gli altri integratori da prendere in considerazione
Ma la lista di integratori da usare in palestra è molto più lunga, e comprende anche le vitamine del gruppo B, a cominciare dalla vitamina B1 per arrivare alla vitamina B12. Il magnesio è utile per il rilassamento muscolare, mentre gli omega 3 in palestra sono indispensabili per la salute del cuore. Ancora, meritano di essere citate le soluzioni per contrastare i disturbi infiammatori, di solito a base di curcuma. E mentre il cosiddetto healthy foodconsente di tenere sotto controllo il peso corporeo, i multivitaminici sono a base di vitamine e minerali per combinare il supporto energetico con un’azione più generale di benessere per l’organismo.
Integratori per palestra per le donne: quando assumerli
Scegliere il giusto integratore però non è sufficiente, perché bisogna anche sapere qual è il momento giusto per assumerlo. Alcuni integratori sportivi, infatti, sono studiati per essere utilizzati prima di allenarsi, in modo da mettere a disposizione le energie di cui c’è bisogno per sostenere lo sforzo che deve essere affrontato; altri, invece, sono integratori post workout, che permettono di ritrovare le energie perdute e al tempo stesso fanno in modo che il corpo recuperi il proprio equilibrio salino e muscolare. Per esempio le proteine whey, che si caratterizzano per un rapido assorbimento, devono essere assunte al termine dell’esercizio, così che le fibre muscolari si possano rigenerare a beneficio di un aumento della massa magra.
La creatina e gli amminoacidi
Per quel che riguarda la creatina, invece, la si può prendere con regolarità se si ha un obiettivo di lungo periodo di migliorare le prestazioni a livello di allenamento aerobico massimizzando le riserve. Si può anche assumere la creatina subito dopo l’allenamento, e in questo caso lo scopo è quello di portare su livelli normali il fosfato che è stato consumato in fase di workout. Gli integratori con gli amminoacidi, poi, la loro assunzione può avvenire tanto prima dell’allenamento quanto al termine dello stesso: lo scopo è quello di contrastare la disgregazione muscolare e favorire il contrasto del catabolismo che scaturisce dagli sforzi compiuti nel corso dell’attività fisica che è stata svolta.
Salute e Benessere
Cambiamenti climatici e smog, crescono allergie e crisi asma in bimbi


Smog e cambiamenti climatici influiscono sulla salute respiratoria dei bambini, con l’aumento delle allergie e della loro gravità (dovuta anche alla fioritura anticipata delle piante) e con le riacutizzazioni asmatiche. Se ne è discusso discute a Roma nell’ultima giornata del XXVII Congresso nazionale della Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri) durante il quale si è tenuto il focus ‘Inquinamento outdoor e cambiamenti climatici’, coordinato da Stefania La Grutta, presidente eletta Simri e dirigente di Ricerca dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale Cnr di Palermo.
L’inquinamento colpisce molti organi, influendo sul sistema cardiovascolare ma anche su diabete, su problemi neurologici, nonché su basso peso alla nascita e sulle nascite premature. Ma la salute respiratoria può risentirne particolarmente con lo sviluppo di asma e di malattie allergiche. “E’ stato dimostrato – spiega La Grutta – che l’incremento di CO2 è in grado di determinare una maggiore allergenicità del polline di ambrosia e, di conseguenza, un’alterazione nella prevalenza e severità delle allergie stagionali. È stato anche osservato che il raddoppio della concentrazione atmosferica di CO2 potenzia la produzione di polline da ambrosia del 61 % per ogni pianta. Inoltre, il polline di ambrosia raccolto lungo le strade di grande traffico mostra una maggiore allergenicità, rispetto al polline raccolto in aree extraurbane”.
Non solo. I cambiamenti climatici, insieme all’esposizione agli inquinanti chimici atmosferici (polveri e gas), stanno dimostrando di essere responsabili di riacutizzazioni asmatiche. “Tra gli inquinanti chimici ad effetto irritativo sulle vie aeree c’è l’ozono, la cui inalazione è stata associata con un’alterazione della funzionalità polmonare ed un incremento dell’iperreattività delle vie bronchiali”. Infine, complessivamente, “l’inquinamento atmosferico svolge un ruolo che favorisce l’infiammazione nelle vie aeree di pazienti predisposti. L’inquinamento da ozono, particolato e derivato incombusto di diesel oltre che da biossido di azoto e anidride solforosa – conclude La Grutta – aumenta la permeabilità della mucosa dell’apparato respiratorio, facilita la penetrazione di allergeni e causa interazione con le cellule del sistema immunitario”.
Salute e Benessere
De Masi (Adiconsum), ‘Informazione sia corretta e trasparente ’

'utilizzare un campione rappresentativo di medici di base che dia certificazione effettiva dei benefici’
“L’informazione deve essere corretta, trasparente e utile a indicare ai consumatori le scelte che servono”. Così Carlo De Masi, Presidente Nazionale Adiconsum, a margine della presentazione dei risultati della ricerca su “Le abitudini e le opinioni dei consumatori adulti di prodotti di tabacco riscaldato”, presentata dall’ente da lui presieduto e dall’Istituto Piepoli presso la Sala Civita di Palazzo Generali, a Roma.
“I consumatori richiedono una ricerca scientifica adeguata in un mercato che cambia di continuo – ha aggiunto De Masi -. Le innovazioni sono all’ordine del giorno e, al di là di quello che possono dire i percettori e gli utilizzatori. Ho proposto perciò in primis che sia utilizzato anche un campione rappresentativo di medici di base che possano certificare che effettivamente, passando dal fumo tradizionale a quello di combustione, ci siano i vantaggi che oggi ci sono stati esposti dalla ricerca”.
Salute e Benessere
Ciocchetti (Fdi), ‘c’è richiesta informazioni sulla pericolosità sigaretta classica’

‘Passare al tabacco riscaldato riduce il danno sul consumatore, oramai è certo’

“La ricerca oggi presentata dall’Istituto Piepoli e da Adi Consum è veramente importante, entrando nel cuore dei consumatori di tabacco riscaldato e testandone l’esperienza. Ci sono alcuni benefici molto evidenti, con una richiesta di ricerca scientifica più forte, anche da parte dello Stato, su quale possa essere il grado di pericolosità della sigaretta classica”. Queste le parole di Luciano Ciocchetti, (Fdi) Vicepresidente della Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera dei Deputati, al termine della conferenza su “Le abitudini e le opinioni dei consumatori adulti di prodotti di tabacco riscaldato”, presentata da Istituto Piepoli e Adi Consum presso la Sala Civita di Palazzo Generali, a Roma.
“Nella XII Commissione della Camera dei Deputati, circa l’audizione europea sulla lotta contro il cancro, abbiamo naturalmente parlato del fumo – ha affermato Ciocchetti – Uno dei focus più critici è quello della mancanza della prevenzione primaria. Non avendo ancora una ricerca scientifica definita, sono emersi aspetti molto controversi, che possiamo semplificare nel messaggio della riduzione del danno, che è cosa certa col passaggio al tabacco riscaldato”.
“L’informazione – ha aggiunto Ciocchetti – “dovrebbe riuscire ad arrivare soprattutto a chi non riesce a smettere di fumare, convogliando il passaggio a un sistema che crei meno danni. Lavoriamo tutti insieme a questo input, affiancandoci all’indirizzo di lavoro già espresso dal governo nazionale. Pensiamo che si debba arrivare – e lo scriveremo nel documento che approveremo in commissione – ad una regolamentazione diversa che distingua tra la sigaretta classica e il tabacco riscaldato”. “Abbiamo visto e vissuto sulla nostra pelle la rivoluzione rispetto a quando si fumava nei cinema e nei ristoranti. In qualche modo, anche per rispetto di chi non fuma – ha concluso Ciocchetti – questo esecutivo non ha in programma di aprire al fumo della sigaretta elettronica al chiuso. Il Ministero della Salute e tutti gli altri dicasteri interessati, in ogni caso, dovranno andare verso una distinzione nella regolamentazione”.
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