

Cultura
Fiera Libro Francoforte, Ricardo Levi si dimette da commissario
Le dimissioni dal ruolo di commissario straordinario del governo per l'Italia comunicate al ministro Sangiuliano con una lettera

Ricardo Franco Levi si è dimesso dal ruolo di commissario straordinario del governo per l’Italia, Paese che è ospite d’onore alla Fiera del Libro di Francoforte 2024. Levi ha comunicato la rinuncia al ruolo attraverso una lettera al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
La lettera di dimissioni arriva dopo la polemica scatenatasi oggi, dopo la notizia pubblicata da ‘Libero’ secondo la quale Levi avrebbe assegnato la comunicazione per l’Italia alla manifestazione a una società belga, la IFC Next, in cui lavorerebbe il figlio Alberto.
“Nonostante la gentilezza e la grazia del suo fare, Levi in realtà ha fatto alcuni errori nei quali si è mosso con la grazia di un elefante”. Così il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi commenta all’Adnkronos la lettera di dimissioni di Levi. “Ci sono stati una serie di episodi -osserva Sgarbi- Prima al Salone del Libro ha fatto un’azione contro Carlo Rovelli che era un’azione politica che poteva sembrare ‘di destra’ ma che nessuno di noi gli aveva chiesto. Poi oggi leggo che qualcuno si è accorto che ha nominato per la Buchmesse l’ufficio di comunicazione in cui lavora suo figlio: questa serie di coincidenze, legate ad una mancanza di furbizia che gli si è ritorta contro, l’hanno obbligato a fare marcia indietro”.
Il modo di procedere di Levi, “non denota una grande capacità di dialogo che sarebbe necessaria per interloquire con il governo”, affonda poi Sgarbi. Che riporta un episodio recente in cui ha incontrato il presidente dell’Aie: “Venne a trovarmi -racconta Sgarbi- e discutendo della realizzazione del padiglione dell’Italia alla Fiera di Francoforte ci disse che aveva già scelto Tito Boeri, senza alcuna apertura al dialogo su altre eventuali figure. Io avevo pensato a Gaetano Pesce, ma lui è stato irremovibile dicendo che aveva già scelto Tito Boeri”. In sostanza, “con questa serie di atteggiamenti poco dialoganti, si è trovato in una situazione che lo ha indotto a dimettersi -aggiunge il sottosegretario alla Cultura- Io credo che sia la conseguenza di una serie di posizioni assunte in modo autocratico, che non mi pare che sia il metodo migliore per dialogare con il ministero di riferimento”. C’è già qualche idea su chi possa essere il nuovo commissario? “Il prossimo non dovrà obbedire alla destra -chiosa Sgarbi- ma agire in modo dialogante”.
Cultura
Convivenza religiosa nella città di oggi, al via Rituals/Materials a ex Mattatoio di Roma

Il 7 giugno alle 18 l'opening, mostra nata da una idea di Eleonora D'Alessandro

Dal 7 al 16 giugno 2023 all’Ex-Mattatoio, Dipartimento di Architettura dell’Università di Roma Tre, la mostra Rituals/Materials offre l’occasione di riflettere sulla convivenza religiosa nella città contemporanea, attraverso un’installazione site-specific
p
ensata dallo studio di architettura berlinese
Kuehn Malvezzi
e dal fotografo
Armin Linke con Claudia Professione e Greta Valentinotti, allestita grazie al supporto degli studenti del Dipartimento di Architettura dell’Università.
Le oltre 500 immagini che compongono l’installazione raccontano la House of One, edificio multi-fede progettato da Kuehn Malvezzi attualmente in costruzione a Berlino. Si tratta di uno storytelling non-gerarchico e non-cronologico che offre continue suggestioni visive per ricostruire la genesi e il processo progettuale dell’edificio berlinese, ma soprattutto per ri-pensare le modalità di dialogo, di integrazione e convivenza tra le diverse comunità che abitano la città. Come le tessere di un mosaico cognitivo, le immagini di Rituals/Materials descrivono una cartografia operativa stratificata che restituisce al visitatore l’iter complesso di un progetto straordinario, raccontato da più voci autoriali. Attraverso un processo di astrazione, le immagini propongono il caso di una Berlino come paradigma della città contemporanea, in cui i movimenti migratori e la crescente globalizzazione fanno del panorama urbano un organismo multiforme ed eterogeneo.
Rituals/Materials nasce da un’idea di Eleonora D’Alessandro, grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Architettura e il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre con l’Isia di Urbino, il supporto di Villa Massimo e il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma e del Tavolo Interreligioso di Roma. L’opening domani alle 18.
Cultura
Al Festival delle culture del paesaggio a San Severo si parla di ‘transumanza’

La seconda edizione da giovedì 8 a domenica 11 giugno nel cuore del Tavoliere delle Puglie

Il Festival delle culture del paesaggio torna con la sua seconda edizione da giovedì 8 a domenica 11 giugno nel cuore del Tavoliere delle Puglie, nelle piazze, nei parchi e vicoli di San Severo di Foggia, sui tratturi di Serracapriola, San Paolo di Civitate, Madonna di Belmonte e Serracapriola per mettere a fuoco i temi urgenti del paesaggio, della sua storia e trasformazione sul filo rosso dell’interculturalità.
“Transumanza” parola chiave di questa edizione, una liturgia ancora viva in queste terre, una delle più antiche pratiche umane che affonda alle origini del viaggio umano, come spiega il poeta e scrittore Davide Rondoni, direttore artistico della manifestazione: “Siamo tutti un po’ transumanti, in questa epoca tra reale e artificiale, tra regioni e affetti, tra epoche conosciute e nuove. Ma la vita ci segue e chiede sempre la vita, come gli antichi pastori si muovevano cercando il cibo per loro, per i loro cari, per i loro animali senza dimenticare di guardare in alto, e cantare versi alla luna. Il pastore, dal Re Davide dei Salmi, ai personaggi di Virgilio fino al pastore errante del ‘Canto notturno’ di Giacomo Leopardi e oltre fino ai nostri giorni, è emblema dell’uomo che da un lato è legato al lavoro nella natura e nei suoi ritmi, e dall’altro nelle notti e nelle pause conosce il valore della contemplazione”.
Quattro giorni e una notte di performance artistiche, poesia, libri, seminari, incontri, racconti di paesaggi, di uomini e di animali. Grande attesa per la “Notte dei transumanti – La vita qui e altrove”, l’appuntamento di giovedì 8 giugno, dalle ore 21, nel chiostro del Mat in piazza San Francesco: i ritmi, i suoni, i canti e balli della tradizione popolare con Ambrogio Sparagna e Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, insieme a Cristiano Godano, leader dei Marlene Kuntz, e alla musica etnica internazionale di Rione Junno. Ispirati dagli antichi canti dei transumanti, gli artisti daranno vita a un happening di musica, danza e parole.
La serata si aprirà con Sabrina D’Alessandro – artista che, sotto il nome Ufficio Resurrezione, svolge da anni un lavoro sulle parole, una sua installazione nella grande mostra di arte italiana contemporanea che il Ministero degli Esteri sta portando in tutto il mondo – e il suo “Libro con zampe – parole di pecora”: un libro d’artista vagante, su zampe, indossato da un vero agnello che il pubblico potrà ‘sfogliare’. Egregia, pasciuta, bidente, lupesca… un viaggio in otto “Parole di pecora” con letture e musica tra Esòpo, Teocrito e Rebelais. Con le musiche di Salvatore Tota. Cosa vogliono dirci le pecore? Si chiede l’artista, attore e regista David Riondino che presenta il suo inedito “Diario della pecora”, il racconto scenico di un incontro con un fonico giramondo “qualcosa di mezzo tra un facchino, un guerriero e un marinaio” e il suo (e nostro) rapporto indecifrabile e misterioso con le pecore.
E poi al via la grande festa spettacolo che animerà la piazza, farà saltare al ritmo vorticoso dei balli popolari, tra organetti, chitarre, ciaramelle e tamburelli. Gighe, saltarelli, ballarelle, pizziche, tammurriate e soprattutto tarantelle, la danza matrice delle tante musiche del Sud. Al centro della scena Ambrogio Sparagna, già maestro degli inizi della notte della Taranta, sostenuto dalla straordinaria energia e bravura dei musicisti dell’Orchestra, traccerà un percorso dei canti dei transumanti, cui si uniranno due ospiti speciali che creeranno un cortocircuito spiazzante di fusione e contaminazione con altri linguaggi musicali.
Sul palcoscenico saliranno i Rione Junno, punto di riferimento nazionale per la world music, il gruppo affonda le sue radici nella tradizione musicale della loro terra, la Puglia di Monte Sant’Angelo, arricchendola di suoni, immagini, voci, sincretismi, rumori della strada e sonorità contemporanee. E ancora, Cristiano Godano, leader dei Marlene Kuntz, transumante tra testi e musica, tra realtà e metafora, come i personaggi delle sue canzoni, figure che sanno di fertile inquietudine, che transumano tra desideri del cuore, visioni e luoghi. Nella sua scaletta di certo non mancheranno due pezzi dell’ultimo album firmato Marlene Kuntz, “Karma Clima”, dove i monti e l’acqua (elementi essenziali della transumanza) sono attivi protagonisti: “Laica preghiera” e “L’aria era l’anima”. Durante la serata, gli interventi poetici di Davide Rondoni e Enrico Fraccacreta.
Al Festival anche gli incontri d’autore. Protagonisti della conversazione “La vita altrove – Il racconto, la poesia, i paesaggi”, in cartellone venerdì 9 giugno, alle ore 19 nel foyer del Teatro Verdi, lo scrittore e giornalista televisivo Andrea Caterini, autore del programma Rai “Il provinciale”, il critico e scrittore Paolo Lagazzi, curatore tra gli altri del Meridiano Mondadori del poeta Attilio Bertolucci, il poeta Matteo Greco, autore tra l’altro della fortunata raccolta “Da grande voglio fare il meridione” CartaCanta, e il poeta sanseverese Enrico Fraccacreta. Conduce la giornalista Francesca Romana Ciccolella. A seguire l’incontro “Pastori, musicanti e transumanti” tra musica e poesia con Paolo Lagazzi, Davide Rondoni, Enrico Fraccacreta, Matteo Greco, Salvatore De Iure, Salvatore Tota (ore 21, nel chiostro del Mat in piazza San Francesco).
Il Festival si inserisce nelle attività dello studio di fattibilità “I Paesaggi del Tratturo Magno, un progetto per la valorizzazione del territorio naturale, rurale e culturale dell’Alto Tavoliere”, sostenuto dal Gal Daunia Rurale 2020 S.c.a.r.l con la rete dei comuni dell’Alto Tavoliere: San Severo (capofila), San Paolo di Civitate, Serracapriola, Chieuti, Apricena, Torremaggiore e Poggio Imperiale.
Cultura
‘L’anarchico conservatore’, Sangiuliano racconta Giuseppe Prezzolini

L'opera, già pubblicata nel 2008 da Mursia, da domani sarà riproposta negli Oscar Mondadori in una edizione arricchita dalla prefazione di Francesco Perfetti e dalla postfazione firmata da Vittorio Feltri

Un intellettuale anticonformista, un conservatore liberale a tutto tondo, che ha attraversato cento anni di storia italiana. Una delle figure più rappresentative del ‘Secolo breve’ che ha segnato il dibattito politico e culturale assumendo posizioni spesso scomode. “Un uomo unico per coerenza intellettuale”, come ha scritto Renzo De Felice, Giuseppe Prezzolini (1882-1982) è stato, tra l’altro, il fondatore e l’anima della ‘Voce’, la più importante rivista culturale italiana del Novecento. Un intellettuale al quale il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano dedica il saggio ‘Giuseppe Prezzolini, l’anarchico conservatore’. L’opera, già pubblicata nel 2008 da Mursia, da domani sarà riproposta negli Oscar Mondadori in una edizione arricchita dalla prefazione di Francesco Perfetti e dalla postfazione firmata da Vittorio Feltri.
“Vivere cent’anni – afferma Sangiuliano – è già di per sé un atto notevole, non solo perché, come è ovvio, questa longevità è ancora rara nella maggioranza degli uomini, ma perché significa essere testimoni di un lungo tempo, significa attraversare epoche, stagioni, mode, costumi. Significa anche sottoporsi a sofferenze: guerre, malattie, veder morire gente e andar via affetti familiari, amori, amici, subire delusioni”. Un tempo lungo che il titolare di via del Collegio Romano scandaglia con perizia e cura facendo leva sullo studio degli archivi che gli ha permesso di fare emergere vari inediti del pensatore umbro. Una ricerca che definisce l’avventura intellettuale e umana di Prezzolini e ricostruisce gli intrecci e le correnti di pensiero che hanno attraversato l’Italia e l’Europa nel secolo scorso.
Le pagine di Sangiuliano, evidenzia Perfetti nella prefazione, illuminano “l’autentica immagine di un intellettuale finissimo e, insieme, il ritratto psicologico e umano di un autentico anarchico conservatore”. Amico e corrispondente di decine di personaggi, da Carducci a Gramsci, da Apollinaire a Croce, da Oriana Fallaci a Montanelli, Prezzolini è stato il primo intellettuale moderno, con una visione multiculturale tuttora rara, aperto all’interventismo nel mondo e non chiuso nell’accademismo ottocentesco. Ha attraversato e rappresentato, rimarca Sangiuliano, le contraddizioni del Novecento, dalla Grande Guerra al fascismo, dal secondo conflitto mondiale al dopoguerra, mantenendosi sempre lontano dalle ideologie e dal conformismo.
Per tutta la vita, Prezzolini ha curato e preservato la sua libertà. Libertà d’azione e di pensiero che difese con forza. Un esempio su tutti. Fu definito ‘l’inventore’ di Mussolini, di cui ospitò i primi articoli ed editò il primo libro, ma quando il fascismo salì al potere decise di trasferirsi prima in Francia e poi negli Stati Uniti. A New York, anche se non era laureato, iniziò una nuova vita come docente nella Columbia University e come corrispondente di grandi quotidiani, ma divenne giornalista pubblicista a ottant’anni. Non mancò, infine, dal suo ultimo ritiro in Svizzera, di stigmatizzare i vizi italiani tra i quali l’assistenzialismo e lo statalismo.
Cultura
Almeno tu nel metaverso: in libreria, online e in ebook dal 20 giugno

Di Silvia Bertelli e Luana Caraffa
Sarà in libreria, online e in ebook dal 20 giugno 2023 ‘Almeno tu nel metaverso’ di Silvia Bertelli e Luana Caraffa. Cosa sono gli NFT musicali? Perché possono essere considerati come il primo vagito di una rivoluzione in grado di sovvertire l’industria musicale a vantaggio degli artisti? Comprendere il fenomeno degli NFT musicali significa comprendere il ruolo che la tecnologia blockchain potrà avere nel restituire alle opere musicali il valore che esse hanno perso a causa dello sfruttamento iniquo nella loro diffusione digitale, e comprendere la possibile dimensione futura di tale fenomeno per artisti, progetti, etichette, e piattaforme.
Questo libro, che accompagna il lettore, in maniera dettagliata ma comprensibile, nella conoscenza della tecnologia Blockchain alla base degli NFT e del Web3, può essere inteso anche come il manifesto di una rivoluzione culturale che potrà essere attuata da tutti coloro che amano la musica e ne comprendono il vero valore.
Cultura
Arte, una parola per la prima volta all’asta: l’opera di Alberto Sorbelli

A Parigi martedì da Drouot. "Il mio è l'ultimo lotto, il numero 17. E dopo il disegno e il quadro di Modigliani, le sculture in ottone di Fontana toccherà a me...Ma non ci sarà nulla, ci sarà un'asta su qualcosa che non si vede, che non si tocca. Assisteremo al teatro del mercato".

Una parola all’asta, per la prima volta nella storia dell’arte. Martedì 6, alle 18, presso la casa d’aste Drouot di Parigi, insieme, tra gli altri, a un quadro e a un disegno di Amedeo Modigliani e due sculture di Luciano Fontana, sarà battuta all’asta un’opera dell’artista italiano Alberto Sorbelli. Una parola, depositata il 21 marzo scorso insieme alle motivazioni della scelta di quel termine presso un notaio di Parigi, per dare solidità giuridica all’opera.
Perché una parola? “Era da almeno un decennio che lavoravo a questo progetto – spiega Sorbelli all’Adnkronos, sottolineando le difficoltà dal punto di vista giuridico della realizzazione della sua opera – Poi, nel febbraio dello scorso anno, è stata approvata una legge che consente alle case d’asta di vendere opere immateriali”. E a quel punto ha potuto andare avanti con il suo progetto, un inedito nel panorama artistico mondiale.
La scelta di vendere la parola in una casa d’aste e non in una galleria poi è tutt’altro che casuale: “La casa d’aste è il tempio del mercato, dove ognuno mette in scena il proprio desiderio e la capacità di realizzarlo – spiega l’artista romano che vive da tempo in Francia – Quello che conta oggi nel mondo dell’arte è il mercato, il prezzo dell’opera, un’opera ha valore solo se ha valore”.
E allora la casa d’aste “dà una legittimità che la galleria non dà, una volta che viene pagato quel prezzo, quello diventa il valore dell’opera, non ci sono ambiguità”, dice Sorbelli. Che poi parla di quello che succederà martedì: “Il mio è l’ultimo lotto, il numero 17. E dopo il disegno e il quadro di Modigliani, le sculture in ottone di Fontana toccherà a me…Ma non ci sarà nulla, ci sarà un’asta su qualcosa che non si vede, che non si tocca. Assisteremo al teatro del mercato”.
Ma se la parola – che parte da una base d’asta “misteriosa” – sarà aggiudicata, “avremo dato valore a qualcosa che non conosciamo – conclude l’artista – che conosco io e solo un’altra persona”. E quella persona se vorrà, potrà rivenderla, in una sorta di passaparola, sempre senza comunicarla a nessuno.
A battere la parola di Alberto Sorbelli all’asta – un progetto che ha avuto tra i suoi primi sostenitori il direttore dell’allora Centre Pompidou di Metz e oggi di Parigi, Laurent Le Bon – saranno Alexandre Giquello e Violette Stcherbatcheff.
Cultura
Libri, Elisa Guzzo Vaccarino firma la prima ‘Geopolitica’ della Danza

'Confini Conflitti Rotte' è una lunga e approfondita riflessione sul futuro della danza in Occidente, le sue influenze, le sue contaminazioni su spettacoli che oggi possono definirsi 'interculturali'. Da Pina Bausch a Peter Brook, da Bon Wilson a Shen Wei, da Dada Masilo a Saburo Teshigawara

La danza in Occidente tra tecnica e estetica, organismo e corpo politico, specchio nei secoli di battaglie e conflitti ideologici in un continuo confronto con l’universo dello spettacolo dal vivo e il teatro. Elisa Guzzo Vaccarino, massima esperta e studiosa di danza, firma per Scalpendi editore il suo ultimo libro ‘ Confini Conflitti Rotte. Geopolitica della danza’, un complesso e nutrito compendio che si dipana per ‘tappe’ partendo da una riflessione post pandemica. “La vecchia Europa, centro culturale del mondo – spiega l’autrice all’Adnkronos- è entrata, da tempo, in una fase di messa in discussione. Decolonizzazione, globalizzazione, nascita di nuovi ‘imperi’ etnico-economico-politico. La Cina, per esempio, La Russia, gli Stati Uniti, l’India… Un primato che ha subito forti scosse e che ci obbliga a interrogarci sulla nostra storia, sulla nostra cultura non soltanto coreutica perchè oggi, più che mai, le vicende del ‘corpo in performance’ devono essere lette in un’ottica più complessa, comprensiva delle questioni legate alla razza, al genere, all’identità, al costume”.
Elisa Guzzo Vaccarino parte dall”Excelsior’ ottocentesco, omaggio trionfale alla civiltà europea, alla scienza, alla tecnica, nel ricordo della colonizzazione del mondo, e cita un altro ‘Excelsior, quello degli anni 2000, firmato Salvo Lombardo, che mette in prima piano ogni possibile contraddizione di uno schema apparentemente precostituito e soprattutto in voga alla fine del XIX secolo. “Un lungo cammino di scrittura e immagini, foto, ritratti (la Argentina, Anna Pavlova, Loie Fuller, Ruth Saint Denis, Kazuo Ohno, Mata Hari, la ‘spia’ uccisa durante la seconda guerra mondiale), locandine di spettacoli e balletti per ridisegnare percorsi con cui rileggere l’arte e la pratica della danza – spiega ancora Elisa Guzzo Vaccarino – Espressione di una vasta ragnatela geopolitica che sempre riflette nelle sue concezioni e nella sua evoluzione gli eventi della grande storia”.
E ridisegnando, nella prima parte, una nuova ‘geografia’ della danza, tra Est e Ovest, fatta di innesti, contaminazioni, influenze, Elisa Guzzo Vaccarino nell’ultima parte del prezioso volume si concentra su spaccati spettacolari interculturali, una ‘time line’ di cinque decenni attraverso alcune messe in scena esemplari, come scrive l’autrice, di autori occidentali e non, dalla metà degli anni ’70 del Novecento ad oggi. Sfilano Pina Bausch, Peter Brook, Ariane Mnouchkine, Maurice Béjart, Bartabas, Alain Platel, Peter Sellars, Bob Wilson, Shen Wei, Saburo Teshigawara, Shantala Shivalingappa, Robyn Orlin e Dada Masilo. “Registi, coreografi, danzatori che offrono via via un portfolio di creazioni molto indicative di come si possa navigare gli uni nelle culture degli altri – riflette Elisa Guzzo Vaccarino- a partire dalla prospettiva cosmopolita e curiosa occidentale fino alle opere nate da artisti non europei e non bianchi desiderosi di approvvigionarsi a tutte le culture, facendo tesoro anche di quella occidentale, avvalendosi delle rispettive diversità e identità, affermandole, superandole- conclude- come nell’oscillazione eterna di un pendolo”.
Cultura
Il Premio Atena Donna 2023 a Elisabetta Casellati e Francesca Lo Schiavo

Tra i premiati anche l'oncologo Silvio Garattini e l'oncoematologa Francesca del Bufalo. La cerimonia il 6 giugno in Campidoglio condotta da Milly Carlucci, presente anche il ministro Nordio

Il Premio Atena Donna 2023, dedicato a una donna che per la prima volta ha raggiunto un ruolo apicale nel suo campo, sarà assegnato il prossimo 6 giugno presso la sala della Protomoteca in Campidoglio al ministro per le riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati, prima donna eletta presidente del Senato. Nella stessa occasione Francesca Lo Schiavo, tre volte premio Oscar per la scenografia, esempio per tutte le donne per aver saputo raggiungere incredibili traguardi anche a livello internazionale, riceverà il Premio speciale per i dieci anni di Atena Donna, lo spazio all’interno della Fondazione presieduto da Carla Vittoria Maira e dedicato alla salute femminile con l’obiettivo di diffondere la cultura della prevenzione.
Il Premio Atena Roma 2023, dedicato all’impegno nel campo della ricerca, verrà consegnato a Silvio Garattini, oncologo, farmacologo e ricercatore italiano, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche ‘Mario Negri’. Sarà assegnato poi il premio Atenainnova, il riconoscimento presieduto da Matteo Tanzilli e dedicato all’innovazione nel campo della ricerca: a riceverlo l’oncoematologa e ricercatrice Francesca del Bufalo. L’incontro, presentato come sempre da Milly Carlucci, è stato insignito della medaglia del Presidente della Repubblica e sarà presente il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
All’assegnazione dei riconoscimenti seguirà una riflessione scientifica sull’intelligenza artificiale dal titolo ‘Dialogo su pensieri e algoritmi’. Si confronteranno su questo tema Giulio Maira, fondatore e presidente della Fondazione Atena, e Silvia Calandrelli, direttore di Riai Cultura ed Educational. A moderare la giornalista di Sky Tg24 Tonia Cartolano.
“Indagheremo un tema particolarmente affascinante ed estremamente attuale: l’Intelligenza artificiale sta cambiando il mondo e la nostra vita non sarebbe più possibile senza, anche se il cervello umano, capace di emozioni, creatività e coscienza, rimane insuperabile – spiega Maira – ma è necessario che l’Intelligenza artificiale si inserisca nella nostra vita senza stravolgerla ma preservando l’equilibrio complessivo del mondo e la libertà e la dignità dell’uomo”.
“La Rai, da sempre attenta all’innovazione tecnologica, può aiutare a fornire le competenze necessarie a capire su quali basi funzionino i sistemi di intelligenza artificiale di oggi, in quali direzioni si stiano evolvendo, quali siano le opportunità e i pericoli ad essi collegati. Di intelligenze artificiali si parla molto – sottolinea Calandrelli – ma l’attenzione mediatica sul tema non basta, serve anche la qualità del dibattito. È proprio su questo aspetto che Rai Cultura cerca di lavorare e continuerà a lavorare in futuro”. All’iniziativa è stato concesso anche il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del ministero della Salute, della Regione Lazio e di Roma Capitale.
La Fondazione Atena, costituita nel 2001 dal professor Maira con l’obiettivo di promuovere le ricerche e di diffondere le conoscenze nell’ambito delle Neuroscienze, sta sviluppando lo studio di una terapia innovativa per la cura dei tumori cerebrali maligni, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e la Fondazione Gemelli. Atena Donna, lo spazio dedicato alla salute femminile all’interno della Fondazione, ha continuato anche gli incontri nelle carceri d’Italia, gli ultimi nei giorni scorsi a San Vittore di Milano offrendo screening cardiologici gratuiti grazie alla collaborazione della Patrizia Presbitero e appuntamenti di prevenzione ginecologica con Daniela Botta.
Cultura
Premio Fondazione Primoli a Corneli, Messina e Masia


Giorgiomaria Cornelio per la poesia italiana, Marine Messina per il romanzo francese e Giorgia Masia per la fotografia sono i vincitori dei premi Primoli 2022. La Fondazione Primoli, presieduta da Roberto Antonelli, presidente dell’Accademia dei Lincei, è impegnata sin dal 1928 nella promozione della cultura letteraria e artistica fra Italia e Francia, assegna ogni anno tre premi internazionali dedicati alla figura del suo fondatore Giuseppe Primoli: un premio per la fotografia, nell’intento di ricordare l’opera fotografica di Giuseppe Primoli e di promuovere la ricerca e la produzione di giovani fotografi (in ogni edizione il premio è dedicato a un tema differente); due premi letterari, per il romanzo e per la poesia, nell’intento di promuovere le opere prime di giovani autori, sotto i 35 anni, di lingua italiana e francese, e incoraggiare così giovani talenti.
Le commissioni esaminatrici si fanno un punto d’onore nell’essere totalmente indipendenti da logiche editoriali o accademiche: ne è garante l’autorevolezza della Fondazione, che svolge la sua attività da quasi un secolo, sempre impostata sulla qualità scientifica delle sue iniziative e dei suoi organi scientifici, presieduti dai più celebri studiosi italiani, da Mario Praz a Ettore Paratore a Massimo Colesanti. I vincitori dell’edizione 2022 sono per la Poesia italiana Giorgiomaria Cornelio con la raccolta La consegna delle braci pubblicata da Luca Sossella editore. Per il Romanzo francese Marine Messina con Le vertige des acrobates pubblicato da Presses Universitaires de Vincennes “Singulières migrations”. Per la Fotografia: Giorgia Masia con il progetto Barcellona ogni angolo è arte.
Menzione speciale a Irene Carnevale con il progetto Io vengo dalla luna // MAAM edition. Sarà possibile visitare presso la Fondazione, via Zanardelli 1, la mostra dei due progetti fotografici premiati fino al 16 giugno.
Cultura
Va all’asta a Londra una Crocifissione giovanile di Beato Angelico

La tempera su tavola di pioppo a fondo oro (59,7 x 34,2 cm) è stimata da Christie's 4 - 6 milioni di sterline (4,7 - 7 milioni di euro)

“La Crocifissione con la Vergine, San Giovanni Battista e la Maddalena ai piedi della Croce”, un dipinto giovanile del Beato Angelico (1395-1455) – uno dei più grandi e influenti maestri del primo Rinascimento fiorentino – sarà uno dei pezzi forti dell’Old Masters ‘Part I Sale’ del 6 luglio, l’asta di Christie’s durante la Classic Week di Londra dedicata alle “opere eccezionali”. La tempera su tavola di pioppo a fondo oro (59,7 x 34,2 cm) è stimata 4 – 6 milioni di sterline (4,7 – 7 milioni di euro).
Questo pannello è stato scoperto e pubblicato da Francis Russell, vicepresidente di Christie’s UK, sul “Burlington Magazine” nel maggio 1996. La scoperta ha suscitato un grande interesse tra gli studiosi. Guido di Piero, Fra Giovanni da Fiesole, noto come Beato Angelico, è stato uno dei primi pittori ad apprendere la lezione della scultura del suo tempo e quest’opera presenta al mercato la sua significativa evoluzione nella prospettiva pittorica: raffigurare la croce dritta in una prospettiva corretta e logica, senza la falsa aggiunta di mostrare la profondità del palo destro della croce che era standard all’epoca.
La tavola, spiega Christie’s in un comunicato, trasmette un’espressione emotiva e una pregnanza amplificata dall’esemplare condizione originale delle figure che, non essendo state pulite in tempi recenti, “offrono allo spettatore del XXI secolo una straordinaria opportunità di sperimentare il meraviglioso senso del colore dell’artista”. Si pensa che il dipinto sia stato acquistato da Lord Ashburton, morto nel 1864, e che sia poi passato di mano. Quadri di questo calibro si trovano molto raramente sul mercato. L’opera sarà esposta al pubblico a New York dal 10 al 14 giugno, prima di tornare a Londra per la mostra pre-vendita della Classic Week, in programma dal 1° al 6 luglio.
Francis Russell, vicepresidente di Christie’s UK, ha commentato: “È stato un momento emozionante quando ho capito di essere in presenza di un capolavoro giovanile del Beato Angelico. Questa tavola esemplifica la sua profonda convinzione religiosa. Intensamente personale, esprime anche la sua comprensione dei risultati rivoluzionari dei grandi scultori fiorentini del suo tempo. La tenerezza con cui Cristo è raffigurato è accompagnata dalla cruda emozione della Vergine e dal pathos della Maddalena inginocchiata e aggrappata alla Croce, il cui spessore è rivelato dalla posizione delle braccia. Ogni gesto è perfettamente soppesato. La sensibilità dell’uso del colore da parte del pittore è evidente nel modo in cui il sangue di Cristo e del pellicano sovrastante viene accostato alla veste della Maddalena. Con il Beato Angelico nulla era casuale”.
(di Paolo Martini)
Cultura
‘L’Italia è un desiderio’, le Collezioni Alinari e Mufoco alle Scuderie del Quirinale


Le Scuderie del Quirinale presentano ‘L’Italia è un desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022). Le Collezioni Alinari e Mufoco’, riprendendo la tradizione di dedicare un’importante mostra alla fotografia: una nuova grande esposizione, dal 1 giugno al 3 settembre, a Roma, organizzata con Fondazione Alinari per la Fotografia e con il Museo di Fotografia Contemporanea.
Nata dalla volontà di far conoscere al pubblico il patrimonio fotografico di cui il nostro Paese dispone attraverso un viaggio all’interno delle collezioni pubbliche di Fondazione Alinari e Museo di Fotografia Contemporanea, la rassegna intende valorizzare sia la fotografia storica che quella contemporanea attraverso un racconto della rappresentazione del paesaggio italiano, nel corso di quasi due secoli (dalla metà del XIX secolo fino ai giorni nostri, ndr) sottolineandone le trasformazioni quanto i numerosi e diversi punti di vista. Un arco temporale significativo nonché coincidente con la storia stessa dell’ “invenzione maravigliosa”, dagli albori fino ai giorni nostri.
Al centro dell’esposizione, dunque, il paesaggio, inteso come elemento identitario della cultura italiana nonché soggetto privilegiato delle sperimentazioni artistiche ottocentesche, sia in pittura che in fotografia. Paesaggio che nel corso degli ultimi cinquant’anni torna a rivestire un ruolo centrale nella fotografia italiana, dando vita a una vera e propria scuola, riconosciuta in ambito internazionale.
La mostra offre una selezione di oltre 600 opere che, oltre a consentire al pubblico di scoprire ed apprezzare una straordinaria varietà di materiali e tecniche, condurranno quest’ultimo attraverso un excursus dell’evoluzione delle modalità di rappresentazione del ‘Bel Paese’, apprezzandone una bellezza che lo ha proposto a lungo come modello per l’Occidente ma anche misurandosi con le sue contraddizioni.
Strutturata secondo un percorso cronologico, l’esposizione presenta al primo piano delle Scuderie del Quirinale le fotografie appartenenti agli Archivi Alinari e al secondo piano, in continuità, le opere delle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea. Lo sguardo dei fotografi dell’Ottocento e della prima metà del Novecento, le cui opere sono conservate negli Archivi Alinari, vero e proprio giacimento di memorie visive, è rappresentato in mostra da una selezione particolarmente significativa fra cui spiccano le grandi panoramiche di Roma e Firenze di Michele Petagna e di Leopoldo Alinari.
Il racconto visivo procede con la narrazione del mito del viaggio in Italia, radice della civiltà occidentale, attraverso la presentazione di numerose opere delle origini, con autori come Girault de Prangey, Calvert Richard Jones, Frédéric Flachéron, Giacomo Caneva.
Un approfondimento sulla ricerca e sulla continua sperimentazione della fotografia tra Ottocento e Novecento è presentato nella sezione dedicata ai negativi e ai primi tentativi di restituire l’Italia a colori, con autori come lo scienziato Giorgio Roster e con pezzi rari come le autocromie.
Il percorso procede con l’esposizione delle immagini di autori interessati ad affermare la fotografia come strumento artistico e a offrire una soggettiva rappresentazione del mondo, tra cui Vittorio Alinari e Wilhelm von Gloeden. Un ultimo cambio di passo è rappresentato dalla selezione sulla fotografia tra gli anni quaranta e gli anni cinquanta del Novecento, con le opere di Vincenzo Balocchi e Luciano Ferri, Alberto Lattuada, e di Fosco Maraini le cui immagini evidenziano l’amore del fotografo per la montagna e il paesaggio del sud Italia connotati da una precisa visione antropologica.
Al secondo piano, le opere di molti dei principali autori della fotografia italiana e internazionale dal dopoguerra ad oggi, in una successione di tecniche, linguaggi e pratiche artistiche, accompagneranno il visitatore fino alle ricerche più attuali, grazie alle opere delle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea nelle quali il paesaggio, e le declinazioni che esso assume, rivestono un ruolo fondamentale.
Dal paesaggio come scenario della narrazione sociale e politica che caratterizza la stagione del reportage (Letizia Battaglia, Carla Cerati, Uliano Lucas, Federico Patellani) si arriva, attraverso le sperimentazioni concettuali degli anni settanta (Mario Cresci, Franco Fontana, Mario Giacomelli), a uno dei fiori all’occhiello di questa sezione, l’esperienza di ‘Viaggio in Italia’, in cui Luigi Ghirri raccoglie una serie di ricerche che rivolgono lo sguardo verso luoghi spesso marginali, quotidiani e anti-spettacolari e che diventano il manifesto di una nuova fotografia italiana (Gabriele Basilico, Giovanni Chiaramonte, Guido Guidi).
Nella tensione tra racconto dei luoghi ed esperienza estetica la fotografia arriva al nuovo millennio con stampe spettacolari di grandi dimensioni e nuovi linguaggi (Paola De Pietri, Fischli and Weiss, Francesco Jodice, Massimo Vitali, Thomas Struth), fino a espandere l’idea stessa di documentazione e – nelle ricerche degli autori più giovani – aprirsi a oggetti, pratiche e tecnologie proprie dell’universo visuale e artistico contemporaneo.
“La tutela del paesaggio è un valore fondante della nostra identità, nonché tra i principi cardine su cui poggia l’azione del Ministero della Cultura – ha dichiarato Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura – Il paesaggio evolve e recepisce il senso della presenza umana, portando impresse le tracce di una storia millenaria: uno scrigno prezioso, che custodisce la nostra memoria storica e che, come tale, va trattato con cura. Anche in questo siamo stati precursori: l’Italia è infatti il primo Paese al mondo ad aver posto la salvaguardia del paesaggio tra le priorità dello Stato. In un momento come questo è fondamentale riconoscersi in un’identità di luoghi e in un Paese straordinario in ogni angolo, così come emerge dalle foto in mostra: questo ci aiuterà ad essere custodi consapevoli di un’inestimabile eredità, in grado di accogliere non solo il passato, ma anche il futuro”.
“Le Scuderie del Quirinale riprendono la tradizione di presentare al pubblico anche temi e suggestioni appartenenti alla storia espressiva della fotografia – ha aggiunto Mario De Simoni, Presidente delle Scuderie del Quirinale – E lo fanno attraverso una mostra particolarmente ambiziosa, che affronta un tema di tale vastità da essere decisivo per un qualsiasi sguardo sull’Italia e tanto rilevante da essere oggetto di quello che il Presidente Ciampi definì l’articolo più originale della nostra Costituzione, l’Art. 9, che pone fra i ‘principi fondamentali’ la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico. La mostra L’Italia è un desiderio racconta in un arco temporale molto vasto, che va dalla metà del XIX secolo sino ai nostri giorni, come il paesaggio italiano sia stato rappresentato dall’occhio dei fotografi. Il progetto è stato concepito, per le Scuderie e con le Scuderie, da due delle massime istituzioni pubbliche italiane in campo fotografico, la Fondazione Alinari per la Fotografia e il Museo di Fotografia Contemporanea, che ringraziamo per la passione, la generosità e la perizia profuse nell’ elaborare l’impresa”.
“‘L’Italia è un desiderio’ è una mostra di straordinario valore che conferma ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che la fotografia è arte che sa mettere insieme sguardo soggettivo e capacità di narrazione di un paese e di un’epoca – ha concluso Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana – Vale anche per la fotografia di paesaggio, che richiama giustamente le parole di un poeta come Andrea Zanzotto: ‘Siamo noi che creiamo il paesaggio’. E questo è vero sia per il paesaggio, che per la sua rappresentazione nell’arte. La mostra che si apre alle Scuderie del Quirinale è un grande viaggio nell’Italia rappresentata attraverso il tempo. E per me e per la Toscana è motivo di grande orgoglio che parte importante sia costituita da fotografie provenienti dagli archivi Alinari, fotografie capaci peraltro di ben dialogare con le opere del Museo di Fotografia Contemporanea. Anche questa mostra, col suo valore, dimostra la bontà della scelta fatta nel 2020 dalla Regione Toscana, con la creazione della Fondazione Alinari per la Fotografia, finalizzata a tutelare uno straordinario patrimonio di documentazione e arte fotografica, con una collezione di circa 5 milioni di opere”.
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