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Epicode e Unicusano, da partnership nasce Master Programmazione e sviluppo web
Diventare sviluppatore web o programmatore informatico? Da oggi, si ha un’opportunità in più con il master universitario attivato dall’Università Niccolò Cusano insieme a Epicode, la prima Career acceleration platform in ambito tech d’Europa. E’ il lavoro digitale più richiesto. Ogni anno si aprono più di 100mila posizioni per questa figura professionale, con in media circa 35mila posti vacanti non ricoperti.
Per rispondere alle esigenze del mondo del lavoro, l’Università Niccolò Cusano ha attivato il Master di I livello in Programmazione e sviluppo web. Il Master si rivolge a tutti coloro che intendono avviare o consolidare una carriera nel mondo del tech, sviluppando competenze pratiche e aggiornate per proporsi da subito sul mercato del lavoro come specialista della programmazione web.
Ad oggi, la figura del programmatore web è tra le più ricercate sul mercato, e il percorso si pone l’obiettivo di offrire una formazione a 360 gradi su tecnologie e linguaggi che garantiscano l’immediata spendibilità nel mondo del tech.
Grazie all’expertise verticale e alla forte connessione con il mondo del lavoro, Epicode rappresenta un partner affidabile e solido per il raggiungimento degli obiettivi formativi.
Inoltre i docenti del master sono dei brillanti professionisti: Stefano Salvucci (co-founder & cto di social academy); Eric Camellini, Federico De Ambrosis, Lorenzo De Ambrosis, Riccardo Gullin (ex teacher per strive school, oggi docente epicode), Dario Del Giudice.
Alla fine del percorso formativo sarà possibile spendersi sul mercato del lavoro come: full-stack developer, front-end developer, back-end developer, ux/ui specialist.
Lavoro
Sostenibilità, Aragno (Eikon): “Tema del momento in azienda e driver di crescita”

La Senior Partner Eikon Strategic Consulting è intervenuta al Forum Comunicazione Italiana presso il Palazzo dell'Informazione a Roma

Sostenibilità come tema sempre più emergente nella comunicazione aziendale e come driver di crescita. Paola Aragno, Senior Partner Eikon Strategic Consulting, intervenendo al Forum Comunicazione Italiana presso il Palazzo dell’Informazione a Roma, racconta l’analisi fatta da Eikon, in collaborazione con Adnkronos, sui temi Esg e il contributo delle persone nella trasformazione sostenibile.
Dall’analisi semantica della comunicazione Corporate dei social proprietari di 30 aziende, nel 2022, risulta che “sostenibilità può essere considerata la parola del momento, la terza dopo Italia ed energia. Questo trend che nasceva dal basso si sta posizionando ad un livello sempre più alto”, spiega Aragno.
“Ma quali sono le parole associate all’area semantica della sostenibilità? E’ legata al tema dell’energia e alla mobilità ma è ancora molto legata ai temi ambientali ed è un driver essenziale su cui fare investimenti per il raggiungimento di obiettivi di business. Quindi non è più solo una moda ma qualcosa che spinge verso una crescita, quindi un driver di crescita economico-finanziaria. Ma anche un valore che richiede un impegno collettivo”. In evidenza nell’analisi anche la parola ‘transizione’, perché “è ancora un processo”.
Non solo. Attraverso il ‘Primo rapporto annuale 2022 – La cultura della sostenibilità in Italia – Esg Culture Lab’ è stato analizzato il livello di coinvolgimento attribuito all’organizzazione. Due le evidenze principali: da una parte, “una maggioranza, più del 50%, che considera la propria organizzazione impegnata nel raggiungimento degli obiettivi sostenibili” e, dall’altra, “un maggiore scetticismo della fascia più giovane nella volontà dell’organizzazione di promuovere un cambiamento reale”. In sintesi si ricava “una polarizzazione generazionale: gli under 40 sono più critici sia nel loro coinvolgimento nella sfera professionale sia nel coinvolgimento dell’azienda”.
In prospettiva, il futuro “è visto in maniera positiva ma anche qui il 14% del campione 18-29 anni non è convinto” della trasformazione sostenibile; “dobbiamo coinvolgere i giovani”.
Lavoro
Sostenibilità, Insenga (Adnkronos): “Un nuovo sito per raccontare gli obiettivi Esg”

Il vicedirettore Adnkronos, è intervenuto al Forum Comunicazione Italiana presso il Palazzo dell'Informazione a Roma

“Da qualche mese abbiamo aperto un nuovo canale sul sito Adnkronos che si chiama Obiettivo Esg che diventerà presto un vero e proprio sito, non un contenitore ma uno spazio per far capire qual è l’approccio necessario per conoscere e raccontare la sostenibilità e gli obiettivi Esg da tutti i punti di vista. Nel canale raccontiamo in maniera multimediale, multicanale e multidisciplinare la sostenibilità”. Così Fabio Insenga, vicedirettore Adnkronos, intervenendo al Forum Comunicazione Italiana presso il Palazzo dell’Informazione a Roma.
“E’ fondamentale porci e porre le domande per trovare insieme delle risposte. Il Gruppo Adnkronos sta facendo una trasformazione importante dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro e della prospettiva con cui ogni giorno produce informazione, investendo sulla qualità dei contenuti e su temi che sono strutturali per l’informazione e per il futuro del Paese”, dice Insenga citando in particolare tre tematiche, “la trasformazione demografica, quella digitale e quella sostenibile”.
“Sostenibilità che si è trasformata tantissimo sia nella sua effettiva applicazione sia nella percezione che se ne ha all’interno e all’esterno delle aziende proprio per questo insieme ad Eikon Strategic Consulting, con il progetto l’Esg Culture Lab, ci occupiamo di capire quanto ci sia da fare nelle aziende e nel paese quando parliamo di Esg”, conclude.
Lavoro
Tributaristi, con attivazione Inad si possono già inserire indirizzi pec

Presidente Alemanno: "Avvieremo inoltre un confronto con l’Agenzia delle Entrate per capire, proprio ai fini dell’antiriciclaggio e delle altre necessità professionali, come ottimizzare al meglio l’utilizzo del nuovo domicilio digitale".

L’Istituto nazionale tributaristi (Int) ha inviato una nota ai propri iscritti, in cui comunica che dal 6 giugno i professionisti ex lege 4/2013, tra cui i tributaristi, possono eleggere il proprio domicilio digitale, indicando un indirizzo pec dove ricevere tutte le comunicazioni ufficiali della Pubblica amministrazione. Finalmente inizia l’operatività dell’Inad (Indice nazionale dei domicili digitali), operatività che per il momento riguarda la possibilità di inserire in un elenco pubblico il proprio indirizzo pec, poiché per la consultazione si dovrà attendere il 6 luglio, data da cui il domicilio sarà consultabile sia dai soggetti privati che dalla Pubblica amministrazione.
“Per anni abbiamo sollecitato i ministeri competenti a risolvere il problema dell’impossibilità, per i professionisti ex lege 4/2013, di inserire la propria pec nel già attivo Indice Ini-pec, e ciò era precluso non solo per problematiche tecniche, ma anche per valutazioni anacronistiche ed errate, molto spesso strumentalmente, circa l’individuazione delle varie professionalità in Italia, quindi accogliamo l’attivazione dell’Inad con grande soddisfazione”, dichiara il presidente dell’Int Riccardo Alemanno.
“Negli anni – ricorda – come tributaristi abbiamo dovuto superare i problemi causati dall’impossibilità di inserire la nostra pec in un elenco consultabile pubblicamente, problemi poi risolti grazie all’impegno e alla collaborazione con la dirigenza dell’amministrazione finanziaria, per esempio nell’invio dei dati al sistema tessera sanitaria in qualità di intermediari fiscali abilitati o per l’acquisizione della pec da parte dall’Agenzia delle Entrate ai fini degli obblighi antiriciclaggio a cui è soggetto, al pari degli altri professionisti contabili, il tributarista. Abbiamo pertanto sollecitato i nostri iscritti a depositare la propria pec nell’Indice nazionale dei domicili digitali, entro il 6 luglio in modo che, dall’apertura della consultazione dell’Inad, tutti possano conoscerne il domicilio digitale. Avvieremo inoltre un confronto con l’Agenzia delle Entrate per capire, proprio ai fini dell’antiriciclaggio e delle altre necessità professionali, come ottimizzare al meglio l’utilizzo del nuovo domicilio digitale. Grazie pertanto ai ministeri competenti e all’Agid che hanno portato a termine il percorso di attivazione dell’Inad, in cui auspico che, in un ragionevole lasso di tempo, possano confluire tutti gli indirizzi pec delle varie professioni, oggi presenti in altri elenchi pubblici e non.”
Lavoro
Manageritalia e Assologistica, rinnovo contratto dirigenti imprese logistica portuali e aeroportuali

Il contratto riguarda circa 250 aziende associate con circa 70.000 dipendenti diretti ed indiretti.

E’ stato sottoscritto il rinnovo della parte economica del contratto nazionale di lavoro per i dirigenti delle aziende di logistica, magazzini generali, magazzini frigoriferi terminalisti portuali, interportuali ed aereoportuali. A firmare l’accordo il presidente di Manageritalia, Mario Mantovani e Umberto Ruggerone presidente Assologistica. Il contratto riguarda circa 250 aziende associate con circa 70.000 dipendenti diretti ed indiretti.
“Grazie a questo rinnovo – spiega Mario Mantovani – diamo continuità all’azione condotta in questi anni dalla nostra Associazione per tutelare i diritti dei dirigenti italiani dopo la formazione introdotta nel 1992, la long term care nel 2001, il welfare aziendale per tutti e le nove politiche attive soprattutto in periodo come questo caratterizzato da aspettative decrescenti e inflazione. Una firma che consentirà, almeno in parte, ai dirigenti di recuperare le perdite di reddito dovute all’impennata dell’inflazione senza gravare eccessivamente sulle imprese”.
“Siamo soddisfatti di questo accordo che concretamente va nella direzione da noi auspicata, ovvero la valorizzazione della figura del manager logistico, vero elemento strategico per le aziende” commenta Umberto Ruggerone, presidente Assologistica.
Si tratta di un accordo di natura prettamente economica, visti gli interventi già attuati sulla parte normativa con l’accordo di proroga del ccnl, sottoscritto 26 luglio 2021. Nello specifico, l’accordo sottoscritto oggi prevede: un importo “Una Tantum” di 1.000 euro da corrispondere nel 2023 a un aumento contrattuale di 450 euro lordi mensili entro luglio 2025. È inoltre prevista la destinazione di 1.500 euro annui alla Piattaforma welfare dirigenti terziario, spendibili in beni e servizi di welfare.
Un adeguamento contrattuale che consente, almeno in parte, ai dirigenti di recuperare l’impennata dell’inflazione avvenuta nell’ultimo periodo, senza gravare eccessivamente sulle imprese. Un risultato ottenuto grazie al profondo lavoro di analisi su tutte le opzioni normative disponibili.
L’accordo è la logica prosecuzione e completamento dell’intesa del luglio 2021 che, tra le altre cose, ha introdotto il welfare aziendale, i servizi di politiche attive ed è intervenuto sulla normativa dei Fondi ed Enti contrattuali. La parte economica è stata rinnovata agendo in sinergia su vari aspetti.
Una Tantum di 1000 euro a copertura della vacanza contrattuale per il periodo 1 gennaio -31 dicembre 2022, che verrà erogata in due tranche: 500 euro erogati con la retribuzione di luglio 2023 e 500 euro a novembre 2023
E’ previsto un aumento retributivo, con conseguente adeguamento del minimo contrattuale, pari a regime a 450,00 euro, secondo le seguenti scadenze: 150 mensili dal 1° dicembre 2023; 150 mensili dal 1° luglio 2024; 150mensili dal 1° luglio 2025
Tali aumenti possono essere assorbiti, fino a concorrenza, esclusivamente da somme concesse dalle aziende in acconto o anticipazione su futuri aumenti economici contrattuali, successivamente al 31 dicembre 2019.
I datori di lavoro destineranno inoltre alla piattaforma welfare dirigenti terziario 1.500 euro annui, spendibili in beni e servizi di welfare per l’anno 2024 e 2025.
Lavoro
Pnrr, Pelazzi (Argenta Soa): “Per le imprese ci sono tante criticità all’orizzonte”

Per il 61% non ci sono le condizioni per poter realizzare i lavori infrastrutturali e di costruzioni previsti

“Per le imprese l’attuazione del Pnrr presenta molte criticità all’orizzonte e i rischi che si perda un’occasione straordinaria sono elevati: il 61 per cento delle imprese dichiara infatti che non ci sono le condizioni per poter realizzare i lavori infrastrutturali e di costruzioni previsti mentre solo il 39 per cento si dichiara ottimista”. Lo sostiene Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta Soa, una delle principali società organismo di attestazione che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche, nel presentare i risultati dello studio realizzato dal Centro studi di Argenta Soa sul sentiment su Pnrr e Codice degli appalti.
Lo studio sarà presentato da Pelazzi domani nel talk ‘Appalti pubblici, azione amministrativa e nuove tecnologie’ che si terrà a Milano nella Deloitte Greenhouse (Via Tortona 25) nell’ambito del Forum Legal Next 2023 organizzato da Deloitte Legal. Tra i relatori del talk il Presidente dell’Anac Giuseppe Busia, il presidente di sezione del Consiglio di Stato e già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Roberto Garofoli, il Consigliere di Stato Giovanni Gallone, il Dirigente dell’Ospedale Policlinico S.Martino di Genova- Strategic Foresight Giorgia Zunino, la Presidente di Assimpredil Ance Regina De Albertis e gli avvocati partner di Deloitte Legal Francesco Paolo Bello e Joseph Brigandì.
“Ad accendere i riflettori su queste criticità del Pnrr – continua Pelazzi – è un campione significativo di aziende, composto da una maggioranza (il 67%) che ha partecipato a gare pubbliche negli ultimi mesi. Ci troviamo di fronte a una grande occasione per l’Italia che rischiamo di non sfruttare adeguatamente e che sta mostrando alcune criticità sistematiche che rallentano la realizzazione di opere pubbliche e impattano anche sulla crescita economica del Paese. Criticità che però gli italiani sanno affrontare dando il meglio di sé come avvenuto con Expo. Non tutto va male, però: per il 63% delle imprese intervistate il nuovo Codice degli Appalti può rendere più veloce la realizzazione delle opere rispetto ad un 37% che pensa il contrario”.
“Il Pnrr – dichiara Pelazzi – ha un effetto molto forte sul settore delle costruzioni: almeno nelle valutazioni originarie, secondo stime Ance-Confindustria impatta per circa 108 miliardi di euro (sui 222 totali), di cui 42,9 miliardi per i progetti in essere e 65,1 per nuovi progetti. La possibile rimodulazione delle misure del Pnrr rappresenta, però, una nube all’orizzonte sulle prospettive di crescita del settore edile”.
Per l’81% degli intervistati possedere la certificazione Soa sta diventando una referenza positiva per lavorare anche nel privato. “Quello che emerge dallo studio e anche dal nostro lavoro sul campo – commenta Pelazzi – è che a richiedere le attestazioni Soa non sono solo le amministrazioni pubbliche e le realtà partecipate dal pubblico, ma anche grandi player dell’industria e grandi fondi e sviluppatori immobiliari. La Soa sta diventando uno strumento importante per attestare parte dei temi esg”.
Lo studio è stato realizzato intervistando un campione di circa duemila e duecento imprese di tutte le dimensioni, che operano in tutte le regioni italiane e nei principali settori per cui è richiesta la Soa (costruzioni 55%, infissi 6%, carpenteria 5 %, impiantistica 20%, servizi ambientali 14%); hanno fatturati in grado di rappresentare la complessità del tessuto imprenditoriale italiano (sotto i 2 milioni di euro 30 %, tra i 2 i 5 milioni di euro 26 %, tra i 5 e i 10 milioni di euro 19%, tra i 10 e i 30 milioni di euro 15% e sopra i 30 milioni di euro 10%).
“I dati diffusi a maggio dall’Istat – ricorda – segnalavano un lieve incremento della produzione nelle costruzioni in marzo su febbraio (+0,1%) e nel primo trimestre 2023 rispetto al quarto 2022 (+1,1%). Quindi va tutto bene? Non proprio, purtroppo. A bene vedere, infatti, i numeri dell’Istat raccontano un’altra storia, per cui c’è poco da esultare”.
“L’incremento dell’attività nelle produzioni – dichiara Pelazzi – è spiegato esclusivamente da un effetto “trascinamento” ereditato dal trimestre precedente. Se si osserva infatti il livello dell’indice di produzione in marzo (137,7) si nota che è sostanzialmente in linea con quello di dicembre (137,5). Quindi l’attività, di fatto, è rimasta piatta nel primo trimestre di quest’anno e l’incremento rilevato nel primo trimestre è solo una questione aritmetica”.
“C’è di più – avverte Pelazzi – l’Istat ha comunicato di avere rivisto al ribasso di ben 1,2 punti percentuali la variazione della produzione industriale di febbraio, che adesso è quasi piatta a fronte di un incremento comunicato il mese scorso dell’1,5%. Sono dettagli tecnici, ma servono per capire più chiaramente il contesto nel quale opera il settore edile e bisogna conoscerli per potere decifrare meglio la realtà descritta dai numeri”.
Lavoro
Tlc, Di Raimondo (Asstel): “Sciopero? condividiamo preoccupazioni sindacati, serve nuova politica industriale”

Il direttore generale, calo ricavi rappresenta una delle criticità della Filiera: passati da flusso di cassa di 10,5 mld del 2010 a circa un miliardo del 2021

“Le organizzazioni sindacali richiamano l’attenzione delle Istituzioni per affrontare le difficoltà che il settore attraversa. Asstel condivide le preoccupazioni sul futuro dell’industry e sulla complessiva sostenibilità occupazionale: come associazione abbiamo una costante interlocuzione con Governo e Istituzioni con l’obiettivo di sviluppare soluzioni di lungo periodo che siano leva anche di competitività per il Paese. Serve una nuova politica industriale per la filiera che sostenga anche i periodici e significativi piani di investimento necessari ad offrire servizi innovativi e di qualità ai clienti”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Laura Di Raimondo, direttore generale Asstel Confindustria sullo sciopero di oggi dei lavoratori delle tlc proclamato unitariamente dai sindacati, che parlano di 20mila posti a rischio nel settore.
Di Raimondo ricorda che “il 2022 è stato un anno complesso per la filiera Tlc. Un anno che segue, purtroppo, un trend negativo: in 12 anni ha perso oltre un terzo del suo valore. L’aumento dei costi dell’energia, una competitività sempre più forte, un calo dei prezzi negli ultimi dieci anni del 33,6% e gli interventi regolatori sui mercati wholesale sono alcune delle cause che hanno portato a questa situazione di difficoltà”.
Per Di Raimondo “il calo dei ricavi rappresenta una delle criticità della Filiera: si è passati da un flusso di cassa di 10,5 miliardi del 2010, a circa un miliardo del 2021. Nel 2022, per la prima volta, si è registrato un valore negativo di circa 4 miliardi causato prevalentemente dal pagamento dell’ultima rata per le licenze 5G”. “Mentre il traffico dati aumenta, i prezzi -spiega Di Raimondo- sono in calo rispetto ad altre utilities. Il calo dei prezzi (-33,6% più del doppio dei principali paesi europei) è un fenomeno tutto italiano, e questo è indice della necessità di superare l’attuale modello. Nonostante tali criticità, gli operatori stanno ampliando i modelli di business verso nuovi settori e servizi, per effetto degli abilitatori digitali quali i big data, il cloud, l’Iot, la cybersecurity, il 5G. In questo sistema sono indispensabili le nuove competenze digitali e la formazione permanente del personale in essere a cui si devono affiancare strumenti di politiche attive”, sottolinea.
E per quanto riguarda il dl sulle tlc del governo la posizione di Asstel è chiara. “L’evoluzione del settore -spiega Di Raimondo- richiede specifiche misure e provvedimenti su cui il Governo ha posto la sua attenzione, quali: la mitigazione strutturale del costo dell’energia; l’armonizzazione dei limiti elettromagnetici a livello europeo. A questi, si affiancano gli interventi per la riduzione dell’Iva per i servizi di connettività, ispirandosi ai recenti indirizzi europei, e l’estensione del beneficio per investimenti in beni strumentali nuovi nel piano transizione 4.0. Sono stati sicuramente efficaci i recenti interventi normativi sulle semplificazioni; per attuare uniformemente la norma è necessario un coordinamento ottimale tra le istituzioni centrali e locali”, conclude.
Lavoro
Pa, Carlomagno (Flp): “Su smart working serve azione strutturale, uscire da logica emergenza”

Il segretario generale del sindacato: no a lavoro agile per genitori di under 14 in contraddizione con lotta a denatalità

Sullo smart working “è necessario uscire dalla logica emergenziale del cosiddetto lavoro da remoto da casa e realizzare un intervento strutturale che preveda un’organizzazione del lavoro per obiettivi, che vanno realizzati al di là del luogo dove questo avvenga, che sia l’abitazione del lavoratore, l’ufficio o altro”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Marco Carlomagno, segretario generale della Flp, Federazione lavoratori pubblici e funzioni pubbliche, sull’ipotesi di proroga dello smart working per i lavoratori fragili e i genitori di under 14 nella pa e nel privato fino a dicembre 2023. E comunque per Carlomagno “è indispensabile prorogare lo smart working nella pubblica amministrazione per i lavoratori fragili, vanno tutelati”.
Per il leader del sindacato nelle amministrazioni pubbliche il lavoro agile è ormai un miraggio. “Nella pa la gran parte delle amministrazioni stanno facendo rientrare tutti i lavoratori in presenza, agendo da piccoli feudatari al di là della legge che prevede un diritto per i lavoratori. Quindi parlare di proroga senza verificare queste situazioni da parte del ministero è inutile”, sottolinea.
E sulla posizione del ministro della Pa, Paolo Zangrillo, che confermato la tutela per i fragili ma ha preannunciato il no al lavoro agile per i genitori di under 14, Carlomagno risponde: “Lo stop annunciato dal ministro Zangrillo alla proroga dello smart working per i genitori di under 14? Parole rispettabili ma un governo che parla di lotta alla denatalità non può poi non agire sul lavoro agile, quello vero, venendo così incontro alle esigenze di vita-lavoro delle famiglie. E’ una contraddizione”, conclude.
Lavoro
Lavoro, Assosistema: “Vera garanzia del salario è nella contrattazione collettiva”

Il direttore generale di Assosistema Confindustria, Matteo Nevi, è intervenuto oggi alla Camera dei deputati in commissione Lavoro, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di giusta retribuzione e salario minimo

“La vera garanzia del salario è da ricercare nella contrattazione collettiva che in Italia ha un grado di diffusione superiore all’80% dei settori coperti. Introdurre un salario minimo servirebbe solo a creare una concorrenza tra legge e autonomia negoziale e ad incentivare la fuga dalla contrattazione collettiva verso una regolamentazione tra privati”. Ad affermarlo è il direttore generale di Assosistema Confindustria, Matteo Nevi, che oggi è intervenuto alla Camera dei deputati in commissione Lavoro, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di giusta retribuzione e salario minimo.
“Non dobbiamo svuotare i contratti collettivi dei loro contenuti –ha proseguito Nevi – ma, anzi, come dispone la Direttiva europea, dobbiamo incentivare Il ricorso alla contrattazione. È impossibile pensare ad un salario minimo e ad una giusta retribuzione se non si trova una soluzione compiuta e in tempi brevi sulla misurazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali nonché dei perimetri contrattuali a cui si applicano i contratti, ancora oggi in discussione al Cnel. Il trattamento economico minimo previsto nei contratti è la prima risposta al salario minimo e c’è da anni, non bisogna inventarsi nulla. Pertanto è necessario continuare a dare seguito al testo unico sulla rappresentanza siglato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil”.
“Se dobbiamo e vogliamo risolvere il problema del dumping contrattuale la strada non è il salario minimo, ma occorre mettere insieme una serie di interventi normativi chiari e puntuali che permettano l’emersione di tutte le differenti forme di dumping oggi presenti. Se la mia azienda svolge una specifica attività -ha continuato Nevi- non può applicare il contratto relativo ad un altro settore, anche questa è una chiara forma di dumping sul quale invitiamo il legislatore e la commissione ad una attenta riflessione”.
“Dobbiamo -ha concluso Nevi- evitare che interventi generalistici come quello del salario minimo generino effetti distorsivi all’interno delle relazioni industriali che sono da sempre un elemento fondante dell’esercizio dell’autonomia negoziale del nostro Paese e che dobbiamo custodire perché segno di un percorso democratico sancito chiaramente anche dalla nostra Costituzione”.
Lavoro
Turismo, enogastronomia motivo di viaggio per 58%, almeno 5 esperienze per 7 italiani su 10

Presentato il 'Rapporto Sul Turismo enogastronomico italiano' curata da Roberta Garibaldi

Continua la crescita dei viaggiatori italiani che hanno compiuto almeno un viaggio con principale motivazione legata all’enogastronomia: sono il 58% nel 2023, un valore superiore di 37 punti percentuali rispetto al 2016. In termini assoluti, si stima siano circa 9,6 milioni. Ma la ricerca di esperienze a tema cibo, vino e birra non è una peculiarità di questi turisti, perché interessa ormai tutti i viaggiatori del Belpaese: 7 su 10 ne hanno svolto almeno cinque nel corso dei viaggi più recenti (+25% sul 2021). Un dato in linea con quanto emerge dallo studio della European Travel Commission, secondo cui le proposte a tema cibo, vino e birra sono le più ricercate dai viaggiatori del Vecchio Continente nei viaggi della prossima estate, insieme a quelle legate ai paesaggi naturali dove spesso sono vissute (il 17,3% e il 17,8%, in termini assoluti circa 21,2 e 21,8 milioni di turisti hanno intenzione di viverle quest’estate). E saranno il 4,5%, ossia circa 5,5 milioni gli europei che hanno dichiarato di voler fare un viaggio con motivazione primaria enogastronomia.
È quanto emerge dalla sesta edizione del ‘Rapporto Sul Turismo enogastronomico italiano’, curata da Roberta Garibaldi (professore di Tourism Management presso l’Università degli studi di Bergamo, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e vicepresidente della Commissione Turismo dell’Ocse), con il supporto di Unicredit, Visit Emilia, Valdichiana Living e Smartbox, il patrocinio di Cultura Italiae, Federturismo, Fondazione Qualivita, Ismea-Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, Iter Vitis Les Chemins de la vigne en Europe e Touring Club Italiano, e la collaborazione di TheFork e Tripadvisor, e presentata questa mattina in anteprima per la stampa presso il Palazzo del Touring Club Italiano di Milano.
Il nuovo lavoro evidenzia i cambiamenti della domanda e le opportunità che si aprono per operatori e destinazioni, chiamate ad intercettare le nuove tendenze in atto.
Alta è la partecipazione a tutte le tipologie di attività, esperienze culinarie nei ristoranti (svolte dal 94% dei viaggiatori), visite ai luoghi di produzione (74%), eventi (60%), proposte attive (54%) e itinerari tematici (48%). Le prospettive per quest’anno sono positive. Nonostante la crisi, circa 1 turista italiano su 3 dichiara di avere un budget superiore al 2022 da dedicare all’acquisto delle proposte enogastronomiche.
“L’alto interesse dei turisti, l’offerta eccellente del nostro Paese, la crescita attesa per il turismo dei prossimi anni – commenta Roberta Garibaldi – ci regala un incredibile tris di assi per il prossimo futuro. La sfida è oggi quello di trasformarlo in un poker, lavorando sui fattori per fare esplodere le potenzialità. Si evidenzia un grande gap tra l’interesse alle esperienze e l’effettiva fruizione, tutte le regioni vantano una ricchezza che può essere ulteriormente valorizzata”.
“È importante preservare e valorizzare il patrimonio culinario italiano, i paesaggi, le piccole botteghe e gli artigiani del gusto, per garantire una crescita nel lungo periodo costante, armoniosa ed equilibrata nel rapporto tra mete più rinomate e le meno note aree interne. Il turismo enogastronomico riduce l’overtourism e gli squilibri, contribuisce a mantenere le attività tradizionali nei piccoli borghi e nelle zone rurali, porta entrate aggiuntive ai produttori stimolandoli a tutelare attivamente il paesaggio, che è tra le principali leve di scelta del turista”, conclude.
Sono quattro le principali tendenze del turismo enogastronomico. 1. Varietà, esperienze a 360 gradi. I turisti italiani vogliono scoprire mete nuove (63%) e diversificare l’esperienza, ricercando proposte autentiche e sperimentando attività sempre diverse a contatto con la natura. Tra le più gettonate compaiono le degustazioni in vigna e negli uliveti, eventi che abbinano gusto-arte-musica, workation nelle aree rurali sino ad arrivare a nuove proposte quali foraging (indicato da 1 italiano su 2), corsi di sopravvivenza e attività ludiche come escape room e caccia al tesoro. Cresce l’attenzione verso le esperienze in tutti i luoghi di produzione: non solo cantine, con i caseifici in prima linea.
2. Frictionless. Accessibili e facilmente acquistabili: così devono essere le esperienze per il turista. Il gap tra interesse ed effettiva fruizione è ancora elevato: il viaggiatore oggi deve essere messo nelle condizioni di poter reperire facilmente le informazioni, scegliere e prenotare le proposte disponibili. Non è quindi un caso che se il 63% degli intervistati dichiara di voler prenotare le visite alle aziende di produzione online, solo il 23% le ha acquistate dal sito e il 20% tramite intermediari online. Nella scelta sono numerose le fonti di informazioni che il turista utilizza, ma tende a fidarsi soprattutto di parenti e amici (indicati dal 54% dei viaggiatori italiani). I social media sono importanti soprattutto per i più giovani (Facebook per i Millennials e Instagram per la Generazione Z). Effetto ‘The White Lotus’: nella scelta della destinazione, cresce l’influenza di film e serie tv ambientate in uno specifico territorio.
3. Green & social. Il turista italiano si mostra sempre più attento alla sostenibilità, adottando comportamenti consoni in viaggio: evita di sprecare cibo al ristorante (indicato dal 65%) e in vacanza ha comportamenti più rispettosi dell’ambiente rispetto a quando è a casa (54%). Mostra, inoltre, un forte desiderio di stare a contatto con la comunità locale e di contribuire al benessere sociale attraverso il suo viaggio. Aumenta la destagionalizzazione dell’esperienza, considerata non solo come modalità di risparmio e per vivere i luoghi quando meno affollati, ma anche come una scelta responsabile per assicurare turismo tutto l’anno alle destinazioni scelte.
4. Longevity. Il viaggio enogastronomico diventa occasione per dedicarsi al proprio benessere e imparare a adottare stili di vita più salutari: il 71% dei turisti italiani vorrebbe trovare menù con ricette che fanno bene alla salute. Ecco che la Dieta Mediterrana diventa un asset da valorizzare e attraverso cui connotare l’offerta turistica. L’ambito rurale costituisce il luogo ideale dove staccare dalla routine giornaliera, dalla tecnologia (con il 62% degli intervistati che desidera fare viaggi enogastronomici in cui ci sia la possibilità di un digital detox), dalla confusione delle città stando con parenti e amici (quasi 6 turisti su 10 vorrebbe trovare proposte di viaggio in ambito rurale per stare con i propri cari).
Valorizzare la ricchezza enogastronomica regionale, innovare le experience, diventare sostenibili. Questa la ‘ricetta’ per soddisfare i nuovi bisogni del turista enogastronomico. A indicarla la sesta edizione del ‘Rapporto Sul Turismo enogastronomico italiano’.
“La costante crescita di interesse verso il turismo enogastronomico – sottolinea il Rapporto – può e deve rappresentare uno stimolo per una ulteriore valorizzazione. Il patrimonio nazionale è ricco, con tutte le regioni che hanno eccellenze e specificità in termini di prodotti, ricette, piatti tipici. Sicilia, Emilia-Romagna e Campania sono per gli italiani le migliori regioni dal punto di vista enogastronomico, Napoli, Bologna e Roma tra le città”.
“Gli italiani sono oggi i primi viaggiatori enogastronomici del Paese, il fatto che non conoscano ancora molte delle tipicità regionali rappresenta un’opportunità per valorizzare le aree rurali ed un’occasione per far crescere il turismo interno. Ecco che emerge la necessità di accompagnare gli operatori nelle fasi di sviluppo e promo-commercializzazione, in primis sui canali digitali, dell’offerta, accrescendone così l’accessibilità”, spiega.
Ancora, sottolinea nel Rapporto Roberta Garibaldi, “la voglia di novità che caratterizza il turista rappresenta un’opportunità da cogliere immediatamente”. “Ad esempio, è auspicabile stimolare l’apertura al turismo di tutti i luoghi di produzione (caseifici, salumifici, fabbriche di cioccolato) con proposte di visita e tasting in azienda. Ma anche favorire la nascita di experience leisure diversificate in ambito rurale e a stretto contatto con la natura, come tour a piedi e in bicicletta, attività di wellness, e che siano capaci di andare oltre i ‘luoghi comuni'”.
“Questo processo deve essere accompagnato da una comunicazione innovativa e differenziata per target, per soddisfare la ‘sete’ di informazioni che caratterizza il viaggiatore sia prima che nel corso dell’esperienza”, avverte.
Non solo. “Il turismo enogastronomico rappresenta un’opzione per destagionalizzare i flussi e rendere le destinazioni, in primis quelle marittime e montane, attrattive per tutto l’anno, garantendo lavoro costante a chi opera in quest’ambito. Appare importante, innanzitutto, creare connessioni tra le aree rurali e urbane, anche nell’ottica di re-distribuire i flussi ed evitare fenomeni di overtourism. Allo stesso tempo, è necessario intraprendere azioni di tutela e valorizzazione della cultura e del paesaggio enogastronomico promuovendo una governance sostenibile”, conclude.
Lavoro
Time management, i segreti per riappropriarsi del tempo professionale

Roberto Castaldo: "Iniziare con una stima del tempo necessario per ogni singola attività, impegnandosi a rispettare le previsioni, evita distrazioni e distorsioni di tempo".

“Tutto è legato al tempo, dalla biologia, alle attività di tipo professionale e sociale, e si tratta della risorsa più democratica che esiste in natura. L’orientamento lavorativo a cui siamo abituati lega il salario a un valore orario; il tempo, quindi, incide sulle nostre prestazioni ma anche sulla nostra vita”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia Roberto Castaldo, performance management specialist e unico italiano nella classifica Global gurus tra i trenta migliori professionisti nella gestione del tempo.
“Un corretto equilibrio tra vita professionale e personale – spiega -aumenta la produttività e il benessere, così come l’autorevolezza e la percezione del valore all’interno di un’organizzazione. Per questa e altre ragioni, saper padroneggiare al meglio il time management è una competenza sempre più necessaria al giorno d’oggi”.
“A prescindere dal contesto in cui si opera – prosegue – tutte le fasce di età sperimentano stanchezza mentale in relazione a una cattiva gestione del tempo. Ad accomunarci è spesso una sensazione di sofferenza e ingratitudine, come se il tempo fosse gestito da qualcun altro o qualcos’altro. Una condizione molto provante che può essere affrontata con piena autonomia e responsabilità grazie al time management”.
“L’aspetto principale – fa notare Roberto Castaldo – è segmentare bene gli obiettivi e lavorare per task operativi e check list: se spezzettato in diversi passaggi, qualsiasi obiettivo diventa raggiungibile. Iniziare con una stima del tempo necessario per ogni singola attività, impegnandosi a rispettare le previsioni, evita distrazioni e distorsioni di tempo. Siamo spesso distratti da contesti differenti tra loro; una soluzione è creare delle routine e degli spazi in cui essere completamente focalizzati sul ruolo che ci è richiesto in quel momento, sia esso professionista, collega, genitore e partner”.
I nemici principali di un time management efficace? “Una distorsione nel concetto di tempo, la mancanza di priorità e il non saper dire di no, concentrandosi su attività senza fine”.
L’esperto ha elaborato una teoria racchiusa nel libro ‘Time Management Sistema 21’, edito da KPI – Centro Studi Performance: “La teoria su cui si basa il libro è stata sperimentata su un ampio campione, che applicandola ha migliorato le proprie prestazioni del 34% nel 78% dei casi. L’idea è quella di riuscire a sezionare le attività, dividendole in blocchi di 21 minuti. Questo tipo di organizzazione, unito a una routine operativa nella fase di goal setting, migliora non soltanto la produttività, ma anche l’umore delle persone. Scientificamente, inoltre, sapere che si ha a disposizione un tempo ridotto per effettuare un’azione ci porta a performare al massimo: la percezione della scarsità delle risorse attiverà i nostri bisogni, dandoci la motivazione per agire. L’obiettivo del time management, in definitiva, è sentirsi motivati e produttivi, gestendo al meglio il proprio tempo, generando un forte impatto sull’ambiente sociale circostante e quindi sulle relazioni, di qualsiasi tipo esse siano”.
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