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Cronaca

Endocrinologi, ‘allarme su bloccanti pubertà infondato, evitano suicidi e depressione’

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Le osservazioni della Società psicoanalitica italiana (Spi) sul rischio di danni fisici e psichici dei farmaci che bloccano la pubertà nei bambini e negli adolescenti con disforia di genere sono “infondate dal punto di vista scientifico e ingiustificatamente allarmistiche”. E “stoppare queste terapie aumenterebbe il pericolo di suicidio e depressione”. In una lettera inviata oggi al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Salute Orazio Schillaci, le società scientifiche degli endocrinologi prendono posizione contro la missiva della Spi all’Esecutivo. A schierarsi contro le dichiarazioni della società presieduta da Sarantis Thanopulos sono la Società italiana di endocrinologia (Sie) e la Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp), insieme a Società italiana genere, identità e salute (Sigis), Società italiana di pediatria (Sip), Società italiana di andrologia e medicina della sessualità (Siams) e Osservatorio nazionale sull’identità di genere (Onig).

“Riteniamo che la posizione della Spi contenga errori di interpretazione e imprecisioni in contrasto con i dati scientifici ad oggi disponibili – dichiarano Annamaria Colao, presidente Sie, e Mariacarolina Salerno, presidente Siedp – Gli studi di follow-up, infatti, dimostrano che i trattamenti con farmaci bloccanti la pubertà sono reversibili, consentono di guadagnare tempo per riflettere in modo consapevole sulla scelta di cambiare sesso e sono in grado di ridurre in modo significativo depressione, rischio suicidario e comportamenti autolesivi negli adolescenti trattati”.

Nella lettera al Governo, gli endocrinologi precisano che i farmaci in questione “vengono somministrati sempre in casi selezionati, con profondo disagio, approfonditi e studiati da un’équipe multidisciplinare, come descritto dalla Determina dell’Aifa”, l’Agenzia italiana del farmaco. “Il trattamento con i farmaci bloccanti la pubertà in adolescenti con disforia di genere non è peraltro in sperimentazione, come erroneamente descritto dalla Spi – puntualizzano Colao e Salerno – ma è stato autorizzato dal Comitato nazionale di bioetica nel 2018 e approvato da Determina dell’Aifa nel 2019, nonché sostenuto da raccomandazioni scientifiche anche internazionali e già ampiamente utilizzato nella pratica clinica”. Inoltre, si evidenzia nella missiva, “gli interventi per lo sviluppo del blocco puberale sono prescrivibili solo a pubertà già avviata, su adolescenti che abbiano già iniziato lo sviluppo puberale (stadio 2 di Tanner)”.

“Contraddittoria”, secondo i firmatari, “anche la considerazione” della Spi “secondo cui sarebbe sbagliato basare la valutazione dell’identità di genere sulle affermazioni del soggetto: l’auto-percezione di sé è infatti anche alla base di tutte le valutazioni in psicologia, anche all’interno dello stesso approccio psicoanalitico”, fanno notare gli specialisti.

“Tutto questo – ammoniscono infine Colao e Salerno – rischia di creare un allarme ingiustificato nei ragazzi con disforia di genere, in cui è presente una profonda sofferenza psichica legata anche al pregiudizio e allo stigma di chi nega che l’identità sessuale possa essere incongruente con il sesso assegnato alla nascita”.

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Cronaca

Terremoto ai Campi Flegrei nella notte, scossa magnitudo 4.2 e sciame sismico

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Paura nella notte, al momento non sono stati segnalati danni

Scossa di terremoto di magnitudo 4.2 nella notte nell’area dei Campi Flegrei. Dalle prime ore di ieri, come segnalato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, nell’area è in corso uno sciame sismico. Alle 3.35 di oggi è stata registrata la scossa di magnitudo 4.2. In seguito all’evento la Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile si è messa in contatto con le strutture locali del Servizio Nazionale della protezione civile. La scossa è stata avvertita dalla popolazione ma dalle prime verifiche al momento non sono stati segnalati danni.

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Cronaca

Migranti, Alarm Phone: persi contatti con 145 persone in fuga dalla Libia

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"Hanno detto di aver avuto problemi al motore del peschereccio". Nessuna notizia, inoltre, dell'imbarcazione con 90 naufraghi segnalata ieri

Nuovo sos dal Mediterraneo centrale. A lanciarlo per un peschereccio con 145 persone a bordo in fuga dalla Libia è Alarm Phone, spiegando di aver allertato le autorità. “Hanno detto di aver avuto problemi al motore prima che perdessimo i contatti con loro. Siamo molto preoccupati”, dice l’ong, chiedendo soccorsi immediati. Nessuna notizia, intanto, dell’imbarcazione con 90 naufraghi segnalata ieri da Alarm Phone. “Come al solito le autorità tacciono su ogni possibile tentativo di ricerca di questa barca. Temiamo per le loro vite – dice l’ong -. L’emergenza in mare è trattata come un segreto di Stato, la morte in mare nascosta”.

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Cronaca

Messina Denaro, cimitero blindato a Castelvetrano per arrivo salma boss

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Cimitero blindato a Castelvetrano (Trapani) dove è attesa a breve la salma del boss mafioso Matteo Messina Denaro, morto lunedì notte all’ospedale dell’Aquila. La bara, come stabilito dalla Questura di Trapani, non attraverserà la città di Castelvetrano in corteo, ma raggiungerà direttamente il cimitero. Il feretro è partito dall’Aquila ieri sera al termine dell’autopsia eseguita nell’ospedale abruzzese, su ordine delle Procure dell’Aquila e di Palermo. Il cimitero è blindato da ieri, dopo un sopralluogo degli agenti della Questura di Trapani.

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Cronaca

Ubriaco alla guida di una Ferrari 358, patente ritirata

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A Nuoro fermato un tedesco al volante di una rossa

Ubriaco al volante di una Ferrari La Polizia stradale di Nuoro ha notato una Ferrari 358 spider che sbandava lungo la Statale 131 Dcn e l’ha fermata. Alla guida c’era un cittadino tedesco e dai controlli è risultato che avesse un tasso alcolico doppio rispetto a quello consentito. Gli agenti lo hanno sanzionato per la guida in stato di ebrezza e gli hanno ritirato la patente. È una delle 46 violazioni che la Polstrada nuorese ha registrato negli ultimi venti giorni. “Da un riscontro statistico, si è potuto constatare che il 52,50% dei casi, pari a 21 infrazioni, hanno interessato persone di età compresa tra i 33 e i 65 anni – spiegano dalla Polizia stradale di Nuoro -, mentre nel 27,50% dei casi le 11 violazioni sono state commesse da persone di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Ben 6 persone hanno ottenuto l’abilitazione alla guida da meno di tre anni (neopatentati)”.

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Coronavirus

Taxi Milano, la doppia guida non decolla: 420 su 4.855 licenze

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Le chiamate inevase raggiungono il picco in particolare durante le ore notturne del weekend

Un taxi a Milano - FOTOGRAMMA

A Milano su 4855 licenze taxi presenti in città, sono state attivate 420 collaborazioni familiari, la cosiddetta ‘doppia guida’. Il Comune è pronto ad introdurre circa mille nuove licenze, con un bando che dovrebbe essere lanciato il prossimo mese di ottobre.

Al momento sono 5404 in tutto le licenze taxi attive nel cosiddetto ‘bacino aeroportuale’, 4855 delle quali sul territorio cittadino. Un numero che più volte è stato definito insufficiente, considerando quante chiamate rimangono senza risposta. Un’analisi effettuata dall’assessorato alla Mobilità del Comune di Milano ha evidenziato che le chiamate assegnate sono aumentate del 9 per centro tra il 2015 e il 2018, mentre quelle inevase sono passate dal 6% al 2015 al 14% nel 2018, con un dato massimo di media del 28% tra le 19 e le 21 dei giorni feriali e del 42% tra mezzanotte e le quattro del mattino nei fine settimana.

I dati, peraltro, non sono neanche in linea con la situazione reale, dal momento che pur essendo stati chiesti più volte, soltanto pochissime associazioni li hanno forniti. Così Palazzo Marino ha redatto una stima attraverso un modello statistico tra tassisti in servizio e le domande inevase fatta sui dati completi pre-covid (dal 2015 al 2018), secondo la quale l’aumento dei tassisti in turno nelle ore critiche è molto inferiore all’aumento che sarebbe necessario per raggiungere la distribuzione ottimale di taxi in servizio. In particolare durante le ore notturne del weekend. Chi cerca un taxi tra le 23 del sabato e le 4 della domenica mattina quindi, resta in un gran numero di casi a piedi. Quanto agli altri giorni della settimana, le maggiori criticità si rilevano tra le 18 e le 20.

I pochi dati ricevuti dalle associazioni, relativi al primo semestre del 2023, confermano il quadro: le chiamate inevase raggiungono il picco in particolare durante le ore notturne del weekend, in cui la soglia non scende mai sotto al 40% del totale delle chiamate ricevute. Tale dato è confermato anche dal confronto tra la percentuale di chiamate inevase riscontrata durante i weekend di giugno 2022 e giugno 2023, in seguito all’avvenuta rimodulazione dei turni di servizio. E’ per questo che il Comune ha lanciato il bando ‘doppi turni’.

La chiusura dei termini per richiedere l’attivazione della collaborazione familiare, inizialmente prevista il 16 giugno, è stata prorogata fino al 30 giugno, su richiesta dei tassisti. E le collaborazioni familiari attivate durante la recente finestra temporale sono state 91, di cui 44 nuove attivazioni e 47 trasformazioni in turno integrativo. Attualmente sono attive 420 collaborazioni familiari (8,6% del totale delle licenze), di cui 154 con turno unico e 266 con turno integrativo. Il totale delle collaborazioni familiari con turno integrativo (266) permette un incremento stimato delle ore di servizio pari all’attività media di circa 100 taxi, di cui il 30% grazie alle nuove attivazioni.

“Per noi il miglioramento del servizio taxi a Milano è essenziale, per questo tempo fa avevamo avviato la procedura per avere mille nuove licenze, presentando la domanda in Regione Lombardia -spiega l’assessora alla Mobilità del Comune di Milano, Arianna Censi-. Eravamo in attesa di un loro parere, favorevole o meno, come previsto dalla norma locale, ma poi è intervenuta la nuova normativa nazionale, così abbiamo dovuto rifare tutto da capo”. Il riferimento è al decreto Omnibus ‘asset, attività economiche e investimenti strategici’ del governo, approvato lo scorso agosto dal Consiglio dei ministri.

La nuova legge ha sostanzialmente modificato le bozze iniziali del testo di riforma del settore taxi, stralciando la parte relativa al cumulo delle licenze, mentre ha confermato la possibilità di immettere sul mercato nuove licenze e di rilasciare ai tassisti licenze temporanee, in presenza di determinate condizioni. In base al nuovo decreto, ciascun Comune può rilasciare un numero di nuove licenze pari al 20% di quelle esistenti. Il che significa che sulle 4855 licenze attualmente attive, potrebbero arrivare 971 nuove licenze: “Noi siamo pronti a cogliere l’opportunità di fare autonomamente un bando -avverte l’assessora-. Abbiamo atteso la legge di conversione del decreto per avviare la procedura ed ora bisognerà attendere il prossimo mese di ottobre per poter lanciare il bando”.

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Cronaca

Roma, droga e sequestri di persona: Procura chiude indagine su Leandro Bennato

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In totale, 7 persone indagate nell'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia capitolina

Un'aula di tribunale


Sequestro di persona a scopo di estorsione e detenzione ai fini di spaccio di 107 chili di cocaina. Con queste accuse Leandro Bennato e un suo complice rischiano di finire a processo dopo che la Procura di Roma ha chiuso le indagini. I pm Giovanni Musarò ed Erminio Amelio, coordinati dai procuratori aggiunti della Direzione distrettuale antimafia capitolina Michele Prestipino e Ilaria Calò contestano a Bennato l’accusa di sequestro a scopo di estorsione in relazione a tre diversi episodi commessi tra novembre e dicembre dello scorso anno per recuperare un ingente quantitativo di sostanza stupefacente che gli era stata sottratta. Bennato, il cui nome compare anche nelle carte dell’inchiesta sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli, alias ‘Diabolik’, era stato fermato lo scorso aprile dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma che hanno condotto le indagini.

Bennato, inserito nel contesto criminale attivo nella zona di Casalotti e Boccea, è accusato, insieme con Elias Mancinelli di essere il ‘proprietario’ di 107 chili di cocaina poi sottratta a Gualtiero Giombini che la custodiva per loro. In seguito al furto della droga, Bennato avrebbe tenuto segregato Giombini per diversi giorni all’interno di una baracca, privato degli abiti nonostante le temperature rigide, picchiato ripetutamente affinché rivelasse informazioni utili per recuperare la cocaina rubata e liberandolo solo dopo aver indicato il nome di Cristian Isopo come uno dei responsabili del furto. Giombini morirà poche settimane dopo essere stato sequestrato, lo scorso dicembre. ‘Secondo l’atto d’accusa dei pm, Bennato ha agito quale ‘’mandante del sequestro e ‘regista’ di tutte le fasi esecutive, dal momento in cui Giombini veniva privato della libertà personale, fino al momento della sua liberazione, disposta dallo stesso Bennato solo quando accertava che Giombini non poteva fornire ulteriori informazioni per consentire il recupero della droga sottratta’’.

Anche Isopo poi, secondo quanto emerso dalle indagini, è stato sequestrato per dodici ore all’interno della stessa baracca in cui era segregato Giombini, legato ad una sedia con fascette da elettricista e picchiato ripetutamente fino a quando si è adoperato per restituirgli 77 chili della cocaina sottratta. Un terzo caso di sequestro di persona riguarda invece due donne, compiuto allo scopo di farsi restituire altri 7,7 chili della partita di droga. Una delle due donne fu liberata dopo circa 8 ore perché, secondo quanto ricostruito dalle indagini, era stata erroneamente sequestrata a causa dell’omonimia con la cugina. Oltre alla droga, per la liberazione, erano stati ‘restituiti’ circa 165mila euro provento della cessione di un’altra parte dello stupefacente sottratto. A rischiare il processo, oltre a Bennato e Mancinelli, ci sono altre 5 persone indagate per il furto, aggravato, della cocaina e detenzione ai fini di spaccio.

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Cronaca

Roma, incubo taxi tra attese infinite e flop doppia guida: la applicano solo 60 su 7.672

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Attese lunghissime nella capitale per un'auto bianca

Taxi in coda

La metropolitana a servizio ridotto. Gli autobus in perenne ritardo. Il boom di turisti “senza precedenti”. E i taxi a Roma? Sulla carta sono poco meno di 8mila ma nella realtà introvabili o con attese lunghissime. Una soluzione, seppur tampone, poteva essere la possibilità di permettere la doppia guida, ovvero dare la possibilità ad ogni auto di fare il doppio turno e circolare per le strade della Capitale anche 20 ore al giorno. Ma, a quanto risulta all’Adnkronos, l’esperimento procede al rilento. Almeno stando ai numeri: delle 7.672 attive a Roma hanno accolto la “doppia guida” soltanto in 60. Meno dell’1%.

La questione taxi da mesi è in cima all’agenda del Campidoglio. L’intento è quello di aumentare le licenze anche e soprattutto in vista del Giubileo. Intanto, però, con il turismo alle stelle (250mila posti letto sold out in questi giorni) le auto bianche latitano: le si riesce a trovare solo su prenotazione (parecchie ore prima) mentre per strada fermarne una è quasi impossibile.

Il risultato? Se Sex and the city fosse stato ambientato a Roma e Carrie Bradshaw avesse mantenuto la sua abitudine di spostarsi in taxi come a New York, si sarebbe sicuramente convertita alle sneakers, dovendo camminare chilometri e chilometri per una macchina o aspettare in piedi ore per una corsa.

“Non è che la doppia guida non ha funzionato. Ci vuole tempo per far sì che i tassisti aderiscano, c’è una procedura. Milano ha impiegato un anno ad arrivare al 10% spiega all’Adnkronos l’assesore capitolino alla Mobilità Eugenio Patané – Dobbiamo aspettare il 7 ottobre, data di conversione del decreto Omnibus nel quale c’è anche l’articolo che riguarda che licenze taxi. Nel frattempo ci troviamo in un periodo di limbo nel quale non si sa esattamente quale sarà la normativa finale. Dobbiamo necessariamente aspettare la conversione del decreto” .

Non solo. “Oltre alla carenza di vetture – sottolinea all’Adnkronos Giovanni Zannola (Pd), presidente commissione Mobilità Roma Capitale – c’è anche la necessità di una ottimizzazione dei turni, considerato che circa il 60% delle auto è a turno fisso”. Intanto chiunque abbia a che fare con i taxi della Capitale si scontra con un copione visto e rivisto. Abbiamo utilizzato la app, secondo molti utenti più immediata nella ricerca, per spostarci da Trastevere a Saxa Rubra alle 18.17 del 20 settembre e la risposta è la seguente: “Spiacenti. Al momento non è possibile soddisfare la sua richiesta per via della Luce 50 – Roma. La preghiamo di riprovare fra qualche minuto. Grazie”.

Non è stato meglio quaranta minuti dopo, alle 19, questa volta direzione Infernetto, alle porte di Ostia: “No taxi”, e stesso messaggio anche in questa occasione. Alle 21.38 sempre di mercoledì, spostandoci di zona, da piazza Guglielmo Marconi per via dell’Archeologia, messaggio identico: “No taxi”. E chiamando il 3570? Stesso discorso, l’attesa per una macchina sfiora i 50 minuti tra messaggi in loop di richieste di attesa e la canzone “Somewhere over the Rainbow” a ripetizione. Perché, forse, “da qualche parte sopra l’arcobaleno” i taxi arrivano quando si chiamano. “Stiamo cercando il tuo taxi, se riagganci la tua richiesta sarà annullata”. Così la mattina, il pomeriggio e la sera. E a distanza di giorni. Riprovandoci lunedì 25 settembre, alle 18.10, stesso discorso, anche in zone diverse. La ricerca in questa occasione vede come punto di partenza piazza Anco Marzio a Ostia e via di Casal Bruciato come arrivo: dopo minuti (tanti) di attesa il solito messaggio: “Spiacenti. Al momento non è stato possibile soddisfare la sua richiesta. La preghiamo di riprovare”.

“E’ avvilente – spiega all’Adnkronos Livia, una donna in attesa alla fermata di piazza Mastai – Sono venuta qui fisicamente sperando di trovare un’auto più facilmente, niente, sono in attesa da 25 minuti e sto facendo ritardo a un importante appuntamento di lavoro”. “E’ colpa del traffico – spiega il tassista appena arrivato – I lavori per il Giubileo hanno intasato le strade già al collasso e le corsie preferenziali sono poche e comunque insufficienti per risolvere il problema. Noi facciamo le corse, ma non possiamo passare sopra alle macchine ferme o parcheggiate in doppia e tripla fila”. “Nemmeno c’entra più l’orario – spiega un cliente all’Adnkronos – Sono rimasto a piedi a mezzanotte, le metro chiuse, i bus che sono un’utopia. Tutto questo nella Capitale d’Italia, dove i turisti nel tempo di un soggiorno vengono malgrado catapultati nell’incubo nel quale viviamo ogni giorno. Un tassista mi ha detto ‘Eh, ma se lei chiama all’ora di punta è normale che aspetta’. Quella sera che tornavo rassegnato a piedi, a mezzanotte, l’ho pensato intensamente”.

Non va meglio negli aeroporti, Ciampino e Fiumicino. Nel primo le file ricalcano quelle estenuanti all’uscita della ferrovia romana, nel secondo – il principale hub internazionale del paese – la ressa tra tassisti e Ncc era arrivata a tal punto da costringere la sicurezza a controlli mirati per scongiurare gli assalti da parte di molti tassisti abusivi e le resse tra concorrenti agli Arrivi. Giustamente il biglietto da visita appropriato per un turista che, appena atterrato, si trova catapultato nella giungla ‘no taxi’. Una volta in centro città, portato su un’auto bianca dove “Se paga in contanti è meglio, che oggi il bancomat non ha linea”, lo sventurato straniero si ritrova a fare i conti con spostamenti lenti, faticosi e sudati, come quelli di questa estate appena finita.

“Si fa presto a dire che non ci sono taxi. A piazza Pia, per un sottopassaggio pedonale, hanno paralizzato il centro della città – sbotta all’Adnkronos un altro tassista – I lavori bloccano le strade, tra deviazioni e chiusure, passiamo davanti alle fermate e vediamo le file lunghissime di gente in attesa e non possiamo farci nulla. E’ avvilente, a fine turno mi viene un nervoso che non si può capire. Per non parlare dei turni, l’assessore ha deciso per noi tassisti un riposo solo a settimana e dieci ore di lavoro ogni giorno. E in questo modo, secondo loro, si risolve il problema?”. L’unica cosa che cresce è il numero dei provvedimenti di sospensione stabiliti dal Comune per le irregolarità dei tassisti. Nel 2021 sono state sospese 22, l’anno successivo 89 (quasi il quadruplo). E quest’anno dopo solo 9 mesi siamo a 79. (di Silvia Mancinelli)

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Coronavirus

Vaccino influenza, Pregliasco: “Buono per tutti e cruciale per fragili, ma temo flop”

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"Livelli adesione stanno tornando a scendere intorno al 50%"

Fabrizio Pregliasco (Fotogramma)

“La vaccinazione antinfluenzale è un’opportunità per tutti, ma una raccomandazione forte per i fragili”. Rinnova il suo appello a proteggersi in vista della stagione invernale il virologo Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano, che oggi nel capoluogo lombardo ha fatto il punto sui virus in agguato, in occasione di un incontro promosso da Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione). “Nella stessa seduta si può fare anche l’anti-Covid per le categorie” nelle quali le raccomandazioni si sovrappongono. “L’obiettivo continua a essere raggiungere una copertura in fasce come quella degli over 65 pari al 75%. Ma purtroppo siamo a valore più bassi, che sono arrivati al massimo al 62-63% nella prima stagione di Covid (quando ancora non c’era il vaccino per Sars-CoV-2) e che ora stanno di nuovo degradando e tornando sui livelli ancora più bassi intorno al 50%”.

Secondo Pregliasco, ci sono elementi che lasciano pensare che non ci sarà una corsa a vaccinarsi neanche quest’anno. Una sensazione confermata anche da una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute e presentata oggi. In lieve calo rispetto al 2022, il desiderio di vaccinarsi contro l’influenza nella prossima stagione rimane “a un livello che ci può stare” se si considera la popolazione generale. Si conferma cioè un trend stabile rispetto al recente passato segnato dall’emergenza pandemica: il 33% degli italiani ha intenzione di ricevere il vaccino antinfluenzale (-5% rispetto al 2022).

Quanto agli over 65, il dato è ovviamente più alto. Le ‘intenzioni di vaccino’ – per dirla in gergo simil elettorale – suggeriscono che un 56,5% in questa fascia d’età vuole farlo, ma questa percentuale resta inferiore agli obiettivi prefissati dal ministero della Salute. “Non siamo messi bene su questo dato – commenta Pregliasco -. Anche andando a vedere i trend di vaccinazione, vediamo che hanno avuto un incremento soprattutto nel primo anno di Covid. Ma già nell’anno successivo il dato era in calo e anche quest’anno temo che non ci sarà lo stesso entusiasmo. Il messaggio che dovrebbe passare e che va rilanciato è proprio che la nuova normalità che ci siamo guadagnati passa dalla protezione dei fragili. Scontiamo invece un trascinamento negativo dalla vaccinazione Covid che nei richiami successivi non è stata largamente attuata neanche fra i fragili. E chi muore ancora oggi di Covid in ospedale sono proprio fragili, anziani, non vaccinati o poco vaccinati”.

“Rimane poi – continua Pregliasco – una quota di persone per la quale vaccinarsi è diventato una consuetudine, una fascia di affezionati che però non sembra salire nel tempo”. Il virologo precisa: “Per le persone giovani e sane una patologia come il Covid può assomigliare all’influenza anche in termini di fastidio, di pesantezza, di blocco delle proprie attività, ma non determina effetti più grandi. Nell’anziano invece succede e da qui il richiamo a vaccinarsi”.

La ricerca mostra anche altri dati: il 48% del campione sottoposto all’indagine, che si è svolta a settembre, ritiene improbabile che quest’anno effettuerà la vaccinazione influenzale, poiché crede che l’influenza stagionale li colpisca molto raramente. Non ci si vaccina perché non lo si ritiene necessario, o non si intravede un rischio di gravi conseguenze. Anche se in calo resta comunque alta la percentuale di coloro che non si sono mai posti il problema della vaccinazione (19,1% nel 2023 contro 24,5% nel 2022). “L’interesse della comunità sarebbe quello di proteggere i fragili di tutte le età. Perché anche fra i più piccoli ci sono bambini che hanno delle patologie e sono a rischio di effetti pesanti sulla salute”, ribadisce Pregliasco.

“Quindi, rispetto a un approccio che ha creato dei problemi alle vaccinazioni in generale sull’onda di elementi costrittivi come il Green pass, e che ha avuto un rimbalzo negativo anche sull’adesione alle vaccinazioni dei bimbi – osserva il virologo – credo vadano rimarcati invece gli effetti positivi che derivano dal proteggersi. Occorre poi dare la giusta dimensione agli effetti negativi, che non sono così come stanno passando enll’opinione pubblica. I vaccini antinfluenzali per esempio sono un’opportunità per tutti, dall’adulto che vuole lavorare e ridurre giorni di assenza al bimbo sano che può essere vaccinato, parlandone col pediatra, evitando così anche che le assenze da scuola comportino difficoltà di gestione familiare”.

La vaccinazione, assicura Pregliasco, “è una tutela non solo per se stessi, ma anche per coloro che sono più vulnerabili. Mentre i giovani possono scegliere se farlo, per fragili e anziani diventa quasi una necessità”. La comunità scientifica e medica continua a monitorare l’efficacia dei vaccini e a migliorare le strategie per proteggere al meglio la popolazione. “Per quanto riguarda l’influenza, i vaccini annuali sono già stati formulati e contengono la composizione specifica per la stagione in corso, che prevede anche la variante H1N1”, illustra il virologo.

“Per il Covid-19, invece – rammenta – sono stati sviluppati vaccini specifici per le diverse varianti, compresa Omicron XBB. I dati disponibili finora indicano che hanno una buona capacità protettiva nelle nuove varianti emergenti, anche se non garantiscono una protezione al 100%. Alcune varianti, come quelle che continuano a emergere all’interno della famiglia Omicron, presentano caratteristiche che le rendono ‘immunoevasive’, cioè possono sfuggire in parte all’immunità di soggetti precedentemente infettati o vaccinati. Questo significa che coloro che sono già stati infettati o hanno ricevuto il vaccino potrebbero non avere una completa protezione contro tali varianti. Tuttavia, rispetto al passato, la nostra immunità ibrida, ottenuta sia attraverso l’infezione naturale che il vaccino, contribuisce a una riduzione significativa delle forme gravi della malattia”.

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Cronaca

Roma, accoltella tre ragazzi in via dei Volsci: fermato

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Uno dei giovani aggrediti è stato ferito gravemente alla testa e all'addome, il responsabile è stato poi rintracciato in corrispondenza del sottopasso tra via Giolitti e via Marsala

Polizia - Fotogramma

Senza alcun apparente motivo ha spaccato a terra una bottiglia di vetro a pochi passi da un 35enne italiano. Quando l’amico di questo è intervenuto in sua difesa, gli si è scagliato contro con una grossa lama ferendo anche un secondo ragazzo e accanendosi con violenza sul 35enne, colpito con un grosso paio di forbici più volte alla testa e all’addome. E’ successo nella notte in via Volsci, nel quartiere San Lorenzo di Roma. Sul posto i poliziotti delle Volanti che, mentre la Sala operativa diramava la nota di ricerca del responsabile descritto dai due feriti meno gravi come un ragazzo di colore, con una felpa rossa indosso, soccorrevano il 35enne con una grossa perdita di sangue dalla testa. L’uomo, un somalo, è stato poi rintracciato dagli agenti del commissariato Viminale in corrispondenza sottopasso Turbigo, che collega via Marsala con via Giolitti.

Le mani sporche di sangue, aveva nello zaino la felpa rossa indossata al momento dell’aggressione e delle grandi forbici ancora sporche di sangue. Sottoposto a fermo di pg, deve rispondere di tentato omicidio, mentre è stato denunciato per lesioni aggravate. I due ragazzi, anche loro italiani ed entrambi 31enni intervenuti in difesa della vittima, hanno riportato ferite superficiali alle braccia e alle gambe e sono stati portati uno all’Umberto I, l’altro al San Giovanni.

(di Silvia Mancinelli)

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Cronaca

Scuola, il pediatra: “Per la merenda no alla mela di Stato”

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Il 70% degli alunni bocciato a colazione. Farnetani: "Sì a uno spuntino nutriente e sano, ma scelto dalle famiglie secondo i gusti dei ragazzi"

Scuola, il pediatra:

“La prima colazione in Italia viene consumata in modo idoneo solo da circa uno studente su tre. Il 40% la fa invece in modo improprio, insufficiente, inadeguato. E addirittura un altro 30% salta questo importante pasto”. E la fotografia della popolazione scolastica tricolore alle prese con le scelte alimentari del mattino, scattata dal pediatra Italo Farnetani, professore ordinario all’Università Ludes-United Campus of Malta. Succede prima della campanella che dà il via alla giornata fra i banchi. “Poi c’è l’inizio delle lezioni e fino alle 10, se si guarda ai ritmi cronobiologici, l’organismo ancora non funziona a pieno regime, tanto che è consigliabile esordire con lezioni e materie più leggere e non compiti in classe”, spiega l’esperto all’Adnkronos Salute. Ed è dopo questa prima fase che si colloca il primo strategico ‘pit stop’: lo spuntino di metà mattinata. Parola d’ordine: “No alla mela di Stato”, sorride l’esperto.

Questo primo spuntino “è un momento ancora più importante perché apre la seconda fase, quella di maggior rendimento. Fa da preludio dunque alle cosiddette ‘ore d’oro’ dell’apprendimento e diventa un punto nevralgico proprio per mettere gli studenti in condizione di imparare il massimo”, avverte il camice bianco dei bimbi. Lo spuntino ideale? “Bando all’omologazione. E sì alla merenda preparata fra le mura domestiche o comprata dall’alunno insieme ai genitori o da solo. Una merenda su misura”, raccomanda Farnetani. “E’ un modo per avere un ‘pezzo di casa’ nello zaino e garantire quella continuità tra casa e scuola auspicata dai pedagogisti, dai pediatri, dagli psicologi. Ci sono stati casi in cui è stato consigliato di dare una mela come spuntino di metà mattinata. Io invece dico: no alla mela di Stato – ribadisce – no alla merenda fornita direttamente dalla scuola. Se, come abbiamo visto, il 70% dei bimbi fa una colazione insufficiente o la salta proprio, come si può pensare di far loro affrontare le ore più importanti solo con un frutto?”, si chiede il pediatra.

“Le indicazioni ferree dal punto di vista nutrizionale si possono dunque lasciare per il resto dell’alimentazione della giornata – continua Farnetani – Nello spuntino di metà mattinata è importante che l’alunno introduca la quantità giusta di principi nutritivi. Una merenda preparata in famiglia contribuisce a supportare la formazione della propria individualità – invece che la massificazione – e se lo spuntino è in linea con il proprio gusto e le proprie preferenze, a base di cibi scelti personalmente per ottenere il massimo gradimento, l’alunno lo mangerà anche più volentieri per approdare in forma alle ore successive di studio, ottenendo anche un seppur minimo un innalzamento dell’umore, che non fa mai male”.

E’ giusto, per Farnetani, “che l’alunno mangi per quanto ha fame, che porti da casa un abbondante spuntino di metà mattinata e che le scuole diano un tempo sufficiente per la ricreazione. In passato c’è stato dibattito su quale potesse essere la scelta ideale: se lo spuntino dovesse essere fornito dalla scuola, secondo i corretti dettami nutrizionali, oppure portato da casa col rischio che i bambini, in caso di scelte non consone, mangiassero magari troppo, favorendo sovrappeso e obesità. Io ritengo sia giusto lasciare la libertà di scelta e far nutrire i ragazzi liberamente in questo spazio, perché l’ora della merenda è proprio uno spartiacque cruciale che precede la fascia oraria tra le 11 e le 13, un momento molto prolifico in cui prevale la memoria corta, l’attenzione è al massimo, e si capiscono più rapidamente le cose”.

Il break in classe “è ancora più importante alla luce del fatto che, anche se dopo la pausa notturna sono indispensabili i principi nutritivi al mattino per dare energia all’organismo e anche alla mente, molti ragazzini mancano questo appuntamento”. Quanto allo stile alimentare, puntualizza il pediatra, “sono perfettamente d’accordo con la proposta e l’auspicio del ministro della Salute Orazio Schillaci che spinge per la promozione della dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’umanità, e invita a preferire i cibi a km 0, garanzia di sicurezza alimentare, a mio avviso da privilegiare anche per una questione di radici e tradizioni da coltivare a tavola. Però, per avere la certezza che questa dieta venga ben accettata, bisogna privilegiare i cibi” di questo regime alimentare “che piacciono ai bambini, adatti al loro gusto”.

Dieta arcobaleno? “E’ ovvio che i colori sono un grande invito all’assunzione e che l’alimentazione deve essere varia – conferma Farnetani – ma ci sono alcuni colori che piacciono di più e può essere strategico approfittarne: per esempio il rosso del pomodoro è quello più attrattivo, come dimostrano anche alcuni studi. Ma anche il verde del pesto, che è il condimento più accettato anche per la sapidità del parmigiano, il formaggio più amato dai bambini. A questo proposito – continua a elencare il medico – la pasta è un elemento fondamentale della dieta mediterranea e piace tantissimo ai bambini, in particolare se si privilegia quella corta e di ‘taglia piccola’. E ancora la pizza margherita. Sempre il colore rende particolarmente graditi i piselli, che essendo piccoli vengono masticati bene e hanno una forma tonda molto apprezzata. Altro elemento di sicuro successo è l’olio, per il suo colore e la trasparenza. In definitiva – conclude il pediatra – è bene aprire le porte delle mense scolastiche alla dieta mediterranea. E il menù proposto non deve essere uguale da Nord a Sud, ma in comune deve avere la qualità di essere una dieta basata su prodotti coltivati e preparati a poca distanza da scuola. Questa dovrebbe essere proprio una direttiva, disciplinata dal regolamento scolastico”.

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