Esteri
Elezioni Usa 2024, il ritiro di Haley figlia di indiani che...
Elezioni Usa 2024, il ritiro di Haley figlia di indiani che voleva essere prima presidente donna
L'ex governatrice della South Carolina costretta a cedere il passo a Trump
"La scorsa settimana, mia madre, immigrata di prima generazione, ha potuto votare per la figlia alla Casa Bianca, solo in America". In apertura del discorso con cui ha annunciato il suo ritiro dalla corsa presidenziale, Nikki Haley ha voluto fare riferimento all'american dream accarezzato per un anno, quello di diventare, lei figlia di immigrati indiani, la prima presidente donna degli Stati Uniti. Un sogno che si è infranto di fronte a quella che apparsa sin dalle prime battute come l'inevitabilità della nuova candidatura alla Casa Bianca di Donald Trump.
La sfida ai 'vecchi'
L'ex governatrice della South Carolina, ed ex ambasciatrice nominata da proprio da Trump all'Onu, si è candidata alla Casa Bianca nel febbraio del 2023, dopo che in precedenza aveva detto che non sarebbe mai scesa in campo contro il suo ex boss. La 52enne repubblicana - figlia di un docente universitario immigrato dall'India insieme alla moglie, laureata in legge, prima in Canada e poi in South Carolina dove è nata Nimrata Nikki Randhawa - ha fatto invece della necessità di una nuova, più giovane leadership, il fulcro della sua campagna, proponendo anche test cognitivi per i politici che hanno più di 75 anni.
Come appunto il 77enne Trump e l'81enne Joe Biden, ormai destinati ad un nuovo duello per la Casa Bianca. Partita in sordina, la campagna di Haley lo scorso autunno aveva cominciato a catalizzare maggiore interesse ed entusiasmo, anche da parte di finanziatori importanti del partito repubblicano come il miliardario Charles Koch, che da anni, insieme al fratello David ora defunto, influenza con i suoi fondi il movimento conservatore, nella speranza che la moderata Haley potesse attirare sostegno di indipendenti, minoranze e donne e costituire un'alternativa a Trump.
Una scommessa che sulle prima sembra dare alcuni risultati, dal momento che praticamente subito dopo l'inzio delle primarie si ritirano tutti gli altri candidati, compreso il governatore della Florida Ron DeSantis, per tutta l'estate descritto come l'avversario più temibile di Trump, che non riesce a catalizzare consensi presentandosi unicamente come una versione 2.0 del tycoon.
Haley rimane l'unica avversaria in campo, provocando molto interesse, e speranze, nei media e nei settori, ormai minoritari, del partito repubblicano che non si rassegna ad essere completamente trumpiano. Ma al momento del voto, i risultati non arrivano: Haley perde in New Hampshire, dove aveva le maggiori speranza visto l'orientamento moderato ed indipendente del suo elettorato, perde tutte le altre tornate, perde nella sua South Carolina.
Il fallimento annunciato dal ritiro dei finanziatori
E subito dopo arriva il segnale dell'inizio della fine: American for Prosperity, l'organizzazione politica di Koch Petroleum Group, annuncia che non finanzierà più la sua campagna. Dieci giorni dopo, ieri, viene travolta nel Super Tuesday, sconfitta in 14 dei 15 stati dove hanno votato i repubblicani. Uniche due vittorie, il piccolo Vermont e pochi giorni prima Washington D.C., il distretto della capitale, una vittoria che da' modo a Trump ed ai suoi di attaccarla come "la regine della palude", intesa come il centro del potere, e dell'odiato deep state, che si oppone alla rivoluzione populista del Maga.
Quindi si arriva al breve discorso con cui oggi Haley ha gettato la spugna, ha fatto gli auguri a Trump ma non gli ha dato l'endorsement, limitandosi ad esprimere l'auspicio che "sappia conquistarsi chi nel partito e oltre non l'ha sostenuto. Si chiude così il tentativo di Haley di diventare a prima donna candidata repubblicana alla presidenza - ma è stata la prima a vincere una tornata di primarie - e la prima donna, e prima asiatica, alla Casa Bianca.
Già nel 2010 aveva rotto un piccolo tetto di cristallo, diventando, la prima donna eletta governatrice della South Carolina: nel 2017 si dimise a metà del suo secondo mandato per diventare ambasciatrice dell'Onu di Trump, incarico che lasciò a sorpresa nel 2018. La repubblicana ha frequentato la Clemson University, dove ha incontrato il marito, Michael Haley, che nel 2013 è stato inviato in Afghanistan con la Guardia Nazionale della South Carolina, mentre la moglie era governatrice. La coppia ha due figli.
Esteri
Polonia apre a armi nucleari Nato. Russia: “Così è...
Oggi il segretario generale Stoltenberg a Varsavia
Armi nucleari in Polonia: l'ipotesi basta e avanza per alzare il livello di tensione nel quadro internazionale dominato dalla guerra tra Ucraina e Russia. Varsavia si dice pronta ad ospitare le armi nucleari della Nato, nell'ambito del piano di rafforzamento del fronte orientale dell'Alleanza, e Mosca replica subito. Il tema potrebbe tornare d'attualità in queste ore, con l'annunciata visita di Jens Stoltenberg a Varsavia.
Il segretario generale della Nato vedrà il primo ministro polacco, Donald Tusk. Nella capitale della Polonia sarà presente anche il premier britannico Rushi Sunak, uno dei principali alleati europei dell'Ucraina.
Il summit potrebbe essere l'occasione per approfondire i concetti tratteggiati dal presidente polacco Andrzej Duda, che ha aperto all'ipotesi di dispiegare armi nucleari 'targate Nato' sul territorio polacco. L'operazione sarebbe una risposta al dispiegamento degli armamenti della Russia nella vicina Kaliningrad e in Bielorussia, come ha spiegato il Capo dello Stato in un'intervista a un quotidiano locale 'Fakt': "Se i nostri alleati decidono di schierare armi nucleari nel quadro della condivisione nucleare sul nostro territorio per rafforzare la sicurezza del fianco orientale della Nato, siamo pronti a farlo".
La Polonia confina sia con l'exclave russa di Kaliningrad che con la Bielorussia, alleata della Russia. Duda è reduce da un viaggio negli Stati Uniti, ha avuto incontri presso l'Onu e ha discusso della guerra in Ucraina con l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. A marzo ha visitato Washington, dove ha incontrato il presidente Joe Biden. I legami con gli Usa, quindi, sono sempre più solidi e le interlocuzioni sono frequenti: le discussioni sulla cooperazione nucleare tra Polonia e Stati Uniti sono in corso "da qualche tempo", ha detto. "Devo ammettere che quando mi è stato chiesto di parlarne, ho dichiarato la nostra prontezza. La Russia sta militarizzando sempre più il distretto di Kaliningrad. Recentemente ha trasferito le sue armi nucleari in Bielorussia", ha sottolineato ancora.
L'apertura della Polonia, ovviamente, non è passata inosservata a Mosca. La Russia deve fare i conti già con l'allargamento della Nato a Svezia e Finlandia. Ora, Vladimir Putin rischia di vedere armi nucleari non lontano dal proprio territorio. Un ulteriore elemento di allarme per il Cremlino, in un quadro già caratterizzato dalla decisione americana di inviare armi e aiuti militari all'Ucraina per 61 miliardi di dollari. "Oggi gli Stati Uniti e i loro stati clienti della Nato sognano ancora di infliggere una 'sconfitta strategica' alla Russia e sono pronti a portare avanti la loro politica di deterrenza verso il nostro Paese 'fino all'ultimo ucraino'. Allo stesso tempo, l'Occidente si trova sull’orlo pericoloso di uno scontro militare diretto tra le potenze nucleari, che potrebbe avere conseguenze catastrofiche", ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov.
Secondo il massimo diplomatico russo è particolarmente preoccupante il fatto che le tre potenze nucleari occidentali siano tra i principali sponsor del regime di Kiev e tra i principali promotori di diverse mosse incendiarie. "Ciò potrebbe creare seri rischi strategici e aumentare il livello della minaccia nucleare", ha osservato Lavrov.
Esteri
Israele Iran, massima allerta per la Pasqua ebraica –...
Le Forze di difesa israeliane sono in stato di massima allerta su tutti i fronti per la Pasqua ebraica le cui celebrazioni inizieranno questa sera per concludersi martedì 30 aprile. Fanno inoltre sapere che la pressione militare non diminuirà.
Esteri
Nuovi aiuti militari a Kiev, cosa cambia – Ascolta
Lo sblocco degli aiuti militari all’Ucraina da parte della Camera Usa rimescola le carte del conflitto, o almeno è quello che auspicano l’Occidente e Kiev. Secondo gli esperti militari i riflessi del maxi-pacchetto di aiuti deciso a Washington non porterà comunque ad effetti immediati sul conflitto.