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Terrorismo, il punto di vista di Follini: “Fu un...

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Terrorismo, il punto di vista di Follini: “Fu un malefico vicino di casa e non un alieno da Marte”

Terrorismo, il punto di vista di Follini:

"Ha destato scandalo, giustamente (e inevitabilmente), quel moto di affettuosa solidarietà politica e generazionale con cui la professoressa Di Cesare ha salutato la scomparsa della brigatista Balzerani. E’ ovvio che la condanna della violenza deve sempre rimanere un punto fermo nella nostra coscienza pubblica; e il coro unanime di indignazione che s’è levato in questi giorni lo ha ribadito una volta di più.

Detto questo, sarà il caso anche di ricordare che negli anni settanta il terrorismo si affermò, fino a diventare protagonista della nostra storia, potendo contare su solidarietà, complicità, indulgenze, sottovalutazioni che fecero la sua fortuna. Non fu l’invasione degli hyksos, come avrebbe detto Benedetto Croce. Fu un pezzo dell’album di famiglia, come scrisse Rossana Rossanda. E cioè la propaggine estrema e degenerata di un sogno rivoluzionario che attraversò la sinistra e di cui la sinistra si liberò non senza fatica, travaglio e sofferenza.

La scomparsa delle Brigate rosse all’indomani degli anni ottanta e il diffuso cordoglio suscitato dall’omicidio di Moro nel 1979 hanno fatto sì che quel tema venisse poi rimosso una volta per tutte. E per nostra fortuna dei terroristi e dei loro fiancheggiatori si son perse le tracce. Abbiamo mille problemi e mille fratture, ma non più quelli di allora. Cosa di cui ci possiamo perfino compiacere.

A un patto, però. E cioè di non dimenticare come andarono le cose allora. Il terrorismo brigatista non nacque nel vuoto. Alle sue spalle c’erano anni di predicazione rivoluzionaria (l’album di famiglia, appunto). Visioni cupe e drammatiche della nostra società e della nostra economia. Il sospetto che le grandi potenze si prendessero fin troppo facilmente gioco di noi, determinando con cinismo il nostro destino. E sullo sfondo una radicalizzazione della lotta politica e sociale che sembrava preludere, se non proprio alla guerra civile, quantomeno a uno scontro al calor bianco tra le masse popolari e lo Stato imperialista delle multinazionali -a voler usare il lessico di allora.

Fu un grande merito della sinistra di quegli anni, del Pci in modo particolare, l’aver imboccato e tenuta ferma la via di un netto e severo antagonismo verso quella deriva. Il partito di Berlinguer e il sindacato di Lama si trovarono allora in prima fila a contrastare la follia del brigatismo, pagando anche prezzi onerosi sull’altare di quel decisivo chiarimento. Di fronte all’esplosione della violenza archiviarono tutte quelle vaghezze e indulgenze ('i compagni che sbagliano', 'le sedicenti brigate rosse') che rischiavano di legittimare la prospettiva della lotta armata. Quella battaglia fu lunga e tormentata, più di quanto dicano le date e i ricordi. E perfino all’indomani di via Fani il terrorismo continuò per molti mesi a seminare morti e veleni nelle nostre contrade.

Ora tutte queste cronache sembrano disperse in un passato che non ha quasi lasciato traccia. E assai probabilmente quel passato non tornerà, figlio com’era di circostanze così particolari. Ma possiamo vivere tranquilli (almeno su questo fronte) solo a una condizione: quella di continuare a guardarci dentro, a scrutare noi stessi, ad ascoltare il paese profondo e lontano, nascosto e inquieto. Proprio quel paese che ci mette sempre un attimo a passare dal brontolio al tumulto.

E allora la domanda che ci si deve porre è se i partiti di oggi sarebbero in grado, in quel caso, di costruire un argine sufficientemente robusto da tenerci tutti al riparo. E se nel frattempo l’apparato dello Stato si sia attrezzato meglio per assicurare quella sicurezza repubblicana che in quegli anni lontani appariva quasi come un miraggio irraggiungibile. Probabilmente la risposta è si, in entrambi i casi. Ma solo a patto di ricordarci, tutti, che il terrorismo di quegli anni è stato un malefico vicino di casa e non già un alieno venuto da Marte". (di Marco Follini)

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

Sondaggio politico, i primi partiti calano: il voto...

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Tutti i primi 4 partiti in discesa nel sondaggio politico Swg per il Tg La7

Un seggio elettorale

Tutti i primi 4 partiti in discesa nel sondaggio politico Swg per il Tg La7 che fotografa le intenzioni di voto oggi in caso di elezioni. Fratelli d'Italia si conferma ampiamente primo partito ma cede lo 0,3% scendendo al 26,8%.

Passo indietro più netto per il Pd, che perde lo 0,4% e scivola al 19,8%. M5S e Lega cedono lo 0,1%: il Movimento è al 15,3%, mentre il Carroccio è all'8% e ora è tallonato da Forza Italia, che guadagna lo 0,2% e sale al 7,8%. Passo indietro di Azione dal 4,5% al 4,3%, mentre Verdi e Sinistra arrivano al 4,2%. In ascesa Italia Viva, ora al 3,2%, e +Europa (2,9%). Seguono Italexit per l'Italia (1,7%), Democrazia Sovrana e Popolare (1,4%), Noi Moderati (1,1%) e Unione Popolare (1,1%).

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Elezioni Russia, scoppia caso Salvini. Meloni:...

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Il leader della Lega: "Quando un popolo vota ha sempre ragione". Tajani: "Elezioni russe caratterizzate da pressioni forti anche violente"

Meloni, Salvini e Tajani (Fotogramma)

Il voto russo che tra mille polemiche ha incoronato ancora una volta Vladimir Putin alla guida del Cremlino irrompe nel dibattito politico italiano, dividendo la maggioranza di governo. Fanno discutere le parole del vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini , che a proposito delle elezioni nella Federazione russa prende atto del responso delle urne sottolineando che "quando un popolo vota ha sempre ragione". "Le elezioni - afferma il ministro dei Trasporti - fanno sempre bene, sia quando uno le vince sia quando uno le perde. Io quando le perdo cerco di capire dove ho sbagliato e come fare meglio la prossima volta". In una nota la Lega poi precisa: "In Russia hanno votato, non diamo un giudizio positivo o negativo del risultato, ne prendiamo atto e lavoriamo (spero tutti insieme) per la fine della guerra e il ritorno alla pace. Con una guerra in corso non c'è niente da festeggiare".

Meloni: "Salvini? Posizione governo molto chiara, centrodestra coeso"

"La posizione del governo è molto chiara, il centrodestra è una maggioranza molto coesa, come si dimostra nell'unico modo in cui si può dimostrare la coesione di una maggioranza, e cioè nella velocità di attuazione e nella chiarezza di attuazione della linea di un governo". E' quanto ha detto la premier Giorgia Meloni, in un'anticipazione dell'intervista ad Agorà che andrà in onda domattina alle 8.30 su Rai Tre, a proposito delle parole del ministro Matteo Salvini. "Quello che noi abbiamo fatto in questo anno e mezzo con la velocità con cui lo abbiamo fatto, e la chiarezza che abbiamo dimostrato in politica estera, tutto questo racconta di una maggioranza coesa", osserva la leader di Fratelli d'Italia. "E io - aggiunge Meloni - credo che il punto sia sempre questo: cioè non conta quanto il campo sia largo, ma conta quanto quel campo sia coeso e compatibile, quanto abbia risposte chiare da dare ai cittadini e da rappresentare all'estero. E l'Italia con la maggioranza di centrodestra chiaramente questo lo sta facendo".

Tajani: "La politica estera la fa il ministro degli Esteri"

Da Bruxelles il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia Antonio Tajani dice: "La politica estera la fa il ministro degli Esteri". "Le posizioni di politica estera sono quelle del ministro degli Esteri", risponde il titolare della Farnesina a chi gli chiede se non tema che esternazioni come quelle di Salvini possano dare l'immagine di un governo poco unito.

Per Tajani le elezioni presidenziali in Russia "sono state caratterizzate da pressioni forti, anche violente. Alexei Navalny è stato escluso dalle elezioni con un omicidio. Non c'erano candidati avversari di Putin - rimarca ancora il leader degli azzurri - abbiamo visto soldati entrare dentro i seggi per vedere come votava la gente". E non è un caso che a livello Ue le posizioni più dure sul voto russo siano arrivate proprio dal gruppo del Ppe, (famiglia europea di Forza Italia) che in una nota ha invitato i ministri degli Esteri a dichiarare che Putin "non è un presidente legittimo della Russia" e che "le cosiddette elezioni presidenziali sono prive di legittimità".

Il gelo di Fratelli d'Italia

Sull'uscita di Salvini si registra anche il gelo di Fratelli d'Italia. Dalle parti di Via della Scrofa vige la consegna del silenzio sul vicepremier del Carroccio, ma l'irritazione è palpabile nel partito della premier Giorgia Meloni che ha fatto dell'atlantismo e del sostegno alla causa dell'Ucraina uno dei pilastri della sua politica estera.

"Il popolo ha sempre ragione quando è messo nelle condizioni di votare liberamente. Ci sono alcune nazioni, come purtroppo la Russia, dove la democrazia non è così compiuta", afferma il vicecapogruppo di FdI alla Camera Massimo Ruspandini, una delle rarissime voci a prendere le distanze in chiaro da Salvini. Ospite di 'Agorà' su Rai Tre, il viceministro degli Affari esteri Edmondo Cirielli non nasconde i suoi timori dopo il plebiscito per Putin: "Fa un po' paura avere la conferma che c'è una larga parte, maggioritaria dell'umanità, che vive sotto le dittature e in qualche maniera acconsente".

Opposizione sul piede di guerra

Le dichiarazioni del numero uno leghista finiscono nel mirino delle opposizioni - che evidenziano i forti condizionamenti politici sul voto di Mosca - e fanno emergere dei distinguo anche all'interno della coalizione di centrodestra. "Parole inaccettabili, si dimetta", tuona Azione, che con il suo leader Carlo Calenda invita il segretario della Lega a "ripassare le basi": "La democrazia senza stato di diritto non esiste. La Russia è una dittatura e le elezioni sono una farsa. Punto". Il Pd tramite il suo responsabile Esteri Peppe Provenzano arriva a esprimere solidarietà a Tajani: "Non deve essere facile avere un omologo vicepremier Salvini, che non condanna i crimini di Putin e vede in queste elezioni russe una grande affermazione del popolo. Ma con queste posizioni il governo può mai essere credibile?". "Nessuno stupore" per Nicola Fratoianni dell'Alleanza Verdi-Sinistra "per le incredibili parole di Salvini sulle elezioni russe", mentre Davide Faraone di Italia Viva definisce le "dichiarazioni entusiastiche surreali".

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Politica

“Non sei credibile”, “la tua politica mi...

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L'ex premier: "Abbiamo progetti diversi". Il leader di Azione: "Hai domato il Pd con i tuoi veti"

Carlo Calenda e Giuseppe Conte - Fotogramma

E' scontro a distanza tra Giuseppe Conte e Carlo Calenda, alleati impossibili in quel 'campo largo' che sembra però troppo stretto per contenerli entrambi.

Conte

"Non è una questione di veti, lo dico a Calenda - afferma Conte in diretta social - : ma come si può pensare di fare politica in modo credibile e di entrare in coalizione con forze progressiste quando, caro Calenda, dichiari che vuoi distruggere il M5S? Hai usato frasi triviali: vuoi prendere a calci il M5S, farlo fuori dal sistema politico... Ma come si può far politica per distruggere qualcuno, qualcosa, un progetto, un'intera comunità politica? Avevi dichiarato - ricorda il leader M5S - che è un modio di far politica che ti fa orrore, ma non ti rendi conto che è il tuo stesso modo? E poi, quale credibilità hai se dichiari di voler distruggere una forza e poi ci vuoi andare insieme? Non pensi che ci sia una contraddizione? Vuoi aumentare l'astensionsimo e la sfiducia? Noi a questo modo di far politica non ci associamo".

"Si può in Basilicata andare insieme se Azione e Calenda pensano a nuove trivellazioni e agli inceneritori? Si può andare insieme a chi vuole il taglio del reddito di cittadinanza come Meloni & Co, e con chi sta lavorando con il centrodestra per smantellare la spazzacorrotti? Non è Azione che si è fatta portatrice della legge bavaglio? Per non parlare - incalza Conte - del superbonus. Abbiamo progetti diversi e bisogna essere conseguenti perché sennò gli elettori non ci seguono più".

Calenda

Ma il leader di Azione non ci sta e sempre via social risponde alle parole di Conte con un attacco frontale. "La politica che mi fa orrore rimane sempre la stessa, Giuseppe - afferma Calenda -: i soldi buttati nel superbonus, il proputinismo, la promessa di sussidi 'graduidamente' - scrive ironizzando sulla pronuncia di Conte - . Ma ti riconosco il fatto di aver domato il Pd obbligandolo ai tuoi veti. Complimenti".

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