

Politica
Elezioni Catania, Messina (FdI): “Sudano altissimo profilo ma rivendichiamo possibilità candidatura”
“Giustamente rivendichiamo la possibilità di esprimere la sindacatura a Catania. Credo che questa possibilità sia anche corretta per il primo partito di maggioranza, che peraltro in Sicilia non ha una città capoluogo che amministra senza dimenticare inoltre il passo indietro fatto alla Regione”. Lo afferma in una breve intervista all’AdnKronos il deputato nazionale di FdI, Manlio Messina in vista del voto amministrativo di fine maggio che interesserà anche il capoluogo etneo. “Dopodiché – aggiunge- la cosa importante e’ tenere il centrodestra unito perché la forza, e lo dimostra anche il governo nazionale, quando la coalizione e’ unita governa bene e credo che non abbia avversari. L’importante, ribadisco, e’ andare uniti ed insieme”.
In merito ad eventuali frizioni interne al centrodestra locale con più di una candidatura a sindaco sul ‘tappeto’ e dunque l’ipotesi di trovare un ‘nome alternativo’, Messina non crede “che via sia la necessità di trovare una persona terza ma piuttosto quella di far quadrare il cerchio”. “Alcune volte – ammette Messina- può essere complicato ma questa volta credo sarà semplice. Il centrodestra e’ responsabile e a Catania non andrà diviso”.
Alla domanda sulla, ad oggi, ferma volontà di candidarsi a sindaco della parlamentare nazionale leghista Valeria Sudano, Messina rileva come “Valeria e’ una carissima amica. La Lega in tal senso ha messo in campo una persona di altissimo profilo. Ma, ripeto, nel gioco delle parti, credo che Fratelli d’Italia possa vantare questa volta il diritto di esprimere la candidatura. Non e’ una questione di nome – dice infine- ma di possibilità”. “Entro questo mese di marzo – conclude Messina- troveremo il candidato unitario”. (di Francesco Bianco)
Coronavirus
2 giugno, Meloni brinda con Mattarella: “Alla Repubblica”

Il presidente della Repubblica rompe gli schemi del ricevimento, sostando con la premier e le più alte cariche dello Stato sulla terrazza del Quirinale anziché nella coffee house

Un brindisi “alla Repubblica”. Giorgia Meloni brinda con il capo dello Stato Sergio Mattarella, che la riceve rompendo gli schemi del ricevimento per la festa del 2 giugno, sostando con lei e con le più alte cariche dello Stato sulla terrazza del Quirinale anziché nella coffee house come da tradizione. E’ Mattarella che porge un bicchiere di prosecco alla premier, che intitola il brindisi “alla Repubblica”.
Il presidente della Repubblica accoglie il presidente del Consiglio al ricevimento al Quirinale mostrandole la vista su una bellissima Roma al tramonto dalla terrazza. La premier, accompagnata dal consorte Andrea Giambruno, riconosce dal Colle il suo ufficio alla Camera, e lo indica al capo dello Stato che le ha mostrato dall’alto del Quirinale Montecitorio. Con loro, sulla terrazza, anche i due presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, e la presidente della Corte Costituzionale, Silvana Sciarra. Un formato inedito per questo evento – il primo dopo la lunga pausa legata al Covid – visto che solitamente il presidente della Repubblica rimaneva nella coffee house ad attendere il saluto degli ospiti al ‘padrone di casa’.
Stamani in Moldova, nel pomeriggio a Roma. Eppure la premier sembra non avvertire stanchezza e scherza con tutti al ricevimento per la festa della Repubblica. ‘Tampinata’ dai cronisti che non si staccano da lei nemmeno per un attimo, dopo aver concesso loro un selfie di gruppo scherza: “Banda di origliatori seriali”.
Poi incrocia il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo che le presenta la moglie Laura. “Ma sei proprio sicura?”, si presenta lei subito pronta alla battuta. Dunque si imbatte nel presidente del Cnel, Renato Brunetta: “Ti vedo carico, combattivo”. E i complimenti arrivano anche per il regista Enrico Vanzina: “E’ da tanto che non ti vedo, ma ti vedo proprio bene”.
I giornalisti sono sempre lì, al suo seguito. “Che stai a scrive?”, ride a uno del gruppo chiedendo di vedere il taccuino. Arriva la fedelissima Patrizia Scurti per portarla dal vicepremier Antonio Tajani, che l’attende per un colloquio riservato. “Ecco, m’ha salvato – dice Meloni ai cronisti congedandosi – che io sono una chiacchierona…”. Meloni lascia poi il Quirinale, dopo essersi intrattenuta a lungo, riservatamente, con il ministro degli Esteri, che la ‘scorta’ fino all’auto che l’attende nel cortile.
Politica
Offese a Kyenge, Calderoli condannato a 7 mesi

La condanna nel procedimento per diffamazione aggravata dalla matrice razziale nei confronti dell'ex ministra dell'Integrazione
Il Tribunale di Bergamo ha condannato il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli a 7 mesi, nel procedimento per diffamazione aggravata dalla matrice razziale nei confronti dell’ex ministra dell’Integrazione Cecile Kyenge. L’esponente leghista il 13 luglio 2013 definì “orango” la ministra del Pd, alla festa della Lega di Treviglio di Bergamo durante un comizio.
Politica
2 giugno, Meloni scherza con Landini e Bombardieri: “Non saluta sindacati?”’

Siparietto nel ricevimento al Quirinale
Saluta Lino Banfi, poi, mentre si dirige dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni -rientrata dalla Moldova per non mancare al ricevimento ai Giardini del Quirinale per il 2 Giugno – si imbatte nei segretari di Cgil e Uil Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, che la fermano con una battuta: “Presidente, se non saluta i sindacati….”. Meloni si ferma per un saluto, dunque ricambia pronta la battuta: “Non mi fate polemica anche qui, eh…”.
Politica
Giulia Tramontano, Fdi valuta pene più gravi: “È duplice omicidio”

Non escluso intervento legislativo per riconoscere il duplice omicidio quando la vittima di un delitto è una donna in gravidanza in stato avanzato

“Non escluderei una iniziativa legislativa. Quello di Senago è stato un duplice omicidio”. Il caso di Giulia Tramontano, la giovane di 29 anni incinta al settimo mese uccisa a coltellate dal fidanzato, scuote la politica. E nella maggioranza, in particolare dentro Fratelli d’Italia, ora si accarezza l’idea di un intervento legislativo per riconoscere il duplice omicidio quando la vittima di un delitto è una donna in gravidanza in stato avanzato.
Un ulteriore intervento legislativo dopo il caso di Senago “non lo escluderei”, dice all’Adnkronos il senatore di Fdi Roberto Menia, pur precisando che “non tocca a me parlare a nome del partito su questioni di giustizia”. Alessandro Impagnatiello, compagno della donna assassinata, ha confessato il delitto e ora è indagato per omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza contro la volontà della ragazza. A sentire diversi esponenti di Fdi e Lega, però, quello avvenuto in provincia di Milano va considerato un duplice omicidio.
“Personalmente non ho dubbi sul fatto che la vita nasca nel momento del concepimento. La legge attuale prevede la possibilità di abortire entro il terzo mese, dopo di che lo considera infanticidio”, afferma Menia, primo firmatario, tra l’altro, di un contestato disegno di legge sul riconoscimento della capacità giuridica del concepito.
“Non a caso – osserva l’esponente di Fdi – anche quando un bimbo nasce noi diciamo ‘viene alla luce’ ma il venire alla luce implicitamente riconosce una vita che già è tale nel ventre materno; nella tradizione popolare si parla di settimini per quelli che nascono al settimo mese: evidente si tratti di vita autonoma, unica, irripetibile. Il caso di specie è dunque quello di un duplice omicidio”.
Anche per la deputata di Fratelli d’Italia Grazia Di Maggio, relatrice della proposta di legge per rendere l’utero in affitto reato universale, “bisognerebbe parlare di duplice omicidio, perché le vittime sono due. Intanto – dice all’Adnkronos – siamo orgogliosi di aver approvato la proposta per la commissione d’inchiesta sul femminicidio, tema cruciale per noi, e continueremo a lavorare in questa direzione”.
E a chi le chiede se dopo il delitto di Senago Fdi possa intervenire con una nuova proposta di legge, la parlamentare risponde con un’apertura: “Faremo delle valutazioni su come intervenire dal punto di vista legislativo, ci confronteremo. Ne parleremo con il capogruppo alla Camera Tommaso Foti, cercheremo di capire anche con la commissione Giustizia”.
Politica
Ucraina, Mattarella: “Cercare pace giusta”

Il presidente della Repubblica: "Continueremo a sostenere Kiev e suo diritto a indipendenza"

“Assistiamo oggi con interesse e attenzione a tentativi di individuare sentieri di dialogo per giungere alla pace” in Ucraina. “I principi di solidarietà e giustizia che debbono unire i popoli impongono la ricerca di una pace giusta e non di una pace raggiunta ai danni di chi è stato aggredito”. Ad affermarlo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del concerto offerto al Corpo diplomatico.
“La Costituzione repubblicana, figlia del riscatto dalle tragiche esperienze della dittatura e del Secondo conflitto mondiale, indica il ripudio della guerra quale strumento di risoluzione delle controversie. Si tratta di un principio attualissimo e profondamente sentito, di cui l’inaccettabile aggressione della Federazione Russa all’Ucraina rappresenta la più brutale ed evidente negazione”, ha ricordato Maattarella.
“Il conflitto che, da oltre quindici mesi, produce morte e devastazione nel cuore dell’Europa – ha ribadito il capo dello Stato – sta provocando anche gravissime conseguenza al livello globale, accentuando l’insicurezza alimentare e la povertà in molti Paesi, anch’essi vittime delle conseguenze di questa guerra insensata, i cui effetti si vanno riverberando sull’ordine internazionale costruito pazientemente dopo il 1945”.
“L’Italia, nel quadro della sua convinta appartenenza all’Unione europea e all’Alleanza Atlantica, continuerà ad assicurare il proprio sostegno al popolo ucraino e al suo diritto all’indipendenza – ha quindi affermato Mattarella – La ricerca della pace e del benessere fra le nazioni richiede impegno e disponibilità a individuare insieme soluzioni comuni. È questo il fondamento della nostra scelta a favore del multilateralismo”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del concerto offerto al Corpo diplomatico.
“Soltanto una autentica collaborazione fra i popoli può consentire di affrontare con successo problemi di natura globale di giorno in giorno più pressanti: dai cambiamenti climatici alla tutela della salute, dalla gestione dei flussi migratori alla protezione dei diritti umani. Lo confermano esperienze come il processo di integrazione europea, che da quasi settant’anni garantisce libertà e opportunità di crescita agli Stati che ne fanno parte”, ha affermato ancora Mattarella aggiungendo: “Il conflitto in Ucraina, le crescenti tensioni cui abbiamo assistito da ultimo nei Balcani, impongono scelte coraggiose, in grado di consolidare e assicurare l’ampliamento del progetto comunitario, per renderlo idoneo ad affrontare le sfide del tempo presente”. “L’Italia – ha assicurato – continuerà a lavorare affinché l’Unione europea possa essere sempre più attore capace di proiettare pace, stabilità e sviluppo a livello globale”.
Politica
Mattarella nomina 25 nuovi Cavalieri del Lavoro, ecco chi sono

Il presidente della Repubblica ha firmato i decreti. Nell'elenco anche Domenicali e Clementoni

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato, in data 31 maggio, i decreti con i quali, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, di concerto con il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, sono stati nominati 25 Cavalieri del Lavoro.
Ecco l’elenco completo degli insigniti, con l’indicazione, per ciascuno, del settore di attività e della Regione di provenienza:
Amoretti Mariella Industria Armatoriale, Emilia Romagna;
Biasutti Mario Industria Pelletteria, Friuli Venezia Giulia;
Cassata Rosa Maria Luisa Industria Chimica, Lombardia;
Cassetti Maria Grazia, Artigianato Orafo, Toscana;
Chiorino Gregorio Industria Metalmeccanica, Piemonte;
Clementoni Giovanni Industria Giocattoli, Marche;
Crotti Cristina Industria Energia, Lombardia;
Danesi Roberto Industria Alimentare, Lazio;
De Nigris Armando, Industria Alimentare, Campania;
Domenicali Stefano Industria Automobili di lusso, Estero;
Galliani Marco Industria Metallurgica, Emilia Romagna;
Grassi Enrico Industria Meccatronica, Emilia Romagna;
Impronta Pierluca Terziario Assicurazioni, Lazio;
Laviosa Giovanni Industria Chimica, Toscana;
Leone De Castris Piernicola Agricolo Vitivinicolo, Puglia;
Manini Arnaldo Industria Edilizia, Umbria;
Orta Averardo Terziario Sanità privata, Emilia Romagna;
Parodi Fabrizio, Industria Trasporti e logistica, Liguria;
Pedranzini Mario Alberto Credito Banche, Lombardia;
Pesenti Carlo Terziario Servizi finanziari, Lombardia;
Renda Massimo Industria Alimentare, Campania;
Riolo Iolanda Commercio Automobili, Sicilia;
Triva Stefania Industria Dispositivi medici, Lombardia;
Valentini Francesco Paolo Agricolo Vitivinicolo, Abruzzo;
Vianello Bruno Industria Elettromeccanica, Veneto.
Politica
Primo giorno per Di Maio rappresentante per il Golfo, l’esordio anche su Twitter

Nuovo profilo dell'ex ministro degli Esteri: "Pronto e pienamente occupato a impegnarmi con gli Stati membri"

“Primo giorno in carica come rappresentante speciale per l’Ue nel Golfo” per Luigi Di Maio, che esordisce anche su Twitter con un nuovo profilo, dove i suoi ‘cinguettii’ sono riportati anche in arabo, scelta d’obbligo visto il ruolo.
“Pronto e pienamente occupato a impegnarmi con gli Stati membri, le istituzioni dell’Ue e ciascuno dei nostri partner nella regione – scrive l’ex leader M5S e vicepremier dal profilo ‘@EUSR_Gulf’ -. C’è così tanto in gioco e così tanto da fare, attraverso un dialogo sincero e di rispetto reciproco. Per la nostra sicurezza e prosperità condivise”.
Politica
Saviano contro Salvini assente al processo: “Minaccia ma poi scappa”

Lo scrittore: "In Italia abbiamo ministri che querelano e poi non si presentano in udienza"

“Tribunale di Roma, udienza processo Salvini, che mi querelò nel 2018 perché lo avevo definito Ministro della Mala Vita. Oggi Salvini avrebbe dovuto testimoniare in un processo che dura da ben 5 anni, un processo che ha iniziato e voluto lui, ma ovviamente oggi Salvini in Tribunale non c’è”. A scriverlo su Twitter è Roberto Saviano che, in un post e un video caricato sui social, si scaglia contro il ministro delle Infrastrutture, che oggi non si è presentato in aula dove avrebbe dovuto testimoniare nel processo per diffamazione contro di lui. “Salvini scappa da 5 anni perché un conto è minacciare e blaterare sui social o in televisione, cosa diversa è testimoniare, sotto giuramento, in Tribunale”, aggiunge.
“Da 5 anni dura questo processo – scrive Saviano – ricordatevene quando vi dicono che la giustizia non funziona, che è ingolfata da cause che vanno avanti per anni… In Italia abbiamo ministri che querelano e che poi non si presentano a testimoniare rendendo infiniti i processi che loro stessi hanno iniziato”.
Saviano prosegue con parole dure: “Da 5 anni sono ostaggio di questo cialtrone che da 10 anni minaccia di togliermi la scorta, mettendomi addosso un mirino e condannandomi così ad averla in eterno. Un ministro che querela uno scrittore, un ministro che intimidisce uno scrittore come monito per tutti. Un ministro che scappa dal tribunale… Ecco lo stato della democrazia nel nostro paese”. Saviano chiosa con un sarcastico pronostico: “La prossima udienza è stata fissata per il 7 dicembre 2023, con largo anticipo: Salvini ci sarà? Ne dubito”.
Politica
Pnrr, vertici Corte dei Conti a Palazzo Chigi

"Piena e leale collaborazione tra le istituzioni" e "scambio di informazioni più intenso"

Sono a Palazzo Chigi i vertici della Corte dei Conti per l’incontro ‘chiarificatore’ con il governo, dopo i botta e risposta legati al Pnrr e al cosiddetto scudo erariale. Nella sede del governo sono arrivati il presidente Guido Carlino, il presidente aggiunto Tommaso Miele, il procuratore generale Angelo Canale e il segretario generale Franco Massi. Per l’esecutivo, al tavolo siedono il sottosegretario Alfredo Mantovano e il ministro ‘regista’ del Pnrr Raffaele Fitto, mentre non partecipa all’incontro il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, la cui presenza fino a ieri veniva data per assodata.
Oggi le commissioni Affari Costituzionali e Lavoro hanno approvato l’emendamento al dl Pa sulla Corte dei Conti. In audizione davanti alle commissioni, il presidente Carlino ha spiegato che un minore controllo sul Pnrr da parte della Corte dei Conti aumenterebbe i contenziosi per un possibile aumento di atti illegittimi. “Se viene meno il controllo della Corte dei Conti – ha detto Carlino – c’è una maggiore libertà dell’amministrazione, un possibile aumento degli atti illegittimi e dei ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato ma anche un aumento dei ricorsi al giudice ordinario perché il danno comunque sussiste”.
Il presidente della Corte dei Conti ha evidenziato anche che il controllo concomitante “ha la finalità specifica di consentire una funzione propulsiva” sul Pnrr, “è ritenuto più moderno rispetto al controllo tradizionale sulla gestione” e consente una migliore collaborazione con la Pa fornendo i “suggerimenti per un migliore perseguimento degli obiettivi”, ha aggiunto.
La Corte dei Conti ha espresso inoltre la propria “contrarietà” a un’ulteriore proroga del termine dello scudo erariale, ha sottolineato il presidente Carlino in audizione. Lo scudo “è stato motivato in passato col timore degli amministratori a introdurre atti per non incorrere nella responsabilità per danno erariale ma noi abbiamo sempre sostenuto che i motivi del cosiddetto ‘timore della firma’ vadano ricercati piuttosto in altre cause come la confusione legislativa, la scarsa preparazione, gli organici ridotti all’osso”, ha affermato Carlino. “Riteniamo – ha proseguito – che la proroga della limitazione di responsabilità potrebbe pregiudicare gli interessi sottesi a una corretta gestione degli interventi del Pnrr e che quindi non si possa perseguire l’obiettivo prefissato”.
Politica
Berlusconi pubblica reddito, resta ‘Paperone’ con 18 milioni ma più povero

Nel 2022 si conferma al top in Italia e Bruxelles ma registra 'perdita' di oltre 30 mln rispetto a dichiarazione precedente'

E’ ancora Silvio Berlusconi il politico più ricco d’Italia, il ‘Paperone’ del Palazzo. Con un imponibile di circa 18 milioni di euro denunciati al fisco il leader di Forza Italia si conferma il ‘numero 1’ per patrimonio (soldi, azioni ville e auto), nel Parlamento italiano e a Bruxelles, ma anche tra i leader di partito e di governo. Spulciando l’ultima dichiarazione dei redditi, quella relativa al periodo di imposta 2021 e consegnata nel 2022, contenuta nell’anagrafe patrimoniale dei senatori e visionata dall’Adnkronos, si scopre che l’ex premier (eurodeputato di Forza Italia dal 2019), ha percepito per l’esattezza 17 milioni 697 mila 119 euro, ben 32 milioni di euro circa in meno rispetto a quelli incassati l’anno precedente (50 milioni 661mila 390 euro).
Tra i big dei partiti mancava solo lui all’appello: l’ex premier, allo stato, era unico leader a non avere ancora reso pubblica la propria dichiarazione dei redditi. Tutta la documentazione (le proprie dichiarazioni patrimoniali, quelle dei redditi e le spese sostenute durante la campagna elettorale) , infatti, doveva essere depositata in Senato e resa pubblica nella scheda personale del senatore sul sito internet della istituzione entro tre mesi dalla sua proclamazione, secondo un obbligo di trasparenza previsto dalla legge numero 442 del 1982. Il termine ultimo entro cui effettuare il deposito era quello del 13 gennaio 2023 e fino a qualche giorno fa il presidente di Fi non aveva ancora reso pubblico nessuno dei documenti richiesti, tenendo riservata la sua condizione economica e reddituale.
Fanno parte del ‘tesoretto’ di Berlusconi anche una serie di beni mobili e immobili. Per la maggior parte il patrimonio è rimasto invariato. Ma c’è anche qualche novità. L’ex premier ha mantenuto tre imbarcazioni extra lusso: la ‘San Maurizio’ di 17 cavalli fiscali (comprata nel 1977), il ‘Magnum 70’ (del ’90) e la barca a vela ‘Principessa vai via’ (del 1965). Quest’ultima, raccontano, sarebbe stata venduta negli anni scorsi al patron di Mediolanum, Ennio Doris, ma ora è tornata tra le proprietà del leader azzurro.
Il leader forzista non ha più auto: ha dismesso l’Audi A6 immatricolata nel 2006, dichiarata in precedenza. Invariato resta il pacchetto titoli dell’imprenditore brianzolo, tutto ‘italiano’: parliamo di 5.174.000 azioni della ‘Dolcedrago spa’ con sede a Segrate; 2.444.144 azioni della ‘Holding italiana prima spa’ con sede sempre a Segrate; 2.199.600 della ‘Holding italiana seconda spa’. Nel portafoglio del Cav poi ci sono 1.193.400 quote della ‘Holding italiana terza spa’; 1.095.140 azioni della ‘Holding italiana ottava spa’, 200 azioni della Banca popolare sviluppo di Napoli e 896 mila titoli della Banca popolare di Sondrio. Tra le new entry finanziarie, 990 mila azioni di ‘Forza 5 s.s.’ con sede a Segrate. Berlusconi ha conservato poi la presidenza del Consiglio di amministrazione della Fondazione Luigi Berlusconi- Onlus dedicata al padre.
Berlusconi è sempre stato al top della classifica dei più facoltosi nelle aule parlamentari. Nel dettaglio, nel 2018, quando è tornato a comparire nella ‘lista’ in quanto leader di Fi dopo essere stato assente qualche anno per la decadenza dalla carica di senatore per effetto della legge Severino (nel novembre 2013), ha percepito (in relazione al periodo di imposta 2017) 48 milioni 011 mila 267 euro, sbaragliando la concorrenza, alla Camera, al Senato e alla presidenza del Consiglio (Conte premier, solo per fare un esempio, si fermava a 370mila euro). Nel 2019 lo ‘stipendio’ del numero uno di Fi è rimasto sostanzialmente invariato, pari a 48 milioni 022mila 126 euro (riferito al ‘periodo d’imposta’ 2018). E’ diminuito nel periodo d’imposto successivo arrivando ai 47milioni 492 mila 818 euro incassati nel 2020 da eurodeputato, con un ammanco di poco più di 500mila euro rispetto all’esercizio precedente, come certificato dalla dichiarazione dei redditi, firmata il 20 gennaio 2021. Per l’anno 2021 invece lo ‘stipendio’ si è accresciuto di oltre 3 milioni di euro: il leader forzista ha incassato 50 milioni 661mila 390 euro.
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