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Portogallo al voto per le elezioni anticipate, tra rischio stallo e incognita estrema destra

Lo scenario tra due principali schieramenti di centrodestra e centrosinistra in lizza per il comando e un movimento populista in forte ascesa. Chi sono i protagonisti

Comizio elettorale del partito di estrema destra Chega - Afp

Portogallo alle urne per le elezioni anticipate. Gli elettori votano per il rinnovo dei 230 seggi dell'Assemblea della Repubblica, in un voto che rischia di sfociare in una situazione di sostanziale stallo, con i due principali schieramenti - di centrodestra e di centrosinistra - in lizza per il comando e un movimento populista di estrema destra in forte ascesa e che potrebbe conquistare quasi un quinto dei voti. In un paese che celebra il prossimo 25 aprile i 50 anni dalla Rivoluzione dei Garofani che nel 1974 mise fine alla dittatura - l'Estado novo fondato nel 1933 - di Antonio de Oliveira Salazar.

Quasi tutti i sondaggi più recenti prevedono una vittoria risicata dell'Alleanza Democratica di centrodestra sul Partito socialista (dopo lo storico 41,37% del 2022), seguito dal movimento di estrema destra Chega (che potrebbe avvicinarsi al 20% delle preferenze) e da partiti minori, di destra e di sinistra, ai quali vengono assegnate percentuali comprese tra l'1 e il 6%. Alla vigilia del voto gli interrogativi riguardano la capacità della coalizione di centrodestra, all'opposizione, di prendere il posto dei socialisti, guidati ora da Pedro Nuno Santos, e il posto che occuperà il partito di estrema destra Chega all'interno del paesaggio politico.

Il leader del Psd, il partito socialdemocratico (cofondatore dell'Alleanza democratica) Luís Montenegro, ha escluso un'alleanza con Chega, il cui leader, André Ventura, si è invece mostrato certo del fatto che - "se ci sarà una maggioranza parlamentare di destra, ho una garanzia totale - non posso rivelare da parte di chi - che ci sarà un governo di destra. Con o senza Montenegro".

Il voto anticipato è stato convocato dopo che il premier portoghese, Antonio Costa, che ha vinto il suo terzo mandato consecutivo nel gennaio 2022 e che è considerato un punto di riferimento dei socialisti europei grazie alle ricette economiche che hanno rimesso in sesto il Paese, si è dimesso lo scorso novembre a causa di un'indagine su presunte illegalità nella gestione da parte del suo governo di grandi progetti di investimento in senso ambientalista.

L'inchiesta ha portato a perquisizioni nei ministeri dell'Ambiente e delle Infrastrutture e nella residenza ufficiale di Costa, e all'arresto di cinque persone tra cui il suo capo di gabinetto. I cinque sono stati successivamente rilasciati e il magistrato istruttore ha mantenuto solo l'accusa di traffico di influenze, ma i pubblici ministeri hanno fatto appello contro quella decisione. Costa ha negato qualsiasi illecito e ha detto che la sua "coscienza è pulita". Non è accusato di alcun reato ma al momento delle dimissioni, ha detto che i doveri di un primo ministro sono "incompatibili con qualsiasi sospetto sulla mia integrità". E per questo non si è ricandidato.

Chi sono i candidati

Vincendo, nel dicembre scorso, le primarie del Partito socialista portoghese con il 62% delle preferenze, il 46enne Pedro Nuno Santos aveva lanciato un messaggio chiaro: "Vogliamo costruire un Portogallo dove tutti abbiano un posto, dove nessuno sia invisibile o messo da parte". Nato a São João da Madeira, comune industriale della regione di Aveiro, in una famiglia legata al settore calzaturiero, laureato in economia, Santos ha guidato i Giovani socialisti tra il 2004 e il 2008. Ex ministro delle Infrastrutture, ha incarnato per anni il volto dell'ala sinistra del partito.

Succeduto al dimissionario Costa alla guida del Ps, aveva voluto sottolineare lo scorso dicembre il lavoro svolto dal premier in otto anni di governo, chiarendo di volerlo portare avanti, perché - aveva detto - c'è ancora "molto da fare". Ma per farlo, diceva, serve una "forte maggioranza" socialista alle elezioni legislative, per garantire "stabilità" al Portogallo. E non aveva voluto anticipare possibili patti con altre forze politiche per governare, lui, l'artefice del 'geringonça', il 'congegno' politico nato tramite il suo negoziato dall'alleanza tra le forze di sinistra, che aveva permesso a Costa di salire al potere nel 2015. "Lavoreremo per ottenere un grande risultato e poi, a seconda della configurazione parlamentare, cercheremo di trovare una soluzione per governare", aveva detto. Ora i partiti di sinistra che hanno sostenuto Costa nel suo primo mandato, non hanno abbastanza sostegno per allearsi di nuovo con Santos: i comunisti raggiungeranno il 2% dei voti e il Blocco il 5-6%.

In lizza contro Santos c'è Luís Filipe Montenegro Cardoso de Morais Esteves, nato nel febbraio 1973 a Porto, leader del Partito Socialdemocratico, candidato dell'Alleanza di centrodestra. Avvocato specializzato in protezione dei dati, figlio di un avvocato, già studente presso l'Università Cattolica del Portogallo, è anche un uomo d'affari, perché presiede i consigli di amministrazione di due grandi società. Anche lui ha vinto le primarie del suo partito con un ottimo risultato, il 72,4% dei consensi. È in politica da più di 20 anni e si è guadagnato l'immagine di un tipo laborioso, che ha lavorato instancabilmente e silenziosamente all'unità del partito.

In vista del voto ha promesso che, anche se avesse bisogno di sostegno per essere nominato primo ministro, non si avvicinerà a Chega, l'estrema destra populista. "Non abbiamo mai governato né governeremo con l'appoggio dell'estrema destra o dell'estrema sinistra", ha dichiarato. Sposato con due figli, un passato di bagnino e di tuttofare nelle cucine per guadagnarsi un po' di soldi, innamorato della pallavolo e del calcio guida un'Alleanza tripartita, con il Cds/Partito Popolare e il Partito Monarchico Popolare (Ppm). Propone, tra le altre cose, una riduzione generale delle tasse e un aumento degli stipendi e delle pensioni. Promette inoltre soluzioni alla crisi immobiliare e dei servizi pubblici e si è impegnato a favore di un' "accoglienza/integrazione" regolamentata degli immigrati. Santos, ai suoi occhi, è un "radicale" e "immaturo".

Fino a pochi anni fa, André Claro Amaral Ventura, 41 anni, era un avvocato sconosciuto, membro del Partito socialdemocratico (Psd) di centrodestra. Dopo una breve parentesi televisiva per il Benfica – squadra di calcio di cui è grande tifoso – il Psd lo ha scelto per partecipare alle elezioni comunali del 2017, nel piccolo comune di Loures. Lì è avvenuta la trasformazione: in un'intervista al quotidiano "I" nel giugno 2017, ha affermato che "i rom vivono quasi esclusivamente di sussidi statali", accusando la comunità di non pagare i trasporti pubblici e di non contribuire alla sicurezza sociale.

Dichiarazioni ripudiate dall'intero spettro politico ma che non hanno impedito all'ex avvocato da allora di svolgere un ruolo di primo piano nella vita politica portoghese. Protagonista di alleanze con l'estrema destra spagnola, di iniziative per istituire la castrazione chimica, di parafrasi delle idee della dittatura portoghese, Ventura ha capitalizzato l'attenzione per fondare il suo partito (Chega, che in portoghese significa "basta!"), diventare deputato e ottenere quasi mezzo milione di voti alle ultime elezioni presidenziali, piazzandosi al sorprendente terzo posto con l'11,9% dei voti totali.

Pedro Pinto, segretario generale di Chega, lo riassume con orgoglio: "In due anni, André Ventura è arrivato a trasformare la politica portoghese. Se ci fate caso, in queste elezioni legislative non c'è un solo giorno in cui gli altri politici non parlino di André Ventura". Per anni, il Portogallo è sembrato immune all'ascesa di partiti di estrema destra. Il paese, secondo Cecília Honório, dell'Universidade Nova de Lisboa, citata da 'El Confidencial' si sentiva protetto "perché aveva un ricordo recente della sua dittatura, e della rivoluzione del 25 aprile".

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Israele Iran, la risposta di Tel Aviv a Teheran, colpita...

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Israele Iran, la risposta di Tel Aviv a Teheran, colpita base aerea - Ascolta

La tanto attesa risposta israeliana nei confronti di Teheran per gli oltre trecento missili e droni iraniani lanciati verso Israele sabato scorso si è consumata nella notte con un attacco che ha colpito una base aerea militare vicino alla città di Esfahan, nell'Iran centrale. La base ospita da tempo la flotta aerea iraniana di F-14 Tomcat di fabbricazione americana, acquistati prima della rivoluzione islamica del 1979.

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Biennale Arte, Arabia Saudita, il canto di battaglia delle...

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Biennale Arte, Arabia Saudita, il canto di battaglia delle donne per sfidare i pregiudizi

Le voci di oltre mille donne saudite riunite dal'artista Manal AlDowayan per una serie di seminari organizzati a Khobar, Gedda e Riad e registrate per l'installazione multimediale "Shifting Sands: A Battle Song" è stata presentata al Padiglione dell'Arabia Saudita della 60/a Esposizione internazionale d'Arte della Biennale di Venezia che aprirà al pubblico da domani fino al 24 novembre.

"Un'espressione collettiva che sfida anche i pregiudizi sulle loro vite". Per Andare oltre "l'ossessione per la presenza o assenza del velo, per ciò che le donne possono o non possono fare, oltre a molteplici supposizioni sulle loro richieste e desideri mentre molto poco viene detto su come esse si identificano". Come ha sottolineato l'artista, il lavoro è ispirato "al ruolo in evoluzione delle donne nella sfera pubblica in Arbia Saudita e al viaggio che hanno intrapreso per definire lo spazio fisico in cui abitano e le narrazioni che storicamente le hanno definite".

Le loro voci sono cadenzate dal rumore della sabbia nel deserto, suono in arrivo in cuffia nel momento della registrazione che risuona nel Padiglione nazionale all'Arsenale, fra sagome imponenti di seta stampata a rappresentare rose del deserto, con incisi disegni e scritti delle partecipanti ai seminari o con testi di donne saudite estratti dai quotidiani locali e internazionali.

Attraverso i seminari, AlDowayan, "ha offerto alle donne e alle ragazze una piattaforma per far sentire la propria voce, sia individualmente che collettivamente", anche con il caratteristico "canto delle sabbie" del Rub al-Khali, il deserto in cui le dune mormorano e rombano allo spostarsi della sabbia", usato anche come metafora, con "il suono dei minuscoli granelli di sabbia che interagiscono fra loro che cresce fino a diventare un boato collettivo".

Scultura e suono quindi "raccontano una storia che trascende le culture e le geografie e rivendica una autonomia e una solidarietà fra le donne dell'Arabia Saudita che trova risonanza in tutto il mondo", sottolineano gli organizzatori della Mostra "Sussurra il deserto e si leva la voce" - questa è il titolo scelto n italiano - curata da Jessica Cerasi e Maya El Khalil, e l'assistente Shadin AlBulaihed.

L'Arabia Saudita partecipa alla Biennale Arte per la Quarta volta e per la terza volta il Padiglione nazionale espone opere di artiste donne.

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