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Politica

Elezioni Abruzzo, Marsilio vince e fa bis: chi è il...

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Elezioni Abruzzo, Marsilio vince e fa bis: chi è il governatore

Romano, 56 anni, l'ex senatore trionfa nelle regionali 2024

Marco Marsilio

Romano con genitori abruzzesi, 56 anni, laureato in filosofia, è stato tra i fondatori di Fratelli d'Italia ed ex senatore: Marco Marsilio, alla guida della coalizione di centrodestra, viene confermato con le elezioni regionali 2024 per la seconda volta al vertice dell'Abruzzo, della quale era stato già eletto presidente il 10 febbraio 2019. I dati non sono ancora definitivi, ma lo scrutinio segna già quasi dieci punti di distacco con lo sfidante di centrosinistra Luciano D'Amico, tanto da spingere il governatore uscente a commentare la vittoria.

Impiegato in un’azienda privata, Marsilio inizia l’attività politica nei movimenti studenteschi e universitari e dal 1996 al 2000 è vicepresidente di Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale. Dal 1993 al 1997 è consigliere della I circoscrizione Roma, centro storico di Roma. Consigliere comunale di Roma per tre mandati dal 1997 al 2008, in Campidoglio è capogruppo di Alleanza nazionale, membro delle Commissioni Cultura, Urbanistica e della Commissione speciale per Roma Capitale. Nel 2008 viene eletto alla Camera dei deputati, nelle liste del Popolo della Libertà nella circoscrizione Lazio 1.

Il 21 dicembre 2012 è tra i fondatori di Fratelli d'Italia, di cui ricopre le cariche di vice tesoriere nazionale e portavoce della costituente regionale del Lazio. Nel 2013 viene ricandidato alla Camera, con Fratelli d'Italia nella circoscrizione Lazio 1. Per il partito ricopre gli incarichi di segretario amministrativo e coordinatore regionale nel Lazio poi, nel 2018, viene eletto al Senato come capolista nella circoscrizione Lazio. Si dimette da Palazzo Madama in seguito all'elezione alla guida della Regione Abruzzo nel 2019. Oggi incassa la rielezione per un secondo mandato.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

Elezioni Russia, Tajani: “Salvini? Non è una frase...

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Il ministro degli Esteri: "Posizione del governo molto chiara, in Parlamento abbiamo sempre votato nella stessa maniera"

Antonio Tajani - Fotogramma

Sulla Russia "la posizione del governo è molto chiara, l'ha ribadita il presidente del Consiglio ieri sera". A sottolinearlo rispondendo ad una domanda sulle parole di Salvini è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo a Radio 24. "Sono elezioni che soprattutto nelle aree occupate sono di fatto illegittime, poi Putin rimane presidente della Federazione russa, ma certamente il modello democratico non è lo stesso modello dell'Italia e dei paesi dell'Unione Europea, per usare un eufemismo... Una democrazia un po' singolare", ha aggiunto.

E su eventuali divergenze interne alla maggioranza, Tajani insiste: "Mi pare che sia tutto chiarito a questo punto... la maggioranza è coesa, siamo uniti adesso alle elezioni regionali in Piemonte, alle elezioni regionali in Basilicata, in amministrazioni comunali. Non è una frase che mina la coesione del centrodestra, i problemi sono semmai nell'altro campo non nel nostro".

"Ogni forza politica ha delle posizioni che possono essere differenti - ha aggiunto - ma non c'è una sostanziale divergenza: in Parlamento abbiamo sempre votato nella stessa maniera, il centro destra è sempre stato assolutamente coeso".

Il sostegno a Kiev, continua Tajani, "non è mai stato in discussione, siamo in prima linea a sostenere l'indipendenza, la libertà di un paese che è stato attaccato in violazione del diritto internazionale da parte della Federazione russa, lo abbiamo ribadito anche ieri durante la riunione del Consiglio affari esteri a Bruxelles", dice ribadendo la posizione italiana sulla guerra in Ucraina.

Interpellato sull'opportunità di un dialogo con il Cremlino, il vicepremier e ministro degli Esteri sottolinea che "bisogna vedere che cosa significa il dialogo: noi abbiamo sempre detto che non siamo mai stati in guerra con la Russia, abbiamo sempre detto che la Russia non è Putin e Putin non è la Russia. Quando diamo giudizi negativi sul Cremlino non significa che diamo giudizi contro il popolo russo. Detto questo però il Cremlino deve rispettare alcune regole".

"Noi vogliamo che si arrivi alla pace", osserva il ministro. "Quindi per forza la diplomazia deve svolgere il proprio ruolo: noi siamo pronti a sostenere tutte le iniziative di pace, fermo restando che non si può mettere in discussione il diritto internazionale, quindi l'indipendenza e la libertà dell'Ucraina non possono essere messe in discussione. Perché aiutiamo l'Ucraina?", ha poi chiesto. "Perché vogliamo che l'Ucraina non soccomba di fronte alla Russia e quindi si possa - tra due contendenti in una situazione di stallo - arrivare ad un confronto che ha la possibilità di raggiungere la pace, che è il nostro obiettivo finale, ma una pace giusta".

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Politica

Meloni: “Con Mattarella rapporti ottimi. Sinistra...

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L'intervista di Agorà alla presidente del Consiglio: "Con Mattarella rapporti ottimi, vedo sinistra allo sbando. Senza più consenso degli italiani rinuncerei a governare"

La presidente Meloni intervistata da Agorà - Rai

I rapporti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella? "Sono ottimi, anzi lo ringrazio perché non fa mai mancare il suo sostegno, non tanto al governo ma alla nazione. E' un rapporto che gestiamo personalmente e direttamente, e quindi diciamo che quelli che brigano per cercare di comprometterlo temo che rimarranno delusi". Così la premier in un'intervista ad Agorà, su Rai3.

Continua Meloni: "Dopodiché, che cosa vedo io? Vedo una sinistra allo sbando, che cerca di schermarsi dietro la benevolenza del Presidente della Repubblica, che è una figura unificante, perché non sa come spiegare la sua contrarietà a una riforma che vuole banalmente consentire agli italiani di scegliere direttamente da chi farsi governare. E quindi loro, non sapendo come dire che preferiscono fare i governi all’interno del palazzo, cercano altre tematiche, altre ragioni, ma non regge", sottolinea.

Il presunto tentativo "di schermarsi dietro la benevolenza del presidente della Repubblica" per attaccare il premierato "non regge perché questa riforma costituzionale, in ogni caso, entrerà in vigore nella prossima legislatura. Praticamente, tra una cosa e l’altra, nel 2028. Ora, nel 2028 sono contenta che la sinistra dia per scontato che ci sarà ancora Giorgia Meloni, si vede che non si vedono proprio messi benissimo… Ma insomma, non lo darei per scontato. E dico di più: nel 2028 anche il mandato del presidente Mattarella sarà verso il termine, quindi questa riforma non riguarda né Giorgia Meloni né Sergio Mattarella". Il premierato "non riguarda il presente: questa è una riforma sul futuro della nazione ed è su questo che gli italiani saranno chiamati a decidere che cosa vogliono fare", rimarca Meloni.

"Rinuncerei a governare senza più consenso"

"Io rinuncerei, e rinuncerò, alla guida della nazione quando dovessi rendermi conto che non ho più il consenso dell’italiani per farlo, perché questa non è una vita che si può fare senza ragione, non è una cosa che tu fai per te stesso. O almeno non io. Ho conosciuto qualcuno che diceva “poi quando lo vedi com’è…“, adesso che l'ho visto, e anche peggio. E' una cosa che si fa, che io sto cercando di fare al meglio, ma devi sapere che lo stai facendo per qualcuno. Devi sapere che qualcuno ci crede con te. Quindi non potrei farlo se mi rendessi conto che non ho più il consenso degli italiani per farlo. Non potrai più farlo se non avessi più la libertà di farlo come io ritengo che vada fatto. Cioè la libertà di incidere: non sto qua a sopravvivere. Non tutto riesce perfettamente, non sempre diciamo vinci, però devo sapere che stai cambiando qualcosa", dice ancora la premier.

"Oggettivamente l’Italia lo scorso anno è cresciuta più della media europea, una cosa che non si vedeva da moltissimo tempo. In una situazione di estrema difficoltà, l’Italia sta dando buona prova di sé. Vuol dire che va tutto bene? No. Vuol dire che le nostre politiche danno risultati migliori di quelle che abbiamo visto prima? Probabilmente si", spiega ancora commentando un recente articolo sul Financial Times e snocciolando alcuni numeri di quest'anno.

"Particolarmente in quest’anno, con la presidenza del G7, gli impegni sono moltissimi. Io cerco di spostarli tutti nel fine settimana per non togliere tempo alla politica interna e obiettivamente, sul piano della tenuta fisica, comincia ad avere il suo impatto. Perché lo faccio? Per fare bene il mio lavoro, nel senso che quello che non si capisce spesso della politica estera e che in realtà è politica interna", ad esempio "è impossibile che tu possa risolvere strutturalmente il problema dell’immigrazione irregolare se non collabori con i paesi di partenza e di transito. E' molto difficile che tu possa risolvere il problema energetico se non fai accordi con i paesi che producono energia. La chiamiamo politica estera, ma è politica interna e dà un moltiplicatore rispetto anche all’impegno importante che comporta. Per me particolarmente gravoso in quest’anno perché l’Italia è presidente del G7", ma è una presidenza che "è anche una grande occasione", continua Meloni.

"Europee? Vittoria sarebbe confermare il voto delle politiche"

Alle elezioni europee "per me - spiega la premier - una vittoria sarebbe confermare i voti che mi hanno portato a Palazzo Chigi un anno e mezzo fa, e sarebbe cosa non facile: non accade spesso che dopo un anno e mezzo chi è il governo possa confermare quel consenso. Ma è sicuramente un obiettivo al quale punto".

"Rispetto Schlein, spero cambi approccio"

Sul fronte dell'opposizione, "non mi permetterei di dare consigli a Elly Schlein. Io posso avere una speranza, mettiamola così… Ho visto una sinistra che negli anni ha preferito sempre lavorare sulla demonizzazione dell’avversario, invece credo che la politica italiana abbia bisogno di riportare il confronto, anche quando aspro e aspro deve essere, su una dimensione di rispetto e di riconoscimento reciproco. Perché quando lavori sulla presunta impresentabilità, sulla demonizzazione dell’avversario, alla fine quando cerchi di trascinare la politica nella lotta nel fango, ci perdono le istituzioni. Io ho rispetto per Schlein, quindi forse lei è la persona che da quella parte della barricata, se la vogliamo chiamare così, spero voglia davvero imprimere un cambiamento in questo".

"Inchiesta Perugia, andare fino in fondo"

Sull'inchiesta di Perugia sul presunto dossieraggio "sono assolutamente convinta che conosciamo la punta di un iceberg e sono, più che preoccupata, molto indignata di qualcosa che purtroppo aleggiava. Insomma abbiamo visto, particolarmente in quest’anno, le cose a orologeria, le paginate...".

"Io penso che su questa storia bisogna andare fino in fondo, penso che la questione sia molto più ampia, penso che ci siano stati gruppi di potere che hanno utilizzato informazioni riservate per fare interessi propri, penso che non sia possibile che è una cosa così accada in Italia. E quindi bisogna andare fino in fondo, bisogna tirare fuori tutti i responsabili e soprattutto i loro mandanti".

Fisco

"La sinistra si è indignata perché gli ho detto che le tasse non sono una cosa bellissima: lo confermo. Le libere donazioni sono una casa bellissima, i prelievi imposti per legge non sono una cosa bellissima e a maggior ragione, proprio perché non sono una casa bellissima, bisogna utilizzare al meglio i proventi di quella tassazione. Ho sentito anche la leader del PD dire “la sanità è una cosa bellissima che si paga con le tasse“. Sono d’accordo che mettere risorse sulla sanità sia importante, ma le lezioni anche no perché è stato questo governo a portare il fondo sanitario al suo massimo storico", dice Meloni.

La premier rivendica il record di recupero dall’evasione, snocciolando ancora una volta i numeri dell'Agenzia delle Entrate: “se noi che abbiamo fatto questi numeri siamo amici degli evasori, chi c’era prima di noi e quei numeri non li ha fatti cosa dovrebbe essere?".

Migranti

"Il senso del viaggio in Egitto e che l’altro ieri abbiamo visto sei leader europei, compresa la presidente della Commissione europea, che si recavano in Egitto su una proposta italiana e che abbiamo visto realizzare quello che l’Italia propone dall’inizio del mandato di questo governo e cioè un rapporto è una cooperazione completamente nuova con i paesi africani, particolarmente con i paesi del Nord Africa", ha detto.

Si tratta, per la presidente del Consiglio, di una proposta "che parla di sviluppo, che parla di investimenti, che parla di una cooperazione da pari a pari e che ci consente anche di risolvere i problemi come quello dell’immigrazione irregolare. Io penso che dovremmo essere fieri del fatto che quella che era la proposta italiana oggi sia la realtà dell’Unione Europea e la presenza molto diffusa dei leader europei di ieri lo dimostra. E penso che dobbiamo anche dirci che sembra funzionare. Noi abbiamo iniziato questo lavoro con il famoso Memorandum con la Tunisia, molto discusso, contrastato ma che qualche frutto sta dando".

G7

"L’Italia quest'anno è presidente del G7" ed è "una grande occasione. Perché la presidenza del G7 ci consente di mettere sul tavolo dei nostri principali partner le nostre priorità, le nostre necessità, il nostro punto di vista e la nostra visione. Non è un caso che per la presidenza italiana del G7 noi abbiamo portato il tema dell’Africa, il tema dell'immigrazione". Il G7 "è l’occasione per l’Italia di guidare lo schema ed un’occasione che io non intendo perdere. Per cui diciamo che ci stancheremo molto, è un grandissimo impegno, ma io penso che dia dei frutti straordinari", ha detto la premier.

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Politica

Sondaggio politico, i primi partiti calano: il voto...

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Tutti i primi 4 partiti in discesa nel sondaggio politico Swg per il Tg La7

Un seggio elettorale

Tutti i primi 4 partiti in discesa nel sondaggio politico Swg per il Tg La7 che fotografa le intenzioni di voto oggi in caso di elezioni. Fratelli d'Italia si conferma ampiamente primo partito ma cede lo 0,3% scendendo al 26,8%.

Passo indietro più netto per il Pd, che perde lo 0,4% e scivola al 19,8%. M5S e Lega cedono lo 0,1%: il Movimento è al 15,3%, mentre il Carroccio è all'8% e ora è tallonato da Forza Italia, che guadagna lo 0,2% e sale al 7,8%. Passo indietro di Azione dal 4,5% al 4,3%, mentre Verdi e Sinistra arrivano al 4,2%. In ascesa Italia Viva, ora al 3,2%, e +Europa (2,9%). Seguono Italexit per l'Italia (1,7%), Democrazia Sovrana e Popolare (1,4%), Noi Moderati (1,1%) e Unione Popolare (1,1%).

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