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Politica

Elezioni Sardegna, spoglio al via. Affluenza finale al 52,4%

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La candidata del campo largo sul palco del comitato elettorale con Conte e Schlein. Due comuni non concludono lo spoglio, FdI: "Lo farà il tribunale"

Alessandra Todde - Fotogramma

Quando sono state scrutinate 1.818 sezioni su 1.844, si profila la vittoria al fotofinish alle elezioni regionali 2024 in Sardegna della candidata del campo largo Alessandra Todde - al 45,4% - sul candidato del centrodestra Paolo Truzzu, al 45%. Renato Soru (Coalizione sarda) è all'8,6% mentre Lucia Chessa (Sardigna R-esiste) è all'1%.

La candidata del centrosinistra surclassa intanto la coalizione che l'appoggia, ferma al 42,6%. La coalizione di centrodestra invece guadagna più voti del candidato che sostiene, attestandosi al 48,8%.

Il Pd è intanto il primo partito in Sardegna al 13,8%, segue a poca distanza FdI con il 13,6%. Quindi il M5s con il 7,8%, Fi con il 6,3% e la Lega con il 3,8.

"Io prima presidente nella storia della Sardegna"

"Sono molto contenta, molto orgogliosa. Dai dati si profila una vittoria. Oggi si può scrivere una pagina importante per la Sardegna". Questo l'annuncio di Alessandra Todde, che conferma così la vittoria al comitato elettorale di Cagliari a notte inoltrata. "Io non mi sono mai sentita una capopopolo. C'è una squadra forte e coesa. Voglio ringraziare lo staff e tutti quelli che hanno lavorato con noi", dice. Con Todde il leader del M5s Giuseppe Conte e la segretaria del Pd Elly Schlein. "Sono molto contenta, visti i dati che abbiamo a disposizione, di quello che si profila, della storicità di questo risultato, della prima donna presidente nella storia della Sardegna", continua Todde, che aggiunge: "Sono contenta di essere qui con Giuseppe Conte e con Elly Schlein per questo risultato perché è un risultato dei sardi ma anche di una coalizione che ci ha creduto e ha investito su questo risultato".

"Sono date storiche. Prima donna presidente della Regione Sardegna e anche, devo dire con orgoglio, la prima volta che il M5s esprime un presidente di Regione. E' stato fatto un gran lavoro dalle forze politiche e da quelle civiche, che hanno lavorato qui territorialmente per elaborare un progetto serio e credibile per i cittadini sardi", ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte davanti ai cronisti. "Sono felicissimo per i cittadini che hanno creduto in questo rinnovamento", continua il leader M5S, aggiungendo che "in prospettiva futura ci fa ben pensare che quando c'è un progetto serio, un lavoro con le comunità di riferimento e raccogliendo le loro istanze ed esigenze si possono ottenere risultati così sorprendenti rispetto alle aspettative". Ha vinto il campo largo? "Ha vinto il campo giusto", ha replicato.

"Sono molto emozionata perché come dice Alessandra questa è una vittoria dei sardi, di questa straordinaria candidata che ha fatto una campagna splendida e che ridà speranza a questa terra. E' la vittoria di una coalizione e di un progetto convincente e credibile. Siamo molto felici di questo", le parole di Elly Schlein, che continua: "Aspettiamo gli ultimi dati, ma c'era chi non scommetteva che saremmo arrivati fino a qui. Questo risultato conferma la scelta che è nata sul territorio, ci credevo da subito e il rapporto di stima con Alessandra nasceva da prima di questa candidatura".

Per Schlein "è il modo migliore per festeggiare" l'anniversario della vittoria alle primarie per la segreteria del Pd che si sono svolte esattamente un anno fa. "Cambia il vento? Sì, cambia il vento", dice la leader dem.

Due comuni non concludono spoglio, Fdi: "Lo farà il tribunale"

I comuni di Luras e Narcao "non hanno terminato lo spoglio di alcune sezioni e dovrà essere il tribunale a concludere le operazioni di scrutinio", sottolinea all'Adnkronos il deputato sardo di Fdi Gianni Lampis.

Ritardi nello spoglio, è polemica

E' intanto polemica sui ritardi nello spoglio, con la Regione Sardegna che dopo 11 ore aveva comunicato solo la metà dei dati in arrivo dalle 1.844 sezioni. Mentre i Comuni indicavano dati in stato avanzato, questi ritardi nella presentazione dei dati ufficiali dalla Regione hanno creato malumori nello staff di Alessandra Todde. “Questi ritardi della Regione - spiegavano all'Adnkronos - non sono solo un problema tecnico, qua c'è un problema di informazione e mancanza di rispetto per gli elettori che aspettano i risultati".

Nessuno stop agli scrutini alle 19

A creare ulteriore suspence per lo spoglio in Sardegna c'era pure la tagliola dell'interruzione alle ore 19. Così prevede l'articolo 69 della legge regionale numero 7 del 6 marzo 1979: "Le operazioni (...) di scrutinio devono essere ultimate entro dodici ore dal loro inizio".

Quindi, con l'apertura delle urne alle 7, il limite massimo sarebbe dovuto essere alle 19. Ma c'è una precisazione del dirigente del Servizio elettorale della Regione Sardegna (datata 23 febbraio) e spiega che non si tratta di un limite perentorio. "Il termine finale delle operazioni di scrutinio, fissato entro 12 ore dal loro inizio ai sensi dell'art. 69 della L.R. n. 7/1979, deve considerarsi meramente indicativo - scrive il direttore Sergio Loddo -. Pertanto, salvo che intervengano cause di forza maggiore, gli Uffici elettorali di sezione sono tenuti a completare tutte le operazioni di competenza".

Todde in vantaggio a Sassari e Cagliari, vince a Nuoro. Olbia a Truzzu

Intanto nella città di Nuoro la candidata del campo largo Todde vince con oltre 20 punti percentuali di scarto su Truzzu. In base ai dati pubblicati sul sito del Comune (44 sezioni scrutinate su 44), Todde è al 53,84% mentre Truzzu si ferma al 32,78%.

Quando sono state scrutinate 135 sezioni su 140, nel Comune di Sassari la candidata del centrosinistra è al 53.31% mentre il candidato del centrodestra è al 36.66%.

A Cagliari, mentre lo scrutinio per le elezioni regionali è ancora in corso, è quindi sempre avanti Todde su Paolo Truzzu, proprio nella città dove l'esponente FdI è sindaco. In base ai dati pubblicati sul sito del Comune e relativi alla scrutinio di 170 sezioni su 173, Todde è al 53,09% e Truzzu è al 34,54%.

Nella città di Olbia Truzzu ha invece sconfitto con oltre dieci punti di stacco la candidata del campo largo. Secondo i dati definitivi del sito del Comune, Truzzu è al 52,42% mentre Todde 41,68%.

A Oristano il candidato del centrodestra va verso la vittoria con il 46,58% mentre Todde è al 40,12%.

A Baradili Todde batte Truzzu, è il paese più piccolo della Sardegna

I numeri a Baradili sono minuscoli, perché è il paese più piccolo della Sardegna, ma qui Alessandra Todde ha battuto Paolo Truzzu. Il sindaco di Cagliari aveva scelto simbolicamente di cominciare da qui la sua campagna elettorale, ma non è bastato per convincere quel corpo elettorale che ha le dimensioni di un condominio. Nel paesino dell'Oristanese hanno votato 48 dei 73 aventi diritto al voto e la candidata del Campo largo ha incassato il 48,9% (22 voti) mentre Paolo Truzzu si è fermato al 42,2% (19 preferenze). Solo tre voti per Renato Soru (6,7%) e uno solo per Lucia Chessa (2,2%).

Affluenza

Sono stati 758.252 i votanti (affluenza del 52,4%) che ieri si sono presentati ai seggi tra le 6.30 e le 22. Dopo la conta dei voti ricevuti dai quattro candidati a prendere il posto di Christian Solinas si passerà al conteggio dei voti di lista e infine le preferenze ricevute dai consiglieri. Non si escludono problemi durante gli scrutini perché la legge elettorale in vigore in Sardegna permette di esprimere la doppia preferenza di genere (due candidati di sesso diverso, ma della stessa lista) e c'è anche la possibilità del voto disgiunto (indicando un candidato consigliere di una lista e il presidente sostenuto da un'altra coalizione).

L'affluenza alle Regionali 2024 della Sardegna si è attestata dunque al 52,4%. Su 1.447.753 aventi diritto sono stati 758.252 i cittadini che si sono recati alle urne. Cinque anni fa il dato fu del 53,74%.

La medaglia d'oro per l'affluenza spetta a Torralba, in provincia di Sassari: qui ha votato il 75,5% degli elettori, 584 su 774. Sul podio delle preferenze al secondo posto c'è Buddusò che chiude con l'affluenza al 72,9%: su 3027 aventi diritto si sono presentati in 2.206 ai seggi. Il Nuorese porta a casa la medaglia di bronzo: a Lodine ha votato il 72,8%, solo in 75 su 276 hanno disertato i seggi.

Nuoro registra invece l'affluenza maggiore tra le principali città sarde: il 60%. Nel capoluogo barbaricino, città della candidata del Campo largo Alessandra Todde, alle Regionali del 2019 aveva votato il 57,20%. Il dato cittadino traina quello dell'intera circoscrizione: nel Nuorese ha votato il 56,4% degli elettori, cinque anni il dato si fa era fermato al 53,18.

A Cagliari città hanno votato 79mila elettori, che rappresentano il 55,32% degli aventi diritto. Nel capoluogo sardo di cui è sindaco Truzzu, nella tornata elettorale del 2019 aveva votato il 58,97%.

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Politica

Ue, Meloni si sfila da ‘toto-Draghi’:...

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"Sono i cittadini che decidono le maggioranze, non partecipo a dibattito"

Giorgia Meloni (Afp)

Non apre e non chiude, semplicemente si sfila. Perché sul futuro di Mario Draghi ai vertici dell'Europa -quella che verrà dopo il voto del 9 giugno- per Giorgia Meloni si fa mera "filosofia". I giochi si decideranno soltanto poi, quando i voti saranno nero su bianco e i rapporti di forza ben definiti. Tutto questo dibattere attorno all'ex premier e numero uno della Bce sembra quasi infastidirla. Lasciando l'Europa Building dopo un Consiglio europeo che si è protratto ben oltre ogni più fosca aspettativa -tanto che al 'fischio' di fine vertice un applauso spontaneo si leva dalla sala stampa-, la premier si ferma per un punto stampa alla lanterna, rispondendo a ogni singola domanda come fosse su un ring.

Aborto, par condicio, carcere per i giornalisti, discesa in campo di Ilaria Salis, vendita dell'Agi: ribatte domanda su domanda parlando spesso -per ben 4 volte- di fake news. E anche su Draghi, lascia intendere, è la stampa ad aver 'ricamato'. "Io sono contenta che si parli di un italiano - premette - ma questo dibattito è filosofia. La tendenza di decidere prima che i cittadini votano non mi troverà mai d'accordo. Sono i cittadini che decidono le maggioranze, per questo non parteciperò al dibattito" su Draghi sì, Draghi no, Draghi forse.

"Questo dibattito è buono per i titoli dei giornali e fare campagna elettorale - aggiunge poi - ma non è così che funziona. Questa tendenza a tentare di decidere chi fa cosa prima che i cittadini votino è una tendenza sulla quale non mi troverete mai". E pazienza se le parole pronunciate da 'Super Mario' alla vigilia del vertice siano suonate alle orecchie di molti come un discorso programmatico, la rotta che punta a un ruolo di peso nei futuri assetti europei.

"A giugno spero l'Europa sia diversa, capace di rispondere alle sfide"

I giochi si fanno poi, torna a ribadire Meloni, che inizia la sua giornata arrivando all’Europa Building mezz’ora prima dell’avvio del summit per incontrare la presidente uscente Ursula Von Der Leyen, candidata del Ppe in corsa per il bis ma con un certo affanno, complice il ‘fuoco amico’ del Partito popolare europeo. Con lei, dirà poi Meloni incontrando i giornalisti, ha parlato di migranti, con i flussi “in significativo calo”, rivendica, prova che la strategia messa in piedi “sta dando risultati”. Ma è comunque un’Europa “diversa” quella che la premier italiana vede dopo il voto, “capace di rispondere alle grandi sfide” che l’attendono.

Perché un cambio di passo va impresso, e il rapporto di Enrico Letta -su cui oggi si sono ‘accapigliati’ i leader- e il cambiamento “radicale” chiesto da Draghi dimostrano, rimarca, che le critiche mosse in passato da chi certo non vantava l’etichetta dell’europeista convinto un fondamento l’avevano: “fino a ieri ci dicevano che andava tutto bene - rivendica Meloni, ricordando il ‘pedigree’ di Letta e Draghi - oggi fanno i conti con il fatto che le priorità sono altre".

E lei sente di avere l’opinione pubblica dalla sua parte: “Potete continuare a ripetere che sono una pericolosa fascista e mi aiutate anche, visto che penso che la gente che vede il lavoro di questo governo si renda conto che gli estremisti stanno da un'altra parte", dice. Come stanno dall’altra parte, per l’esattezza “a sinistra” -accusa- quelli che vorrebbero cambiare la Legge 194, ma che a suo dire non hanno il coraggio di dirlo, di intestarsi la battaglia.

Meloni difende a spada tratta l’emendamento della discordia al dl Pnrr quater sui movimenti pro-vita nei consultori: “ricalca esattamente il testo della 194”, che è una “legge equilibrata”. Anche sul ‘balletto’ andato in scena in vigilanza sulle regole della par condicio, “non c’è nessuna TeleMeloni, non accetto lezioni di democrazia da nessuno”, tuona.

Mentre il carcere per i giornalisti - altra notizia che ha infiammato il dibattito - “c’è già, è una legge di Fdi che lo sta togliendo”. Lei, assicura, difende “la libertà di stampa”, e infatti assicura non ci sia la sua ‘manina’ -“ho letto tante falsità e ricostruzioni surreali”- dietro la vendita dell’Agi, al centro della trattativa Eni-Angelucci: “non so se chi ispira queste letture fosse abituato a usare le partecipate dello Stato per risolvere i problemi privati degli amici o per stiparci i parenti, può essere che sia stato così ma non è la mia lettura su a cosa servano le partecipate”.

"Salis candidata? Non so quanto aiuti..."

Sul caso Salis - mentre la candidatura per Avs viene prima smentita e poi annunciata - Meloni assicura che il Governo continuerà a fare il suo lavoro: “non cambia nulla” riguardo alla detenzione della maestra 39enne, "verrà garantita comunque come è giusto". "La politicizzazione della vicenda, come ho già detto in passato, non so quanto possa aiutare il caso in sé", ma "le scelte personali di Salis non mi permetto di giudicarle".

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Politica

Ilaria Salis, Mimmo Lucano: “Candidata alle Europee?...

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"Sta pagando per la difesa dei diritti umani"

Mimmo Lucano (Fotogramma)

''Sono contento della candidatura di Ilaria Salis". Lo dice all'Adnkronos, Mimmo Lucano, candidato alle Europee di Avs, commentando la discesa in campo per la sfida di Bruxelles anche di Ilaria Salis. "Lei è un'attivista, la sua candidatura nasce dalla condivisione di un ideale, non da opportunismi o altro, visto quello che sta pagando per il suo impegno politico, perché si schiera a difesa del rispetto dei diritti umani ed è una antifascista''.

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Politica

Fine vita, governo presenta ricorso a Tar contro delibere...

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Per l'esecutivo, le delibere sul suicidio assistito non hanno fondamento

Faldoni e documenti

Il governo ha presentato ricorso al Tar dell'Emilia Romagna il 12 aprile scorso contro la Regione, in particolare, contro la direzione sanitaria Salute della persona, per chiedere l'annullamento delle delibere di Giunta che davano attuazione al suicidio medicalmente assistito in Emilia Romagna.

Ad annunciarlo è la consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini, che pure aveva depositato un ricorso analogo nel marzo scorso, insieme a un gruppo di associazioni. ''A marzo io, insieme ad alcune associazioni, avevo presentato un analogo ricorso al Tar: il testo è di oltre 50 pagine", dice all'Adnkronos l'esponente azzurra che esprime soddisfazione per il provvedimento del governo che rafforza il lavoro di questi mesi''.

Il ricorso del governo

La Regione Emilia Romagna "ha previsto un articolato procedimento amministrativo che conduce alla erogazione della prestazione 'suicidio medicalmente assistito" e ha agito "in evidente carenza di potere per assenza di copertura legislativa e violazione, tra gli altri, del principio di uguaglianza e di riserva al legislatore statale della materia dell’ordinamento civile e penale", si legge nel ricorso che il governo ha presentato al Tar dell'Emilia Romagna.

Con le delibere la Regione Emilia-Romagna, spiega il ricorso, "nel dichiarato intento 'di consentire da subito ai cittadini l’effettivo accesso a tale diritto' (il suicidio medicalmente assistito, n.d.r.), riconosciuto, ad avviso della Regione stessa, dalla sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale, ha illegittimamente disciplinato in via amministrativa quali siano gli organismi competenti a valutare gli stringenti requisiti indicati dalla stessa Corte per scriminare il reato di aiuto al suicidio" previsto dall’articolo 580 codice penale.

Dunque, argomenta ancora il ricorso "in assenza di qualunque previsione normativa statale, in palese violazione del principio di legalità, la Regione Emilia Romagna ha disciplinato una pretesa a carico del Ssn senza che tale pretesa sia stata in qualche modo riconosciuta dall’ordinamento, e ciò sulla base di un procedimento destinato, oltretutto, ad operare al di fuori di un quadro ordinamentale omogeneo". Le delibere sono dunque state assunte "in palese violazione del principio di legalità del potere amministrativo" che "prescrive che la Pubblica Amministrazione possa agire solo nei limiti di quanto prevede una norma di legge e per il perseguimento dei fini indicati nella norma stessa" e hanno "nella sostanza, riconosciuto e disciplinato le modalità di esercizio di un diritto 'al suicidio assistito”' diritto che non è previsto dalla legge e che la stessa Corte costituzionale ha escluso".

"Appare evidente che non vi è alcun diritto al 'suicidio assistito' che possa legittimare un intervento attuativo dell’autorità amministrativa, come invece accaduto nel caso di specie", denuncia ancora il ricorso. "L’organo di governo della Regione Emilia Romagna è dunque intervenuto, non solo e non già in assenza di disciplina legislativa o regolamentare sul punto, ma ponendosi in frontale contrasto con la relativa disciplina normativa statale, la quale ha delineato le specifiche modalità ed i percorsi procedimentali per pervenire alla implementazione degli ambiti di operatività del Ssn, tutti impostati nel segno del coinvolgimento delle amministrazioni regionali, e della concertazione con le stesse".

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