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E’ morto l’attore Sonny Chiba, aveva 82 anni
Sonny Chiba è morto a 82 anni per complicazioni legate al Covid. L’attore giapponese, grande esperto di arti marziali, era noto a livello internazionale per essere apparso nei film Kill Bill e The Fast and the Furious. A darne notizia l’agente Timothy Beal: “Era un grande amico e un cliente fantastico. Un uomo così umile, premuroso e amichevole. Mi mancherà”, ha detto Beal.
Chiba è stato un attore prolifico nel cinema e nella Tv giapponesi, oltre a essere stato un noto coreografo acrobatico. Ha attirato l’attenzione a livello internazionale interpretando lo chef di sushi e samurai in pensione Hattori Hanzo in Kill Bill di Quentin Tarantino. Tarantino era un noto fan di Chiba, da lui definito “il più grande attore che abbia mai lavorato nei film di arti marziali”: nella sua sceneggiatura per True Romance, il personaggio di Christian Slater è un fan dell’attore giapponese.
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Taxi a Roma, da Pippo Baudo a Pingitore: i vip all’attacco

I personaggi noti portavoce della protesta che sta montando nelle chat, sui social, nei gruppi di quartiere

Roma alle prese con la mancanza di taxi. Sono ormai quotidiane le scende di file interminabili di turisti e cittadini alla ricerca di un’auto bianca alla stazione Termini di Roma e non solo. E nelle chat, sui social, nei gruppi di quartiere monta la protesta. Il disagio colpisce anche i vip che, interpellati dall’Adnkronos, manifestano la loro delusione e frustrazione.
“Una situazione indegna di una capitale europea e di una delle città più famose e visitate del mondo”. Pippo Baudo, intervistato dalla AdnKronos, si unisce alla protesta montante di romani, turisti e vip sul livello scadente del servizio taxi a Roma. “C’è una vera e propria dittatura dei tassisti – accusa il popolare conduttore catanese che vive a Roma – Vogliono essere i dominatori assoluti della città! Non passano, non rispondono al telefono con i call center che sembrano fantasmi, per avere la certezza di un taxi bisogna chiamare almeno due ore prima, sono pochi e vogliono restare in pochi. Davvero una situazione intollerabile”, conclude Pippo Baudo.
“Situazione tragica, con la gente sempre più incavolata e con tantissimi turisti con i quali come capitale facciamo una figura di m…”. Non usa mezzi termini Rino Barillari, il ‘re dei paparazzi’ intervistato dalla Adnkronos, nel ‘fotografare’ il livello del servizio taxi a Roma. “Basta l’ultimo esempio: l’altra volta ero a Termini, c’erano centinaia di persone in attesa e non sto esagerando. Alla fine, passata un’ora e un quarto, mi sono staccato dalla fila, ho rinunciato a prendere il taxi e ho cominciato a scattare foto: l’unica cosa che potevo fare…”, racconta il celebre fotografo romano. “Ormai è diventato difficile persino chiamarlo, il taxi: stai lì le mezz’ore intere ad ascoltare la musichetta e la segreteria telefonica e poi la telefonata si interrompe e tu resti lì come un… vabbé, non voglio dire altre parolacce! – si ‘autocensura’ Barillari -. E poi, ci mettono un sacco di tempo ad arrivare anche quando la postazione taxi risulta vicina, sbagliano strada apposta per fare itinerari più lunghi e far scorrere il tassametro. Così, è inevitabile che le strade di Roma si riempiano di gente che va anche in due o in tre sul monopattino…”.
“Una tragicommedia, ma più tragedia che commedia, la situazione dei taxi a Roma”. E’ la definizione che dà il regista Pier Francesco Pingitore, lo scrittore e regista patron del ‘Bagaglino’, che intervistato dalla Adnkronos osserva: “Nella Capitale i residenti sono sempre stati tanti, ben oltre i due milioni; i turisti sempre tantissimi; eppure, fino a qualche mese fa, pur con qualche disagio, prendere il taxi non era un’odissea. Evidentemente, con il caldo, si sono ‘squagliati’ anche i tassisti…”, scherza ricorrendo al doppio senso del verbo, inteso come ‘squagliarsi al sole’ ma anche come ‘squagliarsela’.
“Ho sempre preso il taxi, ma oggi devo sottostare ad attese infinite e spesso anche inutili, perché dopo aver aspettato un sacco di tempo ti dicono che non ci sono taxi disponibili in zona – protesta Pingitore -. Si fatica a capire cosa sia successo veramente. E poi, tornare a casa la notte diventa un rischio, un rebus: se riesci a prendere un taxi a sera per andare a teatro o al ristorante, non è detto che poi riesci a trovarne uno a spettacolo o cena finita che ti riporti a casa. E che si fa? Si torna a piedi?”. Chissà cosa scriverebbe Pasquino, oggi… “Eh già: vorrà dire che lo farò parlare io, nel mio prossimo libro”, chiosa Pingitore.
La Stazione Termini di Roma come Lampedusa. Massimo Ghini, intervistato dall’AdnKronos, mette a confronto le due realtà per rappresentare il forte disagio, dovuto alla mancanza di taxi, che i turisti devono fronteggiare appena arrivati in città. Realtà diverse, certo, ma che secondo l’attore che “non vuole sembrare offensivo” presentano dei punti di contatto. “E’ come se ci trovassimo – dice infatti – di fronte a due ‘Lampeduse’: da un lato quella dei poveri disgraziati, che vengono dall’Africa, e dall’altro quella dei turisti, che vengono per portarci i soldi, ma che restano in attesa che qualcuno tenda loro la mano. Abito vicino alla Stazione Termini – dice Ghini – ma sembra come stare a Lampedusa. E gli albergatori? E i ristoratori? E i commercianti? Perché non alzano la voce?”, si chiede Ghini secondo il quale il problema si può risolvere soltanto se “la politica accetta di affrontare seriamente questo problema. E’ un braccio di ferro tra una categoria e la politica che ha interesse a tenersi buoni i tassisti perché sono un serbatoio di voti”.
Detto questo Ghini conviene sul fatto che “servano licenze nuove, serve fare lavorare i taxi 24 ore su 24. Ma è chiaro che devono essere messi nella condizione di avere un’assistenza. A Roma l’unico petrolio che abbiamo è il turismo, noi non siamo Milano o Torino” dice Ghini ricordando che “tra due anni a Roma ci sarà il Giubileo”. Per questo “la politica deve intervenire in maniera pesante”. Passando poi dalle considerazioni generali all’esperienza quotidiana, Ghini racconta: “Stasera devo andare a cena in un ristorante che si trova in una traversa di via del Corso e mi sto ponendo il problema di come farò a ritornare a casa. Spero che qualcuno mi accompagni con il motorino”. “Quando vado a Parigi, a Madrid, a Londra o a Berlino – afferma – se alzo un braccio per strada si ferma un taxi. E qui stiamo ancora a discutere di questo problema nato con la questione delle licenze. Capisco che per un tassista la licenza è un investimento che viene fatto sulla propria vita e sulla propria vecchiaia”. Ma, si chiede Ghini, “se i taxi sono auto pubbliche, perché la vendita delle licenze è privata?”.
“Io mi muovo solo con i taxi e mi sono trovato in qualche occasione veramente disperato, ho chiamato due tre compagnie e non c’erano vetture disponibili. Una città come Roma, che vive di turismo, non dovrebbe avere questo problema. E’ controproducente per una città a vocazione prettamente turistica come la nostra”. A dirlo all’Adnkronos è il popolare attore Enrico Montesano, romano doc e grande fruitore del servizio taxi della Capitale. “Io ho imparato da Garinei, il mio vecchio maestro -spiega Montesano- Che diceva: io posso pure andare in un posto in macchina, ma poi dove parcheggio? Quindi vado direttamente col taxi”. Montesano tiene a precisare che non ce l’ha coi tassisti: “Io sono amico dei tassisti, ci parlo, non credo che sia colpa loro, ma il comune di Roma deve prendere in mano la situazione e risolvere il problema”, conclude l’attore.
“E’ una situazione assurda e incomprensibile. Recentemente sono stata ad aspettare un taxi oltre quaranta minuti, perché non avevo altro modo di andare in centro, spesso non rispondono nemmeno. Ma che è successo?”. E’ lo sfogo che l’attrice Nancy Brilli affida all’Adnkronos, lamentando la difficoltà nel trovare un taxi a Roma. Dopo aver postato nelle sue stories di Instagram una foto ironica in cui ‘attende un taxi’ in pantofole dopo essersi tolta i tacchi, a testimonianza della lunga attesa, la Brilli spiega al telefono: “Dopo il Covid avevo scelto di non prendere più la macchina e di andare solo in taxi. Pare che non sia più possibile. Avevo l’abbonamento a radiotaxi, mi piaceva anche molto, facevano un servizio utile, aspettavano anche che tu entrassi in casa…poi che è successo? Dove sono finiti i taxi di Roma?”.
L’attrice si aggiunge alla lunga lista di vip che vivono a Roma e si trovano ad affrontare difficoltà nello spostarsi in taxi per la Capitale. Da Parietti a Montesano, da Luca Argentero a Max Giusti, dallo chef Antonello Colonna fino allo stilista Guillermo Mariotto, nelle ultime settimane molti personaggi noti si sono lamentati delle carenze del servizio in città. “Mi è capitato che non rispondessero, che si rifiutassero di portarmi nel luogo richiesto -aggiunge ancora Nancy Brilli- o che, quando gli ho chiesto di portarmi a Piazza di Spagna, mi chiedessero: Piazza di Spagna dove? Vicino a cosa? Insomma, è una situazione disastrosa”, conclude l’attrice.
“La situazione dei taxi a Roma è un delirio. Regolarmente faccio almeno un’ora e mezza di fila alla stazione, una follia”. A parlare con l’Adnkronos è Alba Parietti, che lamenta – come tanti cittadini romani in questi ultimi mesi – la carenza del servizio taxi nella Capitale. “Non è solo un problema, è una vera tragedia per chi deve spostarsi -sottolinea la conduttrice- non rispondono per ore se provi a chiamarli e non prendono più prenotazioni. Il servizio non rappresenta più una garanzia”. “Io parlo spesso con i tassisti, e secondo loro il problema è derivato dalla carenza dei servizi pubblici, dei bus, della metro -spiega la Parietti- Io non so se sia questo il punto della questione perché non è il mio lavoro, ma posso dire quello che mi accade ogni giorno: è un disastro”.
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Vaccino covid Lazio dal 2 ottobre: a chi spetta, come si prenota

La campagna articolata in 3 fasi, si parte da operatori sanitari e Rsa

Nel Lazio, lunedì 2 ottobre 2023 comincia la campagna per la vaccinazione covid, parallelamente alla campagna per il vaccino contro l’influenza. Le dosi saranno affidate alle Asl per il personale sanitario negli ospedali e nelle strutture presenti sul territorio competente. La vaccinazione è obbligatoria? A chi spetta il vaccino covid? Chi ha diritto per primo alle dosi? Ci si può vaccinare nelle farmacie? Quali sono le regole per i bambini? Ecco le risposte alle principali domande.
Nella prima fase della campagna, verrà data priorità agli operatori sanitari e sociosanitari di aziende sanitarie locali, ospedali, policlinici universitari e Irccs. Tra le categorie prioritarie ci sono anche i professionisti delle Rsa e delle strutture sociosanitarie e socioassistenziali (case di riposo e strutture riabilitative) con ospiti e pazienti: le vaccinazioni avverranno sotto la supervisione dei Dipartimenti di Prevenzione delle Asl, in collaborazione con i medici di medicina generale.
La seconda fase della campagna vaccinale è prevista dal 16 ottobre, quando la somministrazione delle dosi sarà assicurata per i cittadini con età superiore agli 80 anni e alle persone fragili. Per questi ultimi – sottolinea la Regione – l’accesso sarà garantito grazie ai medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. Vaccinazione, la terza fase
A partire dal 30 ottobre sarà possibile somministrare le dosi anche alle altre fasce della popolazione, consigliando i familiari, i conviventi e i caregiver di persone con gravi fragilità; le farmacie di comunità diventeranno centri vaccinali dal mese di novembre.
Nella prima fase della campagna di vaccinazione anti Covid-19 – precisa la Regione puntualizzando che l’iniezione non è obbligatoria – alle sarà somministrato il vaccino Pfizer – tecnicamente il Comirnaty Omicron XBB 1.5 – in attesa dell’approvazione del vaccino proteico adiuvato Nuvaxovid XBB 1.5 in programma per la metà del mese di ottobre.
Il vaccino sarà somministrato come dose di richiamo a distanza di 6 mesi dall’ultima vaccinazione covid o dall’ultima positività. Se per valutazioni cliniche fosse necessario anticipare la vaccinazione, si raccomanda una distanza di almeno 3 mesi dalla dose precedente.
Per chi non si è mai vaccinato, si raccomanda una singola dose di Comirnaty Omicron XBB 1.5. Per i bambini dai 6 mesi ai 4 anni che non abbiano completato il ciclo primario anti Covid-19, saranno invece disponibili 3 dosi: la seconda sarà somministrata a 3 settimane dalla prima e la terza a 8 settimane dalla precedente.
La Regione Lazio ha predisposto la prenotazione online presso i punti di somministrazione vaccinale delle strutture sanitarie, attraverso la piattaforma https://prenotavaccino-covid.regione.lazio.it oppure al numero di telefono 06.164.161.841, che sarà attivo dal lunedì al venerdì dalle 7 e 30 alle 19 e 30 e il sabato dalle 7 e 30 alle 13.
Per i cittadini che necessitano di ulteriori chiarimenti, è stato istituito il numero verde 800118800, a cura di Ares 118, per i seguenti servizi: le informazioni sul funzionamento, dalle modalità alle tempistiche, della campagna vaccinale avviata nel Lazio, a partire dai contatti per i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i centri vaccinali presenti nelle Asl; la raccolta delle richieste di vaccinazione domiciliare delle persone non autosufficienti, impossibilitate a recarsi negli studi medici o le sedi vaccinali. Le richieste saranno prese in carico dalle Asl, programmando la vaccinazione a domicilio in collaborazione con i medici di medicina generale con la stessa tipologia per le Rsa e le case di riposo.
Coronavirus
Covid e scuola, “test ai bimbi con sintomi e se positivi restino a casa”

Le raccomandazioni della Società italiana di pediatria su come gestire il virus: "Mascherine su bus e luoghi affollati, non bullizzare chi le indossa"

Tampone in caso di sintomi respiratori, anche moderati e senza febbre. Mascherine sui bus e in altri luoghi affollati, ma anche in classe se serve, senza timore di essere bullizzati. Arieggiare adeguatamente le aule e non andare a scuola se si è positivi a Covid-19. Queste le raccomandazioni messe a punto dal Tavolo tecnico vaccinazioni e malattie infettive della Società italiana di pediatria (Sip), in attesa di ulteriori indicazioni da parte del ministero della Salute. Con l’inizio delle lezioni sono aumentati i timori per la diffusione del Covid-19 – riconoscono i pediatri – sebbene l’aumento dei casi rilevato dal ministero della Salute non sia associato a quadri clinici gravi.
1. In caso di sintomi respiratori anche moderati, con o senza febbre, eseguire il tampone per la ricerca di Sars-CoV-2 e, se il risultato è positivo, non andare a scuola fino a che persiste la sintomatologia e comunque per almeno cinque giorni. 2. Arieggiare adeguatamente le aule scolastiche prima dell’inizio delle lezioni del mattino e del pomeriggio, dopo ogni lezione e durante le pause lunghe. Per arieggiare creando corrente, aprire completamente tutte le finestre, la porta dell’aula e anche le finestre del corridoio. Al di fuori delle stagioni di riscaldamento, le finestre possono rimanere aperte a lungo. 3. Non stigmatizzare gli alunni che decidono di indossare le mascherine durante la frequenza della scuola, specie se hanno sintomi respiratori.
4. Avere a disposizione una mascherina chirurgica da indossare sui mezzi di trasporto o in altri luoghi quando affollati. 5. Lavarsi le mani con sapone e acqua corrente (per 40-60 secondi) o con gel disinfettante (per 20-30 secondi), prima di toccarsi occhi/naso/bocca e di mangiare; prima e dopo aver usato i servizi igienici; dopo aver frequentato luoghi pubblici (es. bus, stazioni, palestre) e, in generale, appena si rientra in casa. 6. Valutare attentamente con il proprio pediatra l’opportunità della vaccinazione antinfluenzale e di quella anti-Sars-CoV-2 per i propri figli (specie per coloro che ancora non si sono vaccinati) per aumentare la protezione sia propria sia dei propri contatti familiari e scolastici.
“Ci aspettavamo un aumento dei casi, dal momento che con la ripresa della scuola aumenta anche la socializzazione dei ragazzi. Senza allarmismi, facciamo tesoro delle indicazioni di igiene che abbiamo imparato a conoscere negli anni scorsi – sottolinea Annamaria Staiano, presidente della Sip – Chi è sintomatico dovrebbe restare a casa, come avviene per le altre malattie infettive. Restiamo comunque in attesa di indicazioni più precise da parte del Tavolo interministeriale”.
Coronavirus
Covid Italia, positivo anche il sindaco di Roma Gualtieri. Ma lui rassicura: “Sto bene”

L'annuncio in videocollegamento con il Campidoglio
L’impennata di contagi Covid 19 che sta interessando l’Italia non ha risparmiato neanche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Il primo cittadino, che oggi avrebbe dovuto presenziare alla conferenza stampa sull’ex Fiera di Roma in Campidoglio, ha partecipato in videocollegamento annunciando la sua positività al virus.
“Purtroppo ho appena appreso di aver contratto il Covid e non posso essere lì con voi in presenza”, ha esordito Gualtieri che ha poi rassicurato: “Sto bene ma per il momento dovrò rimanere a casa”.
Coronavirus
Non solo influenza, la carica dei 262 ‘virus cugini’: chi sono e come gestirli

Quest'anno in Italia sono attesi 10 milioni di casi. Come riconoscerli? Che farmaci prendere? Bisogna fare il tampone Covid? E la mascherina? La guida del virologo Fabrizio Pregliasco

Starnuti, naso chiuso e fazzoletto sempre in mano. Un po’ di mal di gola, magari poche linee di febbre, qualche disturbo a stomaco e intestino. Troppo poco per dire “ho l’influenza”, non abbastanza per dire “ho il Covid” perché il test è negativo. Che cos’è? O meglio, cosa sono? Tanti anni fa il virologo Fabrizio Pregliasco li ha battezzati “virus ‘cugini'”, parenti più o meno stretti dell’influenza vera e propria, in agguato soprattutto nelle stagioni di mezzo come questa. “Fra tipi e sottotipi ne contiamo ben 262”, spiega l’esperto che affida all’Adnkronos Salute un identikit di queste forme simil-influenzali e una guida per gestirle in sicurezza.
La carica dei virus cugini causerà quest’anno in Italia “circa 10 milioni di casi, che si affiancheranno a 5-6 milioni di casi di vera influenza”, prevede Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’università Statale e direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano. “Una stima che si basa su dati storici – precisa – sull’andamento delle precedenti stagioni”.
CHI SONO I VIRUS CUGINI?, nemici invisibili diversi sia dall’influenza sia dal Covid? “Escludendo Sars-CoV-2 – illustra Pregliasco – a creare problemi respiratori ci sono 263 virus che possono essere messi su una scala in crescendo. Sul gradino più alto, il 263esimo, c’è l’influenza vera e propria”; le altre 262 posizioni sono dunque occupate da virus ‘parenti’. “Sul gradino più basso di questa scala immaginaria – chiarisce lo specialista – troviamo i rhinovirus, i virus del semplice raffreddore. Mentre all’estremo opposto, subito sotto all’influenza, ci sono il virus respiratorio sinciziale dell’adulto e i metapneumovirus che con l’influenza rappresentano i più pesanti dal punto di vista clinico”. Sui gradini intermedi ‘siedono’ “tutti gli altri virus cugini: adenovirus, coronavirus non Covid, virus parainfluenzali, enterovirus”, solo per elencare i principali.
COME SI RICONOSCONO? “Si tratta di virus che danno problematiche molto variabili”, sottolinea Pregliasco. Fra le più comuni “un po’ di raffreddore e di mal di gola, magari anche febbre lieve, a volte qualche disturbo gastrointestinale. Insomma sintomi più sfumati e che durano meno dei classici 5 giorni” di ‘passione’ tipici dell’influenza Doc, “un mischione che spinge molti a dire ‘ho avuto l’influenza’ anche se influenza non era”. Per chiamarla tale, ricorda l’esperto, “come sappiamo bisogna avere un rialzo brusco della temperatura, con febbre oltre i 38 gradi, almeno un sintomo generale (dolori muscolari-articolari) e almeno un sintomo respiratorio”.
COME SI CURANO? “La maggior parte dei virus cugini si tratta con un’automedicazione responsabile, che vuol dire utilizzo di farmaci sintomatici che devono attenuare i disturbi senza però senza azzerarli: questo è un principio chiave dell’automedicazione responsabile”, puntualizza Pregliasco. “Per non fare il gioco del virus dobbiamo alleviare i sintomi senza cancellarli del tutto”, in modo da monitorare l’andamento della malattia e permettere all’organismo di reagire. I ‘pilastri’ di questo approccio sono diversi e numerosi. “Parliamo di principi attivi che vanno dall’antifebbrile al decongestionante nasale, da soli o formulati in mix, ad altri antinfiammatori o farmaci mirati ai sintomi specifici, da assumere – raccomanda il virologo – facendosi consigliare dal medico”.
TAMPONE SÌ O TAMPONE NO? Nella vita di tutti i giorni e fuori dall’ambiente ospedaliero, il dubbio sorge spontaneo e legittimo in quest’era post-pandemia, caratterizzata da una co-circolazione di virus cugini, influenza e Sars-CoV-2. “Per il paziente fragile e per l’anziano – è l’indicazione generale di Pregliasco – il tampone Covid-19 diventa un elemento determinante per poter effettuare una diagnosi differenziale e capire subito se avviare o meno il trattamento con i farmaci antivirali anti-Covid”. Se invece una persona è di base in salute, “il tampone è meglio farlo se deve incontrare anziani e fragili oppure assisterli, quindi se si tratta di caregiver o personale sanitario, per definizione in contatto con queste categorie a rischio”.
LA MASCHERINA VA USATA? SI PUÒ USCIRE O MEGLIO RESTARE A CASA? “Usiamo la mascherina senza più quell’aspetto ideologico del passato”, ribadisce l’esperto. “La mascherina serve per proteggersi, ma soprattutto per proteggere gli altri se siamo sintomatici o se sappiamo di essere positivi al Covid, perché ricordiamoci che in questi casi siamo ‘untori'”. La mascherina torna importante tanto più considerando che, “se stai bene, per il medico diventa problematico prescrivere la malattia e perciò è presumibile che molti vadano al lavoro come si faceva anche in passato, prendendo un farmaco e via”. Per Pregliasco, “l’ideale sarebbe affidarsi al buonsenso. Se proprio si esce, mascherina chirurgica e no allo stigma. Non additiamo chi, per mille ragioni, preferisce usarla. Forse è una persona che sa di essere fragile, magari è un paziente oncologico. Chi vuole deve poter indossare la mascherina in serenità – ammonisce il virologo – senza essere guardato male, come purtroppo spesso accade in questa fase di minimizzazione”. (di Paola Olgiati)
Coronavirus
Covid Italia, Vaia: “Nuovi casi rallentano, impatto su ospedali irrilevante. No a misure straordinarie”

"Continuiamo la nostra attività costante di monitoraggio e sorveglianza, mettendo in campo tutto ciò che è doveroso fare per la tutela degli italiani
“Come ampiamente previsto assistiamo ad un ulteriore rallentamento dei nuovi casi” di Covid in Italia “e rimane assolutamente irrilevante l’impatto sugli ospedali. Non si evince, in questa fase, alcuna necessità di misure straordinarie, che ormai sono alle nostre spalle, mentre continuiamo la nostra attività costante di monitoraggio e sorveglianza, mettendo in campo tutto ciò che è doveroso fare per la tutela degli italiani”. Così il direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia, commentando il bollettino settimanale.
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Covid Italia, oggi bollettino della settimana: 38.775 contagi e 129 morti

E' quanto emerge dal bollettino diffuso nell'ambito delle attività di monitoraggio Covid-19 di ministero della Salute e Iss. Stabile il tasso di positività
Contagi e morti Covid ancora in aumento in Italia. Nella settimana dal 21 al 27 settembre, secondo i dati diffusi oggi, si sono registrati 38.775 nuovi casi, +7,4% rispetto alla settimana precedente (36.102 casi), e 129 decessi, +10,3% rispetto alla scorsa rilevazione (117 morti). E’ quanto emerge dal bollettino settimanale diffuso nell’ambito delle attività di monitoraggio Covid-19 di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità.
E’ stabile il tasso di positività. Nella settimana dal 21 al 27 settembre è pari al 15,4%, 0,1 punti percentuali in meno rispetto alla settimana precedente (15,5%). In aumento i tamponi effettuati, 251.160, +7,9% rispetto alla scorsa rilevazione (232.664).
Coronavirus
Festival Nazionale dell’Economia Civile, a Palazzo Vecchio tavole rotonde su energia e territori


Firenze, 29/09/2023 – PNRR, Europa, territori ed energia. Questi, tra gli altri, i temi che si sono trattati nella seconda giornata del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in corso a Palazzo Vecchio a Firenze.
Nel panel “Oltre il PNRR. Quale ruolo dell’Europa” ci si è chiesti come l’UE possa rispondere alle vulnerabilità interne ai Paesi membri ed esterne, che derivano da cambiamenti climatici sempre più violenti e repentini.
Per Augusto dell’Erba (Presidente Federcasse – BCC) «l’attenzione al territorio è l’aspetto naturale, sgorga spontaneamente. Dico questo non solo per una precisazione di ordine sistematico, ma per dire che questo ruolo è già apparso in modo molto significativo durante la fase del Covid: le banche che hanno fatto di più nel mettere a terra le misure varate dal Governo, sono state le nostre banche. Quantitativamente noi siamo stati il settore bancario più attento, quindi significa che abbiamo svolto un ruolo di tipo economico-finanziario, ma io direi, non secondariamente, anche un ruolo di calmiere sociale.
I governi possono varare certe misure, anche generose, come quelle approvate durante il Covid, ma se poi non c’è qualcuno che le fa scorrere fino alla destinazione periferica, l’effetto non si produce e la protesta sociale sale.
Il PNRR, che è cosa importantissima, sarà efficace in quanto seguirà anche i disegni e le visioni del Governo. A noi piace sempre parlare non tanto di crescita, ma di sviluppo: una cosa è la crescita, un’altra è lo sviluppo. Queste misure, sono sviluppo».
Isabella Conti (Sindaco di San Lazzaro di Savena) ha sottolineato come bisogna «pensare oltre i limiti, andare anche oltre il PNRR e guardare all’Europa come una grande opportunità: sarà così se riescono a stabilire regole comuni sui pilastri fondativi dell’Europa e cioè scuola, sanità e previdenza. Questo sia per gli effetti della pandemia sia per le sfide epocali che si sono aperte negli ultimi mesi. Il PNRR, per come è stato modulato dal Governo Draghi, ha consentito ai Comuni di stabilire cosa potevano immaginare per i loro territori: messa in sicurezza del territorio, inclusione sociale, abbattimento delle diseguaglianze e costruzione di nuovi sistemi di welfare.
Moltissime amministrazioni locali, specialmente le più piccole, non hanno le professionalità necessarie: servono centri di progettazione comuni con 20-30 professionisti che preparino i progetti per le singole amministrazioni, altrimenti perderemo tantissime risorse europee, non solo quelle del PNRR».
Raffaele Spallone (dirigente divisione digitalizzazione delle imprese e analisi dei settori produttivi del Mimit) ha detto: «Con il PNRR ci sono dei problemi, perché è stato scritto nel 2020 e quindi nel pieno della fase pandemica. Il fatto che la maggior parte delle risorse sia destinato ai Comuni, che non hanno sufficienti risorse umane al loro interno, è un elemento critico, così come scrivere un piano senza poterne rimodulare gli obiettivi. Ci siano delle criticità e questo è un problema, perché il PNRR contiene degli elementi cruciali per la transizione ecologica e la transizione digitale, sulla quale vogliamo intervenire con il piano Transizione 5.0: è uno strumento fiscale che spinge l’acquisto delle tecnologie digitali che abbiano un impatto green. Secondo noi è uno strumento importante per la doppia transizione, adesso vediamo cosa ne pensa l’Europa. Al di là del PNRR, in Europa si sta giocando una partita molto importante e la mancanza di strumenti comuni può aumentare le diseguaglianze fra Stati membri. La sfida europea è quella di conciliare il rilancio della competitività con la riduzione delle diseguaglianze sociali ed economiche».
Nel panel “Il futuro dell’energia nella transizione ed oltre la guerra”, invece, si è parlato del momento geopolitico in relazione a inflazione, instabilità e incertezza.
Mario Antonio Scino (capo di gabinetto del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica) ha detto: «Il piano nazionale per l’energia e il clima varato dal Governo, consacra il connubio fra visione economica, sociale, umana e culturale. È uno strumento che indica le traiettorie su cui si muoverà l’azione del Governo ed è aperto al contributo della società civile perché dovremo presentarlo all’Europa nel giugno del 2024».
Per Maurizio Gardini (Presidente Confcooperative) «le grandi transizioni, se non opportunamente guidate, hanno sempre lasciato in eredità il peggio. Non possiamo quindi lasciarle nelle mani del mercato che è spesso guidato da soggetti speculativi, dei quali non conosciamo la faccia. Le comunità energetiche sono lo strumento principale per garantire non solo un beneficio economico, ma anche il controllo della produzione di energia, invece che affidarla ai grandi fondi internazionali che sono fortemente interessati ad investire sul nostro territorio. Un altro grande tema è quello dell’inflazione: oggi assistiamo a un connubio tra inflazione e speculazione che non tutela i deboli, ma aiuta gli speculatori a trarre ancora maggiore profitto. Per dare una risposta, con grande sofferenza e spirito di solidarietà, noi abbiamo aderito al patto anti-inflazione, facendoci carico dell’aumento dei costi del denaro e dell’energia».
In conclusione Stefano Zamagni (Presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali) ha dichiarato: «La crescita non è un attributo umano, ma lo sviluppo sì. Questo, infatti, ha come primo obiettivo l’aumento del grado di libertà delle persone. Oggi tutta l’impostazione teorica mainstream è basata su questo errato scambio tra crescita e sviluppo. Lo sviluppo umano può essere solo integrale e questo richiede la contestuale presenza di tre dimensioni: la crescita, la dimensione relazionale e la dimensione spirituale. L’assenza delle ultime due è la grande colpa dell’oggi. La sostenibilità ha una natura tridimensionale: ambientale, sociale, economica. La grande sfida è trovare il modo di tenerle in armonia e, ad oggi, non esiste nessun modello a livello internazionale che dia una risposta».
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
ufficiostampa@festivalnazionaleeconomiacivile.it
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Taxi a Roma, Nancy Brilli si sfoga: “Introvabili, è assurdo”

L'attrice all'Adnkronos: "Più di quaranta minuti di attesa, situazione disastrosa"
“E’ una situazione assurda e incomprensibile. Recentemente sono stata ad aspettare un taxi oltre quaranta minuti, perché non avevo altro modo di andare in centro, spesso non rispondono nemmeno. Ma che è successo?”. E’ lo sfogo che l’attrice Nancy Brilli affida all’Adnkronos, lamentando la difficoltà nel trovare un taxi a Roma. Dopo aver postato nelle sue stories di Instagram una foto ironica in cui ‘attende un taxi’ in pantofole dopo essersi tolta i tacchi, a testimonianza della lunga attesa, la Brilli spiega al telefono: “Dopo il Covid avevo scelto di non prendere più la macchina e di andare solo in taxi. Pare che non sia più possibile. Avevo l’abbonamento a radiotaxi, mi piaceva anche molto, facevano un servizio utile, aspettavano anche che tu entrassi in casa…poi che è successo? Dove sono finiti i taxi di Roma?”.
L’attrice si aggiunge alla lunga lista di vip che vivono a Roma e si trovano ad affrontare difficoltà nello spostarsi in taxi per la Capitale. Da Parietti a Montesano, da Luca Argentero a Max Giusti, dallo chef Antonello Colonna fino allo stilista Guillermo Mariotto, nelle ultime settimane molti personaggi noti si sono lamentati delle carenze del servizio in città. “Mi è capitato che non rispondessero, che si rifiutassero di portarmi nel luogo richiesto -aggiunge ancora Nancy Brilli- o che, quando gli ho chiesto di portarmi a Piazza di Spagna, mi chiedessero: Piazza di Spagna dove? Vicino a cosa? Insomma, è una situazione disastrosa”, conclude l’attrice.
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Vaccino antinfluenzale e anticovid regione Lombardia, al via 1 ottobre

Una giornata dedicata a persone over 60, bambini dai 2 ai 6 anni, donne in gravidanza, operatori sanitari, appartenenti alle Forze dell'ordine

In Lombardia domenica primo ottobre, in 80 centri, parte la nuova campagna per la vaccinazione antinfluenzale con una giornata dedicata a persone over 60, bambini dai 2 ai 6 anni, donne in gravidanza, operatori sanitari, appartenenti alle Forze dell’ordine, Polizia locale, Vigili del fuoco, insegnanti e personale scolastico. Lo sottolinea una nota della Regione.
Durante la somministrazione dell’antinfluenzale, potrà essere co-somministrato il nuovo vaccino anti-Covid aggiornato XBB 1.5. Alcune Asst hanno inoltre avviato specifiche iniziative sul territorio come l’offerta in co-somministrazione della vaccinazione anti-pneumococco e anti-herpes zoster per i soggetti in target. Per vaccinarsi in occasione della Giornata dedicata è necessario prenotarsi (prenotazione aperte fino a domenica sul portale vaccinazioneantinfluenzale.regione.lombardia.it).
Dal 2 ottobre potranno poi vaccinarsi sanitari, pazienti di Ospedali e ospiti di Rsa e dal 16 ottobre tutti gli appartenenti alle categorie per cui la vaccinazione è raccomandata (prenotazioni dal 9 ottobre sulle piattaforme vaccinazioneantinfluenzale.regione.lombardia.it e prenotazionevaccinicovid.regione.lombardia.it).
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