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Sergio Caputo: “Il diritto d’autore è morto e...

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Sergio Caputo: “Il diritto d’autore è morto e io vivo solo di live”

Il cantautore si confessa, tra pubblico e privato, all'Adnkronos, in un'intervista alla vigilia del concerto che il 13 aprile terrà nella Sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica: "finalmente in un sabato italiano". Su Sanremo dice: "Ci tornerei ma non alle 3 di notte. Ma non mi chiameranno, non c'entro niente con la piega che ha preso". Quanto alla musica di oggi: "Troppi brani usa e getta, che non resteranno..."

Sergio Caputo:

Quarant'anni di 'Un Sabato Italiano' da festeggiare "finalmente in un sabato romano", con un concerto il 13 aprile nella Sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica, e l'appuntamento con le 70 candeline che l'attende il 31 agosto ma che lo trova "decisamente più giovane nello spirito, anche grazie a tre figli tra i 6 e gli 11 anni". Sergio Caputo si racconta tra pubblico e privato in un'intervista all'Adnkronos, a pochi giorni dal ritorno live nella città in cui è nato e cresciuto, Roma, ma che ha lasciato alla fine degli anni '90 per vivere prima in California e poi in Francia, dove risiede attualmente con la seconda moglie, Cristina, da cui ha avuto appunto tre bambini. "Non che il sabato italiano e il resto della settimana nel nostro Paese non mi piacessero - scherza - ma ho sempre preferito vivere in posti dove non mi riconoscessero, dove non debba sentirmi sotto i riflettori anche quando non sono sul palco. E poi in Italia la cultura è dominata dal calcio e della politica e io non seguo il calcio e sono sostanzialmente un anarchico, che però rispetta le regole", sottolinea sorridendo.

Dei vantaggi di una carriera ultraquarantennale dice: "Sicuramente mi emoziono di meno prima di un concerto e riesco a gestire meglio i possibili inconvenienti estemporanei che si presentano durante i live, per esempio". Ma l'appuntamento romano di sabato "confesso che mi regala un'emozione particolare e mi piace moltissimo che finalmente capiti davvero in un sabato italiano, dopo tanti lunedì, martedì, mercoledì... - ride - mica è facile trovare l'auditorium libero il sabato, in un momento in cui la musica vive solo di live!", scandisce Caputo, autore di grandissimi successi come 'Un Sabato Italiano' (l'album omonimo è stato inserito dal magazine Rolling Stone nella lista dei migliori dischi della storia italiana), 'Bimba se sapessi', 'Italiani mambo' e 'Il Garibaldi Innamorato' negli anni '80. Pezzi che si distinsero subito anche per un uso innovativo del linguaggio con cui racconta il quotidiano, l'amore e le nevrosi metropolitane.

Indipendente dal 2009, con la sua etichetta Alcatraz Moon, Caputo ammette di aver "pagato uno scotto" per la sua impossibilità "di stare dentro gli schemi, di seguire il 'format': lavorare in proprio ha grandi vantaggi sul piano creativo ma chiaramente quando ti presenti da solo la parte promozionale e la rotazione radiofonica dei brani nuovi incontrano più difficoltà", dice Caputo che, non a caso, il 20 gennaio scorso ha pubblicato un singolo intitolato "Sono uno spirito libero". "Quello è un po' il mio manifesto, mi racconta ed è una canzone uscita di getto", sottolinea.

Famoso per il suo stile che mescola il pop allo swing e al jazz con incursioni nella musica latina, Caputo ha collaborato con grandissimi musicisti (Dizzy Gillespie, Tony Scott, Mel Collins dei King Crimson), Tony Bowers dei Simply Red, Enrico Rava, Roberto Gatto, Flavio Boltro, Danilo Rea, per citarne alcuni) ed è anche un apprezzatissimo chitarrista jazz. È un artista che ha fatto della "musica suonata con gli strumenti veri" la sua cifra e non nasconde una certa perplessità sulla dominanza di rap e trap che contraddistingue questi anni: "Credo che anche questa ondata prima o poi finirà, con la differenza che, rispetto ad altre ondate, pochi di questi brani resteranno a lungo. Oggi si fa una musica usa e getta, perché il mercato è dominato da nuovi media, tra piattaforme di streaming e social, ai quali l'industria discografica non ha saputo imporre delle regole a sua tutela. Quindi alle nuove leve si chiede di produrre un singolo dopo l'altro, a ritmi forsennati, nella consapevolezza che dopo sei mesi e milioni di visualizzazioni non ce n'è più traccia. Ma il rovescio della medaglia è che poi le major comprano i cataloghi dei grandi artisti del passato, perché hanno bisogno per sopravvivere nel tempo della musica che invece è restata e resterà", dice spiegando di aver anche lui venduto alla Sony la parte del suo repertorio di cui era ancora proprietario.

Un discorso che torna anche parlando di Sanremo, dove Caputo manca da oltre 25 anni (dopo tre partecipazioni nel 1987, 1989, 1998). "Io a Sanremo ci tornerei se mi invitassero - afferma - a patto che non mi facciamo cantare alle 3 di notte. Ma non credo che mi inviteranno mai più, perché la piega che ha preso non mi riguarda: per me una canzone deve essere bella anche senza il canto, deve essere bella anche nella sola parte musicale. 'Yesterday' la puoi suonare pure solo con il flauto ed è comunque bellissima. Delle canzoni dominanti ora, in Italia come in Francia e in altri Paesi, se gli togli le parole, non resta niente", chiosa amaro Caputo che confessa: "Io potrei tranquillamente ascoltare solo la musica nata tra gli anni '50 e gli anni '80, credo che obiettivamente il meglio sia tutto lì. Più cerco e più trovo cose bellissime che non conoscevo e sono felice di ascoltare. Non posso dire lo stesso di molta musica di questi anni".

L'altra faccia della posizione dominante di piattaforme e social, che "pagano pochissimo" la musica, è che "il diritto d'autore è morto ed è una cosa terribile perché è una delle basi più importanti delle democrazie. Chi crea delle opere dell'ingegno deve poter vivere di questo. Io stesso pensavo di poter vivere di diritti d'autore e invece no, vivo solo di live", dice Caputo che proprio per questo e grazie alla pubblicazione recente dell'album 'Sergio Caputo en France' ("purtroppo uscito a ridosso del covid..."), nel quale ripropone molti dei suoi brani iconici in lingua francese, sta preparando anche il debutto live Oltralpe. "Solo con l'Italia non si campa, devo espandermi nel sabato francese", ironizza.

Dopo la collaborazione con Francesco Baccini ("nata perché una notte mi sognai con lui sul palco e lo chiamai, pur non avendolo mai conosciuto") con il quale nel 2017 diede vita all'album 'Chewing Gum Blues' e ad un tour, oggi preferisce un percorso "solitario", nonostante per tanti colleghi l'esperienza live condivisa (da Baglioni-Morandi a De Gregori-Venditti) sia diventata un classico in questi anni, con gli artisti in cerca di novità da proporre live in ogni stagione. "Credo di essere abbastanza amato, sento questo amore del pubblico e ho un carattere abbastanza solitario. Non è facile per me ipotizzare un percorso diverso", dice.

Il suo pubblico attraversa ormai diverse generazioni: "La mia musica è diventata intergenerazionale, è passata dai padri ai figli, ma anche dai fratelli maggiori alle sorelle minori - ironizza - tanto che io ho sposato la sorella minore di un mio fan", aggiunge parlando della moglie Cristina, bresciana, conosciuta grazie ad uno scambio di mail negli anni americani ("mi consigliò di correggere una parola francese che avevo pubblicato online sbagliata", ricorda) e poi incontrata nel dietro le quinte di un concerto "sotto un diluvio" sul Lago Maggiore. "Da quel giorno - racconta - non ci siamo più lasciati. Io non credo che le coppie meglio riuscite siano quelle complementari: noi siamo uguali e stiamo benissimo insieme", dice sorridendo.

E mentre si vocifera di un documentario sulla sua storia ("non posso dire niente ma qualcosa che bolle in pentola c'è", si smarca), alla vigilia dei 70 anni Caputo sta scrivendo il suo terzo libro (dopo il primo romanzo 'Disperatamente (e in ritardo cane)' del 2008 e 'Un Sabato Italiano Memories' del 2013): "È un romanzo di finzione che naturalmente contiene anche spunti autobiografici. Devo trovare il tempo di tornare a immergermi nella scrittura, tra un live e l'altro, per finirlo. Perciò non chiedetemi il titolo. Intanto vediamoci a Roma sul palco dell'Auditorium, per un sabato italiano che sarà speciale", conclude.

(di Antonella Nesi)

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Siti nucleari e fabbriche di droni, ecco perché Israele ha...

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L'impianto target del raid israeliano nell'Iran centrale

Le immagini del raid israeliano in Iran - Fotogramma /Ipa

Importanti siti nucleari, una grande base aerea e fabbriche associate alla produzione di droni e di altro equipaggiamento militare: è per la presenza di tutte queste strutture che Israele nella notte ha colpito Isfahan, nell'Iran centrale. Nell'area di Zedenjan, a sudest della città, si trovano i siti per la conversione dell'uranio, che invece viene arricchito negli impianti di Natanz, nella stessa provincia.

L'impianto di Isfahan

Nell'impianto di Isfahan, costruito a partire dal 1999, operano tre piccoli reattori di ricerca nucleare forniti dai cinesi e viene gestita la produzione di combustibile e altre attività per il programma nucleare civile dell'Iran. A Isfahan si trova anche un'importante base aerea che ospita la vecchia flotta di F-14 Tomcat di fabbricazione americana, acquistati prima della rivoluzione islamica del 1979. Secondo alcune ipotesi iniziali, l'obiettivo dell'attacco potrebbe essere stato una struttura radar della base.

A Isfahan e intorno alla città si trovano inoltre altre siti di produzione di armi. Nei mesi scorsi, un attacco attribuito a Israele e condotto, come quello di oggi, con droni, avrebbe colpito un impianto per la produzione avanzata di armi.

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Salute e Benessere

Covid Italia, Rt sotto soglia epidemica: dati ultima...

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Il monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità: Basilicata, Calabria e Bolzano non segnalano casi

Tampone covid - Fotogramma

L'Rt, l’indice di trasmissibilità Covid calcolato con dati aggiornati al 17 aprile, in Italia "risulta sotto la soglia epidemica, pari a 0,96 (0,79–1,15), in leggera diminuzione rispetto alla settimana precedente (Rt 1,01); l’incidenza di casi diagnosticati e segnalati (8-14 aprile) è pari a 0,82 casi per 100.000 abitanti, sostanzialmente stabile rispetto alla settimana precedente; l’incidenza settimanale ha un andamento eterogeneo nelle diverse regioni e province rispetto alla settimana precedente. L’incidenza più elevata è stata riportata in Lombardia (1,6 casi per 100.000 abitanti), non sono stati segnalati casi dalle regioni Basilicata, Calabria e provincia autonoma di Bolzano. I dati delle ultime due settimane possono variare in quanto soggette a consolidamento". Lo evidenziano i dati del monitoraggio settimanale Covid dell'Istituto superiore di sanità (Iss).

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Spettacolo

Renzo Rubino: “Torno con un disco felice come una...

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Il nuovo album 'Il silenzio fa Boom' arriva a 7 anni di distanza dall'ultimo: "Ho vissuto cose che mi hanno portato a scrivere per necessità"

(Foto di Clarissa Ceci)

"Scrivo per necessità e per esorcizzare i momenti bui". Il risultato "è un disco felice come una festa di piazza". Renzo Rubino, descrive così il suo nuovo progetto discografico 'Il silenzio fa Boom'. Il nuovo album arriva a distanza di sette anni dall’ultimo lavoro in studio 'Il gelato dopo il mare': sette anni in cui Renzo non ha distolto nemmeno per un attimo lo sguardo dalla musica in tutte le sue declinazioni, dedicandosi anima e corpo anche al suo festival Porto Rubino, nato da un'idea visionaria e diventato - alla sua quinta edizione - un gioiello tra i festival estivi italiani, capace di attirare grandi nomi della musica nazionale e internazionale in un'atmosfera unica e coinvolgente.

In questi anni, racconta l'artista "mi sono nutrito del successo di Porto Rubino ma poi ad un certo punto l'essere musicista mi ha riportato a scrivere canzoni. La vita ti segna con cose belle e anche brutte, e io scrivo per stare meglio ed esorcizzare i momenti bui: ho perso delle persone a me care, mi è cambiata la vita, ho subito un'operazione e ho fatto delle cose che mi hanno portato a scrivere per necessità".

E questa necessità "si è trasformata in un disco felice, come la festa di piazza, in questo caso la festa pugliese", simbolo di comunità e di condivisione emotiva. L’album di Rubino è un viaggio attraverso le emozioni umane: l’amore, la vanità, la celebrazione della diversità. È un disco intimo e personale, che riflette un importante cambiamento nella vita dell’artista. "Questo disco - sottolinea l'artista - ha tanto di me. Con questo lavoro mi sono reso conto che per troppo tempo avevo messo da parte quella che è la mia vera natura, stare in giro come musicista e suonare".

Ad arricchire questo ritorno sulle scene musicali, in contemporanea con l'uscita dell'album approda in rotazione radiofonica 'Patchouli (resta)', il nuovo intenso singolo estratto dal disco del cantautore pugliese. Il brano è accompagnato da un videoclip dal taglio onirico, nato da un’idea del regista e scrittore ai vertici delle classifiche Donato Carrisi. Nel cuore de 'Il silenzio fa Boom' pulsa la forza della Sbanda, che accompagna Rubino nei dieci brani che compongono il disco. Una formazione unica nel suo genere, che rievoca l'anima della banda di paese, con i suoi componenti provenienti da diverse parti d'Italia e uniti dalla passione per la musica.

Non musicisti professionisti, ma persone comuni che, come il panettiere, il macellaio o l'assicuratore, si ritrovano a suonare per ricrearsi dagli impegni quotidiani. E proprio da questa spontaneità nasce un suono antico eppure moderno, capace di emozionare e coinvolgere. Un suono che affonda le sue radici nella tradizione musicale italiana, un patrimonio prezioso da salvaguardare e valorizzare. "Lavoro con loro perché ho bisogno della loro autenticità e quindi sono davvero contento e felice che tutto questo stia accadendo in questo periodo perché ne avevo bisogno", commenta l'artista.

Per celebrare la pubblicazione de 'Il silenzio fa boom', oggi, presso l’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini di Roma, Renzo e la Sbanda suoneranno in anteprima le canzoni del nuovo album nel corso di una grande festa serale che ha già registrato il tutto esaurito in prenotazione. L’evento sarà un vero e proprio battesimo live dell'album, che sarà seguito da un calendario di impegni estivi attualmente in fase di allestimento. A dieci anni dal suo esordio discografico e dalla sua prima partecipazione al Festival di Sanremo, Renzo Rubino torna con un progetto intimo e autobiografico, che è al contempo un invito alla sua personalissima festa patronale.

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